Aliens – scontro finale (1986)

Kane da Alien 1979
È cosa poco nota che l’adattamento di questo film soffra, in alcuni (pochi) momenti, di scelte non ben ponderate dove il significato di certe battute risulta chiaro solo con il copione originale alla mano. In questo articolo analizzerò l’adattamento italiano di Aliens – Scontro finale per filo e per segno. Pronti? Via!

Guardia costiera galattica

Scena iniziale di Aliens (1986) dove salvano Ripley
Iniziamo col botto: la primissima battuta di questo film è tradotta male!
Vediamo la navicella di Ripley alla deriva che viene abbordata da una nave più grande. Strumenti robotici sondano l’interno della navicella mostrandoci che Ripley è ancora ibernata nel tubo criogeno. Entra dunque una squadra di umani a constatare che la nostra protagonista risulta essere ancora viva ed il loro “leader” esclama:

Well, there goes our salvage, guys.”

(Traducibile come: “beh, possiamo dire addio al nostro recupero“)
Nel doppiaggio italiano è stato invece tradotto con la frase:

…e anche questo salvataggio è fatto“.

Perché la frase italiana non funziona?

Per come è messa, lo spettatore è portato a pensare che i salvatori di Ripley appartengano ad una sorta di guardacoste dello spazio che salva i naufraghi alla deriva. Hanno appena salvato l’ennesimo naufrago perso nello spazio, giusto? Così viene da pensare sentendo “e anche questo salvataggio è fatto“!

In inglese non ci sono dubbi invece, si tratta di una squadra che recupera per profitto relitti abbandonati nello spazio profondo [nell’universo immaginario della serie di Alien vige una sorta di legge marittima e le (astro)navi abbandonate sono di chi le ritrova]. Il fatto che Ripley sia ancora viva dentro il suo tubo criogeno significa che la squadra di recupero non potrà appropriarsi legalmente del relitto e che la loro operazione li ha lasciati a mani vuote per questa volta. C’è del disappunto nelle parole del “leader” della squadra di recupero quando recita la sua battuta.

In italiano invece c’è un tono di soddisfazione “e anche questo salvataggio è fatto!”.
Avranno confuso “salvage” con salvataggio? “Salvage” è il relitto da recuperare, più precisamente è “il recupero del relitto” stesso e che, purtroppo per loro, è andato a farsi benedire perché, trovando una persona ancora viva a bordo della nave, significa che non ne potranno reclamare la proprietà. Forse la frase era troppo breve per permettersi di dire altro? Difficoltoso far passare il significato originale in poche parole (la battuta dura infatti mezzo secondo)? Chissà.
Nella scena successiva verrà rivelato alla protagonista, Ripley, che è stata molto fortunata ad essere stata ritrovata da una “squadra di salvataggio” (“deep salvage team” in originale), forse squadra di “recupero” sarebbe stato più appropriato ma oramai lo spettatore italiano pensa agli eroi della guardia costiera spaziale e perlomeno sono stati coerenti nell’adattamento, il che è sempre cosa da elogiare.

Questi momenti ambigui lasciano un po’ sorpresi considerando chi ha lavorato a questa pellicola:

DIALOGHI ITALIANI: SERGIO JACQUIER
DIREZIONE DEL DOPPIAGGIO: MARIO MALDESI

Posso solo immaginare che siano stati limitati dalla eccessiva brevità di molti dei termini anglosassoni, del resto deep salvage team non può essere tradotto altrettanto brevemente quando già solo con il termine  “deep” si intende “spazio profondo”, tanto per intenderci.
Sia chiaro, sono scelte che non alterano la trama in minima parte ma visto che sono qui a fare una dettagliata lista delle alterazioni del doppiaggio di questo film che adoro consentitemi di lasciarmi andare alla minuziosità.

Kane o Krane?

Il defunto Kane dalla scena tagliata di Aliens 1986
Quando Ripley parla del defunto Kane (personaggio del primo film interpretato da John Hurt), in italiano il nome è pronunciato “Krane” e letto quindi “crein” invece che “chein”, se non lo ripetesse due volte di fila non ci avrei neanche fatto caso:

Krane, un membro dell’equipaggio… Krane che entrò in quella nave disse di aver visto migliaia di uova là, migliaia!

Ma è solo una piccola svista della eccellente doppiatrice di Sigourney Weaver, oppure no? Il nome viene ripetuto errato anche successivamente, in una sequenza completamente diversa del film, quando Ripley racconta la sua storia ai Marines e dice:

Krane sembrava rimesso“.

Ma chi è ‘sto Krane? Che ci sia stato un errore di battitura a monte del processo di traduzione? Una volta o due l’errore può scappare, ma TRE VOLTE vuol dire che qualcuno lo ha trascritto male sul copione destinato alla doppiatrice. Purtroppo dubito che qualcuno ne possegga ancora una copia per verificare l’ipotesi del refuso, che rimane però la più plausibile.

