Ad imitazione di usanze comunicative moderne (Facebook) condivido con voi lettori un fastidio momentaneo e in ultima analisi di poca importanza.
Poco fa ho udito un giornalista televisivo parlare di RUMORI, come traduzione di “RUMORS” ovvero “dicerie“, “pettegolezzi” o “voci di corridoio“. Insomma una caduta clamorosa sul più noto dei “falsi amici” (false friends). Ma questa gente non rischia un licenziamento? È pur vero che la parola “rumore” ha anche il significato di “pettegolezzo” (fonte Zingarelli) ma è da intendersi come “fatto clamoroso che desta scalpore“, qualcosa insomma che “fa rumore”, non certo come sinonimo diretto di pettegolezzo/diceria da usare in QUALSIASI caso. In italiano si può dire “Wikileaks ha fatto molto rumore per nulla“, ma non che “secondo alcuni rumori del calciomercato il Roma si comprerà Alvarez“. È evidente che l’origine bastarda di questo “rumori” è “rumors“, non certo una ricercatezza letteraria del giornalista sportivo di turno.