Captain America 2: brrr… l’inverno dell’italiano

Locandina italiana di Captain America The Winter Soldier

Il poster “italiano” del film

 

Primo problema: il titolo

Vi ricordate quando tre anni fa parlai (uff, vola il tempo!) dell’oscenità di lasciare “Captain” in inglese sia nel titolo che nei dialoghi del film? Ci fu di cui lamentarsi all’epoca ma pensai che perlomeno il sottotitolo era stato tradotto in italiano, da “first avenger” a “primo vendicatore”. Almeno qualcosa di italiano c’era nel titolo! Quello accadeva nel primo film.

Captain America: The First Avenger ⇒ Captain America – Il primo vendicatore
Captain America: The Winter Soldier ⇒ Captain America – The Winter Soldier

Con il secondo film si perde anche la continuità con il sottotitolo, adesso lasciato in inglese pure quello. I DVD/Blu-Ray di questi due film avranno proprio un bell’aspetto sugli scaffali degli appassionati!
In un mondo ideale, anzi negli anni ’80, lo avrebbero certamente intitolato “Capitan America e il soldato d’inverno“, ma siamo nel 2014 e qualcuno poi se ne lamenterebbe sui social media. In inglese è più cool. Poi vanno a Londra con Ryanair e non sanno ordinare una Coca Cola, ma procediamo…

 

Secondo problema: ci risiamo con l’inglese ovunque!

Nick Fury all'ospedale in Captain America The Winter Soldier con vignetta sull'eccesso di inglese
Sono al cinema con la mia partner Christine (nome di fantasia, la privacy inglese è sacra nel Regno Unito). Christine è una ragazza britannica, ormai capisce la nostra lingua abbastanza bene da non avere troppi problemi a vedersi film al cinema in italiano, inoltre le piace il doppiaggio italiano in generale e se la trama si complica troppo a livello linguistico le spiego brevemente cosa sta succedendo e il film prosegue senza problemi (praticamente l’opposto dell’esperienza di Leo Ortolani). Nei primi 20 minuti del film avviene la nostra prima interazione che non fosse a base di “cara, passami il paninazzo salsiccia-e-cime di rapa” oppure “vuoi degli anacardi?” (perché io vado al cinema come ad uno stravagante picnic):

crunch, crunch…
[DALLO SCHERMO:
– Tu vorresti congedarti?
– No. Non lo so. A dire il vero non saprei cosa fare se lasciassi.
]

crunch, crunch…
[DALLO SCHERMO: Ultimate Fighting?]
crunch cr…
Evit: che ha detto?
Christine: Ultimate Fighting.
crunch… crunch…
Evit: Christì… ma cos’è l’ultimate fighting?
Christine: è tipo cage fighting.
Evit: eh?
Christine: immagina il wrestling, ma per davvero, in un gabbione.
Evit: Ah, come nel film Virtuality con Russel Crowe?
Christine: What film???
Evit: Virtua…ehm Virtuosity. Virtuality è il titolo italiano.
Christine: Mai sentito. Zitto che non mi fai capire niente, mangiati i pop corn and shut up!
crunch, crunch…
crunch, crunch…
Evit (tra sé e sé): dopo me lo cerco su Wikipedia.
crunch, crunch…

In questa epoca lo spettatore medio italiano deve affidarsi alla presenza di uno straniero vicino a sé per capire i riferimenti che vengono vomitati in lingua inglese. OK, lo so che ci sarà qualche espertone di combattimento che mi verrà a dire “ma Evit… ma come? Tu quoque? Non sai cos’è l’Ultimate Fighting Championship? È un famosissimo evento sportivo trasmesso in tutto il mondo… etc“. Sì sì, adesso lo so anche io, grazie a Wikipedia. Il problema sta proprio qui! La battuta si perde perché il riferimento è poco noto al pubblico italiano in generale.

Spiego la scena: Capitàn America riflette sulla possibilità di abbandonare il suo “lavoro” ma ha dubbi riguardo a che cos’altro potrebbe fare nella vita. Con la risposta “datti all’Ultimate Fighting” in pratica gli viene suggerito (per scherzo) di dedicarsi alla carriera di lottatore professionista. Tutto qui. Anche se avesse detto wrestling, per quanto errato rispetto alla frase originale, avrebbe portato a termine la battuta. Invece no, lasciate “ultimate fighting” che mio padre ultrasessantenne sicuramente capirà al volo (ironico). Dite che il film non è per un ultrasessantenne? Errato, se ne vede più lui di me. Non ci sono mica più i sessantenni che hanno combattuto nella prima guerra mondiale e sembrano dei novantenni.

