Siamo di nuovo ai sequel apocrifi, titoli inventati dai distributori italiani per ingannare lo spettatore. Nel 1982 è stato inventato in Italia un Porky’s 2 prima del vero Porky’s 2 (arrivato poi nel 1983). Sto parlando di King Frat di Ken Wiederhorn, commedia del 1979 che fa palesemente il verso ad Animal House (del 1978) e in Italia assume il titolo di I PARACULISSIMI – PORKI’S N2. con cui arriva anche in VHS successivamente. Notare il paraculissimo spelling di “Porky”, con la “i” al posto della ipsilon.
Come sappiamo già da questa mia rubrica Titoli italioti, la distribuzione cinematografica negli anni ’80 e ’90 era un vero Far West, visto che potevano inventarsi anche Balle Spaziali 2 senza conseguenze legali, ma anche L’esorcista n2 apocrifo di cui ho parlato di recente (un altro con il “n2” nel titolo!). Chiare le intenzioni di associare questo King Frat ad un film più recente e di maggiore successo, cioè Porky’s. Tutto semplice, direte. La classica furbata all’italiana, no? C’è un solo problema. Le date non tornano. Il primo e più famoso Porky’s, quello dal titolo “Porky’s – Questi pazzi, pazzi porcelloni!“, ottiene il visto per la proiezione cinematografica in Italia il 17 giugno 1982. Ma il visto censura del finto Porky’s 2 è del 5 marzo 1982, di ben tre mesi prima. Come possono aver inventato “Porky’s 2” prima che arrivasse un Porky’s 1?
Porki’s e i due titoli paraculissimi
La spiegazione può essere soltanto una: hanno aggiunto “PORKI’S N2” solo successivamente, probabilmente durante l’estate dello stesso anno. Questo spiega l’esistenza di locandine molto più rare – sicuramente le prime stampate – in cui compare solo il titolo “I paraculissimi”, senza quel “Porki’s n2” scritto in basso a caratteri cubitali.
Inoltre, al tavolo della censura italiana è arrivato con il semplice titolo I PARACULISSIMI (anche qui senza “Porki’s n2”), ed è difficile non pensare che l’ispirazione per questo titolo non sia venuta da I fichissimi (del 1981) con Abatantuono. Diciamo che gli anni di uscita sono tutti un po’ sospetti. Quindi rimettendo insieme i pezzi possiamo immaginare che nell’estate del 1982, alla “80 International Pictures” (distributore dei Paraculissimi) vedono che Porky’s incassa bene al botteghino italiano e pensano di approfittare di un film dello stesso genere che hanno già in distribuzione nelle sale. Cambiano al volo le locandine appiccicandoci sotto un bel PORKI’S N2 – con la i al posto della y così da non essere denunciati – et voilà, lo spettatore è presto gabbato.
Del resto, all’epoca, tra prime visioni, seconde visioni, terze visioni e arene estive, un film finiva per essere proiettato almeno per un anno intero, quindi la truffa della locandine con il titolo modificato aveva il suo perché anche con tre mesi di ritardo. C’erano ancora tanti di spettatori da gabellare!
Quindi al cinema nel 1982 avreste potuto vedere sia Porky’s sia Porky’s 2, solo che il 2 era falso. Chissà se si è mai avuto un momento – nel 1983 in Italia – in cui tutti e tre i film – Porky’s, Porki’s n2 e Porky’s II – sono stati in proiezione contemporaneamente?
Una nota sul titolo originale, King Frat, è traducibile come “il re della confraternita”, come dicevamo l’ispirazione del film viene da Animal House con le sue confraternite studentesche. Il film all’estero ha avuto anche titoli alternativi come Campus King (il Re del campus) e Delta House. Il titolo King Frat potrebbe essere un gioco di parole su “King Rat” (film del 1965) o gli sto dando troppo credito?
Rassegna stampa
Non posso non riportare uno stralcio di quello che hanno detto all’epoca i giornalisti italiani su questo finto seguito di Porky’s.
PORKY’SSIMI una farsa da penitenza
PORKY’S N. 2 I paraculissimi di Ken Wiederworm con John Disanti, Dan Chandler, Mike Grabow, Charles Pitt. Farsa americana a colori (Cinema Arlecchino). Questo film dev’essere assegnato come penitenza a chi sostiene (e magari fino a ieri non aveva tutti i torti) che il cinema italiano dovrebbe imparare da quello americano a confezionare gradevoli prodotti d’intrattenimento.
