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Critica alla Critica – 1° episodio – Aliens – Scontro finale

Comincia con Aliens – Scontro finale il viaggio di Critica alla critica. La critica di oggi è tratta da Cinematografo.it. I miei commenti sono in grassetto.

Trama

Il “capitano” Ellen Ripley (Ripley non era capitano e il virgolettato a cosa allude?), ibernata per sessant’anni in un sofisticato contenitore (“sofisticato” che dettaglio insulso, in un film di fantascienza!) del traghetto spaziale Nostromo (sì, la Nostromo era un Ferryboat), e quindi rimasta giovane, è l’unica sopravvissuta alla terribile disavventura che ne ha distrutto l’equipaggio e che ora sconvolge le sue notti con incubi ricorrenti, che si riferiscono alle forme mostruose di vita incontrate sul pianeta Archeron (sì c’era una folla di mostri su Archeron, che in realtà è ACHERON, come il fiume della mitologia greca, ma insomma, quando si impuntano sui dettagli sono pure sbagliati. Poi si dovrebbe scrivere “forme di vita mostruose” o “mostruose forme di vita” non “forme mostruose di vita”), dove ora vive una colonia di pionieri dello spazio. Quando le viene affidata la missione (infatti lei era a capo di tutta l’operazione, come no!) di scoprire il perché sia stato misteriosamente interrotto il contatto con quel remoto pianeta, Ellen si trova ad affrontare le spaventose proliferazioni del mostro da cui era avventurosamente sfuggita (“le proliferazioni del mostro da cui era avventurosamente sfuggita”? Ma l’hanno visto il primo Alien? E quanta ricercatezza nella costruzione della frase). Allora infatti c’era un solo alieno, ora vivono là innumerevoli mostruosi alieni (mi raccomando soffermarsi continuamente sulla loro mostruosità), che si riproducono con ritmo frenetico (sono dei conigli!), sempre più avidamente affamati di essere umani (essere o esseri? Gli alieni vogliono ESSERE umani o vogliono mangiarsi ESSERI umani? Non è chiaro). Ad essi Ellen riesce a strappare la piccola Newt, unica superstite dei pionieri approdati nel pianeta maledetto (maledetto come il Tempio di Indiana Jones), e a portare a termine la missione.

Critica

“Tenetevi forte perché il giovane e irrispettoso James Cameron (perché irrispettoso? Irrispettoso di cosa o di chi?) non ha mezze misure: il suo viaggio tra le galassie vi farà saltare lo stomaco in gola: non per nulla si è guadagnato l’Oscar per gli effetti speciali. Certo non ha lo stile di Ridley Scott (autore del primo film della saga), ma quanto a ritmo e invenzioni sceniche, dà tranquillamente la paga a tutti”.
(Massimo Bertarelli, ‘Il giornale’, 6 febbraio 2003)

(e perché il signor Bertarelli fa una recensione nel 2003 di un film del 1986? Mi pare un tantino in ritardo. Forse per la seconda edizione DVD?)

(Preparatevi alla ciliegina sulla torta – quest’altra critica si commenta da sola)

Qualche tenue riferimento psicanalitico non è sufficiente a riscattare il film dall’impressione di macchinose congerie di situazioni orrende, tutto sommato ripetitive e noiose. Il ritmo è ossessivo, gli effetti speciali spettacolari e insistenti. (Segnalazioni cinematografiche)

Ma hanno visto il film giusto? Stanno dicendo che “Aliens – Scontro finale” è irriscattabilmente noioso, con situazioni orrende (?) e tutto sommato ripetitivo (!). Poi anche “ossessivo” e con effetti speciali SPETTACOLARI E INSISTENTI! Mio DIO, TROPPI EFFETTI!!!! E TROPPO SPETTACOLARI!!! IL TROPPO BUONO È PECCATO!
Questo dev’essere un critico insoddisfacibile! Forse, Cameron doveva inserire qualche “occhio della madre” per alleviare le sofferenze che questo recensore al soldo del Vaticano avrà passato guardando Aliens.

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