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STAR WARS: Episodio I (1999) – L’adattamento fantasma

Copertina dell'articolo di doppiaggi italioti su Star Wars Episodio 1 - La minaccia fantasma
La maratona Star Wars come Lucas comanda, comprendente video con i nostri commenti al film e articoli sull’adattamento italiano della saga più famosa di Gesù, non può che cominciare con il primo episodio (non cronologicamente parlando), il film che dio Lucas, Grande Procrastinatore, scrisse poco prima della data fissata per l’inizio della produzione, in un frenetico fine settimana a base di caffeina che avrebbe fatto impallidire persino l’Evit del liceo con le sue versioni di latino e i suoi compiti di matematica svolti nei ventiquattro minuti che ci metteva l’autobus per arrivare a scuola. Come tutti i procrastinatori incalliti, anche Lucas, arrivata la domenica, raccontava al produttore Rick McCallum, suo padre putativo, di aver già finito i compiti per l’indomani così da potersi dedicare un po’ ai cazzi suoi. “Hai già finito la sceneggiatura per domani? La Fossati lunedì ti interroga”.
La media del 9 su cui campava di rendita da quasi 15 anni non poteva che infondere fiducia, ma se nel 1997 McCallum avesse avuto un figlio come me non si sarebbe fatto certo abbindolare dalla più ingenua e trasparente delle stronzate che Lucas gli propinava per tranquillizzarlo… ad un mese dall’inizio delle riprese: Non ti preoccupare papà, lo sto scrivendo dal 1994. È praticamente finito!

George Lucas ride delle sue malefatte
Il problema di Lucas è che dopo un ventennio di lodi si era davvero convinto di essere bravo in tutto e che il successo della saga fosse esclusivamente merito suo, dimenticando però che i precedenti film erano sempre stati un lavoro di gruppo in cui lui era riuscito a dirigere egregiamente (questo non glielo si può proprio negare) i tanti professionisti creativi (e non degli umili sottoposti) di cui si era circondato, molti dei quali lui non aveva neanche inserito nei titoli di coda. Solo dall’epoca di Internet questi nomi cominciarono ad apparire come “uncredited” su IMDb! Lucas il generoso.
Inoltre, fino a Il Ritorno dello Jedi gli era sempre stata accanto la moglie che lo faceva desistere dall’introdurre delle stronzate colossali (o dal tagliare momenti belli e memorabili) e gli montava i film in modo che anche il genere umano potesse apprezzarli. Non a caso ha vinto anche un Oscar per questo. Lei.
Quindi diciamo che il nostro Georgie boy in un bel periodo della sua vita si è trovato nelle condizioni ideali per creare la saga più celebre che potesse mai nascere dal vedersi negati i diritti di Flash Gordon.

Barack Obama consegna una medaglia a George Lucas

Non pensavamo che il meme “date una medaglia a quell’uomo” si riferisse PROPRIO A QUELL’UOMO!

In quel lontano 1997 (oh, vent’anni fa!) uno dei tanti professionisti che Lucas mai degnò di uno spazio nei titoli di coda, prima di uscire dall’ufficio del sommo sbattendo la porta, gli avrà urlato “ah, e così hai fatto tutto tu? Allora, Episodio 1, SCRIVITELO DA SOLO!“. SBAM!
E immagino che Lucas a quel punto avrà assunto un’espressione pressoché identica a quella di chi ricevette l’incarico di adattarli per il doppiaggio italiano.
Pressappoco questa:

Reazione di Fantozzi impaurito

Ma non son pratico io…

 

Un adattamento che levati… cioè, levatemelo proprio davanti.

A prescindere da quale sia la vostra personalissima opinione su come dovrebbe essere adattato un film di Star Wars o, più latamente, su cosa dovrebbe essere il doppiaggio in generale, la versione italiana di questo film vi farà arrabbiare.
Il ritorno ai codici originali dei robot R2D2 e C3PO (fu-C1P8 e fu-D3BO) ormai non fa neanche testo, tanto lo sappiamo che la Lucasfilm nell’ultimo ventennio ha sempre premuto affinché fossero riportati alla loro forma originale… così da risparmiare sull’etichettatura dei giocattoli eh, mica per chissà quale decisione artistica.
No, niente di tutto ciò. Qui la questione da cui partire è molto, molto più semplice e cioè che l’inglese bisogna saperlo. Punto.
Battle_Droid_Army

La “droide-armata” dei miei stivali

In lingua italiana, l’espressione “la droide armata” vi fa pensare ad un robot dall’aspetto femminile che imbraccia un’arma o, piuttosto, ad una traduzione un po’ troppo letterale di “the droid army”? Non vorrei essere in malafede, eh! Magari era un rispettoso omaggio alle mode linguistiche degli anni ’70, le stesse che ci portarono parole come “stella-pilota” (ci ritorneremo a tempo debito) ma anche “pornodivo”.
la droide armataLa creazione di parole composte può risultare elegante se partiamo dalla fusione di un sostantivo con un suo aggettivo, come nel caso della blindocisterna di Mad Max: Fury Road, cioè una cisterna [sostantivo] blindata [aggettivo]; è una parola inventata ma di immediata comprensione e molto evocativa, non a caso fu approvata dal regista stesso, George Miller — e qui potremmo anche tirare fuori la storia delle “vere” intenzioni dell’autore che non sono state tradite dal doppiaggio, visto che è sempre la preoccupazione di molti — ma ciò che trovo sia più importante, e ragione del successo di questa scelta di adattamento, è che “blindocisternasembra una parola nata in italiano e non ha il sapore di una traduzione diretta, per questo funziona!
Lo stesso non si può dire di “la droide-armata” che, al contrario, risulta goffa e inusuale in un contesto che non necessita di alcuna inusualità. La “droide-armata” può ricordare piuttosto la parlata dei britanni in Asterix e la pozione magica (Astérix chez les Bretons, 1986) che nel doppiaggio italiano invertivano aggettivi e sostantivi ricalcando quindi la struttura grammaticale inglese. Solo che lì era una trovata sensata e persino comica nel contesto di quell’opera, in Star Wars Episodio 1 – La Minaccia Fantasma del 1999 invece suona forzata e innaturale, poco conta che sulla carta sia scritto con un trattino tra le due parole.
Per fortuna i battle droids non sono diventati battaglia-droidi, perché se volessimo seguire lo stesso ragionamento di “droide-armata” non si può arrivare altro che lì. Possiamo domandarci a questo punto perché l’armata dei gungan non si chiami “la gungan-armata”. Tecnicamente ineccepibile, c’è il trattino che la rende legale!

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Non starò neanche a sottolineare come sarebbe più naturale tradurre “droid army” con “esercito droide” ma, sulla carta, tradurlo come armata, tecnicamente e nel contesto del film non è un errore, quindi sorvolerò.
Persino i fan più leccalucas del web non avrebbero il coraggio di tradurre droid army come “droide-armata”! Infatti, quando riempiono quelle paginate enciclopediche dedicate al mondo fittizio del loro universo fantasy preferito, la riportano sempre come “armata droide”, mai “droide-armata”.
Visto? Avete fatto vergognare persino quelli che credono che gli Star Destroyer debbano essere tradotti come distruttori di stelle.
Anche se da Wikipedia lo avete corretto dopo la pubblicazione del mio articolo, ce ne ricordiamo benissimo qui… su Rieducational Channel!

Guzzanti nei panni di Vulvia che esclama "su rieducational channel"

 

Brutti presentimenti

Che ci fosse poca familiarità con la saga da parte di chi ne ha curato l’adattamento potrebbe venire in mente quando scopriamo che battute celebri della trilogia originale sono state alterate significativamente fino a diventare irriconoscibili, come ad esempio “I have a bad feeling about this” che qui, in bocca al giovane Obi Wan, diventa “ho un presentimento negativo“, già di per sé un modo inusuale di esprimersi rispetto al più naturale “ho un brutto presentimento” ma soprattutto rispetto alle tante altre versioni sentite nei precedenti film.
Nella trilogia originale infatti non c’è mai stata una rigorosa continuità nell’adattamento di questa espressione che variava da “ho una strana sensazione, come un presentimento” di Luke quando si avvicinano per la prima volta alla Morte Nera, al “ho un gran brutto presentimento” di Jan Solo nello schiacciatore di rifiuti (e forse questa è in assoluto la più celebre e memorabile di tutte), al “c’è qualcosa che non mi piace” di Leila nell’interno dell’asteroide in L’Impero colpisce ancora, fino al “C1P8, ho un brutto presentimento, lo sai?” di D3BO nel Ritorno dello Jedi.

