Fi-Pi-Li horror festival 2017 – L’evento toscano che non dovreste perdervi

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Alla sua sesta edizione, il festival cine-letterario “Fi-Pi-Li” ritorna ad occupare uno spazio di rilievo nel panorama dei corti, degli autori emergenti, delle proiezioni inedite e degli ospiti speciali legati al cinema.
Non sono nuovo ad eventi internazionali organizzati dal basso, quelli nati per iniziativa di pochi privati i quali, con un dispendio di energia pari soltanto alla passione che li guida (e sempre con una bella dose di rischio economico), riescono a riproporre con costanza uno spazio culturale molto più significativo di dozzine di altri festival che invece nascono per volontà politica con finanziamenti a pioggia e comparsate di personaggi dell’amministrazione pubblica in cerca di visibilità o, ancora peggio, di fiere create dal nulla soltanto per sfruttare modelli commerciali che in altre città si sono dimostrati di grande successo finanziario. Eppure il Fi-Pi-Li horror festival mi ha lasciato profondamente stupito.
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Il bello degli eventi nati dal basso è che riescono a mantenersi a misura d’uomo, il contatto tra visitatori, artisti e organizzatori avviene in maniera semplice, organica, senza forzature.
Ad esempio, entri al nuovo teatro delle commedie di Livorno di domenica mattina e ti ritrovi subito davanti un’artista che con il suo lavoro ha influito in maniera incalcolabile sulla distribuzione cinematografica italiana. Magari non lo hai mai sentito nominare perché non sei un esperto di artisti della cartellonistica italiana ma basta fare quattro passi alla sua destra, dove gli organizzatori del Fi-Pi-Li festival hanno allestito una piccola mostra con alcuni dei poster cinematografici dell’artista, e sai già che lì seduto a quel modesto tavolino c’è il tuo nuovo eroe che fino ad un minuto prima non sapevi di dover ringraziare.

Se la piccola mostra di locandine ti ha incuriosito, cerchi su internet altri lavori dello stesso artista per avere il quadro completo della sua carriera e l’ultrasettantenne lì seduto ascende automaticamente a livello divinità… ed è lì a due passi da te. Ti avvicini, lo scopri persona modesta e affabile, gli fai tante domande, ti togli tante curiosità. È proprio questo il bello dei festival a misura d’uomo, come semplice visitatore puoi fare esperienze inimmaginabili che in eventi più grandi, più sponsorizzati, più blasonati, più tutto, potresti solo sognare… oppure che puoi mettere in atto grazie ad un comodissimo “pass VIP” che ti costringe ad imbarazzanti e fugaci interazioni forzate per la modica cifra di 40 euro+prevendita.
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Al Fi-Pi-Li l’interazione con gli artisti è alla portata di tutti, si possono fare incontri straordinari e se come me possedete una certa curiosità per le testimonianze dirette, magari potreste togliervi anche qualche dubbio storico: i soggetti delle locandine che venivano disegnate in quegli anni (spesso sconnesse dal film stesso) seguivano indicazioni precise del distributore italiano oppure erano a libera interpretazione? Chi decideva che La Casa (Evil Dead) fosse ben rappresentato da una riproposizione della casa di Psycho con tanto di madre di Norman alla finestra? Se siete curiosi di conoscere la risposta che mi è stata data, i suoi disegni erano tutti di libera interpretazione basata unicamente sul titolo e su una vaga descrizione della trama, a volte neanche quello. Ciò non gli impediva di creare opere che sarebbero diventate incontestabilmente iconografiche e non di rado superiori alla locandine estere.
Sono stato anche felice di sapere che la moda attuale di pubblicare copertine Blu-Ray in stile “old-new”, retro-nostalgico, sta cominciando a riportare il lavoro nelle mani dei veri artisti della cartellonistica come Sciotti, a scapito di insipidi (e spesso maldestri) collage in Photoshop che dall’avvento del formato DVD ci fanno rimpiangere le vecchie VHS!

Enzo Sciotti era lì con i suoi poster in vendita a prezzi auto-concorrenziali (inferiori a quelli presenti sul suo stesso sito) ma l’acquisto non era necessario, potevi anche solo fermarti a chiacchierare con lui e farti una foto insieme. Inimmaginabile un incontro simile ad un festival con tappeti rossi o alle fiere i cui nomi terminano in “-omics”.
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Allo stesso tempo Sergio Stivaletti, creatore di effetti speciali per Argento, Bava, Salvatores e molti altri, conduceva un suo corso (“workshop”) di trucco (“make-up”) e per un conflitto di orari non mi è riuscito di incontrarlo, peccato perché volevo raccontargli di come la scena della rimozione degli occhi cibernetici in Nirvana di Salvatores aveva fatto scappare via due anziani dalla sala, nel lontano 1997.

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Nirvana (1997)

Dire che all’epoca quella scena fece schifo anche a me penso sia un buon complimento da fare ad un creatore di effetti speciali.