Kane

Testolina di lisca… per non dire altro!

il gatto Jonesy, da Aliens 1986
In italiano, prima di imbarcarsi nella pericolosa avventura che la riporterà sul pianeta alieno, Ripley dice al suo gatto:

e tu, testolina di lisca… tu resti qui.”

Una frase che strappa una risata di tenerezza fin quando non andate a sentire la battuta originale:

and you, you little shit-head, you’re staying here.”

Chiamare il proprio gatto “testolina di merda” strappa una risata, ma di altro genere. È come se avesse detto “e tu merdina… tu resti qui”, oppure se lo avesse chiamato “stronzetto”. Il gatto la guarda con un’indifferenza che solo i gatti possono sfoderare contro gli umani che li prendono in giro.
Personalmente trovo più che appropriata l’alterazione di questa battuta, notare infatti che Jacquier sceglie di usare “testolina” che in italiano lo associamo al “testolina di cazzo”, quindi anche se non ve ne eravate accorti, come adattamento rimane comunque fedele alle intenzioni. Diciamo che in inglese Ripley è solo un pelo più diretta, ma in italiano sarebbe stato strano e addirittura fuori luogo sentirci un offesa altrettanto diretta.

Ripley la drammatica

Vasquez dal film Aliens 1986
Durante l’incontro con i Marines coloniali, Ripley descrive la sua esperienza con la creatura aliena ma il discorso si dilunga portandola ad essere emotiva, allora la macho-soldatessa sudamericana del gruppo la interrompe:

Escucia muchacha, io ho bisogno de sapere solo una cosa… Donde esta!

Al che Ripley, con espressione greve, le dice: “spero che tu ce la faccia, con tutto il cuore“.
Ho sempre pensato che questa risposta fosse un po’ esagerata da parte di Ripley, come a dire “spero che tu ce la faccia a sopravvivere”. Per altro tale frase sarebbe anche fuori luogo, perché dovrebbe sperarlo con tutto il cuore dato che non le conosce nemmeno queste persone (i marines)? Mai mi sarei sognato che la frase significasse altro! Difatti scoprendo poi il film in lingua originale, molti anni dopo, ho capito il significato inteso di questa risposta. In inglese:

Vasquez: “Look man, I only need to know one thing… Where they are!
Ripley: “I hope you’re right, I really do”

Tanto per intenderci la risposta di Ripley significa “spero che tu abbia ragione, lo spero davvero”. E per “aver ragione” intendeva: aver ragione sulla facilità con cui i Marines credono di poter affrontare gli alieni.
La frase italiana va dunque reinterpretata alla luce di questo dettaglio e significa in pratica “spero che tu ce la faccia (…a fare ciò che hai appena detto di poter fare con tanta facilità)”. Non proprio una frase immediatamente comprensibile se non alla luce del copione originale. Forse l’avremmo capita meglio con qualcosa tipo “spero che sia così semplice”.

Vasquez, aliena o immigrata clandestina?

Nella stessa scena dello “spero che tu ce la faccia” c’è una battuta molto celebre e molto citata nel mondo anglosassone in cui il soldato semplice Hudson sfotte Vasquez; in inglese lo sfottò ricade sulle origini “clandestine” di Vasquez, in italiano invece sulla sua poca femminilità:

Hudson: “Somebody said “alien” she thought they said “illegal alien” and signed up!
Vasquez: “Fuck you, man!

In italiano:

Hudson: “qualcuno ha detto “salviamo i coloni“, lei ha capito “vi diamo i coglioni” e si è arruolata subito“.
Vasquez: “Fatte fottere, amigo!

In questo caso si tratta di un ottimo adattamento e di un cambiamento giustificatissimo. Negli Stati Uniti illegal alien” significa “immigrato clandestino quindi, secondo lo sfottò di Hudson, Vasquez aveva sentito la parola “alien” nella pubblicità per l’arruolamento nei Marines e, pensando che si riferisse a lei in quanto clandestina, si era arruolata subito, presumibilmente per ottenere la cittadinanza americana, cosa che accadeva normalmente durante le guerre ad esempio in Corea e Vietnam (come potete facilmente verificare anche su internet, qui un documento dalla Louisiana State University Law ad esempio che usa proprio la parola “aliens” per “immigrati”: In Service to America: Naturalization of Undocumented Alien Veterans, Darlene Goring, 2000).
In italiano si mantiene la rima e si cambia necessariamente la battuta. Bravo Maldesi, le battute ti riuscivano sempre bene (Frankenstein Junior docet) e bravo Jacquier.