L’assenza di continuità con la traduzione di questa espressione che ritorna sempre nella trilogia originale è data dal fatto che l’adattamento veniva svolto come sembrava più opportuno nel contesto della scena, del resto si tratta di un’espressione un po’ più flessibile in inglese di quanto non lo sia in italiano. Possiamo incolpare Maldesi e De Leonardis di non averci reso partecipi di una battuta ricorrente nell’intera trilogia originale? Certamente. Perché allora, nel caso di Episodio 1, l’ennesima variante sulla traduzione dovrebbe essere additata come errore più grave degli altri?
È fisiologico che un film come Episodio 1, prodotto a 15 anni di distanza dall’ultimo film della saga più popolare del mondo, contenga omaggi voluti e strizzatine d’occhio ai tre film di culto che successivamente avrebbero anche portato alla proposta di creare una pseudo-religione. Quindi non sorprende che la prima frase del film pronunciata da un personaggio già noto della trilogia storica, Obi Wan, sia stata piazzata lì per far drizzare subito le orecchie a tutti i fan: I have a bad feeling about this.

In Italia questo però non accade perché, invece di ripescare una delle varianti già sentite nella vecchia trilogia, si è optato per traduzione completamente nuova e onestamente anche poco credibile nel parlato quotidiano, per altro molto lontana dall’informalità della frase in lingua inglese. Difatti Obi Wan non si esprimeva in modo per niente ricercato con quel suo “I have a bad feeling…”, anzi, niente di più colloquiale! Parlavamo di “intenzioni tradite”, ed eccole qui. Altro che Vader⇒Fener!

obi wan ha un brutto presentimento sull'adattamento italiano di Star Wars episodio I la minaccia fantasma
La scelta più logica nel contesto di questo film sarebbe stata quella di ripescare “ho un gran brutto presentimento” di Jan Solo in Guerre stellari (1977) dal momento che era l’unica traduzione veramente memorabile di tutte le nostre versioni preesistenti… che poi è esattamente ciò che è successo in Episodio II e in Episodio III dove la frase del 1977 ritorna come traduzione stabile di “I have a bad feeling about this”. Ma guarda un po’!
È chiaro che per fare le scelte giuste in fase di adattamento non basta avere solo uno splendido curriculum ma è necessario anche conoscere il materiale di partenza, oppure essere affiancati da un buon supervisore che lo conosca per voi e vi sappia guidare in un lavoro certamente delicato. Ma evidentemente i supervisori della Fox erano troppo impegnati ad imporre la riappropriazione dei nomi originali dei robot per preoccuparsi anche che battute riconoscibilissime dai fan fossero adeguatamente rappresentate nel nuovo film e che la pronuncia dei nomi fosse corretta. Palpatain vi dice niente?

Le cattive traduzioni si vedono dai titoli di inizio

Titoli di inizio di Star Wars Episodio 1 la minaccia fantasma

Forse sono corso troppo avanti parlando della prima frase del film adattata male, in realtà abbiamo delle piccole perle già dai titoli di inizio al primo minuto, quando i Cavalieri Jedi invece di essere “guardiani della pace e della giustizia nella galassia” vengono “inviati segretamente nella Galassia“.

Testo originaleTesto tradottoCome avrebbe dovuto essere
The Supreme Chancellor has secretly dispatched two Jedi Knights, the guardians of peace and justice in the galaxy, to settle the conflictIl Cancelliere Supremo ha inviato segretamente nella Galassia due Cavalieri Jedi, i guardiani della pace e della giustizia, per risolvere il conflitto.Per risolvere il conflitto, il Cancelliere Supremo ha inviato in segreto due Cavalieri Jedi, guardiani della pace e della giustizia nella galassia

I Cavalieri Jedi non erano stati mandati in nessuna galassia, bensì erano i guardiani di pace e giustizia nella galassia. E in più c’è da chiedersi, dove sono finiti i puntini di sospensione finale che caratterizzano tutti i film di Star Wars?

Titoli di inizio di Star Wars episodio 1 la minaccia fantasma a confronto, inglese versus italiano

È vero che in inglese ce ne sono anche troppi (quattro puntini di sospensione invece dei tradizionali tre) ma ormai sono una caratteristica nota. Nota ai fan, nota alla Lucas Film, ma evidentemente non a chi ha lavorato ai testi adattati in italiano. Qui infatti è dove il controllo qualità dovrebbe farsi vivo e invece…! I supervisori della Fox o della Lucas Film dov’erano? È una domanda che ci chiederemo spesso.

Roba da poco? Che ne dite allora di AREAZIONE al posto di AERAZIONE?

Frase del film: Sono saliti nel condotto di aerazione

Signore, sono saliti nel condotto di areazione.

Da sentire per credere. Questo doppiaggio sprizza ignoranza da tutti i pori. Ma l’importante è che i nomi dei droidi rimangano quelli all’inglese, continuiamo a ripetercelo.

Russi nello spazio e altre scemenze linguistiche

Propaganda sovietica per la corsa allo spazio

i cattivi spaziali

Il comico accento russo dei neimoidiani (quelle facce da pesce lesso della Federazione dei mercanti) è stato spesso soggetto di critiche tutte italiche dove si accusano i doppiatori nostrani per colpe che non gli competono (come vedete non sono di parte e quando c’è da difendere la categoria lo faccio).
È vero che in originale l’accento è palesemente “asiatico” (e per “asiatico” in inglese si intende del “sud-est asiatico”) e non russo, ma è comunque altrettanto stupido. Questo ci tengo a sottolinearlo, qualora pensaste che in lingua inglese qualsiasi stronzata abbia connotati da perfezione linguistica inarrivabile. Ebbene, non vi fate fare fessi! I neimoidiani in inglese parlano né più né meno che con un accento asiatico stereotipato, da immigrato cinese o, alla peggio, come quello di vietnamiti e coreani trapiantati in America, quindi tanto imbarazzante quanto la nostra versione “sovietica”! Anzi, direi che in lingua originale sia anche più vergognoso. Un accento russo in italiano risulta meno offensivo di un qualunque “liso flitto”, quindi dovremmo solo ringraziare chi ha optato per questa alterazione.

neimoidians

La qualità dei dialoghi originali.

Quella dei bottegai vietnamiti dello spazio non è stata l’unica scelta linguistica infelice di Lucas. Quando è andato a creare l’universalmente odiato Jar Jar Binks, il nostro Dio barbuto ha dichiarato di essersi ispirato al linguaggio ancora in formazione di suo figlio Jett che all’epoca aveva sei anni, come se la quota di infantilità nel film non fosse già stata raggiunta e superata. Questa almeno è la sua versione/scusa ufficiale tirata fuori dopo aver capito di aver fatto una gaffe imbarazzante, l’ennesima. Perché nella realtà dei fatti il risultato finale è che Jar Jar, in inglese, parla con un linguaggio cosiddetto “ebanese” (Ebonics), cioè un inglese parlato con accento da afroamericani, in particolare quelli di origine caraibica.

jar jar binks rasta

Rasta Binks

Pensare di dovermi occupare dell’adattamento italiano di un personaggio simile, lo ammetto, non mi farebbe dormire la notte!
Domanda: è peggio seguire la direzione del presunto “inglese infantile” basandosi sul modo di parlare dei bambini di lingua italiana oppure perseguire la strada dell’infelice “linguaggio da negro”?
Se ignoriamo frasi come “ora ci fanno bua” (realmente presenti nel film) in realtà nessuna delle due strade è stata intrapresa (per fortuna…?). Infatti, più che usare un linguaggio infantile, Jar Jar in italiano parla una sorta di esperanto, che concettualmente non ha alcun senso. Qualcuno lo identifica in realtà con l’europanto, ma sempre insensato è.
Il linguaggio tradotto di Jar Jar (e della sua specie in generale) infatti possiede sonorità prevalentemente ispaniche con alcuni elementi presi direttamente dal francese o dall’inglese e potremmo chiederci che cosa dovrebbero rappresentare in un contesto come quello di Guerre stellari? Certo, sempre meglio di un “bongo, bongo, bongo, Jar-Jar stare bene solo al Congo” ma, nella logica del doppiaggio, parole francesi, inglesi e spagnole che cosa dovrebbero rappresentare? È uno dei rari casi moderni dove probabilmente è stata calcata anche troppo la mano sull’inventiva, laddove un “italiano semplificato” unito alla voce scema sarebbe stato già più che sufficiente.

