[Italian credits] Rosso sangue (1986)

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Questa settimana recupero i crediti italiani dimenticati di un film che temo sia anch’esso dimenticato, eppure a me particolarmente caro: Rosso sangue (Mauvais sang, 1986), scritto e diretto da un Leos Carax in stato di grazia.
Intitolare la pellicola “Sangue malvagio” o “Sangue cattivo” sarebbe stato forse più appropriato, ma poi come si fa a convincere gli spettatori ad andare a vedere al cinema un film che è squisitamente lirismo per immagini? È chiaro che bisogna mascherare il fatto che tutta la pellicola è costruita intorno alla coppia feticcio dell’autore – Denis Lavant e Juliette Binoche, infiniti e bravissimi – e che è una storia fisica, che si dipana seguendo i virtuosismi del corpo del giovane Lavant.
No, questa roba non vende. Meglio puntare l’accento sulla trama da survival horror, mettere nel trailer una siringa che perfora un uovo – proprio mentre De Niro lo mangia, quell’uovo, in Angel Heart – e appiccicare un altisonante titolo orrorifico.

Il titolo italiota

Visto l’interesse dei lettori, amplio la sezione dedicata al titolo del film.
Agli italiani piace questa particolare tonalità di rosso. Quando nel maggio 1975 arriva in Italia il thriller francese La chair de l’orchidée (1975) e diventa Un’orchidea rosso sangue, inizia una moda inarrestabile. Nel febbraio 1976 tocca a Black Christmas (1974) subire la trasformazione in Natale rosso sangue – grazie ad Andrea87 per averlo ricordato – e l’operazione piace così tanto che nascono almeno due casi “autoctoni”: Autostop rosso sangue (marzo 1977) di Pasquale Festa Campanile e Rosso sangue (1981) di Joe D’Amato nascosto dietro lo pseudonimo Peter Newton. (Anche se per quest’ultimo caso non ho trovato alcuna traccia di distribuzione prima della VHS AVO Film del 1984.)
Nel settembre 1984 abbiamo il “battesimo” di Grano rosso sangue (Children of the Corn, 1984), ma bisogna attendere il 1989 per un “bagno di sangue”. A giugno arriva in TV Tusks (1988) e viene ribattezzato Safari rosso sangue, così come il 24 giugno viene trasmesso in un canale locale Un abito da sposa macchiato rosso sangue: lo so, il titolo ufficiale del film spagnolo è privo di quel “rosso”, Un abito da sposa macchiato di sangue (La novia ensangrentada, 1972), ma le TV spesso manomettono i “titoli italioti“.
Infine il Festival di Venezia quel settembre si chiude con un film molto discusso, Rouge Venise, che viene presentato come Venezia rosso sangue – grazie a Mahatma K. B. per averlo ricordato – che però non è chiaro se e quando sia stato distribuito nelle sale italiane. (In realtà non esiste traccia italiana di questo film se non quella proiezione al Festival.)
Meno usato, il rosso sangue continuerà comunque a imperversare in Italia. Nel 1994 arriva un nuovo film marziale di Don “The Dragon” Wilson e diventa Sole rosso sangue (Red Sun Rising, 1994), stavolta quasi rispettando il titolo originale.
Il nuovo millennio inizia con vecchie mode. Nel 2002 arriva in DVD Un giorno rosso sangue (When Strangers Appear, 2001), nel 2007 Black Christmas. Un Natale rosso sangue (2006), remake del titolo del 1974, nel 2008 Wind Chill. Ghiaccio rosso sangue (Wind Chill, 2007) e nel 2011 Cappuccetto rosso sangue (Red Riding Hood, 2011).
Insomma, il rosso sangue piace ed è un “acchiappa spettatori” di sicuro successo.

L’edizione in VHS

Le immagini che seguono sono tratte dall’edizione in videocassetta Domovideo purtroppo senza data. Il copyright del film distribuito dalla BiM è del 1987 ma la pellicola è arrivata nei cinema italiani il 24 gennaio 1988, girando – tra prime e seconde visioni, arene e cineclub – fino ai primi mesi del 1989: visto che il primo passaggio televisivo è del 26 aprile 1991, penso che l’edizione home video risalga al periodo tra il 1989 e il 1991.
Io ho acquistato la videocassetta tra il 1994 e il 1995, perché ero già follemente innamorato dello stile di Carax dopo aver visto Gli amanti del Pont-Neuf, ma questa… è un’altra storia.

Titoli di testa

domovideo
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Titoli di coda

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L.

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Scrittore e saggista, autore del blog "Il Zinefilo" dedicato ai film di serie Z.

23 Commenti

  • Mahatma K. B.