Nel primo pomeriggio sono riuscito a guardare alcuni corti internazionali dalla Scozia, dalla Spagna e dalla Francia, quello scozzese sottotitolato in francese, quello spagnolo sottotitolato in inglese, quello francese in swahili. Scherzo ovviamente, almeno quello francese era sottotitolato in italiano. Il mio coinvolgimento da spettatore però è terminato lì per via di altre attività in programma nelle quali ero coinvolto in prima persona. La giornata di domenica 23 infatti era dedicata al regista John Carpenter ed ha portato una serie di sorprese inedite.

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Frusciante che parla di Carpenter. Sulla sinistra io che rido alla sua descrizione di E.T.

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Ad un’introduzione di Federico Frusciante dedicata a Carpenter è seguita la mia presentazione di due audiovisivi a sorpresa:

  1. il prologo apocrifo a Per un pugno di dollari, andato in onda solo una volta per la televisione americana nel 1977 e chiara fonte di ispirazione per il film 1997: Fuga da New York. Per la prima volta viene proiettato in Italia, a questo festival, con sottotitoli da me curati.
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  2. A questa curiosità è seguita la versione italiana restaurata di 1997: Fuga da New York che dopo 36 anni torna ad essere proiettata così come appariva nei nostri cinema nel 1981, con titoli di inizio fedeli alla pellicola italiana, audio stereofonico originale e, per la prima volta nella storia del film, con oltre 220 fotogrammi ripuliti individualmente. Un lavoro di preservazione storica cinematografica che mi ha tenuto impegnato per svariati mesi e che supera in qualità qualsiasi versione attualmente esistente.

Vi ricordo il mio articolo sull’adattamento e il doppiaggio di Fuga da New York reperibile qui.
La giornata dedicata a Carpenter è arrivata a conclusione grazie al creatore del blog John Carpenter Italia, presente anche su Facebook con la pagina Il Seme della Follia, il quale ha portato al festival un’altra proiezione inedita, Captain Voyeur, il primo corto del regista statunitense, girato nel 1969 quando era ancora studente dell’università di cinema in California e ritrovato da un archivista solo nel 2011, per caso. Il corto di 8 minuti presenta elementi che poi ritroveremo nei film di Carpenter, in particolare Halloween, ed è stato considerato di importanza storica dal National Film Preservation Foundation.

Il giorno successivo mi sarei perso Maurizio Nichetti (spero che qualcuno abbia registrato il suo intervento intitolato “da Roger Rabbit a Volere volare“) e Ruggero Deodato, ma il festival è così ricco in tutti i suoi quattro giorni che risulta difficile riuscire a godere a pieno di tutte le cose che riesce ad offrire.
Il mio profondo ringraziamento agli organizzatori Alessio Porquier e Ciro Di Dato sia per l’ottima organizzazione dell’evento sia per l’invito e lo spazio che hanno messo a mia disposizione.

Trofei della giornata

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Foto con l’amministratore di “Il seme della follia”

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Federico Frusciante sempre emozionato dal farsi le foto con me

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A memoria della mia partecipazione


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Ex-docente, blogger bilingue con il pallino per l'analisi degli adattamenti italiani e per la preservazione storica di film. Ora dialoghista per studi di doppiaggio.

8 Commenti

  • Lucius Etruscus

    27 Aprile 2017 alle 13:01

    Che meraviglia meravigliosa! Il nome di Sciotti non lo conoscevo, ma la sua opera è stampata profondamente nella mia anima, essendo nato e cresciuto in mezzo alle sue illustrazioni (anche se lo scopro solo ora!)
    Complimenti per il super-lavorone su 1997 e… il cappello “Obey” è un capolavoro 😀

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  • Napoleone Wilson

    27 Aprile 2017 alle 14:52

    Complimenti per tutto il lavoro che hai fatto, e per la divertentissima parentesi del prologo per la Tv americana, “brutto come ve lo immaginate”. Mi scuso per non averti salutato di persona, ma sono dovuto scappare appena finito Captain Voyeur a causa di orari ampiamente sforati, conto di rimediare alla prossima edizione e fare quattro chiacchiere con calma.
    Una mera curiosità da totale ignorante su lavori di restauro o trattamento video: i titoli di coda, e i cartelli nel film sono stati lasciati in inglese; è stata una scelta voluta?

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    • Evit

      27 Aprile 2017 alle 14:57

      Dispiace anche a me! Pensavo che non fossi riuscito a venire.
      I titoli di coda erano in inglese anche sulla pellicola italiana. Penso che una volta inseriti i doppiatori nei titoli di inizio reputassero non importante tradurre proprio tutto! A molti film, in particolare quelli non prodotti da “studios” importanti, veniva riservato questo trattamento a metà.

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  • Cassidy

    28 Aprile 2017 alle 07:32

    Nemmeno io avevo associato Sciotti a cosi tante locandine che ho amato molto, bellissima iniziativa e concordo con il tuo puntualizzare sui grandi eventi fatti più per soldoni (e con i soldini) che per vera passione. Ancora complimenti per il tuo lavoro su 1997, tanta dedizione si merita un nuovo esordio all’altezza 😉 Cheers

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