[Italian Credits] Frankenstein (1931)

Nel gennaio del 1818 vedeva la luce il romanzo Frankenstein, or The Modern Prometheus: sebbene originariamente senza firma, era il primo passo per il successo immortale di Mary Shelley. Per festeggiare i duecento anni della “creatura”, i media italiani hanno spesso utilizzato le immagini di Frankenstein Junior (1974), perché la sensazione è che ad essere noto è il personaggio parodico, non l’originale.

L’idea di Frankenstein entra subito nell’immaginario collettivo appena nasce, e per capire quanto sia altamente “contagiosa” basti pensare che nei primi anni Trenta del Novecento il suo spunto – la creatura che si rivolta contro il creatore – viene citato nei quotidiani italiani quando addirittura il film non è ancora uscito nel nostro Paese. Quando addirittura si ignora che esista un romanzo con quel titolo e che esista un’autrice di nome Mary Shelley. Perché Frankenstein sa giocare bene le sue carte: le carte del mito.
Il mito di Prometeo non è mai tramontato e la Shelley specifica già nel titolo che la sua storia vi fa palese riferimento. Il personaggio che vuole rubare la sapienza agli dèi è parte integrante della cultura occidentale, tanto da essere in pratica un archetipo. La Shelley è stata in grado di prendere un elemento-base e invece di limitarsi a sfruttarlo pigramente è riuscita a creare un nuovo elemento-base: qualcosa per nulla scontato e che non riesce a molti.
Capita per esempio che un autore ormai alla frutta, in cerca di facili consensi perché non più in grado di creare nulla, decida di sfruttare lo stesso tema della Shelley e si inventi un personaggio che rubando la conoscenza agli dèi finisca a creare mostri, magari xenomorfi, che sfuggono al suo controllo. Questa fotocopia-sbiadita dell’archetipo potremmo benissimo chiamarla Prometheus (senza Modern), ma questa è un’altra storia…

Come festeggiare dunque questo bicentenario? Parlando del mito che tutti conoscono… o del film che in Italia è più “sentito dire” che “noto”? Visto che è altamente probabile che la maggioranza degli italiani abbia visto la parodia di Mel Brooks ma non l’originale, è dell’originale che voglio parlare. E della frase che lo rende più Prometeo di Prometeo.
Il personaggio greco voleva aiutare gli umani donando loro la conoscenza degli dèi, rendendo pubblico quel sapere segreto che pochi custodiscono per detenere il potere: il dottor Frankenstein del 1931 invece vuole diventare un dio egli stesso… e questo suo intento è stato sin da subito censurato.
Troverete scritto dappertutto che alcuni tagli apportati all’epoca alla pellicola sono stati in seguito restaurati: ma “in seguito” quando? E da chi? E come hanno reagito i doppiaggi esteri? Tenetevi forti, perché il temporale è arrivato e i fulmini cominciano a scrosciare: sarò il vostro Fritz in quest’opera di creazione blasfema…

Colin Clive e Dwight Frye in “Frankenstein” (© 1931 Universal)


Premessa

Per la storia della lavorazione del film di James Whale mi sono basato sul saggio The Genius of the System: Hollywood Filmmaking in the Studio Era (1988) di Thomas Schatz, storico del cinema a cui di solito fanno riferimento i critici successivi, integrando con altri saggi e altre fonti, tutte citate nel testo. Quando esprimo un’opinione lo dico chiaramente: tutto il resto è frutto di ricerca.

Se avete altre fonti, o testi più precisi ed accurati, sarò felicissimo di integrare o correggere, accreditandovi.


La creazione del mostro

Il 1931 è un anno strano per la Universal Pictures. A marzo esce Dracula e comincia a riscuotere subito un successo immenso, eppure i debiti della casa sono ingenti: si parla addirittura di due milioni di dollari dell’epoca. Una cifra esorbitante. Il capo Carl Laemmle, che ha creato la Universal con le proprie mani, comincia a licenziare centinaia di persone per consentire al figlio di proseguire nella sua politica di presentare film ad altissimo budget.

Set del film (© 1931 Universal)

Tutti i critici sono convinti che il successo del tutto inaspettato di Dracula sia un unicum, l’operazione non riuscirà di nuovo e questi film costosi manderanno in rovina la casa. Laemmle junior non ne vuol sapere di rinunciare alla sua filosofia e vuole partire con il suo progetto ambizioso, che pare avesse sulla propria scrivania già prima che Dracula iniziasse le riprese. Un progetto che gli aveva segnalato John L. Balderston, sceneggiatore che lavorava per il teatro – autore della versione teatrale di Dracula – e che qualche anno prima aveva adattato per i palcoscenici americani un testo del 1927 della londinese Peggy Webling. Un testo dal titolo Frankenstein.
Nell’aprile 1931 Laemmle junior acquista i diritti dell’adattamento di Balderston e paga 20 mila dollari alla Webling, più l’1% dei ricavi di ogni film tratto dal suo lavoro. La donna non lo sa ancora, ma sta per diventare leggermente ricca…
Così come Dracula, anche Frankenstein ha ben poco a che vedere con il testo originale, ma scrivere “tratto dal romanzo” in locandina è sempre un grande richiamo pubblicitario.

A fine agosto del 1931 iniziano le riprese del film. Sono previsti trenta giorni di lavorazione: si sfora solamente di cinque, così come si sfora il budget iniziale di 262 mila dollari. (Il regista James Whale dirà che comunque si è rimasti sotto i 300 mila.)
Laemmle junior è presente e pressante nella fase di montaggio, e quello stesso ottobre ha in mano una versione completa del film da far “testare”.


La proiezione di prova

Proprio dal 1931 la Universal adotta il sistema di organizzare delle anteprime per tastare il polso al pubblico, e nel caso tagliare o rigirare scene a seconda delle reazioni e dei suggerimenti degli spettatori, quindi Laemmle junior organizza una proiezione di prova: il 29 ottobre 1931 gli spettatori chiamati a fare da test vedono qualcosa che non aveva alcun tipo di precedente.
Filmati fantastici e horror ce n’erano già stati parecchi, ma il Frankenstein della Universal può contare su un effetto totalmente devastante: il sonoro. Per la prima volta il pubblico in sala assiste a personaggi che muoiono urlando, ascolta l’agonia e il disumano grugnito di una creatura immonda, l’acuto strillo di una donna in balìa d’un mostro… L’effetto è devastante, unito poi a scene di cadaveri dissezionati e cervelli in bottiglia. Laemmle junior è ormai sicuro che sarà un successo, anche perché ottiene il visto censura della MPPDA (Motion Picture Association of America): può proiettarlo in sala… ma c’è una piccola nota di cui tenere conto.

Jon Towlson nel suo The Turn to Gruesomeness in American Horror Films (2016) riporta un estratto della lettera che Fred Beetson della MPPDA invia il 2 novembre 1931 a Laemmle junior:

«Alcuni censori probabilmente avranno da obiettare al grido di Frankenstein, dopo che ha creato l’uomo: “In nome di Dio” e lui dice “Dio, ora so cosa si prova ad essere un Dio“. Siamo dell’opinione che questa frase si possa utilizzare perché non è pronunciata in modo profano, ma è molto probabile che non sarà accettata da alcuni censori.»

Qui l’ambizioso produttore si sta giocando tutto: Carl Laemmle jr. ha solo 23 anni eppure l’intera Universal dipende da lui. Grazie alla fiducia del padre l’ha portata al limite, ma se Frankenstein fallisce c’è solo il baratro.
La concorrente Paramount sta montando il girato del Dr. Jekyll and Mr. Hyde – in uscita il 3 gennaio 1932 – che sarà un antagonista molto difficile da affrontare, e se disgraziatamente il pubblico comincia a boicottare Frankenstein per quella frase su Dio… è la rovina.
Il produttore decide di andarci con i piedi di piombo.


La manomissione post-test

Laemmle jr. richiama Edward Van Sloan, che nel film interpreta lo scienziato che cerca di salvare il protagonista, e gli fa recitare un prologo in cui mette in guardia gli spettatori:

«Il signor Carl Laemmle ritiene che non sia opportuno presentare questo film senza due parole di avvertimento. Stiamo per raccontarvi la storia di Frankenstein, un eminente scienziato che cercò di creare un uomo a sua immagine e somiglianza, senza temere il giudizio divino. È una delle storie più strane che siano mai state narrate, tratta dei due grandi misteri della Creazione: la vita e la morte. Penso che vi emozionerà, forse vi colpirà, potrebbe anche inorridirvi. Se pensate che non sia il caso di sottoporre ad una simile tensione i vostri nervi, allora sarà meglio che voi… Be’, vi abbiamo avvertito.»

L’effetto è duplice: stuzzicare la curiosità degli spettatori e allo stesso tempo mettere in chiaro con i sensibili e i moralisti che «vi abbiamo avvertito» (well, we warned you…).
Il 25 ottobre 1990, al momento di inaugurare la fortunata consuetudine de “La paura fa novanta” (Treehouse of Horror), la serie animata I Simpson pensa bene di usare Marge in una scena palesemente ispirata al warning di Van Sloan.

Marge Simpson che, nel 1990, rifà l’Edward Van Sloan del 1931

Il secondo passo è tagliar via la scena in cui la creatura getta in acqua la bambina: è una scena di grande emozione ma è troppo forte per l’epoca.

Il terzo passo è cambiare il finale. Com’è stato appurato in seguito, l’effetto più soddisfacente per l’epoca è quando una vicenda dai toni truculenti si conclude bene e con la composizione di un nucleo familiare tradizionale. (A fine film, insomma, il protagonista uomo deve sposare la donna.) Non importa le mostruosità fatte da Henry Frankenstein, a farlo finire tra le fiamme del mulino – come prevede il primo girato – si manda a casa gli spettatori con il magone. Lasciarlo in vita e nel tepore familiare è invece la formula perfetta.
Laemmle jr. ignora il regista Whale che vuole mantenere il finale tragico e gira un happy end: il film esordisce in sala il 21 novembre 1931 ed è il successo di cui la Universal ha disperatamente bisogno, rimanendo negli annali della storia e dando vita ad un filone cinematografico più che prolifico.