Del resto si chiama adattamento proprio perché si dovrebbero adattare riferimenti culturali in modo che le frasi abbiano lo stesso impatto nel pubblico italiano così come in quello americano pur senza stravolgere completamente la battuta originale. Nel 2014 non c’è più bisogno di adattare niente a quanto pare, tanto ve lo cercate su Wikipedia in diretta, sul vostro cellulare. Portatevi l’iPad al cinema, così leggete anche meglio. Ignorante tu, Evit, a non sapere cosa sia l’Ultimte Fighting.
Me tapino!

Chi avesse lamentele in merito (e ci sono in giro quelli che dicono “e ringrazia che te lo doppiano pure, Evit, non dovrebbero fare manco quello! Almeno così lasciano i riferimenti originali. Ignorante chi non li capisce. Solo in Italia stiamo messi così! Va’ che in Olanda sottotitolano tutto e tutti conoscono l’inglese!“) si vada a guardare Demolition Man in inglese quando Stallone va a mangiare da “Taco Bell”. Oh, scusate, dimenticavo… non conoscete “Taco Bell”!? Fa niente! Neanche la regina Elisabetta lo conosceva, infatti nel Regno Unito (e in altri paesi europei) se lo sono fatti doppiare con una battuta alternativa in cui si parla di “Pizza Hut” (battuta poi tradotta così anche in italiano, con tanto di Ferruccio Amendola che aggiunge “me la faccio volentieri una bella capricciosa” e noi italiani ce la ridiamo di gusto esattamente come gli americani con la loro versione). Se Demolition Man fosse stato tradotto adesso, nel 2014, avreste certamente udito il riferimento (non adattato) a “Taco Bell” e avreste quasi potuto percepire l’adattatore ai dialoghi che da dietro lo schermo vi fa l’occhiolino come a dire, sottovoce, “raga, siamo nel 2014… andatevelo a cercare su uicchipedia! Così dopo non mi devo sentire le lamentele dei marmocchi che se lo vedono in DVD e vanno sui forum a piangere dicendo che la battuta originale non era così e che li dovrebbero impiccare quelli che adattano i film in italiano“.
Buon Dio, sono finito a parlare di Demolition Man. Ritorniamo a noi

Pararescue battuta in Captain America The Winter Soldier
Non avrete mica pensato che i termini in inglese si limitassero a “Captain” e all’Ultimate Fighting Championship… oh, come siete ingenui!

[DALLO SCHERMO: Non mi avevi detto che era un pararescue.]
Christine: Un che?
Evit: ha detto “un pararescue”.
Christine: e che cos’è?
Evit: immagino qualche reparto di paracadutisti che operano nelle operazioni di soccorso. Sono sicuro che Wikipedia ci illuminerà… aspetta che guardo, ah ecco! GUARDA!
Christine: Shhhhhh! E spegni ‘sto coso, che dai fastidio agli altri!

Il film prosegue con i soliti “Captain” alternato a “capitano”, sempre per ricordarci che siamo in mano a scelte linguistiche decise negli States e poi ad un certo punto mi è piombata addosso una scarica di inglese che non può non strappare lo spettatore fuori dall’esperienza cinematografica. Era una cosa del tipo:

[DALLO SCHERMO: blade server… blà-blà-blà… carrier… blà-blà-blà… bersagli insight…]
Christine: Blade server? Eh? Per un attimo mi sono dimenticata di stare guardando un film in italiano. Cos’erano tutte quelle parole inglesi una dopo l’altra?
Evit: Mi hanno perso ad helicarrier. (che poi era la portaerei volante, ma lasciamo perdere.)

Ho capito solo successivamente che “insight” si riferiva al nome di un certo progetto facente parte della trama, anche se non viene mai presentato formalmente allo spettatore, il “progetto Insight“, anzi scusate, in un attimo di defaiance stavo quasi per sostituirmi agli adattatori, il “project insight“. L’ho capito dopo ma solo perché appariva scritto fugacemente su un monitor, nel film. Riguardo alla lista di termini anglosassoni potrei sbagliarmi su alcuni, perché nel giro di pochi secondi ne sono stati sparati così tanti che un po’ confusione era inevitabilmente subentrata. Frustrato torno a guardare il film sperando di potermelo godere in pace senza dover sentire altre inutili nefandezze e per fortuna, per lungo tempo, questo non accade (salvo i soliti “Captain, aiutaci tu!“, in forte contrasto con altre frasi tipo “chiedetelo al Capitano!“)… poi verso la fine, quando stavo per rilassarmi, speranzoso che non ci sarebbero state altre parole in inglese… BOOM!]

