TITOLI ITALIOTI: Happy Days – La Banda dei Fiori di Pesco

Nel 1977, oltre a Guerre stellari, in Italia arrivò un altro prodotto americano, la serie televisiva Happy Days… e fu subito successo. Proprio questo successo spinse i distributori italiani ad abusare dei propri poteri per vendere un film qualsiasi spacciandolo per un film legato alla serie.

I padroni di Flatbush? Mmh, no. Meglio HAPPY DAYS - BEGINS

“I padroni di Flatbush”? Mmh, no. Meglio “HAPPY DAYS – BEGINS”


È il caso di The Lords of Flatbush, del 1974, nel cui cast compare Sylvester Stallone e Henry Winkler (l’attore che interpreta Fonzie in Happy Days) e che fu distribuito in Italia solo nel 1979 dalla Impegno Reak con il titolo di Happy Days – La Banda dei Fiori di Pesco. E di impegno ce ne sarà voluto veramente poco per inventarsi un titolo simile.
HAPPY DAYS - IL FILM

HAPPY DAYS – IL FILM… ma anche no.

Happy Days, il primo titolo italiota

Il film parla di una gang di scansafatiche italo-americani di fine anni ’50, uno dei membri di questa banda è il personaggio interpretato da Henry Winkler, si chiama Butchey Weinstein ma nel film doppiato in italiano (leggo su Wikipedia) ha un soprannome molto particolare, sicuramente una pura coincidenza eh… il suo soprannome è Fonzie! Come se fosse un “prequel” della nota serie televisiva per famiglie. The Lords of Flatbush in realtà uscì in America dopo la prima stagione di Happy Days. In Italia venne doppiato invece soltanto dopo il successo della suddetta serie. La locandina stessa sottolinea la presenza di Fonzie con lo slogan “Fonzie vi dice…“, con il quale Fonzie, in maniera pietosa, implora il pubblico italiano di andare a vedersi questo film (“veniteci a vedere”).
Inoltre, per giustificare l’esistenza di tale titolo, sul finale il narratore dice “Happy days, amici. Happy days!“, anche se da come è recitato non è chiaro se sia un augurio per il futuro o una descrizione nostalgica dei giorni passati. Forse non lo sapevano neanche loro, ma da qualche parte dovevano dirlo questo “happy days”. Una presa di culo finale per lo spettatore italiota che aveva ormai pagato il biglietto ed era rimasto seduto fino alla fine del film nonostante avesse già capito che non si trattava di un antefatto della serie televisiva, bensì di una becera mossa commerciale per staccare biglietti.
provaci
A questo punto mi domando se il “fiori di pesco” del titolo (traduzione di “Flatbush”, un area di Brooklyn a New York) non faccia riferimento alla canzone di Battisti (“Fiori rosa di pesco”), un successo di qualche anno prima (1970)… così, tanto per riuscire a vendere ancora meglio un prodotto altrimenti quasi invendibile.
Questa strategia commerciale ha fatto fesso persino il mio critico cinematografico preferito, Mereghetti, il quale lo descrisse come la prima volta di Winkler nei panni di Fonzie

Happy Days la banda dei fiori di pesco, recensione dal dizionario dei film Mereghetti

C’è cascato pure il Mereghetti


Non avendo visto il film per intero non saprei dirvi se il doppiaggio faccia mai riferimento ai “fiori di pesco” del titolo. Sarebbe veramente inusuale se avessero tradotto in italiano il nome di un quartiere di Brooklyn… ma non sarebbe neanche la prima volta.

Il secondo titolo italiota

Probabilmente vergognatisi di quel primo fallimentare tentativo di imbrogliare i fan italiani della serie Happy Days, dal 1984 in poi, il film viene rilasciato nuovamente da altre case di distribuzione non meno sfacciate (Taurus Cinematografica, Capitol International Video, Columbia Tristar Home Video) che lo adottarono con un nuovo titolo “Brooklyn Graffiti” e nelle nuove locandine fecero leva più sulla presenza di Stallone (nel frattempo diventato super star) che sulla presenza di Fonzie.
Adesso infatti non è più “Fonzie vi dice…” bensì “Sylvester Stallone vi dice…“.