E la frase su Dio? Che fine ha fatto?

Curiosamente i saggisti ben informati da cui ho tratto le informazioni fin qui raccontate non ne fanno parola. Scott Essman nel suo Frankenstein: 80th Anniversary (2011) dice che la battuta è stata tagliata nelle prime copie del film e poi riattaccata nelle versioni successive. La cosa è abbastanza ovvia, il problema è rimediare informazioni più precise di questa.
Ci affidiamo dunque a John T. Soister, che nel suo Of Gods and Monsters (1999) specifica:

«Vennero fatti alcuni cambiamenti aggiuntivi dettati dall’indignazione pubblica [public outrage]: il riferimento di Henry Frankenstein al fatto di sapere cosa si provi ad essere Dio, per esempio, colpì molti spettatori come assolutamente blasfemo. Il rimedio fu di inserire un rombo di tuono che mascherasse i suoni frammentari superstiti al taglio della scena.»

Quindi la soluzione adottata da Laemmle junior è quella di tagliare la frase incriminata, e per mascherare il fatto che la scena ne rimane monca si va giù di fulmini e si sfuma in dissolvenza. Questa è probabilmente la versione vista dagli spettatori dell’epoca, almeno negli Stati in cui il film è stato proiettato in versione censurata.
Dopo la prima di New York del dicembre 1931 è il momento di attraversare l’oceano: bisogna portare il film in Europa. Il 25 gennaio 1932 Frankenstein esordisce al Tivoli di Londra (ce lo racconta il primo numero della rivista britannica “Hammer’s House of Horror” nel 1978), ma intanto si va anche dall’altra parte del globo: si va in Australia.


L’esperienza australiana

il 10 giugno 1932 il “The Telegraph” di Brisbane (Australia) ci informa che durante una proiezione mattutina del film ben tre donne ed un uomo sono stati portati fuori dalla sala ed accuditi da un’infermiera, ingaggiata appositamente in previsione di quell’evento. (Come a dire che il proprietario se l’aspettava.) Altri spettatori sono stati rifocillati con acqua e “sali” (a sniff of smelling salts) ma – ci tiene a specificare il signor E. Lane, dirigente del celebre Tivoli Theatre di Brisbane – tutti poi hanno voluto tornare in sala e proseguire la visione.
Questo è niente in confronto a come il film è stato anticipato nel Paese.

“The Sun” del 13 maggio 1932, con la frase “incriminata”

Venerdì 13 (giorno perfetto!) maggio 1932 il “The Sun” esce con una pubblicità quasi a tutta pagina dedicata all’imminente uscita di Frankenstein, con tanto di avvertimento «Non osate vederlo!»
Mentre alcune scritte avvertono che i Lloyd di Londra hanno mandato di pagare 1.000 dollari in contanti al parente più prossimo di chi morirà durante la visione del film (!!!), ci sono due fra le scritte più furbe della storia del cinema. Dietro sembra avvertibile il pensiero di Laemmle jr.: mi avete fatto togliere due scene potenti? E allora io… ve le racconto in pubblicità!

Un intero box racconta la “scena del lago” «che vi rimarrà in mente», cioè la scena in cui la creatura getta la bambina in acqua, un altro ci racconta l’operato del dottore finché

«egli proclama al Cielo il suo primo spasmo di trionfo: “Ora so cosa si provi ad essere Dio!” grida.»

“The Sun” del 13 maggio 1932

E così, anche se la scena è tagliata, il pubblico ne è venuto a conoscenza in altro modo e tanto basta. Ma è davvero tagliata, in questa prima proiezione australiana?

Forse no, perché un mese dopo l’uscita australiana il reverendo N. Claridge Goss di Sydney cita la pellicola addirittura in un sermone, riportato l’8 giugno sempre dal “The Sun”, dove viene citata di nuovo la frase relativa a Dio. «[Il film] dipinge il terribile quadro di come sia la natura umana quando si perde il divino».
Il pubblico australiano ha potuto udire la frase incriminata… o come al solito ci si è limitati a citare una frase in bocca a tutti, senza aver visto il film?

Ora, però, è il momento di andare a casa nostra. È il momento di sbarcare in Italia.


L’arrivo in Italia

Nell’agosto del 1932 la Biennale di Venezia decide di inaugurare un nuovo settore, dedicandolo alla “nuova arte” di successo: il cinema. Quel mese dunque nasce la Mostra del Cinema di Venezia, «il primo festival cinematografico mai organizzato nel mondo», specifica ancora oggi il sito ufficiale: forse ci si riferisce al fatto che venissero presentati film da tutto il mondo, perché gli Academy Awards (il Premio Oscar) c’era già dal 1929…

Al Lido di Venezia giungono attori italiani ed americani, con film presentati in anteprima… ma in quale lingua? Va ricordato che solo da pochissimo (dal 1927) il cinema ha inaugurato il sonoro, e solo dal 1931 sembra nascere la pratica del doppiaggio italiano: è plausibile pensare che i film proiettati in anteprima durante questo festival siano sottotitolati invece che doppiati.

Boris Karloff (© 1931 Universal)

Come hanno reagito i nostri connazionali all’epoca ce lo racconta “La Stampa” del 10 agosto 1932:

«Il film più giallo sinora proiettato pare sia Frankenstein che è il nome di un bandito mostruoso: gente scannata e trucidata ve ne è a josa, ma il peggio si è che tutta questa gente, per via del sonoro, prima di morire urla, singulta, sbraita, strepita, suscitando emozioni facili ad intuirsi. Tant’è che spesso gli spettatori e più di frequente le spettatrici, atterrite e suggestionate, fanno coro e allora la sonorità meccanica e umana nella sala diviene indescrivibile. Ma che stupendo spettacolo…»

Il film piace ma c’è un problema: dopo quella proiezione… scompare. I giornalisti lanciano appelli perché si spieghi il motivo di questa assenza dai cinema, loro che adoravano il tema molto prima che il film sbarcasse da noi.

«Adesso la vecchia Europa si meraviglia che la gentile creatura uscita dal suo seno sia diventata un pauroso colosso, nel timore che esso, come il mostro di Frankenstein, si rivolga contro il proprio artefice.»

Come fa Amerigo Ruggiero a scrivere queste parole su “La Stampa” il 12 giugno 1929… cioè due anni prima che nascesse il film e ben 15 anni in anticipo rispetto alla prima edizione italiana nota del romanzo di Mary Shelley? Forse aveva letto il romanzo in lingua originale o magari ci sono state edizioni italiane poi dimenticate.
Comunque rimane il fatto che molti lo evocano ma il film non spunta nei nostri cinema.

Finalmente viene annunciato il 2 dicembre 1935, distribuito dalla Artisti Associati. È «il film del terrore che il pubblico italiano attende da due anni», anche se in realtà gli anni sono di più. Purtroppo non sappiamo altro, di quell’arrivo in sala.

Manifesto del 1936 (visto il riferimento al film con Paula Wessely)

L’autorevole Mario Praz il 4 marzo 1938 presenta un ritratto di Mary Shelley – talmente ignota all’epoca che il film in sala viene presentato come «tratto da una novella di Percy Shelley»! – e l’uscita del romanzo nel 1944 non sembra lasciare molte tracce nell’opinione pubblica, visto che ancora il 18 novembre 1952 Leo Pestelli scrive su “La Stampa”:

«Non tutti sanno che Frankenstein, uno dei più popolari spauracchi dello schermo, non è farina di Hollywood, ma come il suo confratello dottor Jekill, un derivato letterario. L’orrendo mostro dagli occhi acquosi e non finiti, è figlio di mamma gentilissima, e prende sulfurea pappa da due autentici geni.»

Il pubblico del 1935 ascolta il dottor Frankenstein parlare con la voce di Giulio Panicali (stando ad Antonio Genna), e quel doppiaggio italiano della CDC gira per alcuni anni nelle sale italiane… per poi scomparire nel nulla.

Perché però quel ritardo, fra il 1932 e il 1935?


Visti censura

Quando ci sono dubbi, mi piace andare alla fonte, e Frankenstein come tutti gli altri film è passato per il Catalogo AFI (American Film Institute), la cui pagina ufficiale è sciabordante di incredibili informazioni.
Per esempio ci racconta che negli archivi della Academy c’è una lettera della MPAA (Motion Picture Association of America) datata 18 agosto 1931 in cui l’ufficio del Codice Hays (quel codice che dal 1930 imponeva una certa “morale” al cinema) informava la Universal delle scene considerate sensibili, che molti Stati avrebbero potuto censurare. Il Kansas per esempio fece tagliare un primo piano di una siringa che entrava nelle carni della creatura, durante la lotta con il dottor Waldman, mentre il Quebec bloccò l’intero film a meno che la casa madre non facesse pesantissimi tagli.

Scopriamo così che nel 1932 il film fu vietato nell’Irlanda del Nord, in Svezia… e in Italia. Ma come, se proprio nell’agosto del ’32 venne proiettato a Venezia! Che sia stata quell’occasione a far nascere il bando, così da slittare l’arrivo in sala fino al 1935?

Per saperne di più andiamo a consultare il sito del Ministero dei Beni Culturali dedicato al cinema, e più precisamente la banca dati della revisione cinematografica (Italia Taglia). Un meraviglioso PDF fotografa un documento rilasciato il 27 maggio 1941 che duplica il nulla osta che il Ministero della Cultura Popolare, Direzione Generale per la Cinematografia, nel XV anno dell’èra fascista rilascia riguardo al film “Frankestein”. (Va be’, una “n” si è persa per strada, ma in fondo chiama “Collin Cliv” l’attore protagonista.)
Quindi solamente il 19 novembre 1935 il film ottiene il nulla osta dell’autorità italiana per essere distribuito in sala: perché tre anni di attesa dalla proiezione di Venezia del 1932? Magari possiamo ipotizzare che, seguendo quanto dice il documento citato sopra, la commissione di censura italiana abbia in primo momento bloccato il film per poi consertirne la proiezione a patto di far rimuovere alcune scene troppo forti – per esempio è stata tagliata con l’accetta la scena che mostra il povero Fritz impiccato dal mostro – ma forse l’attenzione italiana non è così opprimente come potremmo pensare.

