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L'adattamento di "Star Wars – Il Risveglio della Forza" è goffo e erratico come un blaster!

 

Risvegli

Non ho mai avuto contatti con Carlo Cosolo, autore dei dialoghi italiani e della direzione del doppiaggio di questo nuovo film di “Star Wars”, quindi premetto di non sapere con certezza cosa (o chi) abbia influenzato l’adattamento di questo Episodio VII, tuttavia è logico che chi firma dialoghi e direzione doppiaggio finisca in qualche modo per essere la persona contro cui puntare un eventuale dito.

E dito dovrà essere puntato per questo Risveglio della Forza.

poster il risveglio della forza

Guarda quanti colori!


Non parlerò della trama né delle mie impressioni del film (di quello forse arriverà un video), qui tratterò unicamente dell’adattamento italiano, come da tradizione del blog. Vi chiederete: qual è l’entità del danno?
Iniziamo da lontano.
lukeguerrestellari
Tanti anni fa c’era Guerre Stellari e c’era un suo adattamento a cura di De Leonardis e Maldesi, due che intesero subito che l’opera di Lucas non fosse mera fantascienza, non parlava del futuro dell’umanità, bensì che si trattasse di un fantasy con ambientazione spaziale. Del resto, il “tanto tempo fa…” chiarisce dai primi secondi del film il tono favolistico della storia.
I due si apprestarono ad “adattare” (tenete ben presente questa parola) questa opera né più e né meno come si adattano i prodotti del genere fantasy, e quindi con alcuni nomi che rimangono in originale, alcuni nomi che vengono alterati e, perché no, a volte anche italianizzati: pensate a Pipino del Signore degli Anelli. Bene, se non vi dà fastidio quello non può darvi fastidio nemmeno Leila al posto di Leia; se non vi ha fatto infuriare Grampasso al posto di Strider, sempre nel Signore degli Anelli, non può farvi infuriare neppure C1-P8 al posto di R2D2… gli esempi potrebbero andare avanti virtualmente all’infinito e non solo limitati al Signore degli Anelli, è così per qualsiasi favola e racconto fantasy. Potremmo fare lo stesso discorso con Biancaneve e i sette nani.
È possibile dibattere fino alla nausea di questa tematica ma il succo della questione è questo: se il fantasy lo si guarda o lo si legge in italiano bisogna saper accettare una certa “fantasia” anche nell’alterazione dei nomi, alterazione che ha sempre uno scopo, quello di rispecchiare il più possibile l’effetto che il suono di certi nomi ha sulla mente dello spettatore. Se R2 in inglese si pronuncia “artoo” (artù), questo aiuta, quasi in maniera vezzeggiativa, a far adorare il personaggio, un robot la cui matricola pronunciata ad alta voce sembra quasi un simpatico nome, è quasi “arturo”, che carino. Se R2 lo pronunciamo in italiano rimane ERRE DUE che non ha alcun impatto emotivo, al contrario invece della scelta di De Leonardis/Maldesi di rinominarlo C1 (ciuno), che poi ritorna in scene come “Artoo-Detoo! It’s you! It’s you!” che diventava “Ciuno? Ci-uno pi-otto, stai bene! Non sei rotto!” mantenendo la rima e l’emozione.
L’alterazione del nome porta lo stesso effetto emotivo allo spettatore americano che lo chiama Artù e a quello italiano che lo chiamerà Ciuno, simpatia verso il personaggio. Se prendete il Signore degli Anelli troverete una lista molto più lunga di esempi simili che, mi pare, nessuno abbia mai contestato, né per il libro né tanto meno per il film.
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Voler controbattere questo concetto vuol dire essere in antagonismo con l’intero concetto di adattamento nel doppiaggio in generale (che è pur sempre una rispettabile scelta individuale se fatta con coerenza) e, come dico spesso, chi ha modo di guardarsi i film in lingua originale è SEMPRE invitato a farlo.
Io che non so una parola di tedesco, ahimè, non potrò mai venire a sapere della gioia infinita che si prova leggendo (e guardando) La Storia Infinita in tedesco (forse dovrei chiamarla Die unendliche Geschichte), così da poter scoprire i veri nomi di tutti i personaggi così come furono originariamente concepiti e con le loro intrinseche implicazioni emotive date dalla scelta lessicale di ciascuno di essi!

Insomma, se sapete una lingua straniera a livello madrelingua e non vi importa niente delle versioni italiane, è lecito dare per scontato che non vi importi neanche di lottare contro questa o quella scelta di adattamento italiana. “In inglese è meglio” non dovrebbe essere neanche un’argomentazione da presentare quando si parla di doppiaggio, adattamento, etc… .
Fatte queste dovute precisazioni, torniamo a noi, a Guerre Stellari e al nuovo Star Wars.
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La cosa più grave che si poteva fare con la nuova serie è quella di alterare i nomi di personaggi stranoti. Ebbene sì, è stato fatto e voglio tirare anche a indovinare sui possibili motivi di questa operazione:
1) cedere alle richieste dei fan più chiassosi “sull’internet”, quelli che aprono gruppi Facebook su gruppi Facebook richiedendo che i nomi non vengano cambiati perché l’originale è mejio (ma che poi senza l’ausilio dei sottotitoli non riescono neanche a seguire un film in lingua originale);
2) cedere alle richieste della Disney che così risparmierà $3 l’anno in inchiostro grazie alla rimozione di quella seconda “L” dalle confezioni dell’action figure di Leila.
3) o possibilmente entrambi, cioè che sia la Disney stessa ad essere stata influenzata dai soliti percentili chiassosi che si danno tanto da fare su internet per lamentarsi di cose che percepiscono come sbagliate, ognuno poi a modo suo, senza molto criterio, senza una base culturale alle spalle e, spesso, senza neanche una buona conoscenza della lingua inglese (necessitare di sottotitoli in inglese per capire tutto ciò che viene detto nel film in lingua originale, mi dispiace ma non qualifica come “buona conoscenza della lingua”).
Non so cosa spinga ad alterare parzialmente l’adattamento del seguito di una serie storica, di cui fan conoscono il nome di ciascun personaggio, oggetto, concetto e creatura aliena a memoria! Fatto sta che siamo in presenza di un adattamento inconsistente, a volte inesistente, a tratti direi demenziale. È giunta l’ora di tirare fuori un’abusata gif animata, perché vi potrebbe tornare utile più e più volte. O forse è solo come mi sento io, sapete che tendo ad esagerare…
Darth-Vader-gif
 

Le NON traduzioni e i NON adattamenti

Cosa può portare a pensare che “blaster” possa essere lasciato in lingua inglese? Cosa può mai indicare la parola “blaster” ad un generico pubblico italiano? Una sabbiatrice forse? Certamente niente di più che “quella specifica arma che appare in Star Wars“?
La parola è introdotta con la frase…

Sottoponi il tuo blaster a ispezione.

…aprendo così la strada ad una sequela di “sai sparare? – Blaster soltanto.” e “porte anti-blaster“.
La parola in sé, in originale, indica qualcosa “che spara”. To blast away vuol dire spazzar via, tanto per capirci. È una parola piuttosto forte. Un americano che sente chiamare un arma laser come “blaster”, gli associa subito concetti ben precisi e familiari. In italiano, nel 1977, si optò per tradurlo con “fulminatore” (o in alcuni casi “folgoratore”).

“Non è goffa o erratica come un fulminatore… è elegante invece, per tempi più civilizzati.”

Obi Wan, 1977

Che vi piaccia o no la scelta lessicale di “fulminatore” o “folgoratore” (io la trovo perfetta), possiamo in ogni caso affermare che di scelta lessicale si tratta! La parola “blaster” non porta alcun concetto alla mente dello spettatore italiano, come invece la porta al pubblico americano, per questo motivo non si tratta di un adattamento… e non è neanche una traduzione! Non è niente. È una non-traduzione.

I nomi

Come accennavo e come forse molti di voi già sapranno, i nomi di questo Risveglio della Forza sono stati lasciati in inglese ignorando lo storico adattamento. Quindi Ian resta Han, Leila resta Leia, C1-P8 resta ERRE-DUE DI-DUE, etc, etc…
I droidi li avevamo già trovati nella nuova trilogia (episodi I-III) con i nomi originali e tutti si aspettavano che il direttore di doppiaggio e dell’adattamento inserisse una frase del tipo “cancella la memoria e cambia la matricola a questi droidi” sul finale di Episodio III, cosa che era effettivamente nelle intenzioni del direttore di doppaggio Francesco Vairano e che non gli fu permesso dalla Lucasfilm la quale, suppongo, all’epoca già progettava di ridoppiare i vecchi film, tanto per dimostrare ulteriormente quanto poco rispetto Lucas abbia per i suoi stessi film (e lo si era già capito dalle demenziali alterazioni introdotte negli anni dallo zio Jorge).
Quindi cerchiamo di capire la logica di questo adattamento… Han, Leia ed il più bello di tutti, Dart VEIDER (un nuovo personaggio?), sono pronunciati all’inglese e le sigle (R2D2 etc) rimangono quelle originali (pronunciate logicamente in italiano). Fin qui vi seguo. Blaster abbiamo detto che rimane blaster perché gnegné… Poi però arrivano i Wookie che mi pronunciate uòki come nella trilogia storica e non wùki all’inglese? Le “razze” dunque rimangono con la pronuncia del vecchio adattamento. Quelle si adattano e i nomi no? Mmh, OK… però Chewbacca rimane all’italiana? Sono un tantino confuso.

Vader_Lando

C’è una logica nella scelta di adattamento o si procede a caso? Quello che piace in inglese rimane in inglese, quello che piace meno si adatta? Blaster è più cool?
A questo punto sono stato quasi sorpreso nello scoprire che Stormtrooper sia stato lasciato come “assaltatore”, che gli X-Wing siano rimasti “Ala-X” (non era tra le traduzioni più lamentate dagli sciocchi?), che Chewbecca sia pronunciato come nella vecchia trilogia (dov’è la coerenza nel “Veider” sì ma “Ciubàca”/”Ciùwi” no?) e che The Death Star sia rimasta La Morte Nera. Sono venute meno le palle sul momento di cambiare Death Star in qualche nuovo abominio (Stella della Morte?) oppure quando si era paventata l’opzione di lasciarla direttamente in inglese? Blaster è meglio in originale ma Death Star no? Com’è che Death Star va bene tradurla Morte Nera? Perché “nera” poi? Che c’entra il nero? Non era grigia? (le mie domande sono volutamente provocatorie e ironiche, per chi non mi conoscesse).
Del resto, della coerenza nei riferimenti ai precedenti film a chi potrà importare? Se Dart Fener diventa Darth “Veider” tra una trilogia e un’altra, a chi importerà mai? I tempi erano proprio maturi per lanciarsi nella traduzione di The Death Star come La Stella della Morte o, ancora meglio, lasciarla in inglese… MUAHAHAWANAGANA!!!

Altre traduzioni dubbie

Per coronare questa torta di incoerente diarrea, la ciliegina arriva anche con un paio di termini di per sé accettabili in una normale traduzione di un normale film ma non in un fantasy, per quanto tecnologico e “spaziale”. Parlo di quando C3PO, ehm, scusate, D3BO fa riferimento ad un backup quando dicenel suo backup. [C’era anche un qualche “iperscan a indicator termico” ma questa la dovrò verificare con esattezza.]
Quelli che mi conoscono già stanno alzando gli occhi al cielo fino a mostrare solo la sclera (attenti che poi passa l’angelo e dice “Amen”).
LO SO che backup fa parte dell’italiano noto a tutti, ma la trovo un tantino dubbia come scelta lessicale per un film che prosegue una trilogia adattata negli anni ’70-’80. L’italiano evolve, certo, ma a poco vale questa giustificazione quando vi andrete a fare una maratona dove non solo i nomi cambiano nel corso della storia, ma anche il lessico usato. E non è che i vecchi film abbiano un italiano degli anni ’30 da giustificarne un radicale rinnovamento.
Questa è una lamentela minima, non volevo neanche portarla in tavola perché È NIENTE rispetto a ciò che viene dopo…
Star-Wars-The-Force-Awakens-trailer-screenshots-3
Sempre parlando di droidi, mi domando come si sia classificato il nuovo droide rotolante BB-8. Che abbia raggiunto la serie A o sia rimasto in B? Quando la pseudo-protagonista gli dice “ah, sei classificato” forse alludeva al fatto che anche i robot sono stati classificati nei taxa di un Linneo galattico? Oppure il robottino si era classificato terzo nel campionato regionale di pispola a bocca da richiamo?
Certamente non sarà stata la traduzione del termine inglese “classified“, vero? Perché nessuno può essere così ignorante in un film di tale entità, nessuno!
Classified = classificato fa scattare il…
Darth-Vader-gif
Visto che sarebbe tornata utile questa gif animata?
A chi già vorrebbe correre a dirmi che “classificato” lo usa anche il nostro governo a livello ufficiale consiglio di leggere questo articolo della linguista Licia Corbolante che spiega bene l’uso contestualizzato di “classificato” come traduzione di “classified” e la distinzione tra parola e termine, che non sembra essere chiara a tutti. L’uso che se ne fa in questo film lo pone alla stregua di un “falso amico”, un brutto calco dall’inglese. La sola presenza nel dizionario di “classificato” come traduzione di “classified” di per sé non basta ad eleggerla automaticamente a scelta ideale. Saper contestualizzare è essenziale nel lavoro di traduzione e adattamento.
In breve, un adattamento che lascia il tempo che trova… così come il film stesso.
lucascorna

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Conclusione (il rimbambito ha quasi finito di blaterare)

Alle chiassose minoranze, ai percentili, mi congratulo con voi! Sarete felici finalmente di sentire Dart Fener “finalmente” pronunciato Dart Veider nel doppiaggio italiano. Il coronamento di un sogno malato di chi non si decide a imparare l’inglese ma non si decide neanche a rinunciare al doppiaggio italiano, bensì persevera nell’esigere traduzioni che non sono traduzioni, doppiaggi che non sono doppiaggi e adattamenti privi di una coerenza interna, adattamenti insomma che non adattano un bel niente… perché, tanto, il film è mejio in inglese (coi sottotitoli).

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yourfather

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Ex-docente, blogger bilingue con il pallino per l'analisi degli adattamenti italiani e per la preservazione storica di film. Ora dialoghista per studi di doppiaggio.

198 Commenti

  • Andrea87

    17 Dicembre 2015 alle 02:47

    ahahahhaha grandissimo Evit!
    come ti ho scritto su FB oggi (mi dispiace averti dato la brutta notizia), ho avuto l’impulso di abbandonare la sala appena letto “LEIA” tra i titoli di testa… mi ha consolato sentire bisbigliare gli altri nella sala domandandosi “Ma come LEIA? non era Leila? hanno fatto un orrore nei titoli di testa!!!” (hai presente la scena di Fantozzi quando dice che casaLINGUE è il plurale di casalinga, no? uguale!)
    a VEIDER poi ho avvertito un fremito nella Forza… o meglio nella FORCE (c)!
    su “classificato” meglio sorvolare… meglio non classificare l’adattamento vah…

    Rispondi
  • Norman

    17 Dicembre 2015 alle 04:00

    Ecco, vedi? Avevo detto che non avrei dovuto commentare così tardi.
    Sono rimasto talmente stordito e infastidito dai primi piani ossessivi e dalle zoomate (o zummate?) di J.J. che non ho fatto caso agli aborti che hai segnalato. Forse per abitudine a questo tipo di traduzioni. Forse perché sono gggiovane (anche se sono cresciuto con film adattati decentemente, e con le VHS del 95 della trilogia, con i film virati al blu e l’audio pieno di crosstalking).
    Classificato… Tzè!
    Ebbi anche, come te, mal tollerato a suo tempo il cambiamento dei nomi dei droidi nei prequel. Tuttavia qui mi sono messo proprio a ridere.. per non piangere: Leia, Han, VEIDER!
    Anche blaster mi era sfuggito, sarebbe stato più bello fulminatore, o folgoratore, come mi pare dicano in alcuni punti di Guerre Stellari (o era nel trailer del ’76 che venivano chiamati così?).
    Per quanto riguarda il film… non saprei. Così a caldo non mi è dispiaciuto (non mi uccidere, ti prego), ma per citare un mio compagno di venture, direi: “È da valutare”. Il cattivo era uno dei più patetici che io abbia mai visto fin’ora.
    Poi boh… Per me è più Star Wars questo che “La minaccia fantasma” o “L’attacco dei cloni”.
    Ecco, l’ho detto!