Star Wars Episodio 1 La minaccia fantasma - Obi Wan alla guida del bongo

Autogol di Lucas al 18° minuto

In nessuna era del doppiaggio sarebbe stato ben accetto che, in un opera del genere, frasi come “‘tis a hidden city” diventassero “è la city nascuesta”, così come “more, did you spake?” non è salutare che venga adattato come “altri, tu a parler?” o ancora che “dis way” diventi “da esta parte”.
Tu in big guaio esta volta, traduttore, in maxi-big guaio! Sono frasi del film, non me le sto inventando io.
Grazie a questa colorita scelta di adattamento, la scena dei jedi davanti al re dei gungan, più che appartenere a Guerre stellari, sembra piuttosto avvicinarsi a Ace Ventura – Missione Africa (e non sto neanche esagerando).

Boss Nass da Star Wars Episodio 1 La minaccia fantasma

Obi Wan – Missione Africa

Entrare ancor più in dettaglio nel linguaggio di Jar Jar e dei gungan sarebbe poco salutare per me (e per voi), basti pensare che la 3^ pers. sing. dell’indicativo del verbo essere a volte è espressa con “è”, altre volte con “es”, quindi manca anche di coerenza interna oltre che di coerenza logica in generale e di comprensibilità. Infatti in italiano capisco un decimo delle scempiaggini che dice Jar Jar. Certe espressioni come ad esempio “male-dùcat!” (traduzione di “how wude!”, cioè la versione stupida di “how rude!”) le ho scoperte spulciando un trascritto dei dialoghi per me altrimenti inintelligibili.
Inoltre, a prescindere dai problemi della traduzione italiana, nella logica infantile del film, i gungan parlano in questo modo anche tra di loro, come se non avessero una lingua propria. Ma ha senso? Qualsiasi cosa che riguardi Jar Jar ha senso? Rispondo citandolo: a bien pensar, no!
Chi si lamenta dei dialetti italiani nei Simpson o di Fritz il pornogatto dovrebbe letteralmente armarsi di fronte alla lingua parlata da Jar Jar Binks. D’altro canto però non posso neanche consigliarvene una visione in inglese perché non saprei se sia più stupido sentire “ex-squeeze-me” al posto di “excuse me” oppure la sua pleonastica espressione di ribrezzo: “cacche puzza“. Sono dialoghi del film, non mi sto inventando niente.
Proseguiamo, okydey?

Jar Jar Binks mostra il pollice in su di OK

Scurrilità e diossidi

Considerazioni preliminari a parte (sì, quella che avete appena finito di leggere era solo l’introduzione!), andiamo a vedere i dialoghi che già dai primi minuti offrono fin troppi spunti di riflessione. Ci viene da pensare ad esempio che i jedi fossero dei volgarissimi bestemmiatori da competizione visto che Qui-Gon Gin (cit.) percepisce un grande timore da parte dei lombrichi sovietici neimoidiani nei confronti di una vertenza commerciale che lui definisce “triviale”:

Sento che hanno una paura sproporzionata da(lla?) trivialità di questa vertenza commerciale.

Il primo significato di “trivialità” è quello di “condizione e caratteristica di ciò che è o è considerato triviale, cioè volgare, grossolano, scurrile“. Quindi le vertenze commerciali di Lucas potrebbero ricordare un campionato di rutti alla fiera di Reggiolo più che una delicata contesa legale tra senato galattico e federazione dei mercanti.
Una cosa tipo così…

È chiaro che chi è andato a tradurre “trivial” dall’inglese si sia appoggiato al secondo significato italiano di triviale, quello inteso come sinonimo di “banale” (ed indicato nei dizionari come calco dall’inglese) ma che sarebbe bene usare solo in ambiti molto specifici e settoriali, come nella critica letteraria e in matematica. Non nelle dispute galattiche.
Un utile suggerimento che non troverete nei libri ma che i bravi insegnanti di inglese trasmettono ai propri studenti è che se il dizionario riporta due possibili traduzioni di una parola, il più delle volte la scelta più corretta ai fini di una traduzione è quella che ricorda meno la parola da tradurre (es. se cercate la traduzione di “porto” troverete sia “harbor” che “port”. Nella maggior parte dei casi la scelta adatta per la vostra traduzione non sarà mai “port”). Se siete neofiti della traduzione fate tesoro di questa semplice ma validissima indicazione e non prendete mai esempio da La minaccia fantasma. Mai.

Così come per triviale, e facendo brevemente un salto in avanti nel film, troviamo la frase “Our fate is in your hands” tradotto come “La nostra fede è nelle tue mani“. Incredibile che in un prodotto di tale entità si possano trovare errori simili. Da quand’è che fate (sorte, destino, fato) si traduce in… fede? È come tradurre cold con caldo perché ci si avvicina. Se non ci credete la trovate a 1 ora e 41 minuti circa, quando la regina Amidala supplica Boss Nass di aiutarli. E in quella scena la regina Amidala era molto lontana dalla cinepresa, la scusa del labiale non regge e non reggerebbe neanche su un primo piano.

Ma ritornando a “trivial” tradotto come “triviale” di inizio film, potremmo domandarci se anche “la franchigia”, citata in tre scene su quattro, non sia una traduzione un po’ troppo maccheronica di quel “trade franchise”. Ma voglio sorvolare perché siamo soltanto al 4° minuto di film e ne rimangono altri 136!

Jar Jar Binks in Star Wars Episodio 1 sente puzza

La trivialità di questo film

Visto che sembra piacciano molto i calchi dall’inglese, permettetemi di essere “anale” nell’affrontare la questione di una parola usata al 5° minuto per descrivere un fittizio gas mortale: il “diossido!“. Mi sono sempre chiesto: ma diossido di… cosa?

La parola “diossido” (o biossido) indica un composto chimico formato da un atomo (da specificare) legato a due atomi di ossigeno. Possiamo avere ad esempio un diossido di carbonio (nome comune: anidride carbonica) o anche di qualcos’altro, ma questo qualcos’altro va comunque sempre specificato. Ammesso e non concesso che Qui-Gon volesse tenersi generico sull’elemento che lega i due atomi di ossigeno — identificando così un diossido di qualcosa che non ha ritenuto importante specificare — dobbiamo comunque ammettere che questo cavaliere Jedi ha poteri assai particolari se è in grado di analizzare la struttura molecolare e dare la giusta nomenclatura IUPAC al primo gas che vede pompato nella stanza! Chiamava forse l’acqua “monossido di diidrogeno” per farsi bello davanti agli amici?
In inglese questo problema non esiste dato che il gas viene chiamato con il nome fittizio di “dioxis” che, sì, ricorda la parola “dioxide” (diossido) ma, forse, ancor più quella di “dioxin” (diossina). Nelle fasi di adattamento questo sarebbe stato il momento giusto per sfoderare un po’ di inventiva e non il libro di chimica.
(Il gas “dioxis” ha anche la sua pagina su Wookipedia, ovviamente.)

Scena di Star Wars Episodio 1: Gas dioxis pompato nella stanza

Dopo la gara del rutto, quella della faciolata

Poco dopo (al minuto 7) sentiremo parlare anche di quei fantomatici condotti di areazione, invece che di aerazione. Sono cose che si imparano molto presto alla scuola dell’obbligo ma, così come la trama del film, anche il suo doppiaggio non ottiene la licenza elementare.