Trama — Una sorta di mascalzoni che si chiamano all’italiana i «Pi Kappa». detta legge in un college prendendo di mira un altro gruppo di secchioni pieni di borie. Come una volta si fece in Emilia con la famosa secchia rapita, ora si tratta di contendersi una statuetta dionisiaca in chiaro atteggiamento fallocratico. Basterà che il giudice della contea sia sorpreso vestito da prete in un bordello perché scatti un tacito ricatto che porterà i «Pi Kappa» non solo all’assoluzione ma alla laurea e alla cattedra. Così i loro figlioletti saranno nuovi repellenti modelli da imitare in una società basata sulla demenza pura.
Giudizio — La maggior parte della colonna sonora è occupata da flatulenze oscene e da ributtanti sfoghi. Gli attori, che vorrebbero forse mettere in burla gli anni Cinquanta, parrebbero presi da un correzionale o strappati a una latrina. Invece, tra l’invelenita sorpresa di quanti hanno pagato per vedere un film che non è la continuazione dello sgargiante canadese Porky’s, essi varcano l’oceano per offrire il peggio di sé stessi in un’edizione che si direbbe tradotta nel pieno rispetto della volgarità originaria.
La Stampa, 29 aprile 1983
Venerdì 10 Agosto 1990 il film passa in TV sul canale QUARTARETE alle 21,30. Ma chi era furbo quella sera si sarà visto Il ritorno dei morti viventi su Italia1 piuttosto. A proposito, vi butto lì una curiosità: il regista di questo film dirigerà Il ritorno dei morti viventi 2. Altra curiosità, non so perché nella locandina italiana si menta persino sugli autori, dicendo a chiare lettere “un film di Tony D’Agostino”, che non è né il regista, né il produttore, né lo sceneggiatore, né comprare in altri ruoli di cast e troupe. È la persona che ha “importato” questo film in Italia? Chi è questo Tony D’Agostino? E in che modo il film gli apparterrebbe?
Una risposta viene dai commenti a questo articolo, l’amico Andrea Ciaffaroni fa luce sul mistero di Tony D’Agostino grazie ad una recensione del Corriere della Sera:
Secondo la recensione del Corriere della Sera, Tony D’Agostino fu autore dei dialoghi italiani. Incollo: “Il film risulta firmato, sui manifesti e nei titoli di testa italiani, da Tony D’Agostino, ma nei titoli di coda americani si legge il nome del vero regista, Ken Wlederhorn. Il distributore giustifica il fatto sostenendo che Tony D’Agostino ha scritto i dialoghi italiani. Sembra che l’autore di La cerimonia dei sensi abbia rivendicato anche la proprietà del soggetto originale, passato a un produttore americano e poi realizzato dall’ex montatore Ken Wlederhorn, noto in Italia per Gli occhi dello sconosciuto e in America per alcuni programmi documentaristici televisivi (Orvllle and Wlibur) e numerosi lavori teatrali”. (5.11.82).
Il doppiaggio di I paraculissimi
Nonostante non si trovino informazioni sul doppiaggio di questo film, né su chi lo abbia adattato, posso confermare che non si tratta di un doppiaggio “minore”, anzi! Nei primi anni ’80 anche i filmetti sconosciuti venivano “graziati” da doppiaggi di alto livello che godevano dell’esperienza di attori teatrali ed è sicuramente più di quanto si merita questa commedia scoreggiona. Quindi tocca a me fare qualche nome, ma siccome le mie orecchie non vanno oltre al preside doppiato da Michele Kalamera con la sua voce da Clint Eastwood, ho chiesto aiuto al mio esperto Francesco Finarolli per stilare questa lista (per quanto parziale) di doppiatori che compaiono nei Paraculissimi.
Scheda di doppiaggio di I paraculissimi / Porki’s n2
Michele Kalamera: il preside Doyle (Dean Fitzgerald)
Massimo Corizza: Genio (Robert Small)
Mauro Gravina
Sergio Di Stefano
Franca Lumachi
Daniela Nobili
Gigi Reder: presentatore della gara di peti
Direttore di doppiaggio: [sconosciuto]
Dialoghista: [sconosciuto]
Studio di doppiaggio: [sconosciuto]
Un giorno forse completerò il riconoscimento dei personaggi, ma mi servirà un qualche tipo di presidio medico-chirurgico per poterlo riguardare. Intanto posso fare qualche supposizione sui dati mancanti: vista la presenza di Gigi Reder nel cast, presumo che ne sia stato anche il direttore di doppiaggio, all’epoca Reder dirigeva tanti doppiaggi e la sua presenza nella storia del doppiaggio italiano ad oggi rimane scarsamente documentata, ricordato solo per il ruolo del geometra Filini nei film di Fantozzi. Basandomi su una mia personalissima banca dati che raccoglie informazioni sugli studi di doppiaggio e sui loro interpreti, posso supporre che questo film sia stato doppiato dalla SAS – Società Attori Sincronizzati. Impossibile dire invece chi possa essersi occupato dell’adattamento italiano.