    Rispondi
    • Evit

      17 Dicembre 2015 alle 10:48

      Sei entrato 10 minuti dopo l’inizio del film? Come ha fatto a sfuggirti blaster??? Ahahah, lo dicono un sacco di volte nei primi minuti del film (e poi mai più).
      Figurati se ti “uccido” se ti è piaciuto, per chi mi hai preso? Io parlo solo di adattamento ;D

      Rispondi
  • fibrizio

    17 Dicembre 2015 alle 07:15

    Doppiaggio e adattamento di impareggiabile ottusità:
    – Leila cambiato in Leia oltre ad essere cacofonico è proprio stupido, soprattutto se pensiamo che in Italia, grazie al film, abbiamo circa 3.200 “Leile”, nome che altrimenti non sarebbe mai stato familiare nel nostro paese
    – Veider…. Veider?! Pronunciato poi per una volta sola tipo, quasi di sfuggita, tanto che ho dovuto reinterpretare a posteriori, per la serie “aaaah, si riferiva a Darth Fener”
    – il blasonato blaster ripetuto in tutte le salse era probabilmente per far felici i videogiocatori, che vorranno usare il blaster ATX34, anziché il blaster AT-345, non sia mai si trovino spaesati sentendo folgoratore
    – Star Killer…. Si chiamava così quella specie di… Uhm… Morte Nera? In sala, il pubblico sapesato, alla fine faceva una macedonia di idee tanto che c’era chi parlava di Stella Nera, nella confusione pià totale
    – l’adattamento dovrebbe favorire anche a rendere memorabili i nomi ed i personaggi; d’altronde non è un caso che se incontriamo qualcuno con un nome straniero, fatichiamo a memorizzarlo, profondendoci a volte in penosi tentativi di riassociarlo a nomi a noi familiari; in questo caso, ad adattamento zero, memoria dei personaggi nuovi pari a zero; ricordo Rei, ricordo Finn (temo per merito di Adventure Time)…. Il nemico come si chiamava? Kappa qualcosa… Mi pare… Forse l’ho letto all’Esselunga tempo fa. Il signore oscuro com’era? Pakkun? Quello forse era il cane in Naruto… Come si chiamava il figlio di HAN? Bob? La maga arancione come si chiamava? Uhm… Sono confuso.

    Rispondi
  • Georgeone

    17 Dicembre 2015 alle 09:53

    Scusa: ho scritto il commento nel Post sbagliato:( volevo solo dire un appunto : io sapevo che R2D2 era diventato C1P8 per ricordare Pinotto di Gianni e Pinotto

    Rispondi
    • Evit

      17 Dicembre 2015 alle 10:58

      Può essere che “Pinotto” abbia influenzato la scelta del nome “carino” da dare al droide una volta stabilito che andava modificato per rendere lo stesso effetto che “Artù” aveva sul pubblico americano.

      Rispondi
  • Georgeone

    17 Dicembre 2015 alle 10:13

    Aggiungo: non sono mai stato un grande fan della trilogia originale, quindi non mi interessa molto il cambio di nomi in se’, mi interessa e mi fa incacchiare pero’ in quanto sono nomi ormai entrati nell’immaginario collettivo (anche di chi, come me, non conosce bene Star Wars). Anzi: per le capre come me e’ un cambio intollerabile perché ho sempre sentito parlare di Dart Fener, Leila e Ian Solo, e non essendo un esperto, i nomi ‘NUOVI’ possono solo spiazzarmi… Penso oltretutto che dovranno ridoppiare Marty McFly che dice di essere Dart Fener ( che viene dal pianeta Vulcano:)) e cambiare il nome a Turanga Leila di Futurama:)))).
    Aggiungo, parte 2: suppongo che la scelta del Blaster sia dovuto alla ‘videogiochizzazione’ (passami il neologismo:)) del pubblico moderno: la traduzione e’ comunque imperdonabile in un fantasy, perche non si tratta di un videogioco. Presto inseriranno anche parole come Respawn e Medikit?:))))
    Aggiungo, parte 3: il termine ‘classificato’ e’ usato anche in italiano (fa parte del mio lavoro). Io la frase la trovo comprensibile, ma un non addetto ai lavori non credo…. Tu come avresti tradotto? Non ‘Riservato’ spero, sarebbe stato piu’ comico… Segretato? Boh…

    Rispondi
    • Evit

      17 Dicembre 2015 alle 10:56

      Ogni tanto c’è anche chi viene a difendere “abort the mission” con “abortire la missione”, quindi non mi stupisce trovare qualcuno che venga a difendere “classified”=”classificato”. Certo, se parli di risultati sportivi sono equivalenti, se parli di materiale top secret è un errore.
      Giusta considerazione quella su McFly e sui videogiochi, è perfettamente in linea con la qualità di adattamento di molti blockbuster moderni che fanno leva su un linguaggio inesistente derivativo di chi gioca titoli videoludici non tradotti e inventa un italiano derivativo ma, in ultima analisi, inesistente.

      Rispondi
    • Evit

      18 Dicembre 2015 alle 19:21

      Ti hanno risposto “negli esempi che ci riporta sembra evidente l’influenza dell’inglese”. E allora? Non avevamo già detto e stabilito che è scritto ovunque che “abortire” in quella accezione è un inglesismo di un linguaggio tecnico parlato in italiano? E che usare un tecnicismo simile è inutile e controproducente per un lavoro di doppiaggio? Riparliamo sempre delle stesse cose?
      Quando faranno un film italiano dove un italiano parlando italiano usa “abortire”, stai tranquillo che non avrò niente da obiettare in merito.

      Rispondi
    • Giovanni De Bonis

      6 Settembre 2018 alle 15:14

      Ahimè, Georgeone, sei stato profeta di sventure. Ne Gli ultimi Jedi hanno inserito anche «medikit». Che, tra l’altro, in originale è «med pack».

      Rispondi
  • Georgeone

    17 Dicembre 2015 alle 11:18

    Evit, non volevo difendere la traduzione di Classified, ma purtroppo io lavoro proprio con materiale ‘classificato’ cioe’ ‘coperto da segreto’ e si chiama proprio ‘Classificato’ sui documenti ufficiali del Ministero…. Credo che sia un lascito della ‘Americanizzazione’ delle nostre Forze Armate… Non volevo fare una domanda da rompiscatole, volevo davvero sapere tu come la tradurresti? PS: questa cosa del cervello fuso rimane tra di noi, va bene? ;))))))

    Rispondi
    • Evit

      17 Dicembre 2015 alle 11:25

      La cosa non mi sorprende, a livello governativo e ufficiale sono stati introdotti tanti termini abominevoli, quindi niente di nuovo lì. Come dissi già in passato, anche nel settore biomedico si utilizzano tante parole derivative dall’inglese, dato che il grosso degli studi sono pubblicati in quella lingua, tuttavia non mi sognerei mai di introdurli in un doppiaggio italiano. Stesso discorso fatto nei commenti di The Martian con il suo “abortire la missione”. Sono anglicismi moderni che non hanno spazio in un prodotto doppiato.
      Ora non ricordo lo scambio di frasi esatte sul “classified” ma c’è sempre un modo per aggirare il problema, se ci fissa con “quale altra parola specifica avresti messo al posto di classified” si dimentica che l’adattamento non si fa soltanto sostituendo singole parole. Non so se mi sono spiegato.
      La buonanima di C1P8 parlava ad esempio di “missione segreta”, niente di sbagliato nell’introdurre un rimando a tale battuta, ad esempio “missione segreta, eh?” / “classificato, eh?”, stessi tempi. È soltanto un esempio, per darti un’idea di come non ci si debba fissare sul “cosa ci metti al suo posto allora?”

      Rispondi
  • Norman

    17 Dicembre 2015 alle 11:34

    Forse “sfuggito” non è il termine più appropriato, diciamo che al momento non ho dato troppo peso alla non traduzione di blaster.
    Comunque c’è da dire: J.J. si è trattenuto con i suoi lens-flare della cippa, e di questo sono contento. Poi tu parli di adattamento giustamente, ma parlandovdi un aspetto del film è difficile tacere del resto.

    Rispondi
  • Liuk

    17 Dicembre 2015 alle 13:46

    Sì discretamente casuale come adattamento. Ma, permettetemi, preferisco Leia, Han e sì, anche Veider allle italianizzazioni a caso, tipo il terrificante “Guerra dei QUOTI” originale

    Rispondi
    • Evit

      17 Dicembre 2015 alle 14:05

      Insomma, meglio lasciare anche “Death Star”, o sbaglio?
      I quoti sono già stati ampiamente additati in questo blog. Lo considero una delle pochissime scelte meno felici del vecchio adattamento, ma non certo un argomentazione pro-nomi originali.

      Rispondi
    • Andrea87

      17 Dicembre 2015 alle 15:54

      personalmente più che “guerra dei quoti” (e quella dei dividendi e dei divisori quando c’è stata? me la sono persa?) che era una cosa en passant a cui nemmeno ci faccio caso, la cosa che più mi dava fastidio in ANH era “stella pilota”…
      Insomma, era una qualifica o un concorrente di “tutti gli uomini del deficiente” come Leone Stella / Stella Leone? xD

      Rispondi
    • Liuk

      20 Dicembre 2015 alle 13:35

      Il fatto che personalmente non consideri “Guerra dei Quoti” un’argomentazione pro-nomi originali dipende da quanto puoi essere infastidito da quel tipo di orrori, che rivela tutta la superficialità e il disprezzo dell’operazione di doppiaggio dell’epoca verso un genere ritenuto allora “di serie b”: della serie, “E’ un filmetto, non ci prendiamo nemmeno la briga di andare a capire cos’è “clones” e traduciamo a orecchio (o con altre parti anatomiche non meglio precisate) un “Quoti” tanto è sempre quella roba lì che interessa solo a gente dalla cultura destrutturata”. Ecco, a me questa roba qua mi fa incazzare molto più di Darth Veider: pure a me Death Star fa rabbrividire, ma non vivendo in un mondo perfetto pare che ci tocchi scegliere il male minore, e personalmente non ho dubbi. Poi, de gustibus.

      Rispondi
    • Andrea87

      20 Dicembre 2015 alle 17:26

      ma che c’entrano “i quoti” con l’adattamento dei nomi?
      termine che peraltro gli italiani non hanno cagato per 25 anni (’77-’02), quando uscì Episodio II che diede senso ad una frase detta en passant appunto…
      Anzi, come ho scritto sopra a me da più fastidio “Stella Pilota”, quello sì un termine cannato in pieno, ma onestamente stikazzi, se è il prezzo da pagare per chicche alla “goffo e erratico” o “quindicimila?” (ahhhhh, gli italiani hanno un Ia… ehm Han Solo più attaccato ai soldi!)!
      Sul cambiamento dei nomi potrei concordare perchè un nome vale l’altro, ma se per 40 anni sono andati bene (e non solo per la trilogia sequel, ma vennero confermati nel 2005 anche per quella sequel!) non capisco perchè da un giorno all’altro hanno deciso di uniformarci agli ammeregani awanagana!

      Rispondi
  • Andrea87

    17 Dicembre 2015 alle 14:57

    siccome c’è qualcuno a cui ho linkato il post, che non ha capito il riferimento, ricopio paro paro la provocazione di Evit (essendo nel topic di Batman forse passa inosservata…)
    “È la spada laser di tuo padre. Questa è l’arma dei cavalieri Jedi. Non è goffa o erratica come un fulminatore.“
    …ed indovinare quale fosse la battuta originale! Quali parole tradurranno “goffa”, “erratica” o persino “spada laser”? Laser sword? Erratic?
    La frase originale era:
    “Your father’s lightsaber. This is the weapon of a Jedi Knight. Not as clumsy or random as a blaster.“
    e se dovessimo immaginarla tradotta oggi, nel 2014, allo stesso modo in cui doppiano cose brutte come Captain America 2, avreste certamente udito cose tipo:
    “È la lightsaber di tuo padre. Questa è l’arma di un cavaliere Jedi. Non è brutta o imprecisa come un blaster.“
    per la cronaca, nella provocazione il nostro Evit ci aveva preso alla grandissima… ti ci potevi scommettere dei soldi e a quest’ora saresti stato ricco! 😀

    Rispondi
    • Evit

      17 Dicembre 2015 alle 15:03

      Pensa che già guadagnai 15 euro nel 2004 scommettendo che per l’uscita in DVD non avrebbero ridoppiato i film (all’epoca molti si aspettavano che avrebbero ridoppiato la trilogia originale per uniformarla ai nuovi episodi).
      Prima che riportassi le mie stesse parole qui nel commento mi ero anche dimenticato di averle scritte, perché sono cose che uno scrive così, per fare un po’ di commedia dell’estremo, poi quando succedono realmente ti cascano le braccia.

      Rispondi
  • Andrew S. Marini

    17 Dicembre 2015 alle 19:36

    Colpevolmente non ho ancora visto il film, ma non posso astenermi dal commentare ringraziandoti per le tue P A R O L E S A N T E che sottoscriverei lettera per lettera, virgola per virgola sull’adattamento della trilogia originale.
    Sia in campo cinematografico che letterario, per quanto concerne saghe ed epopee, l’adattamento dei nomi è un fondamentale aiuto alla comprensione ed all’immedesimazione: l’avevano capito persino gli antichi romani!
    Anche più recentemente la traduzione di Harry Potter ha contribuito a rendere memorabili i suoi protagonisti e a nessuno è saltato per la testa di ripristinare i nomi originali in occasione dei film.
    Al di là della mediocrità del prodotto, invece, non è avvenuto altrettanto per il più recente “Hunger Games”, chiaro segno del cambiamento dei tempi: eccovi un articolo nel quale si elenca la fitta rete di collegamenti letterari che hanno originato le scelte http://www.slate.com/blogs/browbeat/2014/11/19/hunger_games_names_meanings_explanations_for_katniss_everdeen_peeta_mellark.html
    Insomma, quando ci si trova davanti a nomi chiaramente artefatti quali “Haymitch Abernathy”, cercare di aggiustarli perché anche il pubblico nostrano li possa ricordare senza sforzi sovrumani è innanzitutto un atto di rispetto nei confronti del lettore, ma è anche vantaggioso per chi si augura di rendere emblematici i propri personaggi.
    È più evocativo parlare di Paperon de’ Paperoni o di Scrooge McDuck?

    Rispondi
    • Evit

      17 Dicembre 2015 alle 19:55

      In Harry Potter hanno fatto di peggio, sono andati a RITRADURRE i libri, lasciando così tutti i nomi in originale (come è diventato di moda fare da quando si danno ascolto ai rumorosi gruppi Facebook). Così adesso ne esistono tre versioni italiane: quelle della prima stampa, quella dell’adattamento dei film (che non combaciava sempre con quello dei libri) e l’ultima versione dei libri (stampata mi pare l’anno scorso e diventata quella UFFICIALE). Praticamente non c’è un libro che corrisponda perfettamente a ciò che sentiamo nei film. Su Harry Potter ci sono alcune scelte in parte discutibili ma lo sforzo è stato incredibile e l’idea di base di trattarlo come un fantasy cambiando alcuni dei nomi è corretta, visto soprattutto il pubblico a cui si rivolgevano.
      Su Hunger Games, credo fosse più difficile giustificare un simile trattamento. Non è un fantasy e non è una fiaba. È chiaramente fantascienza che tratta di un’America del futuro. Purtroppo è difficile immaginarsi un alterazione dei cognomi in uno scenario simile. Io comunque li ho letti in inglese, quindi non ho familiarità con l’adattamento italiano dei libri.

