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I paesi che si affacciano sul Pacifico… (Pacific Rim)

Pacific Rim locandina di film pornografico omonimo

NON IL VERO POSTER

Okay, titolatori italiani… che diavolo è il “Pacific Rim”? Avete gettato completamente la spugna? Non ci date nemmeno un sottotitolo tipo “robottoni contro mostri”? Esigo un qualcosa di italiano in un titolo così generico e così anonimo alle orecchie italiote!

Pacific Rim locandina italiana
Letteralmente “anello del Pacifico”, Pacific Rim si riferisce ai paesi che si affacciano su questo oceano e che nel film sono vittime di titanici mostri alieni che lì vi apparivano grazie ad un portale inter-dimensionale denominato “la breccia”.

Ma basta con le spiegazioni e diciamo cosa non va con l’adattamento italiano di questa pellicola

L’adattamento italiano di Pacific Rim

Il problema è semplice: il film vomita continuamente parole anglosassoni senza motivo tormentando le mie povere orecchie! Quasi come se gli adattatori avessero gettato completamente la spugna, esattamente come i titolatori!

Riporto qui un dialogo dai primi 5 minuti di film, non scherzo:

-Scoprimmo di avere la capacità di interconnetterci, quello che chiamiamo drift.
Attivare il drop, signor Choi.
Drop attivato signore. Marshal Pentecost a rapporto.
Pronti per il drop
Rilascio per il drop
Gipsy Danger, pronti per il drop.

Samuel Jackson da Pulp Fiction che sfida a dire drop un'altra maledettissima volta
Per la cronaca, drop significa semplicemente “lancio” in gergo militare, deriva dal fatto che la capsula con i piloti dei robot venisse letteralmente “sganciata” all’interno della testa del robot. Niente di inarrivabile.

Il Marshal: Un grado non tradotto

Gypsy Danger, qui parla il Marshal Stacker Pentecoste.

e poi ancora Marshal qui e Marshal lì… Ma Marshal è un nome o un titolo? Inizialmente mi veniva da pensare ad un nome visto che era in inglese, solo successivamente si capisce che si tratta del grado militare visto che dicono “il Marshal” e che, tra parentesi, in italiano non significa “maresciallo” bensì “comandante in capo” (o Generale!). Purtroppo questo grado detto in inglese viene ripetuto continuamente durante tutto il film, tanto per ricordarci che siamo in presenza di una pellicola tradotta nello stile di questo decennio. Questa pagina web conferma ciò che supponevo, e cioè che “Marshal” è proprio il grado militare del personaggio [“Stacker Pentecost was a Marshal in the Pan Pacific Defense Corps“].

Marshal” non è il suo nome! Perché dunque me lo lasciate in inglese come avete fatto con Captain America? Canaglie! Cos’è questa nuova moda di non tradurre i gradi militari? Vogliamo ri-titolare “Salvate il private Ryan“?

Vignetta con Marshal Pentecoste che scorreggia e fa un drop nelle mutande

Ancora più confusionaria la scelta di lasciare Marshal in inglese è dovuta al fatto che in alcuni doppiaggi sentiamo già “Marshal” usato per gli sceriffi federali, ovvero gli agenti della divisione U.S. Marshals. Motivo in più per evitare di lasciarlo in inglese in Pacific Rim, visto che non c’entra niente con gli U.S. Marshals.

L’adattamento di questo film è di Fabrizio Manfredi che conoscevo meglio come doppiatore (Fry in Futurama è uno delle sue tante ottime interpretazioni), ma non per lavori di adattamento. Posso solo immaginare che l’inutile persistenza di termini inglesi non tradotti sia stata un imposizione dall’alto e non una sua scelta. Oggi, lo so, si lavora così con i grandi distributori americani, vorrebbero che non si cambiasse niente. Ma a volte è bene insistere per farli ragionare.

