"Nome in codice? Rogue Uno" – L’adattamento italiano di Rogue One

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La cosa più liberatoria dello sbattersene di come dagli anni 2000 espandano una trilogia iniziata alla fine degli anni ’70 e finita agli inizi degli anni ’80 è che si comincia anche a fregarsene della qualità dell’adattamento italiano e del doppiaggio. Ed eccoci qui a parlare dell’ennesimo “Star Wars” della Disney.
C’è poco da girarci intorno, anche Rogue One prosegue lo stesso adattamento italiano che avevamo già trovato in Episodio VII… i nomi che compaiono nei titoli di coda sono infatti sempre quelli ma se avevo fatto un lungo articolo in merito a Star Wars 7 – Il Risveglio della Forza e al suo adattamento “da videogioco”, non credo che Rogue One meriti la stessa energia.

Adattare senza adattare, a Disney Story

I problemi sono sempre gli stessi: in una saga in cui si aggiungono sempre più episodi che vanno a disporsi prima e dopo gli eventi di quei tre film su cui si regge tutta questa baracca e in cui è palese lo sforzo da parte degli attuali possessori dei diritti nel cercare di realizzare nuovi film che si integrino senza soluzione di continuità con quelli girati quasi 40 anni fa, è curioso che la stessa attenzione non venga data anche ai dialoghi tradotti.

Già con Episodio III ci fu un veto aziendale sull’opzione, per altro intelligente, suggerita dal direttore di doppiaggio (Francesco Vairano) di aggiungere una piccola battuta in cui si ordinava il cambio di matricola dei due famosi droidi, così da unificare anche nel doppiaggio italiano due trilogie già di per sé difficili da percepire come un tutt’uno. Ma evidentemente all’epoca i piani erano altri, la Lucasfilm nella prima metà degli anni 2000 già bramava di far ridoppiare la trilogia classica così da riprendere pienamente in mano le redini di un universo fatto soprattutto di nomi stampati su confezioni di giocattoli e prodotti videoludici da localizzare grazie all’ausilio rapidi e quindi economici sistemi automatizzati, croce e delizia dei traduttori professionisti.

I marchi registrati hanno la precedenza sulla traduzione

Quando i titoli dei film diventano marchi registrati e quando i nomi dei personaggi sono poco più che loghi intorno ai quali tradurre dialoghi in centinaia di altre lingue, così da semplificare la vita a chi si occupa di tradurre per i mercati esteri milioni di prodotti di consumo, è chiaro che si semplifica tanto la vita anche agli strateghi del marketing di un’azienda multimilionaria… ieri la Lucasfilm post-1997, oggi la Disney, la quale già da decenni ci propina nomi come Aladdin ed Hercules (e più recentemente Rapunzel) in quanto marchi registrati di un vasto franchising e non per via di qualche contorta aspirazione didattica mirata ad insegnare l’inglese all’estero, né tanto meno per uno zelante rispetto artistico verso la scelta dell’autore nella creazione dei suoi personaggi, come qualcuno ingenuamente potrebbe credere.

Scena di Rogue One: A Star Wars Story, con Donnie Yen che impugna un bastone circondato da soldati imperiali. La vignetta fa dire a Donnie Yen: ora iniziano le mazzate. Il soldato risponde: posa il bastone, Evit. Sei vecchio.
Se questo mese, come è capitato di fare a me, andaste al cinema in Spagna ad esempio, ci trovereste un film dallo spiccato senso artistico non appartenente al genere “di questo ne facciamo sequel fino al 2046”, come ad esempio Arrival di Villeneuve. Film simili vengono ancora distribuiti con titoli tradotti (La Llegada) mentre Star Wars sarà Star Wars ovunque, in Spagna come in Italia, come in Turchia… né più né meno come per i McDonald’s.
Anche il nuovo McRogueOne arriva in Italia con gli ingredienti già assaggiati nel doppiaggio di Episodio VII diretto da Cosolo: “Veider” non ve lo toglie più nessuno e poco importa se quando li andrete a guardare in ordine “cronologico” (Ep.1⇒Ep.9) vi ritroverete il Fener di Episodio III seguito da “Veider” in Rogue One, poi si ritorna a Fener della trilogia classica (4⇒6) ed infine di nuovo “Veider” nella trilogia Disney (7⇒9, si presume che anche i futuri episodi 8 e 9 cadranno nella trappola dei nomi originali a tutti i costi).

Ma se, come sembra, l’unica preoccupazione è quella di riportare i nomi alla sacralità dell’originale allora, forse, cara Disney, sarebbe il caso di ridoppiare proprio tutto, dal 1977 al 2005, e togliersi il pensiero. Pensate che ne sarei contrario? Io attendo quel giorno più di qualsiasi altro, sarà il giorno del vero trionfo! Così anche nei vecchi film, in cambio della correzione di un paio di errori storici (rimando a futura data l’analisi degli adattamenti della trilogia classica), potremo finalmente goderci le più deliziose perle del peggior inglesorum che va di moda in questi anni: via quindi i folgoratori, o fulminatori che dir si voglia, e ben vengano i blaster, perché la giustificazione degli sprovveduti è che così già viene riportato da tanti anni in dozzine di videogiochi derivativi e che ormai i fan “ci sono abituati”… un modo di pensare l’adattamento (e persino la propria lingua) che è proprio delle menti più piccole.

Scena da Rogue One dove compare una giovane Mon Mothma, nascosto in secondo piano c'è un anziano con la barba che rappresenta Evit l'autore di questo articolo

Evit è evidenziato da un cerchio rosso.

Ben vengano (sono ironico) gli Star Destroyer al posto dei “caccia stellari”, abbreviativo di “cacciatorpediniere” ovviamente, altra definizione che sentiamo nella trilogia classica. In Rogue One si opta per menzionare il marchio registrato invece di proporre alcun adattamento, così dopo aver visto il film potrete ordinare a colpo sicuro i giocattoli su Amazon senza il rischio di confondere un caccia monoposto della ribellione con un caccia(torpediniere) stellare dell’impero. Un gran bel vantaggio.

È esemplare come su Wikipedia Italia qualcuno ci renda partecipi della sua ignoranza quando scrive impunemente:

Star Destroyer: nel doppiaggio italiano chiamato “Caccia Stellare” o “Torpediniera Stellare”, sebbene la traduzione letterale sia “Distruttore Stellare”.

Star Destroyer descritto su Wikipedia come Distruttore stellare

ad imperitura memoria

Come se “distruttore stellare” fosse la traduzione corretta, alla lettera! Alla lettera un bel cavolo, “destroyer” in inglese è una classe di navi che in italiano si traduce proprio, manco a dirlo, come cacciatorpediniere. E qui riciclo una mia vecchia battuta, consentitemelo… quella del volete raccontarla proprio a De Leonardis (dialoghista della vecchia trilogia) che prima di diventare adattatore aveva studiato all’Accademia Navale per seguire le orme del padre ammiraglio? Se vi sembra che dire “cacciatorpediniere” sia un italiano un po’ da pezzenti e che non c’entri molto con l’avventura spaziale di Guerre Stellari o che travisi il significato originale, consiglio a voi e ai più ferventi curatori di pagine di Star Wars su Wikipedia di non frenare la vostra voglia di approfondire la conoscenza della lingua inglese (se di voglia ne avete) fermandovi alla superficialità del “so l’inglese perché gioco ai videogiochi e guardo film sottotitolati da quando avevo tot anni” perché potreste scoprire di credere di sapere bene una seconda lingua ma di dare molto per scontato, è così che si giunge alla mentalità di subalternità culturale di chi pensa che in inglese è tutto più “cool” e alle figure di merda su Wikipedia.

A chi vende McRogueOne andrà certamente bene che Star Destroyer rimanga invariato anche in italiano, serve così una doppia funzione: facilita operazioni di marketing su scala globale e in più, per le piccole menti italiche che pensano di sapere la lingua inglese, suona come un DISTRUTTORE DI STELLE, vuoi mettere? Molto più imponente! Molto più cool.

Gag di Guzzanti nei panni della presentatrice Fulvia che dice: distruttori di stelle, su rieducational channel.

Adattare senza coerenza, a Disney Story

Inutile dunque aspettarsi che l’adattamento di Rogue One nella nostra lingua da subumani possa proporre una traduzione per quella corvetta “hammerhead”, qualsiasi traduzione risulterebbe troppo… “pizza e mandolino”, secondo alcuni. Anzi, a ben pensarci, perché nel doppiaggio si parla di “corvetta”? Non dovrebbe essere anche quella all’inglese, “corvette”? Se il cacciatorpediniere rimane “destroyer” non si capisce perché altre classi di navi si debbano tradurre, ma del resto parliamo di adattamenti Disney-Cosolo e abbiamo già visto che non brillano per coerenza interna. Forse della corvetta non ci sono dei giocattoli in vendita quindi non c’era bisogno di lasciarla in inglese? Oppure si è voluto tradurla perché corvette ricordava troppo un’automobile? Eppure non dovrebbe essere un problema quando poi si fa credere che un destroyer possa essere un DISTRUTTORE.

Ma è rincuorante sapere che nell’adattamento per il cinema si continua a preferire una coerenza con i videogiochi e le serie animate, piuttosto che con gli altri titoli con cui questi film dovrebbero integrarsi.

CGI Tarkin is not amused, meme. Rogue One

Questa battuta ve la traducete da soli.

 

Le tanto lamentate voci nel doppiaggio di Rogue One

Parlando solo brevemente del doppiaggio e della scelta delle voci, è curioso leggere una marea di critiche sulle interpretazioni o sulla scelta dei doppiatori, scatenatasi da subito su internet prima ancora di vedere l’originale e quindi non basate su un confronto ma su una sensazione. Per carità, le scelte bislacche ci sono sempre state da quando esiste il doppiaggio e non nego a priori che le lamentele possano essere in parte fondate, ma qui voglio porre una domanda provocatoria: non sarà che la recitazione del doppiatore, se fatta troppo a fotocopia di quella originale, possa essere la causa principale delle sempre più numerose lamentele mosse da subito, all’uscita dalla sala cinematografica, contro il doppiaggio e la scelta dei doppiatori?

Forse sapete già che, per varie concause (più o meno comprensibili), il doppiaggio italiano moderno tende ad essere una fotocopia (in quanto a espressività e spesso modo di recitare) delle interpretazioni originali (per lo meno di quelle americane). Se questo a molti potrà sembrare un vantaggio incredibile, in realtà porta con sé un grosso problema: l’espressività di altri popoli non è sempre equiparabile alla nostra.
“Voci assurde… voci tremende…”, esclamazioni elargite un po’ gratuitamente (spesso seguite da un “devo ancora rivederlo in inglese ma…”) che sottolineano come certi modi di recitare di attori di altre culture non siano sempre immediatamente “trasferibili” al modo di recitare italiano, e così a molti spettatori italiani, giustamente, risultano istantaneamente… strani.