Cartellone che chiede lo stop all'invasione degli immigrati definiti con la parola alien

Bishop, androide a sorpresa… ma non più di tanto

Bishop sanguina liquido bianco, da Aliens 1986
L’androide Bishop (Lance Henriksen) rivela la sua identità non umana solo dopo essersi accidentalmente tagliato con il coltello, lo scorrimento del freudiano sangue bianco latte allerta Ripley della sua identità. Una rivelazione non da poco visto che il precedente androide (in Alien) aveva cercato di uccidere tutti i suoi compagni di viaggio per ordine della compagnia Weyland-Yutani.
Se non fosse stato per questo incidente di Bishop in Aliens, il pubblico, così come Ripley, non avrebbe avuto altri indizi per scoprirne l’identità di “sintetico” (“abbiamo sempre un sintetico a bordo”). Agli italiani però piace la pappa pronta e al posto di una voce calda e “umana” come quella che Bishop ha originariamente (a suggerire la natura benevola del personaggio), con il doppiaggio italiano abbiamo invece una fredda voce “metallica” perché, si sa, in Italia niente fa più “robot” di una bella voce metallica o, in alternativa, di una bella recitazione robotica come quella di Boba Fett nel film L’impero colpisce ancora.

“On-line” negli anni ’80

Computer nel film Aliens 1986, informatica degli anni '80
Durante la sortita dei Marines coloniali nel “nido” alieno sentiamo il controllo missione dire “su linea” come traduzione di “on-line”. Mi sento sciocco e anagraficamente vecchio a doverlo specificare ma questo non è un errore come alcuni possono credere. Negli anni ’80 e fino agli inizi del 2000 non era insolito sentire tradotti termini informatici che oggi giorno passano direttamente in inglese. Pensate che agli inizi dell’era informatica “domestica” la situazione era quasi opposta, si usava l’italiano a sproposito con traduzioni sconsiderate come “direttorio” per “directory“.

I punti di forza dell’adattamento italiano

Dopo le poche lamentele un po’ di elogi. Il film doppiato non manca di brillare in diversi momenti:

Glauco Onorato doppia il sergente dei Marines

Glauco Onorato
Glauco era di quei doppiatori che riusciva a rendere divertente qualsiasi personaggio per il solo modo di recitare. Non a caso ha reso memorabili e ha contribuito alla fama di attori come Bud Spencer in innumerevoli film e Danny Glover in Arma letale con il suo celebre “ehi, Riggs!“. Qualsiasi battuta lui doppiasse diventava automaticamente divertente e la sua interpretazione del sergente in Aliens non è da meno. È curioso come ad Onorato venissero puntualmente assegnati attori di colore: Mister T in Rocky 3, Danny Glover in Arma Letale, Bill Duke in Due nel mirino, Fred Williamson in Dal tramonto all’alba, poi ancora Sidney Poitier, O.J. Simpson (sì sì, il famoso O. J. Simpson… ), Yaphet Kotto in 007 e tanti, tanti altri attori neri.
Un altro doppiatore da complimentoni è Stefano De Sando che dà la voce al caporale Hudson (Bill Paxton) caratterizzandolo in maniera altrettanto memorabile di quanto lo fosse in originale, quasi tutte le sue battute sono spassose parimenti alle frasi originali.

Qualche battuta di Aliens risulta più divertente in italiano

Come ad esempio:

Sergente Apone da Aliens 1986
Hudson: “ehi sergente, ti cadono le labbra a fumare quelli” (riferito ai sigari)

Che in inglese era:

Hey Sarge! You’ll get lip cancer smoking those!”

Il “cancro al labbro” fa meno ridere rispetto al “ti cadono le labbra”, la nostra infatti è una battuta molto affine alla cultura linguistica italiana dove la caduta di parti del corpo, di medievale memoria, suscita automaticamente ilarità rispetto al “ti viene un cancro”.
Successivamente, il sergente (doppiato da Glauco Onorato) urla: “scattare, scattare, scattare… Ahhh, assolutamente belve! In gabbia belve!” (aprendo la porta del blindato per far entrare i soldati) che in inglese era “absolutely badasses! Let’s pack them in.“. L’espressione impacchettiamoli (“let’s pack them in”) non continua la battuta che lo precede come accade invece in italiano. Mi è sempre piaciuta quella della gabbia per belve, merito ovviamente dei ritocchi di Jaquier ai dialoghi e di Onorato al doppiaggio del sergente.

Hudson meme Game Over Man Game-Over from Aliens 1986
Ce ne sono molte altre di battute che fanno sorridere un pochino di più in italiano e altre che invece in italiano sono meno memorabili rispetto a quelle originali nel mondo anglosassone, potremmo dire infatti che “game over, man!” sia certamente più celebre del nostro “fine dei giochi!“, culturalmente parlando, mentre rimane ugualmente memorabile “vengono fuori dalle fottute pareti” tanto quanto “They’re coming outta the goddamn walls” in inglese, ma in generale rimane il fatto indiscutibile che, anche al netto di piccoli errori, incomprensioni o alterazioni, l’intero film goda di un buon adattamento e di un buon doppiaggio.