Visto censura del 1935

Merita di essere riportata la “descrizione del soggetto” riportata da questo documento del 1935: lascio intatti anche gli errori.

«Frankenstein, studente in medicina, crede di poter scoprire, il segreto della vita. Si ritira in una torre isolata, nella quale ha installato il suo laboratorio, e, mediante l’elettricità atmosferica, in una notte di tempesta, riesce a dar movimento alle membra irrigidite di un morto. Ma il suo maestro nega che quella sia vera vita. Non si possono infatti violare le leggi della natura. L’automa ha, d’un tratto, delle reazioni violentissime, minacciose. I due scienziati decidono di togliere a quel corpo la fittizia energia e ci riescono con un narcotico. Frankestei convinto dell’impossibilità di crescere una nuova vita, ritorna alla casa paterna. Ma l’energia chiusa nell’automa non si è spenta. Egli si risveglia, si alza ed esce all’aperto. Mentre Frankenstein, felice, stà per passare a nozze, l’automa entra nella sua casa, atterrisce la fidanzata e fugge. Tutto il paese è in subbuglio. E’ organizzata una caccia, guidata llo stesso Frankestein. Mentre tutti si disperdono per la campagna, Frankenstein si trova faccia a faccia con l’automa che lo afferra e lo porta in un mulino a vento. Nella lotta Frankenstein riesce a liberarsi mentre l’automa scompare nell’incendio del mulino. Frankenstein guarisce ben presto dalle ferite riportate e, sopratutto, dal suo folle sogno.»

Nessun accenno a Dio, addirittura si parla di «violare le leggi della natura», frase quanto mai laica visto che di solito quando si critica l’operato del protagonista si parla di violare le leggi di Dio. Inoltre l’approvazione non richiede alcun intervento aggiuntivo: per spiegare cosa questo significhi, prendo per esempio il nulla osta del 31 dicembre 1927 del film Metropolis di Fritz Lang, “approvato con riserva”.

«Nel 1° atto, la sequela di scene di operai che vanno al lavoro a passo lento, sia appena accennata.
Nel terzo atto siano soppresse le didascalie: “Fratelli io vi dico: Colui che compirà il miracolo è in cammino; Quegli ch’è in cammino vi darà la felicità senza macchia”.
Nel 6° atto sia soppresso l’ultimo periodo: “Tra il cervello e le braccia”: ecc…»

Queste sono le “condizioni” (chiamate così proprio dal documento) perché il film possa essere proiettato: nulla del genere si legge nel caso di Frankenstein.

“Famous Monsters Filmland” n. 57 (1969) mostra la scena tagliata della morte di Fritz

Il suddetto documento ci informa che l’edizione approvata per la proiezione nei cinema misura 1.659 metri di pellicola, e stando a Wikipedia:

«per la pellicola in formato 35 mm, proiettata alla normale frequenza di 24 fotogrammi/secondo, un minuto di proiezione corrisponde a 27,36 metri e un’ora a 1.641,60 metri.»

Il calcolo sembra confermato dai forum che ho spulciato, e stando anche a questa tabella i 1.659 metri del Frankenstein vistati si riferiscono a circa un’ora. Il problema è che le copia giunta miracolosamente fino a noi dura 53 minuti: sarà stata tagliata rispetto a quella cinematografica o si tratta semplicemente di differenza di velocità dei fotogrammi?


Ritrovamento e recupero

da “Fangoria” 72 (1988)

Nei citati archivi della Academy c’è anche la corrispondenza con la PCA (Production Code Administration) in cui scopriamo che nel 1937 la Universal accetta il consiglio di tagliare il punto in cui si nomina Dio quando Fritz tormenta il mostro con una torcia: malgrado non venga citata, la frase ben più scabrosa su Dio avrà plausibilmente subìto lo stesso destino.

Infine la AFI ci informa che le scene tagliate sono state ritrovate nel 1986, “riattaccate” dalla Universal che subito ha presentato in video la nuova versione del film, con la nuova durata di 72 minuti.
La rivista “Castle of Frankenstein” (2000) dice che risale al 1987 la pellicola con le scene tagliate (fra cui il mostro che getta la bambina nel lago). Ecco invece la presentazione del Frankenstein (restored), targato MCA, da “Fangoria” n. 72 (1988):

«Sì, fan dell’horror golden age, ci siamo! Il classico, com’è stato concepito per esser visto, alla fine è sfuggito alle catene del terribile Codice Hayes, gli autoproclamati custodi della moralità su celluloide che costrinsero la Universal a tagliare alcuni “spettacoli gratuiti” dal capolavoro.»

Riguardo alla frase incriminata, ecco cosa dice:

«Curiosamente, quella batttuta non è stata montata nel film originale ma in una ristampa successiva.»

L’edizione 1988 della “Video Movie Guide” di Mick Martin e Marsha Porter, compilata 1987, ci informa che ora il film

«può essere visto nella sua interezza per la prima volta in oltre cinquant’anni, visto che la Universal Pictures ha finalmente dissotterrato [unearthed] la scena mancante dove la creatura getta la bambina nel lago nella speranza che galleggi.»

“Video Movie Guide 1988” di Mick Martin e Marsha Porter

Nel 1989 su alcune riviste di settore, come “Slaughterhouse Magazine”, “Fangoria” e lo speciale “Horror Video”, la Fantaco Enterprises pubblicizza l’uscita della VHS del film a $ 29,95, ma per saperne di più dobbiamo rivolgerci ad Allan Kozinn, che sul quotidiano “The New York Times” così scrive il 5 febbraio 1989:

«La versione video del compact disk, registrata sotto il nome di CD video, è appena uscita e già ha un catalogo di migliaia di film, musica e documentari di alta qualità del suono.»

Il giornalista sta presentando il CDV (Compact Disk Video), il progenitore del DVD che in realtà la Philips e la MCA hanno inventato nel 1978 con il nome Magnavision. Ora è il momento di rispolverare questa tecnologia per i puristi di video e suono, e Allan ci racconta delle case che stanno puntando su questa tecnologia per ripresentare film storici. La CBS/Fox per esempio ha già sfornato la trilogia di Star Wars (sui 50 dollari di prezzo), «per quelli che vogliono studiare gli effetti speciali da vicino», mentre la stessa MCA Home Video che ha inventato il formato mette a disposizione film classici a 35 dollari.

«Questi dischi inoltre contengono i trailer cinematografici e in alcuni casi (come per esempio in Frankenstein) materiale aggiuntivo in precedenza tagliato dalla versione originale. [restored footage cut from the original release

“Monsters Attack!” n. 5 (dicembre 1990)

Sul numero 5 (dicembre 1990) della rivista “Monsters Attack!”, interamente dedicato al cinema di Frankenstein, Kevin McMahon ci informa:

«Per anni ci sono state due scene chiave tagliate dalla versione originale del film. La prima è quando il mostro dopo aver gettato fiori nel fiume con la giovane Maria (Marilyn Harris) e averli guardati andare alla deriva, prova a fare lo stesso con la bambina. Questa, non sapendo nuotare, affoga e la creatura si dà alla fuga presa da sgomento. Carl Laemmle, capo della Universal, all’epoca pensò che la scena fosse troppo violenta, e anche le proiezioni di prova testimoniarono il turbamento degli spettatori, così la scena venne tagliata, spezzando il grande impatto della sequenza che rivelava il lato vulnerabile della creatura e la sua natura infantile.
L’altra scena tagliata era quella in cui Henry Frankenstein (Colin Clive) al culmine dell’eccitazione, durante la creazione del mostro, grida “È vivo! È vivo!” e poi esclama “Ora so cosa si provi ad essere Dio”. Questa frase fu accusata di blasfemia da censori bacchettoni [religious minded censors].»

Quindi possiamo azzardare una cronologia: nel 1986 la Universal ritrova le scene tagliate dal film (le due grandi citate da quest’ultima rivista e plausibilmente tutte quelle brevi sforbiciate nei vari Stati americani); la notizia gira per anni finché solo nel 1988 la VHS (o addirittura il laserdisc) di Frankenstein (restored) viene effettivamente messa in vendita, presentata a spron battuto dalle riviste specialistiche fino al 1990.

E in Italia? Quando arriva in Italia questa videocassetta? Ma soprattutto… è arrivata?


La breve vita in TV

Quando gli italiani iniziano a ridere di gusto davanti alla parodia di Mel Brooks, nessuno ha ormai più idea di cosa sia il film Frankenstein, scomparso dagli anni Trenta.

A sorpresa nel luglio 1982 viene presentato al XX Festival del Cinema di Fantascienza di Trieste, nell’ultima edizione prima che il festival venga soppresso per molti anni. Malgrado non esista menzione nel sito ufficiale dell’evento, il giornalista Piero Zanotto ce ne dà notizia il 14 luglio su “La Stampa”, annunciando che in quella edizione del festival ci sarà un ciclo “Dal romanzo al film”. Frankenstein in questa occasione è proiettato in lingua originale o con doppiaggio italiano? E quale versione è stata presentata? Nessuno sembra occuparsene.

Novelization del film uscita in tre puntate nel 1969 su “Famous Monsters of Filmland”

Il primo segno di ritorno in vita del film si ha venerdì 29 ottobre 1982, quando viene trasmesso su Reteuno alle 21,20. Vista la data, questa versione non può essere quella restaurata, risalente almeno al 1986, allora è quella vista al cinema nel 1935?
Domenica 17 luglio 1983 Reteuno replica alle 14,00, poi sabato 30 settembre 1989 ripresenta il film all’interno del contenitore “Sabato Club”. Domenica 30 dicembre 1990 tocca a Raidue presentarlo, alle 1,05, finché la pellicola passa a Rete4, che lo trasmette mercoledì 29 settembre 1999 alle 1,25. Tutta qua la vita televisiva provata di uno dei film che hanno scritto la storia del cinema…

Che versione è stata trasmessa dalla Rai? E quando il film è passato a Mediaset nel 1999 presentava le scene censurate o no? A meno che qualche lettore non abbia registrato all’epoca uno di questi passaggi, purtroppo è impossibile rispondere.