I Master e il Drift

I termini in inglese purtroppo non finiscono qui, ne manca ancora uno alla lista: quando uno scienziato, dopo essersi connesso al cervello di uno dei mostri, scopre che questi sono stati inviati da creature aliene che hanno creato quei mostri ad hoc per distruggere l’umanità, suddetto scienziato esordisce con:

Questi esseri, questi Master, sono dei colonizzatori.

I creatori dei mostri sono subito definiti come “master“. Cosa sono, dei master universitari? Questa parola non viene mai più pronunciata per il resto del film, era troppo chiedere che venisse tradotta/adattata? Perché tutto è in inglese, anche le minori? Perché queste insensate imposizioni sugli adattamenti italiani? (per presunte che siano, non voglio credere che un adattatore italiano “scelga” di lasciare termini tanto banali in inglese). Vi piace “dominatori” al posto di “Master”? Così era in “I dominatori dell’universo” (Masters of the Universe, 1987). È un’idea eh. Se ne possono pensare tante prima di arrendersi a lasciarli come “Master”.

Drift” è l’unico termine che avrei accettato in inglese poiché si riferisce a un elemento della trama inventato ed è subito spiegato in maniera molto chiara: “E scoprimmo di avere la capacità di interconnetterci. Quello che chiamavamo drift.” e poi “ll drift… Due piloti mescolano le menti attraverso i ricordi con il corpo di una macchina gigante“.

Un termine in inglese sì, può andare anche bene, ma a dozzine no! Ripetuti poi fino alla nausea.

Nausea da eccesso di inglese

Troppo inglese, troppo spesso

In breve, una traduzione da bocciare. Non si può sentire “Marshal” al posto di “Generale” ogni due minuti, né “drop” ripetuto un milione di volte nei primi 10 minuti del film. Adesso che mi sono sfogato vado a “dropparmi” sul divano, “drifto” tra i cuscini e vaffanculo!

Maresciallo Rocca con vignetta che riporta una traduzione errata umoristica di Marshal John Rock

Ex-docente, blogger bilingue con il pallino per l'analisi degli adattamenti italiani e per la preservazione storica di film. Ora dialoghista per studi di doppiaggio.

40 Commenti

  • Leo

    12 Febbraio 2014 alle 22:01

    Non fosse per le tue vignette che tentano con tutte le loro forze di provocarmi minzione involontaria, sarei anch’io inviperito per questi che macchian e strupran sì l’idioma italico.
    Vien da chiedersi se usano un vocabolario italiano al quale mancano pagine. Certo, l’idea che gli americani mettano le manacce anche in queste cose… non so. Comincia a diventar bizzarra. Tanto più che sento in televisione certe sit-com nelle quali ragazzini dicono con naturalezza “cool”. Mi sale su in gola il pranzo, ogni volta. Fico, bello, ganzo, forte… ce li siamo scordati? Io direi che assistiamo davvero alla lenta e rivoltante agonia della lingua italiana.

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    • Evit

      12 Febbraio 2014 alle 22:10

      Bella l’idea del dizionario senza alcune pagine, ahah! Io credo che in film simili ci siano alcune direttive dalla casa di distribuzione dovute al fatto che questi film escono sempre insieme ad un merchandising già pronto per i negozi di tutto il mondo, dubito che un adattatore lasci cose simili volutamente. Il Marshal secondo me è perché poi nei negozi troverai l’action figure nominato “Marshal” così risparmiano 0.0002 centesimi in inchiostro, la filosofia è quella secondo me.

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  • Antonio L.

    13 Febbraio 2014 alle 09:20

    Forse hanno scelto di lasciare il titolo originale per non dare troppe informazioni su una trama da “film di serie Z”. Guardando il film il buon vecchio Jules direbbe con la voce di Ward “la mia lingua figlio di puttana! La sai parlare?”; le tue vignette sono fantastiche, ora non riuscirò più a non ridere se mi imbatto in una puntata del Marshal Rock 😀 e i miei penseranno che sono rincintrullullito, troppo forte!

