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Le cronache di Černobyl (Chernobyl Diaries)

Vignetta sul film Chernobyl Diaries con battuta nell'ex Unione Sovietica sono le patate che mangiano te
Di recente mi sono “goduto” questo Chernobyl Diaries – La mutazione che ho anche commentato su Twitter descrivendolo come “avventure in una Černobyl sotterranea popolata da violenti mostri-patata radioattivi. Deplorevole“, difatti scopriamo non solo che tramite cunicoli sotterranei si può arrivare ovunque (persino nella sala di controllo della centrale nucleare) ma che i mostri che perseguitano i nostri “eroi” non sono altro che pazienti (sì, avete sentito bene) fuggiti da un ospedale militare. Non si capisce bene come le radiazioni abbiano reso queste persone (gli ex abitanti di Pryp’jat) violente, superforti, probabilmente cannibali… fatto sta che così è e così ve le tenete. Quanto alla moralità di una trama simile c’è sempre questa mia opinione in merito. Guardatevi le “vere” immagini delle vittime di Cernobyl e poi me lo venite a raccontare se si può parlare di “horror innocente”.

Vediamo cos’altro non va in questo film: il titolo. Non mi aspettavo che avrebbero tradotto “Chernobyl diaries” ma un po’ inaspettato è stato il sottotitolo “la mutazione“, aggiunto sicuramente all’ultimo momento dai distributori italiani. Onestamente lascia un po’ il tempo che trova: questo film è un horror ambientato a “Chernobyl” e penso che l’idea che gli ex-abitanti di Pryp’jat siano diventati mostri mutanti radioattivi sia venuta in mente a tutti già leggendo il titolo originale. “La mutazione” si riferisce a quella subita dalle vittime del disastro nucleare dunque. È molto reminiscente di “Alien 4 – La clonazione“, il che lo rende ancora più fastidioso come sottotitolo.
D’altro canto c’è da dire che “chernobyl diaries” da solo poteva suonare come un documentario ma lasciamo perdere, inutile impuntarsi su simili dettagli quando il film in se è già mediocre.

Altre piccole cose degne di nota:

Piripìz e piripàz

La città di Pryp’jat (scritto anche Pripjat) è nominata spesso durante tutto il film e molte volte il nome cambia nome da pripiat a pripiaz o varianti simili. Si vede che ciascun doppiatore aveva la sua personale interpretazione del nome straniero.

Festa della primavera

In inglese la guida locale dice che quando la popolazione è stata evacuata c’erano i preparativi per una grande festa, si fa quindi riferimento al primo maggio, festa dei lavoratori, senza nominarla. Non sia mai parlare agli americani di una festa così… comunista! [tuono]. Nel film doppiato la guida dice che si stavano preparando per la “festa di primavera (e dei lavoratori)”, quest’ultima parte omessa ovviamente, di questi tempi meglio non nominarla. Chiaramente è perché non la nominano in lingua originale, quindi nessuna colpa dell’adattamento italiano in cui, tra l’altro, non ricordo di aver sentito alcun errore.

Volevo parlarvi del film ma c’è già chi lo ha riassunto tutto alla perfezione, e non sto parlando del blog i 400 calci, bensì della recensione che un mio amico croato mi ha inviato via e-mail dopo aver visto il film; semplicemente non potevo tenere questa perla tutta per me, quindi eccovela (occhio che CONTIENE SPOILER FINO ALL’ULTIMA SCENA! ma fidatemi, meglio sapere ciò che vi aspetta):

Allora la prima parte era intrisa di cliché da “turisti all’est”, in particolare “turisti nelle buie strade dell’est”. Non a caso nei sobborghi di keiv-belgrado (sì il film in realtà è stato girato interamente in Ungheria e Serbia) saltano fuori dei tipacci, arcigni in volto, che aggrediscono i nostri protagonisti-immemorabili. Non a caso non ricordo il nome di neanche uno, eccetto il proto-ucraino-tarchiato che li accompagna all’inizio. Non mancano i ristoratori seccati e la polizia di frontiera composta da violenti-criminali-stupratori che minaccia la sicurezza delle nostre pulzelle di turno.

In qualche modo arrivano a Pripjat-Belgrado, letta Pripiaz (?!?), dove è tutto abbandonato e in rovina (io e mio fratello riusciamo a riconoscere perfino prodotti tipici dell’edilizia jugoslava) e dopo un po’ di giri inutili è l’ora di ripartire… ma qualcuno si è morsicato i cavi del furgone. Ok a questo punto il surreale prende il sopravvento. Arriva la notte e il proto-ucraino-tarchiato decide che è l’ora di fare un giro nelle tenebre per morire, con l’unica pistola che il gruppo aveva. Uno dei personaggi, che pareva il protagonista, esce fuori e viene azzannato.
Il fratello detestabilmente-non-protagonista prende piede nella storia, il gruppo si separa. A questo punto si comincia a ridere. Infatti i nostri eroi iniziano a correre per Pripjat dove, entrando in un sotterraneo, si accede ad una sala da ballo sovietica, poi a delle cucine, poi ad un corridoio-bunker che conduce ad uno stadio dove ci sono i mostri ad attenderli! Poi si corre ancora e dallo stadio si entra in un tunnel, rigorosamente sotterraneo, che scende fino al centro della Terra per sbucare, con una comoda scalinata, dove….? in Cina? Ma no, semplicemente nella sala comandi della centrale nucleare!

Era così facile entrarci! Bastava seguire un certo percorso urbano predefinito.
A questo punto si ride scommettendo su quale sarà la prossima destinazione, finché non restano solo due americani, ragazzo e ragazza, i non-protagonisti dell’inizio, i presunti protagonisti invece sono già morti.
Corrono per un po’ finché non sbucano dei soldati con tanto di carrarmato, mitragliatrici ed altri accessori.
Ci sono un po’ di grida e poi sparano al ragazzo. Alla ragazza no, la mettono su una barella, si scomodano a portarla in un ospedale che scopriremo limitrofo alla centrale nucleare, le parlano, la rassicurano e poi… la gettano in una cella dove la assalgono i mutanti. Una mano sovietica chiude una grata con boato e il film si conclude.

Titoli di coda e canzone metal soviet.

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