      Rispondi
  • Gabriel McFly

    17 Dicembre 2015 alle 20:48

    Ciao a tutti ! Vi seguo da un po’ ma solo adesso posto un commento visto l’argomento.
    Le tue argomentazioni Evit sono assolutamente giuste e tecnicamente corrette, quindi penso che chi vuole confutarle dovrebbe argomentarle con altrettanta conoscenza tecnica. Poi personalmente, chi critica De Leonardis, leggenda vivente che ha tradotto la Disney per 50 anni e amico personale di Walt, o lo fa apposta per darsi un tono, o non conosce la storia del doppiaggio. Per me Maldesi poi è’ Dio e tutto quello che ha fatto e’ perfetto, perfino ” quoti”.
    A tal proposito vorrei girare la questione non sul lato tecnico ma sul lato emotivo – artistico. Perché le frasi della Vt sono tanto impresse nella nostra mente, mentre se cerchiamo frasi dei prequel o di questo nuovo film, non ce ne viene in mente neanche una? Non è che forse la cura, la ricerca di frasi evocative ,anche se non corrispondenti con l’inglese, le indimenticabili interpretazioni degli attori che hanno doppiato quella fiaba( si per me è una fiaba!) hanno fatto sì che si fissasse nelle nostre teste come un imprinting. Lo scopo del cinema non è’ quello di emozionare? Cambiare i nomi in questa nuova pellicola mi sembra quasi uno sfregio per chi precedentemente si era arrogato il diritto, a ben ragione, di adattare alla cultura italiana, dialoghi e “idioms” tipicamente anglofoni.
    Poi sono disponibile a qualsiasi ragionamento.

    Rispondi
    • Evit

      17 Dicembre 2015 alle 21:02

      Se è la prima volta, molto piacere di conoscerti! Non ho assolutamente niente da aggiungere a ciò che hai scritto.
      La questione dei Quoti per me è diventata, più che occasione di lamentela, solo un’occasione mancata. Avrei voluto sapere quale ragionamento li aveva portati a tale scelta, una curiosità a cui credo nessuno potrà rispondere ormai. Ero curioso non in modo polemico, ma in modo puramente intellettuale, perché sappiamo benissimo che nessuna scelta era “a caso” sebbene possa sembrarlo, a posteriori.
      Vuoi una frase dai prequel? Eccoti servito, una delle poche che ricordo: il mio cuore si strugge per te.
      ;D

      Rispondi
  • Gabriel McFly

    17 Dicembre 2015 alle 21:19

    Ti ringrazio, piacere mio. La frase non me la ricordavo, ma è un perfetto esempio di traduzione non letterale, perché immagino che in inglese non abbia nessuna corrispondenza, o a occhio, mi sembra così.
    La mia teoria su Quoti è puramente tecnica. È una parola che permette una intonazione e una respirazione migliore perché divisa da una consonante in mezzo, mentre cloni parte difficoltosa per via del cl iniziale. Sono ovviamente supposizioni puramente accademiche, ma ricordiamoci che una volta con il rullo magnetico, un doppiatore doveva fare la parte tutta d’un fiato e ogni aiuto di respirazione forse veniva valutato diversamente da oggi ,dove viene usato il digitale.

    Rispondi
    • Evit

      17 Dicembre 2015 alle 21:39

      No, che nastro magnetico, credo che incidessero ancora su pellicola nel 1977! Quindi c’era ancora meno spazio per errori, i doppiatori si preparavano prima in modo da fare meno tentativi possibili perché non era possibile registrare e “risentirsi” subito, dovevano attendere lo sviluppo dei negativi… Un lavoraccio ma che consentiva anche di “conoscere” il proprio personaggio.
      Se Marini mi concederà di pubblicare quella famosa intervista che prometto da quasi un’anno forse chiarirò anche un po’ di storia degli strumenti del doppiaggio.
      Chissà, prima o poi farò una vera e propria analisi della vecchia trilogia, come ho fatto per tanti altri film.

      Rispondi
  • Antonio L.

    17 Dicembre 2015 alle 22:42

    Oggi sono andato anche io a vedere questo sce… ehm film al cinema e condivido in pieno l’articolo di Evit. Purtroppo la situazione dell’adattamento è peggio di quanto temessi, però almeno adesso la citazione presente in Ritorno al futuro è corretta! Ahahahaha che ridere! 🙁 Vi delizio con un paio di aneddoti accaduti oggi a me durante la proiezione. C’è una scena in cui un personaggio cerca un’arma e chiede stupito una cosa tipo “come mai non c’è un blaster qui in giro?”. L’amico con cui stavo guardando il film fa “un che?!” e io senza nemmeno pensarci gli rispondo “un fulminatore!”. Sono finito a fare l’interprete del doppiaggio, grazie supervisori avete distrutto un’eccellenza italiana.
    Poi un signore anziano seduto vicino a me (peraltro appassionato della trilogia originale) ad un certo punto chiede “ma quello non era C1P8?” e io gli rispondo sconfortato “una volta, adesso si chiama Erredue!” 🙁
    Hanno fatto schifo. E non parlo solo dell’adattamento italiano.

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  • Francesco

    18 Dicembre 2015 alle 08:52

    Pensavo che finalmente, dopo lo scempio dei prequel, avessero capito come agire con star wars. Comunque non credo sia tutta farina del sacco di Carlo Cosolo, sono certo che dietro la scelta di lasciare i nomi originali ci sia dietro qualche supervisore ” ‘mmeregano”. Sentire VEIDER e non FENER è un colpo al cuore. Soprattutto considerando che questo film era stato fin da subito presentato come perfetto per i nostalgici della vecchia trilogia, (e secondo me, doppiaggio a parte, ci sono riusciti). Adesso mi spiego del perchè non ci fossero i soliti commenti stupidi… anzi, satipi, citando un vecchio articolo, su facebook sui nomi definiti “storpiati”. E io che speravo che tornassero anche ai nomi C1P8 e D3BO…

    Rispondi
  • Gabriel McFly

    18 Dicembre 2015 alle 13:49

    Capisco che la colpa possa essere dei cosiddetti “supervisors”, che hanno una visione tutta loro della nostra cultura, però sti direttori dovrebbero fare capire loro, che magari certi adattamenti possono essere più graditi e far affezionare di più il pubblico, con conseguente guadagno economico. Se il doppiaggio, meglio, l’interpretazione dei doppiatori non mi lascia nulla, almeno per quanto mi riguarda mi fa anche dimenticare il film stesso. Poi va beh le scenografie, effetti speciali, volti sono un’altro discorso. Un doppiaggio fatto male però è disturbante. Ancora oggi mi chiedo perché Bulkaen su Ewan Mcgregor? Non ci azzecca un’acca! E soprattutto non ci fa sentire lo spirito saggio e pacato di uno Jedi. Stessa cosa nel risveglio, Chevalier su loki va benissimo, su Kylo Ren, almeno per mio gusto ci voleva una caratterizzazione più schizofrenia vista la dualità.

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  • Francesco

    18 Dicembre 2015 alle 15:02

    Concordo. Ma a quanto pare il pubblico italiano non ha più il senso del doppiaggio fatto bene, basta vedere in quanti disprezzano quello della trilogia originale solo per quel “quoti” che, seppur sbagliato, considerando i tre film per intero, non era niente: veniva detto due sole volte. Eppure si ostinano ad usare quel piccolo errore come elemento di prova per giustificare il considerare brutto il doppiaggio. Per non parlare poi di quelli che si lamentano del cambiamento Vader- Fener, che io trovo perfetto, o Leia- Leila, e così via. Il punto della questione è che se noi che esigiamo un doppiaggio/adattamento fatto bene non ci facciamo sentire, poi è normale che i direttori di doppiaggio e dialoghisti accontentino le mandrie di fan che si lamentano per qualcosa che in realtà è ben fatto. Riassumerei il tutto con “gettare le perle ai porci”, la massa non si merita niente di valore perchè poi lo disprezza. Che tristezza.

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  • S*

    21 Dicembre 2015 alle 12:40

    Un piccolo dettaglio forse sfuggito: è cambiato l’articolo davanti a “jedi”. Ora si dice “IL” Jedi, “I Jedi”, non più “LO” jedi o “GLI” Jedi.
    Tutto questo con addirittura il titolo di un film in ballo, “Il ritorno DELLO jedi”.

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    • Evit

      21 Dicembre 2015 alle 12:45

      Beh, quella del “un jedi” fu cambiato nel Ritorno dello Jedi in “uno jedi” per una questione di sonorità (o almeno così si è scritto fino ad ora), quindi lo hanno semplicemente “riportato” a ciò che era prima, nei primi due film (un jedi)

      Rispondi
  • Lucius Etruscus

    21 Dicembre 2015 alle 12:42

    Posso solo farti i complimenti: pezzo magistrale!
    Cito due precedenti.
    Turanga Leila di Futurama che i traduttori italiani, nella prima stagione, tentarono di presentare come “Sora Leila”: per fortuna hanno desistito…
    Non si sono invece preoccupati i traduttori della Fondazione di Asimov, i cui sette libri sono tuttora ristampati con i nomi ballati da un romanzo all’altro: era troppo faticoso andare a vedere il lavoro del traduttore precedente, sempre della stessa casa, così abbiamo nomi fantasiosi. Per esempio, Hari Seldon viene chiamato Raven: in un romanzo traducono Corvo, che ci sta bene, ma in un altro… Cassandra! È una traduzione giusta, ma potevano mettersi d’accordo!
    Non sono un fan dell’originale, ma un fan della coerenza: ricordo ancora la cocente delusione infantile quando, dopo anni di Spack, inizio a vedere il film di Star Trek… e lo chiamano Spock! E mo’ chi è ‘sto Spock? 😀

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    • Evit

      21 Dicembre 2015 alle 12:51

      Per questo mia madre chiama Spock in maniera per me “strana”? Ahah. Lei lo vedeva da adolescente quindi con il primo doppiaggio, io l’ho conosciuto solo negli anni ’90, non ne sono un conoscitore.
      Su Asimov, di quella serie ho letto un solo romanzo, quindi non mi sono mai reso conto ma che cosa confusionaria.
      Alla fine la coerenza negli adattamenti è l’elemento più rilevante, per motivi ovvi. Lo spettatore non può essere costretto a fare salti pindarici per ricollegare cose sentite prima con quelle “nuove”.

      Rispondi
    • Evit

      22 Dicembre 2015 alle 13:40

      Parlo di chi guarda i film in inglese e necessita dei sottotitoli in inglese per capire cosa dicono, ma allo stesso tempo esalta a priori le migliori qualità linguistiche e filologiche del copione originale, i nomi originali nel fantasy (come in questo caso) e l’espressività degli attori, reputandole superiori in ogni caso. E sostengo questo perché se uno già ha bisogno dei sottotitoli per capire ciò che viene detto su schermo, mi domando quanto poi possa mai arrivargli delle scelte lessicali anglosassoni che comunque fanno appiglio ad un subconscio fatto di suoni associati ad idee, il tutto derivante da un sottofondo culturale che cambia da paese a paese. Quindi che Death Star debba rimanere in inglese al posto di Morte Nera, come molti estremisti vorrebbero… sono opinioni che lasciano il tempo che trovano se dette da chi dice di preferire i nomi di Guerre Stellari in originale ma poi non ha neanche la cultura (e la “bilingualità”) per apprezzarli. Difatti le giustificazioni per tali scelte estremiste (quando vai a chiederle a queste persone) non vanno più in là del “perché il nome in inglese è meglio”.
      Ancora meno sensata è la situazione di chi guarda film in inglese sottotitolati in italiano e si lamenta degli adattamenti del doppiaggio italiano (come se i sottotitoli non fossero adattati e riduttivi, anzi, quelli che si trovano sui DVD sono spesso molto peggiori e dozzinali).

      Rispondi
  • Francesco

    23 Dicembre 2015 alle 16:39

    Sono assolutamente d’accordo con te, Evit. Però, in merito ai sottotitoli, c’è comunque da dire che negli ultimi anni è diventato più facile trovarne online realizzati da fan, con l’adattamento spesso migliore di quanto sia stato fatto nel doppiaggio italiano. Ormai sono poche ad esempio le serie tv che vengono trattate con cura, l’adattamento diventa sempre più inglesizzato e sbrigativo.
    Premetto che, se disponibile il doppiato, ne usufruisco. Mi dissocio da chiunque critichi il doppiaggio a prescindere, ma se quest’ultimo poi è quasi sempre di basso livello, c’è da preoccuparsi.
    In merito a quello de “il risveglio della forza”, nel sentire i nomi originali, in sala ogni volta si alzava un brusio. Soprattutto a quel “Veider”, la maggior parte si chiedeva tra loro “che? ma non era Lord Fener?” ma non mancavano i soliti che di questo scempio ne erano soddisfatti. Credo che ormai sia stato detto tutto in merito. Ah, ma perchè Ciubecca è rimasto tale invece che Chewbacca?

    Rispondi
  • skaiwoka

    23 Dicembre 2015 alle 18:12

    Ringraziamo sentitamente l’adattamento di The Force Awakens. A quanto pare…
    SPOILER
    … durante le visioni della Forza da parte di Rey hanno chiamato Ewan McGregor per parlare con la voce del giovane Obi Wan, poi hanno preso una parte del parlato di Alec Guinness “don’t be afraid” per estrapolare “Rey”, e Frank Oz per Yoda.
    E’ la parte in cui Rey sente “Rey, rey, questi sono i tuoi primi passi”.
    Nella versione italiana invece viene chiamata da tizi a caso con voci anonime. Infatti non si capisce chi la stia chiamando.
    Era così complicato quantomeno richiamare i doppiatori italiani di Obi Wan da giovane e dell’ultimo Yoda?
    Come al solito, adattamento italiano fatto così tanto per.

    Rispondi
    • Andrea87

      23 Dicembre 2015 alle 19:39

      “tizi a caso con voci anonime” = Rodolfo Bianchi ti sta già calciorotando 😛
      Richiamare l’ultima voce di Yoda è impossibile, a meno che tu non sappia far doppiare i morti (Sandro Pellegrini, per un quarto di secolo voce di Daisuke Jigen)

      Rispondi
  • John Doom

    27 Dicembre 2015 alle 23:52

    Ho appena visto il film e concordo su tutto: manca solo le spade laser diventino “lightsaber” 😀 Speriamo che non stiano preparando un ridoppiaggio della trilogia classica per uniformare i nomi, ora…
    Sui termini informatici, sono comunque passati più di 30 anni dalla distruzione della seconda Morte Nera, quindi forse anche quei termini potrebbero essere mutati (anche se si tratta di film di genere fantastico, in ogni caso). BB8 “classificato” credo vada bene, perchè anche nella trilogia classica drodi ed astronavi appartenevano a classi.
    Il doppiaggio, personalmente, mi è sembrato appena sufficiente, con diverse espressioni inglesi tradotte letteralmente in italiano (tra cui “Lo stiamo facendo davvero!?” “Are we doing it for real!?”), ed alcune battute pronunciate a tratti, roboticamente, o con pause tra le parole che stravolgevano il senso della frase.

    Rispondi
  • Gabriel McFly

    28 Dicembre 2015 alle 23:53

    il “classificato” mi ha fatto estraniare completamente dal dialogo del film. Ogni volta che lo pronunciavano mi sembravano conversazioni surreali. È’ talmente un termine poco usato a livello gergale che non mi sembrava manco italiano. È’ una parola che mi ricollega ai film di spionaggio, e star wars non c’entra un tubo con 007…. In generale questo doppiaggio mi ha fatto venire in mente i termini anche inglesizzati e russo-storpiati di Arancia Meccanica( right,right,right?), solo che lì’ avevano un senso qui….. Lasciamo perdere….. Un adattamento dovrebbe tenere conto anche degli usi linguistici della gente comune, credo. Non per ripetermi ma i famosi idioms inglesi non hanno nessuna corrispondenza con l’italiano. Noi non usiamo i loro termini per determinati concetti.E questa è linguistica spicciola….altrimenti al prossimo film cinese o giapponese facciamo i dialoghi con traduzione letterale, e poi vediamo cosa viene fuori.

    Rispondi
  • Julius H. Nightingale

    30 Dicembre 2015 alle 16:21

    Ho letto questo post prima di vedere il film e sinceramente mi aspettavo di sentire “blaster” ripetuto centinaia di volte. Invece dopo la visione, mentre tornavo a casa in metropolitana, ripensandoci mi veniva in mente solo una volta (“Sai sparare?” “Blaster soltanto.”). Allora, quando l’ho rivisto con la mia ragazza mi son detto: “E mo’ le conto quante volte dicono blaster!”. E così ho fatto. Risultato? Viene detto quattro volte più un “anti-blaster”. In totale cinque (5) volte in 2 ore e 16′ di film. Sono l’unico a pensare che tutto questo lamentarsi sia un tantinello esagerato?
    Per quanto riguarda il ripristino dei nomi originali direi che, avendo sempre trovato immotivato il cambio (pur sapendo le varie motivazioni), non ci si possa proprio lamentare, anche perché, a parte le fugaci menzioni di Leila e Dart Fener (una a testa) ne “La Vendetta Dei Sith”, i nomi “italiani” non vengono mai usati al di fuori della Trilogia Classica.
    E malgrado sia ormai considerato il capro espiatorio di ogni nome lasciato in originale (dai film Marvel a “Guerre Stellari” passando per “Transformers” -giusto per citare qualcosa che non sia gestito dalla Disney) non credo che c’entri neanche il merchandising, perché nel film sentiamo parlare di “Spada Laser” e “Ala X” benché sulle confezioni di giocattoli e modellini facciano bella mostra di sé i termini “Lightsaber” e “X-Wing”. Paradossalmente, l’unico oggetto che rimane in originale (il blaster, appunto) è l’unico di cui non si abbia traccia di merchandising.