[DALLO SCHERMO: Una bomba EMP]
Evit si alza dalla poltrona: QUESTA LA SO!!!
Christine: Shhhhhhhhh!!!!!!! E siediti!
Evit: EMP! Questa la so! L’hanno spiegata nel film Matrix.

Nel 1999 ancora le spiegavano le sigle inglesi.


Concludiamo…

Ebbene queste erano tutte le frasi non tradotte del film Captain America – Il soldato d’inverno The Winter Soldier. Titolo che ovviamente nel trailer italiano per la televisione viene pronunciato in maniera maccheronica: “SOLDIER” invece di “SOLGER” (ˈsōl-jər); a riconferma che dovrebbero tradurli e basta che tanto poi non sanno neanche pronunciarli.
Siamo molto lontani dai livelli di Pacific Rim, ma il problema persiste. Se distribuite i film in italiano, adattateli pure in italiano, altrimenti lasciateli in inglese e sottotitolateli per gli appassionati della lettura. Le vie di mezzo non funzionano.

Riguardo la trama del film non voglio assolutamente dirvi niente, il rischio spoiler è troppo alto. Siamo molti passi avanti rispetto a quella patacca mostruosa e cartonesca del primo film con un nemico che usciva direttamente da I dominatori dell’universo, anche se purtroppo non mancano le scopiazzature da dozzine di altre pellicole e serie TV.
Visivamente abbiamo scene che ricordano Brazil, Atto di Forza, Capitan Harlock, Eagle Eye, la serie televisiva Lost, Mission Impossible, etc…; poi abbiamo una trama rubata a piene mani dalla serie Person of Interest, per dirne una. Vuol dire che è un brutto film? Assolutamente no, l’antipasto in attesa di “Avengers 2” (altro titolo che poteva tranquillamente diventare “I vendicatori“) è più che digeribile, il suo adattamento però potrebbe rimanervi incastrato tra i denti.

Coincidenze? Captain America paragonato a Capitan Harlock

Ex-docente, blogger bilingue con il pallino per l'analisi degli adattamenti italiani e per la preservazione storica di film. Ora dialoghista per studi di doppiaggio.

30 Commenti

  • Antonio L.

    28 Marzo 2014 alle 10:30

    Captain America – The Adam Kadmon revenge
    Meno male che a me questi film non piacciono, i supervisors (la s finale è voluta) stanno distruggendo l’industria ormai. Accidenti a loro.
    P.s.: mi mancavano le tue vignette

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    • Evit

      28 Marzo 2014 alle 11:11

      “Mi mancavano le tue vignette”
      Eh lo so, di recente solo articoli prevalentemente “seri”, per quanto serio possa essere io sul blog.
      Riguardo ai “supervisors” con la necessaria s italiota, concordo. Maledetti!

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  • andreasperelli2k

    28 Marzo 2014 alle 17:09

    Intanto complimenti per l’articolo, molto ben scritto.
    Il problema secondo me è che sia il pubblico che i doppiatori non hanno il senso estetico della scrittura e non percepiscono il fastidio che deriva dall’uso inutile delle parole inglesi e dal loro accostamento forzato a parole italiane, al contrario pensano che sia più figo…. anzi più cool 🙂
    Non c’è di che sorprendersi con un paese provinciale e poco scolarizzato come il nostro, ma qui andiamo fuori tema, ovvero off topic 🙂

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    • Evit

      29 Marzo 2014 alle 02:25

      Ti ringrazio molto per i complimenti. Al pubblico non do colpe, loro, anzi, noi siamo le vittime. I carnefici sono sia i “supervisor” americani, i quali impongono certi termini in inglese per ragioni di mercato, sia le compagnie di doppiaggio che glielo permettono.