Locandina datata 1984 (immagine rubata da eBay)

Locandina datata 1984 (immagine rubata da eBay). Qualcuno ha dimenticato di mettere uno spazio dopo la virgola di “giovani” e ne ha messo uno di troppo tra “risse” e il punto esclamativo.


Il titolo è un ovvio richiamo ad American Graffiti di George Lucas ed è più adeguato, perlomeno. Anche questo film, infatti, appartiene a quel filone esploso negli anni ’70 che faceva leva sulla nostalgia di fine anni ’50 perché coincideva proprio con gli anni in cui erano adolescenti gli sceneggiatori del tempo. American Graffiti e Grease forse sono i prodotti più memorabili di un filone molto abusato in quegli anni. L’Italia, in ritardo cronico, arriva a questo filone soltanto diversi anni più tardi con pallonate tipo Sapore di mare (1983) di Vanzina che, se vi interessa sapere, sembra essere arrivato anche all’estero con titoli quali Time for loving (USA) e Gelati und Amore (Germania). Quale sia stata poi l’effettiva distribuzione è difficile da verificare.
Sylvester Stallone, quasi scritto nelle stesse dimensioni del titolo

“Sylvester Stallone”, quasi scritto delle stesse dimensioni del titolo

Piccola curiosità da Antoniogenna.net: Flavio Bucci ha doppiato Stallone in questo film. Lo stesso aveva già doppiato Travolta in Grease e La Febbre del Sabato Sera (almeno nei loro doppiaggi originali) ed era anche il doppiatore di un personaggio secondario della serie Happy Days, Potsie.

Piccola curiosità aggiuntiva da Wikipedia: Stallone fu pagato in t-shirt per recitare in questo film.

 

Titolo italiota bonus: I ragazzi di Happy Days

sweater-girls-movie-poster

Operazione simile fu compiuta per Sweater Girls (1978) che ricevette il titolo di I Ragazzi di “Happy Days” o, per essere più precisi, il titolo intero sarebbe I ragazzi di “Happy Days”: le ragazze pullover (ma con la seconda parte del titolo scritta in caratteri minuscoli tipo contratto di Willy Wonka), incentrato su un gruppo di ragazze adolescenti che formano un club chiamato The Sweater Girls, “le ragazze in pullover” appunto, con l’obiettivo di preservare la propria verginità. Unico nesso con “Happy Days”, l’ambientazione nostalgia-anni ’50.
i ragazzi di happy days
Quando nel poster italiano trovate scritto “HAPPY DAYS” a caratteri cubitali e trovate la raffigurazione, in primo piano, di un ragazzo giacca di pelle-e-capelli alla Fonzie (per giunta a cavallo di una motocicletta!), potete stare tranquilli… è la distribuzione italiana che sta cercando di buttarvelo in culo. Quasi come tutti i film di Bruce Lee che nel titolo italiano avevano Bruce Lee, nel poster italiano avevano Bruce Lee ma nel film non c’era Bruce Lee.

L’origine del personaggio di Fonzie

Concludo con una curiosità sul personaggio di Fonzie visto che Sylvester Stallone sostiene che Henry Winkler abbia alterato il personaggio di Fonzie in Happy Days imitando sempre di più lo stile che aveva invece il personaggio di Stallone in The Lords of Flatbush. Ciò significa che, ad un certo punto della sua carriera, Stallone possa aver visto la foto Henry Winlker vestito da Fonzie in una guida televisiva ed aver esclamato…
io già un paio di anni fa in The Lords of Flatbush interpretavo un personaggio molto ma molto simile. Il look della giacca di pelle, modestamente, prima di lui ce lo avuto io…
stallone1(semi-cit.)
 

Ex-docente, blogger bilingue con il pallino per l'analisi degli adattamenti italiani e per la preservazione storica di film. Ora dialoghista per studi di doppiaggio.