Roger-roger

Roger, roger” è ciò che dicono i droidi della federazione dei mercanti in risposta a degli ordini e probabilmente è anche l’espressione più stupida mai partorita dalla mente di George Lucas in tutta la storia della saga, dopo ex-squeeze-me, s’intende. Ancora più sciocco però è che “roger, roger” non sia stato neanche adattato in italiano.
Roger” è uno dei tanti elementi del gergo militare (ormai in disuso dal 1957 e sostituito con “Romeo”) usati nelle comunicazioni via radio, un’istruzione che in italiano ha un’equivalenza con “ricevuto” (tutt’ora in uso). Non mancano i casi nella storia del doppiaggio in cui “roger” è stato lasciato invariato con cognizione di causa, in Arma letale (1987) ad esempio, Riggs (Mel Gibson) diceva “roger, Roger!” per sfottere il collega di nome Roger (Danny Glover) ma, fateci caso, al momento della battuta è già chiaro a tutto il pubblico italiano che si tratta di un gergo da procedura radiotelefonica grazie ad una scena precedente in cui Riggs ne faceva uso in una conversazione via radio con la centrale. Una gag simile fu completamente alterata neanche sette anni prima, nel film L’aereo più pazzo del mondo (1980).

Ma vogliamo soprassedere dando “roger” per facente parte delle conoscenze dell’italiano medio? OK, facciamo finta che lo sia e passiamo a chiederci perché i droidi della federazione dicono sempre “roger” due volte? La doppia conferma aveva la sua importanza in un mondo analogico delle trasmissioni radio a lunga distanza, soggette a disturbi di tutti i tipi, in cui una singola parola ricevuta poteva risultare troncata o troppo distorta per esser compresa, così veniva ripetuta due volte per sicurezza: roger-roger.

Robot della federazione che dicono "roger roger"

Se già ci domandavamo perché dei robot trovino che interagire tra loro in maniera verbale, lenta e spezzettata sia più efficiente di una trasmissione digitale non sonora, dovremmo a maggior ragione domandarci perché debbano anche confermare due volte “roger” come se stessero comunicando da due navi disperse nel Pacifico quando invece si trovano a soli trenta centimetri di distanza l’uno dall’altro in un corridoio vuoto e silenzioso.
Era forse il caso di trasformarlo in un semplice (ma correttissimo) “ricevuto” regalandoci così un copione un po’ meno stupido, ma non abbiamo avuto questo privilegio. Con questo film siamo condannati in tutti i modi possibili.

Pilota che dice "roger, comandante" in Star Wars episodio 1 la minaccia fantasma

“Roger, comandante.”

E come pensate che sia stato adattato quel “roger” negli episodi II e III? Con “ricevuto”, ovviamente.

Manufatti e misfatti

Quando traduciamo un testo e ci ritroviamo davanti a parole apparentemente insensate c’è sempre da domandarsi: qual è il contesto? Qual è il senso di quella parola nel contesto?
È una semplice regolina ignorata nella scena della trasmissione olografica del senatore Palpatain Palpatine in cui il segnale viene disturbato secondo i dettami della scuola di Aldo, Giovanni e Giacomo. Chi ha prestato attenzione fino al nono minuto di film può facilmente intuire dalle parole spezzettate di Palpatine che nella scomparsa degli ambasciatori Jedi dev’esserci lo zampino della federazione dei mercanti. Questo almeno è ciò che si capisce in inglese. In italiano si aggiunge una stonatura di cui solo Google Translate del 2006 sarebbe fiero…

Ologramma del senatore Palpatine da Star Wars Episodio 1 la minaccia fantasma

It must… handiwork… negotiate… ambassadors…
Dev’essere… manufatto… negoziare…. amba-tori…

Manufatto? Ma che c’entra?
In questo caso “ad opera di” sarebbe stata una scelta migliore, ma questo lo si può comprendere soltanto dal contesto. Non biasimo però chi, alla traduzione, possa essersi distratto già al 9° minuto di film a causa di un’eccessiva (quanto poco interessante) dialettica burocratica inutile. Eppure bastava chiedersi: che c’entra adesso un manufatto con la storia degli ambasciatori e dei negoziati? Che c’entra con tutto ciò che abbiamo visto fin’ora? La stessa parola “zampino” da me invocata prima sarebbe stata un’ottima alternativa.
Ho sentito qualcuno dire “controllo qualità”? Ma no, scherzate!? Assicuriamoci solo che C1P8 venga chiamato R2D2, questo è veramente importante!
Per fortuna ogni tanto il film ci regala ancora piccoli sussulti di dialoghi più ricercati:

Ologramma di Palpatine che impartisce ordini

Io ho fatto impaniare il Senato nelle procedure. Non avranno altra scelta che accettare che voi controlliate il sistema.

Un tantino ricercato per essere una traduzione di “bogged down” (arenare, impelagare, impantanare) ma lo sapete che ho un debole per un lessico meno banale, specialmente se in bocca ai personaggi giusti… ed un vecchio stregone malvagio che insidia la capitale della galassia in veste di senatore mi sembra proprio il personaggio giusto.
Peccato che neanche un minuto dopo il Q.I. del film torna sotto terra quando ci regala frasi del calibro di “ciao pischellos!” (hello, boyos!) ed il ritorno di maledùcat che toglie la voglia di vivere in qualunque lingua lo stiate guardando.

Jar Jar Binks che esclama "ciao pischellos!"

Ciao pischellos!

Prometto che da ora in poi non nominerò più frasi di Jar Jar, tanto il resto dei dialoghi si tagliano già le palle da soli. Ci sarebbe infatti da domandarsi perché una delle tecnologie più memorabili della saga, l’iperguida (hyperdrive), sia chiamata iperpropulsore per il resto del film.
Entrambe le traduzioni sono equivalenti, non si discute, ma ancora una volta si abbandona la familiarità di un lessico stranoto in favore di parole alternative che non fanno drizzare le orecchie al pubblico italiano come invece succede con i dialoghi originali. Eppure nelle stesse scene si parla anche di “tremito nella Forza”, quindi la scelta di tenere alcuni elementi storici e di ritradurne altri è deliberata. Evidentemente era giunta l’ora di cambiare iperguida in iperpropulsore e che i gran brutti presentimenti diventassero presentimenti negativi.
Ma bando alle ciance e veniamo agli sgusci. So che siete qui per questo.

Sgusci da corsa

Scena del film Star Wars Episodio 1 La minaccia fantasma: Anakin su uno sguscio da corsa
20 anni fa mi chiesi: sgusci? Perché sgusci? Perché… sgusciano via?”. Seppur dubbia, in qualche modo questa traduzione è rimasta impressa. Podracing (in originale) non è altro che l’ennesima banale scusa di Lucas per propinarci ancora una volta una delle sue più grandi fissazioni… le gare automobilistiche!
Ogni singolo film di Lucas ha un qualche tipo di gara automobilistica ad alto rischio, da quelle in American Graffiti, che ricalcavano in maniera autobiografica il suo breve passato da adolescente borghese annoiato che gareggia con gli amici nelle strade di provincia (l’equivalente americano di quelli che in Italia impennavano col Piaggio Ciao praticamente), a L’uomo che fuggì dal futuro che, guarda caso, finisce con un inseguimento in auto da corsa (la Lola T70), mettiamoci anche la corsa d’attacco alla Morte Nera di Guerre stellari, l’inseguimento nella foresta sulle “speeder bike” del Ritorno dello Jedi, le gare di sgusci di Episodio I, l’inseguimento in volo su Coruscant in Episodio II, etc, etc… ne citerei molti altri ma la filmografia di Lucas si ferma praticamente qui.
Podraces sono letteralmente “gare di navicelle”, navicelle che i francesi ad esempio hanno chiamato module de course o proto-jet. Pod (capsula, navicella) vuol anche dire “baccello”, forse da lì l’idea di far riferimento ad un qualche tipo di guscio che… sguscia… via? Boh! Qualunque sia stato il processo mentale all’origine di questa scelta, che vi piaccia o meno, ammetterete che “sgusci da corsa” sono una soluzione che rimane impressa. Lascio ad altri il piacere di giudicarla in positivo o in negativo, ma in questi tempi di inglese eccessivo anche il solo aver provato ad adattarlo è degno di nota.

Proseguiamo, okey-dey?

Paninari galattici

Watto che dice "Trucchi di mente non attacca con me, solo money."

Trucchi di mente non attacca con me, solo money.

Mi piacerebbe potervi dire che si tratta di dialoghi inventati da me per fare una battuta, invece sono veri dialoghi del film in italiano. Chi non ha mai visto il film (beate le vostre anime innocenti) si starà chiedendo perché lasciare “money” in inglese? Boh. Faceva ridere… suppongo(?).

Scena di Watto che dice: No money, no ricambi, no niente.