Ripley, la dura di comprendonio

Hicks che urla a Ripley di rallentare, dal film Aliens 1986
Dopo l’eroico salvataggio dei Marines da parte di Ripley, il caporale Hicks chiede a Ripley di fermre il blindato, ormai distrutto, ripetendo ben quattro volte la frase “ease down!” (tradotto nel film in italiano con “rallenta!“). Il dialogo in inglese mi è sempre sembrato ridondante mentre in italiano è stato “aggiustato” in questo modo:

Ease down! – Su, rallenta per favore.
Ease down! – Rallenta.
Ease down! – (muto)
Ease down! – (muto)

Negli ultimi due “ease down!” il caporale è o di spalle o di profilo, ma se fate attenzione si può comunque notare il labiale. Comprendo l’alterazione del dialogo e anche le frasi omesse poiché in originale fa un po’ ridere che la stessa richiesta sia ripetuta quattro volte senza variazione di formula; lo so che si tratta di un momento di alta tensione e probabilmente rispecchia ciò che accadrebbe anche nella realtà, ma in un film funziona un po’ meno. Ce lo vedo Michael Biehn che legge il copione e guarda Cameron incuriosito: “devo dirglielo QUATTRO volte di rallentare?”.
Facendo una piccola parentesi che c’entra poco col doppiaggio… da eroe degli anni ’80, Michael Biehn adesso sembra un senza tetto che arrotonda la pensione firmando autografi alle convention di fantascienza, alle quali si presenta non di rado ubriaco e di mal umore. Avrà ricevuto un pugno da Mario Brega che lo ha rispedito a fare il gelataro a New York? Non mi sorprenderebbe di vederlo al Lucca Comics tra pochi anni.

Alieni fotti-madre!

Aliens commodore64 get away from her you bitch
Ricordate il mio articolo sulle traduzioni italiane della parolaccia “motherfucker“? No? Andatevelo a rileggere (Quelle parole intraducibili). Nella famosa sequenza di questo film dove gli alieni irrompono nella stanza dal controsoffito, il soldato Hudson apre il fuoco urlando “die motherfucker, die!!!“, tradotto in “crepa, maledetto!” (ottima soluzione per mantenere un labiale credibile con la “m” iniziale di maledetto e motherfucker). Se avete letto il mio articolo sulla parola intraducibile sapete come la penso in merito: sono traduzioni non solo necessarie ma persino benvenute, motherfucker è una di quelle parole che richiedono di essere “adattate” caso per caso e qui il “maledetto” al posto di “motherfucker” ci sta benissimo, non è una traduzione diretta ma ne coglie perfettamente e funzionalmente l’intenzione “finale”.

Allo stesso modo è stata tradotta la celebre battuta di Ripley quando affronta la regina aliena:

Get away from her… you BITCH!

Nonostante la difficoltà di un labiale spietato, questa frase è stata sostituita in maniera magistrale da:

Stai lontana da lei… MALEDETTA!

In questo caso il labiale, necessariamente imperfetto, ha lo strano effetto di intensificare l’espressività dell’esclamazione in italiano, dove Ripley infatti sembra così infuriata da urlare “maledetta” aprendo la bocca poche volte ma mostrando molto i denti. Quando questo genere di “operazione” nel doppiaggio funziona, funziona alla grande. Un esempio simile è il “merda!” alla fine del film Io e zio Buck in cui John Candy in realtà dice “shit!” ma il labiale è così differente da diventare quasi parte di un’espressione comica facciale.

Il titolo (e il sottotitolo) italiano

Locandina italiana su VHS di Aliens - scontro finale 1986
Finiti gli elogi, concludo con una considerazione sul titolo italiano Aliens – Scontro finale. Apprezzo che i titolisti italiani all’epoca abbiano immaginato che questo capolavoro potesse essere il capitolo ultimo della serie (infatti, come continuare la serie se i protagonisti hanno nuclearizzato un’area “pari allo stato del Nebraska” uccidendo presumibilmente tutti gli alieni, giusto?) ma non avevano fatto i conti con l’avidità di Hollywood che ha inutilmente proseguito una serie che poteva tranquillamente fermarsi in grande stile con il film di James Cameron invece di propinarci seguiti discutibilmente brutti e film derivativi anche peggiori.
Per me questo secondo film è davvero lo scontro “finale”, i capitoli successivi li considero al pari di un esercizio di immaginazione (Alien3 come incubo di Ripley nell’ipersonno) o non li considero affatto (Alien: La clonazione, per quanto come film a sé stante possa risultare anche divertente). In merito al titolo di questo secondo capitolo vi rimando ad una vecchia puntata di “titoli italioti” dove lo avevo definito “poco lungimirante” e concludo con una vignetta che, come spesso accade da queste parti, non ha a che vedere con niente di quello che è stato detto:

Vignetta ma è un malocchio questo creata usando immagini di Aliens - scontro finale 1986

Buona ri-visione di Aliens, qualunque sia la lingua che deciderete di scegliere.

