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[Italian credits] Il pianeta delle scimmie (1968)

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Con un colpo di quella “fortuna” che spesso viene chiamata con ben altro nome, in un polveroso mercatino dell’usato sono riuscito a recuperare uno dei rarissimi (forse l’unico?) film distribuiti dalla FOX che abbiano mantenuto in home video i “crediti italiani”.

VHS Fox/Mondadori 2002

Il film in questione è lo storico Il pianeta delle scimmie (Planet of the Apes, 1968) in un’edizione VHS da edicola, numero 26 della collana “Videoteca del Secolo” (Mondadori) in vendita ad € 3,50 in allegato a “Panorama”, “Sorrisi & Canzoni TV”, “CIAK” o “Donna Moderna”.
L’unica data presente sulla confezione è il copyright della Twentieth Century Fox Home Entertainment Inc: un 2002 compatibile con il prezzo espresso in euro.
Nel mio blog “Il Zinefilo” ho dedicato un lungo ciclo al Pianeta delle scimmie, presentando tutti i film (classici, reboot e remake), la serie televisiva e anche la parodia porno (Play-Mate of the Apes), così come “Doppiaggi Italioti” ha parlato della saga e nella serie Youtube “i Videocommentatori” hanno detto la loro sui nuovi capitoli della saga. Infine, nel 2016 la Dark Horse Comics si è divertita a trasportare i personaggi di Cornelius e Zira… nella giungla di Tarzan! Tarzan on the Planet of the Apes è la rivelazione a fumetti dell’anno…
Sembrerebbe già detto tutto, però una piccola parentesi mi sento di aprirla.

La nascita cine-letteraria

Piccolo intervallo: per spiegare come gli asiatici diventarono scimmie…
C’era una volta un ingegnere che lavorava in un’industria della gomma in Malesia. Allo scoppio della Seconda guerra mondiale combatté e fu prigioniero sempre nel sud-est asiatico, tanto che di ritorno in patria decise di scrivere romanzi che raccontassero le persone e le cose incredibili che aveva visto.
Era anche un agente segreto francese, e il suo nome era Boulle. Pierre Boulle.
Cominciò a scrivere romanzi di guerra e spionaggio – come William Conrad, la controspia – finché arrivò il successo internazionale con il suo Pont de la rivière Kwaï (1952) – da cui il premiato film omonimo – romanzo che cambia i nomi ma racconta gli incredibili fatti veri di una delle pagine più sporche del secondo conflitto.
Mumble, mumble, fece il cervello di Boulle: cosa si fa quando un autore diventa famoso? Semplice: si copia qualcuno…
Secondo piccolo intervallo:
Sul numero del marzo 1941 di “Super Science Novels Magazine” i trentenni Peter Schuyler Miller e Lyon Sprague de Camp presentano, in pieno conflitto mondiale dove uomini uguali ma diversi si uccidono tra loro, un romanzo in cui gorilla e scimpanzé si fanno la guerra…
Il romanzo Genus Homo (portato in Italia nell’aprile 1953 da “I Romanzi di Urania” n. 13 con il titolo Gorilla Sapiens) si apre con un pullman che cade in una voragine. La voragine si è aperta per un terromoto (provocato da esplosione nucleare?) e nel pullman tra gli altri viaggiava uno scienziato con un tubo che conteneva la sua ultima invenzione: il tubo si rompe, il gas fuoriesce e i viaggiatori… cadono in letargo. Si risvegliano una milionata di anni dopo e scoprono che l’umanità è scomparsa e la Terra è abitata da mostroni cattivi. Tutte le specie sono più grandi e più cattive, e i poveri viaggiatori vengono rapiti da dei gorilla e finiscono in uno zoo.
Dopo vari sforzi riescono a comunicare con i gorilla, diventano amici e stimati e inizia un lungo e noioso racconto della guerra contro gli scimpanzé, a cui gli uomini partecipano attivamente.
Il romanzo Le règne du gorille arriva in Francia nel 1951: l’ha letto Pierre Boulle? Probabile, visto che lo ricalca aggiungendo però un altro tipo di sottotesto.
La planète des singes (portato in Italia nel 1975 dagli Oscar Mondadori) è un romanzo che con uno dei più classici spunti – il manoscritto ritrovato in bottiglia, fluttuante nello spazio! – racconta in prima persona di Ulysse Mérou e del suo viaggio spaziale iniziato nel 2500 alla volta di Bételgeuse, guidato dal professor Antelle. (Il film accenna alle teorie di un certo dottor Hasslein.)
Atterrati sul pianeta Soror, gli umani incontrano umani primitivi e scimmie parlanti e tutto il resto che si vede anche nel film. Rimasto da solo in gabbia, Ulysse – che ovviamente non capisce cosa dicano le scimmie – racconta della sua prigionia e delle cure della dottoressa Zira, che gli insegna a parlare “scimmiesco”. Convinte le scimmie che lui non è un primitivo bensì un viaggiatore stellare, viene liberato e fa carriera nella società di Soror, partecipando agli scavi archeologici scoprendo alla fine una verità terribile… No, non è quello che pensate!
Boulle non sta parlando di fantascienza, sta plausibilmente raccontando della sua prigionia nelle galere asiatiche, dove non capiva cosa dicessero e dove si rifiutavano di riconoscere la sua superiorità in quanto francese.
Perché l’Asia era il giardino di casa della Francia finché non è esploso tutto, ed è questa la “rivelazione” che si scopre nel romanzo: le scimmie erano i servi terrestri che un giorno si sono ribellati e hanno cominciato a guardare negli occhi i loro signori. Gli umani di Soror si sono lasciati andare e le scimmie hanno preso il sopravvento. (Leggi, gli europei hanno sbragato e le scimmie asiatiche hanno alzato la testa.)
Quando Ulysse decide che non può restare, torna nella sua nave e viaggia fino alla Terra – perché Soror non è la Terra! – ma appena sbarca scopre che (ciao Tim Burton!) nel pianeta natale è successa la stessa cosa: non è difficile vedere dietro questa trovata l’eco delle emozioni provate da Pierre Boulle quando, dopo il tempo passato nelle prigioni asiatiche, è tornato a casa per non ritrovare il Paese padrone dell’Asia che aveva lasciato.
Tutte le metafore originali vengono cancellate dagli sceneggiatori Michael Wilson e Rod Serling: sì, proprio quel Rod Serling! Sì, proprio l’autore della serie TV Ai confini della realtà. Sì, proprio l’autore dell’episodio 1×15 (I Shot an Arrow into the Air, 1960), in cui un’astronave terrestre atterra nel deserto e i tre membri dell’equipaggio sono convinti di essere su Marte… invece il colpone di scena è che sono sulla Terra. Vi dice niente?