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  • mamozzi

    29 Marzo 2014 alle 18:38

    Beh, Blade Server e Helicarrier potrebbero essere nomi “quasi” propri ma per il resto sono daccordissimo, santa pupa abbiamo l’italiano, non dovremmo avere tutta questa paura di usarlo. Ammetto di essere “vecchio dentro”, però anch’io cono cresciuto con L’Uomo Ragno, non Spider Man) e Capitan America, non “captein america” (che suona pure male…).
    Tanto per parlare di film Marvel, anche il Punitore viene rovinato (vabbé, non è che sia questo capolavoro…) con l’ultima battuta del film, dove si parla di punizione “e quindi io sarò The Punisher!”, che uno che non sa l’inglese… BAH!
    P.S. Dopo che mi hai rivelato che l’avversario del Capitano è Adam Kadmon, beh, ora sono ufficialmente un tuo fan. 🙂

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    • Evit

      29 Marzo 2014 alle 19:14

      Ahahah! Ottimo, ho acquistato un fan con Adam Kadmon. Allora quel personaggio serve a qualcosa! 😉
      Benvenuto nella famiglia di “lettori italioti”, qui ci sentiamo un po’ tutti “vecchi dentro”, ma non è colpa nostra. È colpa dei “giovani fuori” che usano l’inglese a sproposito!

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  • Lorenzo D'Antoni

    30 Marzo 2014 alle 00:43

    purtroppo non dipende sempre dagli adattatori italiani, spesso personaggi titolari sono costretti a lasciarli col nome originale per motivi di merchandising imposti dalle case produttrici, addirittura Noé in italiano è rimasto Noah (perché non erano al corrente della precedente traduzione del nome del personaggio LA BIBBIA). Una volta i produttori americani se ne sbattevano abbastanza di come andavano a doppiare un film in altre lingue, salvo eccezioni tipo Kubrick che andava a controllare personalmente anche i doppiaggi di cui non capiva la lingua, oggi hanno un controllo molto più rigido su queste cose

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    • Evit

      30 Marzo 2014 alle 14:08

      Si lo so che è il “merchandising” a guidare queste scelte imposte dagli Stati Uniti ma non ricordo di NON aver comprato i giocattoli di guerre stellari da piccolo solo perché sulla confezione di “Dart Fener” c’era scritto “Darth Vader”, o perché i robot avevano nomi diversi. È un modo stupido di lavorare, in un settore che comunque dovrebbe essere almeno in parte artistico. Non ce lo vedo Maldesi a piegarsi a queste imposizioni, quasi sicuramente avrebbe perso molti ingaggi, fosse stato ancora in vita. Oggi giorno però il mercato delle case di doppiaggio è molto vasto e competitivo, se una dicesse “‘ste cazzate non le accettiamo” i distributori americani risponderebbero “bene, portiamo i nostri soldi da un’altra parte” e ne hanno di scelta. Quindi, per non perdere lavori importanti, le case di doppiaggio sono costrette a sottostare a qualsiasi richiesta e liste di parole che devono rimanere immutate perché altrimenti i bambini poi non corrono a comprare il giocattolo dell’helicarrier di sta ceppa! E io sarò sempre qui, a rompere i coglioni e imbarazzarli! Sperando di sollevare un po’ di consapevolezza e con la speranza che un giorno le cose cambino in meglio.

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  • andreasperelli2k

    30 Marzo 2014 alle 10:44

    Evit, secondo me la colpa è anche del pubblico. Se il pubblico fosse sensibile ed infastidito da questi doppiaggi i “supervisor” ne dovrebbero tener conto, invece sotto sotto al pubblico piace anche se non lo capisce.

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  • Stefania

    31 Marzo 2014 alle 12:08

    se portassi mio marito a vedere questo film, non ci capirebbe una cippa lippa!!
    gli toccherebbe guardare senza ascoltare… un po’ come guardare le figure di un fumetto senza leggere le battute, tanto non le capisci…
    e comunque, io gli andrei dietro, so l’inglese al primo livello scolastico: ciao, come stai, come ti chiami… figurarsi il resto!!!
    non ho parole, secondo me non hanno rispetto per lo spettatore medio, e se la cosa è imposta dall’alto, non fanno niente per venirci incontro….
    buona giornata a tutti 😉

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    • Evit

      31 Marzo 2014 alle 12:16

      Ciao Stefania, io purtroppo ho un problema simile pur essendo bilingue perché comunque se ascolto un film in una delle due lingue a me note il cervello “lavora” in quella lingua e l’improvviso cambio di lessico mi lascia sempre interdetto. Per me è quasi impossibile guardare quei programmi televisivi dove si sente la lingua originale di sottofondo perché la mia mente fatica a fissarsi su una delle due lingue parlate contemporaneamente e non riesce ad ignorarne una in favore dell’altra. Quindi che lo spettatore sappia l’inglese a livello di un bilingue o che l’inglese non lo capisca per niente la scelta di sparare parole inglesi a caso durante un film in italiano è sicuramente deleteria per l’esperienza cinematografica. Dovrebbero dare un opuscolo all’entrata della sala con le parole inglesi che sentirete durante il film… Perché non mi aspetto da nessun italiano di sapere che “carrier” significhi “portaerei”!

