Il pubblico italiano si domanda spesso chi si cela dietro la scelta di titoli italiani assurdi, insensati, “spoileranti”, incomprensibili, sgrammaticati o anche semplicemente scemi… quei titoli insomma che raccolgo nell’apposita rubrica titoli italioti. Il più delle volte ci dobbiamo fermare ad incolpare “quelli” della distribuzione, delle non ben precisate e anonime figure degli uffici marketing dei distributori cinematografici il cui scopo è quello di trovare un titolo il più accattivante possibile per il mercato italiano. Stavolta possiamo dire qualcosa di più sull’origine di un titolo che ancora fa sghignazzare internamente.
Il 14 novembre 2012 viene presentato in anteprima mondiale al Festival del cinema di Roma Bullet to the head con Sylvester Stallone, letteralmente “una pallottola in testa” (frase presente nel film, nonché situazione ricorrente), è il ritorno di Walter Hill alla regia dopo un decennio di assenza dalle scene. Questo “action thriller”, molti mesi dopo il mezzo flop ai botteghini americani, arriva nelle sale italiane il 4 aprile 2013 con il titolo Jimmy Bobo – Bullet to the Head. Siamo l’unico paese a ricevere un titolo contenente questo buffo nome, Jimmy BOBO, che poi è il soprannome di James Bonomo, il personaggio interpretato da Stallone nel film. Cosa è successo al titolo di questo film nel lasso di tempo trascorso tra l’anteprima romana e l’uscita nelle sale italiane? Una cosa inusuale: la distribuzione ha chiesto agli italiani di scegliere un titolo, con un sondaggio su internet.
Il sondaggio per scegliere il titolo italiano di Bullet to the Head
Il 21 novembre 2012, pochi giorni dopo l’anteprima romana, il blog ScreenWeek.it riporta l’annuncio dell’arrivo di Bullet to the Head nelle sale italiane il successivo aprile con un titolo a scelta tra questi tre:
- Jimmy Bobo
- Le regole di Jimmy Bobo
- Il codice di Jimmy Bobo
Tutti e tre focalizzati sul buffo soprannome del protagonista. Sia ScreenWeek, BadTaste che Cineblog si fanno portavoce del sondaggio per la scelta del titolo con cui arriverà nelle sale del nostro paese. Una settimana dopo viene annunciato il titolo che ha ricevuto più voti.
BadTaste riporta così la vittoria:
Ad aver vinto, con il 40.1% delle preferenze, è stato Jimmy Bobo. La pellicola verrà quindi distribuita con questo titolo nei cinema dello stivale.
E infatti qui trovate il sondaggione [che riporto anche nell’immagine sotto, dovesse sparire in futuro!]. Per non fare brutta figura hanno evitato di specificare il numero complessivo dei partecipanti. 100? 1000? 10.000? …10?
E così vinse Jimmy Bobo in una scelta tra Jimmy Bobo, Qualcosa di Jimmy Bobo e Qualcos’altro di Jimmy Bobo.
And the winner is… Jimmy Bobo
Inutile girarci intorno, il problema di questo titolo “Jimmy Bobo” è che suona scemo. Sarà pure il nome del protagonista, ma come titolo del film è ridicolo, soprattutto se pensiamo che comunque la gente di solito prima sente un titolo e poi, forse, decide di guardare il film. In realtà non è neanche il nome del protagonista bensì il suo SOPRANNOME, nonostante la campagna pubblicitaria avesse cercato a lungo di giustificare questo Jimmy Bobo dicendo che era il suo nome, quasi fosse un nuovo John Rambo, cercando di dargli una qualche legittimità o addirittura dignità. Scavando nelle recensioni di chi sponsorizzava il sondaggio per la scelta del “nome più scemo per un film di Stallone”, sembra che fossero tutti concordi su una cosa: avrebbero preferito “Jimmy Bobo” e basta.
Alla redazione di ScreenWeek piace il più semplice, Jimmy Bobo, proprio perché richiama i titoli più noti della carriera di Sylvester Stallone, sempre centrati sul nome del protagonista (Rocky, Rambo, Cobra) ed entrati tutti nella storia del cinema.
Certo, Rambo, Rocky, Cobra… Bobo. Stessa epicità.
Anche l’autrice dell’articolo su Cineblog, prima propone i tre titoli a scelta e poi ci tiene a specificare:
A me piace il semplice “Jimmy Bobo”. A Voi?
A noi non piace neanche Jimmy Bobo se è per questo.
