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Direct to schifio – L’uscita italiana di The Raid – Redenzione

Scena da film The Raid, un personaggio chiede: ho fatto qualcosa di sbagliato, ufficiale? L'altro risponde: sì, hai detto ufficiale, imbecille. Dai dialoghi italiani del film doppiato
In una piccola società di doppiaggio in Italia:

– Regaz, ci hanno appena assegnato un film indonesiano da doppiare!
– Ma noi l’indonesiano non lo sappiamo!
– E chissene! Prendiamo il DVD americano sottotitolato in inglese e traduciamo tutto dall’inglese.
– Ma noi non sappiamo nemmeno l’inglese.
Annamo bene, proprio bene!

Dopo l’inatteso successo americano di Serbuan maut (2011), un film d’azione indonesiano del genere “mazzate-e-pistole” il cui titolo dovrebbe stare a significare “irruzione mortale” (distribuito negli Stati Uniti come “The Raid – Redemption“), e sopratutto dopo tantissime sfavillanti recensioni di chi già se lo è visto piratato e sottotitolato, era solo questione di tempo prima che arrivasse anche in Italia “direct-to-video” e doppiato.
Già, il doppiaggio… questo terno al lotto.

Locandina del film The raid - redenzione con il protagonista di spalle che guarda un grattacielo davanti a lui. La vignetta legge: dieci piani di morbidezza

 

Il doppiaggio italiano di The Raid – redenzione

Mi chiederete a che titolo adesso io venga a parlarvi del doppiaggio di un film indonesiano visto che, come potrete forse immaginarvi, io l’indonesiano non lo conosco. Come potrò dare un giudizio su quanto bene possa essere stato adattato il dialogo indonesiano originale? Semplicissimo! Non importa conoscere l’indonesiano per capire che questo “adattamento” italiano è stato eseguito a partire dai dialoghi in inglese del doppiaggio americano, passati poi attraverso Google Translator e infine rigirati talis qualis ai doppiatori italiani. Insomma si vola alto con questo doppiaggio, altissimo!

Scena d'azione dal film The Raid dove una persona viene scaraventata via tenendola per un piede ma il fotogramma dà l'illusione che stia volando. La vignetta legge tienimi: non lasciarmi volare via!
Sono fortemente ignorante di film marziali quindi non so esattamente cosa ci sia di così epico in questo film (arrivo a vederlo dopo un anno di recensioni che lo descrivono come la seconda venuta di Cristo, se Cristo prendesse la gente a mazzate), forse il fatto che sia tecnicamente ben realizzato nonostante evidenti limiti economici (sicuramente vero), forse perché le mazzate sono incredibilmente realistiche e costanti, e forse l’elogio tessuto dal blog i400calci, che, si sa, questi film li mangiano a colazione, avrà attirato l’attenzione giusta sul film giusto… ad ogni modo The Raid – Redemption (titolo americano), con il dovuto ritardo, arriva anche in Italia con il titolo The Raid – Redenzione. Parliamone…

Iniziamo dal titolo

In primis mi prendete un titolo americano di un film indonesiano, che è un po’ come prendere il film Eternal Sunshine of the Spotless Mind, tradurlo in Se mi lasci ti cancello e ridistribuirlo altrove come If you leave me, I’ll erase you. E va be’, sorvoliamo!
In secundis se state a tradurlo non fatelo a metà, chiamatelo “Il raid – redenzione” con l’articolo determinativo in italiano e completate l’opera, del resto “raid” è una parola presente anche nel nostro dizionario. Invece no, fanno le cose a metà: The Raid – Redenzione. A questo punto è quasi meglio il titolo originale in stile Steven Seagal, “irruzione mortale”.
La Eagle Pictures che lo ha distribuito in Italia evidentemente ha considerato “The Raid” come parte immutabile del titolo, mentre “redemption” da tradurre. Okay.

I maledettissimi dialoghi italiani

Ci sono alcuni pervertiti come me che, quando guardano qualche film doppiato, si divertono a indovinare quale fosse la battuta originale. Quando questo gioco funziona troppo bene allora vuol dire che all’adattamento abbiamo nientepopodimenoche il Sig. Google Translator.