Dunque, siete proprio sicuri che ciò che a pelle vi dà fastidio siano davvero le interpretazioni dei doppiatori quando vi lamentate delle… voci? Io non ne sarei così sicuro. Un doppiatore che fa voci “strane”, oggi, di solito lo fa perché deve imitare ciò che ha sentito nel film in lingua originale, non c’è né tempo né l’intenzione di fare in altro modo e di reinterpretare più di tanto. Se proprio volete lamentarvi subito di qualcosa quando uscite dal cinema allora consiglio piuttosto di lanciarvi contro la pratica di proporre la fotocopia di recitazioni estere che non sempre viene accettata dalle nostre orecchie perché proviene da una cultura che, globalizzazione e tutto, non ci appartiene.

Whitaker in Rogue One, la vignetta legge: il cattivo con la voce grassa. Un omaggio a CarlettoFX dei Gem Boy che parlava del cattivo con la voce grossa

Planet-killer non si traduce come Pianeta killer… e altri ridicoli errori nell’adattamento di Rogue One

Nome in codice? Rogue Uno (cit.)

Piccole note positive (ogni tanto arrivano anche quelle), ho sentito nominare una “camera di equilibrio” e, visto l’andazzo, temevo quasi potessero mantenere il termine “airlock”, come successe con Interstellar (uno dei suoi pochi errori). Ma airlock in questo caso non è un marchio registrato e non aveva esigenze di labiale quindi abbiamo avuto il lusso di sentirlo nominare nella nostra lingua. Wow, mi state proprio viziando!

Le note positive sono poche in realtà, inutile sottolineare i tanti calchi dall’inglese come il “serve una mappa – vuoi che non ne troviamo una per terra? (???), l’espressione sarcastica really? che diventa “davvero?” (quando uno “scherziamo?” sarebbe subito più comprensibile), oppure ancora il “fatelo!” (do it!) del crudele ufficiale imperiale che ordina l’esecuzione sommaria della madre della protagonista (non è spoiler se accade nei primi 90 secondi di film). Dico che è inutile sottolinearli perché cose simili ormai sono all’ordine del giorno, non una peculiarità di questo film in particolare (sebbene qui abbondino più del solito), ma questi due o tre valgono da esempio per tanti altri.

There is no try, just do it. Meme del video motivazionale di Shia La Beouf che compare a Luke Skywalker come fantasma mentre Luke cerca di sollevare l'X-Wing dalla palude
Nel film si sentono anche delle frasi familiari come “iniziare ignizione preliminare” e “iniziamo la corsa d’attacco“, frasi prese pari pari dal doppiaggio dell’originale Guerre Stellari del 1977, un simile rispetto delle fonti è quasi comico all’interno di un adattamento come quello di Rogue One (e di Episodio 7 prima di esso) dove vengono meno forse i riferimenti più importanti alla trilogia storica, come il nome di Fener, ma anche i blaster, etc… tutto tranne la Morte Nera però. La Morte Nera, per qualche non ben precisato motivo, può rimanere Morte Nera e non torna ad essere Death Star™, né viene ritradotta più “fedelmente” in Stella della Morte come magari qualche estremista potrebbe esigere. Io propongo Mortestella™, non credo che sfigurerebbe vicino ad altre scelte di adattamento del calibro di “a planet killer” che in Rogue One viene tradotto alla lettera come “un pianeta killer” (e qui forse la parola “distruttore” sarebbe tornata utile per davvero). Non mi resta che da chiedere… a quando “cold” tradotto come “caldo”?

Certo è facile dire a posteriori che il “pianeta killer” si riferisce alla Morte Nera in quanto piccolo “pianeta” che “uccide”, ma l’originale “planet killer” è un “distruttore di pianeti”, letteralmente un ammazzapianeti e non un “pianeta che ammazza”, tutt’altra cosa. Giusto giusto quelle regole DI BASE dell’inglese che imparano i bambini già dalle elementari insomma, mica chiediamo tanto.

Scena in Rogue One della Morte Nera che spara il suo raggio della morte sul pianeta Jedha

Ammazzapianeti-pianetammazza is the new “allacciascarpa-scarpallaccia”

Ironia a parte, voglio sottolineare che anche “pianeta killer” è comunque funzionale alla trama, è un’alterazione accettabilissima e sicuramente un’ottima scelta sia per il labiale che per i tempi della battuta. Se esagero il tutto è solo per sottolineare quanto sia assurda l’idea stessa di un esasperato rispetto delle fonti a scapito della continuità con un precedente film (quello del 1977) che cronologicamente si pone CINQUE MINUTI DOPO gli eventi di questo Rogue One… quando poi senza criterio si può decidere di ignorare il “sacro testo originale” dicendo ad esempio “un pianeta killer” oppure preservando il nome “Morte Nera” mentre tutti gli altri nomi sono già stati riformati.

Inoltre è detestabile la svolta anglofona che ha preso l’adattamento della serie da quando è in mano a Cosolo/Disney, un adattamento che non fa alcuno sforzo di amalgamarsi con i doppiaggi precedenti se non in un paio di “copia e incolla” d’ufficio mentre calca la mano con anglicismi superflui e fuori luogo che già ci era toccato sopportare nel genere western con Django Unchained e che in generale dimostrano un’incapacità di discernere tra forestierismi utili o insostituibili e quelli invece superflui o addirittura dannosi nel contesto dell’opera che si traduce/adatta.
Comunque, da colui che in un western ha il coraggio di proporre “wanted, dead or alive” tradotto alla lettera come “wanted, morto o vivo”,  non risulta difficile pensare che possa aver realmente considerato “un pianeta killer” come la giusta traduzione di “a planet killer”, ma chi può dirlo. Del resto, ho già fornito io stesso un’ottima scusa per salvare la dignità di quella scelta… una critica più magnanima di questa non credo ci possa essere, sarà il periodo di Natale che mi addolcisce.

Chiudo con una frase di questo Rogue One che trovo molto ironica nel contesto di questo adattamento scriteriato e allo stesso tempo molto significativa:

“La chiamiamo La Morte Nera, non c’è nome migliore”

Obama mic-drop meme

BUON 2017

Ex-docente, blogger bilingue con il pallino per l'analisi degli adattamenti italiani e per la preservazione storica di film. Ora dialoghista per studi di doppiaggio.

96 Commenti

  • Alessandro Stamera

    31 Dicembre 2016 alle 13:36

    Il NON tradurre i nomi propri e tenere i nomi originali dei protagonisti può essere una scelta condivisibile…, ma almeno i nomi comuni, soprattutto quelli delle armi (tipo i “blaster” o i “destroyer”) e delle creature DEVONO essere tradotti in italiano, anche perché dovranno pur comunicare qualcosa al pubblico!
    Scandaloso l’errore di Wikipedia. Dal momento che io sono iscritto, cercherò di entrare nella voce e correggerla (magari cercando di giustificare l’adattamento italiano).
    Riguardo la critica ai doppiatori, invece, non sono del tutto d’accordo con i fan. Spesso, i doppiatori italiani migliorano alcune prestazioni degli attori stessi (Vittorio Guerrieri, Daniela Calò e Fabio Boccanera su tutti, a mio personalissimo parere, lo so non c’entrano nulla con Sta Wars, ma ho visto alcuni loro personaggi di film che hanno doppiato in sia in lingua originale che in italiano) e, a mio avviso, Episodio VII, da questo punto di vista, è ben riuscito.
    Il problema di questo film casomai, come dici tu, è la traduzione scellerata.
    PS: comunque il personaggio del film di CarlettoFX aveva la voce “grossa”, non “grassa”.
    PS 2: buon 2017!

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    • Evit

      31 Dicembre 2016 alle 13:42

      Lo so che era “grossa”, il mio era un omaggio a quello con la voce “grassa” ma se non scrivevo “ciao CarlettoFX” nessuno lo avrebbe capito. 😛
      Il non tradurre i nomi è una scelta condivisibile quando si parte proprio da zero, in questo modo ci ritroviamo però una ridicola alternanza di nomi. Per questo auspico un ridoppiaggio totale, tutto nuovo! Poi vediamo quale dei due risulta qualitativamente migliore.

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  • Lucius Etruscus

    31 Dicembre 2016 alle 14:55

    Questo è il modo migliore per digerire il pranzo di Capodanno ^_^
    Splendido pezzo “di cuore”, come dicono gli inglesi: by heart. Ahahah a dimostrazione di quanto siano ridicole le traduzioni letterali 😀
    Dopo il doppiaggio-vetrina per la vendita mi aspetto che durante la visione del film ogni volta che nominano un personaggio appaia un link diretto su Amazon! Per fortuna il merchandising del mio amato universo di Aliens è talmente ignoto in Italia che ognuno doppia come gli pare 😛
    Conosco traduttori di romanzi che fanno ricerche molto approfondite per evitare errori come Star Destroyer, perché in quei casi sbagliare un termine navale è qualcosa di gravissimo: speravo che questi sforzi di bravi professionisti fossero più apprezzati dai fan, perché in fondo presentano loro un prodotto migliore, ma a quanto pare basta tradurre con GoogleTranslate e non serve altro…
    A far ragionare i fan si rischia di fare notte, o come dicono gli inglesi… Fahrenheit 😀

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  • McFly Gabriel

    31 Dicembre 2016 alle 16:10

    Grande grande grande!! Non deludi mai Evit! Per fortuna che, ho deciso che gli ” Star Wars Disney” con me hanno chiuso, se no dovrei incazzarmi ogni anno!
    Sono d’accordo con te che certe colpe del doppiaggio non sono da imputare alle voci, per me, unica responsabilità del direttore di doppiaggio. Ma si sa, questo direttore ha letto tutti i libri,videogiochi, pupazzi, giochi da tavolo ecc ( fonte: intervista you tube ) e quindi per carità, non sono nessuno per criticarlo.
    Mi viene da dire che purtroppo con la globalizzazione : su 7 miliardi di individui è’ necessaria solamente una distribuzione su scala planetaria per fare profitti, chissenefrega delle lamentele di uno sparuto gruppo di italiani amanti della buona recitazione nel doppiaggio.
    Ne avrei da dire sulla distribuzione delle voci, che sono l’unica cosa che ho visto, e mi hanno fatto accaponare la pelle. Ma va beh, sono un vecchio brontolone e me lo tengo per me.
    Il cgi degli attori la trovo una cosa orribile e pericolosa per il futuro.
    Permettimi di dire una cosa un po’ forte : con questi film lo stupro di Indiana jones in south park sono una bazzecola……
    Vi prego non offendiamo più i doppiaggi dell’Est Europa con una voce sola, perché il nostro andazzo è’ quello!