Ex-docente, blogger bilingue con il pallino per l'analisi degli adattamenti italiani e per la preservazione storica di film. Ora dialoghista per studi di doppiaggio.

52 Commenti

    • Evit

      18 Gennaio 2014 alle 16:17

      In tutti i film della serie in inglese il suo nome è pronunciato “ripli”. In italiano lo stesso… Eccetto nel primo capitolo dove la chiamano “raipli” per motivi ignoti, anzi per un “eccesso di inglese” come lo chiamo io

      Rispondi
  • Marco Campagna

    17 Luglio 2014 alle 20:04

    da qualche parte avevo letto che quando Jenette Goldstein (Vasquez) si era presentata al provino per il film aveva equivocato sul tema del film ed era arrivata vestita da ispanica pensando si trattasse di un film sugli immigrati clandestini (visto il doppio senso di Aliens) . Le battute che le fanno sono un “in-joke”, uno sfottò della troupe intenzionalmente tenuto nel copione ed adattato alle circostanze.

    Rispondi
    • Evit

      17 Luglio 2014 alle 20:13

      Così ho letto anche io ma sembra che la storia non sia “del tutto” vera. Non capisco esattamente cosa ci fosse di vero e cosa no. Non ho detto molto in merito per evitare di perpetrare storie non ben confermate.
      Ma da fan di Alien e Aliens conoscevo questa curiosità 😉

      Rispondi
  • Catoblepa

    6 Luglio 2015 alle 10:45

    Arrivo tardissimo rispetto alla data dell’articolo e in generale: ho scoperto questo blog solo ieri, ma ci sono moltissime cose che da appassionato di film e doppiaggio – quello vero, degli adattamenti e non delle traduzioni automatiche – condivido in pieno. Avrei una domanda tardiva e spero leggerete il mio commento: dove diavolo avete preso quella foto di Kane nel suo “sarcofago”? 😉 Immagino sia una foto di produzione per una sequenza tagliata in fase di montaggio, ma non l’avevo mai vista prima. Potrebbe ricollegarsi alla sequenza presente nella sceneggiatura originale (e forse anche negli storyboard di Ridley Scott) in cui il cadavere di Kane galleggiava ancora nei pressi della Nostromo e faceva una macabra apparizione da un oblò della nave.

    Rispondi
    • Evit

      6 Luglio 2015 alle 10:53

      Certo che rispondo! Anche se gli articoli sono vecchi, rimangono senza tempo e sempre attivi.
      Lo sapevo che la foto di Kane avrebbe fatto saltare qualche fan dalla sedia, è un oggetto di scena relativo alla scena del “coitus interruptus” del copione originale ma mai girata. In alternativa potrebbe esserci stata qualche ripresa dell’equipaggio che trasporta il cadavere di Kane nella camera stagna per l’espulsione.

      Rispondi
  • Catoblepa

    6 Luglio 2015 alle 12:24

    Uellà, grazie per la risposta prontissima Evit 😉 Eh sì, ti confermo che hai fatto saltare sulla sedia un ultra-fanatico (mi sono laureato con una tesi sulla quadrilogia di Alien, perciò come immaginerai di materiale ne avevo raccolto parecchio)! Penso che sia molto probabile l’ipotesi dell’equipaggio che trasporta Kane nella camera stagna, probabilmente si vedeva il momento in cui ponevano il cadavere nel sarcofago rigido (plagio della bara criogenica di 2001 Odissea nello Spazio, a mio parere) 😀 Che dire, ogni frammento di questo film mi lascia in estasi… perfino il design di questo sudario futuristico è un’opera d’arte.

    Rispondi
    • Evit

      6 Luglio 2015 alle 12:26

      Hai trovato un altro fan della serie, io però mi fermo al terzo con riserve! C’è un articolo anche su Aliens ma non ho ancora mai parlato del terzo film.