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  • Dario

    6 Maggio 2014 alle 09:31

    Buongiorno Sig. Evit, sono arrivato al suo blog dalla “vignetta-recensione” di Leo Ortolani del film Captain America 2.
    Premetto che non ho visto il film e che comunque il mio livello di inglese si attesta attorno al PET/FIRST (livello B1/B2 europei), però posso dirle che in qualunque caso, la conoscenza “pura” dell’inglese non mi avrebbe aiutato e non avrebbe secondo me aiutato neanche, che so, professoresse liceali o universitarie d’inglese, per il semplice fatto che (probabilmente) solo un madrelingua appunto avrebbe potuto tradurre “carrier” come portaerei e “UFC” come una disciplina sportiva.
    Ma c’è una terza opzione, che è secondo me quella più ovvia.
    Il film è un film d’azione, che parla di supereroi, mi aspetto quindi che la platea sia composta da ragazzi o uomini di massimo 25/30 anni, in larga maggioranza (se non tutti) affini al mondo che ad oggi costeggia la passione per i fumetti e per i film d’azione/sui supereroi.
    Di che mondo sto parlando?
    Di quello videoludico ovviamente! 😉
    Ecco perchè senza parlare inglese da 5 anni a livello scolastico (ho 24 anni e ad Ingegneria l’inglese l’ho by-passato grazie alla certificazione B2, quindi non ripasso la lingua di Sua Maestà dalla fine del Classico, appunto 5 anni or sono), io e molti altri videogiocatori anche più giovani avremmo capito la battuta dell’UFC per il semplice fatto che almeno 4 giochi dal titolo UFC siano stati rilasciati da due importati editori e sviluppatori, THQ prima ed EA dopo.
    Chiunque sia inserito un minimo nel panorama videludico come videogiocatore anche senza averli acquistati conosce quei titoli, ecco perchè dal 13 brufoloso al 24 futuro ingegnere, ci sono molte possibilità che capiscano battuta.
    Resta il fatto che, ed in questo concordo appieno con Lei, inserire wrestling avrebbe sicuramente reso l’idea e avrebbe reso la battuta accessibile a tutti, senza neanche far pensare a chi forse poteva arrivare a comprendere UFC.
    Per la sequenza di parole in inglese non meglio descritta, non avendo visto il film, posso solo dirle che con tutti gli sparatutto e gli strategici in inglese che ci sono in giro, probabilmente molti videogiocatori avrebbero capito buona parte dei termini-
    Lo stesso vale per la bomba EMP, presente nei più famosi e venduti sparatutto del mondo Call of Duty e BattleField, quindi su quello le assicuro che anche un 13enne avrebbe sicuramente saputo dirle cosa fosse, nonostante non fosse ancora nato magari all’uscita del film Matrix.
    Ripeto che questo mio papiro non vuole essere una critica nei suoi confronti, perchè condivido in toto ciò che lei ha scritto, il problema è che tali film (purtroppo) sono indirizzati ad una platea giovane, che non si limita semplicemente a girare su Wikipedia con l’iPad ma che spesso si trova a contatto con l’inglese per intere ore al giorno imparando molto di più di quanto non facciano a scuola.
    Saluti,
    Dario

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    • Evit

      6 Maggio 2014 alle 09:54

      Comprendo perfettamente la tua opinione e la trovo anche ben argomentata. Ti ringrazio per il tuo intervento. Tutto ciò che posso aggiungere è questo:
      è poco professionale realizzare un doppiaggio con un lessico mirato ad uno specifico target d’età (per altro ulteriormente limitato ai video giocatori… Perché non tutti a 20 anni giocano a cose come Battlefield), e non funziona per vari motivi:
      in primis perché castrano il loro stesso film impedendo a chiunque non sia integrato nel panorama videoludico di capirci una mazza (mio padre per esempio si è visto Thor senza problemi, eppure è della stessa serie, ma avrebbe problemi a guardare questo Captain America. Io stesso non è che sia ottuagenario).
      In secondo luogo come doppiaggio invecchierà malissimo e presto perché le mode e le generazioni cambiano e molti dei riferimenti elencati rischiano di cadere nel dimenticatoio.
      Detto ciò, ti ringrazio ancora della tua spiegazione, ha senso! È il motivo di questo doppiaggio che non ne ha 😉
      Comunque per maggiori dettagli su tutte le perle di questo doppiaggio devi leggerti la recensione successiva intitolata “Captain America 2: rompiamoci i coglioni insieme”.