L’unico ad essere arrivato fino a noi – per vie “traverse” – è un passaggio su StudioUniversal, canale a pagamento che ha trasmesso il film per la prima (e forse unica!) volta domenica 15 novembre 1998 alle 9,00 del mattino. (Ringrazio di cuore Francesca della NBC Universal per l’informazione!) La versione del film trasmessa è identica alla prima VHS italiana: che lo siano state anche le versioni trasmesse dalle altre emittenti?


La misteriosa vita in VHS

Per l’arrivo in home video italiano del film purtroppo non esiste alcuna fonte se non la mia testimonianza personale, di quando nel luglio 1990 con i miei genitori siamo andati alla sede romana della Skema Video per comprare alcuni film visti in un catalogo.

VHS Skema 1990 (circa)

Al ragguardevole prezzo di 25 mila lire cadauno, mia madre acquistò Ivan il terribile, La congiura dei boiardi ed Aleksandr Nevskij, tutti di Sergej M. Ejzenštejn e in un caso (Ivan) riversamento da splendida pellicola italiana con tanto di italian credits: io invece mi limitai al solo Frankenstein, che la paghetta di 16enne non mi permetteva altro. (Né in fondo altro volevo). Plausibilmente era la prima edizione VHS italiana del film, a quanto mi è dato sapere: purtroppo non c’è alcuna datazione sulle prime videocassette del film.
Se qualche lettore ha informazioni più complete – supportate da prove – è il benvenuto.

 

Questa VHS della Skema ha lo stesso audio che tutti possiamo ascoltare anche nelle varie attuali edizioni DVD e Blu-ray, un doppiaggio di cui si ignora TUTTO: sia i nomi degli attori sia quando sia stato fatto. E perché. Qui entra in scena mia madre come testimone: interrogata sulla questione, ricorda perfettamente che all’epoca la Skema si occupava di riversare pellicole in VHS, vendendole poi per corrispondenza. Essendo noi di Roma, invece di usare la posta siamo andati di persona a comprare dunque prodotti derivanti da pellicole cinematografiche.
Sottolineo che questa non è una fonte, bensì un semplice ricordo: rimango in attesa un giorno di poterlo confermare in qualche modo.

Questa misteriosa edizione italiana è stata prodotta nel 1982 per il primo passaggio RAI? Oppure, se ha ragione mia madre, deriva da una pellicola proiettata nei cinema in tempi non meglio definiti? Come dicevo, tutto ciò che riguarda l’edizione che ancora oggi potete acquistare in digitale è totalmente ignoto.

Una cosa è sicura: questa edizione non è la Frankenstein (restored). Manca tanto la scena del lago quanto la frase su Dio, però è assente il prologo di Van Sloan che invece era persente nelle vecchie copie americane: nel luglio 1969, quando la rivista “Famous Monsters of Filmland” n. 56 presenta il cine-racconto del film, lo fa iniziare proprio con l’avvertimento di Van Sloan, che quindi almeno all’epoca faceva parte integrante della pellicola.

VHS CIC Video 1994

Dall’Archivio MCA scopriamo che prima dell’edizione del dicembre 1986, con le scene inedite riattaccate, Frankenstein risultava in catalogo nell’ottobre 1980: è possibile che sia quest’ultima edizione ad essere stata acquistata dalla Rai per trasmetterla nel 1982? Magari per l’occasione è stato organizzato un doppiaggio che poi è stato riciclato per il mondo dell’home video anni dopo? Purtroppo, in mancanza di qualsiasi tipo di informazioni e fonti, rimaniamo nel campo delle ipotesi.

Risultano almeno sei edizioni VHS del film, tutte difficilissime da datare:

  • Skema
  • Fonit Cetra Video
  • Pantmedia (Gruppo Editoriale Bramante)
  • CIC Video (finora l’unica con data certa)
  • Mondadori Video
  • AVO Film

Chiunque abbia notizie sicure è il benvenuto.


Tagli e ritagli

Dall’avvento del digitale esiste un’unica edizione di Frankenstein, che ogni Paese ha adattato con il proprio doppiaggio precedente. Il problema è che la frase su Dio era assente fino a che non è stata ritrovata nel 1986, quando ormai ogni Paese aveva già doppiato il film: cosa hanno fatto? In occasione del DVD hanno doppiato quei secondi di film? Ovviamente no: ognuno ha messo una toppa a modo proprio. Solo l’edizione italiana attuale lascia un “buco” talmente lungo da cui si può sentire il doppiaggio originale sottostante…

Lascio però la parola ad un filmato esplicativo di mia produzione: è caricato su GoogleDrive quindi potete scaricarlo facilmente, se volete.


Titoli di testa

È giunto il momento di presentare i meravigliosi cartelli italiani del film, nell’edizione del 1935 miracolosamente ritrovata e presentata dalla Sinister Film (Cecchi Gori) nel 2013: dove l’ha trovata? Dov’è stata tutti questi anni? Ovviamente nessuno l’ha detto né qualcuno l’ha chiesto…

Ringrazio di cuore Matt sal e javriel per aver messo questo splendido materiale a disposizione.

La lettera

Il dottor Waldman, prima di procedere alla dissezione della creatura (o comunque a provarci), prende una breve nota su carta che però nell’edizione italiana diventa un momento per tranquillizzare il pubblico: il mostro di Frankenstein non è proprio vivo, è più un…

«corpo saturo di una energia sconosciuta, di origine elettrocosmica, che ha dato apparenza di vita ad un cadavere».

Lettera originale del dottor Waldman

Versione italiana del 1935

Titoli di coda

L.

P.S.
Se simili resoconti vi interessano continuate a seguirci ogni due venerdì qui su Doppiaggi Italioti e vi invito a venire a trovarmi anche sul mio blog Il Zinefilo: viaggi nel cinema di serie Z.

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Scrittore e saggista, autore del blog "Il Zinefilo" dedicato ai film di serie Z.

85 Commenti

  • Evit

    16 Febbraio 2018 alle 09:40

    Questo è il tuo articolo più bello ed il resoconto più esaustivo mai letto in questi lidi.
    Io l’ho visto e registrato per la prima e ultima volta in quell’ultimo passaggio del 1999 ma purtroppo non conservai la registrazione video, non avevo idea che fosse così raro da acchiappare, la sensazione per un cinefilo già all’epoca è che questo film sembravano averlo visto tutti tranne me ed era descritto come il più classico dei classici, evidentemente solo perché così avevano letto da qualche parte e forse per gli Stati Uniti era anche vero. Erano gli anni in cui lasciavo VHS a registrare di notte, “a strascico”, e di lì a poco avrei letto anche il romanzo (ancora oggi uno dei miei preferiti). A posteriori posso considerarmi fortunato ad averlo registrato in quell’ultima trasmissione, visto che l’horror più famoso e influente di tutti i tempi è passato meno volte di Tetsuo the iron man.

    Rispondi
    • Lucius Etruscus

      16 Febbraio 2018 alle 09:51

      Ti ringrazio e hai detto benissimo: uno dei peggiori difetti dei critici che strombazzano in giro è che sono semplici ripetitori di cose di cui non si occupano di persona. E non parlo solo di cinema.
      A forza di vedere i colorati pastiche della Hammer o le fetenzie italo-spagnole – tutti film ampiamente replicati in TV – o a forza di rivedere “Frankenstein junior” che ci viene riproposto a tamburo battente da quarant’anni, forte della distribuzione Fox, ci si è dimenticati che l’originale è una vera rarità, soprattutto in Italia.
      Quando in TV si parla della Rete come patria di bulli e pedofili, ci si dimentica che viviamo nel momento di maggior accesso alle informazioni di tutta la storia dell’umanità: io, che non sono nessuno né ho alcun tipo di corsia preferenziale, sono riuscito ad avere accesso a una quantità impensabile di documenti e fonti, tutto a livello gratuito. Servono solo due “qualità”: un minimo di conoscenza di inglese e voglia di cercare… 😉

      Rispondi
      • Evit

        16 Febbraio 2018 alle 10:05

        Serve anche quella curiosità che avevo anche io già da adolescente che mi portava a programmare registrazioni notturne alla ricerca di film sempre sentiti nominare e mai visti, e a volte neanche sentiti nominare.

        Comunque tu l’era moderna di internet la stai sfruttando a pieno!

      • Lucius Etruscus

        16 Febbraio 2018 alle 10:17

        Io credevo che le costanti registrazioni notturne fossero la regola, invece scopro che io e te facciamo parte di un club ristretto ^_^
        Dal 1986 in cui è entrato in casa un videoregistratore, dubito ci siano stati giorni in cui non abbia funzionato a pieno regime. Considera che all’epoca affittavamo film in videoteca che magari non avevamo il tempo di vedere, quindi si duplicavano per vederli con calma, poi si registrava ad ogni ora del giorno e della notte, e così via fino a tutti i Novanta. Visto il materiale che ci è passato per le mani, è tanto lo sconforto per averlo quasi tutto perso…

  • Vincenzo

    16 Febbraio 2018 alle 10:11

    che articolo monumentale!… chapeau!…
    fantastico che ancora negli anni Trenta del Novecento il romanzo fosse accreditato a Percy!
    quest’anno sono due secoli dall’uscita… e al cinema uscirà il biopic su Mary Shelley, che ho visto in anteprima al TFF…
    nulla per cui strapparsi le vesti, ma dal film si capisce perché un secolo dopo l’uscita ci fossero errori di quel tipo…

    Rispondi
    • Lucius Etruscus

      16 Febbraio 2018 alle 10:13

      La prima edizione nota del romanzo Frankenstein della Shelley risale al 1944, e ancora dieci anni dopo pochi sapevano della sua esistenza: non stupisce dunque che nel 1935 al cinema la scritta “tratto dal romanzo di Mary Shelley” non avrebbe avuto senso: meglio tirare il ballo suo marito molto più famoso 😉

      Rispondi
  • Cassidy

    16 Febbraio 2018 alle 10:19

    Mi sono fermato perché dovevo scendere dal bus, riprenderò la lettura sulla via del ritorno, ma sto con il parere di Evit, davvero questo entra dritto sparato tra i migliori pezzi di Lucius, e devo ancora finirlo! 😉 Cheers

    Rispondi
    • Lucius Etruscus

      16 Febbraio 2018 alle 10:48

      Ti ringrazio, e temo che il mistero riguardi il fatto che è un film molto più “noto” che “visto” 😛
      Spero un giorno sbucherà fuori qualcuno a dirci i nomi dei doppiatori, e magari anche a dirci quando è stato creato quel doppiaggio. E perché…

      Rispondi
    • Matt

      17 Febbraio 2018 alle 21:28

      Romano Malaspina lo confermo su Colin Clive, quindi daterei il doppiaggio a fine anni ’70 inizio ’80, che come disse Malaspina stesso, era il periodo in cui lavorava di più perché senza contratto esclusivo con una società specifica. Ho riconosciuto Silvio Anselmo su John Boles, Gino Donato su Edward Van Sloan e di questi ne sono certissimo avendo confrontato con le tracce presente sul sito Antonio Genna, e azzardo Del Giudice su Fritz, ma questo è ancora incerta, e andando ad orecchio Mae Clarke è Micaela Pignatelli. Gli altri sono totalmente ignoti a me. Spero che qualcuno abbia un orecchio migliore del mio e che riesca a riconoscere gli altri doppiatori.