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  • Massimiliano Chiaruzzi

    31 Dicembre 2016 alle 17:52

    Non vedevamo l’ora, diamine!
    Per fortuna non è la gente che sui blog scrive articoli sulla Memoria Storica lesa a fare il mercato, e per fortuna a questa gente, la Lucasfilm di turno, risponde con sonori “mapperpiacere” e rimette su il Darth Vader di turno.
    Vabbé, tralasciando questo e i giudizi sul film (che di per sé è pure di ottima fattura) e i classici dogmi da nonno al parco (i primi Star Wars mica erano fatti per vendere, nooooo, ma cosa stai dicendo? A Fox e Lucasfilm interessava solo la qualità sublime e insuperabile del prodotto finito, mica di far soldi come è normale che sia…), diciamo che condivido il fatto che si potesse fare di meglio. Ma non per i motivi elencati qui, o meglio, non al 100% e non solo.
    Il problema più grande di questo doppiaggio è Foschi su Vader. Io non so se abbia problemi di salute o altro, ma a sentirlo sembrava “spompato”, sembrava che stesse doppiando da sdraiato su una lettiga… caspita, tu vedi Darth Vader, fiero e imponente che si appresta a ricevere un suo subalterno e poi… senti la voce di un vecchietto “sfiatato”…
    Una volta per tutte bisogna mettersi in testa che non tutti hanno la fortuna di avere una voce che “non invecchia mai” come quella di Jones (o di Diego Reggente) e mi stupisce che proprio Cosolo abbia rimesso Foschi sul cyborg mascherato quando lui stesso lo aveva brillantemente sostituito con Luca Biagini nella serie Star Wars – Rebels (lo si può sentire qui e l’interpretazione che ha dato del personaggio è ottima, senza se e senza ma https://youtu.be/DtLUbpUOmOQ).
    Per il resto il parco voci e la recitazione sono più che accettabili e alcuni rispecchiano perfettamente la voce dell’attore originale (Sanna su Tarkin è fenomenale, sembra davvero di sentire Cushing in Ep.IV).
    Per quanto riguarda l’adattamento, mi sorprende che tu non abbia menzionato la “Luna imperiale occupata” come traduzione di “imperial occupied moon”, che vorrebbe dire “Luna di dominio imperiale”, semplicemente. D’accordo per “planet-killer”, e fin li’ ci siamo. Sono tutti errori che probabilmente correggeranno per la versione HV (con Episodio VII lo hanno fatto, mi pare), d’altro canto si tratta di due sottotitoli (una sola battuta nel caso di planet-killer)…
    Per il resto… beh, è un adattamento decente, ma permangono i soliti problemi ereditati dal doppiaggio di Maldesi e che già c’erano in Episodio VII… sì, perfino i “gusci” di salvataggio hanno tenuto… mettere “capsule” non si poteva… sarebbe stato bello, sennò. I piani sono rimasti piani quando “progetti” sarebbe stata una traduzione più papabile (lo so che in originale dicono “plans”, eh).
    L’avamposto orbitale ce lo ritroviamo ancora Morte Nera e… non vedo di cosa stupirsi, era così anche in Ep.VII… Il punto è che è proprio un nome che non ha senso… cioè, spicca proprio per essere grigia nel nero siderale… e no, non dico che dovessero tenerla “Death Star”, avrebbe dovuto essere “Stella Mortale” (-della Morte se proprio si vuole essere letterali al 100%, ma poi voglio vedere come ci sta nel labiale). Sì, stranamente (per te, forse) io non sono tra quelli che si lamentano dei vari “Ala-ecc…” e “Stella Mortale” per “Death Star” andrebbe bene.
    E diciamo che questa cosa dei “blaster” non sta in piedi… è da anni risaputo che sarebbero “disintegratori”, i primi due Battlefront hanno avuto il merito di fare chiarezza a riguardo. Così come anche per i nomi originali, proprio per il fatto che quelli retardizzati erano molto simili… (es. Jan/Han, Leila/Leia).
    Poi, che ridoppino i primi film (e i dovuti pezzi di Ep.III) non è improbabile, è una questione commerciale, l’hai detto anche tu… solo che personalmente, in queste condizioni non so che senso possa avere… i nomi originali insieme ad alcuni termini corretti, altri scazzati, altri pronunciati bene, altri pronunciati male (Jedi su tutti)… in verità nella divisione italiana di Lucasfilm sono dei geni del male: “Con quale soluzione potremmo scontentare più fan, tra quelli più scafati? mh…. trovato!”. E così fu, scontentati i fan del doppiaggio dei Quoti (per via dei nomi originali), scontentati i fan favorevoli ai dovuti ripristini (“grazie” alla terminologia parzialmente scazzata).
    Beh, alla fine io personalmente non è che sia scontento…

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    • Riccardo

      1 Gennaio 2017 alle 18:41

      Giusto perché amo alla follia l’espressione “senza se e senza ma” (a proposito di dogmi…) vorrei invece dirti che il VEIDER ridoppiato nel video che hai messo in link a mio parere fa abbastanza pena. E non per l’ottimo Biagini ma perché la voce è stata artificialmente abbassata di tono – espediente da fan film, peraltro – mentre Foschi a quelle profondità cavernose ci arrivava davvero con la sua voce naturale.
      Meglio sarebbe stato allora trovare un altro attore di teatro con la stessa potenza di fuoco di Foschi, e personalmente avrei cercato anche nell’ambito della lirica, perché secondo me un poderoso basso sarebbe potuto riuscire nell’impresa, considerando anche il carattere teatrale e melodrammatico del personaggio.

      Rispondi
    • Massimiliano Chiaruzzi

      1 Gennaio 2017 alle 18:57

      Perdona l’ardire, Foschi lo considero un ottimo doppiatore ma non era/è proprio tagliato per fare DartH VADER, e il doppiaggio della trilogia originale è li’ a dimostrarlo… non era abbastanza baritonale e al contrario Luca Biagini, con la voce pitchata o no, si è dimostrato adatto (e poi da quando in qua pitchare una voce è un espediente da fan film? Andiamo…). Chissà, magari se ai tempi, a Foschi avessero pitchato la voce come Cosolo ha fatto con Biagini avrei un’altra opinione (il Vader del doppiaggio dei quoti aveva pure il problema di non recitare in modo abbastanza impersonale quando serviva…).

      Rispondi
    • Massimiliano Chiaruzzi

      1 Gennaio 2017 alle 19:21

      Se proprio Biagini non ti piace posso portarti, ad esempio di voce adatta, Marco Balbi, che ha doppiato VADER nel Battlefront del 2015 (per farti capire di cosa parlo: https://youtu.be/5jMGoD9idHI)
      (critiche per via del fatto che è un doppiaggio milanese tra 3…2…1…)

      Rispondi
    • Matt

      9 Settembre 2018 alle 16:29

      Guarda, sentirmi dire che Foschi non è adatto a Dart Fener penso sia una cosa meravigliosa, da incorniciare da quanto è idiota. E per fortuna che la voce di Jones non invecchia mai, fa più cagare in inglese che in italiano. Per Balbi non metto in dubbio che possa essere un buon Fener, e il fatto che sia milanese non vuol dire niente, è un ottimo attore, ma secondo me non è vocalmente adatto

      Rispondi
  • McFly Gabriel

    31 Dicembre 2016 alle 23:48

    Anche Star Wars republic commando è’ di ottima fattura, ma non è un film…..lo stesso vale per rozzo uno, bellissimo graficamente, come ep. VI , per carità’ Ma per me un film non è solo quello, spessore recitativo, umorismo dramma. In questi qua usciti adesso, perdonami, l’unico dramma è continuare a prosciugare con idee puerili una saga che poteva vivere anche solo con la trilogia originale. Cosa che ha fatto dignitosamente fino ai prequel. Purtroppo un grande difetto di certe major, e la Disney non fa eccezione è’ l’ingordigia.

    Rispondi
  • Francesco

    1 Gennaio 2017 alle 09:01

    Buon anno nuovo a tutti! Come per l’anno scorso, mi ritrovo ad apprezzare il nuovo film ma ad odiarne il doppiaggio. Ho avuto la fortuna di vederlo in un cinema di periferia deserto, in sala eravamo in sei e tutti dai vent’anni in su, quindi niente bambini urlanti e genitori affannati nel raccontare ai figli i film precedenti. Come già detto, nel complesso il film l’ho gradito, sono andato a vederlo senza aspettative e secondo me n’è valsa la pena. In merito al doppiaggio, ormai quasi non me la prendo più, mi sono rassegnato a questi non adattamenti che tanto piacciono ai fan. Quando uscirà in bluray me lo rigodrò in lingua originale con l’anima in pace. O almeno in parte: possibile che ancora non si riesca ad avere la trilogia originale così come tutti l’abbiamo conosciuta e amata? L’argomento mi si è riproposto quando ho letto che Gareth Edwards ha dichiarato di aver visionato una copia appena restaurata in 4k del primo Guerre Stellari. Quindi mi chiedo: se finalmente avremo il film restaurato nella sua forma originale, quante sono le probabilità che il doppiaggio italiano venga riproposto restaurato senza modifiche? Che sia il momento che ci proporranno un ridoppiaggio? Preferisco restare ottimista e sperare bene, ma il rischio c’è.

    Rispondi
    • Massimiliano Chiaruzzi

      1 Gennaio 2017 alle 15:42

      Non capisco quale rischio ci sia… un ridoppiaggio potrà sostituire quello rustico nelle edizioni ufficiali, ma non potrà mai (purtroppo) cancellare la realtà: quel doppiaggio è esistito (purtroppo^2).

      Rispondi
    • Francesco

      1 Gennaio 2017 alle 15:56

      Rispetto la tua opinione ma non la condivido. Se mai il film dovesse essere rilasciato nella sua versione originale pretendo, anzi, esigo che ci sia il doppiaggio originale. Che lo ridoppino pure, basta che lascino anche il vecchio doppiaggio e siamo apposto, dopotutto è uno dei tanti vantaggi del bluray.