30 Commenti

  • Rado il Figo

    17 Febbraio 2015 alle 10:43

    Sbagliio o pure il Mereghetti è cascato nel tranello? Purtroppo vado a memoria ma nell’edizione 1998 del suo dizionario (ormai persa per casa chissà dove…) mi pare che commenti “La banda dei fiori di pesco” sostenendo che sia proprio l’esordio del personaggio di Fonzie nel cinema…

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    • celestinocamicia

      17 Febbraio 2015 alle 13:37

      Se è per quello, ci sono altri film che dubito che Mereghetti abbia visto del tutto: ricordo perfettamente che Il suo riassunto di “Tutti per uno” (ovvero il primo film dei Beatles “A Hard Day’s Night”) vedeva come fil rouge della trama Ringo alle prese con un anello finito per caso nelle sue mani.
      In pratica la stessa trama di “Help!”
      A proposito, piccolo OT…di “Tutti per uno” il doppiaggio italiano è saltato fuori da qualche anno sul Mulo, preso da chissà quale copia su vhs, in cui ricordo distintamente un George Lionello e un Ringo Locchi 🙂
      Ma quello di “Help”? Sentii dire che fu trasmesso in Rai solo una volta negli anni settanta e mai più replicato!
      Considerato che all’epoca i videoregistratori erano roba per pochissimi e che tutte le edizioni dvd sono sottotitolate, dobbiamo includere anche quello nei doppiaggi perduti?

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      • Evit

        17 Febbraio 2015 alle 13:53

        Leo mi parlava di quel film l’estate scorsa. Se non ricordo male lo avevano riproposto sottotitolato o qualcosa del genere.
        Attendo il suo intervento.

      • Evit

        18 Febbraio 2015 alle 09:53

        Riguardo al Mereghetti e altri critici come lui che scrivono dizionari, semplicemente non credo possano davvero aver visto tutti i film esistenti, o comunque alcuni li hanno descritti a memoria, da quando li avevano visti 40 anni prima. Se non altro, mi pare che il Mereghetti non scopiazzi altri, e comunque non sia troppo crudele nei suoi giudizi. Ce ne sono altri che danno una stellina a qualsiasi film non sia un classico del bianco e nero o comunque un regista affermatissimo e notoriamente amato dai critici. Meglio se non faccio nomi…

  • Leo

    17 Febbraio 2015 alle 16:40

    Mi sono parecchio incazzato quando è passato nelle sale cinematografiche “Tutti per uno” in edizione restaurata e si sono guardati benissimo di includere il doppiaggio originale. Avevo pure intenzione di andare a vederlo, con la colonna sonora italiana caricata sull’Ipod, ma (memoria nebbiosa) ho avuto problemi tecnici e ho dovuto rinunciare. Sarei tentato di affermare che “Aiuto!” in italiano si trova online da qualche parte, ma ho fatto queste ricerche ormai mesi fa e ho prontamente dimenticato tutto. Dovrei tenere un diario, ma non faccio che dimenticarmene.

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  • Carmelo

    19 Febbraio 2015 alle 18:00

    “La banda dei fiori di pesco” ahah ma chi sarà stato il genio a tradurre, io avrei proposto “I ragazzi del rione Flatbush”, cosa ne pensi Evit?

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  • Denis

    2 Marzo 2015 alle 13:18

    sabato ho visto un’altra trashata Il ritorno dei morti viventi 2 sequel del cult di Dan O’Bannon,ma stanotte su Rai movie c’è La casa del tappetto giallo uno degli ultimi gialli all’italiana a letto la rece su eXXagon.

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    • Evit

      2 Marzo 2015 alle 13:20

      L’ho visto anche io ahahah. Lo avevo annunciato anche via Facebook. Io adoro il primo, questo secondo ritorno dei morti viventi lo ricordavo veramente a stento. Divertente in italiano i versi di alcuni attori sofferenti che non era sempre chiaro se fossero zombi o vivi… I suoni erano simili. Le voci degli zombi poi aiutavano la commedia. Cerveeeeeeli! …e la battuta finale della testa mummificata della signora.
      Non conoscevo ne questa casa dal tappeto giallo, ne il sito eXXagon che mi sto già spulciando con curiosità.

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  • Denis

    2 Marzo 2015 alle 14:22

    Si ma non ti sembra un maccosa che all’inizio i zombie camminano lenti dopo corrono infine guidano una jeep militare,c’era come attore Dana Ashbrook che era il fidanzato di Shelly nel serial Twin Peaks,comunque ritornando al film il terzo e di Bryan Yuzna(visto anche quello).
    Io infine un doppiatore lo conosco ma doppia molti videogame.