    Rispondi
    • Evit

      30 Dicembre 2015 alle 16:31

      Suppongo che tu non conoscessi il mio blog quindi sappi che l’esagerazione è di casa.
      Parlando seriamente, 5 volte in due ore ti sembrano poche? Secondo te gli adattamenti nel complesso si giudicano in base a quante volte una parola viene pronunciata in due ore? “Spada laser” sarà pronunciato una volta sola in tutto il film di Guerre Stellari (1977), eppure se l’avessero chiamata “lightsaber” me ne sarei lamentato altrettanto fortemente.
      L’adattamento di questo film è pessimo perché non ha né coerenza interna (forse la cosa più essenziale di tutte quando si adatta un film per il cinema!), né coerenza con i precedenti capitoli di cui è un seguito.
      Ma se, come metro di giudizio del successo di un adattamento, stiamo a contare quante volte una certa parola viene detta nel corso del film, certamente, hai ragione tu, potrei chiudere subito il blog, tanto a che serve? Risulterebbero tutti ottimi adattamenti.
      Dei film della Marvel di cui accenni ne ho già parlato (Captain America 2 ha persino 3 articoli), forse anche calcando un po’ più la mano e i toni rispetto a questo su Star Wars 7. Non credo ti piacerebbero.

      Rispondi
  • Fabio Barcaroli (@FabioBarcaroli)

    30 Dicembre 2015 alle 16:30

    Ho letto questo post prima di vedere il film e sinceramente mi aspettavo di sentire “blaster” ripetuto centinaia di volte. Invece dopo la visione, mentre tornavo a casa in metropolitana, ripensandoci mi veniva in mente solo una volta (“Sai sparare?” “Blaster soltanto.”). Allora, quando l’ho rivisto con la mia ragazza mi son detto: “E mo’ le conto quante volte dicono blaster!”. E così ho fatto. Risultato? Viene detto quattro volte più un “anti-blaster”. In totale cinque (5) volte in 2 ore e 16′ di film. Sono l’unico a pensare che tutto questo lamentarsi sia un tantinello esagerato?
    Per quanto riguarda il ripristino dei nomi originali direi che, avendo sempre trovato immotivato il cambio (pur sapendo le varie motivazioni), non ci si possa proprio lamentare, anche perché, a parte le fugaci menzioni di Leila e Dart Fener (una a testa) ne “La Vendetta Dei Sith”, i nomi “italiani” non vengono mai usati al di fuori della Trilogia Classica.
    E malgrado sia ormai considerato il capro espiatorio di ogni nome lasciato in originale (dai film Marvel a “Guerre Stellari” passando per “Transformers” -giusto per citare qualcosa che non sia gestito dalla Disney) non credo che c’entri neanche il merchandising, perché nel film sentiamo parlare di “Spada Laser” e “Ala X” benché sulle confezioni di giocattoli e modellini facciano bella mostra di sé i termini “Lightsaber” e “X-Wing”. Paradossalmente, l’unico oggetto che rimane in originale (il blaster, appunto) è l’unico di cui non si abbia traccia di merchandising.

    Rispondi
  • Fabio Barcaroli (@FabioBarcaroli)

    30 Dicembre 2015 alle 16:57

    Mi spiego meglio. Chi se ne frega se dicono “blaster” invece che “fulminatore” o “folgoratore”. C’è tutto un film intorno di cui parlare, perché soffermarsi su di un dettaglio? Vogliamo dargli importanza? Diamogli importanza. Trent’anni fa se uno si puntava addosso una macchina fotografica e si faceva una foto si faceva un autoscatto. Se lo fa adesso si fa un selfie (termine che io per primo aborro). Trent’anni fa dicevamo autoscatto e ora selfie, tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana, dicevano “fulminatore”, trent’anni dopo dicono “blaster” (che ha comunque una forte connotazione onomatopeica).

    Rispondi
    • Evit

      30 Dicembre 2015 alle 17:17

      Se ti piace seguire il benaltrismo, del “c’è ben altro di cui parlare”, ahimè hai sbagliato blog, visto che qui ci concentriamo proprio sull’adattamento nel suo complesso, un argomento che mi rendo conto sia di minimo interesse nel grande mare di chi parla e si interessa di cinema.
      E l’adattamento è sì fatto di tante piccole scelte, spesso pronunciate anche una volta sola nel corso di un intero film, e qui le giudichiamo. In questo genere di analisi la quantità non conta, è il principio che conta. Blaster è solo il sintomo di un adattamento mediocre, non la sua causa, e certe iperboli sono licenze narrative che mi prendo allo scopo di rendere i miei articoli di maggiore intrattenimento.

      Rispondi
  • Fabio Barcaroli (@FabioBarcaroli)

    30 Dicembre 2015 alle 17:56

    Blaster non è sintomo di un bel niente. Un adattamento si giudica dalla comprensibilità dei dialoghi, non da quante parole inglesi vengono inserite in italiano. Se io vedo Finn, in una situazione di pericolo cercare un blaster, è chiaro che sta cercando un’arma. Se poi è la stessa che trent’anni prima veniva chiamata “folgoratore” è un dettaglio che non mette a repentaglio la comprensione della scena. Se io sento una parola inglese in un doppiaggio, non penso: “Ah, già, in realtà non stanno parlando davvero in italiano.” quello lo so benissimo da quando vedendo l’A-Team leggevo nei titoli di coda il cartello “Edizione Italiana… con le voci di…” (metà anni ’80, per la cronaca).

    Rispondi
  • Gabriel McFly

    30 Dicembre 2015 alle 18:26

    Allora, forse risulterò polemico ma ribadisco un paio di idee personali. È vero,le parole originali in inglese non appaiono così spesso. Qui però credo che si discuta sul fatto culturale che può’ avere un adattamento. In più in questo film non c’è coerenza: allora se mi usi blaster, tieni anche chewie e light saber. Allora cosa vuol dire, se il concetto è’ semplice, e perché vuole essere accondiscendente al supervisore ok, w gli inglesismi, se è troppo complicato no? O in Italia sappiamo l’inglese o siamo dementi che conosciamo solo alcune parole? Chewie, se proprio, devo dirla tutta sarebbe stato molto più comprensibile allora, come concetto ,intendo,di blaster. Allora o tutto o niente. Un doppiaggio fatto così mi sembra fatto con superficialità. Ovviamene ritengo Cosolo un grande professionista, non è questo il punto.

    Rispondi
  • Fabio Barcaroli (@FabioBarcaroli)

    30 Dicembre 2015 alle 19:11

    Bisogna tener conto di un dettaglio, però. “Spada Laser” ormai è un concetto di pubblico dominio, tutti sanno cos’è una spada laser e tutti l’associano a “Guerre Stellari”, “folgoratore” no (non a caso della prima esistono riproduzioni del secondo no). Non tradurre “lightsaber” sarebbe stato un errore ben più grande di non tradurre blaster. Se volete fare una prova, chiedete a qualcuno digiuno di “Guerre Stellari” cos’è un folgoratore e cos’è una spada laser (in quest’ordine, chiedere prima la spada laser farebbe capire che anche il folgoratore appartiene al mondo di “Guerre Stellari”) e guardate cosa rispondono. Al massimo possono capire che “folgoratore” è un’arma, ma ben pochi l’assoceranno a “Guerre Stellari”.
    Per quanto riguarda “Chewie/Ciube” è un discorso diverso, perché non è che il compagno di Han Solo in originale è Chewbacca e da noi Ciubecca. E’ sempre Chewbacca solo che finché non lo leggi pensi che sia scritto “Ciubecca”. E “Ciube” (che io ho sempre immaginato scritto “Chewbe”) è semplicemente l’abbreviazione, punto.

    Rispondi
  • Gabriel McFly

    30 Dicembre 2015 alle 19:40

    Ok, seguo il tuo ragionamento.pero’ in una conversazione, pur non conoscendo nulla, il concetto di folgoratore o fulminatore e’ più vicino alla mia lingua. Io credo che non si debba mai sottovalutare l’impatto linguistico che una determinata parola può avere. È’ vero che non viene associato a Guerre Stellari, ma è una parola italiana comprensibile da tutti. Se parlo con chi ha 60 e più anni, e gli dico blaster, mi guarda come un alieno. Questo non perché non conoscano l’inglese, ma perché il loro modo di comunicare è’ principalmente formato da parole italiane, anche quando si potrebbero tranquillamente usare inglesismi. Quando parlo di superficialità e’ anche questo, fare un’adattamento che tiene in considerazione solo una generazione avvezza a certi usi linguistici.Su Ciubecca mi sembra e dico mi sembra, che fosse scritto proprio così sui vari testi,e non è la pronuncia, ma chiedo numi a chi è più esperto. Inoltre chewie, e un’ nickname che sottintende qualcosa di masticoso. È’ un lost in translation veramente ostico da trasporre in italiano, e lasciandolo in inglese, sfido chiunque a notare la sfumatura ironica. Spada laser, infine è’ di dominio pubblico perché il mitico duo De Leonardis- Maldesi lo ha reso tale. Quindi a parer mio è’ la traduzione-adattamento che si fissa nel gergo italiano. forse oggi si sottovaluta l’influenza culturale che può avere un film tradotto, così come un libro, se è fatto male diventa un’ibrido che rende meno “digeribile “l’opera. In questo senso il risveglio della forza ha dato ad alcuni, per non dire molti questa sensazione. Ogni punto di vista, fortunatamente, rende interessante la discussione e la migliora. E credo che i direttori di oggi ne dovrebbero tenere conto…..

    Rispondi
  • Fabio Barcaroli (@FabioBarcaroli)

    30 Dicembre 2015 alle 23:46

    Non so quanto sia intenzionale il fatto che Chewie sia da intendere in modo ironico, ho sempre pensato fosse una coincidenza l’assonanza con “chew”, però potrei anche sbagliarmi.
    Per quanto riguarda l’adattamento “discriminatorio” bisogna anche tener conto del fatto che un sessantenne comune, come potrebbe essere mio padre, che considera supereroi, fantasy e fantascienza “spazzatura per ritardati”, non si avvicina neanche ad un cinema che proietta un film come “Guerre Stellari”, quindi è già una categoria di cui non preoccuparsi in fase di adattamento. Se un sessantenne, di sua sponte guarda “Guerre Stellari” è perché un minimo di interesse, almeno al genere fantascientifico, ce l’ha e dovrebbe essere perfettamente in grado di capire che cosa s’intenda con “blaster” magari anche grazie a una dimestichezza con termini come laser, taser, phaser.
    L’adattamento del doppiaggio deve tener conto del pubblico a cui si rivolge e ci sono casi in cui se tale pubblico è elitario, l’adattamento dovrà essere elitario.

    Rispondi
    • John Doom

      31 Dicembre 2015 alle 00:33

      Elitario? Disney/Lucasfilm non fa film per tutta la famiglia? Come guadagnano se solo pochi capiscono di che accidenti parla il film? 😉
      Se davvero fosse un pubblico elitario, quello di Guerre Stellari comprende certamente anche i fan dei film precedenti, persone che non si aspettano cambiamenti di nomi e termini tra un episodio e l’altro.

      Rispondi
    • Lady Gagarin

      7 Gennaio 2016 alle 03:00

      La tua argomentazione mi sembra piuttosto claudicante. Tanto per cominciare, il termine “blaster” a me, madrelingua italiana (e premetto che ho a che fare quotidianamente con l’inglese, occupandomi di traduzione), non fa venire in mente necessariamente un’arma, specie se decontestualizzato… Ad esempio, se nel film ci fosse stato un riferimento vago tipo “Hai portato il blaster?” io ci avrei dovuto pensare su un po’ per capire di cosa si trattava. Al contrario, credo che perfino ad una persona totalmente digiuna della saga di Guerre Stellari sarebbe chiaro che un fulminatore/folgoratore è un’arma.
      Secondo punto: l’adattamento discriminatorio/elitario e conseguente spiegazione sulle categorie di cui i traduttori fanno bene a non preoccuparsi… Non so nel tuo caso ma, quando sono andata a vedere il nuovo film, in sala l’età media era tipo quarantacinque-cinquant’anni, e penso sia normale dal momento che chi ha visto gli originali al cinema tra gli anni ’70-’80 adesso ha all’incirca l’età di tuo padre e del mio, che tu invece vorresti escludere dall’adattamento. Ah, a proposito, mio padre è un appassionato come me dei classici della fantascienza e parlicchia anche un pochino di inglese, ma sono sicura che se gli chiedessi a bruciapelo cos’è un blaster mi risponderebbe “e io che ne so?”. Magari ci sono appassionati di sci-fi che sono fermi a Plane 9 from outer space ma vogliono vedere questo film per curiosità.
      Sia chiaro, penso che probabilmente tu abbia ragione sulla questione: con questo nuovo inizio hanno sicuramente voluto dare un taglio più “ggiovanile” (la doppia G è voluta, come sfottò per questo tipo di marketing patetico che imperversa da anni), e perciò chi si è occupato dell’adattamento ha creduto di svecchiare i dialoghi con questi espedienti – del tutto opinabili nell’ambito della traduzione. Ma non vedo come a te possa sembrare un’idea accettabile o logica, dal momento che non credo sia molto remunerativo escludere a priori una fascia di pubblico, specie quando si tratta di un fenomeno di culto epocale e transgenerazionale non proprio “elitario” come Guerre Stellari.

      Rispondi
    • Fabio Barcaroli (@FabioBarcaroli)

      9 Gennaio 2016 alle 11:07

      Lady Gagarin scusa ma mi ero perso il tuo commento. Un qualunque spettatore può chiedersi cosa sia un blaster la prima volta che viene nominato, cioè quando Phasma dice a Finn: “Sottoponi il tuo blaster a controlli!” (forse “controlli” non è la parola giusta, ma il senso della battuta è quello), ma già dalla seconda volta in cui viene nominato, nel momento in cui Poe chiede: “Sai sparare?” e Finn risponde: “Blaster soltanto.” è lampante che si tratti per lo meno di un qualcosa che spara. Non serve saper l’inglese per capirlo, basta un po’ di elasticità mentale.

      Rispondi
  • Fabio Barcaroli (@FabioBarcaroli)

    31 Dicembre 2015 alle 01:15

    “Elitario” non era riferito al caso specifico di “Guerre Stellari” ma a un discorso più generale. Se faccio un film su dei matematici, rivolto a dei matematici e uso termini matematici, non posso semplificare i dialoghi in doppiaggio per far capire le cose ai non matematici così come se faccio un film in cui un personaggio è ebreo e per caratterizzarlo, magari perché ho bisogno che si differenzi dagli altri personaggi, gli metto in bocca vari termini yiddish, non posso fregarmene di tali termini e tradurre tutto in italiano perché la gente non sa cosa voglia dire “Mazel Tov” o “Shabbat Shalom”. Ma questo è un altro discorso.

    Rispondi
    • Massimiliano Chiaruzzi

      31 Agosto 2016 alle 10:43

      È inutile che cerchi di discutere ed argomentare in maniera civile con la gente che frequenta questo blog: sono girellari (significato in caso non lo conoscessi: http://www.pluschan.com/index.php?/blog/32/entry-265-il-termine-girellaro/) e si lamentano non perché “blaster” è una parola in inglese, ma perché da poppanti hanno visto “Guerrestellarih” con un doppiaggio scrauso in cui tale termine (blaster) veniva sostituito da “fulminatore” (nome che nessuno sano di mente appiopperebbe mai ad un’arma); loro si lamentano semplicemente perché volevano “fulminatore”. e si sarebbero lamentati anche se i blaster li avessero chiamati semplicemente “fucili” o simili. Perché? Perché nel doppiaggio scaruso della vecchia trilogia, i blaster li chiamavano “fulminatori” (curiosità: nessuno ha mai detto al Maldesi o chi per lui che avrebbe potuto proporre tale nome ad una ditta produttrice di insetticidi?).