      Rispondi
      • Evit

        1 Gennaio 2017 alle 16:07

        (Per quanto si possa rispettare l’opinione di un troll che offende gratuitamente alla prima occasione e passa il suo tempo a sparlare male di me e di questo blog, qui e altrove, solo perché scrivo cose con cui lui non concorda. Non gli risponderei nemmeno. Se non gli cancello i commenti, come mi ero già ripromesso di fare, è unicamente perché li reputo quasi comici ed auto-esplicativi)

    • Massimiliano Chiaruzzi

      1 Gennaio 2017 alle 16:35

      Come volevasi dimostrare^2
      La cosa ancor più comica è che queste parole vengono da una persona che critica film unicamente per via del fatto che sono stati doppiati decentemente e non in modo scrauso come vorrebbe lui… scommettiamo che se ci fossero stati i vari Fenner, Jan, Quoti, ecc… avrebbe gridato al capolavoro?
      E poi mi piacerebbe sapere com’è che “spendo il mio tempo parlando male di te e di questo blog”: Perché ho riportato altrove il tuo esilarante post sulle lobby dei ridoppiaggi low-cost? È stata una roba da cinque secondi, per dire.
      PS: mi raccomando, l’anno prossimo non mancare l’appuntamento col doppiaggio di Episodio VIII.
      Ci contiamo, eh.

      Rispondi
    • Francesco

      1 Gennaio 2017 alle 16:49

      Non sono solito schernire le opinioni altrui, è più che altro per educazione che dico di rispettare la sua opinione. Detto ciò, d’ora in poi ignorerò i commenti di questo utente. Ripropongo la domanda: cosa dovremmo aspettarci nella situazione che pare stia per diventare realtà? Ci lasceranno il doppiaggio originale o lo ridoppieranno? e anche se così non fosse, l’audio italiano verrà ben restaurato e rimasterizzato o ci propineranno lo stesso del dvd del 2006? Visto cosa è successo con tanti altri film la vedo dura che facciano le cose per bene, menomale che per ora la despecialized edition fà ancora la sua figura, continuo a tenermela ben stretta (anche se l’audio italiano è di qualità bassissima).

      Rispondi
      • Evit

        1 Gennaio 2017 alle 16:57

        Non ho idea se la Disney abbia intenzione di ridoppiare, del resto la versione attuale già sfrutta una rimasterizzazione fatta in occasione dell’uscita DVD. Non so se abbiano intenzione di investire in un nuovo doppiaggio a questo punto. Di certo era nei piani della Lucasfilm decenni fa ma visto i flop di cose come i ridoppiaggi di Indiana Jones, chissà se se la sentano di rischiare in operazioni simili.

      • Paolo Ciaravino

        1 Gennaio 2017 alle 17:06

        E giustamente sono stati dei flop. Determinate voci appartengono ad un ben preciso contesto storico e documentano quel momento. Sostituirle con voci nuove e modi interpretativi diversi è come colorare i film che originariamente erano in bianco e nero, forse perfino peggio. Ogni volta che compro un dvd e trovo un ridoppiaggio rischio di finire in cronaca nera :D.
        P.S.: la battuta fare notte/fahrenheit la disse più di vent’anni fa Bergonzoni nello spettacolo Le Balene Restino Sedute (giusto per fare lo sborone) e per anni gliel’ho rubata 😀

  • Napoleone Wilson

    1 Gennaio 2017 alle 13:35

    Non posso credere che abbiano davvero usato l’espressione pianeta killer. Oltre alla gravità dell’errore grammaticale, vuol dire non aver mai visto nemmeno una volta il primo film della saga; e si che la scena della distruzione di Alderaan con il “laserone” spiega bene a cosa serva la Morte Nera.

    Rispondi
    • Evit

      1 Gennaio 2017 alle 14:43

      Il significato cambia ma rimane comunque funzionale alla trama, voglio credere che fosse un cambiamento intenzionale. Se me ne lamento è solo perché dopo tutte le pippe del “l’originale è sacro” un’alterazione simile merita una critica severa e scherno

      Rispondi
  • Matt

    1 Gennaio 2017 alle 18:24

    L’articolo di Evit proprio non poteva mancare! Comunque sto Cosolo andrebbe preso a seggiolate sui ginocchi. Sta rovinando troppi film ultimamente

    Rispondi
  • McFly Gabriel

    1 Gennaio 2017 alle 20:37

    Mah non vorrei spingermi troppo oltre, ma personalmente nei nuovi doppiaggi e nelle interviste percepisco un risentimento verso il vecchio modo di dirigere . Sarebbe interessante organizzare un incontro con questi nuovi direttori, perlomeno per capire……

    Rispondi
  • Paolo Attivissimo

    1 Gennaio 2017 alle 23:35

    Scusate se mi intrometto, ma forse possono essere utili un paio di precisazioni. Concordo sugli errori (“pianeta killer” e “imperial occupied moon”), ma molto spesso la scelta di tradurre un termine o un altro non dipende dal traduttore ma è un ordine preciso della casa madre. Il traduttore non può che obbedire. Può provare a ragionarci, ma spesso resta inascoltato.
    Seconda cosa: il traduttore oggigiorno non vede il film quando lo traduce o quando lo doppia. Gli viene passato uno script (spesso incompleto) e un video nel quale lo schermo è totalmente nero e si aprono dei cerchietti per far vedere le labbra di chi parla solo nel momento in cui parla (ho in archivio uno di questi video, vorrei potervelo mostrare; non si capisce niente). Una stupida misura antipirateria che rende un incubo tradurre e doppiare. E i tempi sono strettissimi.
    Per cui prima di dare la colpa a Cosolo (con il quale ho lavorato allo script di un film di Michael Bay che cambiava in continuazione) e del quale conosco la passione che mette nel lavoro e in Star Wars in particolare) o dire “questo lo traducevo/doppiavo meglio io” o “sono tutti servi del marketing”, provate a immedesimarvi nelle condizioni di lavoro che ho descritto.
    Se volete dare la colpa a qualcuno, datela alla Disney USA, che se ne strafrega delle nostre passioni filologiche e linguistiche e cerca solo la voce che “somiglia” di più a quella originale. O che impone il personaggio televisivo, incapace di doppiare, solo perché vuole il nome famoso per fare marketing.

    Rispondi
    • Evit

      1 Gennaio 2017 alle 23:47

      Sono il primo a fornire giustificazioni a Cosolo, volesse mai servirsene, perché so bene come lavorano adesso per i film più “grandi” ma non tutto si può giustificare così facilmente, non credere che non consideri il contesto. Ci sono dialoghisti che anche con quelle bocche ritagliate per via della pirateria riescono a tirar fuori dialoghi eccezionali (vedi Valerio Piccolo ad esempio). Ti consiglio di leggere l’articolo su Django Unchained (di Cosolo) e tantissimi suoi film più recenti, certe scelte non possono che essere deliberate e alcune non hanno scuse che reggano. Nella sua lista di lavori ci sono TROPPI film colpevoli delle stesse scelte poco opinate (dal 2011 in poi è andato di peggio in peggio), con un uso dell’inglese a sproposito, e tutto il resto di cui ho parlato nell’articolo, non vorrei stare a ripetermi.
      Considera che il suo nome mi è saltato all’occhio solo di recente, di solito prima scrivo una critica (in positivo o in negativo che sia) e poi vado a vedere i nomi, per non farmi influenzare ed il suo purtroppo lo ritrovo in continuazione in film adattati molto male.
      Detto questo, che onore avere il grande Paolo Attivissimo che commenta sul mio blog. Suppongo mi avrai trovato grazie ai retweet della Corbolante. Ti leggo da anni e apprezzo molto il tuo operato.

      Rispondi
    • Alessandro Stamera

      5 Gennaio 2017 alle 10:42

      Beh, che Cosolo negli ultimi anni stia subendo imposizioni dall’alto lo si poteva immaginare, anni addietro ha anche fatto buoni doppiaggi, ad esempio Bee Movie, in cui ci sono anche alcune chicche che vanno a sostituire giochi di parole introducibili (tipo “sei un’ape a malaAPEna”).

      Rispondi
      • Evit

        5 Gennaio 2017 alle 10:48

        Un suo moderno doppiaggio che con questo linguaggio funzionava era “Project X – Una festa che spacca”, ne ho parlato bene da queste parti a riprova che non c’è niente di personale nelle mie accuse. In anni precedenti so che c’era molta roba buona ma non so cosa sia peggio, che con gli anni subisca sempre più il fascino perverso dei termini esteri e delle frasi ricalcate dall’inglese o che li accetti dall’alto senza fiatare. In ogni caso noi come pubblico ci perdiamo.

  • Paolo Attivissimo

    1 Gennaio 2017 alle 23:56

    Sì, ho seguito il RT di Licia e speravo di trovare dettagli su due errori che avevo notato nella sottotitolazione italiana di Rogue One (visto in Svizzera in originale con sottotitoli italiani) ma di cui non ricordavo i dettagli.
    Grazie per i complimenti, ma qui sono solo in veste di sempiterno e anziano fan di Guerre Stellari 🙂

    Rispondi
  • McFly Gabriel

    2 Gennaio 2017 alle 15:13

    Però vorrei capire una cosa: possibile, viste le palesi difficoltà che inficiano questo lavoro, che l’insieme degli addetti ai lavori non riesca, contrattualmente, a cambiare questa situazione.
    Il mettere lo schermo nero con solo le bocche è’ di una stupidità unica, tanto più che, non è certo dalle sale di doppiaggio che partono le copie pirata, molto spesso sono gli stessi entourage dei produttori americani che diffondono in rete le copie.
    Ho sempre pensato che il doppiaggio potesse essere equiparato ad un orchestra musicale e che quindi, in senso lato, seguisse i canoni dell’armonia. Ecco qundi arrivare a certe distonie che il pubblico più attento percepisce, un’intonazione unita ad un dialogo sbagliato risulta cacofonico e quindi fastidioso.
    Sono ormai decenni che si dà la colpa ai tempi e ai costi. Sarebbe ora a questo punto di mettere un freno a chi specula, e parlo anche di un certo mondo del doppiaggio che gioca al ribasso, e rovina un settore della recitazione che per noi italiani è’ sempre stato un vanto.
    Avere 10000 direttori del doppiaggio non ha senso, perché avvantaggia i committenti( il didvidi et impera). Come diceva Maldesi, e non l’ultimo dei cretini: ” non si possono avere 100 soldati e 1000 generali”.
    È’ un mondo, quello del doppiaggio fatto soprattutto di grandi professionisti, senza dubbio, ma questo sistema di doppiaggio fast food, crea dei danni alle lavorazioni e non rispettano le intenzioni degli autori dei film.
    riflettendo anche sul fatto che con l’avvento di milioni di canali tematici, arrivano vagonate di serie, reality ecc… Che però spesso sono di qualità scadente, tant’è che molte durano una stagione perché sono dei flop annunciati. Non sarebbe meglio fare una cernita distribuendo solo il meglio e il materiale più fruibile culturalmente, senza dover ogni volta rincorrere, alla velocità della luce i doppiaggi e adattamenti, e magari avere qualche turno in più per rivedere i lavori.
    Tornando a Rogue one, personalmente l’adattamento e il doppiaggio e la distribuzione che Io ritengo sbagliati (personalissima opinione opinabile,chiariamo,da semplice appassionato di cinematografia)sono i motivi per cui non sono andato a vederlo. Magari altre persone l’hanno trovato urtante e non hanno voglia di rivederlo se non in originale.