Originariamente in questo articolo avevo introdotto un piccolo gioco, che però funzionava meglio da computer che da cellulare. In questo gioco le parole da indovinare erano di colore bianco su sfondo bianco, così per rivelarle avreste dovuto evidenziare il testo. Purtroppo non era altrettanto pratico da cellulare quindi ho optato per rendere tutto visibile come in un normale articolo, usando colori diversi per le parole incriminate.
Nella sua forma originale facevo un paio di esempi di cosa ho sentito nel doppiaggio di questo film, poi chiedevo secondo voi quale poteva essere la presunta battuta originale ed infine “come invece avrebbero dovuto tradurla”

Indovina la frase originale: se vinci, il doppiaggio ha perso

Esempio n°1

Cosa ho sentito nel doppiaggio?
Ho fatto qualcosa di sbagliato, ufficiale?

Qual’era (quasi sicuramente) la battuta originale?
Have I done something wrong, officer?

Come avrebbero dovuto tradurla?
Ho fatto qualcosa di sbagliato, agente?

Questa è quasi la prova provata che Google Translator è stato invero utilizzato. Oppure che alle traduzioni ci mettono i cuggini raccomandati, come del resto mi raccontava Luca Dal Fabbro.

Esempio n°2

Cosa ho sentito nel doppiaggio?
– Tony, Ang, andate con lui.
– Sto bene da solo.
– Con lui… arrivano.
[Ma Tony e Ang erano già lì accanto, chi è che “arriva”??? Questa battuta non ha senso]

Qual’era (quasi sicuramente) la battuta originale?
– Tony, Ang, go with him.
– I’m fine alone
– Go with him…they’re coming (with you).

Come avrebbero dovuto tradurla?
– Tony, Ang, andate con lui.
– Sto bene da solo.
– Con lui…
vengono con te.

Questi erano tra gli esempi più lampanti. Nel doppiaggio di The Raid – Redenzione ce ne sono tanti altri, seppur molto minori, sparsi per tutto il film; inoltre molte delle frasi di questo film risultano meglio comprensibili se si vanno a leggere i sottotitoli italiani (che traducono più fedelmente quelli inglesi di quanto faccia il doppiaggio), perché con tutte le libertà che si sono presi nel doppiaggio italiano viene meno persino la comprensione di determinate battute, vi rendete conto? Non che ci sia una trama complicata da capire ma se in quel poco che parlano andate pure a confondere le idee allora diventa tutto inutile.

Alcuni esempi:

Doppiaggio: Di nuovo. Chi ha ordinato questo schifo?
Sottotitoli: Lo chiedo per l’ultima volta, chi ha ordinato il raid?

Doppiaggio: Un’altra volta. Non sono ancora morto.
Sottotitoli:
Un’altra volta forse. Prima mi gioco le mie chance qui.

Doppiaggio: Bastardo!
Sottotitoli: Accomodati!

Vecchia pubblicità di uno spray per insetti di nome Raid

Guardatevelo in originale, cioè in indonesiano

Al momento non mi è dato sapere di chi sia doppiaggio di The Raid – redenzione, a naso direi che possa trattarsi di un doppiaggio torinese, un po’ per via degli interpreti da videogioco doppiato e un po’ per gli strafalcioni nei dialoghi. Di certo è molto lontano dalla qualità dei film solitamente doppiati per uscite cinematografiche, non si capisce perché l’home video debba essere afflitto da simili prodotti anche se ce lo possiamo facilmente immaginare: costerà meno.
Proprio per questo ve ne consiglio una visione in lingua originale con i sottotitoli italiani che traducono quelli inglesi. Almeno non vi confonderete con frasi che semplicemente non funzionano o che non hanno molto senso e non vi faranno capire molto. Il doppiaggio americano poi evitatelo come la peste, non sembra neanche che le voci escano dalle bocche degli attori. Un piccolo promemoria su quanto siano inesperti gli americani nel campo del doppiaggio.

In conclusione vi lascio con una vignetta dal blog Pensieri cannibali.

Scena dal film The Raid, due indonesiani con facce urlanti mentre si picchiano

“Ahia!”
“Ahia, tu!”
(eletto all’unanimità come miglior dialogo del film)

Ex-docente, blogger bilingue con il pallino per l'analisi degli adattamenti italiani e per la preservazione storica di film. Ora dialoghista per studi di doppiaggio.

Ancora non ci sono commenti

  • Antonio L.

    26 Aprile 2014 alle 10:33

    In Francia hanno fatto un film che si chiama “Kill Me Please”, ora dico io non esiste un modo in francese per dire “ti prego uccidimi”? Pessima abitudine di dare titoli in inglese non soltanto italiana a quanto pare.