No money, no ricambi, no niente.

Non state ridendo? Lo ha detto due volte.
A dare voce a quello stereotipo volante di Watto, avaro mercante e schiavista, c’è l’eccelso Angelo Maggi che forse ricorderete in altri ruoli come il commissario Winchester dei Simpson oppure come Tom Hanks dell’ultimo decennio. Maggi ci regala un’interpretazione di una comicità pari all’originale e che non necessiterebbe di alcun tipo di no money, no party per farci sorridere. Eppure qualcuno deve averla ritenuta una buona scelta, deve averci trovato una sua logica… una logica che a me sfugge. Mi sfugge il motivo sensato che giustificherebbe la trasformazione di una frase da un inglese standard (“money” parola comune) ad un italiano non standard (“money” come traduzione di “money”).

Mind tricks don’t work on me. Only money.
Trucchi di mente non attacca con me, solo money.

No money, no parts, no deal.
No money, no ricambi, no niente.

Se questo modo di esprimersi può andar bene per un tormentone pubblicitario (o tra pretenziosi colleghi d’ufficio del nord Italia) non è certamente un modo di tradurre che può andare bene in un film di questo genere. Per sfizio ho proposto questi dialoghi e la loro traduzione alla linguista Licia Corbolante di Terminologia etc. senza dirle però da dove venissero. È stata molto significativa la sua risposta:

Non ha minimamente senso, ma che film è? Traduzione in crowdsourcing?

Licia Corbolante

Non credo che la battuta successiva potrà farle cambiare idea, quando Watto propone di dividere la vincita… “fifty-fifty”.

Watto che dice "no money, no party"

Questa battuta non era nel film ma ci manca poco

Forse però sto sbagliando tutto e sto giudicando questo adattamento in un’ottica completamente errata. Sto considerando La minaccia fantasma come un qualsiasi film del 1999. Il suo è sì un adattamento pieno di insensatezze e stupidaggini ma forse è proprio l’adattamento che si merita, il più adeguato a ciò che vediamo scorrere davanti ai nostri occhi!
Perché quando Jar Jar Binks si piega in avanti verso il culo del diplodoco e quest’ultimo gli scoreggia in faccia, perché mai dovremmo dire che è il doppiaggio a sbagliare nell’aggiungere la battuta “cacche puzza” (assente invece in inglese)? Simili licenze artistiche sono forse da considerare errore o sono perfettamente in linea con ciò che passa sullo schermo?

Jar Jar Binks che odora una scoreggia

“Cacche puzza!”

A questo punto ho cambiato idea. Mi scuso per averne analizzato l’adattamento come se fosse l’adattamento di un film normale, per un attimo mi ero dimenticato che stiamo parlando di un film scritto nel fine settimana che include un personaggio chiave per la storia… no, ma che dico, UN INTERO POPOLO DI GUERRIERI (!) che parlano come bambini di 6 anni! Vi rendete conto dunque che l’adattamento italiano di questo film, così com’è, errori, scemenze e tutto, è l’unico adattamento possibile.

Gungan che dice "ora ci fanno bua" in una scena di Star Wars episodio 1 la minaccia fantasma

“ora ci fanno bua”

Vi starete chiedendo… e allora quelle battute non in linea con i precedenti doppiaggi?
Sicuramente un tocco di genio! Così non rischiamo di confonderci le idee e riusciamo da subito a separare anche a prima vista i film belli da quelli scemi (suggerimento per riconoscerli subito: quelli scemi sono nati con titolo in inglese: Star Wars).

Scena di Star Wars episodio 1 la minaccia fantasma. Jar Jar Binks e Boss Nass

“Jar Jar porta nu e di Naboo together.”

E allora mi direte: e quel Palpatine pronunciato Palpatain invece che Palpatin?
Filologicamente accurato! Secondo quanto si dice, Lucas avrebbe ammesso che l’ispirazione per quel nome venne dal film Taxi Driver del suo “amico” Martin Scorsese (con Marcia Lucas al montaggio) dove il personaggio del candidato alla presidenza si chiama Charles Palantine (pronunciato “pàlantain”). Il nome del senatore Palpatine della saga di Guerre stellari spuntò fuori per la prima volta lo stesso anno di Taxi Driver, nella novelization di Guerre stellari scritta da Alan Dean Foster nel 1976, basata sugli appunti che gli passava Lucas.

E allora quelle parole in inglese infilate quasi a caso nell’adattamento italiano?
Non usate a caso, bensì con cognizione di causa! Sono un omaggio ai doppiaggi dei film di Mel Brooks. Ricordate il “of course? Di corsa!” da La pazza storia del mondo? Stessa cosa. L’unica differenza tra i due registi è che Brooks non aveva mai messo tante battute sulla cacca e sulle scoregge in un solo film…

Jar Jar Binks pesta la merda

“Cacche cac-che schifo!”

…ma soprattutto Brooks non avrebbe mai immaginato che Lucas stesso potesse batterlo in demenzialità. A Brooks rimane solo la consolazione di aver ridicolizzato la saga con più largo anticipo.

Anakin Skywalker concepito dai midichlorian

La reazione di tutti noi al cinema.

Quindi a ben pensare è il miglior adattamento di tutta la trilogia prequel. Un adattamento pieno di scemenze per un film pieno di scemenze. Ciucciatevelo così com’è.
Concludo con la mia nuova citazione preferita riguardo a La minaccia fantasma.

Commento di Licia Corbolante sull'adattamento di Star Wars Episodio 1 la minaccia fantasma


Link attinenti

Ex-docente, blogger bilingue con il pallino per l'analisi degli adattamenti italiani e per la preservazione storica di film. Ora dialoghista per studi di doppiaggio.

86 Commenti

  • Lucius Etruscus

    9 Dicembre 2017 alle 12:39

    Spero apprezzerai il gesto d’amicizia, perché per me è una sofferenza profonda entrare in contatto anche solo di sfuggita con ‘sta roba 😛
    Il tuo pezzo è eccellente e le traduzioni che fai notare sono oggettivamente discutibili, ma credo anch’io che lo stile sia legato alla qualità dell’opera: per me è come entrare in una latrina pubblica e lamentarsi che lo specchio è un po’ opaco 😀
    Comunque tu mi confermi che questo… boh, cos’è? Un film?… che ‘sta roba è stata davvero proiettata e la gente non ha dato fuoco alla sala? E’ proprio vero che si manda giù di tutto…

    Rispondi
  • Cassidy

    9 Dicembre 2017 alle 14:01

    Yuhh-uuuh! 😉 Non vedevo l’ora di leggere un tuo nuovo pezzo, figuriamoci uno su Star Wars! 😉 Me lo tengo per le mie trasferte in bus, ma non vedo l’ora di leggermelo. Cheers!

    Rispondi
  • Paolo "Pisolo" Ciaravino

    9 Dicembre 2017 alle 14:07

    Mentre continuo a leggere, una piccola nota riguardo Asterix chez le Bretons: la trovata di ricalcare la sintassi inglese è già nell’originale fumetto francese e poi anche ovvimente nella sua traduzione italiana, per cui il doppiaggio si è limitato a rimanere in quel solco già tracciato 😉

    Rispondi
  • Paolo "Pisolo" Ciaravino

    9 Dicembre 2017 alle 14:31

    A proposito della traduzione di “I have a bad feelings” mi chiedevo se ci sono in inglese altri modi più o meno colloquiali di esprimere lo stesso stato d’animo. Calcola che il mio inglese è abbastanza stentato, visto che ho un discreto vocabolario ma poi metterlo insieme e tutt’altro discorso, per cui potrei stare facendo una domanda cretina; inoltre la mia conoscenza di queste pellicole in originale e praticamente nula, a parte quel che ho letto nei tuoi articoli. Il punto a cui voglio arrivare è questo: siamo sicuri che nella trilogia originale fosse un “tormentone” voluto e quindi Maldesi/De Leonardis ha sbagliato a non riportarcelo oppure non ci sono molti altri modi di proporre lo stesso stato d’animo in inglese? Nel secondo caso il duo avrebbe semplicemente sfruttato la maggiore ricchezza della lingua italiana adattando caso per caso seguendo la regola d’oro dei mei prof di latino e greco e tialiano che consisteva nel cercare di ripetere il meno possibile le stesse parole. Vero è che loro si riferivano a periodi o proposizioni ravvicinate tra loro ma stacce 😀

    Rispondi
    • Paolo "Pisolo" Ciaravino

      9 Dicembre 2017 alle 14:35

      P.S.: ovviamente la regola d’oro non vale quando la ripetizione è voluta dall’autore che si tratti di traduzione/adattamento o di un testo in italiano ma qui sto divagando per puro piacere di discussione 🙂

      Rispondi
    • Evit

      10 Dicembre 2017 alle 12:21

      Ti confermo che “I have a bad feeling about this” è una frase volutamente ricorrente in inglese, non ci sono dubbi in merito. È come il “sono troppo vecchio per queste stronzate” di Arma Letale. Anche dei “I have a bad feeling…” trovi le compilation su YouTube, esattamente come per “I’m too old for this shit” di Danny Glover.