    Rispondi
    • Evit

      2 Gennaio 2017 alle 17:05

      Io sono un mero osservatore ma ho capito che le tue sono domande aperte, non necessariamente indirizzata e me.
      La storia dei film censurati con i cerchi sulle bocche da doppiare non si applica proprio sempre, attenzione, ricorre soltanto per determinati tipi di audiovisivi ad alto rischio pirateria (ma i film importati non sono soltanto i blockbuster ovviamente). Evidentemente ci dev’essere stato qualche precedente spiacevole che li ha costretti ad adottare simili misure estreme e magari non è successo neanche in Italia. È certamente un peccato per chi deve lavorare così. Questo ovviamente può spiegare un certo tipo di recitazione ma non spiega la scelta di lasciare termini superflui in inglese, dell’italiano che ricalca l’inglese etc… tutto questo avviene a priori, prima di arrivare in sala doppiaggio, perché certo non si traduce a braccio improvvisando sul momento al momento dell’incisione in sala doppiaggio, c’è qualcuno che si siede al computer e su un foglio di testo decide COME tradurre e adattare un testo. E lì casca l’asino… o ci mette lo zampino il supervisore americano con richieste che a volte non si possono rifiutare, come le offerte di Don Vito Corleone.
      Comunque per rispondere in maniera molto “larga”, il problema è latamente politico, ma non di politica italiana locale. In un sistema dove teoricamente chiunque può aprire una ditta e strappare il miglior prezzo facendo concorrenza a chi lavora bene (più abbassi il costo peggiore è la qualità, c’è poco da fare) è automatico che tutti poi nel settore ne risentano gli effetti perché diventano tutti ricattabili.
      Il doppiaggio come tanti altri settori si è semplicemente adattato al modo di lavorare attuale, il sistema “fast-food” è esteso a tutto, non è limitato al doppiaggio, ed è purtroppo inevitabile in un sistema simile e con questa grande quantità di materiale da doppiare.
      Non sarebbe meglio distribuire solo materiale di qualità dici, ma chi può realmente decidere cosa dovrebbe o non dovrebbe andare in TV o al cinema?
      Con centinaia di canali da riempire 24 ore al giorno, ognuno cerca di accaparrarsi dei contenuti con la speranza che abbiano successo ed aumentino gli ascolti. Le domande che giustamente poni nei confronti del doppiaggio in realtà si possono proporre su qualsiasi argomento.
      Mi piacerebbe chiudere con una nota positiva ma non ne ho, così vanno le cose. Per quanto riguarda il doppiaggio siamo nelle mani di chi riesce a destreggiarsi tra richieste assurde dall’estero, la conoscenza della propria lingua, il saper scrivere buoni dialoghi, i cerchietti sulle bocche… lunga è la lista. Ogni epoca del doppiaggio ha i suoi problemi purtroppo.

      Rispondi
    • Andrea87

      3 Gennaio 2017 alle 11:58

      le colpe possono essere le più disparate e di persone più diverse, però è tutto piramidale e se ci metti la firma (es: dialoghi di X, la colpa è di X anche se ha subaffittato il lavoro a precari cingalesi con un dizionario italiano-inglese), esattamente come succede nei giornali, dove se un giornalista scrive una cazzata, la colpa ricade sul direttore del giornale in primis!
      Semplicemente se ci sono ingerenze esterne per cui il supervisore (che comunque c’è modo di prendere in giro… in un intervista Maldesi ne raccontava…) dice che “Dead or alive” vada tradotto “Morto o vivo”, il dialoghista dovrebbe quantomeno rifiutarsi di farsi citare tra i credits. se te li accrediti ti rendi “colpevole”!
      questo ovviamente in un modo dove esiste la dignità personale del proprio lavoro…

      Rispondi
  • McFly Gabriel

    2 Gennaio 2017 alle 17:38

    Ti ringrazio per le risposte, si in effetti è una domanda aperta e mi piacerebbe sentire altri pareri per ampliare il dibattito.
    È’ l’andare delle cose…oggi. Però sono convinto che qui, come negli altri settori della vita che sono in crisi, ci si stia adagiando troppo. Sono convinto, e gli esempi ci sono, che un miglior modo di affrontare un opera filmica esista.
    Chioso riportando una frase che dovrebbe far riflettere e che può’ essere perfetta per certi adattamenti e dialoghi…
    Da “palombella rossa”:
    “Chi parla male, pensa male…”

    Rispondi
  • Alex

    4 Gennaio 2017 alle 22:36

    Concordo pienamente con quanto scritto nell articolo.
    Mi rendo conto che oggi in Italia siamo più assuefatti al “suono” dei vocaboli in lingua inglese di quanto non fossimo negli anni ’70, perciò se questi film fossero doppiati adesso sarebbe accettabile lasciare i nomi originali (con qualche eccezione giacchè ad esempio “eRReDDueDDiDDue” suona da schifo adesso esattamente come nel ’77). Ma chi si è appassionato a “Guerre Stellari” nel nostro paese lo ha fatto anche per merito dei dialoghi memorabili e delle ottime interpretazioni dei doppiatori dell’adattamento italiano. Cambiare quei riferimenti nei film successivi è stata un errore a cui è difficile (impossibile) rimediare adesso. Un ridoppiaggio in un senso (nomi originali) o nell’altro (nomi dell’adattamento italiano storico) scontenterebbe sempre una parte degli appassionati. Termini lasciati in inglese come “blaster” o “star destroyer” sono poi semplicemente ingiustificabili (specialmente nel caso di un’opera di genere fantastico in cui si usa la lingua degli spettatori/lettori/ascoltatori per rappresentare un ipotetico linguaggio parlato nel luogo immaginario in cui è ambientata la storia.)
    “Morte Nera” non avrebbe senso perchè la stazione spaziale è grigia e non nera? Siamo davvero a questo livello?!?
    Io ero “incazzato nero” sentendo dire “Veider” in un film che si collega senza soluzione di continuità a Guerre Stellari in cui il personaggio si è sempre chiamato “Fener”. Ma non è che fossi “letteralmente” nero.
    “Stella mortale”? “Distruttori Stellari”? Che la Forza ce ne scampi e liberi!

    Rispondi
    • Evit

      5 Gennaio 2017 alle 11:10

      “Morte Nera non avrebbe senso perché la stazione spaziale è grigia e non nera? Siamo davvero a questo livello?”
      Nel caso di alcuni utenti di vari forum italiani e di certi gruppi Facebook… Siamo davvero a questo livello. E sono quelli che più ferventemente difendono l’inglese tradotto alla lettera.

      Rispondi
    • Evit

      29 Marzo 2017 alle 15:18

      Perché senza neanche andare a controllare posso dirti con totale sicurezza che in origine la battuta faceva rifermento ad una mappa che era “just lying about/around”, che è un modo di dire inglese ma non italiano, infatti in italiano non lo direbbe nessuno. Per questo parlo di calchi.
      Ciao

      Rispondi
  • Kukuviza

    29 Marzo 2017 alle 16:11

    Ma io in italiano lo direi:”vuoi che non ne troviamo una per terra?”
    Magari non ha lo stesso significato dell’originale però mi pare in normale italiano, non un calco.

    Rispondi
    • Evit

      29 Marzo 2017 alle 16:36

      Se ne trovi esempi su internet fammelo sapere, sono curioso. Se è un’espressione idiomatica anche in italiano non dovrebbero mancare.
      Poi che si possa capire a prescindere non lo metto in dubbio (così come il “fatelo” da “do it”, bruttissimo benché comprensibile) ma da bilingue mi fa pensare ad un modo non comune per riuscire a tradurre l’espressione comune “lying around” (controlla pure vedrai che la frase era proprio quella). Già dire “vuoi che non ne troviamo una da qualche parte?” sarebbe stata più riconoscibile sebbene non voglia dire che sia necessariamente il modo più adeguato per tradurla, ma il senso è proprio quello.

      Rispondi
  • Kukuviza

    29 Marzo 2017 alle 17:19

    Ah ma aspetta, tu intendi il “per terra” che non va bene? Se dovessi tradurre “lying around” direi “vuoi che non ne troviamo una in giro?”. Il “per terra” non è molto corretto ma non perché un calco – secondo me – ma solo perché aggiunge una specifica che nell’originale non c’è.

    Rispondi
    • Evit

      29 Marzo 2017 alle 17:25

      Sì, è il “per terra” che mi puzza. Ho generalizzato con “ricalchi” includendolo per arrivare al “do it!” (che difatti viene indicato subito dopo) ma l’idea che voglio far passare è che ci si trova frasi strambe come tentativi maldestri di traduzione.
      “Vuoi che non me troviamo una in giro” è correttissimo.

      Rispondi
  • Kukuviza

    30 Marzo 2017 alle 11:58

    Grazie per le chiarificazioni. Questo blog è molto interessante. Io non sono mai stata contro il doppiaggio però negli ultimi anni inizio a esserne infastidita sempre più spesso. Vuoi per le voci troppo impostate e innaturali, vuoi per la poca cura. Come sarà il futuro del doppiaggio, secondo te?

    Rispondi
    • Evit

      30 Marzo 2017 alle 12:40

      Ti ringrazio. Nel blog analizzo principalmente il lavoro di adattamento fatto nei doppiaggi e, come dice il sottotitolo della testata del blog, ne faccio sia apprezzamenti che rimproveri (a seconda dei casi). Esplorando un po’ il blog ti apparirà subito chiaro come io non sia “contro” il doppiaggio, se ne critico alcuni casi è perché lo amo e voglio che sia fatto sempre bene, specialmente per quanto riguarda l’adattamento dei dialoghi. Lo stile che adotto è comunque a cavallo tra l’informativo e l’intrattenimento per non tediare “i normali” (quelli che non si interessano più di tanto all’argomento). Secondariamente parlo anche di preservazione cinematografica.
      Se ti interessa leggere altre mie analisi, qui troverai una lista dei film di cui ho già parlato in passato: https://doppiaggiitalioti.wordpress.com/indice-delle-recensioni-su-adattamenti-e-doppiaggi/
      Ho capito però a cosa fai riferimento quando parli di voci troppo impostate e innaturali, il futuro del doppiaggio per varie esigenze (alcune comprensibili, altre molto meno) sarà sempre più così, almeno per determinati tipi di film.