      Rispondi
    • Emiliano

      31 Dicembre 2016 alle 15:47

      @Massimiliano Chiaruzzi:
      “Doppiaggio scrauso” nella vecchia trilogia… Ok. De Leonardis e Maldesi con: Claudio Capone, Ottavia Piccolo, Massimo Foschi, Glauco Mauri, Stefano Satta Flores, Silvio Spaccesi, Corrado Gaipa, Alvise Battain, e altri di cui dimentico i nomi ma non le straordinarie interpretazioni… Mi fai un esempio di doppiaggio / adattamento non scrauso?
      Ma qui si sollevava anche un problema di continuità narrativa, che è cosa assolutamente adulta, non nostalgica né girellara, che ha a che fare col rispetto dell’opera tradotta / da tradurre, e col rispetto del pubblico, di fronte al quale si diventa resposabili quasi quanto lo sono gli autori. Il continuo gnegnegné dei sostenitori della traduzione letterale a tutti i costi (spesso a costo del ridicolo), o della non-traduzione: questo sì mi pare, alle volte, davvero infantile.
      @Evit:
      Non sapevo dell’idea di Vairano di inserire l’ordine di cancellazione della matricola dei droidi in Ep. III: escamotage intelligente e a costo zero, per salvare il salvabile, e cassata senza pietà… Mah, mi chiedo davvero come ragionino i capoccioni delle major.

      Rispondi
      • Evit

        31 Dicembre 2016 alle 15:55

        C’era un ragazzo che propose un “fan dub” di quella singola scena con la frase del cambio di matricole, non ricordo se poi lo fece ma era certamente un esperimento interessante.
        Riguardo al resto, non ti curare di certe opinioni, finiamo l’anno con gioia ;P

    • Massimiliano Chiaruzzi

      31 Dicembre 2016 alle 17:01

      @Emiliano un esempio di doppiaggio/adattamento che pur avendo dei problemi non è certo scrauso, secondo me è, ad esempio, il doppiaggio de “Il professor Layton e il futuro perduto”.
      Il rispetto, comunque, si deve avere per l’opera in sé, non per com’è stata ridotta in un dato paese.

      Rispondi
  • Antonio L.

    31 Dicembre 2015 alle 01:38

    Mi permetto una considerazione sperando di non apparire presuntuoso. “Mazel tov” e “Shabbat Shalom” io non so che cosa significano ma se li sento in un film mi rendo subito conto che sono parole recitate in una lingua diversa da quella del film (che di solito è l’inglese) e mi accorgo dal tono che sono auguri o saluti. Se invece il film fosse tutto in ebraico sarebbe doveroso tradurre queste espressioni nel doppiaggio. Immaginiamo ad esempio che un personaggio di un film americano ad un certo punto dica “Bonjour mon ami” (scusate se sbaglio, non so il francese) non ha senso tradurlo in italiano e appiattire la differenza linguistica, però se il film è francese non ha senso non tradurlo. Altrimenti il doppiaggio non serve più a niente, comprendi il mio ragionamento?

    Rispondi
  • Antonio L.

    31 Dicembre 2015 alle 02:09

    Però blaster deve essere adattato in qualche modo, è un nome che indica un oggetto, un oggetto di fantasia certo ma comunque una cosa che ha uno specifico uso. Io non dico che si dovesse usare per forza “fulminatore” o “folgoratore” (che erano ottimi) ma almeno avrebbero potuto tentare qualcosa, pistola laser, pistola a raggi, arma fotonica, quello che volete ma non un termine che all’orecchio dello spettatore italiano non dice nulla. A questo punto anche le astronavi possono essere lasciate “space ships” e così tutto il resto, eliminando totalmente il concetto di doppiaggio. Te l’immagini se nei film dicessero “gun” invece di pistola e “car” invece di macchina o automobile?

    Rispondi
    • Fabio Barcaroli (@FabioBarcaroli)

      31 Dicembre 2015 alle 02:21

      Per me va bene anche lasciare blaster, come ho già detto, ha un valore onomatopeico, da l’idea di un’arma, magari un laser, che rilascia colpi violenti (non a caso nei fumetti, spesso per gli spari con pistole di grosso calibro si usa “blam” invece di “bang” o di “boom”).

      Rispondi
  • Andrea87

    31 Dicembre 2015 alle 18:47

    OT: evit, ti risulta che “Jabba the Hutt” fosse stato italianizzato in “Jabba de’ Hutt”???
    perchè stavo rigiocando a LEGO Star Wars e, arrivato all’Ep. VI, sono incorso in questa dicitura (onestamente non ci avevo fatto mai caso quando ci ho giocato la prima volta).
    Essendo tutti gli altri nomi adattati (sì, dice pure “fulminatore”! In un videogioco del 2008!!!), mi sembrerebbe strano che questo invece non abbia un riscontro nella trilogia originale…

    Rispondi
    • Evit

      31 Dicembre 2015 alle 18:50

      Io credo proprio di sì (lasciare il “the” inglese avrebbe avuto poco senso), solo che non lo abbiamo mai visto scritto. Dovrei controllare i titoli di coda da pellicola, cosa che farò presto.

      Rispondi
    • Antonio L.

      2 Gennaio 2016 alle 15:37

      Nei titoli scorrevoli de Il ritorno dello Jedi viene indicato come “Jabba the Hutt” (con articolo minuscolo). Negli altri due capitoli non appare mai scritto se non semplicemente come “Jabba” sui sottotitoli di Greedo.

      Rispondi
  • Francesco

    1 Gennaio 2016 alle 02:18

    Io ricordo di aver letto da qualche altra parte il nome italianizzato in Jabba de’ Hutt, mi pare un libro o un fumetto, ora proprio mi sfugge dove, ma ne sono sicuro. In il ritorno dello jedi (nei titoli di testa) rimase il The. Penso che sia un peccato che non l’abbiano usato così anche nel film, è davvero un buon adattamento.

    Rispondi
  • pancoast

    1 Gennaio 2016 alle 20:11

    Ciao, per prima cosa, complimenti per il blog. Lo seguo già da qualche tempo, ma non ho mai commentato prima d’ora.
    Ieri sera, durante una discussione su Guerre Stellari, un mio amico ha formulato un’ipotesi sul mitico Quoti che, sarà stato lo spumante , ma mi sembra convincente. Spero che nessuno te l’abbia già proposta 🙂
    In natura, il concetto più simile a quello dei cloni di un individuo si ritrova nelle cellule più semplici, grazie al meccanismo di mitosi o divisione cellulare. La cellula cresce e si divide (generalmente senza scarti), formando cellule figlie esattamente identiche a quella di partenza. Come potremmo chiamare questi organismi, che sono “Risultato di una Divisione Esatta” ?
    A fine spiegazione sono rimasto “folgorato” (semicit. 😉 ) poteva essere così semplice? In quel momento, ho ripensato a come il tema del clone (o del doppio) fosse stato trattato nella fantascienza, sia scritta che mostrata (in TV o al cinema) negli anni addietro. E mi son venuti in mente solo sdoppiamenti istantanei (tipicamente: X entra in un macchinario/viene colpito da un raggio e Puff!! ecco il clone ). Si sarà anche trattato di espedienti narrativi, però “L’idea di Base” era sempre quella di una “Divisione” da un organismo di partenza.
    I primi cloni mostrati a partire da una provetta (mi sembra, ma potrei sbagliare) furono i dinosauri di Jurassic Park nel 1993, con annesso spiegone (Mr.DNA!!) ad uso e consumo degli spettatori ignari di cosa comportasse un processo di clonazione.
    Scusa per la lunghezza di questo mio commento, ma ci tenevo a scrivere queste cose. Ne approfitto per farti i migliori auguri di un felice 2016, sperando di aver offerto qualcosa su cui riflettere o almeno farsi una risata 🙂

    Rispondi
    • Evit

      2 Gennaio 2016 alle 01:18

      Ti ringrazio per i complimenti e piacere di conoscerti.
      Non saprei dirti se l’ho sentita prima ma posso dirti che tra le tantissime che mi sono state proposte questa è probabilmente l’ipotesi più simpatica, indubbiamente la mitosi effettua una “divisione senza resto” ahah! È splendida.
      Ovviamente non ci è dato sapere cosa motivò De Leonardis nella scelta dei famosi quoti, ma questa spiegazione alcolica mi rimarrà impressa sicuramente.
      Buon anno anche a te 😉

      Rispondi
    • Andrea87

      2 Gennaio 2016 alle 16:53

      da che versione proviene? la primissima?
      cmq fidandomi di Francesco sopra, il “de’ Hutt” dovrebbe essere dell’universo espanso oppure non c’è stata coordinazione tra l’adattatore e chi ha compilato materialmente la scritta…
      che poi a memoria ricordo chiaramente anche un “Jabba LO Hutt” (forma che ho sempre usato, IMHO anche superiore al de’ di Paperoniana memoria 😛 ) in un videogioco, SW Episode I – Racer, che era una sorta di simulazione di gare di sgusci (il mio primo gioco di SW xD)
      Purtroppo non posso controllare perchè il vg è vecchio e sui nuovi OS Windows non gira più (all’epoca fu sviluppato per win95, ma ci giocavo con il 98… purtroppo però già su XP non andava più :/ ), mentre nell’unica versione su cui posso giocare (quella N64) non ci sono i file audio e video a causa delle limitazioni della console…

      Rispondi
    • Evit

      2 Gennaio 2016 alle 17:05

      Come dice Andrea87, è possibile che sia mancato qualche passaggio tra chi ha adattato e chi ha trascritto i titoli. In ogni caso, il nome nel film doppiato, per come arrivava alle orecchie degli italiani del 1983, non poteva che far pensare ad altro che ad un "De'Hutt" (al contrario di molti adattamenti ebefrenici odierni di cui invece, mancando spesso di coerenza interna, è più facile sospettare la presenza di elementi linguistici lasciati in inglese).
      Riporto da Wikipedia altri riferimenti ben successivi al 1983
      Ha un ruolo ricorrente nella letteratura dell'universo espanso ed è il protagonista del comic book antologico Jabba de' Hutt: L'arte del commercio (1998), una raccolta di fumetti pubblicati originariamente nel 1995 e 1996.

      Rispondi
  • Lola

    5 Gennaio 2016 alle 01:11

    Salve a tutti! Mi chiamo Lola, seguo sporadicamente questo blog, ma sono molto interessata alla traduzione e agli adattamenti. Mentre qui discutete di futilità come i blaster e i quoto, direi che c’è qualcosa di più importante di cui parlare.
    All’inizio del film, Poe Dameron nomina “Il Generale Leia”. Max Von Sydow dice: “Per voi è così, per me è Sua Altezza Reale!”
    Al che Poe risponde: “Questo sicuramente lo è!” (riferito alla chiavetta contenente la mappa)
    Questo dialogo non ha senso! C’è qualcuno che ha visto il film in inglese e saprebbe dirmi com’è il dialogo in originale ed eventualmente cosa potrebbe aver portato a questa deriva surreale?

    Rispondi
    • Evit

      5 Gennaio 2016 alle 01:24

      Ciao Lola, ahimè non ho visto il film in inglese e la mia recensione si basa sull’unica visione al cinema, quindi dovrò attendere l’uscita in home video per poterlo rivedere ed eventualmente demolire ulteriormente se fosse necessario. Dunque, non ricordo i particolari di questo dialogo ma sei sicura al 100% che fosse riferito alla chiavetta e non, ad esempio, allo status di “Altezza Reale”? Cioè riferito a “Leia”?

      Rispondi
  • Lola

    5 Gennaio 2016 alle 08:53

    Mentre dice la frase alza la mano con cui tiene la chiavetta, quindi ho si riferisce alla mappa oppure, se è come suggerisci tu, potrebbe essere un gesto simbolico, come se avesse in mano un calice e in segno di rispetto proponesse un brindisi. In entrambi i casi la frase non è chiara. Ed è un peccato, perché per me è l’unica pecca (sono del partito de: “chissene dei termini in inglesi, tanto si capiscono”).

    Rispondi
    • Evit

      5 Gennaio 2016 alle 09:04

      Se si rivelasse come riferito alla mappa ok, ma non c’è molto su cui confondersi dai, è elementare linguaggio del cinema, giusto perché la ripresa si focalizza su un oggetto non vuol dire che la frase che finiscono di pronunciare si riferisca necessariamente ad esso

      Rispondi
  • Lola

    5 Gennaio 2016 alle 09:29

    Oddio, mi è scappato un “ho” invece di “o”. Chiedo scusa, non sopporto quando accade agli altri, figuriamoci se capita a me (giuro che è la prima volta!)
    Tornando al dialogo, la ripresa non stringe sulla mano, è un campo lungo dove entrambi sono inquadrati di profilo. Ma l’intenzione con cui viene detta la battuta, lascia proprio intendere che ci si riferisca alla chiavetta. Qualcuno che si ricorda la scena? O che magari l’ha visto in inglese?

    Rispondi
  • Lola

    5 Gennaio 2016 alle 09:34

    Ah, una piccola puntualizzazione: nel post citi “La Storia Infinita” parlando della lingua tedesca, però i film, anche se di produzione tedesca, sono stati girati e distribuiti in inglese (non so se anche il libro).

    Rispondi
  • Lola

    5 Gennaio 2016 alle 13:44

    Non sono una subber, non ho niente da ridire, a parte quel dialogo, su cui mi sbagliavo, perché non giudico un adattamento finché non posso confrontarlo con l’originale. Fino a quel momento, mi baso solo sulla comprensione dei dialoghi. Se posso essere sincera, l’approccio che usi tu (il confronto con un adattamento di quarant’anni fa e il conteggio dei termini rimasti in inglese) mi sembra più un attaccarsi a dettagli per confermare un pregiudizio, che non una vera analisi, per cui servirebbe un confronto diretto con l’originale.

    Rispondi
    • Evit

      5 Gennaio 2016 alle 14:11

      Il mio pregiudizio dove sarebbe?
      Non c’è bisogno di fare un confronto con l’originale per poter dire che:
      1) l’adattamento è incoerente (alcuni nomi sono in originale, altri no, senza una coerenza interna nelle varie scelte lessicali… vuoi lasciare i nomi in originale? Bene, fallo con tutti! Se il concetto di coerenza interna ad un adattamento non ti è chiaro, ahimè posso solo suggerirti di approfondire maggiormente questo tuo “interesse”)
      2) la traduzione presenta i tipici elementi da traduttore amatoriale, ad esempio il riportare alla lettera dei false-friend come classified = classificato, scelta che in nessuno caso può essere giustificabile dalla ricerca del labiale perfetto (se mai questa fosse stata la giustificazione).
      3) Alcuni termini sono lasciati in inglese senza motivo.
      Lasciare parole in inglese quando non ce n’è alcun bisogno è una cosa su cui lotto DA SEMPRE, se leggi il mio blog dovresti saperlo. Da bilingue italiano-inglese posso permettermi di dirlo più di molti altri che parlano a vanvera e poi magari non sanno neanche ordinare una Coca-Cola a Londra. L’adattamento deve essere rivolto a tutti, non soltanto ai fan più accaniti e più giovani (o giovanili) che giocano ai videogiochi di Star Wars e seguono le mode del “in inglese è più cool” (quelli che giustificano “blaster”), perché se in originale “blaster” riporta ad una parola già strasentita dal pubblico americano nei precedenti tre film, in italiano deve accadere lo stesso, altrimenti non è un adattamento.
      Chi dice “eh ma tanto si capisce” parla per sé, senza badare al concetto più generale di adattamento cinematografico (dimostrando di non sapere una mazza sul concetto di fruibilità né sulla teoria stessa della traduzione e dell’adattamento). Se poi, ancora peggio, l’argomentazione a favore di blaster è “il film non è destinato a chi non lo capisce”, mi dispiace ma sono discorsi così infantili che non meritano neanche di attenzione (parlo a chi ha tirato fuori questa scusa in precedenza).