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    • Evit

      13 Febbraio 2014 alle 10:03

      Se le vignette ti hanno fatto ridere almeno un po’ allora missione compiuta. Riguardo al titolo, un film del genere basa il suo successo proprio sul fatto che la gente conosca già la trama del film. Anzi anche in America molti si lamentavano che il titolo suggerisse un tipo di film molto più scadente.
      Riguardo alla tua citazione… Mi mangio le mani perché non è venuta in mente a me sul momento! Bravo Antonio. Ma io un giorno DEVO incontrarvi, cari miei lettori assidui che ogni tanto ve ne uscite con queste deliziose perle.

      Rispondi
  • iononsonoio

    13 Febbraio 2014 alle 12:17

    Ho fatto un rapida ricerca google e ho scoperto che in alcuni paesi dell’est Europa il film è uscito con titoli che tradotti sarebbero qualcosa tipo “La frontiera del Pacifico” o “Cerchio di fuoco”. E se noi l’avessimo tradotto con “I mostri del Pacifico”? Lo so, sa di titolo di film di serie B, ma non è che il film sia granché.
    Comunque anch’io guardavo Marshal Rock, mi piaceva soprattutto perché ho sempre trovato Lou Bullets un ottimo attore. 🙂

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  • Fabrizio

    20 Febbraio 2014 alle 09:07

    “Handshake neurale” lo avrei preferito, è un’opinione del tutto personale ma “handshake” è informatichese abbastanza comune e, alle mie orecchie, sentirlo tradotto letteralmente mi suonava piuttosto male.

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  • Rado il Figo

    24 Febbraio 2014 alle 19:14

    “il Marshal” e che, tra parentesi, in italiano non significa maresciallo bensì comandante
    Questo passaggio mi ha fatto venire in mente “Ombre rosse” dove il personaggio – che io avrei identificato come “sceriffo” – è, per l’appunto, chiamato “maresciallo”, con tanto di targhetta “marshall” sulla porta.

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  • andreasperelli2k

    25 Febbraio 2014 alle 15:23

    Restando in tema di doppiaggi “pigri” qualche giorno fa ho visto Gravity in italiano e per tutta la durata del film chiamavo la “camera stagna” con il nome di “airlock”.
    Ma che senso ha? Non è neanche una parola così banale, per quale motivo non è stata tradotta?

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    • Evit

      25 Febbraio 2014 alle 15:35

      Cristo, per fortuna che l’ho visto solo in inglese altrimenti avrebbe fatto pendant con l’articolo su Pacific Rim. Purtroppo non posso dire che mi venga voglia di rivederlo a breve, sul piccolo schermo non mi ha entusiasmato affatto. Ci sono altri inglesismi nel film? Airlock… Per la miseria!

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    • Evit

      26 Febbraio 2014 alle 14:27

      Che sia stato migliorato dal doppiaggio italiano? Putroppo la parte che ho trovato più inutile è proprio quella dei dialoghi (in inglese). Ho sentito dire a molti che l’esperienza in “home video” è decisamente riduttiva rispetto all’impatto che questo film ha sul grande schermo… poi chi sa. Diciamo che avevo molte aspettative e non riuscii a vederlo al cinema perché nella mia città uscì solo in 3D. Era il destino che forse voleva farmi risparmiare 7,10 euro per una cosa che non mi sarebbe piaciuta!? O lo avrei apprezzato di più se l’avessi visto sul grande schermo? Chissà!