      Rispondi
  • Catoblepa

    6 Luglio 2015 alle 12:41

    Momento, doverosa precisazione… mi trovi allineato con te al 100% 😀 La tesi l’ho dovuta fare sull’intera quadrilogia per varie ragioni (per esempio ho descritto l’evoluzione degli effetti speciali nell’arco di quattro film), ma considero i primi due dei capolavori, il terzo tollerabile (forse più nella versione estesa) e il quarto faccio finta che non esista. Probabilmente l’apocalittico Making Of del terzo è più interessante del film stesso, purtroppo all’epoca lo andai a vedere al cinema e puoi immaginare come fui contento di vedere spappolati Newt e Hicks già nei titoli di testa…

    Rispondi
    • Evit

      6 Luglio 2015 alle 13:01

      Il terzo (esclusivamente nella versione estesa!) è per quei momenti quando hai voglia di altro “Alien” ma i primi due li hai già visti ad nauseam. Ahah

      Rispondi
  • Catoblepa

    6 Luglio 2015 alle 13:39

    E’ vero, e aggiungerei che funziona anche come carica di ottimismo e buonumore se ci si sente un po’ depressi, al pari de La vita è meravigliosa di Frank Capra… 😀
    Tornando sul tema Aliens, mi stavo scordando di commentare un cambiamento nell’audio italiano che non mi pare di aver letto nell’articolo: purtroppo fin dalle edizioni VHS più recenti abbiamo perso l’ululato in italiano di Hudson, quando grida “siete sull’ascensore per l’inferno: in discesa!”. In origine era Stefano De Sando a gridare un tipico “Auuuuuh!” da lupo, mentre oggi possiamo sentire solo il più americano “whooo-hooo!” di Bill Paxton. Sembrerà una scemenza ma mi manca tantissimo quell’ululato e mi sto ancora prendendo a calci per aver buttato la vhs con la registrazione televisiva di Aliens!

    Rispondi
    • Evit

      6 Luglio 2015 alle 13:48

      Questo mi manca e ti spiego anche perché. La VHS originale in mio possesso aveva un difetto di fabbrica, l’audio era troppo basso e alzare il volume del televisore non serviva a niente. Per questo quando presi la versione DVD nel 1999 letteralmente buttai via quella dannata videocassetta.
      Chissà se ci sono altre lievi differenze, evidentemente è una di quelle cose che vengono perdute nei missaggi audio quando persone non italiane vanno a mettere le mani sulla traccia audio, estraendo manualmente solo i pezzi con dialoghi corrispondenti.
      Lo terrò a mente però, vediamo in futuro di recuperarlo. Adesso abbiamo già troppi progetti di preservazione in attivo.
      Ricordo qualche occasione in cui, alla scena dell’ascensore per l’inferno, ho pensato “questa la ricordavo differente”, forse mi sarà anche capitato di vedere la vecchia edizione non sapendo che la frase avesse delle versioni alternative.

      Rispondi
  • Catoblepa

    6 Luglio 2015 alle 22:47

    E’ già molto rassicurante sapere che non sarò l’unico a cercare, speriamo di beccare qualche vecchio nastro di Aliens. Ogni volta che vado a un mercatino dell’usato spulcio tra le VHS, ma purtroppo siamo invasi dalle versioni superschifo allegate alle riviste. Quelle di lusso (che potrebbero essere abbastanza vecchie da includere il doppiaggio intatto) venivano vendute all’inizio dell’era home video a prezzi spaventosi – mi ricordo cifre sopra le centomila – e la maggior parte del pubblico si limitava a noleggiare… Una VHS originale di Aliens ce l’ho, ma l’ho comprata all’epoca della Special Edition e presenta già il mix inglesizzato.
    Aliens ha anche qualche stranezza negli effetti sonori, nel bluray se cambiate traccia tra inglese e italiano scoprirete differenze anche piuttosto sostanziali. Una scena dove potete notarlo è quando si apre il portello della Sulaco poco prima del distacco della dropship: in italiano c’è un risucchio assordante, in inglese non si sente nulla! L’ho provato in saletta cinema con impianto 5.1, quindi escludo che sia un problema di canali.

    Rispondi
  • Catoblepa

    6 Settembre 2019 alle 21:42

    Faccio il riesumatore di vecchi articoli (mio Dio, il mio ultimo commento risale al 2015 ed ero già in stra-ritardo…) per segnalare un problemino nell’adattamento di Aliens che ho notato solo di recente, e che va a spiegare una frase che mi aveva sempre fatto storcere il naso. Quando Dietrich esamina Newt e fa la sua diagnosi: “denutrizione al massimo grado”, avevo scambiato quella frase per un’esagerazione, una licenza della sceneggiatura per suonare più drammatica. Tutto si può dire di Newt tranne che sia pelle e ossa, dalla definizione dovrebbe essere moribonda con le braccia sottili come grissini (chiedo scusa per l’immagine un po’ morbosa, ma è la verità)… invece la frase originale è: “borderline malnutrition”. Quindi stiamo parlando di qualcosa adattabile come “denutrizione a livelli di guardia”, per indicare il fatto che sia malnutrita, e da molto tempo (da qui la preoccupazione che subisca danni permanenti), ma ancora entro la soglia di tolleranza per il suo corpicino.
    Dettagli, ma sono curioso di sapere che ne pensi, Evit (e se ci avevi già fatto caso) 😉