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  • Nikolaus Giove

    29 Aprile 2014 alle 03:02

    “Ci sono alcuni pervertiti come me che, quando guardano qualche film doppiato, si divertono ad indovinare quale fosse la battuta originale.” Anche io, Evit, mi sono sempre dedicato a questo gioco “perverso”!

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  • John Doom

    3 Maggio 2014 alle 11:35

    E’ da tempo che capita anche a me: per almeno il 99% dei media tradotti dall’inglese! xD
    Ormai ci sono traduzioni fatte così male, che se non ho a disposione audio e/o sottotitoli in inglese, devo spegnere la televisione (o lo schermo)! xd
    Se va bene, sono alcune espressioni ad essere tradotte male:
    -ne i “Simpsons”, ce ne sono a centinaia. Una mi è rimasta particolarmente impressa: “true story” = “storia vera”, invece di “è la verità”, o “te lo assicuro”, ecc…
    -in Supernatural soprattutto espressioni che riguardano “shit” o “crap” (come nel caso dello schifo/raid che citavi, ma il problema è che la traduzione che suggeriscono, cioè “questa merdata/schifo”, non rende mai la forza delle parole e, sinceramente, non ho mai sentito nessuno dire in italiano “non voglio fare più queste merdate”, ma magari “non ne faccio più di cazzate”. Non conosco il dialogo originale della scena del raid ma, invece di quello schifo dello “schifo”, avrebbero probabilmente fatto meglio a tradurre con “Parla. Chi ha fatto la cazzata?” o magari “Chi ha provocato questo macello” o “Chi è il responsanbile di questa strage?”)
    Se va male, però, la traduzione porta ad un’altra lingua, non italiano (“italiota”, magari!). E’ il caso di un telefilm che ho intravisto qualche giorno fa (non ricordo il titolo, per loro fortuna! xd). Ho così provato la sensazione di essere straniero italiano in Italia!
    Se va MALISSIMO (e capita), non si degnano neanche di tradurre o di aggiungere sottotitoli! (lo ricordo per scene di Futurama e per alcuni programmi che trasmettono su Cielo e IMAX.)
    Poi ci sono le (auto-)censure: capitano specialmente per programmi per adulti che vogliono trasmettere in fascia protetta, ma anche per questioni di costume o politiche (come citavi tu, italiani che diventano siciliani, presidenti del consiglio che diventano anonimi politici, nazisti che diventano dittatori…)
    Ci sono veramente centinaia di esempi: basta anche solo accendere la televisione e cambiare canale.
    L’unica spiegazione a tutto questo sono le parole di Dal Fabbro, confermate anche da altre figure del mondo del doppiaggio, tra cui proprio Mario Maldesi che, nella sua ultima intervista (https://www.youtube.com/watch?v=9SraqxQlacg), ne parla dal minuto 55:19, e cito qui per cogliere i punti principali:
    “… E allora inventarono il pagamento a riga: più righe fai, più soldi prendi, non è importante come le fai. Terribile. […] Vengono distrutte le categorie fondamentali di questo lavoro. […] Se tutti possono fare i dialoghisti, se tutti possono fare i direttori, … vuol dire che quel lavoro non vale niente. Avete distrutto tutto per ingordigia, perchè dovevate rispondere ai richiami televisivi, di mercato. […] Tutti si improvvisavano. […] … E distruggendo le categorie avete provocato la disistima da parte dei committenti americani verso di noi, che hanno mandato i supervisori. Che non capiscono niente: è solo una categoria di gente che arraffa danaro […], provocando una serie di disturbi alle lavorazioni perchè, siccome comandano, decidono, corrompono e vengono corrotti, […] approfittando anche del fatto che le persone che scelgono ne capiscono anche meno di loro. […] Devo dire che ogni tanto ci sono delle cose fatte bene, ci sono persone per bene, se Dio vuole. Però faticano molto, perchè vengono ricattate: “O fai così, o non lavori più”. Quindi o hai le “spalle” (come potevo averle io che avevo una stima, un sostegno quasi internazionale dei grandi registi), oppure cedi, perchè sennò non lavori più: scendi a compromessi. […] Questa chiusura che hanno le cooperative, le società… Tu sai che noi allora avevamo l’obbligo di assumere due o più attori nella cooperativa? […] Adesso no: solo i figli, nipoti… […] E non entri. Io ho i miei allievi dell’Accademia dell’Arte Drammatica, bravissimi attori, che non riuscivano ad entrare. Ma perchè non riesci ad entrare, soprattutto se sei bravo? Perchè dai fastidio.”