      Rispondi
  • Lola

    5 Gennaio 2016 alle 16:59

    Il tuo pregiudizio sta nel considerare a prescindere tutti gli adattamenti attuali inferiori a quelli di una volta e per dimostrarlo ti attacchi a questioni come il numero di termini lasciati in inglese e come tali termini siano stati tradotti quarant’anni fa. Ma in quanto bilingue dovresti sapere che le lingue (tutte le lingue) non sono ferme e immutate nel tempo ma si evolvono negli anni anche tramite la contaminazione con altre lingue. Ti hanno già fatto notare che, volente o nolente, “classificato” viene usato anche da noi con il significato di “segretato” ma tu ti ostini a considerarlo sbagliato per un tuo personale pregiudizio in quanto inglesismo, dimenticando che “classificato” non significa solo “posizionato in una graduatoria” ma anche “appartenente a una classe” (dove per classe si intende una categoria, o una serie), quindi si potrebbe intendere che, una certa informazione, in questo caso le “origini” di BB8, sia in un dossier “classificato come segreto”.
    Per quanto riguarda i nomi, se intendi quelli dei personaggi, sono tutti lasciati in originale, l’unico a rimanere in “italiano” è Ciube, che però non è un nome vero e proprio, è il diminuitivo di “Chewbecca” che suppongo sia rimasto come nei vecchi film più per una spontanea coincidenza che non per coerenza. Se invece ti riferisci anche a armi e oggetti, si ritorna ancora a quel “blaster” di cui tanto state discutendo, che è l’unico termine a rimanere in originale oltre alla base Starkiller (che sarebbe stato sacrilego tradurre, dato che è una citazione al cognome originariamente scelto da Lucas per Luke). Io non ci vedo niente di male a lasciarlo in inglese. Dici che un adattamento dovrebbe rendere comprensibile a tutti i dialoghi e non badare solo agli appassionati. Però dici anche: “perché se in originale “blaster” riporta ad una parola già strasentita dal pubblico americano nei precedenti tre film, in italiano deve accadere lo stesso, altrimenti non è un adattamento.” Ma al pubblico medio, non cambia nulla se dicono “blaster” o “folgoratore” perché solo gli appassionati se lo ricordano. Ora chi è a peccare di incoerenza? Comunque, è l’ultima volta che intervengo su questo blog, perché trovo assolutamente ingiusto e ipocrita che un Signor Nessuno si permetta di classificare come “amatoriale” il lavoro di seri professionisti (in questo caso Carlo Cosolo) dall’alto delle sue personali idiosincrasie.

    Rispondi
    • Evit

      5 Gennaio 2016 alle 17:32

      Dire che considero tutti gli adattamenti attuali inferiori è cretino come il resto di tutto ciò che hai scritto. Mad Max Fury Road (2015) è stato in questa sede elogiato, così come Terminator (1984) è stato demolito (e così come tanti altri film del passato). Quindi i tuoi assolutismi sono assolutamente sciocchi.
      Se tu pensi che al pubblico medio non cambi niente lasciare termini inutili in inglese, ancora una volta, non capisci una mazza dell’argomento e non hai sentito la perplessità di alcune persone in sala, spiazzate da certe scelte di Cosolo (o di chi le ha imposte per lui).
      Come altri ignoranti che si improvvisano esperti dell’argomento accetti quello che per il tuo gusto personale sembra giusto, senza una visione d’insieme, senza una cultura. La “lingua che si evolve” ormai è diventato un tormentone che giustifica qualsiasi faciloneria di traduzione e di cui si riempiono la bocca solo gli ignoranti per giustificare il loro italiano impoverito dall’uso di Facebook e affini (o che, probabilmente, ricco non lo è stato mai). Torna ad imparare l’italiano che non sai manco l’inglese.

      Rispondi
    • fibrizio

      5 Gennaio 2016 alle 22:18

      Stai “tranzolla” Lola, non c’è bisogno di gettarsi subito in questo disfattismo per cui ogni minima critica diventa un attacco atomico.
      Evidentemente non sei stata in grado di leggere l’articolo, se no avresti capito che i termini in inglese erano una minima parte di tutta la critica fatta a questo “adattamento”, se così lo si può chiamare.
      Leia è un termine inglese? R2D2 è un termine inglese?
      Eppure nel vecchio doppiaggio erano stati ritoccati alla perfezione, per adattarli e renderli più familiari e comprensibili al pubblico nostrano, anziché contorcerci le trombe di Eustacchio con VEIDER. Ma anche questo c’era nell’articolo, per cui non starò a ripeterlo.
      Starkiller farebbe assonanza a Skywalker? E secondo quale logica? Perché cominciano con la S?
      La cosa mi lascia del tutto indifferente e avrei preferito un nome tipo “Morte Nera”, perché a tradurre alla lettera sono capace pure io, facendomi aiutare da Google… anzi googlando la traduzione.
      In secondo luogo in Italia da sempre c’è stato un grandissimo impegno a “formare gli italiani” mediante la comunicazione di un italiano corretto, per cui se vanno bene le parole in inglese allora va bene anche dare di bischero a Chilo-coso, che la sua “forza” gli fa come il cinci alla nonna.
      Ti piacerebbe un film così? Magari con Solo che parla napoletano e Leila un bel accento milanese: l’è mei fa un casu al sù che lauraa all’umbria!!
      Oppure potremmo prediligere una comunicazione da SMS, perché ormai è in voga ed è un processo irreversibile a cui bisogna arrendersi.
      LOL Comunque ragi nn state a seguire qst blog di merda e visitate www PUNTO lafinedellitalianostaperarrivare PUNTO com

      Rispondi
  • Gabriel McFly

    5 Gennaio 2016 alle 23:08

    Cara Lola, i miei predecessori ti hanno già tirato due montanti da k.o, mi limito solo a dirti che l’Italia è ultima come studio dell’Inglese.quando siamo all’estero facciamo delle figure di merda, tipo entrare dalle uscite. Se mettere qualche parolina inglese perché adesso fa figo qua e là nel nostro lessico, vuol dire che sappiamo tutti questa lingua, allora da domani smettiamo di parlare l’italiano, così ci facciamo due risate. Ripeto che per me questo è un doppiaggio insignificante, con gente che invece che recitare, leggeva i menù dell’osteria. Vorrei non sapere l’inglese e poter dire a squarciagola: cosa cazzo è un blaster?!? Perché 3/4 d’Italia non lo sa e ti sfido a fare un sondaggio. E se per mezz’ora di film mi continuano a nominare una roba che non conosco, non riesco neanche a capire dove sta andando la pellicola. Andiamo a vedere i termini italiani usati all’estero, in America, dove storpiano le nostre parole tanto da non farcele capire manco a noi, tipo “spighedi” invece di spaghetti. pensì che si facciano tanti problemi? Adattano le parole per essere comprensibili alla loro cultura. E giustamente anche. Mai sentito parlare di meta-linguistica? Che stiamo diventando analfabeti poi manco incomincio se no stiamo qui fino al 2020……..

    Rispondi
  • Antonio L.

    6 Gennaio 2016 alle 10:38

    Credo che Lola alludesse al nome che George Lucas aveva dato al protagonista in una stesura precedente della sceneggiatura di Star Wars, Luke Starkiller appunto. Trattandosi di una citazione forse non hanno permesso l’adattamento italiano del nome, comunque ritengo che vada bene così, del resto la parola killer è entrata nell’uso comune anche in italiano e si trovava inalterata perfino nell’adattamento italiano di Full Metal Jacket! 🙂

    Rispondi
    • fibrizio

      7 Gennaio 2016 alle 01:57

      Che si trattasse del nome che in principio Lucas aveva pensato per Luke lo sapevo, ma il punto è che si tratta di un dettaglio addirittura al di fuori della saga, per cui, a mio avviso, di scarsissimo interesse rispetto all’addomesticamento della traduzione.
      Lo spettatore come dovrebbe cogliere questo riferimento? Sono quelle nozioni da Wikipedia che rasentano l’acqua San Pellegrino nei romanzi di Dan Brown; sarebbe come dire che a sentire il nome del Senatore Valorum ci saremmo dovuti tutti ricordare di un principe Sith che assieme al generale Darth Vader invase la città di Aquilae… In una prima concezione di Lucas della saga, s’intende.
      Visto che oggi esiste Internet questo genere di meta-omaggi, completamente decontestualizzati dall’opera cinematografica in se, per quanto mi riguarda possono essere serenamente assaporati online, lasciando in pace chi vuole vedere un film che oltre alle immagini trasmetta il gusto ed il senso della lingua.
      Quando parlo di addomesticamento mi riferisco a quel principio per cui anche Umberto Eco concordò che Il nome della rosa andasse tradotto in russo usando l’antico slavonico ecclesiastico per sostituire le parti in latino. Certamente il lettore russo colto non avrà potuto apprezzare le specifiche citazioni, ma sicuramente avrà goduto di una maggiore immedesimazione col gusto ed il sapore dell’epoca che il libro voleva trattare. Restando sempre sulla medesima opera, la traduzione in croato svolta dalla Knezević riporta le parti del prologo sul mondo alla rovescia, con citazioni di provenienza dai Carmina Burana, riprendendo i passi letterali delle traduzioni in croato dell’opera, benché discordanti dalla versione letterale originale e contenenti “errori”; nonostante possa sembrare tecnicamente una scelta azzardata (inserire in una traduzione gli errori della traduzione esistente di un’opera citata), queste ottenne il plauso di Eco che scrisse come “l’Adso croato dovrebbe apparire persino più autentico dell’Adso italiano”.
      Con tutto questo voglio dire anche che ci dovrebbe essere una certa sensibilità, oltre che rispetto, per le traduzioni esistenti, specialmente quando si parla di saghe storiche come Guerre Stellari, dove gli adattatori originali non erano certamente del tutto imbecilli, per quanto possano aver commesso loro stessi degli errori. Il medesimo rispetto poi volge verso il pubblico la cui priorità è la comprensione e l’immedesimazione, più che l’assaporare certi aspetti squisitamente tecnici.
      In Grosso Guaio a Chinatown c’è per esempio la battuta “You’ll feel like Dirty Harry” che in italiano è stata resa con “Ti sentirai un uomo arsenale”, cancellando il riferimento al personaggio di Clint Eastwood. Io personalmente preferisco la battuta italiana, dal momento che non sono un appassionato di “Harry la carogna” e probabilmente non avrei capito bene di che cosa stessero parlando i personaggi, specialmente in un epoca in cui ancora non esisteva internet.
      Un film che non sia perfettamente comprensibile senza dover accendere il cellulare e accedere a Wikipedia o Google Translate, è un film adattato male – i riferimenti e le citazioni sono importanti, ma diventano del tutto insignificanti se devono inficiare la comprensione.

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      • Evit

        7 Gennaio 2016 alle 10:16

        Dal punto di vista dell’adattamento italiano ovviamente non mi aspettavo che cambiassero Starkiller, il problema di base è la demenzialità di un dettaglio simile messo da Abrams in stile “Ospedale Imperatore Palpatine di Chirurgia Estetica Ricostruttiva” presente su wookipedia.
        Mi domando se nei futuri episodi vedremo un personaggio chiamato Starkiller perché se così non fosse, il nome di questa base sarà un dettaglio equiparabile ai midiclorian di Episodio 1

    • Fabio Barcaroli (@FabioBarcaroli)

      9 Gennaio 2016 alle 10:00

      “Un film che non sia perfettamente comprensibile senza dover accendere il cellulare e accedere a Wikipedia o Google Translate, è un film adattato male – i riferimenti e le citazioni sono importanti, ma diventano del tutto insignificanti se devono inficiare la comprensione.”
      E questo non è un problema dell’adattamento, ma del film. E’ quello a cui mi riferivo quando parlavo di film “elitari”: se l’autore ha inserito un determinato termine, o una determinata citazione, è perché ritiene che il pubblico a cui si rivolge sia in grado di capirla e il doppiaggio dovrebbe assecondarlo il più possibile, non stravolgerlo per rendere la cosa comprensibile a tutti.
      Salvo ragioni di sinc, la citazione a “Dirty Harry” si poteva tradurre con “Ti sentirai come l’Ispettore Callaghan!” Io non ho visto nessun film con Clint Eastwood precedente a “Nel Centro Del Mirino” ma so chi è l’ispettore Callaghan. Ho sempre trovato l’annullare le citazioni un segno di pressapochismo da parte degli adattori.
      Prendiamo ad esempio “Ghostbusters 2”: penso che tutti ricordiamo la scena in cui Ray e Winstone presenziano ad una festa di compleanno e i bambini sono delusi perché si aspettavano “Tri-Man”. E’ un dettaglio insignificante, no? I bambini si aspettavano un qualche supereroe e si ritrovano due acchiappafantasmi. Bon la scena è chiara, il personaggio viene nominato due volte, quindi chi se ne frega. Poi vedi il film in originale e scopri che i bambini non si aspettavano “Tri-Man”, bensì “He-Man”, che non è un personaggio inventato apposta per il dialogo, ma il protagonista di una serie animata esistente nel mondo reale. Perché questo cambio? Perché il pubblico italiano non avrebbe colto il riferimento alla bagarre tra la Columbia e la Filmation circa la possibilità di creare una serie animata intitolata “Ghostbusters”? No! Perché Oreste Lionello, non sapendo chi fosse He-Man, ha dato per scontato che nessuno in Italia lo sapesse e ha annullato la citazione. Ma se un qualunque italiano, nato negli anni ’80, dichiara di non sapere chi fosse He-Man, mente sapendo di mentire. Il me stesso noveenne, guardando per la prima volta il film ha subito un danno dall’adattamento? Assolutamente no. La mia ragazza, che l’ha visto per la prima volta a 30 anni ha subito un danno? No. Se avessero lasciato il riferimento a He-Man, il me stesso noveenne e la mia ragazza avrebbero colto il riferimento metareferenziale? Certo che no, ma il me stesso noveenne si sarebbe esaltato nel vedere in un film altri ragazzini appassionati come lui di He-Man! (per la cronaca, quando ho detto alla mia ragazza che in originale citavano He-Man, senza spiegarle il sottotesto, ha risposto: “E non potevano lasciare He-Man?)
      Poi è chiaro che le citazioni bisogna saperle gestire. Il modo migliore è inserirle in modo che le coglie ne trae vantaggio, chi le legge dopo su Wikipedia possa dire: “Oh, toh, va!” e chi non le coglie ci passi sopra senza problemi.
      “Base Starkiller” non è altro che un easter-egg che anche in inglese sarebbe stato incomprensibile ai più. Non fa male, non fa bene è solo un di più per chi è capace di cogliere la citazione (come i geroglifici di C-3PO e R2-D2 nel primo Indiana Jones, o il “cammeo” di Yoda in “E.T.” tanto per fare due esempi).

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  • Lady Gagarin

    6 Gennaio 2016 alle 14:40

    Appena ho trovato questo post, con cui concordo al 101%, l’ho subito condiviso via Facebook.
    Mi occupo di traduzione inglese, perciò comprendo perfettamente il cruccio dell’autore, e non in ultimo sono una fan accanita della trilogia originale da quando ero piccola. Ho amato C1P8 e C3PO, Ian Solo e Leila e soprattutto Darth Fener (che poi ho sempre pronunciato Fenner), e il riadattamento (parziale) odierno dei nomi dei protagonisti mi sembra uno sfregio grave quasi quanto quello fatto al povero Sebastian Shaw, rimosso dall’ultima scena de Il ritorno dello Jedi per fare spazio ad un Anakin Skywalker piùggiovane e bello.
    A proposito, strano che non abbiano ancora rititolato quest’ultima pellicola come “Il ritorno DEL Jedi”…
    Grazie pef avermi dato un po’ di sollievo intellettuale!
    P.s. non so come, ma anni fa ho trovato L’Impero colpisce ancora in versione originale 100% con tanto di titoli di testa in italiano e la scritta “Guerre Stellari” anziché Star Wars… Sto impazzendo per trovare gli altri due nella stessa versione, sembra un’impresa assurda ma se c’è in giro Episodio V da qualche parte ci saranno anche gli altri due, no?