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  • andreasperelli2k

    26 Febbraio 2014 alle 15:15

    No, non penso sia un problema di doppiaggio, evidentemente abbiamo gusti diversi. Ricorda che io sono quello a cui piace la nuova trilogia di Guerre Stellari e Alien 3 e 4 🙂
    In generale mi è piaciuta l’idea di fare una film nello spazio che non fosse di fantascienza ma parlasse della realtà dell’esplorazione spaziale attuale (al netto ovviamente degli errori di fisica).
    Per quanto riguarda l’esperienza in home video io sono ormai costretto dagl’impegni a vedere buona parte dei film a casa. Devo dire che tra 46′ e 5.1 non rimpiango il cinema… anzi… ma qui andiamo off topic.

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    • Evit

      26 Febbraio 2014 alle 15:21

      “Ricorda che io sono quello a cui piace la nuova trilogia di Guerre Stellari e Alien 3 e 4”

      Ahhh… ohhhh… già. Anche Alien 4? Ah… eh… cough! cough!
      La cosa che mi ha infastidito di più riguardo a Gravity oltre ai dialoghi piatti è proprio il fatto che hanno lavorato molto per fare un film in cui la fisica dell’esplorazione spaziale appaia realistica… e poi sputtanano tutto in una scena sola: Sandra Bullock che usa un estintore per aggiustare la traiettoria e “balzare” alla stazione spaziale successiva (ce n’erano tipo tre e tutte a portata di zaino). Era da prendere a calci qualcuno per quella scena.

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  • andreasperelli2k

    26 Febbraio 2014 alle 15:33

    [SPOILER]
    no, la scena più assurda è quella in cui Clooney ordina alla Bullock di tagliare il cavo altrimenti questo avrebbe ceduto e anche lei sarebbe stata trascinata via. Una situazione che ricalca la classica scena della caduta nel precipizio.
    Peccato che ambedue avessero accelerazione nulla e in mancanza di gravità non c’era nulla che tirasse giù clooney.
    L’errore è ancora più fastidioso in quanto il fatto che clooney si sganci e cruciale per la trama.
    Per il resto ritengo che gli errori di fisica siano più che accettabili.

    Rispondi
    • Evit

      27 Febbraio 2014 alle 10:53

      Vero, la scena era più adeguata forse per Cliffhanger con Stallone ma secondo me non batte l’orientarsi nello spazio con l’ausilio di un estintore quasi scarico dopo che durante tutto il film è stata posta così tanta attenzione sul fatto che nello spazio occorrano calcoli precisissimi e spinte dosate con accuratezza per fare qualsiasi movimento. In quel punto si sfiorava i cartoni animati della Warner Bros

      Rispondi
  • jastinpio

    19 Marzo 2014 alle 11:49

    Pensavo che il post fosse un po esagerato ma poi, qualche giorno fa, ho visto il film… Ancora mi chiedo come sia possibile non tradurre così tanti temini, oltretutto ripetuti all’infinito. Nei primi 20 minuti Marshall viene ripetuto quasi ogni 90 secondi, il che crea un effetto piuttosto goffo considerando anche che i dialoghi non sono proprio il punto forte del film…