      Rispondi
      • Paolo "Pisolo" Ciaravino

        10 Dicembre 2017 alle 13:36

        Be’, la differenza è che “sono troppo vecchio per…” è sempre dello stesso personaggio. Comunque non ho motivo di dubitare che sia un “tormentone” voluto 😉

      • Paolo "Pisolo" Ciaravino

        13 Dicembre 2017 alle 07:21

        Mi chiedevo se però fosse proprio intenzione degli autori rendere questa frase ricorrente oppure se fosse una ripetizione casuale poi notata dagli spettatori e perciò assurta a tormentone.
        Non vorrei si pensasse che voglio a tutti i costi difendere l’operato di Maldesi/De Leonardis, ci mancherebbe, ma mi piacciono le discussioni oziose 🙂
        Nel frattempo qui è arrivato il nuovo film ma ho deciso di fare violenza su me stesso e non vederlo.
        In realtà forse farei più violenza su me stesso andandolo a vedere e la scelta di Rian Johnson alla regia un po’ mi ci stava portando. Ma no! Gli ho già regalato troppi soldi.
        Oh, facci sapere com’è che a cambiare idea ci metto un attimo XD

  • Vincenzo

    9 Dicembre 2017 alle 14:40

    fiuuuu, letto tutto d’un fiato, e tra un po’ mi servivano le bombole d’ossigeno per riprendermi…
    vengo subito allo scoperto: sono un fan della saga, ma non per questo un fan cieco e men che meno un fondamentalista, e per cui mi sono divertito molto a leggere questo tuo articolone…
    ricordavo benissimo il “palpatain” che fece sbarrare gli occhi anche a me, ma non la “droide armata”, con o senza trattino… 😀
    jar jar è il personaggio più odiato di tutta la saga da molti fan, però ti devo dire che il suo linguaggio è forse la cosa che mi fa imbestialire di meno…
    quanto al roger roger, potrebbe derivare dalla passione di Lucas per gli sceneggiati tv degli anni Quaranta (cui George ha sempre detto di essersi ispirato per SW)… non che con ciò cerchi di dare un appiglio filologico, ma quanto meno un’idea di dove possa esser venuta…
    comunque è stata una bellissima lettura, di cui ti ringrazio e peraltro volevo dirti che qualche giorno fa, in questo post mi sono permesso anch’io di fare un raffronto tra originale, doppiaggio e sottotitoli, ma giuro che non vi voglio togliere il lavoro 😉 😉
    se vuoi dare un’occhiata e immaginando che tu non sia disposto a sorbirti l’intero articolone, vedi il “secondo aneddoto”… ciao!
    https://lultimospettacolo.wordpress.com/2017/12/08/cronache-semiserie-dal-tff-parte-seconda-con-la-top-15-dei-film-di-brian-de-palma-del-periodo-1983-2012/

    Rispondi
    • Evit

      9 Dicembre 2017 alle 18:47

      Ciao Vincenzo, mi fa piacerissimo che l’articolo sia godibile anche dai fan degli episodi prequel. “Roger” ha senso in tutti quei dialoghi via radio tra piloti (ovviamente era tradotto sempre come “ricevuto” in tutti i precedenti e i successivi film) ma tra i robot… boh. Lasciarlo in italiano lo rende ancora più insensato e meno comprensibile.
      Ho letto il secondo aneddoto dal tuo articolo, ahah, ammazza che volgarità! Evidentemente hanno dato priorità al gioco di parole più che alla volgarità in sé. Passerò a trovarti sul blog Ultimo Spettacolo il prima possibile.Grazie per la segnalazione.

      Rispondi
    • Kukuviza

      10 Dicembre 2017 alle 14:19

      Sta faccenda del Roger me la ricordo anche nel terzo film dell’era glaciale. Visto il personaggio che la pronunciava e che in originale serviva a fare un gioco di parole, ci stava, ma in italiano credo fosse poco comprensibile. Almeno, io ho dovuto farmela spiegare e immagino che manco i bambini l’avranno capita.

      Rispondi
  • Emi9

    9 Dicembre 2017 alle 14:46

    Non è certo all’altezza (si fa per dire) delle bestialità da te rilevate, ma anche “Federazione dei Mercanti” non abbastanza schifìno come traduzione di Trade Federation?

    Rispondi
    • Evit

      9 Dicembre 2017 alle 18:14

      Abbastanza. Considera che ci sono almeno 4 o 5 cose che non ho neanche nominato perché erano veramente minuzie rispetto alle atrocità più gravi, ma anche perché ero arrivato già a 5000 parole e mi pareva di aver rotto le scatole a sufficienza. Ahahah! Comunque sì, Trade Federation poteva essere adattata meglio. Poi chi sa, magari sono idee malsane della Fox Italia che impone certe scelte.

      Rispondi
  • Paolo "Pisolo" Ciaravino

    9 Dicembre 2017 alle 14:53

    Su “Palpatain” è plausibile che abbiano cambiato la pronuncia per discostarsi il più possibile da dalle palpatine di natura molesta oppure mi sono fatto un viaggio io? Me l’ero sempre spiegata così.

    Rispondi
    • Evit

      9 Dicembre 2017 alle 18:17

      Cioè alla Fox si sono lasciati convincere a cambiare Palpatine e non a lasciare i codici dei droidi dei precedenti adattamenti? Lo trovo improbabile ma non da escludere.

      Rispondi
    • Paolo "Pisolo" Ciaravino

      9 Dicembre 2017 alle 19:46

      Be’ magari hanno spiegato alla Fox che palpatine poteva dar adito a equivoci e quelli hanno capito.
      Ricordo un episodio simile in ambito fumettistico che però non finì molto bene. Devi sapere che nell’universo DC esiste un personaggio che si chiama Donna Troy, Wondergirl. All’epoca la Planeta DeAgostini pubblicava nel nostro paese l’intero universo DC e aveva stabilito che tutti i nomi si dovessero tradurre per cui Donna Troy diventava Donna Troia. A nulla valsero le proteste di traduttori ed editor italiani verso i capoccia spagnoli XD.
      Invece ho visto che non mi hai risposto alla domanda su “I have a bad feeling”. Lungi da me volerti pressare ma magari t’è sfuggita o l’hai dimenticata e quindi te la segnalo. Magari invece non avevi risposto perché ho scritto una scemenza e ci starebbe pure XD

      Rispondi
    • Evit

      10 Dicembre 2017 alle 12:23

      Effettivamente non ricordavo neanche la domanda. A volte gestire i commenti da un app su cellulare è complicato. Tiè, ti ho risposto.
      Hanno stampato anche gadget di Donna Troy tradotta in italiano?

      Rispondi
  • Paolo "Pisolo" Ciaravino

    9 Dicembre 2017 alle 15:07

    Finito! Bravo come sempre.
    Non so quanto volessi essere provocatorio con le tue conclusioni ma io, salvo la parte sulle battute non in linea con i precedenti doppiaggi, l’ho presa seriamente. Secondo me è proprio il doppiaggio che merita e infatti su diversi punti dell’articolo mi chiedevo: “Ma perché lamentarsi di ste cose? A me paiono in linea col tono dl film” 😀

    Rispondi
  • Gerliotti

    9 Dicembre 2017 alle 18:31

    Non ho mai avuto il (dis)piacere di vedere cotanto capolavoro doppiato, per intero, però ricordo di esser stato introdotto a Episodio I via una sorta di “best of” fatto da un amico pochi anni dopo la sua uscita. Il caro amico me lo fece vedere in italiano e ammetto di non averci capito un cazzo dei dialoghi, ma se non altro, ebbe la pietà di saltare tutte le scene con Jar Jar.