    Rispondi
    • Lady Gagarin

      6 Gennaio 2016 alle 16:49

      Come non detto, la versione che ho è quella rimasterizzata, ho verificato con più attenzione guardando il confronto delle varie versioni successive con quella dell’80 grazie a uno dei tanti videoconfronti su Youtube… Va detto a mia discolpa che essendo l’episodio meno rimaneggiato ero stata tratta in inganno, perché le modifiche del secondo capitolo sono molto più lievi rispetto a quelle del primo e del terzo.
      Nonostante ciò, come dicevo, i titoli sono proprio come avevo scritto, ossia logo “Guerre Stellari” anziché “Star Wars” e “V Episodio” anziché “Episodio V”… una roba abbastanza strana. Ha a che fare con le prime riedizioni, che tu sappia? Chiedo perché da quando venni a sapere che in DVD sarebbero stati ritoccati non li volli mai acquistare originali per una questione di principio, perciò non ho seguito molto le varie evoluzioni delle edizioni speciali.
      Beh, volevo scrivere un articolo sull’ultimo film, approfitterò dell’occasione per postare gli screenshot di questi titoli. Ti ri-saluto 🙂

      Rispondi
  • Lady Gagarin

    6 Gennaio 2016 alle 14:56

    P.s. mi accodo anche alla risposta di Evit a Lola… Ho avuto lo stesso tipo di “scambio di vedute” una volta con due avventori di un forum che, siccome uno lavorava in Germania e parlava tedesco e l’altra era Svizzera perciò bilingue, avevano avuto l’ardire di dare della “traduzione di merda” ad un’ottima traduzione poetica (materia con cui ho a che fare) semplicemente perché alcuni termini nella lingua di arrivo non erano stati tradotti pedissequamente e nell’accezione più comune che conoscevano loro. Il mestiere del traduttore è tosto, e non basta conoscere una lingua, a volte nemmeno come madrelingua, per potersi improvvisare tali, perciò chapeau per la replica e fanculo a chi sputa su adaptation e compensation.

    Rispondi
  • Antonio L.

    6 Gennaio 2016 alle 17:01

    Lady Gagarin se nella versione di cui parli c’è scritto “V Episodio” e la scritta Guerre Stellari in italiano stai pur certa che si tratta dell’Edizione Speciale del 1997. Tale versione del film (diversa dalle successive SE) uscì in Italia solo in formato VHS e quindi probabilmente hai un rip di quella cassetta. Nel 2004 con l’edizione DVD diventò Star Wars anche da noi e tornò la scritta “Episodio V”.

    Rispondi
      • Evit

        6 Gennaio 2016 alle 19:24

        Il secondo film era quello con le alterazioni più apprezzabili, finché ovviamente non divenne chiaro che non erano più soltanto “edizioni speciali” ma dei veri e propri rimpiazzi dei film originali.

  • Antonio L.

    7 Gennaio 2016 alle 01:34

    Le edizioni speciali avrebbero potuto essere un interessante esperimento secondo me, riedizioni d’autore come mai se n’erano viste nella storia del cinema. Di solito i registi si limitano a reinserire scene tagliate (per esempio Aliens) oppure proporre un montaggio alternativo (per esempio Blade Runner Director’s Cut) ma in questo caso si è andati molto oltre, addirittura cambiando le psicologie di alcuni personaggi. George Lucas avrebbero si è fatto prendere troppo la mano dal digitale degli anni ’90 che mal si integrava con le riprese e gli effetti “analogici” di un tempo. Avrebbe potuto rigirare le scene utilizzando il digitale il meno possibile, così da integrare perfettamente l’aspetto originario dei film. Il risultato che ha invece ottenuto -come faceva notare Lady Gagarin- è una serie di aggiunte posticce che risultano a mio parere quasi sempre slegate dal contesto quando non perfettamente inutili. Secondo me (e non credo di essere l’unico a pensarlo) c’erano le possibilità per fare molto meglio.
    La cosa poi di sostituire i film originali con le nuove edizioni (che cambiano ad ogni pubblicazione) la ritengo disonesta verso la memoria storica dei film, e vedo anche che ha in qualche modo influenzato la generazione più giovane che già pretende che questo nuovo film venga modificato di alcune parti nella prossima edizione Home Video.

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    • Francesco

      7 Gennaio 2016 alle 05:57

      Condivido in pieno. Basta ad esempio vedere la versione revisited di Adywan per capire che si sarebbe potuto fare qualcosa di grandioso. Come correggere errori di continuità ( oggetti che cambiano posto in ogni cambio d’inquadratura ad esempio oltre che effetti visivi perfezionabili). Invece, Lucas si è impuntato su cose superflue o semplicemente stupide (quello schifo di Jabba in cgi o il dialogo esteso tra Fener e l’imperatore). Il più grave rimaneggiamento rimarrà sempre Greedo che spara prima di Jan… cosa diamine aveva in testa il vecchio Giorgione? Non solo così ha cambiato radicalmente il personaggio, ma l’effetto visivo posticcio imbruttisce tutto anche esteticamente. Mi ha fatto arrabbiare molto la sua dichiarazione sulla Disney in cui li ha definiti schiavisti bianchi e di aver fatto male a vendergli i propri figli… già, i propri figli. Gli stessi figli che in tutti questi anni non ha voluto accettare per quello che erano e che sono. Già l’aver rimpiazzato gli originali con le edizioni speciali è un delitto, poi se fatto da un uomo che fino a trent’anni fa era persino contro la colorazione dei film in bianco e nero è piena ipocrisia. P.s. sono andato troppo fuori contesto, scusatemi lo sfogo.

      Rispondi
  • Matteo86

    5 Marzo 2016 alle 09:22

    Vedo che si sono “casualmente” dimenticate amenità quali “stellapilota” e “guerra dei Quoti”…se dobbiamo dirla tutta sull’adattamento del doppiaggio diciamolo tutta 😉

    Rispondi
  • Andrea Drake

    5 Marzo 2016 alle 16:19

    Io questi discorsi da traduttori incalliti non li capisco. Mi sono trovato anche io a fare traduzioni e versioni, per carità, ma in ambiente fantasy e per me ci sta, perché il medioevo è un qualcosa lontano dalla tecnologia, deve risuonare arcaico e fiabesco anche in italiano, per cui puoi tradurre termini come Vermilinguo o Grande Inverno, Gran Burrone e via dicendo, ma la fantascienza NO. La fantascienza è TECNOLOGIA. E’ lo stesso motivo per cui un iPhone o uno SmartPhone in italiano non lo chiamiamo un “CelluIntelligente” o cagate simili. La tecnologia deve rimanere nella lingua di origine. Negli anni 70-80 c’era il vizio di tradurre QUALUNQUE cosa, ragion per cui computer diveniva “terminale” o “calcolatore”. Ma vi pare sensato? Certi termini funzionano meglio in inglese perché sono corti, semplici, diretti. L’inglese è come il latino, riesce a sintetizzare (in America usano sigle per OGNI cosa, perché è una lingua rapida). Al contrario l’italiano è decorato, ricco di particolari di “petaloso” di qua e di là. Ed è bello così, è il motivo per cui odio sentire un inglese che mi traduce Divina Commedia in Divine Comedy, porco giuda. Ma il futuro è inglese, il futuro è rapido, veloce. E’ già tanto se abbiamo “spada laser” (ma qui ci sta la traduzione e vi dico perché: perché la spada è un’arma medievale, è una sorta di katana quella di Star Wars e DEVE sapere di antico, ma spada laser è diverso da blaster, il blaster è uno strumento, una pistola del futuro, non puoi chiamarlo fulminatore “che cazz è, un taser?”).
    Quindi abbiate la saggezza di vedere le cose in un contesto ambientale! Non narrativo e basta. Grazie.

    Rispondi
  • Gabriel McFly

    7 Marzo 2016 alle 00:47

    Doveva essere il capolavoro dei capolavori, la rinascita della saga, grazie JJ e tutte ste minchiate qua….. E manco un Oscar! Tanto per chiarire, guerre stellari è una space opera, quindi più vicina ad un fantasy, tant’è che ci sono tutti gli archetipi della fiaba classica e del cammino dell’eroe.Tra l’altro lo stesso Lucas ha sempre dichiarato che per creare la saga, si era ispirato al libro” i mille volti dell’eroe” di j.Campbell. Detto questo, dire che gli adattamenti devono essere il più linguisticamente fedeli ad un contesto tecnologico, è’ non solo fuori contesto, ma denota una non conoscenza di questi Films.Cosa che invece gli adattatori e il direttore della saga originale hanno tenuto ben conto.

    Rispondi
    • Evit

      7 Marzo 2016 alle 00:57

      Eh, Gabriel McFly, ma vuoi mettere? Ci sono giovanotti neodiplomati che traducono per sottotitoli amatoriali… vuoi che Maldesi e De Leonardis ne possano sapere più di loro?

      Rispondi
    • Francesco

      8 Marzo 2016 alle 01:07

      Pensa che io, leggendo vari commenti sui social, ho trovato un commento di un sapientone che diceva testualmente: “I direttori del doppiaggio della trilogia originale andavano presi a cinghiate sui denti” per aver cambiato i nomi… questa è l’intelligenza media di chi critica a prescindere il doppiaggio. Ah, evit, noto che te la prendi spesso coi sottotitolatori amatoriali, che t’avranno fatto di male? (lo scrivo con tono scherzoso eh!) credo che alcune volte facciano meglio dei dialoghisti di professione, ad esempio stasera ho visto un episodio di doctor who su rai 4. Ora, in una scena il Dottore dava dei soprannomi ridicoli a dei malcapitati vichinghi… nei sub amatoriali questi erano stati tutti tradotti in italiano (quali più alla lettera, quali meno) e quindi comprensibili anche ad uno che non ha la minima conoscenza di inglese. Nel doppiato, i soprannomi sono rimasti tutti, e dico TUTTI in inglese. Così non solo per un italiano medio non hanno significato, ma fanno perdere anche l’effetto comico della scena.

      Rispondi
    • Evit

      8 Marzo 2016 alle 01:28

      Capita, anche non di rado, che ci sia gente capace nella sottotitolazione amatoriale perché sono appassionati di una specifica serie, dunque la conoscono bene ma soprattutto hanno molto più tempo da dedicarci di chi oggigiorno adatta o sottotitola di professione. Questi lavori riescono meglio quando c’è un piccolo gruppetto collaborativo privo degli estremisti del “tutto in inglese”, ma basta anche una sola persona (meglio due) veramente a suo agio con le due lingue per realizzare un buon lavoro… ma il “io faccio fan-sub”, sventolato come una sorta di rispettabile qualifica che vorrebbe fornire un qualche grado di autorevolezza a qualsiasi baggianata che sparano sull’adattamento e sul doppiaggio, la trovo cosa molto ridicola. Specialmente quando sono poco più che adolescenti e la loro intera cultura linguistica si basa su opinioni lette su Facebook e maturate in certi forum abietti.

      Rispondi
  • euthymos

    2 Aprile 2016 alle 04:47

    Basta smettere di vedere questi stupri e guardare le cose, semplicemente, nella lingua in cui sono state girate e sulle quali il regista ha detto l’ultima parola e dato il suo “via libera”.

    Rispondi
  • Antonio

    25 Aprile 2016 alle 11:17

    Bravo, molto divertente, però non dimentichiamoci di un errore invece commesso nell’adattamento che tu tanto difendi, o avrebbero dovuto intitolare l’episodio II, L’attacco dei quoti?
    Non è abbastanza grave da far scattare il…
    Nooooooooooooooooooooooooo?

    Rispondi
    • Evit

      25 Aprile 2016 alle 12:52

      Forse sei nuovo da queste parti e non sai che il mio PRIMO articolo parlava proprio della Guerra dei Quoti
      https://doppiaggiitalioti.wordpress.com/2011/01/12/i-cavalieri-jedi-paladini-della-matematica/
      Se provieni da forum o pagine Facebook sulla saga noterai in tale articolo una vignetta che viene frequentemente abusata in quei gruppi.
      Il tema dei Quoti è stato poi accennato molteplici volte nei tanti anni del blog.
      Comunque no, un paio di errori in un adattamento nel complesso ben fatto non fanno scattare nessun “noooooo” ma credo che sia inutile che io argomenti nuovamente la faccenda se tu già parti con un “che tu tanto difendi”. Se trovi intollerabile la guerra dei quoti sei libero di continuare ad usarlo come raro esempio che dimostra inconfutabilmente come l’intera vecchia saga sia adattata malissimo, so che va di moda farlo. Non sarò certo io a fermarti.

      Rispondi
      • Antonio

        25 Aprile 2016 alle 14:58

        Non fraintendermi, non penso che la vecchia saga sia adattata male, essendo nuovo non sapevo che aveste già sviscerato l’argomento. Amo il buon doppiaggio e se tu stesso in alcuni casi ammetti con autoironia la tua pedanteria riguardo a certe sottigliezze, converrai che la guerra dei quoti è ben più grave di molte altre sottigliezze da te affrontate. Comunque trovo culturalmente stimolante il tuo blog, non condivido alcuni eccessi di critica, dettati da una estrema razionalizzazione intellettuale che non paga in termini di fruizione di un prodotto da parte di uno spensierato spettatore. Così come dimostri di comprendere le ragioni di un doppiaggio che mantenga l’illusione, in alcuni casi finisci per ignorarle tu stesso.
        Cito un esempio soltanto perché potremmo andare avanti all’infinito e ti assicuro che non mi tiro indietro se ti va di farlo di persona o via Skype: non condivido affatto la tua critica a proposito della stella polare su Django Unchained, trovo che la premessa fatta riguardo a un improbabile interesse per l’astronomia sia più che sufficiente per lasciare la stella polare senza precisare “che indica il Nord”, inutile e disfunzionale, non ne ho affatto sentito la mancanza.
        Da dove scrivi? Io vivo a Roma, sono disposto a un confronto/incontro. Amo il buon doppiaggio e odio il cattivo doppiaggio, amo vedere i film in lingua inglese, anche senza sottotitoli, o al massimo con sottotitoli in inglese per avere il 100% della comprensione.

      • Evit

        25 Aprile 2016 alle 15:23

        Questo è un blog auto-dichiaratamente pedante e soggettivo, non ho mai fatto finta di essere altro.
        Il problema è che giudichi le mie parole e i miei esempi su una scala di gravità che semplicemente non ha basi perché non propongo un sito enciclopedico con una classifica di errori di adattamento dal più grave al meno grave, quindi il fatto che io mi impunti su sottigliezze come la stella polare di Django Unchained e poi tratti in maniera minore i quoti non la trovo una cosa incomprensibile. In un ambito così vario come l’adattamento, il contesto è tutto.
        Quello che sembra che io ignori è semplicemente un sorvolare su cose già trattate, per non ammorbare i lettori abituali ripetendo sempre le stesse cose.
        Ho già scritto da qualche parte che concordo pienamente con un articolo scritto da Lorenzo Frati in questo articolo http://www.guerrestellari.net/athenaeum/stori_menucronicreativa_dopp.html
        Non ho mai sentito il bisogno di aggiungere altro in merito.
        Quoti diventa solo grave se si è fan sfegatati dei prequel che comunque non hanno un adattamento coerente neanche tra i singoli episodi I, II e III.
        Leggendo i miei articoli passati potrai forse notare che divento pedante e mi lamento di qualsiasi sottigliezza solo quando un adattamento è già pieno problemi, così che anche gli errori minori diventano un peso. Se un adattamento è nel complesso ottimo, la presenza di uno o due errori o scelte dubbie non mi disturba più di tanto e finisce nel cadere più nel genere “curiosità” piuttosto che nella lamentela. Chi trova in questo un paradosso ho paura che non abbia una visione completa e istruita dell’adattamento (mi riferisco ad altri che sono venuti a commentare in maniera comicamente iraconda sotto questo articolo)

  • PaoPal

    8 Maggio 2016 alle 22:07

    Salve a tutti, volevo solo far notare un dettaglio di cui nessuno ha tenuto conto e che rende inutile confrontare il nuovo adattamento con il vecchio: Mario Maldesi ha avuto a disposizione mesi per tradurre, adattare e doppiare “Una nuova speranza”, Carlo Cosolo per “Il risveglio della Forza” ha avuto giorni. Grazie dell’attenzione.

    Rispondi
  • tancredi.b

    11 Luglio 2016 alle 23:18

    Tralasciando il giudizio sul film (a me piace ed è piaciuto tantissimo), nel doppiaggio italiano l’altra megafesseria (credo subito dopo, o poco prima di “Classificato”) è: “Io so tutto DI ATTESE”. Di attese.
    DI ATTESE. Ma che cazzo è? Una pakistana? SO TUTTO DI ATTESE? Ma che italiano è?
    Guardatelo in inglese.