    Rispondi
  • Isabella Zani

    5 Febbraio 2016 alle 18:48

    Caro amico,
    scopro il tuo blog per ultimesima e me ne dolgo, perché aver saputo prima che c’era un posto dove soffrire in compagnia mi avrebbe migliorato molto la qualità della vita. A ogni modo: ho cercato subito se ci fosse un post su Pacific Rim, perché è stato il film dopo la visione del quale ho deciso che film doppiati in italiano MAI PIU’. Piuttosto faccio senza, aspetto sei mesi il DVD o sei anni il doppio audio sul digitale terrestre (coming out: non ho la parabola), ma doppiaggi italiani basta. Ho dato troppa bile a questi cialtroni. E pensare che nel tentativo (ahi quanto ingenuo) di incidere positivamente la traduzione di un copione importante l’ho fatta perfino io: ma quando poi ho visto che cosa ne avevano fatto adattatore e direttore del doppiaggio, ho capito che questa guerra non si può vincere. Ma tornano a noi e a Pacific Rim: fosse stato quello dei termini inglesi, il problema (fermo restando che “drift” poteva benissimo diventare “flusso” o “fusione”, anche in labiale). Quando Manfredi e i suoi hanno “tradotto”, hanno fatto peggio. Ai tempi mi ero arrabbiata così tanto che avevo scritto e inviato una mail inviperita, che ricopio qui sotto; la quale, ovviamente, non meritò la minima risposta, e forse non fu nemmeno mai letta da nessuno. Una tirata d’orecchi però la meriti anche tu: in italiano non esiste alcun “rango” militare, perché si dice “grado” (cf anche Zingarelli sotto “rango”). Tant’è che se te lo levano ti “degradano”. Come hai potuto cascarci così tante volte in un solo post? Molti abbracci.
    (quote)
    Egregio signor Bosso,
    rilevo il suo indirizzo e-mail da una ricerca in rete, che la definisce General Manager della Technicolor S.p.a. di Roma.
    Secondo i titoli di coda di «Pacific Rim», film a cui ho assistito ieri sera in una sala romana, l’azienda che lei dirige è responsabile del doppiaggio e adattamento della pellicola, che a quanto pare sono
    stati affidati a Fabrizio Manfredi (http://it.wikipedia.org/wiki/Fabrizio_Manfredi); vale a dire che il
    responsabile dell’incarico, in quanto direttore generale, è lei.
    Bene, bisogna lei sappia che quell’adattamento è vergognoso. Parlo con cognizione di causa perché di mestiere faccio la traduttrice, anche se di narrativa e non di cinema: ma so l’inglese e so l’italiano, mentre risulta evidente dai dialoghi del film che Manfredi non se la cava né con l’uno, né con l’altro. Lo scriverei anche a lui, se fossi riuscita a reperire un suo contatto; naturalmente lei è libero di inoltrargli questo messaggio, se ritiene.
    Se avessi a disposizione lo script originale di Pacific Rim e il testo dell’adattamento, mi piacerebbe esporle un elenco ragionato degli errori di interpretazione dell’inglese e di resa dell’italiano che
    costellano l’intero film: ma il mio tempo costa, e nessuno mi pagherebbe per dedicarlo a questa disamina.
    Mentre immagino che Manfredi sia stato pagato, e forse anche molto bene, per far dire in italiano agli attori frasi come: “Il mondo sta per giungere a una fine”, tanto per farle un minimo esempio. Immagino che la battuta originale fosse “The world is coming to an end”: e non c’è, non dico direttore del doppiaggio, ma alunno delle scuole medie che non sappia che “to come to an end” è un’espressione idiomatica che non può e non deve essere tradotta alla lettera. (Tanto per darle un
    suggerimento gratis: “Il mondo sta per finire”. Basta un vocabolario d’inglese per studenti). Lo stesso vale per l’espressione “How do you like…?”, che significa “Che ne pensi di…?” e NON “Come ti
    piace…?”. (E non mi si obietti che gli adattamenti al cinema presentano vincoli legati alla sincronizzazione labiale, perché l’ultima frase che le ho riportato veniva pronunciata fuori campo.
    Quindi si tratta di pura e semplice ignoranza.)
    Insomma, poiché mi sono già dilungata abbastanza: se Fabrizio Manfredi, come recita la voce a lui dedicata da wikipedia (che deve aver scritto lui stesso, perché gli ho dovuto correggere l’italiano),
    “doppia da quando aveva cinque anni”, è ora di farlo smettere, perché è scandaloso che porti via il lavoro a valenti adattatori e direttori di doppiaggio che, diversamente da lui, conoscono il proprio mestiere. Ed è scandalosa la mancanza di rispetto che un lavoro così malfatto dimostra per gli spettatori italiani dei film da voi doppiati: sia quelli che conoscono l’inglese, sia, soprattutto, quelli che non lo conoscono. Che per il prezzo del biglietto hanno diritto a vedere il film, ma anche a sentirlo, e a sentirlo in un italiano corretto e plausibile, non in un doppiaggese da far accapponare la pelle.
    Tanto le dovevo, e nell’augurarle buon lavoro le invio distinti saluti.
    (unquote)