    Rispondi
    • Evit

      9 Dicembre 2017 alle 18:50

      So che esiste una versione rimontata dai fan che “minimizza” il danno ma non ho mai avuto il coraggio di imbarcarmi in tale visione. Ora che l’ho visto due volte (una per “i videocommentatori”, una per questo articolo) credo che sia ancora più improbabile che riesca a rivederlo una terza volta, montaggio o non montaggio. Magari il Gerliotti potrebbe avere cotanto coraggio!

      Rispondi
  • mascal

    9 Dicembre 2017 alle 21:11

    Riguardo le frasi tormentone tipo “ho un gran brutto presentimento” che vengono adattate in maniera differente in ogni film, mi viene in mente il caso dell'”I’ll be back” di Arnold Schwarzenegger, frase che ha ripetuto per anni in quasi tutti i suoi film, tanto da diventare il suo marchio fabbrica e venire da lui stesso parodiata in “The Last Action Hero”. La prima volta che l’ha pronunciata, in “Terminator”, è stata tradotta, invece che con un semplice “ritornerò”, con “aspetto fuori” (che, lo ammetto, in quel contesto ho sempre trovato più divertente della battuta originale …sempre che lo scopo della scena fosse far sorridere) e tutte le volte successive in modi differenti a seconda dell’occasione, rovinando così la succitata gag di “The Last Action Hero” (dove diventava “ci rivedremo”).

    Rispondi
    • Evit

      10 Dicembre 2017 alle 12:30

      Fenomeno molto simile, purtroppo non è sempre facile riportare un tormentone in altre lingue. Ovviamente tutto nasce dalla cultura popolare che segue il film, non da una progettazione delle battute a priori. Uscito Terminator tutti chiedevano ad Arnold di ripetere quella battuta e presto si sono resi conto che era diventata popolare e altri sceneggiatori l’hanno infilata nei loro film, così diventa un tormentone fino al punto di essere parodiata ovunque. All’epoca per il doppiaggio italiano era difficile prevedere cosa sarebbe diventato famoso in futuro quindi traducevano sempre come sembrava più adatto sul momento e nel contesto. È inevitabile che i doppiaggi degli anni ’80-’90 si perdessero simili risvolti “pop”, purtroppo.
      Ho parlato dell’adattamento di Terminator qui https://doppiaggiitalioti.wordpress.com/2014/10/21/terminator-1984-si-poteva-fare-di-meglio/

      Rispondi
    • Paolo "Pisolo" Ciaravino

      13 Dicembre 2017 alle 13:05

      Scherzi, vero? Cioè, proprio nel film? Nei dialoghi? Bene, credo che, sempre sia corretta la notizia, questo metta una pietra tombale sulle mie timide intenzioni di andarlo a vedere.

      Rispondi
      • Paolo "Pisolo" Ciaravino

        13 Dicembre 2017 alle 13:12

        Ahahahahah! Può darsi!
        Io comunque sono riuscito a perdermi al cinema episodio III, che peraltro non ho ancora visto se non i primi dieci atroci minuti e qualcosina della fine. Per cui sono fiducioso di poter riuscire a resistere. In ogni caso attendo tue notizie per una eventuale svolta. Mi basta che tu mi dica “puoi andare/lascia perdere”, non pretendo una recensione 😀

      • Evit

        13 Dicembre 2017 alle 13:18

        Ma l’hai visto il 7? Cosa potrei mai aspettarmi dall’8!? Basta con il dire “ma il prossimo sarà migliore”, lo abbiamo già detto per due volte, nel 1999 e nel 2002. Se la storia ci insegna qualcosa è che se già il primo è pessimo i successivi non potranno essere molto migliori. Se non avessi avuto il blog non lo sarei neanche andato a vedere questo 8. Interesse zero

      • Paolo "Pisolo" Ciaravino

        13 Dicembre 2017 alle 13:23

        Come darti torto? Speravo che questo nuovo ciclo post Lucas… ma niente. Il 7 era veramente una merda.
        P.S.: ma Light saber non sarebbe sciabola di luce? Perché spada? Ma è poi vera sta cosa? Non ho il coraggio di fare ricerche per verificarla.

      • Paolo "Pisolo" Ciaravino

        13 Dicembre 2017 alle 13:34

        Ho appena visto in tv la marchetta che il tg2 ha fatto a episodio 8. Appena ho visto Ciube fare il suo caratteristico verso e poi una specie di pinguino andargli dietro, sono corso qui a scrivere incerto se ridere o piangere (per ora sto ridendo).

    • Andrea87

      13 Dicembre 2017 alle 13:50

      il 3 (metto i numeri arabi così non sbaglio) è molto bello, siamo quasi ai livelli de “L’Impero” in verità.
      A me onestamente non da particolare fastidio nemmeno l’1, almeno è un film nuovo e immaginifico rispetto alle porcherie che ci sta propinando la Disney da 3 anni coi suoi pianeti in fotocopia che in confronto la città dei Gungan è Metropolis di Fritz Lang…

      Rispondi
      • Evit

        13 Dicembre 2017 alle 13:55

        Potemmo dire che 1-3 fossero per lo meno originali. Per quanto io non ne ami nemmeno uno almeno posso dire con tranquillità che non erano una palese copia dei precedenti (nel bene o nel male).

      • Paolo "Pisolo" Ciaravino

        13 Dicembre 2017 alle 14:04

        Questo è senz’altro vero. Si provava a far qualcosa di nuovo. Male ma ci si provava. Purtroppo, come hai ben fatto notare, Giorgino ha voluto fare tutto da solo (ma un telefonatina a Kasdan, no?).
        A conti fatti però non saprei quale delle due strade abbia confezionato i prodotti peggiori, posto che di questa nuova trilogia siamo a 1/3, in attesa di vedere quest’ultimo; cosa che per me avverrà verosimilmente al primo passaggio televisivo, visto l’andazzo :).
        Il secondo episodio invece lo ricordo come una specie di videogioco e non dubito che sia stato concepito proprio con lo scopo specifico di adattarlo.

    • Andrea87

      13 Dicembre 2017 alle 14:10

      signori, ormai ho 30 anni e ho perso la fede starwarsiana grazie alla disney… per cui pensatela come volete sui prequel, sul lucas rimbambito ecc ecc ma a me, come al famoso cavaliere nero di Proietti, “nun me dovete rompe er ca…”

      Rispondi
      • Paolo "Pisolo" Ciaravino

        13 Dicembre 2017 alle 14:15

        eheheheh! Parli con un 36enne a cui la fede l’aveva fatta già perdere Lucas 🙂
        Avevo sperato con episodio VII ma lo Star Trek di copione (non nel senso di sceneggiatura) Abrahams avrebbe dovuto mettermi sull’avviso 😀
        Rian Johnson ha fatto bei film e per questo ero tentato di vedere il nuovo ma mi chiedo quanto spazio abbia davvero un regista per dare una sua impronta in questo tipo di operazioni decise per lo più nei piani alti.

    • Giovanni De Bonis

      12 Febbraio 2018 alle 10:41

      In Episodio VIII, la traduzione “spada di luce” è stata utilizzata per un motivo a mio parere più che valido. In quella scena, Luke utilizza un termine dispregiativo per la propria “lightsaber” e la etichetta come “laser sword”; per ovvi motivi, non si poteva utilizzare la traduzione letterale di quest’ultimo termine (“spada laser”), così si è ovviato traducendo, seppure non in modo del tutto letterale, il termine “lightsaber” in “spada di luce”.

      Rispondi
      • Evit

        12 Febbraio 2018 alle 10:42

        Sì, ho sentito nel nuovo film. Luke che la chiama così ha fatto arrabbiare non pochi fan americani, qui ha fatto pensare ad un’errata traduzione che invece non era.

      • Paolo "Pisolo" Ciaravino

        12 Febbraio 2018 alle 11:14

        Stavo per scrivere che mi sembrava comunque deboluccia come traduzione, se l’intenzione era dispregiativa, ma a pensarci bene forse calza. Mi rimetto a Evit 🙂

  • Antonio L.