    Rispondi
    • Evit

      6 Settembre 2019 alle 22:41

      Non ti preoccupare, gli articoli sono eterni, commentare anche a 4 anni di distanza ne attesta la freschezza. Non ricordavo la battuta italiana, sono troppi anni che lo vedo in inglese quindi ricordo solo quella in inglese “borderline malnutrition but I don’t think there is any permanent damage”, che io avrei tradotto “al limite della denutrizione/malnutrizione, ma senza danni permanenti”. Mi sa che hai proprio ragione, mi era sfuggito questo particolare, per ricercare il significato di “borderline malnutrition” ho tirato fuori alcuni articoli di medicina in inglese e qui ho trovato il significato che conferma ciò che dici:

      Subjects fall into an intermediate zone between well-nourished and undernourished. These subjects are classified as borderline or at risk of malnutrition. (origine)

      “Borderline malnutrition” è usato quindi per pazienti che cascano nella zona tra il ben nutrito e il denutrito, al confine tra i due.
      Se non è pelle e ossa è perché è illegale chiedere ai bambini di fare quello che ha fatto Christian Bale ne’ L’uomo senza sonno, però sì, avranno sentito “borderline” e avranno pensato che in medicina è un brutto termine ed hanno esagerato 😀
      Ottima segnalazione.

      Rispondi
      • Catoblepa

        6 Settembre 2019 alle 23:49

        Grazie Evit! Sempre rapido e efficiente, eh? ?? Solo tu potevi tirar fuori articoli di medicina in inglese in un nanosecondo. In effetti “al limite della denutrizione” è ancora più corretto, perché “a livelli di guardia” (anche se, lo ammetto, mi suona molto bene) significherebbe che Newt è già denutrita, e a un grado molto alto e preoccupante, ma non massimo; invece, borderline indica proprio una linea di confine tra essere e non essere (questo è il problema), la zona di cui parli tu.
        Sarà anche illegale, ma quel noto perfezionista di James Cameron avrà fatto almeno un tentativo coi genitori di Carrie Henn? “Vostra figlia ci piace, il provino è ottimo, lo sguardo fisso al chilometro è perfetto. Credete sia possibile farle perdere giusto quei venti chili prima delle riprese?” Dall’uomo che ha trascinato Ed Harris lungo una corda sott’acqua con il casco dello scafandro pieno di liquido rosa, chiedendogli semplicemente di trattenere il fiato, mi aspetto questo e altro.

      • Evit

        6 Settembre 2019 alle 23:57

        Carrie-Ann era l’unica che lo aveva convinto perché “naturale”, tutti gli altri bambini provinati (racconta Cameron nei dietro le quinte) erano abituati alle pubblicità e sorridevano in continuazione. Questo vuol dire che la scelta è caduta su di lei per mancanza di scelta. Ci sono momenti in cui è ottima, altri in cui è abbastanza terribile ma la perdoni perché è una bambina e penso pure Cuoreduro-Cameron abbia dato il meglio di sé per non stressarla troppo, sicuramente si rifaceva con gli altri della troupe per compensare. Nel documentario presente sul cofanetto c’è una scena che ricorderò a vita in cui Cameron maltratta un tizio degli effetti speciali che non faceva camminare il “facehugger” realisticamente come si aspettava lui. Secondo me era anche per rifarsi di tante cose che non poteva dire alla bambina.

  • Catoblepa

    7 Settembre 2019 alle 00:14

    Come dimenticarlo? La scena del “va’ a prendere dei guanti, non puoi tirarlo abbastanza forte senza guanti” (quando il facehugger dovrebbe balzare verso la camera, tirato da un filo). Devo dire che, facezie a parte, ho sempre giustificato l’apparente durezza di Cameron, perché era sempre unita alla competenza (e quando hai un budget di 20 milioni di dollari per produrre il miglior film d’azione della storia, devi strizzare ogni goccia di talento da ogni collaboratore). Sinceramente meglio Cuoreduro Cameron che Cuordipastafrolla Ambientalista Cameron, con i suoi budget infiniti, le balle sul cinema 3D e gli Avatar 2,3,4,5,6 in produzione e il settimo in pre-produzione. ?

    Rispondi
  • Duckworth

    16 Maggio 2020 alle 11:43

    “Sei troppo troppa” la annovero tra le battute che fanno più ridere in italiano che in originale! ? un po’ nonsense forse, ma geniale!