    Rispondi
    • Evit

      6 Febbraio 2016 alle 02:14

      Cara amica,
      come si dice, mal comune…; sono rammaricato per l’errore del rango (che mi appresterò a correggere quanto prima), il bilinguismo talvolta è causa stessa di errori dozzinali come quelli (rank->rango militare) perché la maggior parte del giorno la passo pensando e parlando in inglese e la svogliatezza e sciatteria colpiscono anche me quando poi corro a scrivere un articolo in italiano in preda all’impeto, se avrà voglia di esplorare il sito forse ne troverà anche di molto peggiori, errori di grammatica, di punteggiatura, di tutto… del resto non ho mai detto di essere un vate della lingua italiana (sebbene mi capiti sempre più spesso di difenderl) né un raffinato scrittore. Studio/lavoro in ambito scientifico e questo blog è un hobby che si basa sulla mia conoscenza dell’inglese e del cinema. Neanche io sono infallibile.
      Comunque finché li commetto io poco male. Quando simili errori emergono in ambito professionale però il problema finisce per essere di tutti.
      È facile accusare il direttore di doppiaggio perché in fin dei conti la firma la mette lui quindi se ne assume anche la responsabilità. Conoscendo qualcosina più di questo ambiente le posso dire che non di rado molte di queste scelte sono imposte in sala di doppiaggio da figure di ignoranza spesso colossale chiamati “supervisor”, assunti dalla produzione/distribuzione onde evitare che i direttori di doppiaggio abbiano troppa mano libera. A seconda dei casi e delle persone coinvolte, questi possono finire per imporre cose che un direttore di doppiaggio è poi costretto ad accettare, un po’ per quieto vivere un po’ per non pregiudicare i rapporti con i produttori che sono quelli che pagano e che potranno decidere eventualmente se affidare futuri lavori alla stessa ditta di doppiaggio o meno. Si renderà conto che si tratta spesso di un lavoro molto delicato dove i direttori di doppiaggio con le palle talvolta riescono anche a imporre la loro visione (e non sempre è possibile), altri invece decidono di assecondare tutte le richieste senza problemi… esattamente come avviene in qualsiasi ambiente lavorativo dove il datore di lavoro capita che sia un coglione.
      Perché allora mi lamento sul mio blog? Perché credo che, mettendo alla berlina le peggio cazzate che fanno in sala doppiaggio (dal punto di vista dell’adattamento), nel mio piccolo possa migliorare la situazione futura per i direttori di doppiaggio stessi, i quali, tornando a lavorare per i medesimi clienti dementi, potranno esigere maggiore libertà decisionale additando precedenti sfortunate intromissioni in stile: “avete visto che facendo quello che volevate voi avete fatto una figura di merda?”.
      I professionisti che ancora amano il loro lavoro non hanno tardato a scoprire questo blog. Qualcuno mi ha anche detto “grazie a te forse riusciremo a salvare il doppiaggio italiano”, sintomo che comunque molti di loro ne dovranno ingoiare parecchi di rospi per continuare a lavorare.
      La sua lettera è stata motivata (sebbene troppo impulsiva) ma non mi sorprende che l’abbiano ignorata. Qualcuno che ho intervistato e che ha lavorato a questo film conferma che il direttore di doppiaggio ha avuto poca influenza sul prodotto finale, dominato dalle figure dei supervisor di cui parlavo prima. Sottolineo comunque che è giusto additare chi si occupa dell’adattamento perché alla fin fine se un professionista decide di metterci la firma si assume anche la responsabilità del prodotto, chiunque sia poi l’effettivo “autore” delle castronerie.
      Pacific Rim riflette un lavoro di adattamento di bassa qualità che è sì molto più comune in questo decennio (specialmente su prodotti molto commerciali) ma che non deve pregiudicare il doppiaggio nel suo complesso. Sono un inguaribile ottimista, lo so. Il motto del blog è che il doppiaggio di qualità è possibile, dunque dobbiamo esigerlo. Ci sono ancora casi che danno molta soddisfazione, un nome che è emerso di recente è ad esempio quello di Valerio Piccolo che, oltre ad adattare dialoghi per il cinema, nel privato scrive poesie, traduce canzoni e libri, insomma un professionista a tutto tondo. E non è il solo. Ci sono ancora tanti professionisti che riescono a portare prodotti ben fatti. Se continuerai a seguire questo blog ne potresti scoprire diversi. In particolare consiglio l’ultimo film di Tarantino (a cura del suddetto Valerio Piccolo).