L’astronauta che cadde su Marte… e scoprì che invece era la Terra!

Rod Serling ricicla il suo proprio soggetto – tre astronauti naufragano su un pianeta desertico e alla fine scoprono che è la Terra – e lo amalgama col romanzo pseudo-fantascientifco di Boulle ma… amalgamandolo con ciò che sta succedendo nel mondo in quel periodo.

Tra le più iconiche immagini della storia del cinema…
peccato che Rod Serling la copiò da un suo episodio di “Ai Confini della Realtà”!

Il film è del 1968 ed è sciabordante di richiami agli scontri con la nascente cultura giovanile dell’epoca, quando invece Heston rappresentava il patriarcato più oltranzista e tradizionale. Appena può Heston si rade, perché tra la sua gente solo i giovani portano la barba lunga; non starò a notare che le scimmie sedano le rivolte con l’uso di idranti e soprattutto che le scimmie protagoniste hanno problemi di razzismo… e hanno i cognomi che finiscono in -us, come i neri… (Chi ha detto Cassius Clay?)
A fine film, Heston si avvicina al giovane Lucius (Lou Wagner) e gli dice «Continua a spiegarle, le bandiere del malcontento: e non ti fidare di nessuno sopra i trent’anni.» E così il pubblico sessantottino è acchiappato.

Il doppiaggio

Le informazioni sono estrapolate dal sito di Antonio Genna.

Personaggio Attore Doppiatore
Taylor Charlton Heston Renato Turi
Cornelius Roddy McDowall Massimo Turci
Zira Kim Hunter Vittoria Febbi

Titoli di testa


















Titoli di coda






L.
P.S.
Se simili resoconti vi interessano continuate a seguirci ogni venerdì qui su Doppiaggi Italioti e vi invito a venire a trovarmi anche sul mio blog Il Zinefilo: viaggi nel cinema di serie Z.

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