    Rispondi
    • Evit

      16 Maggio 2020 alle 11:53

      Questo film è citabilissimo anche in italiano e il “troppo troppa” sta lì nell’olimpo delle battute insieme a “ti cadono le labbra a fumare quelli” 😀
      Quel “You’re just too bad” rivolto a Vasquez dopo che ha asfaltato Hudson oggi l’avrebbero tradotto con qualcosa tipo “sei troppo cattiva!”

      Rispondi
  • Daniele

    1 Maggio 2022 alle 22:43

    E sebbene sia nel 2022 un’altra cosa veramente da ridere è il doppiaggio della frase dell’infermiera a riguardo del gatto Jonesy sulla stazione orbitante intorno alla Terra dove Ripley è stata ricoverata dopo il risveglio. “Era molto groggy all’inizio ma ora sta bene”, Non si capisce il perché non hanno tradotto groggy con “intontito”, che è quello che doveva essere ma lo hanno lasciato in inglese come se groggy fosse usato anche in italiano o forse erano così capre da non sapere tradurre la parola?

    Rispondi
      • Daniele

        6 Maggio 2022 alle 23:04

        Mi hai insegnato una cosa nuova, non avevo idea che fosse veramente usato anche in italiano anche perché mai prima di allora lo avevo sentito.

      • Evit

        7 Maggio 2022 alle 01:55

        Onestamente era già inconsueto quando lo vidi io il film negli anni 90 quindi capisco la perplessità. È davvero morto in quel periodo per non essere mai più ripreso nel parlato. Non è l’unico caso. Nei western andavano molto i “bounty killer” che oggi chiunque chiamerebbe cacciatori di taglie, ma all’epoca (anni 60-70) si chiamavano così in Italia. Se ci penso me ne verranno anche altri in mente. Drugstore andava molto nei doppiaggi anni 90, oggi è meno usato, anche se sappiamo a cosa si riferisce.

  • AM77

    27 Giugno 2022 alle 07:44

    Genialata del doppiaggio!
    E sulla frase piu celebre di tutta la saga??
    =Vengono fuori dalle fottute pareti!! L’uso di fottute anziche’ di maledette altra genialata.

    E la battuta piu spassosa ‘ appunto quella di Vasquez a Hudson:
    Have you eve been mistaken for a man?
    No. Have you?

    AHAHAHAHAHAHA 10 e lode.

    Rispondi
  • Johnny

    25 Settembre 2022 alle 09:03

    Grande articolo! Però non possiamo non citare il mitico “DECOLLIAMO E NUCLEARIZZIAMO” che è più esaltante dell’originale “nuke the entire site from orbit”.

    Rispondi
  • Elvin

    7 Agosto 2023 alle 01:33

    Vorrei segnalare un’altra chicca. Subito prima della battuta di Hudson nell’APC su recenti avvenimenti e calci nelle palle, quando Burke inizia nicchiare sullo spazzare via l’installazione a colpi di bombe nucleari (paga lui, mica loro) Vasquez lo fulmina con un “Yeah, watch us.” Guardaci (mentre lo stiamo facendo), decisamente sprezzante nel personaggio di Vasquez rispetto alla traduzione italiana che era un più banale: “Ma che stai dicendo?”.

    https://www.youtube.com/watch?v=B9aM4rH692M

    Rispondi
    • Evit

      7 Agosto 2023 alle 01:50

      Verissimo, non lo ricordavo quel “watch us”. Il suo “ehi, ma che stai dicendo?” non ha lo stesso significato né lo stesso peso, ma penso di intuire il motivo del cambiamento. Con uno “sta a vedere” (o altre varianti) non si sarebbe capito che si riferisse allo “sterminare” della frase di Burke. Appena ho un attimo di tempo lo aggiungerò all’articolo comunque. Ti ringrazio per la segnalazione.

      Rispondi
  • Catoblepa

    8 Marzo 2024 alle 09:54

    Con grande ritardo, commento sul “groggy”. Non sapevo che in Italia fosse un termine noto, anche se a pochi, ma io l’ho sempre trovato un adattamento/compromesso geniale, fin dalla prima volta in cui ho visto Aliens: la nostra perplessità nell’udire quella strana espressione gergale ricalca alla perfezione il senso di spaesamento di Ripley, che si risveglia dopo cinquant’anni in una società che non conosce. Se facessimo un tale salto nel futuro, incappare in frasi e parole che ci suonano bizzarre sarebbe inevitabile e assolutamente naturale; non è un caso se questo espediente viene usato molto spesso nella fantascienza, particolarmente nel sottogenere del cyberpunk, per rendere l’idea di una società a noi aliena. Insomma, forse ho dato troppo credito agli adattatori e non è come l’avevo interpretata, ma sono contento di averla interpretata così! 😉

    Rispondi

Rispondi