      Rispondi
      • Lucius Etruscus

        17 Febbraio 2018 alle 21:37

        Ah, ottimo! Quindi questo è un indizio che potrebbe aiutarci a confermare il 1982 come data del doppiaggio, in occasione cioè del primo passaggio televisivo sulla RAI. (Dubito che il Festival di Trieste abbia presentato il film doppiato, visto che non si spreca neanche a citarlo nella pagina ufficiale di quell’evento.)

      • Lucius Etruscus

        17 Febbraio 2018 alle 21:47

        Tanto sono tutti siti che non riportano fonti, quindi purtroppo sono informazioni senza valore. Stasera entro in Wikipedia e scrivo che il doppiaggio è avvenuto nel 1962 e divento “fonte” anch’io 😀
        Purtroppo anche siti, saggi e database molto più blasonati di quelli citati non avevano la minima idea di quando sono state ritrovate le scene mancanti, e sì che stava scritto lì, sotto gli occhi di tutti…

    • Matt

      17 Febbraio 2018 alle 22:07

      Francamente non ho mai capito certi dettami di Wikipedia, ci sono talmente tante notizie sbagliate o che citano fonti inutili e altre provate che vengono cancellate senza motivo. Ad ogni modo, prima o poi verremo a capo di questa faccenda del ridoppiaggio di Frankenstein, magari chiedendo a Malaspina se ricorda di questo doppiaggio, non si sa mai!

      Rispondi
      • Lucius Etruscus

        17 Febbraio 2018 alle 22:26

        Perché, c’è davvero possibilità di raggiungere Malaspina???? Questo sì che sarebbe uno scoop! Andiamo lì col microfono e gli facciamo gridare: «È vivo, è vivo!!!» 😀
        Sono stato un convinto e attivo wikipediano per un paio d’anni (o forse più, non ricordo) agli inizi del Duemila, ma come al solito c’era più gente che voleva dettare regole di quanta volesse davvero lavorare. Del tipo uno scrive e dieci gli dicono come deve scrivere… Non faceva per me: per questo ho aperto gli Archivi di Uruk, che immodestamente continuano a rimanere fra i database editoriali di lingua italiana con più informazioni 😛 (va be’, sbrodolata a parte è per dire che lì posso inserire tutti quei dati che invece a Wikipedia stavano antipatici.)

    • Matt

      17 Febbraio 2018 alle 22:45

      Ma sì, Malaspina lo si raggiunge facilmente, basta andare con i forconi sotto casa sua! No, vabbé scherzi a parte, magari per vie traverse due informazioni gliele strappiamo. Per restare in tema di ridoppiaggi su cui vorrei far luce ci sono 3 film di Hitchcock in particolare, Vertigo, Paura da palcoscenico e L’altro uomo, i cui doppiaggi originali sembrano scomparsi. Poi vabbè ci sarebbe La finestra sul cortile, che è già stato recuperato, ma da gente che vuole 100 cucuzze per farti vedere il film,VEDERE, manco comprare. Tornando a Frankenstein, credo che sia proprio come si sospetta, cioè che sia un doppiaggio commissionato dalla Rai, resto solo da capire l’anno.

      Rispondi
      • Lucius Etruscus

        17 Febbraio 2018 alle 22:48

        Se davvero il “mandante” è la RAI, è facile che allora sia proprio il 1982 in cui ha trasmesso il film per la prima volta. Poi quella versione, dopo aver girato qualche anno, è stata riversata su VHS dalla Skema e poi è passata di cassetta in cassetta finché nel 2010 hanno usato l’audio italiano da appiccicare sopra al video americano. Il problema è che l’audio italiano NON ha le scene tagliate, ecco quindi quegli istanti di vuoto dove sotto si sente il singhiozzo di Colin Clive…

    • Matt

      18 Febbraio 2018 alle 10:05

      Credo proprio che la Skema abbia registrato l’audio da uno dei numerosi passaggi Rai, e l’abbia messo su un master americano non restaurato. D’altronde, mancano si le scene tagliate, ma ci sono parti non doppiate originariamente nel ’35, normalmente doppiate. Quindi, quasi certamente Rai ha comprato il master da Universal, l’ha ridoppiato metti per impossibilità di ottenere la pellicola originale o per mancanza di diritti, e l’ha mandato in Tv. E questo spiegherebbe perchè ci ritroviamo tuttora quel doppiaggio nelle release ufficiali Universal. Stesso discorso vale per il Mago di Oz o anche con Via col Vento, che Rai però trasmise con doppiaggio storico invece del ridoppiaggio. E indovina un po’, nel DVD c’è il doppiaggio storico.

      Rispondi
      • Lucius Etruscus

        18 Febbraio 2018 alle 10:18

        Probabilmente la RAI ha comprato la prima release disponibile sul mercato, cioè la MCA dell’ottobre 1980 (la successiva, del 1986, è quella restored), che era sicuramente di qualità superiore alla pellicola italiana – magari ormai già persa – e sebbene avesse le storiche scene mancanti (frase di Dio, bambina nel lago, siringa nella schiena della creatura) in compenso aveva la scena di Fritz impiccato, che ancora nel 1969 era nota solo per le foto di scena.
        Quali sono le parti doppiate in più rispetto all’edizione del ’35?

    • Matt

      18 Febbraio 2018 alle 10:33

      Beh, l’inizio con Van Sloan, che manca totalmente dal primo doppiaggio e il finale,visto che la prima versione finiva proprio come voleva Whale, cioè con l’incendio nel mulino. Poi ovviamente, ci sono le scene tagliate come l’impiccagione e la bambina.

      Rispondi
      • Lucius Etruscus

        18 Febbraio 2018 alle 10:43

        Quel prologo è davvero un mistero: manca dalla VHS e dalla trasmissione StudioUniversal 1998, mentre è presente ovviamente nel DVD 2010: che sia stato doppiato appositamente per quest’occasione?

    • Evit

      18 Febbraio 2018 alle 11:11

      Grazie Matt per il tuo input, non vedo l’ora di verificare tutti questi nomi non appena recupererò il film con doppiaggio originale.
      Chi è che vuole 100 euro per farti vedere il doppiaggio della finestra sul cortile?

      Rispondi
      • Lucius Etruscus

        18 Febbraio 2018 alle 11:18

        Chiedo conferma per evitare di aver capito male: cosa intendi per “doppiaggio originale”?
        La Sinister nel 2013 ha presentato un doppiaggio forse risalente al 1935 o comunque agli anni Quaranta (visto che attesta a Percy Shelley il romanzo e Mary Shelley si è scoperta in Italia solo nel 1944), mentre dal 1990 gira in VHS, DVD e Blu-ray un unico doppiaggio.
        L’ipotesi Malaspina a quale versione è legata?

    • Matt

      18 Febbraio 2018 alle 11:20

      @Evit Un’associazione che recupera film con doppiaggio d’epoca, ma invece di renderli di dominio pubblico, a quanto pare si fanno pagare per farteli vedere. Ricordo che lo disse March di dvdessential.com, che più volte cercò di contattarli, ma queste furono sempre le risposte.

      @Lucius Francamente dubito che l’abbiamo doppiato per l’occasione. Il doppiatore sembra lo stesso e nel 2010, anno della pubblicazione del DVD a quanto ho capito, era già morto. Credo che sia stato tolto da StudioUniversal perché “inutile” per un pubblico moderno. Manca anche dalla VHS Skema?

      Rispondi
      • Lucius Etruscus

        18 Febbraio 2018 alle 11:23

        Sì, il prologo manca anche se la voce mi sembra la stessa quando il personaggio appare, ma non ho minimamente l’orecchio adatto per queste cose 😉
        Dubito fortemente che i canali televisivi facciano questi ragionamenti, magari quel prologo è stato reintegrato quando la Universal stessa ha portato anche in Italia una nuova VHS nel 1994: spero che un giorno qualche collezionista alzi la mano e ci dica che la possiede, ma a quanto ho capito quei pochi che hanno ancora videocassette le tengono ben chiuse in garage e non guardano neanche la copertina…

    • Matt

      18 Febbraio 2018 alle 11:32

      Confermo che la voce è la stessa, è sempre Donato, la faccenda allora qui è capire perché sia assente dalle altre release. Che il master sia diverso da quello Rai? Questo spiegherebbe il mistero, perché richiamare un doppiatore per un minuto non doppiato in VHS sarebbe impensabile, non lo fanno per i DVD, figuriamoci. Per me il master Rai era diverso di quello arrivato alla Skema e quindi hanno preferito togliere quella parte.

