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[Italian credits] I diavoli volanti (1939)

Titoli italiani di I diavoli volanti di Stanlio e Ollio
Sta per giungere finalmente a conclusione questo terribile 2016, anno infausto che ha falcidiato in maniera impietosa il mondo dell’intrattenimento artistico: arte, musica, cinema, fumetti, nulla è stato risparmiato da lutti e addii.
Ma ogni morte accompagna una nascita, e se il 2016 è stato un annus horribilis per la qualità degli artisti defunti è stato altresì un annus mirabilis per la qualità degli “anniversari“, che spesso promuovo dal mio sito Lo Zinefilo, coinvolgendo anche altri blogger. Da Yado all’Armata Brancaleone, da Remo Williams ad Allan Quatermain, da Spie come noi al Bond-clone A077, da Aliens a Codice Magnum, da Corto circuito a Cobra, da Chi è sepolto in quella casa? a Il nome della rosa. Passando per i 50 anni di western nostrani come Django e Il buono, il brutto, il cattivo.
Invece di piangere i molti lutti del 2016, scelgo di festeggiare la fine di questo maledetto anno omaggiando l’anniversario di una nascita: esattamente 75 anni fa, il 29 dicembre 1941, usciva in Italia I diavoli volanti. Visto che in un mercatino ho trovato una VHS Curcio 1992, n. 5 della collana “Il meglio di Stanlio & Ollio”, mi sembra un “segno” evidente che io debba presentare i “crediti” italiani del film.

L’uscita originale

23 novembre 1939. Da più di due mesi l’invasione della Polonia da parte di Hitler ha innescato la Seconda guerra mondiale, ma al Rialto di New York gli spettatori assistono a tutt’altro spettacolo: viene proiettato per la prima volta The Flying Deuces.
I due comici protagonisti già erano stati nella Legione Straniera nel 1931 così spesso si pensa a questo film come a un remake, in realtà pare che sia sì un rifacimento ma del francese L’allegro volo (Adémaï aviateur, 1934) con Fernandel: la rarità di quest’ultimo titolo rende difficile confermare o smentire.
Il contratto con lo storico Hal Roach è scaduto e la coppia Stan Laurel ed Oliver Hardy passa al produttore Boris Morros, che si avvale della distribuzione della RKO. Morros in seguito si scoprirà essere una spia sovietica, ma intanto è un rinomato musicista che negli anni ’30 ha diretto la Paramount Studio Orchestra: molti pensano che sia merito suo la presenza di due scene musicali storiche nel film in questione.
Una è quella che vede i due protagonisti in prigione, in attesa di essere fucilati all’alba, e Stan si mette a suonare la rete del materasso come un’arpa eseguendo The World is Waiting for the Sunrise (“Il mondo è in attesa dell’alba”). La seconda è la storica Shine On, Harvest Moon, canzone del 1908 molto in voga all’epoca e che Oliver Hardy canta con la propria voce. Che però nessun italiano ha mai sentito…

Il mistero della versione italiana

C’è la guerra quando il film arriva in Italia, con i protagonisti ribattezzati Cric e Croc: esordisce al Corso di Torino il 29 dicembre 1941 con il titolo I diavoli volanti. Arriverà al Lux di Roma il 6 giugno 1945, a guerra finita (almeno per il nostro Paese) e quindi ci si può permettere una ardita “k”: Crik e Crok…
Stando al sito di Antonio Genna, nel 1939 Mario e Luigi Almirante assegnano ad Alberto Sordi la vittoria del concorso per la nuova voce di Ollio e questi, insieme a Mauro Zambuto, doppia I diavoli volanti già quello stesso anno: visto che Hal Roach non amava l’abitudine italiana di ricantare versioni locali dei brani musicali originali, pare che il produttore impedì la distribuzione nel nostro Paese di alcuni titoli, che riapparvero solo anni dopo.
Però – aggiungo io – va ricordato che I diavoli volanti non è stato prodotto da Roach, quindi non è chiaro se sia rientrato nel “divieto” del produttore: se dunque Sordi e Zambuto l’hanno doppiato nel ’39… perché esce solo a fine ’41? La scarsità di notizie certe lascia la domanda in sospeso.