      Rispondi
  • Kukuviza

    30 Marzo 2017 alle 13:47

    Ne ho letti già parecchi dei tuoi articoli ed è ben per questo che ti dico che hai un bel blog. Ecchè sparo gratis? (cit. verdone :-))
    Il discorso delle voci impostate (a dire il vero la cosa la noto più nelle serie, cmq i film non sono esclusi) è che mi sembra che i doppiatori delle ultime generazioni abbiano una dizione troppo perfetta e sembra che leggano più che recitare. Oddio, adesso sembra che uno deve parlare male, ovviamente non è questo che intendo però è possibile fare una via di mezzo tra il parlare bene senza avere una scansione delle parole da lettore di documentario? Penso sia possibile, perchè negli anni ’70/’80 era così.

    Rispondi
    • Evit

      30 Marzo 2017 alle 13:52

      È cambiato il mercato, non c’è tempo per studiarsi i personaggi perché lavorano a tamburo battente, chi arriva in studio per registrare non credo abbia neanche visto il film il più delle volte, quindi deve arrivarci già tecnicamente pronto, non si “formano” più i doppiatori in sala come una volta. Sono doppiaggi dell'”era della tecnica” (per far riferimento al filosofo e scrittore Galimberti). Per come funziona il cinema adesso non credo ci siano molti altri modi di farlo. È brutto, lo so. Questo è uno dei tanti problemi.
      La tv poi anche peggio. Per mia fortuna non sono un grande fan del formato “serie tv” quindi ne ho meno esperienza diretta, ma già quelle che sentiamo al cinema spesso bastano e avanzano come esempi.

      Rispondi
    • Alessandro Stamera

      30 Agosto 2017 alle 11:55

      Questa cosa dei doppiatori troppo impostati nelle serie tv l’ho notata anch’io: nella terza stagione di Twin Peaks, ad esempio, svariati personaggi sono doppiati in modo molto strano, basti pensare alla Signora Ceppo, che in lingua originale è praticamente disperata mentre in italiano è troppo seria e impostata, idem Lucy (ed il che è un peccato, perché in precedenza Antonella Rinaldi la aveva doppiata in modo praticamente perfetto) e Hawk, che rimane troppo eccessivamente serio anche nelle scene in cui è incazzato (“It’s not about the bunny!”). Praticamente, gli unici a salvarsi sono Massimo Rinaldi e Stefano Benassi, che perlomeno recitano in modo credibile. La colpa di ciò, indubbiamente, è il fatto che il buon Marco Mete avrà sicuramente avuto poco tempo per farla doppiare, onde evitare i fan incazzati e gli spoiler. Il fatto che in questa stagione (a differenza delle altre) non siano stati fatti errori di adattamento (almeno, nelle prime tre puntate, poi non so) ha quasi del miracoloso.

      Rispondi
    • Alessandro Stamera

      30 Agosto 2017 alle 12:00

      Comunque, tornando all’argomento Star Wars, a me, se devo essere sincero, sembra strano che siano riusciti a sistemare le cose con la Marvel (gli ultimi film dell’MCU sono doppiati discretamente bene, senza errori di adattamento) ma non con la Lucasfilm. Del resto, sono entrambe di proprietà della Disney, la cosa mi rende perplesso…

      Rispondi
  • Giovanni De Bonis

    28 Febbraio 2018 alle 19:41

    Caro Evit, ti pongo una domanda riguardo all’adattamento di “Star Destroyer”: posto che “cacciatorpediniere stellare” è troppo lungo rispetto all’originale e che già nella trilogia originale è stato utilizzato “caccia stellare” (termine peraltro utilizzato anche nei nuovi fumetti, ma non nei nuovi libri e nei nuovi film!!!), non ti pare che quest’ultimo adattamento possa indurre in confusione il pubblico dato che nella categoria dei caccia (stavolta intesi in senso aeronautico) rientrano già gli Ala-X e i TIE? Quale soluzione adotteresti?

    Rispondi
    • Evit

      28 Febbraio 2018 alle 23:49

      Ciao Giovanni, se sei nuovo, benvenuto! Capisco la trappola del linguaggio marittimo e quello aeronautico che in questi film si intrecciano e non posso che elencarti le varie soluzioni adottate volta volta nella trilogia originale a seconda dell’occasione, del contesto e soprattutto dell’effettivo spazio a disposizione nella battuta:
      – in Guerre Stellari non vengono nominati
      – in L’impero colpisce ancora vengono chiamati “caccia stellari” ma la differenza di significato tra velivoli e “navi” è evidente già all’inizio del film con la frase “Due caccia contro i caccia stellari?” (è chiaro che non si tratta della stessa cosa, all’epoca nessuno ne ha mai dubitato il significato) e durante l’intero film vengono sempre definiti “caccia stellari”, mai soltanto “caccia” che invece è la parola riservata ai piccoli velivoli, naturalmente. Tra l’altro nello stesso film si nominano anche “space cruiser”, correttamente tradotti come “incrociatore spaziale” (cruiser è un’altra classe di navi da guerra)
      – in Ritorno dello Jedi si continuano a chiamare “caccia stellari” così da mantenere quella chiara distinzione con i caccia monoposto (“Facciamo qualcosa per dare più tempo ai caccia. Concentrate il fuoco su quel super caccia stellare.”). Nello stesso film (presumo quando avevano più “spazio” con i tempi delle battute e del labiale) si sono poi allungati con “torpediniere stellari” (“Stanno attaccando solo i caccia, cosa aspettano quelle torpediniere stellari?”).
      Delle tante possibili soluzioni già esplorate da De Leonardis (il quale, sottolineo, veniva dall’accademia navale, al contrario di C…hi sai tu, che mi hanno raccontato che agli inizi buttavano pure fuori dalle sale di doppiaggio), di sicuro posso dirti che non adotterei quella di lasciare il termine Star Destroyer in inglese, non solo perché è una bruttissima abitudine quella di lasciare termini inglesi che hanno già dei corrispettivi italiani, ma anche perché in questo caso, come abbiamo visto, Destroyer non è una di quelle parole anglosassoni facenti già parte del nostro vocabolario. Per un italiano “destroyer” è un generico “distruttore”, gran parte del pubblico italiano non sa che si tratta di una classe di navi da guerra (come dimostrato dagli sfondoni di quelli che scrivono su Wikipedia che Star Destroyer vuol dire Distruttore Stellare).
      Quindi che si dica “caccia stellare”, cacciatorpediniere stellare o torpediniere stellare, a seconda sempre dei tempi che la battuta consente, non mi disturba affatto e fino ai nuovi Star Wars nessuno li aveva mai messi in dubbio (tra l’altro i doppiatori bravi riescono davvero a far entrare tante parole in una certe volte -> es. in Leon Accolla è riuscito a mettere “voglio dire tutti” al posto di “everyone” https://youtu.be/5aT-RUdYxxM … o il caso già presente di ben tre “torpediniere stellari” in Ritorno dello Jedi che comunque provano che sostituire Star Destroyer con parole un po’ più lunghe non è un’utopia).

      Rispondi
    • Giovanni De Bonis

      1 Marzo 2018 alle 02:22

      Ti ringrazio per il benvenuto (anche se qualche commento l’ho già lasciato) e per l’esauriente risposta. Premetto che anche io odio la pessima abitudine di lasciare termini inglesi superflui, perciò quando al cinema ho sentito per la prima volta “Star Destroyer” mi si è accapponata la pelle (per non parlare di tutti i libri e di alcuni fumetti, ma questa è un’altra storia) e di certo non la utilizzerei mai come soluzione di (non) adattamento.
      Tra le soluzioni proposte da Maldesi e De Leonardis devo dire che secondo me la meno ambigua è “torpediniera stellare” (anche se la torpediniera e il cacciatorpediniere sono navi di classe diversa ciò non inficia la comprensione), ma capisco che non fosse sempre utilizzabile per via della lunghezza delle battute o per il labiale. Non credo che in Rogue One l’ammiraglio Raddus fosse così difficile da doppiare da impedire l’uso di “torpediniera stellare”, ma tant’è.
      PS: Accolla è il solito mostro del doppiaggio, non ne sbagliava una.

      Rispondi
      • Evit

        1 Marzo 2018 alle 11:02

        Scusa se non mi sono ricordato delle precedenti interazioni, ho visto ora i tuoi precedenti commenti e quindi bentornato! ;D
        Verissimo che torpediniera e cacciatorpediniere sono navi differenti, ahimè nel doppiaggio c’è sempre una certa dose di compromesso, ben diverso dal non tradurre termini perché un conto è un compromesso, un conto è non provarci nemmeno, ma su questo vedo che concordi anche tu. Ora non ricordo in Rogue One le scene in cui viene pronunciato perché l’ho rivisto soltanto una volta quindi non ricordo se nel labiale ci sarebbe potuto stare ma nella nuova era Disney/Cosolo non c’è alcuna tipo di coerenza interna, non penso si siano posti proprio il problema (Cosolo o chi per lui).

    • Giovanni De Bonis

      1 Marzo 2018 alle 16:34

      Il termine è utilizzato in tre occasioni nel film:
      1. Jyn e Cassian osservano da lontano Jedha City (circa a 25m 45s).
      J: “Come mai quel Destroyer?”
      In questo caso credo che il tempo per dire “Come mai quel caccia stellare?” o “Come mai quella torpediniera?” sia un po’ risicato, a meno che la frase doppiata non cominci leggermente prima; questo artificio si potrebbe usare perché non ci sono battute da dire precedentemente e perché Jyn, seppur inquadrata a distanza ravvicinata, apre bocca appena entra nell’inquadratura.
      2. L’ammiraglio Raddus e un suo sottoposto durante la battaglia di Scarif (circa a 1h 42m).
      R: “Che succede laggiù, tenente?”
      T: “Non so signore. Non rispondono. Tutte le nostre frequenze sono bloccate.”
      R: “Riprovate. Ingaggiate gli Star Destroyer e iniziamo a saggiare lo scudo.”
      T: “Sissignore!”
      In questo caso c’è tutto il tempo per dire “caccia stellari”, “torpediniere” e, con un po’ di buona volontà, unita al fatto che Raddus termina la sua battuta di spalle e che il labiale del tenente non si vede, anche “torpediniere stellari”.
      3. L’ammiraglio Raddus durante la battaglia di Scarif (circa a 1h 54m).
      R: “Quello Star Destroyer è fuori uso!”
      Anche in questo caso c’è tutto il tempo per dire “torpediniera”, probabilmente non per “torpediniera stellare”, ma poco cambia.