      Rispondi
    • Matt

      18 Febbraio 2018 alle 12:46

      A quanto pare sì, c’è pure il sito http://www.doppiocinema.it/
      Se ti fai un salto sulle pellicole recuperate, c’è un bel archivio piuttosto ricco.
      Quando March Hare chiese se poteva averne una copia, risposero bellamente che bisognava pagare.
      Ti mando il link del commento di March:http://www.dvdessential.it/cult-classici/la-finestra-sul-cortile-1954-di-alfred-hitchcock-t20145.html
      è l’ultimo commento, e spiega benissimo come opera questa associazione

      Rispondi
    • Evit

      18 Febbraio 2018 alle 14:14

      Forse ho capito, nel loro sito parlano di “corsi” quindi suppongo che questi loro restauri siano orientati ad offrire un qualcosa di speciale che giustifichi l’adesione ad uno dei loro corsi di cinema o alle proiezioni negli eventi che organizzano, per questo non li condividono, né li cedono ai distributori. I 100 euro probabilmente sono il costo del corso durante il quale puoi assistere alla visione di uno di questi film con doppiaggio storico.

      Rispondi
  • Paolo "Pisolo" Ciaravino

    16 Febbraio 2018 alle 13:17

    Articolo bellissimo che mi ha fatto venir voglia di rivedere il mio DVD :D.
    Solo un paio di cose.
    Mi pare di ricordare dai contenuti del DVD di Frankenstein Jr che Brooks, o chi per lui, raccontasse come il set del suo film fosse preso paro paro da quello di Whale e penso che sia anche per questo che spesso per i media mainstream i due siano indistinguibili.
    Sul fatto che Venezia sia il festival più antico direi che è vero perché gli Oscar non sono un vero e proprio festival, almeno per come lo intendo io cioè dove i film vengono presentati e visionati, ma una mera premiazione.

    Rispondi
    • Lucius Etruscus

      16 Febbraio 2018 alle 13:48

      Il sito del Festival di Venezia non lo specifica, ma è plausibile che sia come dici tu: gli Oscar nascono come premio “interno” e non vengono proiettati film, mentre a Venezia si presentano film da molte parti del mondo, spesso anche non in concorso.
      Essendo quello di Brooks un film della Fox dubito che possa aver utilizzato le location Universal, almeno non senza quell’esborso sostanzioso di soldi che impedisce alle TV di trasmettere i veri mostri originali. “La Mummia” è fra i film meno noti, perché è più economico mandare le patacche successive che il costoso originale.
      Tutto può essere, magari dopo quarant’anni quei set erano davvero ancora a disposizione e pagando si ottiene tutto, ma penso che per Brooks sia stato molto più facile costruirne di simili ed eventualmente dire (o lasciar trapelare) che fossero gli stessi. Perché spendere uno sproposito per dei fondali facilmente replicabili?
      In fondo abbiamo Igor e non Fritz, proprio per evitare problemi di copyright, e va ricordato che la Universal aveva depositato l’aspetto della creatura: chi voleva replicare quella testa quadrata doveva pagare. La Hammer non ci pensò nemmeno ed inventò un suo Frankie, e Peter Boyle non ha la testa quadrata, segno che non c’era alcuna intenzione di pagare per particolari non strettamente necessari alla parodia. (Si capisce benissimo e si ride uguale anche senza testa quadrata ^_^ )
      “Frankenstein Junior” è stato ristampato in home video un numero importante di volte, grazie alla ricca mamma Fox, e in TV è passato un numero ancora maggiore di volte: l’originale è stato a malapena rilevabile dai radar, quindi non serve molto altro a spiegare perché gli italiani conoscano e apprezzino solo la parodia.

      Rispondi
      • Paolo "Pisolo" Ciaravino

        16 Febbraio 2018 alle 14:21

        Sì io quello intendevo a proposito del set. Che è stato ricostruito. Proprio come atto d’amore di Brooks nei confronti del film originale. Se vuoi vado a controllare gli extra nel suddetto DVD di FJr per conferma.

      • Lucius Etruscus

        16 Febbraio 2018 alle 14:28

        Sì, ci può stare, Mel ha cercato di ricreare quell’atmosfera che per gli spettatori americani era sicuramente più familiare rispetto a quelli italiani.
        Anch’io ho il DVD di quel film con il commento audio e il documentario, anche se non lo rivedo da anni. Frankie jr non era argomento del post, anche se purtroppo è l’unico Frankie noto in Italia 😛 Mi sa che neanche le colorate produzioni Hammer con Peter Cushing sono più note da noi come un tempo…

      • Paolo "Pisolo" Ciaravino

        16 Febbraio 2018 alle 14:45

        No, ma infatti non dubitavo che lo avessi anche tu il dvd di FJr 😀
        So di essere andato off-topic ma era una curiosità che mi sembrava potesse starci come ulteriore spiegazione dell’uso da parte dei media di immagini da FJr 😉

      • Lucius Etruscus

        16 Febbraio 2018 alle 14:49

        Sì, sì, hai fatto benissimo, in fondo quello di Brooks è un atto d’amore verso il film di Whale 😉 Amore che condivido e mi spiace che i media italiani non aiutino a propagarlo 😉

    • Andrea87

      16 Febbraio 2018 alle 18:36

      @Lucius, piccola nota: Fritz diventa Igor già nel terzo film della saga ufficiale dove veniva interpretato da un Bela Lugosi scampato miracolosamente alla forca del primo film (“Il figlio di Frankenstein”, l’ultimo con Karloff e l’unico di cui ci sono giunte testimonianze a colori dell’aspetto della creatura… che era VERDE!).
      In effetti “FJr” è una parodia dei 3 film con Karloff più che del solo primo: ci sono scene parodiate dal secondo (il cieco) e, ovviamente, dal terzo, tipo il mostro che si controlla tramite la musica o il poliziotto col braccio di legno… per non parlare del titolo: dopo “il figlio” ecco “il nipote”!

      Io, personalmente, avevo visto solo i primi due (grazie a studio universal nei primi anni 2000) e infatti ritenevo geniale la parodia di Mel Brooks… salvo poi rivedere i 3 del ciclo per l’halloween del 2016 e capire che in verità, la genialità di Brooks andava ridimensionata: non aveva inventato nulla, aveva solamente portato alle estreme conseguenze certe “scene”, ma. di fondo, c’era già tutto!

      Ulteriore nota nella nota: il doppiaggio del primo film credo sia l’originale (o almeno io ho riconosciuto Amilcare Pettinelli come Fritz) tanto che la scena dove nomina “Dio” (o meglio, dove ci sonoi fulmini) è in originale e manca l’affogamento della bambina;
      del secondo gira con un pessimo doppiaggio SEFIT anni 2000, a causa dei problemi di censura dell’epoca che lo tagliarono tantissimo, con uno scontatissimo Alessandro Rossi come creatura e totalmente sbagliato come interpretazioni: la cameriera, che di suo non fa nulla per risultare naturale in apertura di film, viene doppiata ancora più sguaiatamente). Poi vabbè, sto film viene così incensato di solito, che a me invece piace meno di tutti: recitazione troppo caricata e fin troppi siparietti comici…
      infine del 3^ dovrebbe esistere un doppiaggio d’epoca (o leggermente posteriore), ma in rete gira solamente uno con un ridoppiaggio più recente (anni ’80), realizzato dalla SAS con Michele Kalamera proprio sul poliziotto con la mano di legno. Ecco, questo se non l’avete visto, recuperatelo! Ci sono delle scene memorabilissime (la creatura che uccide il farmacista, ma narrato con le ombre e un po’ tutta l’estetica sembra presa di peso dall’espressionimo tedesco) e, ovviamente, l’incontro tra i due “mostri” sacri della Universal del periodo: Bela Lugosi (straordinario, nonostante all’epoca sia stato assunto quasi per pietà) e Boris Karloff (che invece si era seccato delle estenuanti ore di trucco)!

      Rispondi
      • Lucius Etruscus

        16 Febbraio 2018 alle 19:14

        Quando dici “il doppiaggio del primo film” intendi il “Frankenstein” del 1931? E nel caso a quale doppiaggio ti riferisci, a quello italiano del 1935 o a quello ignoto risalente almeno al 1990? La scena con “Dio” l’ho ampiamente trattata nel video: il trucco di lasciare i fulmini, cioè l’espediente Universal d’epoca, è stato usato dalle altre lingue ma non dall’italiano, che – come puoi vedere nel video – nella VHS del 1990 copre quasi l’intera scena (con “E’ resuscitato”) ma con l’aggiunta in seguito (forse dal 2010) della scena tagliata non ce la fa e lascia scoperte alcune frazioni di secondo da cui si avvertono i singhiozzi originali di Colin Clive. Il fulmine rimane sempre in sottofondo, in italiano, mentre nelle altre lingue è l’unico suono che si sente durante la frase incriminata.
        Il problema del doppiaggio del 1990, che è lo stesso di DVD e Blu-ray, a quanto mi è dato di sapere, è che non si sa quando sia stato fatto né perché: la mia ipotesi è che sia un doppiaggio ordinato dalla RAI al momento di trasmettere la prima volta il film, nel 1982, ma è solo un’idea di cui non ho trovato prove. Purtroppo non so riconoscere le voci quindi non ho alcun tipo di aiuto: metti che nel doppiaggio c’è un attore attivo negli anni Ottanta, sarebbe un bell’indizio.
        La cosa che mi ha stupito è che il doppiaggio italiano del 1935 sia di gran lunga migliore di quello del 1990, e la scena di “DIO” è gestita alla perfezione, al contrario del ridoppiaggio in cui l’attore si limita a borbottare un “è resuscitato” che non ha alcun senso ai fini della trama. (Visto che la creatura tecnicamente non è mai stata viva!)
        Sapresti riconoscere qualche indicatore temporale del doppiaggio attuale (dal 1990 in poi) del “Frankenstein” del 1931?

      • Paolo "Pisolo" Ciaravino

        16 Febbraio 2018 alle 19:46

        Mi chiedevo una cosa a proposito dell’ipotesi di un doppiaggio ordinato dalla RAI: esistono precedenti di doppiaggi ordinati dall’azienda? Lo chiedo perché, pur essendo una ipotesi interessante, non so perché ma non ce la vedo la RAI che sborsa dei quattrini per il passaggio televisivo di un film a tarda notte.