      Rispondi
  • Giusy

    22 Luglio 2014 alle 17:45

    Detto sinceramente, voglio fare parte dei “bimbominchia” di cui parli te e mi accodo al discorso che l’italiano è bello, sì, ma quando il film è italiano.
    La questione si basa essenzialmente dai dialoghi, nati e scritti da persone americane che nella loro testa pensano in inglese, quindi, nel momento in cui si vuole tradurre tali dialoghi, si viene a perdere SEMPRE il vero significato.
    Hai mai letto le avventure di Sherlock Holmes in lingua originale? Ti verrebbero i brividi solo a pensare alle versioni italiane che ne hanno fatto.
    La nostra è una lingua magnifica, che ha portato scrittori come Pirandello a scrivere cose altrettanto magnifiche, ma rischia di far morire ciò che in altre lingue poteva avere un significato diverso.

    Rispondi
    • Evit

      22 Luglio 2014 alle 18:05

      Posso solo risponderti che, sì ho letto l’intera collezione di Sherlock Holmes in inglese. Per il resto, se un adattamento viene fatto bene, pur con tutte le limitazioni del caso, non andrà ad avere un “significato diverso” in altre lingue. Che poi non tutti quelli che lavorano agli adattamenti siano bravi è purtroppo vero, ma le eccellenze non sono mancate nella storia del cinema, né della letteratura. Tu leggi L’Odissea in greco per assaporarne tutti i “veri” significati?
      Inoltre in base a ciò che dici tu gli americani ad esempio non possono realmente godersi la trilogia del dollaro di Sergio Leone perché i testi furono scritti originariamente in italiano e adattati in inglese soltanto in un secondo tempo. Eppure non mi pare abbiano sofferto molto se non per quel finale “lo sai di chi sei figlio tu? Sei figlio di una grandissima putt-A(stacco sul A-A-A-A della musica di Morricone), uno stacco che in inglese non funziona bene essendo “bitch” la loro parola finale… vai a raccontare a qualche appassionato americano che la loro versione del film non è la “vera” versione, che dovrebbero impararsi l’italiano a livello madrelingua per godersi le argute battute che furono scritte nella nostra lingua e che “perdono” nella versione inglese.

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  • Giusy

    23 Luglio 2014 alle 09:01

    Hai capito esattamente ciò che volevo dire. Che gli americani siano d’accordo o meno, la trilogia del dollaro di Leone perde nella sua versione inglese, purtroppo.

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  • Federico Liguori

    22 Marzo 2015 alle 18:05

    Evit, ti scrivo qui perché non so dove altro farlo. Per la serie “TROPPE PAROLE INGLESI” ti segnalo anche il recentissimo film “Blackhat”, ancora nelle sale. È una cosa inconcepibile. Ogni tre parole italiane ce n’è una inglese, in quel dannato film. Ma poi non sono parole inglesi il cui significato è abbastanza noto (come file o server), ci sono cose ignobili come “overlay” o “RAT” buttate lì senza nessun problema. Dacci un’occhiata, fidati!

    Rispondi
    • Evit

      22 Marzo 2015 alle 18:14

      Vedo nella descrizione che parla di attacchi informatici… Posso solo immaginarmi che sia un lessico informatico bello denso di parole inglesi. Lo terrò d’occhio. Grazie

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  • Alessandro Stamera

    28 Agosto 2017 alle 12:23

    In tutto ciò, c’è un lato positivo: questa tendenza nei film Marvel sta scemando. Gli ultimi film dell’MCU, infatti, sono perfettamente seguibili anche dal pubblico italiano senza problemi, e tutti i tecnicismi anglosassoni sono stati tradotti.

    Rispondi
    • Evit

      28 Agosto 2017 alle 12:25

      Dai pochi che mi è capitato di vedere, l’ho notato anche io. Si sono ravveduti. Mi auguro che il mio metterli in ridicolo abbia aiutato qualche dialoghista italiano ad avere più libertà di lavorare per bene.

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