    16 Dicembre 2017 alle 03:17

    Forse nessuno sarà d’accordo ma sono certo che se De Leonardis fosse stato ancora tra noi e avesse lavorato con Mario Maldesi alla localizzazione di questo film sarebbero comunque riusciti a rendere memorabile il doppiaggio, limando magari le infantilità di certi personaggi e del testo in generale. Non avrebbero potuto fare miracoli ma almeno non avremmo questo schifo di cui Evit non si è lamentato abbastanza (a Natale siamo tutti più buoni, si sa).

    Rispondi
    • Paolo "Pisolo" Ciaravino

      16 Dicembre 2017 alle 03:23

      Sarebbe un interessante “what if”, soprattutto perché porterebbe un contributo all’annoso discorso su quanto sia lecito per un traduttore essere “traditore”. Ma io ormai ho sposato al provocazione di Evit: questo è l’adattamento che si merita un filmetto per bambini che poco o nulla ha a che vedere con la trilogia classica 😉

      Rispondi
  • vittorinof

    22 Dicembre 2017 alle 18:25

    FUN FACT: Di recente ho dato un’occhiata alla serie animata “La guerra dei cloni” e lì “Roger roger” è stato tradotto come “Capito capito”. Forse era meglio lasciare “Roger”…
    Comunque, anche se concordo sul fatto che un solo “Roger” tra due tizi che stanno a pochi centimetri di distanza l’uno dall’altro basti e avanzi, devo dissentire per quanto riguarda le trasmissioni digitali non sonore. “Guerre Stellari” è una saga fantasy, non fantascientifica. I droidi sono semplicemente delle creaturine curiose come potrebbero esserlo gli gnomi o i folletti. Sono dotati di una personalità (anche se in questo caso molto blanda, visto che sono carne da macello) e vanno considerati come dei normali soldati.

    Rispondi
    • Evit

      22 Dicembre 2017 alle 18:35

      In un altra era dell’adattamento forse avrebbero tradotto con un “r-ricevuto”, con la prima r interrotta (o qualche trovata simile) come una sorta di glitch, che poi è l’unico modo per giustificare il doppio roger in inglese in maniera sensata. Così com’è non ha senso.
      Considerare i droidi della federazione come creaturine? Certo, quella è l’intenzione di Lucas. Per questo è la cosa più stupida mai vista. Un nemico che fa ridere dal primo minuto di film e non fa mai paura… che tensione! Che pathos!

      Rispondi
    • Giovanni De Bonis

      11 Febbraio 2018 alle 15:18

      Secondo il mio modesto parere (che vale come il due di bastoni quando briscola è denari, ne sono consapevole) il “capito-capito” non è così male, anzi è un buon adattamento. Non eccellente, ma buono.
      Innanzitutto, come fatto notare, i droidi sono le classiche creaturine fantasy, soltanto che in questo caso sono ricoperte da una glassa fantascientifica che li rende per l’appunto droidi e non gnomi o folletti. Non sono loro il nemico di cui aver paura (semmai è Darth Sidious, “la minaccia fantasma”), ma anzi sono gli scagnozzi del nemico di cui ridere, come spesso accade in prodotti di animazione rivolti a un pubblico d’infanti (probabilmente lo stesso a cui è rivolta buona parte di questo film, trame politiche escluse). Dunque, il “capito-capito” sarebbe per l’appunto un’incarnazione della loro stupidità e una strizzatina d’occhio nei confronti del pubblico di riferimento (i bambini).
      In secondo luogo, il “capito-capito” è ancora più azzeccato in The Clone Wars, serie animata prevalentemente rivolta a un pubblico decisamente giovane (nonostante maturi nelle ultime stagioni) e in cui i droidi da guerra appaiono, se possibile, ancora più stupidi.

      Rispondi
  • Evit

    13 Dicembre 2019 alle 19:38

    Grazie a Giovanni De Bonis per alcune segnalazioni sfuggite alla mia rivisitazione del film, in particolare “fate” che diventa “fede”, l’errore sui titoli di inizio, il condotto di AERAzione e un altro che invece ho deciso di non inserire: “Outer Rim” tradotto come “Margine Esterno” mentre in tutti gli altri media è stato poi sempre tradotto come Orlo Esterno. Non mi è dato di sapere se questa traduzione sia arrivata dopo il 1999 o se era addirittura pre-esistente, ma la lascio qui nel commento come curiosità.
    Grazie Giovanni.

    Rispondi
      • Evit

        14 Dicembre 2019 alle 00:34

        ??? penso che questo mio articolo sia già da considerarsi come una vendetta.

        Oh poi dicono che negli anni ’70 si inventavano la roba… E fede per sorte che è?

    • Haltron

      1 Luglio 2021 alle 17:17

      Una piccola curiosità traduttiva su Outer Rim, mio caro Evit.
      Outer Rim è stato tradotto anche con “Anello Esterno” in alcuni fumetti dell’era Dark Horse, che avevo io a tempo addietro.
      Spero che un giorno posso ritrovarli in qualche mercatino del pulci.

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      • Evit

        3 Luglio 2021 alle 10:51

        L’editoria da sempre viaggia su binari paralleli fregandosene dei film ma, per curiosità, di quali anni parliamo e di quali titoli? Perché un po’ di fumetti della Dark Horse ce l’ho anche io.

  • rinoceronteobeso

    1 Ottobre 2020 alle 15:35

    Doppiaggio terribile per un film terribile.
    Tuttavia, secondo me, adattare Jar Jar facendolo parlare come il Salvatore del Nome della Rosa non è stata l’idea peggiore.

    Nel mondo anglofono, nel mondo degli americani dei melting pot newyorchesi e degli inglesi che hanno avuto la generazione Windrush e vanno in vacanza nel sud est asiatico e sono orgogliosi che le Barbados abbiano Elisabetta per regina, “caraibico” o “giamaicano” vuol dire semplicemente “esotico”, “viaggiatore del mondo”.

    In Italia, specie nell’Italia della fine anni ’90, non esisteva semplicemente una parlata analoga con gli stessi connotati.

    Forse giusto l’accento francese di Philippe Leroy, ma… no, non potevamo permetterci un Jar Jar che parlava _francese_, troppo specifico.
    Un accento africano di qualunque genere (sia Bantu o il francese ivoriano colorato di congolese) avrebbe richiamato inevitabilmente un venditore di noci di cocco in spiaggia (non me ne vogliano i lettori africani, ma all’epoca quello era l’unico contesto sul suolo italico in cui sentire tale parlata).

    Tantopiù: Jar Jar è lo stereotipo del “matto magico”, a questo punto facciamolo parlare come Salvatore.

    Oppure, idea migliore: bruciamo i negativi del film e i master del doppiaggio.

    P.s.: A proposito, vogliamo parlare dell’adattamento assolutamente criminale della parte di Mandy Patinkin ne La Storia Fantastica, che lo fa passare da nobile spadaccino/”guerriero poeta” a macchietta che parla come un deficiente?

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    • Evit

      3 Ottobre 2020 alle 17:50

      Credo sia più facile e liberatorio bruciare tutto ahahah!

      Perché dici che nel film La storia fantastica lo spadaccino passa come deficiente? Ricordo solo l’accento spagnolo, presente anche in originale.

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      • rinoceronteobeso

        4 Ottobre 2020 alle 03:23

        Magari avesse solo l’accento.

        Nel doppiaggio parla un maccheronico italiano con brandelli di spagnolo.

        La famosa battuta diventa “Soy Inigo Montoya, hai uciso mi padre, preparate a morir”, che insieme alla resa un filino più comica del doppiatore italiano, riesce solo parzialmente a trasmettere quell’equilibrio tra faceto e drammatico presente nell’originale (pare addirittura che Patinkin, che recentemente aveva perso il padre, trovò una catarsi proprio in quella battuta, che prese molto a cuore).

  • Haltron

    3 Luglio 2021 alle 21:56

    Alla tua domanda mio caro Evit di quali anni parliamo e di quali titoli di Guerre Stellari firmati della Dark Horse? Non mi ricordo proprio. Mi dispiace.
    Quei fumetti della Dark Horse non c’è l’ho più a tempo immemore.
    Ma mio ricordo solo questo mio caro Evit: che li comprai prima della uscita cinematografica della minaccia fantasma tra 97 o 99 su per giù.

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