Dal trailer italiano dell’epoca

Una curiosità. Dopo aver iniziato a doppiare Ollio, finalmente Alberto Sordi riesce ad ottenere una parte più sostanziosa delle semplici comparsate cinematografiche fatte fino a quel momento, così dal giugno 1942 lo si può sentire “in voce” ne I diavoli volanti e vederlo recitare come co-protagonista in un altro film “aviario” come I tre aquilotti di Mario Mattoli. Dato il periodo e dati i saluti fascisti di cui il film abbonda, non è uno dei titoli di Sordi che vengono presentati nelle retrospettive…

Il mistero degli asini volanti

Torino è una città ricca di misteri, e forse il meno noto è quello che unisce due celebri asini volanti. Il primo attraversò piazza Castello nel 1826, sospeso su una corda come attrazione carnascialesca, il secondo, anzi… i secondi volarono cento anni dopo sullo schermo di un cinema di Torino. Erano quelli del testo della canzone al tempo stesso più celebre e più misteriosa del doppiaggio italiano.
Nella versione italiana de I diavoli volanti il doppiatore Alberto Sordi ricalca perfettamente il labiale e la gestualità di Ollio cantando però una canzone italiana, al posto dell’originale Shine On, Harvest Moon, un brano nostrano riconoscibile in A zonzo del cantante torinese Ernesto Bonino, che proprio nel 1939 iniziava la sua attività: stranamente però la canzone risulta essere del 1942, mentre invece appare già cantata da Ollio almeno nel dicembre 1941. Siamo sicuri che quanto tutte le fonti affermino sia esatto?

Ernesto Bonino esce fuori spesso nelle cronache cittadine della Torino dell’epoca – la città dove I diavoli volanti esce in anteprima – presentato come grande cantante ed idolo della radio, ma la canzone è scritta da Gino Filippini (musica) e Riccardo Morbelli (parole) e sia lo spartito che il disco a 45 giri riportano chiaramente che il tema è tratto dal film di Laurel ed Hardy… non il contrario!
La mia personale opinione è che Bonino si sia limitato a cantare una canzone estrapolata dal film – la cui musica Filippini aveva evidentemente già inciso, visto che infatti ricorre spesso nella pellicola italiana come colonna sonora – con parole riscritte da Morbelli. Non è stata A zonzo di Bonino adattata per il film, ma gli asini volanti di Ollio sono stati poi trasformati in una hit di successo.
Purtroppo l’incredibile silenzio che avvolge qualsiasi questione di doppiaggio e resa italiana lascia spazio solo ad ipotesi e a ricostruzioni appassionate…

Il mistero di Alberto Sordi

Per oscuri motivi il noto attore e regista ha dosato con il contagocce le rivelazioni sulla sua lunghissima carriera di doppiatore: è molto facile sentir sbucare la sua voce, anche in piccoli ruoli marginali, in un qualsiasi film straniero uscito in Italia fino agli anni Cinquanta. Vista la grande notorietà di Sordi – a Roma è considerato in pratica un santo! – come mai le notizie del Sordi doppiatore sono rarissime e soprattutto eteree?

«Sappia che io, effettivamente, a dirla schietta, avrei potuto essere il più grande basso del mondo. Possiedo delle corde vocali che mi consentono di prendere agevolmente il “fa” e scendervi sotto, oltre il “mi” e il “do”»

VHS Curcio 1992

Così raccontava schiettamente Sordi nel 1959 alla rivista “Il Musichiere”, aggiungendo che cantava da sempre, sia per gli amici che per gli spettatori. Tanto che nel novembre 1991 la CGD di Vincenzo Mollica rilascia un cofanetto (in vinile ma è facile siano esistite anche copie per musicassetta) con le canzoni di Alberto Sordi: la prima è ovviamente Guarda gli asini che volano nel ciel.

«Ho cercato di metter insieme i tasselli di un mosaico attraverso i collezionisti, gli archivi RAI, documenti giornalistici»

Così Mollica spiega a “La Stampa” (30 novembre 1991) il suo metodo, ma la domanda rimane: il curatore è proprio sicuro che fosse Alberto Sordi a cantare la celebre canzone degli asini volanti?
La domanda non è oziosa, la differenza di voce tra l’Ollio parlante e l’Ollio cantante è palese, inoltre le note alte stonano con quanto Sordi stesso affermava, cioè di essere un basso.
Come sempre, la totale inesistenza di fonti certe lascia i dubbi in sospeso: gli asini volanti e chi li ha cantati rimangono uno dei misteri di Torino… (Ok, il doppiaggio è stato fatto a Roma, ma visto che il film è uscito in anteprima a Torino ne ho approfittato per chiudere la frase con enfasi!)

Una curiosità di doppiaggio

Per finire, una piccola discrepanza di doppiaggio. Il film si apre con Stanlio e Ollio in posa per un pittore parigino, un artista ben mediocre che invece di un dipinto o di una semplice caricatura si limita ad un essenziale schizzo a matita. Ricevuto il quadro, Stanlio in italiano se ne esce con «Quello dev’essere un grande artista», guadagnandosi uno sguardo stupito di Ollio: perché?
La risposta è nel testo originale, dove Stan dice «Jee, that’s real photography!»: l’espressione di Ollio dunque si giustifica perché il suo amico ha scambiato un ritratto a matita per una fotografia.

Titoli di testa







Titoli di coda


L.
P.S.
Se simili resoconti vi interessano continuate a seguirci ogni venerdì qui su Doppiaggi Italioti e vi invito a venire a trovarmi anche sul mio blog Il Zinefilo: viaggi nel cinema di serie Z.

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