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    • Evit

      5 Maggio 2014 alle 00:41

      Lo so, putroppo gli esempi sono tanti, colpa anche del ritmo incalzante con cui doppiano tutto (sono quasi sicuro che tutte le serie su DMAX e simili le doppieranno in una settimana al massimo!).
      Per superare questi “shock” c’è un tantra molto efficace, devi alzarti dal divano e urlare al televisore “mumbo jumbo! mumbo jumbo! mumbo jumbo!“.
      Comunque mi fa piacere vedere che ricordi molti dei miei articoli passati. Sono quasi commosso di avere dei favolosi lettori come te e molti altri.
      Le parole di Maldesi sono tanto veritiere quanto deprimenti. E’ per questo che Dal Fabbro ogni volta che mi sente mi dice che faccio un ottimo lavoro di “osservatorio”, che è molto necessario… questi professionisti saranno pure loro un po’ depressi per come vanno le cose in questo mestiere

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  • andreasperelli2k

    5 Maggio 2014 alle 12:19

    Devo dire che capita ormai anche a me di sentire i dialoghi in italiano e pensare a quale fosse l’espressione inglese originaria. Sopratutto perché spesso il calco dall’inglese è evidente.
    Vale anche per i videogiochi, nell’ultimo Tomb Raider mi ricordo di un personaggio che diceva di voler “salvare la giornata”.

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  • Antonio L.

    29 Giugno 2014 alle 18:45

    Ho cominciato anche io a fare questo esercizio di provare a ritradurre la frase nella lingua di origine e mi sono reso conto di quanto i dialoghi meglio adattati siano quelli dove la frase sembra nata in italiano e non tradotta da un’altra lingua. La spontaneità di un dialogo “vero” è forse la regola non scritta che permette alle frasi di arrivare alle nostre orecchie senza stonare. Lo so è una cosa ovvia ma a farci caso ci si accorge di quanto sia brutto il doppiaggese e le frasi ricalcate dall’originale, forse uno degli impoverimenti più subdoli di molti dei recenti adattamenti.

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    • Evit

      30 Giugno 2014 alle 10:45

      Sei stato molto più sintetico di me Antonio, aspiri ad un posto di lavoro non retribuito a Doppiaggi Italioti? Ahah! 😉
      E’ invero l’impoverimento più subdolo nell’adattamento italiano! Hai colpito nel segno.

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  • Lucius Etruscus

    29 Novembre 2017 alle 09:06

    Leggendoti solo ora, scopro che ho fatto bene a ignorare l’edizione italiana di questo film 😛
    Scherzi a parte, i dialoghi sono proprio l’ultimo degli elementi forti del film, che ha incantato il mondo con una concezione dell’azione marziale come non se ne vedeva più – semmai si è vista – nel fiacco e buonista e bambinone Occidente. Il close combat da noi è sconosciuto perché è uno stile brutto, sporco e cattivo, quindi gli eroi buoni che vogliono benne alla mamma non possono usarlo, nei film occidentali: qui invece si massacrano come se non esistesse un domani, e più la tecnica è infame più è spettacolare: per questo a noi tristi spettatori, che chiamiamo eroi d’azione Keanu Reeves o peggio ancora Seagal, questa roba ci manda fuori di testa.
    E’ come chiamare “porno” Colpo grosso: quando poi vedi un vero porno, la cosa non può che turbarti 😛

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    • Evit

      29 Novembre 2017 alle 09:11

      AHAHAHAHAH!
      No, ma adesso lo capisco. Sai che a me l’azione stupisce fino ad un certo punto. Lo ricordo carino ma non so se lo rivedrei mai volontariamente. Forse il doppiaggio italiano aveva inserito troppe distrazioni fastidiose. Mai guardarlo in italiano, mai! Che vergogna dargli un adattamento simile, da quattro soldi. Non lo meritava proprio.

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      • Lucius Etruscus

        29 Novembre 2017 alle 09:15

        Se non ti appassiona vedere personaggi che si massacrano in close combat, facile che non ti venga voglia di rivedere un film come The Raid 😛 Però magari per puro interesse cinefilo potresti rivedertelo e poi vederti “Dredd”, per il semplice gusto di vedere la stessa trama trattata in maniere così abissalmente diverse 😉

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