    22 Ottobre 2016 alle 02:06

    Per non parlare poi di “Safari rosso sangue” (1988) e “Venezia rosso sangue” (1989).
    Mi stupisco che non sia stato mai fatto un “Quella casa rosso sangue”, negli anni ’80 un titolo cosi’ avrebbe fatto sfaceli al botteghino.

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    • Lucius Etruscus

      22 Ottobre 2016 alle 08:06

      ahahah a questo punto potevano fare “Chi è sepolto in quell’ultima casa rosso sangue nel bosco a sinistra?” Così si acchiappavano tutti! 😀
      Comunque grazie al tuo suggerimento ho ampliato maggiormente la sezione dedicata al “titolo italiota” 😉

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  • Norman

    22 Ottobre 2016 alle 18:28

    Ho trovato di recente la VHS di un altro film “dimenticato”, cioè Sole Ingannatore, edizione Mondadori. La vhs è presa dalla pellicola cinematografica italiana, ed ha i titoli dello Studio Mafera.
    Se vuoi posso inviarti le immagini dei titoli per la tua rubrica

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    • Salvatore Sanna

      24 Ottobre 2016 alle 17:43

      Off-Topic
      E cosa ne pensate del titolo italiano del film uscito da poco -Don’t breathe-? L’hanno “tradotto” -Man in the dark-! Grandissimi! ahah

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      • Lucius Etruscus

        24 Ottobre 2016 alle 17:46

        In fondo però il “cattivo” è un uomo cieco nell’oscurità, quindi il titolo ci potrebbe pure stare. Però è incredibile che ri-traducano in inglese…
        Finora l’avevo notato solo nei film non-anglofoni spacciati per anglofoni – tipo lo spagnolo “La monja” (2005) che da noi diventa “The Nun” – ma che senso ha ribattezzare un titolo inglese con altro inglese? Temo abbiano ormai perso il controllo 😀

    • Salvatore Sanna

      24 Ottobre 2016 alle 18:08

      Vero! Anche “El Orfanato” (2007) diventa “The Orphanage”.
      Per “Man in the dark” sì, il titolo ha senso, ma cavolo, sostituire un titolo in inglese per un altro in inglese è un po’ strano 😀
      Ma sicuramente ce ne saranno diversi titoli che hanno subito lo stesso destino, bisognerebbe raccoglierli.

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    • Evit

      24 Ottobre 2016 alle 19:30

      Nessun posto è sbagliato per commentare qui a Doppiaggi Italioti, non ti preoccupare Salvatore.
      Don’t Breathe/Man in the Dark è uno di quei casi in cui il titolo italiano si rifà al “working title”, ovvero al titolo che aveva il film prima che la distribuzione americana cambiasse idea all’ultimo momento. Ci sono alcuni casi simili di cui ricordo vagamente di aver parlato. Diciamo che li considero poco, perché è chiaro che non è un parto della distribuzione italiana, loro si sono limitati a mantenere il primo titolo fornitogli (magari perché avevano già mandato in stampa millemila cartelloni pubblicitari, chissà, o perché si erano già affezionati alla prima proposta).
      Al momento ricordo casi simili qui https://doppiaggiitalioti.wordpress.com/2012/02/02/titoli-solo-apparentemente-italioti/ (del 2012 nondimeno!)
      Riguardo invece ai titoli che veramente sono stati alterati all’insegna dell’inventiva nostrana ma con titoli sempre in inglese, penso di aver disseminato in giro vari casi sebbene non li abbia raccolti tutti in articoli specifici. Rimando genericamente alla rubrica di “titoli italioti” mentre non mi vengono in mente altri articoli specifici a riguardo.
      Inutile dire che anche io preferirei che i titoli di film provenienti da paesi non anglosassoni NON vengano presentati in Italia titoli in inglese. Questa brutta abitudine dà una chiara idea sul fatto che i titoli americani sono spesso lasciati in inglese solo perché “va di moda” ed è di tendenza, non per una volontà del distributore di rispettare i titoli originali o altre menate… filosofiche. Infatti The Orphanage “fa subito horror” all’orecchio degli adolescenti (e non).

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      • Lucius Etruscus

        24 Ottobre 2016 alle 19:38

        C’è almeno un caso in cui si è preferito lasciare il titolo in una lingua non inglese, per evidentissimi motivi: “Les biches (Cerbiatte)” del 1968 di Claude Chabrol. Titolo straniero, sottotitolo italiano tra parentesi invece del contrario. 😀

    • Salvatore Sanna

      24 Ottobre 2016 alle 23:14

      Grazie per tutte le info, sono un grande appassionato di tutti questi argomenti e questo blog è oro colato. L’esempio di “Don’t Breathe” e “Man in the dark” mi fa capire che ci sono tantissime cose che non so, infatti ho pensato subito a criticare il titolo senza sapere che invece un po’ di senso lo aveva, insomma, non è stata una cosa inventata di sana pianta solo per il mercato italiano.

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