      Rispondi
  • Isabella Zani

    6 Febbraio 2016 alle 17:16

    Caro amico,
    quanto al rango/grado, my bad: prima ho letto i post e scritto – la solita impulsività? 🙂 – e solo dopo ho letto la presentazione, scoprendo che sei bilingue; l’avessi letto prima, avrei capito come era stato possibile che si producesse la confusione e me la sarei spiegata egregiamente da me. Molte scuse.
    Quanto al resto, apprezzo senz’altro l’ottimismo della gioventù – sia quella che recensisce/analizza, sia e tanto più quella che si sforza di portare senso e professionalità in un campo dai risultati troppo spesso scoraggianti – ma fatico a condividerlo. D’altro canto, per questioni di vita quotidiana non vado al cinema spesso come te, e quando ci riesco, accorgermi di aver fatto i salti mortali per trovare il tempo e speso sette, otto euro per poi sentir dire “il mondo sta giungendo a una fine” mi fa venire voglia di dare fuoco al cinema (che sarebbe peraltro il bersaglio sbagliato).
    Sì, ci sono i supervisor tronfi e ignoranti, e per esempio non mi stupirei di sapere che i disastri di adattamento dell’Episodio 7 di Star Wars (che ho atteso di vedere in originale per non tornare a casa con un travaso di bile) sono dovuti a una di queste perniciose figure–perché conosco Carlo Cosolo da molti anni e so come lavora, con scrupolo e competenza. D’altro canto, benché quello del cinema sia un settore molto più ricco di quello editoriale, la pressione per comprimere i tempi e soprattutto i compensi non fa che aumentare, a tutto discapito della qualità; e se nel cinema la situazione è triste, nelle serie tivù è anche peggiore. Stiamo ancora con gente che beve “una soda” e con adattatori che non distinguono un bisturi da uno scalpello nemmeno se glielo fanno vedere in primo piano. In ogni caso, in quell’unica esperienza di traduzione cinematografica che ho avuto io mi sono formata la convinzione che alla sincronia con i movimenti labiali sullo schermo si sacrifichi praticamente tutto; il senso e la naturalezza di quello che viene detto è l’ultima delle considerazioni, e così siamo ancora ed eternamente destinatari di doppiaggi in cui si dice “Qual è tuo nome/Il mio nome è”. Certo che continuerò a seguirti, anzi, keep up the good work 🙂