      Rispondi
      • Doctor Nerd

        11 Agosto 2019 alle 20:22

        Hello there Evit bel articolo starwarsiano.
        Ti di una cosa: sto facendo un mio progetto fanmade con un paio di amici.
        Riadattando e corregendo gli errori del adattamento italiano di Star Wars del 77 .
        Siamo indecisi come tradurre Sand people. come sceglieresti tu come traduzione per sand people fra queste che noi abbiamo selezionato:
        Gli abitanti della sabbie
        Le genti delle sabbie
        I popolani delle sabbie
        Gli uomini delle sabbie(chiamati cosi nel adattamento francese).
        O lasciarla in originale italiano.
        Mi daresti un consiglio come posso tradurre questa frase.
        Not as clumsy or as random as a blaster.

      • Evit

        11 Agosto 2019 alle 23:57

        Lasciarla in originale in italiano vorrebbe dire lasciare “Sand People” nei dialoghi italiani? Non ho idea cosa consideriate “errori” nell’adattamento originale di Guerre Stellari né quale sia lo scopo finale quindi non mi voglio sbilanciare con i miei suggerimenti ma vi auguro buona fortuna. Un suggerimento: “Sand People” è un nome molto semplice, come siete arrivati a “popolani delle sabbie”?

  • Doctor Nerd

    16 Agosto 2019 alle 18:50

    Ops scritto male io scusa evit, volevo dire lasciarla com’era nell’adattamento italiano cioè Sabbipodi.
    Alla tua domanda “come siete arrivati a “popolani delle sabbie? il mio amico ha fatto una traduzione letterale di Sand People ovvero il popolo delle sabbie. Prima era il popolo delle sabbie e poi io ho cambiato a Popolani delle sabbie, solo per il significato e definizione di popolo: linguaggio popolare; costumi popolani. Per i Tusken hanno un proprio linguaggio e i loro costumi ecc.
    Tutto qui.
    Per quanto riguarda all’adattamento originale di Guerre Stellari ci sono po’ di errori non del tutto gravi secondo noi, Solo qualche parte dei dialoghi.
    Questo progetto fanmade è una idea come sarebbe what if? del film originale ridoppiato senza un nuova adattamento, solo ricorreggendo il vecchio testo e sarebbe meno costoso.
    Sei vuoi ti mostro un pezzo coretto da noi se ti piace?

    Rispondi
    • Evit

      16 Agosto 2019 alle 23:59

      Sugli errori in Guerre Stellari ci arriverò un giorno con un articolo dedicato (devo ancora finire gli articoli su Episodio 2 e 3, sono molto indietro!), certo quel “non è come spargere fertilizzanti da un aeroplano” era sbagliato anche nel 1977 ma forse non sai che qualcuno ha già fatto una cosa simile, non so se hai mai letto questa vecchia intervista https://doppiaggiitalioti.com/2012/01/23/intervista-sulla-versione-italiana-di-star-wars-revisited/
      La troverai certamente interessante.

      Aggiungo una piccola curiosità: nella versione romanzata i sabbipodi venivano chiamati “gli insabbiati”. Mi ha sempre fatto ridere questa traduzione ma attenti a non insabbiarvi in traduzioni astruse che poi rischiate di ottenere qualcosa in stile Cannarsi. Ad esempio “popolani” in italiano non ha affatto la stessa valenza di “people” in inglese. Popolano in inglese si dice “commoner”, un plebeo, e questa parola ha un significato storico ben preciso, non è un sinonimo come tanti. Ahimè non ho tempo di analizzare il vostro lavoro ma se non avete troppa familiarità con la lingua vi consiglio sempre di testare eventuali scelte di traduzione con una ritraduzione dall’italiano all’inglese, se il significato se ne allontana troppo vuol dire che probabilmente quella non è la scelta di traduzione più adatta. Ovviamente deve aver senso prima di tutto in italiano.

      Questo progetto ha un luogo sul web che vuoi consigliare ad eventuali interessati che volessero tenersi aggiornati sui suoi progressi? Sentiti libero di pubblicarlo qui tra i commenti.

      Rispondi
      • Doctor Nerd

        17 Agosto 2019 alle 12:14

        Okay grazie per i saggi consigli Evit.
        Ti mostro la scena riadatta di Kenobi quando dà la spada laser a Luke, e la falsa verità della morte del padre e sulla forze. Sia originale inglese e quella italiana anche quella riadatta da noi.

        Ecco la scena in originale
        LUKE: What is it?
        BEN: Your fathers lightsaber. This is the weapon of a Jedi Knight. Not as clumsy or as random as a blaster. An elegant weapon for a more civilized time. For over a thousand generations the Jedi Knights were the guardians of peace and justice in the Old Republic. Before the dark times before the Empire.
        LUKE: How did my father die?
        BEN: A young Jedi named Darth Vader, who was a pupil of mine until he turned to evil, helped the Empire hunt down and destroy the Jedi Knights. He betrayed and murdered your father. Now the Jedi are all but extinct Vader was seduced by the dark side of the Force.
        LUKE: The Force?
        BEN: Well, the Force is what gives a Jedi his power. It’s an energy field created by all living things. It surrounds us and penetrates us. It binds the galaxy together.

        Ecco quello originale italiano:
        BEN KENOBI: È la spada laser di tuo padre. Questa è l’arma dei cavalieri Jedi. Non è goffa o erratica come un fulminatore. È elegante, invece, per tempi più civilizzati. Per oltre mille generazioni i cavalieri Jedi sono stati i guardiani di pace e giustizia nella vecchia Repubblica, prima dell’oscurantismo, prima dell’Impero.
        LUKE SKYWALKER: Com’è morto mio padre?
        BEN KENOBI: Un giovane Jedi di nome Darth Fener, che era stato mio allievo finché non si volse al male, aiutò l’Impero a dare la caccia ai cavalieri Jedi e a distruggerli. Egli tradì e assassinò tuo padre. Ora i Jedi sono praticamente estinti. Fener fu sedotto dalla parte tetra e oscura della Forza.
        LUKE SKYWALKER: La Forza?
        BEN KENOBI: Beh, la Forza è quella che dà al Jedi la possanza. È un campo energetico creato da tutte le cose viventi. Ci circonda, ci penetra. Mantiene unita tutta la galassia.

        Ecco quello ri-adattato da noi.
        LUKE SKYWALKER: Che cos’è?
        BEN KENOBI: È la spada laser di tuo padre. Questa è l’arma di un cavaliere Jedi. Non è goffa o casuale come un blaster. Un’arma elegante, per tempi più civilizzati. Per oltre mille generazioni i cavalieri Jedi sono stati i guardiani di pace e giustizia nella vecchia Repubblica, prima dei tempi bui, prima dell’Impero.
        LUKE SKYWALKER: Com’è morto mio padre?
        BEN KENOBI: Un giovane Jedi di nome Darth Vader, che era stato mio allievo finché non si volse al male, aiutò l’Impero a dar la caccia e a distruggere i cavalieri Jedi. Egli tradì e assassinò tuo padre. Ora i Jedi sono praticamente estinti. Vader fu sedotto dal Lato Oscuro della Forza….
        LUKE SKYWALKER: La Forza?
        BEN KENOBI: Beh, la Forza è quella che dà al Jedi la sua possanza.
        È un campo d’energia creato da ogni essere vivente. Ci circonda, ci penetra. Mantiene unita tutta la galassia.

        Per ora caro Evit questo è tutto. Siamo arrivati fino a qui.

      • Giovanni De Bonis

        4 Settembre 2019 alle 16:10

        Ciao Doctor Nerd, m’intrometto nella discussione per fornire un paio di pareri personali e consigli, sperando di fare cosa gradita.

        1) Per quanto riguarda “Sand People”: come per qualunque altro adattamento, ciò che personalmente ritengo in assoluto più importante è la resa di un significato equivalente a quello del termine nella lingua di partenza. In questo caso, qualunque sia l’adattamento che sceglierete, ricordate che il significato è “gente delle sabbie”, “popolo delle sabbie” e che i “Sand People” sono un popolo tribale che vive, come si dice dalle mie parti, di caccia, pesca e rapina (con l’eccezione della pesca, vista l’aridità di Tatooine) e che venera la sabbia (ci sono un paio di fumetti dedicati ai “Sand People” nell’attuale canone di Guerre Stellari.

        2) Per quanto riguarda in generale l’adattamento dei dialoghi dall’inglese, ricordate che:
        a) non sempre gli articoli determinativi si traducono con articoli determinativi (lo stesso con gli indeterminativi);
        b) non è sempre necessario tradurre i possessivi;
        c) attenzione a eventuali espressioni idiomatiche o a frasi palesemente più lunghe o più brevi della loro traduzione letterale italiana.

        Qualora voleste approfondire un po’ l’argomento della traduzione e dell’adattamento, vi consiglio questo manuale che, specialmente nelle sezioni dedicate al testo narrativo e al materiale audiovisivo, fornisce ottimi consigli che sicuramente potranno tornarvi utili: “Tradurre l’inglese” di Massimiliano Morini, edito da Il Mulino e reperibile su Amazon con il presente link:
        https://www.amazon.it/Tradurre-linglese-Manuale-pratico-teorico/dp/8815260706/ref=sr_1_2?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&keywords=traduzione+manuale+teorico+e+pratico&qid=1567605612&s=gateway&sr=8-2

        Che la Forza sia con voi!

  • XBrain130

    21 Ottobre 2021 alle 11:05

    Salve, sono nuovo qui, ho trovato il sito per caso ieri notte e dopo essermelo spulciato un po’ lo trovo molto interessante, sono contento di sapere che non sono l’unico storce il naso all’uso improprio dell’Inglese nelle traduzioni Italiane! Tuttavia leggendo questo articolo mi è venuto un forte impulso di lasciare un commento su una certa cosa che penso tu non abbia analizzato giustamente: il problema “Star Destroyer” (quindi spero che mi perdoni il megapost da nerd che ti lascio, ma mi stavo annoiando :P).