L’adattamento italiano
Nel film tutti gli studenti hanno un soprannome, nella versione italiana abbiamo l’immancabile “Cicciobello” (Gross-out), chiaramente ispirato al personaggio di Belushi in Animal House, “Schizzo” (Splash), il “Capo delle latrine” degli indiani Arapados (Chief Latrine del popolo Kissawong in inglese, letteralmente “va’ a baciare un cazzo”) che piuttosto dovrebbe chiamarsi “Capo Latrina”, poi ci sono “Roccia” (Jock) e “Genio”, che ha l’aspetto di Groucho Marx e in originale si chiama semplicemente Kevin, ma avevano tutti un soprannome, perché Kevin non dovrebbe averlo? Quindi si in italiano sono inventati “Genio”.
L’adattamento italiano aggiunge turpiloquio per strappare una risata, un tentativo di migliorare dialoghi originali altrimenti molto piatti. Questo a volte funziona, altre volte meno. Alcune battute inventate in italiano risultano datate, come quelle sull’omosessualità (che in Italia quasi per legge non potevano mai mancare), ma cose come “frocio di marmo” (“stone faggot”) oppure “banda di culattoni!” (you chicken-shit faggots!) erano già nel copione originale, quindi niente che non fosse già nelle intenzioni degli autori. L’ho già detto che è un film terrificante?
Come ha scritto un giornalista de’ La Stampa nel 1983: “varcano l’oceano per offrire il peggio di sé stessi in un’edizione che si direbbe tradotta nel pieno rispetto della volgarità originaria“. Quarant’anni dopo posso confermare con autorevolezza che è assolutamente vero.
Le alterazioni nei dialoghi non sono neanche degne di nota, forse perché è il film a non essere degno di nota. Annoto qui giusto la solita “pepperoni pizza” che diventa pizza ai peperoni: “one pepperoni and peanut butter” ⇒ “una pizza con peperoni e marmellata“. Il burro d’arachidi diventato marmellata probabilmente per far capire chiaramente che si trattava di una pizza disgustosa, come l’intero film. Ho trovato comica una sola battuta “È stato espulso da alcune delle migliori scuole del paese” e il dare un accento napoletano al presentatore della gara di scoregge, forse perché mi ricorda il produttore di film pornografici del film I nuovi mostri, chi ha visto quel film capirà. In originale credo che il presentatore avesse un accento da ebreo americano.
Il film più lurido mai visto
Finché il link di YouTube dura, il film è visibile per intero qui. Ma non è una visione consigliata a meno che non facciate ricerca storica sui cloni di Animal House. Non ho mai visto un film più scoreggione e più lurido di questo. Se la casa della confraternita di Animal House era sporca e devastata in modo “cinematografico”, quella che vediamo in King Frat sembra fin troppo reale, come se avessero girato gli interni in una vera casa di eroinomani e ogni cosa che si vede nel film è lurida, serve un antibiotico per finire di vederlo tutto. È come un Animal House girato sul set di Trainspotting. Quasi se ne sente la puzza. Non pensavo di essere una persona impressionabile finché non ho visto I paraculissimi. Le porcate che faceva Belushi in Animal House tipo riempirsi la bocca di cibo per poi schiacciarsi le guance e sputarlo a getto sui malcapitati erano niente rispetto a “Cicciobello” che ingurgita merda e caca in continuazione nella “peggiore toilet della Scozia” (cit.). Non è un caso che per la copertina della VHS americana abbiano deciso di adottare lo stile visivo degli Sgorbions (scusate per i miei riferimenti da millennial).
La cosa più allucinante è che dopo 70 minuti di flatulenze e deiezioni, il film faccia un fugace omaggio a Macbeth di Shakespeare con i nemici che avanzano camuffati da cespugli. Chapeau, ma con scoreggia. Mi stupisce inoltre che tra una flatulenza e l’altra gli sceneggiatori abbiano trovato il modo di infilarci anche delle piccole trame (oltre a quelle clonate da Animal House), ma non ci illudiamo, la commedia è puramente scatologica, inizia con culi appesi fuori dai finestrini di un carro funebre che scoreggiano su ignari passanti [NdA: i peti e i dialoghi in quella scena sono aggiunti nel doppiaggio italiano, mi fa notare il lettore Vasco Serafini in un commento su Facebook] e finisce con un bambino piazzato a caso davanti alla cinepresa che guarda il pubblico e con un rutto fa partire i titoli di coda.
Un ringraziamento ad Andrea Lanza del blog MalastranaVHS che mi ha fatto scoprire questo titolo italiota con la sua recensione dei Paraculissimi. Uno pensa di averli sentiti tutti i titoli italioti e invece di paraculate ne sono state fatte tante all’epoca e se ne scoprono sempre di nuove!
[rutto di chiusura]