Di solito quando si propone un sondaggio al pubblico avrebbe anche senso non dare la propria opinione in merito, forse è stato suggerito di imboccare quella risposta? Jimmy Bobo liscio, senza ghiaccio. Le mie sono illazioni di poco conto, rimane comunque il problema della non-scelta, perché quelle tre opzioni non rappresentavano una vera scelta, sono semplicemente lo stesso titolo con qualche variante, e in più suona ridicolo. Come dite? “Bobo” è nel film? Beh, non c’era bisogno di metterlo anche nel titolo.
Come diceva una vecchia pubblicità con Sylvester Stallone e regia di Zack Snyder (non sto scherzando): per essere credibili il nome è importante.
(I distributori non hanno badato all’avvertimento della pubblicità.)
L’effetto buffonesco di questo titolo non è sfuggito né al fumettista Leo Ortolani, che nel suo libro Il buio in sala presenta la recensione a fumetti del film con il titolo Jimmy Bobo – Una pallottola in testa al titolista italiano, né tanto meno a “Nanni Cobretti”, autore del blog i400calci, che sulla scelta dei titoli scrive:
salta fuori che mettono a disposizione solo tre misere opzioni di cui la a) è triste, la b) è uguale alla a) ma con tre paroline in più, e la c) è un esatto sinonimo della b).
Insomma: non siamo per nulla soddisfatti.
e nello stesso post propone un contro-sondaggio con suggerimenti ironici come è nello stile dei 400 calci: “Uccidere in faccia“, “Bobo e Momo nemiciamici“, “Bobocop“, “Dio perdona, Jimmy Bobo… Boh“, “RamBobo“, “Fermati o Bobo spara“, “The ExpendaBobols“, etc…;
L’intera recensione a fumetti la trovate sul sito di Leo Ortolani BULLET TO THE HEAD – la recensione di Jimmy Bobo.
L’adattamento italiano di Jimmy Bobo
Una piccola nota sulla versione italiana del film curata da Marco Guadagno (all’adattamento e alla direzione) che ci regala un adattamento a dir poco perfetto, senza grinze, con frasi naturali e nessuna traduzione diretta, molto lontano da alcuni suoi altri lavori disneyani o netflixiani di cui abbiamo parlato anche qui. Se in Dolemite Is My Name (recensito dal nostro Leo) abbiamo scoperto ad esempio che i “motherfucker” diventavano tutti invariabilmente “figlio di puttana” a scapito anche della naturalezza di alcuni dialoghi, in Jimmy Bobo abbiamo un “you motherfucker!” che diventa “brutto pezzo di merda!”, l’esclamazione “Jesus!” che diventa “cazzo!” e potrei andare avanti a lungo. Se sulla carta vi sembrano traduzioni non esatte è perché non avete il contesto della scena.
Queste frasi, sentite nel contesto (così come tante altre frasi del film), suonano completamente naturali perché è ciò che direbbe una persona in lingua italiana nella stessa situazione. Si parla infatti di “adattamento” e non semplicemente di traduzione. È un concetto sempre più estraneo al pubblico di oggi che, pur con una conoscenza in molti casi limitata ma sovrastimata dell’inglese, pretende traduzioni alla lettera e questa cosa la chiama “fedeltà al testo originale”.
Tolta di mezzo questa nota e mio plauso personale a Marco Guadagno (quando ce vo’, ce vo’), non facciamoci distrarre dalle cose serie e torniamo al nostro titolo scemo: JIMMY BOBO!
Un concorso truccato?
Di quanto fosse ridicolo il titolo se ne devono essere resi conto anche alla Buena Vista International in realtà, perché quando poi sono andati a distribuirlo hanno sentito il bisogno di introdurci l’originale “Bullet to the Head” come sottotitolo, il titolo con cui è arrivato in sala dunque non è semplicemente “Jimmy Bobo” come votato dal 40% dei partecipanti al sondaggio bensì “Jimmy Bobo – Bullet to the Head”. Quindi il sondaggio per scegliere “il miglior titolo italiano” cosa lo fate a fare?
Per la scelta in sé non possiamo nemmeno dare la colpa ai partecipanti al sondaggio visto che, a conti fatti, la scelta era già stata fatta a priori e temo che l’idea del sondaggio sia stata una bieca manovra, un po’ pubblicitaria (far parlare del film grazie alle facili condivisioni di un “contest”) e un po’ paracula (se qualcuno se ne lamenta diremo che l’hanno scelto gli italiani con un “sondaggio su Facebook”). Intanto ci teniamo Jimmy BOBO, titolo italiota, a vita. Vediamo il bicchiere mezzo pieno però, pensate se si fosse chiamato POPO. Ad aggiungere un accento alla fine è un attimo.
Comunque credo di aver capito chi lavora negli uffici italiani della Walt Disney…