Sebbene non abbia da lamentarmi né del film in sé (Sherlock Holmes – Gioco di ombre) né del suo doppiaggio in generale, ci sono stati un paio di momenti al cinema che mi hanno fatto torcere il naso. Purtroppo non avendo il film in DVD e affidandomi soltanto alla memoria di quando lo vidi al cinema posso riportare solo uno di questi momenti, l’unico che ricordo ma anche il più “stonato”.
“Domanda: uno scandalo che coinvolge un tycoon indiano del cotone […] e la morte di un magnate dell’acciaio in America, che cos’hanno in comune?”
Ciò che hanno in comune è la parola magnate. Solo che nella prima frase si usa un suo sinonimo inglese: “tycoon“.
Nonostante i giornalisti oggigiorno abusino di questo termine (tycoon), si tratta comunque di un adattamento leggermente stonato. Infatti fa uno strano effetto sentire un inglesismo dell’italiano moderno in bocca a personaggi ottocenteschi. È evidente che volessero evitare di ripetere due volte la parola “magnate” ma non c’era altro modo di tradurre tycoon? Ne siete proprio certi?
Una piccola nota riguardo a questo benedetto tycoon: se la parola è inglese, l’origine è invece giapponese, ovvero si tratta di un’inglesizzazione del termine taikun che significa appunto capitano d’industria, magnate, grande imprenditore commerciale etc… e questi, in un film doppiato in italiano e ambientato a inizio ‘900 mi parlano di “tycoon”? Se nell’inglese questa parola è presente dall”800, in italiano non se ne hanno tracce prima degli anni ’50. L’effetto che si ottiene lasciando tycoon nei dialoghi italiani è quello di rendersi improvvisamente conto di stare guardando un film doppiato negli anni “2000”, decisamente lontano dagli scopi e dalla natura del doppiaggio stesso.
C’erano un altro paio di scene in cui avevo notato delle piccolezze linguistiche degne di questo blog ma purtroppo ho finito per dimenticarmele, mi sa che dovrete aspettare che esca in DVD, sempre se avrò voglia di rivedermelo.