      • Lucius Etruscus

        16 Febbraio 2018 alle 19:53

        Sulla RAI purtroppo non so, ma dal 1991 in poi Tele+1 ha curato moltissimi doppiaggi: se non ricordo male, “C.S.I.” che passò prima per Tele+ all’inizio portava le voci di quel canale (ora non so).
        Sinceramente non ho idea se la RAI abbia mai commissionato doppiaggi, ma ci sono canali che presentano film assenti in qualsiasi forma italiana, e li presentano doppiati! (Penso a Cielo e ai suoi filmacci inediti in home video e ovviamente ignoti alle sale cinematografiche)
        Quando nel 1982 la RAI trasmette Frankenstein, presenta la pellicola italiana del 1935? Oppure il video americano che all’epoca la MCA aveva distribuito, aggiungndoci l doppiaggio italiano? E la VHS Skema che ho comprato nel 1990, da dove prendeva quel doppiaggio italiano?
        Purtroppo sono domande a cui non so rispondere: aspetto collezionisti ed esperti vari ^_^

      • Paolo "Pisolo" Ciaravino

        16 Febbraio 2018 alle 20:17

        Sì, che reti per per view abbiano commissionato doppiaggi in passato (e lo facciano ancora oggi con risultati spesso risibili) è noto, ma che lo abbia fatto la RAI tenderei a dubitarne. Però “e perché no? Tutto può essere”, come diceva Tom Hagen a Michael a proposito della possibile uccisione di McClusky.
        (questa l’ho buttata lì in maniera gratuita ma oggi non avevo ancora fatto citazioni nerd da nessuna parte)

      • Lucius Etruscus

        16 Febbraio 2018 alle 20:21

        aahha una citazione nerd sta sempre bene 😀
        Io non me ne intendo: chi è che negli anni Ottanta aveva possibilità o volontà di commissionare doppiaggi? Su “Topolino” ho trovato già nel 1981 pubblicità di quel proto-home-video che era il Super8 – che da bambino ho avuto anch’io, essendo io Classe 1974! – Ho sempre dato per scontato che quei film uscissero nel doppiaggio cinematografico italiano, ma magari non esistevano casi di doppiaggio per l’occasione? Non può darsi che l’audio attuale di Frankenstein sia nato in qualche riversamento su Super8 dell’epoca? Visto poi che il sistema VHS era più che attivo già nel 1985, non può darsi che il doppiaggio sia stato eseguito da una casa per un’ignota edizione VHS dell’epoca

    • Leo

      18 Febbraio 2018 alle 20:51

      Complimenti Lucius per questo articolo, non speravo in vita mia di vedere i cartelli originali di Frankenstein, né ero ottimista che ci fosse ancora in giro altro che un ridoppiaggio (vedo che quello storico sopravvive in qualche modo). Sono sempre contento di vedere spuntare “Italian Credits”, ma questi davvero in particolar modo.
      La tua ricerca conferma quello che era il mio sospetto: che in Italia questo film non è mai stato trattato con il rispetto che merita!
      Sebbene il Mostro sia entrato a forza nell’immaginario collettivo, per esempio ricordo bene che in “Totò, Fabrizi e i giovani d’oggi” del 1960 una bambina rimarca ad Aldo Fabrizi: “Papà, mi sembri Frankenstéin!” perché l’attore romano deambulava a fatica con un tight che non era il suo (era di Totò, il sarto aveva scambiato destinatari). Si presume che per fare un riferimento a “Frankenstéin” chi ha scritto il copione avrà visto sì un film con il Mostro ma è difficile dire quale. “Il cervello di Frankenstein”? ?
      Voglio aggiungere sulla questione del set di Frankenstein Junior, menzionato da Paolo… Si tratta dei macchinari, in realtà, tutti quei bei marchingegni che fanno scintille, generatori di Van De Graaf, Scala di Giacobbe eccetera. La produzione riuscì a rintracciare il signor Kenneth Strickfaden, che aveva costruito quei giocattoli elettrici con le sue mani per il primo Frankenstein, e li teneva a casa. Mel Brooks per gratitudine è riuscito a fargli ottenere il suo primo screen credit dopo tanti anni di attività.
      https://i1.wp.com/www.tor.com/wp-content/uploads/2016/09/YoungFrankenstein02-740×397.jpg

      Rispondi
      • Lucius Etruscus

        18 Febbraio 2018 alle 20:59

        Ti ringrazio e ricordo benissimo quel mitico film, visto a profusione e che sa sempre farmi ridere 😛
        Addirittura i media italiani facevano riferimento a Frankenstein prima ancora che uscisse il film e il romanzo, segno che è un personaggio “virale” all’ennesima potenza, per questo stupisce il totale disinteresse e la profonda indifferenza con cui viene accolto il primo film, e gli si preferisce spettacoli totalmente diversi come “La moglie” e vari sequel tutt’altro che rispettosi della ‘serietà” del primo. Semplicemente perché i sequel, i remake e la parodie vengono trasmessi a spron battuto senza problemi, mentre il primo è ignoto, e lo spettatore crede di avere un gusto che in realtà è dovuto solo a sproporzione. (Idem per “La mummia”, che in Italia è apparsa col contagocce al contrario dei suoi orripilanti cloni)
        La mia opinione è che i prodotti Universal siano troppo costosi per le tasche delle emittenti italiane e quindi semplicemente non li trasmettono, preferendo economiche versioni B (nei casi migliori), oppure i film con Boris Karloff hanno subìto un veto che impedisce loro di essere trasmessi: quand’è stata l’ultima volta che in TV hai visto passare uno dei dieci miliardi di film interpretati dall’attore?

      • Leo

        18 Febbraio 2018 alle 21:25

        In genere molti film vecchi vengono snobbati in tv, a parte famose eccezioni. Non so da cosa derivi. Forse dal fatto che in tv all’origine non c’era molta scelta, e i pochi titoli disponibili, per virtù di esposizione diventavano quelli conosciuti? Per fare un paragone moderno, di tutti i film di Natale che esistono, ci becchiamo sempre “Una poltrona in due”… Presumo perché la Mediaset all’epoca fece il colpaccio della Prima Tv, e ha continuato a riproporlo fino ad oggi, quando invece negli USA dubito che sia riverito quanto qui.
        Del resto è così che “Febbre Da Cavallo” ha acquisito il suo status di film cult. Al botteghino non ebbe molto successo, ma poi le reti private presero a trasmetterlo ed ora è in Blu Ray!
        Sì, ci sarà anche la questione dei costi per acquistare i diritti, ma è anche vero che secondo me a chiunque se ne occupi non interessa di mandare in onda un film vecchio, non importa la rilevanza storica e artistica. Per quello che costa, Rete4 compra venti commediole romantiche prodotte per la tv svedese.
        Poi c’è forse anche la questione della domanda. Evidentemente i fan dell’orrore classico in Italia non sono abbastanza numerosi o abbastanza vocali. Perché per Stanlio & Ollio che sono altrettanto vecchi la Mediaset ha speso per ridoppiaggi (e
        inediti) fino agli anni 2000, se ricordo bene l’ultimo è stato “I maestri di ballo” nel 2008 che se non erro è distribuito da Fox. Doppiato da Ariani e Garinei, gli stessi attori che negli anni 80 fecero tutti i ridoppiaggi Rai dei film di Stanlio e Ollio. Film muti compresi! Nello stesso periodo presumo anche Le Piccole Canaglie, serie “sorella” uscita dallo stesso studio di Hal Roach. E non ho dati sui ridoppiaggi (o inediti) dei Fratelli Marx ma ne ho sentiti almeno un paio con Giorgio Lopez che presta la voce a Groucho, e quindi presumo anni 80 anche quelli. Tra parentesi c’era lì Chico che parlava “normale”, che cosa quantomeno bizzarra!

      • Lucius Etruscus

        18 Febbraio 2018 alle 21:34

        Da noi poi ci vuole un attimo a diventare miti e ad essere dimenticati. Da ragazzino, negli anni Ottanta, “Una poltrona per due” era sempre seguito da “Spie come noi”, finché poi Italia1 se l’è perso e tutti se lo sono dimenticato. Mediaset non credo abbia più comprato una serie TV dopo “Happy Days”, “Supercar” ed “A-Team”, che manda in onda regolarmente da quarant’anni. Perché spendere che tanto alla gente piace sempre e le novità le odia? 😀
        Al di là delle scelte delle emittenti, che a volte spendono soldi a raffica a volte squagliano la pellicola a forza di mandare lo stesso film per decenni – ricordo che Rete4 da almeno 15 anni manda in onda OGNI FINE SETTIMANA gli stessi film di Seagal, OGNI sabato c’è Seagal su Rete4: ma quanto poco costa??? – uno spererebbe sempre in un minimo di curiosità dello spettatore, soprattutto in tempi in cui la reperibilità della maggior parte dei film è a portata di mano, invece se non passa su un canale nazionale sembra che un film non esista…

  • Andrea87

    16 Febbraio 2018 alle 20:59

    ma certo che la RAI negli anni 80 e 90 commissionava doppiaggi ad hoc! avete presente il secondo doppiaggio del Mago di Oz (quello con la Marchesini sulla protagonista per intenderci), per esempio?

    Oppure i primi film di Miyazaki ad essere sbarcati da noi (da Nausicaa in poi), secondo voi da chi sono stati doppiati?

    All’epoca giravano tanti begli schei e mamma rai sicuramente non badava a spese…

    @Lucius: sul primo doppiaggio del primo Frankenstein non mi ricordo altro, era uno di quei torrent pescati chissà dove oltre 2 anni fa. Riconobbi solo Pettinelli e ho ritenuto fosse il doppiaggio originale (dato che era attivo in quegli anni, sicuramente non in epoca successiva quando venne ridoppiato, secondo wikipedia nell’82!)