    Rispondi
  • Adorno

    26 Luglio 2016 alle 19:13

    Evit te lo chiedo comunque anche se a distanza di pochi mesi, perché questo articolo mi ha fatto sorgere un dubbio tremendo.
    Nella scena che precede la visione di Rey si sente chiaramente la voce della protagonista da bambina urlare “Papaaaaaà, torna da mee!” per almeno un paio di volte. Bene. La versione originale inglese non presente la minima menzione ad un ‘padre’.
    Che sia anche qui una cacata di traduzione?
    (Dimmi di no ti prego)

    Rispondi
    • Evit

      26 Luglio 2016 alle 19:33

      Ciao Adorno, ancora non ho rivisto il film ma sto facendo piano piano una maratona in bluray dall’1 al 7 quindi ci farò caso appena arrivo all’ultimo capitolo. Grazie per la segnalazione

      Rispondi
  • Federico

    22 Settembre 2016 alle 08:45

    Articolo strano. Parte in maniera pulita ed esplicativa (bellissime le analogie tra i nomi adattati di diverse saghe) dando un parere personale per poi arrivare al solito vomito italiota che proprio non si può evitare di mettere (addirittura su tre punti due riportano insulti a chi legge i sottotitoli nei film. Conosco un ragazzo che sa disegnare e tatuare in maniera professionale -lo fa come lavoro in uno studio di sua proprietà- e si impegna nel guardare film e anime con sottotitoli in inglese ma insultarlo perchè magari apprezza le opere originali e le reclama nonostante non sia un maestro nella lingua inglese mi sembra un po’ da cafoni all’italiana. Fosse lui a dire che siamo noi coglioni perchè ci ostentiamo ad apprezzare l’arte senza averne ”la cultura” farebbe piacere? Credo di no. E questo è solo un esempio. Personalmente apprezzo quando una persona tenta qualcosa con i mezzi che ha). Che l’adattamento non sia fantastico e che soprattutto in italia mediamente le persone masticano poco o nulla l’inglese è verissimo. Lamentarsi dei limiti italiani in puro stile italiano è da paraculo (quintessenza dell’italiano). Insomma, hai una conoscenza avanzata dell’inglese o sei bilingue? Ottimo. Ma menare per un articolo intero che gli italiani (molti) devono vedere un film con i sottotitoli e per questo sono stronzi (esplicitamente o meno) mi sembra esagerato. Paradossale tra l’altro dedicarsi totalmente all’analisi del doppiaggio se poi si è avvelenati contro chi ne usufruisce. Allora guardiamoci i film in inglese e non rompiamo le balle a nessuno. Se bisogna sottolineare le differenze e gli errori, magari analizzando il tutto da un punto di vista narrativo, ben venga, rende questo blog molto interessante. Però uscire dai binari per inseguire chi potenzialmente alimenta il proprio materiale (senza alcun scopo se non il mero piacere personale di dire ”hey io so l’inglese e tu no”) si potrebbe tranquillamente evitare.

    Rispondi
    • Evit

      22 Settembre 2016 alle 09:16

      Non hai inteso che non ce l’ho con chi usufruisce dei sottotitoli in generale ma soltanto con quelli che disprezzano il doppiaggio per partito preso e che vorrebbero che TUTTO arrivi in inglese, anche Beautiful per le casalinghe, poi però senza sottotitoli non capiscono niente.
      Io in questo blog analizzo adattamenti dall’inglese con un occhio a chi l’inglese non lo sa, spiego sempre tutto, inoltre applaudo agli adattamenti ben fatti nonostante sia bilingue quindi per quanto mi riguarda potrei pure dire “chi se ne frega degli altri” e unirmi al partito del “tutto in inglese, si fotta chi non lo sa e chi non vuole leggere sottotitoli riduttivi quando guarda qualsiasi cosa”. Invece mi prodigo sempre alla difesa di chi l’inglese non lo sa. Quindi ti invito a leggere più attentamente ciò che scrivo perché non hai capito né le intenzioni né il contenuto, io sono l’ultima persona a lamentarsi dei limiti degli italiani. Al massimo prendo in giro quegli individui un po’ ignoranti ma molto petulanti che vorrebbero imporre improbabili situazioni solo perché loro, nel loro piccolo, conoscono l’inglese (o credono di conoscerlo) e vorrebbero imporre in maniera molto egoistica una visione in lingua originale a tutti ma senza sottotitoli poi sono perduti.

      Rispondi
  • McFly Gabriel

    22 Settembre 2016 alle 22:26

    Rogue one, Han Solo story, Boba Fett the Beginning ecc…..forza Disney distruggi la saga definitavemente!
    Mi vien da ridere a pensare alle pubblicazioni: ogni volta che ci sarà un fumetto, libro ecc vedrò il marchio di diritto registrato su blaster, Darth Vader( Veider per gli amici ) e compagnia bella…..proprio romantico!
    Tra l’altro sto notando che in molti film ultimamente traducono i proverbi o i modi di dire americani pedissequamente, non facendoci capire una fava.

    Rispondi
  • Emiliano Ceredi

    17 Dicembre 2016 alle 15:13

    Complimenti senza riserve: articolo davvero ben scritto e soprattutto assolutamente condivisibile!
    Molto spesso in tanti si sono attaccati a (oggettivi) errori di traduzione della prima trilogia, tipo “Guerra dei Quoti” (Clone Wars) per – come si dice – buttar via anche il bambino con l’acqua sporca.
    Ma più in generale, siamo di fronte a una situazione terrificante, per quanto riguarda traduzioni e adattamenti, che deriva forse da:
    1. pigrizia mentale (di giornalisti, traduttori, adattatori, editor…);
    2. pura ignoranza (detta come va detta);
    3. sudditanza culturale (che lo dico a fa’?)
    4. Mancanza di coraggio



    Ma l’hanno mai letto l’Umberto Eco di “Dire (quasi) la stessa cosa”?
    Vado un po’ fuori tema: non è certo fra i casi più gravi, ma qualcuno mi spiega perché “Pastorale americana” (il film) l’hanno lasciata “American Pastoral”? C’era già il libro a “far fede”, no?
    Mah.

    Rispondi
    • Massimiliano Chiaruzzi

      17 Dicembre 2016 alle 15:47

      Buttare via il bambino con l’acqua sporca?
      Guarda che i difetti del doppiaggio scrauso della trilogia originale non consistono nei semplici nomi scazzati, eh, ma in una lavorazione fatta contemporaneamente di fretta, senza criterio, al risparmio e senza rispetto alcuno per l’originale da un tizio che andava in giro fieramente a dire scempiaggini del tipo che “All work & no play makes Jack a dull boy” è intraducibile et simila.
      Quel doppiaggio ha forti problemi di
      1) traduzione e adattamento [esempi: ‘Death Star plans’ diventano ‘piani della Morte Nera’ quando, banalmente, sarebbero ‘i PROGETTI’, per non parlare di Death Star tradotto con un quantomai retard “Morte Nera” quando sarebbe semplicemente stato “Stella Mortale/della Morte” (il che ha senso, dato che è un enorme globo d’acciaio che risalta per essere, appunto, un globo d’acciaio bianco/grigio nello spazio e quindi sembrare una STELLA)];
      2) sincronia fonolabiale (il che “parla da se”, scusate il gioco di parole);
      3) direzione lacunosa (leggasi: doppiatori cannati e che recitano con uno scazzo assurdo per via, appunto, di una direzione assente o svogliata) [Luke sembra un cinquantenne come minimo, C-3PO è inascoltabile, Obi-Wan è più piatto di una mensola vuota e, dulcis in fundo, Darth Vader è insipido e recita male (dovrebbe avere un tono piatto, asettico, ma recita in modo normalissimo)
      4) terminologia scazzata [‘lightsaber’ che diventa ‘spada laser’ quando sarebbe in realtà ‘spadadiluce’, un concetto un tantino più fantasioso di un semplice laser (che a meno di non trovarsi in un ambiente fumoso non si vedrebbe nemmeno, ma transeat), i blaster che diventano insetticidi (fulminatori… la cosa che troveresti scritta sulle confezioni di RAID, per intendersi) quando sarebbero, meramente, ‘disintegratori’ (non è che negli anni ’80 ti potevi aspettare che lasciassero blaster)];
      5) nomi scazzati senza un perché.
      Così come anche il doppiaggio di Episodio VII ha problemi, che però risiedono semplicemente in un paio di voci scazzate (Phasma) e nella poca coerenza dell’avere i personaggi coi nomi originali ma i mecha coi nomi scazzati (Morte Nera… ancora?), ma, nel complesso, al doppiaggio della trilogia originale sta’ tranquillamente una spanna sopra.
      @Evit (concedimi di chiamarti per “nome”) oh, è uscito Rogue ONE.
      Mi aspetto un tuo post sul doppiaggio. Non deludermi.

      Rispondi
      • Evit

        17 Dicembre 2016 alle 16:25

        Volevo quasi mettere il tuo messaggio come spam come avevo promesso di fare dopo i tuoi tanti interventi da troll, gratuiti ed offensivi, con cui hai già ampiamente dimostrato il tuo livello intellettuale ma penso che i ragionamenti qui esposti possano essere di intrattenimento per altri quindi ben venga, questo te lo lascio. La tua valutazione delle interpretazioni raggiunge la più totale autorevolezza quando inserisci descrizioni del calibro di “doppiatori cannati” e “uno scazzo assurdo”. Te l’ho già detto, perché non apri un tuo blog in cui parli degli odiati doppiaggi, così potremo goderci finalmente le approfondite analisi di Massimiliano basate su una profonda conoscenza linguistica e sulla tua personale visione di ciò che dovrebbe essere il doppiaggio, se non la lingua italiana stessa. Sarei il tuo lettore numero uno e lo sai.
        Poi oh, Massimiliano, concedimi di chiamarti per nome, ricordiamo a tutti che tu sei l’adulatore degli “lavori” moderni di Cannarsi (molti dei quali non sono neanche in lingua italiana) e che dal forum da cui sei strisciato fuori sei già diventato un disco rotto che regolarmente pubblica link a questo blog sperando di ottenere un qualche seguito di altri troll, ma mi pare che hai scocciato pure loro ormai con il tuo fissarti solo su ciò che scrivo io sul mio blog.

    • Massimiliano Chiaruzzi

      17 Dicembre 2016 alle 16:55

      Beh, a dimostrare la *tua* bassezza mentale c’è un blog intero, addirittura… quindi fai un po’ i tuoi conti.
      E per non dimenticare la competenza dell’eterno difensore dell’italico idioma: http://i.imgur.com/cJIDsNw.png
      PS: reitero il mio “oh, è uscito Rogue ONE.
      Mi aspetto un tuo post sul doppiaggio. Non deludermi.” Tutti noi vogliamo un post sulla lesa maestà di Guerre Stellari (⌐■_■)

      Rispondi
      • Evit

        17 Dicembre 2016 alle 16:59

        Avevo scritto “gli adattamenti” ma poi ho pensato che “adattamenti” sarebbe stato quanto mai fuori luogo per Cannarsi, così ho cambiato in “lavori”, dimenticando di cambiare l’articolo che lo precedeva.
        Tu nella tua mente da adolescente ti attacchi a cose insignificanti ma non mi aspetterei altro da un intellettuale maturo come te.

    • Emiliano

      31 Dicembre 2016 alle 17:22

      @Massimiliano Chiaruzzi
      chiedo scusa se ho risposto – più sopra e poco fa – a un altro tuo intervento (più vecchio) in cui la meni con il “doppiaggio scrauso”, oltretutto confondendo doppiaggio e traduzione / adattamento.
      Ma mi pare, da come scrivi e da quello che scrivi, che no, non hai letto il libro di Eco che avevo citato. Né sai molto di adattamento e traduzione. Su ciò che giudichi (che TU GIUDICHI, RITIENI, CONSIDERI) “scazzato”, puoi documentarti anche qui: http://www.guerrestellari.net/athenaeum/stori_menucronicreativa_dopp.html
      Le tue sono critiche da nerd, non da esperto o appassionato di cinema né di problemi della traduzione. Sono solo dei gnegnegné. Ora, se hai meno di diciott’anni, lo (o il?) gnegnegné ci sta. Vale più o meno quello che Benedetto Croce diceva dello scrivere poesie.
      Ancora meno, temo, capisci di recitazione: se per te quegli attori recitano male, allora mi arrendo. Ma guarda che non sono doppiatorucoli, si tratta di gente di teatro e di cinema, attori coi controcazzi, se permetti, persone che si sono misurate con l’Antigone, con Shakespeare, con Strehler, Scola. E hanno innegabilmente dato un contributo enorme al successo dei film della vecchia trilogia (e di tanti altri, naturalmente). Certo, anche qui: se sei piccolino e sei venuto su con la Federica De Bortoli (senza nulla togliere, per carità, massimo rispetto…), e quello è il tuo standard di riferimento, mi fai tenerezza e capisco che non apprezzi Ottavia Piccolo, ma insomma…

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    • Massimiliano Chiaruzzi

      31 Dicembre 2016 alle 17:29

      Un doppiatore può essere bravo quanto vuoi, ma se è diretto male reciterà male o comunque in modo non attinente a quello che sta doppiando. Ottavia Piccolo è brava, certo, ma se la dirigi male otterrai risultati mediocri. Come con tutti.

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    • Emiliano

      31 Dicembre 2016 alle 18:12

      Verissimo (e vale anche per i registi sul set, con gli attori in carne e ossa, naturalmente). E secondo te il doppiaggio della vecchia trilogia era diretto male?

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  • Francesco Romani

    11 Marzo 2017 alle 16:16

    Ah, ah! Mitica la scena di Fantozzi! XD Quella originale da piccolo mica la capivo. XD
    “”che gli X-Wing siano rimasti “Ala-X” (non era tra le traduzioni più lamentate dagli sciocchi?)”
    Ala-x nei film classici non lo ricordo proprio! Al massimo caccia. Boh!

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    • Evit

      11 Marzo 2017 alle 16:33

      Così andando a memoria ricordo nell’impero colpisce ancora lo nomina un ufficiale che avverte Lord Fener dell’avvicinamento di Luke alla città delle nuvole. Ci sono altri momenti in cui vengono citati durante i tre film, dovrei rivederli per dirtelo con precisione.

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  • Giovanni De Bonis

    8 Marzo 2018 alle 23:16

    Se non vado errato, questo è il primo film della saga di GUERRE STELLARI in cui vengono esplicitamente menzionati i TIE fighters, prontamente resi come “caccia TIE”.
    Caro Evit, dal momento che “TIE” è l’acronimo di “Twin Ion Engines”, secondo te il duo Maldesi-De Leonardis avrebbe utilizzato un adattamento differente?

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  • Paolo "Pisolo" Ciaravino

    4 Giugno 2020 alle 16:25

    Son tornato a rileggermi questo articolo, perché sto vedendo The Mandalorian in cui spicca l’assenza di adattamento come ormai da tradizione e volevo lamentarmi un po’. C’è lo speeder-bike (che nel ritorno dello jedi era il motosprinter), c’è il blaster che ogni volta che lo sento mi fa venire il nervoso e sicuramente ci sono altre cose che non ho notato o non ho voluto notare.
    P.S.: la serie non è male, non un capolavoro imperdibile ma si fa guardare, al netto di alcune strizzate d’occhio fastidiose; tipo che nella prima puntata il cacciatore di taglie protagonista congela le sue prede nella grafite, che in realtà, come tutti sappiamo, era un metodo improvvisato sulla Città delle Nuvole e non si era neanche sicuri che si potesse sopravvivere, mentre qui diventa uno standard.

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  • Andrea87

    9 Giugno 2020 alle 20:33

    La “cura” del doppiaggio italiano è esemplificata dal fatto che la Disney non s’è degnata nemmeno di fornire una versione senza sottotitoli inglesi per le scene in alienese, cosa che ha portato i sottotitolatori italiani a dover piazzare da un’altra parte i nostri, creando un vero “bijoux”…

    Addirittura in una scena della prima puntata (l’unica che ho visto, passata su Italia 1) hanno scelto un font bianco sulla neve… slurp! Che finezza!

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  • Evit

    9 Giugno 2020 alle 21:07

    Paolo, il tuo commento lo avrei potuto scrivere io stesso, vedendola ho avuto le stesse identiche critiche (la versione portatile del congelatore di grafite vista nella città delle nuvole, ma per piacere!) ma vedo che lo amano tutti, meglio che me ne sto zitto ahah!

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