    Rispondi
    • Evit

      6 Febbraio 2016 alle 17:48

      Mi dispiace dover dire che più scopro film male adattati e più spesso ci trovo associata la firma di Cosolo che sta lentamente diventando un Claudio Razzi degli anni 2000 (per capire il riferimento dai un’occhiata alla recensione di Space Vampires). Che Cosolo sia un direttore di doppiaggio troppo malleabile? Oppure è lui stesso il responsabile di certe scelte? Del resto firma quasi sempre sia la direzione che l’adattamento dialoghi e, come dicevo, alla fine mi tocca sempre additare lui.
      In passato ho parlato di film suoi anche senza saperlo e a breve pubblicherò qualcosa anche su Django Unchained (sempre da lui curato) che, come Star Wars 7, era pieno di elementi lasciati in inglese senza motivo (una distanza abissale dal più recente The Hateful Eight invece adattato perfettamente da Valerio Piccolo dove non dobbiamo sorbirci “wanted: morto o vivo”).
      So che la situazione nel settore televisivo è peggiore (e per fortuna non seguo molto le serie TV, così ho meno di cui arrabbiarmi) perché ovviamente lì i tempi sono anche più stretti e il committente spesso va per le ditte che fanno il prezzo migliore e se è migliore un motivo ci sarà. È il “bello” del mercato libero.
      Oltre a lamentarmi scrivo anche diversi elogi, spero che apprezzerai i vari articoli “positivi”, magari potranno farti tornare un po’ di speranza.
      Comunque i vari film da me trattati li trovi in questa lista https://doppiaggiitalioti.wordpress.com/indice-delle-recensioni-su-adattamenti-e-doppiaggi/
      Rimani su quelli dal 2013 in poi che sono più estesi e rappresentativi di come si è evoluto il blog. Ciao! Con affetto,
      Enrico

      Rispondi
  • sonaive

    21 Marzo 2016 alle 20:37

    Salve! Purtroppo credo che il cattivo adattamento sia tutto suo e non colpa di qualcuno dall’alto. Da direttore è lui l’apice della filiera creativa, quindi non ci sono giustificazioni valide. Forse accetterei il classico “il cane mi ha mangiato l’adattamento buono e mi è rimasto solo questo”.
    Grazie per il blog! Studio adattamento e mi piace un bel po’ 🙂

    Rispondi
    • Evit

      21 Marzo 2016 alle 20:47

      Chi firma l’adattamento e la direzione del doppiaggio ovviamente se ne assume anche le responsabilità, è chiaro. Detto ciò, è vero anche che ci sono figure imposte dai distributori stranieri che controllano e spesso impongono, specialmente per i “blockbuster” hollywoodiani come questo, determinati termini e non-traduzioni.
      Il direttore di doppiaggio era all’apice della filiera creativa fino agli anni ’90, oggi giorno è praticamente poco più che un dipendente senza troppe libertà se non quelle che riesce a crearsi, che comunque dipendono dai limiti concessigli dai committenti per cui lavora.

      Rispondi
  • Simone Bianchin

    3 Marzo 2019 alle 23:21

    Scopro questo solo adesso 2019, per puro caso arrivando da non so dove. Ho letto molti post e tutti molto interessanti. Su questo di Pacific Rim sono d’accordo… In parte, nel senso che come giustamente dici. Molti termini inglesi sarebbero stati da tradurre (marshal in primis) ma molti altri tradotti, come stretta di mano neurale secondo me no, in quanto sono termini usati correntemente in informatica e che da sentire tradotti suonano malissimo. Per il resto cmq splendido blog, penso che ci passerò un po’ di tempo qui. (comunque Pacific Rim è un film(il film) che aspettavo da eoni e chissene della trama ioerscontata. Sono robottoni contro mostri giganti. Basta solo questo)

    Rispondi
    • Evit

      3 Marzo 2019 alle 23:32

      Ciao Simone, benvenuto, non è mai troppo tardi per scoprire l’unico blog che parla di adattamento italiano ?
      Tra l’altro il dialoghista del secondo Pacific Rim ha convinto i distributori a mollare Marshal e a tradurlo proprio in base a questo articolo, me lo ha confessato il dialoghista stesso.
      Hai ragione, per essere un film sui robottoni che prendono a cazzotti i mostroni, Pacific Rim fa il suo porco dovere ?
      Divertiti, ne hai di arretrati! Ti consiglio Il silenzio degli innocenti per iniziare, così, uno a caso.

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