    Lungi da me mancare di rispetto al Signor De Leonardis, ma non posso fare a meno di pensare che accostare le astronavi in questione alle cacciatorpediere non sia proprio una scielta azzecata, ecco. In altri articoli hai elogato doppiaggi che hanno evitato la traduzione diretta o “più ovvia” in favore di una differente ma più adatta al contesto, ed in mia opinione questo è un caso dove questo non è stato fatto, in quanto lo “Star Destroyer” è quasi l’esatto opposto di una cacciatorpediniera.

    Mi spiego: le cacciatorpediere storicamente erano navi da guerra piccole, agili, e con poca autonomia il cui scopo era proteggere le grandi navi da battaglia dai nemici troppo piccoli e agili per essere puntati dalle armi di esse grandi navi. All’inizio tali nemici erano torpediniere (da cui il nome), per poi combattersi a vicenda. Mi pare scontato osservare che i colossi imperiali sono molto più navi da battaglia che cacciatorpediere. Sono consapevole dell’evoluzione che questo tipo di nave ha subito dopo la Seconda Guerra Mondiale e che al giorno d’oggi sono le navi più pesantemente armate a disposizione delle non-superpotenze, ma visto che le battaglie spaziali nella trilogia originale erano a dir poco fortemente ispirate alle battaglie navali di quel conflitto, penso che non sia rilevante per questo argomento.

    Le derivazioni di quel nome sono ancora meno appropriate in mia opinione. Una torpediniera per definizione dovrebbe avere torpedini (o siluri come vengono chiamati oggigiorno) come armamento primario, e caccia veramente non ci stà ne in cielo ne in terra, per carità, sarebbe come chiamare una portaerei “motorino”. Non riesco a fare a meno di digrignare come se avessi subito Inglese “ad minchiam” quando li sento nominare nella trilogia originale.

    Quindi sì, io sono del parere che “distruttore stellare” sia esattamente l’intenzione del buon vecchio Giorgio e che la condivisione del nome con un tipo di nave realmente esistente sia solo un bonus (per esempio, per via del fatto che originariamente lo “Star Destroyer” era stato pensato come un vero e proprio caccia che poi fù ingigantito e rimpiazzato dal TIE, cosa che spingerebbe la comparazione al cacciatorpediniere nell’assurdo), anche se prima di fare la figura dell’imbecille vorrei precisare che sono d’accordo sul fatto che non suoni tanto figo quanto “Star Destroyer” lo faccia in Inglese, e che non “rotoli giù per la lingua” (come si suol dire nelle terre anglosassoni) abbastanza bene per farne una buona scelta di nome.

    Fosse per me, forse avrei usato “corazzata stellare”, penso che sarebbe stato un nome più adatto per dare l’impressione di “un coso spaziale molto grosso e potente”. Certo, le cacciatorpediere sono definite come “pesantemente armate per le loro dimensioni”, ma spero che tu sia d’accordo con me che un centinatio di metri di armi pesante non reggia il confronto con un chilometro e mezzo 😉

    Rispondi
    • Luke Atreides

      22 Ottobre 2021 alle 16:00

      Caro XBrain130,
      Il Signor De Leonardis ha tradotto bene Star Destroyer in Cacciatorpediniere stellare.
      Poiché Destroyer si traduce: Cacciatorpediniere:

      https://www.wordreference.com/enit/destroyer
      https://en.wikipedia.org/wiki/Destroyer

      E’ lo tradusse cosi, dacché il Signor De Leonardis quando era giovane seguì le orme paterne.
      Il padre di Roberto era un ammiraglio della Marina Militare Italiana e lui frequentò l’Accademia Militare di Livorno, in Toscana, e diplomandosi ufficiale.
      Roberto prestò servizio come comandante di una nave della marina italiana sotto la bandiera del re Vittorio Emanuele III.
      Di fronte ai giapponesi dopo che l’Italia si arrese agli Alleati l’8 settembre 1943, Roberto affondò la sua nave nel fiume Yangtze Kiang in Cina.
      Di conseguenza, fu fatto prigioniero e detenuto fino a quando le truppe americane non lo liberarono nel 1945.
      Roberto de Leonardis diventò fluente nell’inglese colloquiale americano durante i due anni di prigionia insieme ai soldati americani in un campo di prigionia giapponese. Era un’abilità che gli serviva bene quando la guerra era finita.
      Roberto tornò in Italia dopo la guerra e, con le sue nuove competenze in inglese, iniziò a tradurre film americani nella nostra lingua madre.

      Rispondi
    • Evit

      22 Ottobre 2021 alle 21:57

      Ciao Xbrain, grazie per il commento. In merito a Star Destroyer, come molti nomi scelti da Lucas, indubbiamente sarà stato scelto per il suono prima di tutto, senza farsi troppi problemi sulle dimensioni delle navi (che comunque erano microscopiche rispetto all’ammiraglia che vediamo nel Ritorno dello Jedi), ma non si può negare che destroyer sia in inglese una ben nota classe di navi della marina, così come non lo ha potuto ignorare il dialoghista italiano ovviamente. I riferimenti ai nomi della marina non sono a caso in Guerre stellari, e per quanto ad alcuni possa non piacere o possa sembrare poco “spaziale” la parola cacciatorpedinera, quello è. Cambiare questo nome sarebbe stata una forzatura che va al di là delle intenzioni dell’autore e del dialoghista. Inoltre niente ci impedisce di pensare che le cacciatorpediniere che vediamo nel film siano principalmente armate di siluri, del resto non le abbiamo viste impegnate in troppe battaglie contro navi della stessa portata. Di sicuro non avrebbero lanciato siluri contro i caccia monoposto. Il ragionamento che non sono cacciatorpediniere perché non li vediamo lanciare siluri quindi è un po’ fallace, potremmo anche dire che non sono neanche “distruttori di stelle” perché non li vediamo mai distruggere una stella. A questo riguardo, ci viene detto che per distruggere un pianeta (neanche una stella, un semplice pianeta) ci vorrebbe il fuoco concentrato dell’intera flotta imperiale. Di certo non basterebbe un solo di quei destroyer. Quindi “distruttore di stelle” non avrebbe senso neanche internamente al film.
      Chiamarlo corazzata è bello ma rischioso, e se poi spuntava fuori un “battleship” in un prossimo film? Capisci che adattare a gusto personale è rischioso.

      Il problema vero rimane sulla loro abbreviazione (per rimanere nei tempi della battuta) che in alcune scene del film li porta ad essere chiamati “caccia” come abbreviazione di cacciatorpedinere, a fare confusione con i caccia monoposto che invece traggono il loro nome dall’aviazione. Ma tutto sommato sopportabile quando sappiamo di cosa si sta parlando.

      Ti ringrazio del commento. Non mi stanco mai di parlare di distruttori di stelle e cacciatorpedineri stellari 😉

      Rispondi
      • XBrain130

        24 Ottobre 2021 alle 17:36

        Sì, sono d’accordissimo che il nome è veramente una grana da tradurre, heh. Volevo solo osservare che mi pare una scelta un po’ strana quella di insistere così tanto sulla traduzione tecnica del nome quando basta una decente conoscienza di marina militare per vedere che non si adatta a come la nave ci viene presentata (di nuovo senza mancare di rispetto a De Leonardis), e che in ogni caso tale traduzione nella sua interezza non è possibile da infilare nello spazio a disposizione e quindi finisce sempre per essere troncata in modo un tanto fuorviante.

        Seguo uno YouTuber Britannico che è fissato con questa cosa e che ha usato il lamentarsi che “Le Cacciatorpediere Stellari non sono cacciatorperdiniere!” come pretesto per fare un’intero video su come i nomi delle classi navali vengono abusati dalla fantascienza ?

        E come altra nota, in realtà quelle che noi chiamiamo corazzate sarebbero l’equivalente dei “dreadnought”, il nomignolo affibbiato ad un particolare tipo di “battleship” (che in generale di deve trdurre direttamente in “navi da battaglia”), e che a dire il vero è già stato usato qualche volta in Star Wars (uno degli esempi più recenti sarebbe l’enorme spicchio di pizza che fanno saltare in aria all’inizio de Gli Ultimi Jedi :P). Forse questi si potevano invece chiamare “supercorazzate” visto che nel contesto di Star Wars c’è poca differenza con quegli che vengono invece chiamati “Super Star Destroyer”. Quello che volevo dire è che visto che è chiaro che il nome era stato scielto soprattutto perchè suona minaccioso in Inglese, forse tanto valeva usare un’altra traduzione che desse una simile sensazione d’imponenza ad orecchie Italiane. 🙂

      • Evit

        28 Ottobre 2021 alle 00:36

        Capisco il discorso del trovare una classe di navi dal suono più minaccioso e forse il problema è che De Leonardis conosceva fin troppo bene la marina per vederci altro che una cacciatorpediniera dietro al nome “destroyer”. Sottolineo anche che negli anni 70 e 80 nessuno sapeva che Lucas usasse certi nomi solo perché gli piaceva il loro suono (“wookie” compariva già in THX-1138 e non era il wookie che conosciamo da Guerre stellari), quindi questa della scelta delle parole da parte di Lucas è una cosa emersa negli ultimi decenni e che solo adesso può sembrare ovvia, all’epoca ti assicuro che non lo era. Ma anche ad averlo saputo, il caso della classe di navi sarebbe rimasto comunque un limite che nessun adattatore professionista si sarebbe sentito di scavalcare. Se Lucas è ignorante di marina militare in lingua originale, questo passa tale e quale anche in italiano. Del resto, il film e l’universo a cui appartiene l’ha scritto lui e se per lui quelle astronavi sono della classe “destroyer” chi gli può dire niente? Lasciamo dunque le disquisizioni (sicuramente interessanti) sulle motivazioni dietro a certe scelte di Lucas agli youtuber di lingua inglese. Non è certo compito di chi adatta quello di reinterpretare questo genere di cose. Quel che è certo è che non si possano assolutamente chiamare “distruttori di stelle”, che non vuol dire niente ed è contrario a tutto ciò che viene detto e visto nel film. Nei nuovi film (per ordine della Disney, ho scoperto) rimangono “Star Destroyer”, quindi diciamo che alla Disney hanno “scelto di non scegliere” come tradurli. Una cosa molto in linea coi tempi.
        Comunque, se un giorno arriverò a scrivere di Guerre stellari del 1977 non mi dimenticherò di alcune di queste osservazioni e ti ringrazio per i commenti. Ora mi devi assolutamente passare il video sugli Star Destroyer che non sono Destroyer. Sono assolutamente certo che già concorderò con l’autore! 😉

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