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    • Evit

      2 Marzo 2015 alle 15:42

      Gli zombi sulla jeep era la scena che mi ha fatto piegare in due. A quel punto era palese che si trattasse quasi di una parodia del genere stesso, se non del primo film direttamente. La mano tagliata che alza il dito medio poi completava il tutto.
      Visto che citi attori, c’era anche il direttore Skinner di X-Files come sergente dell’esercito.

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  • pilloledicinema

    29 Gennaio 2016 alle 17:31

    A conti fatti credo che anche il film nella sua versione originale forse cerca di battere sul successo di Happy Days che – parlo per supposizione – anche in USA avrà riscosso una discreta domanda di vedere Winkler con il giubbotto di pelle e la moto.
    L’ho visto proprio ieri, doppiato in italiano. C’è da dire che già dall’incipit la voce narrante (che è proprio quella del personaggio di Winkler) tenta di legare il film al telefilm. Ma se la cosa fosse morta lì, detto onestamente, non mi sarei formalizzato più di tanto.
    Il fatto è che mica solo sul finale sti tizi dicono “Happy days, amici. Happy days”. Nel film lo usano come fosse una specie di saluto gergale, una specie di “Bella lì zio”. Viene detto almeno altre due volte.
    Per correttezza ora metto l’avvertenza di spoiler anche se il film è di quaranta anni fa.
    SPOILER
    In un piccolo monologo di Winkler ha uno sfogo con un barista. Sembra sia irritato perché lui per il momento è rimasto al palo e invece gli altri della comarca hanno delle storie con alcune ragazze.
    Lì per lì descrivendo il suo stato mi è sembrato che facesse riferimento al suo personaggio in Happy Days. Però in tutta sincerità non ricordo esattamente come vivesse Fonzie in Happy Days, è passato troppo tempo 🙂
    Però insomma il film ha questi inserti dove effettivamente l’addattamento italiano secondo me si è preso troppe libertà.
    Poi c’è da dire che il film in se secondo me nasceva già vecchio. Cioè le storie dei ragazzotti incastrati da una mezza fidanzata in cinta o delle delusioni d’amore per la differenza di classe sociale non nascono certo negli anni ’70 e questo propone tutta la gamma di situazioni più trita.
    Stallone è l’unico che salva le sue scene. La scena nella gioielleria è la migliore in assoluto, l’unica che possiede la leggerezza che il film sembra voler dare senza mai riuscirci. Anche l’altro aspetto dell’amore, quello della storia che non riesce a funzionare di un amico di Stallone e Winkler suscita solo disinteresse. E qua credo che doppiaggio e adattamento abbiano poca colpa, il film ha una regia disattenta, magari volenterosa, ma francamente poco capace. I registi sono degli esordienti e la cosa si vede tutta.
    Vale la pena? Dipende. Probabilmente per il 90% delle persone no. Ma se interessa davvero la carriera di Stallone, ad esempio, sì. Winkler al tempo delle riprese era ovviamente il più famoso, ma accanto a Stallone, c’è poco da fare, scompare.
    Oppure può essere interessante come sottoprodotto di un telefilm di successo possibile in un’epoca meno regolata. Per intenderci dubito che oggi Bryan Craston potrebbe fare il “cuoco” meth pelato senza pagare i diritti a qualcuno.
    Ecco, diciamo che se si trova una ragione più che valida per vederlo la visione può diventare sopportabile. Perché come valore cinematografico siamo al di sotto della mediocrità.

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    • Evit

      29 Gennaio 2016 alle 17:48

      Ti ringrazio per la recensione, mio twitter-amico. Sembra proprio un film che viene da un’altra era, sia per il doppiaggio, sicuramente succube di un distributore che non sapeva come rivendere questo film mediocre se non come finto spin-off (ante litteram) di una serie famosa, sia per la produzione stessa che comunque operava su un concetto simile: mettere il celebre Fonzie-Winkler nuovamente in giacchetta di pelle e motocicletta. Non l’ho ancora visto (magari un giorno, per curiosità) ma mi pare che il film sia paraculo quasi quanto il suo doppiaggio italiano (quasi)

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