    Rispondi
    • Lucius Etruscus

      16 Febbraio 2018 alle 21:33

      Il brutto di Wikipedia è che non sempre riporta fonti, quindi quell’informazione del 1982 rimane così, gettata in aria. Non so se hai letto il mio pezzo, ma avrai notato che cito tutte le fonti di ogni mia informazione, specificando bene quando invece avanzo mie ipotesi o racconto ricordi personali, che ovviamente non costituiscono fonte.
      Come ho scritto, la Sinister Film nel 2013 ha presentato come extra del suo DVD la versione “originale del 1935” del film, ma che lo sia veramente non esistono prove: magari è la versione RAI, magari è la versione trasmessa dai cinema parrocchiali o dalle arene estive degli anni Cinquanta, nessuno lo sa: si sa solo che ha uno splendido doppiaggio d’epoca e attribuisce il romanzo originale a Percy Shelley, il che fa pensare che sia comunque un’edizione antecedente al 1944, quando è uscito in libreria per la prima volta in italiano il romanzo di Mary Shelley.
      Il fatto che la RAI avesse i mezzi per doppiare film nel 1982 non è una prova che l’abbia fatto in questo caso: è un’ipotesi in cerca di conferma. Magari invece era una copia doppiata per il Festival di Trieste che poi ha iniziato a girare per TV e home video: tutto questo a Wikipedia no interessa, invece è l’argomento della mia lunga ricerca, che esula dai seguiti del film, dai remake Hammer – che consiglio vivamente a chi non li avesse visti – e dalle parodie, la cui vita invece è straordinariamente vispa e non ha bisogno di ricerche. 😉

      Rispondi
    • Andrea87

      16 Febbraio 2018 alle 21:58

      ahhhh ho capito! vuoi solamente sapere se il “doppiaggio vecchio” che gira sia effettivamente quello originale del ’35 (o addirittura della Biennale di Venezia ’32) oppure un ridoppiaggio di poco posteriore… credo che resterà un mistero!

      Ultima nota (la smetto giuro!): chissà che meraviglia per gli italiani quando nel ’35 uscì il sequel e si vedeva proprio Mary Shelley raccontare il sequel del suo romanzo… “Ma come, non era di Percy?” xD

      Rispondi
      • Lucius Etruscus

        16 Febbraio 2018 alle 22:08

        Chissà, magari è stato proprio l’arrivo nel 1940 del secondo Frankie a spingere gli editori a cercare questo fantomatico romanzo che la Shelley aveva scritto 😛
        Temo comunque che gli spettatori non ne siano rimasti minimamente colpiti, visto che nel pezzo cito un articolo degli anni Cinquanta in cui ancora si doveva spiegare che c’era un romanzo dietro. (Che poi non è vero, col romanzo non c’entra una mazza ma va be’…)
        Il doppiaggio “originale” (che sia del 1935 o successivo) è noto e sappiamo anche i nomi degli attori: il mistero, di cui parlo nel pezzo, è il doppiaggio attuale, quello che puoi ascoltare ogni volta che vedi “Frankenstein” in VHS, DVD o Blu-ray. Di quelle voci non sappiamo niente: com’è possibile che si sia perso tutto nel dimenticatoio? Tanto più che è un doppiaggio che risale a decadi a noi vicine.
        Perché è stato ridoppiato il film proprio nel momento in cui sono uscite fuori le scene tagliate e queste NON sono state presentate in Italia prima del 2010? Perché quando nel 1988 la MCA ha presentato le nuove videocassette di Frankenstein con la versione estesa, l’Italia ha tirato fuori una sua propria cassetta SENZA quelle scene e con un doppiaggio ignoto? Queste sono le domande senza risposta in attesa di esperti e collezionisti 😉

      • Evit

        17 Febbraio 2018 alle 00:36

        Dal collezionista privato venne solo l’audio 35mm o a lui dobbiamo l’intera versione italiana altrimenti irrecuperabile? Perché in tal caso, porca miseria, è l’ora che la riversino in Blu Ray. Ahimè temo che la Sinister non abbia più i diritti per pubblicare Frankenstein quindi ci attacchiamo al tram.

      • Lucius Etruscus

        17 Febbraio 2018 alle 07:31

        Se fossimo in America già ci sarebbero speciali in TV che intervistano il tizio che ha custodito in casa per 70 anni un film – o il suo audio – considerato perduto: qui c’è il segreto assoluto. Va be’ che siamo il Paese omertoso per eccellenza, ma qui si esagera 😀
        Teoricamente la Sinister FIlm è ancora l’ultima ad aver pubblicato il film in DVD (la Stormovie/Quadrifoglio risale al 2010/2012) ma non so quanto durino i suoi diritti. E mi sa che i Blu-ray della Universal usciti in Italia se ne sbattono altamente della pellicola locale…

    • Matt

      17 Febbraio 2018 alle 21:01

      Eh, purtroppo è colpa mia che non ho inviato alcuni cartelli a Lucius, perché ho visto la versione originale una sola volta e mi sono scordato di mettere la lettera e il cartello di fine primo tempo. Quella del cervello dovrei averla inviata,credo.

      Rispondi
  • Matt

    17 Febbraio 2018 alle 21:00

    Che dire Lucius, l’ho letto tutto d’un fiato, per un appassionato dei mostri Universal e di Frankenstein in generale, questo articolo è stato una manna dal cielo.
    Davvero complimenti!

    Rispondi
    • Lucius Etruscus

      17 Febbraio 2018 alle 21:26

      Grazie a te per la lettura: era nato tutto per raccontare la frase su Dio come l’avevo trovata nella mia vecchia VHS poi il discorso si è allargato a dismisura, grazie a spettacolari archivi messi a disposizione di tutti. 😉

      Rispondi
    • Matt

      17 Febbraio 2018 alle 21:42

      Eh eh, ne so qualcosa sul interessarsi ad un argomento partendo da una sciocchezza, anche se in questo caso era veramente difficile trovare informazioni, immagini le ore spese a cercare informazioni.

      Rispondi
      • Lucius Etruscus

        17 Febbraio 2018 alle 21:50

        Visto che sempre più titanici archivi vengono messi a disposizione, il problema per film ultra-mega-famosi come questo è un problema che finora non si poneva: l’impegno maggiore è stato scegliere fra i quintali di libri, saggi, riviste e database quelli più affidabili, quelli che cioè che sapessero argomentare le loro affermazioni riportando fonti e dimostrando di essere frutto di ricerca, non di chiacchiera da bar, come purtroppo usa nelle pagine italiane.

  • Andrea87

    19 Febbraio 2018 alle 00:32

    mi ero dimenticato di dirlo: ma solo a me i cartelli italiani in questo caso non piacciono?
    Ma quanto erano fighi i cartelli originali con “il punto interrogativo accanto a THE MONSTER” che mantenevano il segreto fino alla fine (quando poi c’era quello “un buon cast merita di essere ripetuto” dove finalmente Karloff viene accreditato)?

    Noi invece lo abbiamo spiattellato fin dall’inizio così, in barba ai voleri della produzione…

    Rispondi
  • Kukuviza

    19 Febbraio 2018 alle 20:53

    Bellissimo pezzo!
    Ma anche nei titoli americani c’era scritto che il film era tratto da un racconto di Percy Shelley??
    Le faccende dei Lloyd di Londra e quella delle infermiere che accudiscono gli spettatori sembrano quelle trovate pubblicitarie che faceva regolarmente William Castle anni dopo, con gli angoli del codardo, gli scheletri fluttuanti e i fright break per consentire agli spettatori paurosi di andarsene dalla sala.

    Rispondi
    • Lucius Etruscus

      19 Febbraio 2018 alle 21:13

      Castle, Hitchcock e tanti altri hanno usato cose che poi il pubblico dimentica e ogni volta ci casca. Ogni volta che ancora oggi esce un horror qualsiasi i giornali parlano di gente che si sente male, e nessuno si è ancora stufato di un trucchetto che dopo cent’anni dovrebbe aver perso efficacia 😛
      Per la povera Mary la questione è imbarazzante. In Italia era ignota, sia lei che il suo romanzo, quindi hanno pensato bene di scrivere Percy e ci può stare: cioè, è sbagliato, ma si può capire il ragionamento.
      Diversa storia in America, dove che io sappia il romanzo della Shelley oltre ad essere ampiamente noto è anche libro di testo: perché nei titoli originali dunque hanno scritto “From the novel by Mrs. Percy B. Shelley”? Perché comunque il marito è più famoso? Andiamo, è un poeta: i romanzieri battono sempre i poeti! 😀
      Allora è maschilismo? No, perché subito dopo viene specificato – notizia purtroppo dimenticata in Italia – che il film è “adapted from the play by Peggy Webling”, quindi le donne possono essere citati anche in un’epoca maschilista. Perché allora la povera Mary Shelley no? L’ipotesi è che l’etichetta – presente anche in Italia in tempi molto più recenti – imporrebbe che in ambiti ufficiali la moglie venga presentata con il nome e il cognome del marito, e magari la britannica Peggy non era sposata. Però stiamo parlando di un film, mica di un pranzo all’ambasciata, che diamine! Se Karloff poteva divertirsi a non mostrare il suo nome e a firmarsi “?” perché non si poteva citare Mary, come in seguito è stato sempre citato?
      Ai poster l’ardua sentenza! (Visto che il nome di Mary è sui poster che campeggia ^_^ )

      Rispondi
  • Andrea87

    25 Febbraio 2018 alle 13:59

    scoperto oggi, si sa qualcos’altro???

    “MAI AL CINEMA – Foto inedite sul set del film del 1964 “Franco Frankenstein” per la regia di Giorgio Simonelli. Il film ebbe una lavorazione travagliata che fece lievitare i costi di realizzazione, tanto da convincere la produzione ad abbandonare il progetto reputato troppo ambizioso a livello economico per i normali standard della coppia comica. In un’intervista dell’81 a “Tv Sorrisi e Canzoni”, Franchi dichiarò “nel tempo che si perdeva col trucco e il parrucco, io e Ciccio avremmo potuto girare altri tre film”. ”

    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/28168271_1648659511890158_1153295989591147419_n.jpg?oh=9b2df394685eadfe6a20e0542d6e0629&oe=5B4AF73E

    https://www.facebook.com/walterleoniart/photos/a.529173810505406.1073741828.528672887222165/1648659511890158/?type=3&permPage=1

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    • Matt

      22 Maggio 2018 alle 17:23

      Collezionava poster sì, se ne aveva anche di italiani non lo so. Ironia della sorte l’unica nostrano che ho trovato è uno dei più rari! Veramente meraviglioso. Ho trovato anche quello del terzo figlio, quello de “La Moglie” invece non l’ho trovato

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