Site icon Doppiaggi italioti

Deadpool e quei titoli di testa tradotti in italiano (da scimmie dattilografe)

Deadpool faccia sorpresa

Sono anni che promuovo la preservazione dei titoli cinematografici italiani, titoli di testa e di coda che al cinema arrivano adattati in italiano per poi scomparire per sempre una volta giunti in home video. Per quanto riguarda i titoli cinematografici, il passaggio a DVD e Blu-Ray ha portato a vere perdite.
Tra i titoli più ricercati per me c’erano quelli di Deadpool (2016), non avendolo visto al cinema mi fu soltanto riferito che i titoli di testa del film erano stati tradotti e quindi per anni ho bramato di vederli. Già amici dalla Germania mi avevano confermato che anche in tedesconia i titoli erano localizzati nella loro lingua e anche lì ne lamentavano la scomparsa nelle edizioni home video, poi sono rispuntati fuori da registrazioni di passaggi televisivi, così come anche in Italia. Ma a volte bisogna stare attenti a ciò che si desidera.

Il primo passaggio televisivo di Deadpool in chiaro, il 20 marzo 2019, ha distrutto qualsiasi sogno. Il film apre sì con i titoli adattati in italiano ma questi sono tradotti così male da farci tornare mentalmente ad una celebre scena del film Matrix, lo sapete di quale parlo.

“L’ignoranza è un bene”

La versione italiana dei titoli di Deadpool

Un po’ di contesto: i titoli di apertura di Deadpool mirano a strappare una meta-risata, l’effetto comico sta nel vedere delle scritte segnaposto là dove dovrebbero esserci i nomi di protagonisti, regista e produttori, quasi come se qualcuno si fosse dimenticato di sostituirli all’ultimo momento. Questa trovata, ha raccontato il regista, era già in copione dai primi momenti quando l’unico nome associato al film era Ryan Reynolds (il protagonista) e ancora non c’era un cast, sapevano solo che ci sarebbe stato “un cattivo”, “una sventola”, “una ragazzina”, etc… da subito l’idea di lasciarli così era sembrata spassosa e così dei segnaposto al posto dei nomi veri sono arrivati fino in sala per poi diventare una delle caratteristiche più memorabili del film.

Per arrivare anche al pubblico italiano, questi segnaposto devono essere tradotti. E traduzione è stata fatta…

Primo cartello, primo errore

Il primissimo cartello è sbagliato.

“Twentieth Century Fox presenta”. Da che mondo è mondo, in questo paese abbiamo sempre scritto “La twentieth Century Fox presenta”, LA!

Già da questa prima scritta possiamo subito sospettare che non sia italiana la persona che si è occupata di tradurre o anche solo revisionare questi titoli. Quindi non possiamo dare la colpa a chi ha adattato il film per il doppiaggio italiano. Questa dev’essere per forza un’operazione made in the USA.

“LA”, “LA”! Ce lo dovremo pur mettere un articolo determinativo qualche volta! (semi-cit.)

Il film di un certo “Some Douchebag”

Il secondo cartello per puro caso è corretto ma è con il terzo che si raggiunge già l’apoteosi. In teoria dopo questo potrei anche chiudere l’articolo, tanto di peggio non si può fare.

“Some douchebag’s film” (il film di un coglione qualunque) è stato tradotto come “Un film SOME DOUCHEBAG”.

Non ne capisco neanche il senso logico, se avessero scambiato “some douchebag” con il nome proprio di una persona non sarebbe dovuto diventare “un film di”? Con questo cartello si insinua l’ipotesi che siamo in presenza di una traduzione automatica senza revisione umana, probabilmente fatta con Google Translate che sembra avere ancora oggi dei problemi nel capire e tradurre “douchebag”. Infatti se oggi, a tre anni di distanza dall’uscita del film, quella frase la diamo in pasto al traduttore più usato al mondo questo è il risultato:

Comincio a pensare che si tratti di un lavoro svolto alla 20th Century Fox negli Stati Uniti senza alcun controllo qualità, anzi, senza alcun controllo e basta. Parliamo di un film di 58 milioni di dollari con nessuno di vagamente competente che possa rileggere quello che sarà proiettato nelle sale di un intero paese. Potrebbe trattarsi di qualche Frank Borriello, del New Jersey, stagista agli effetti visivi con trisavolo di Torre del Greco (NA) e quel “some douchebag” se l’era lasciato per ultimo, come segnaposto, perché non sapeva come tradurlo e alla fine se n’è dimenticato, il che sarebbe anche molto ironico visto che questi titoli erano loro stessi dei segnaposti. O forse non c’è mai stato neanche un Frank Borriello, solo un click su Google Translate e via, stampatene 400 copie!

Ve lo aggiustiamo noi di Doppiaggi italioti, va bene?

Ci sono voluti un paio di secondi. Ci voleva tanto, Fox? Te l’abbiamo tradotto in un istante e gratis… al tuo film da 58 milioni di dollari.
Sapete cosa costa poco? Tradurre. I traduttori professionisti fanno la fame per colpa di chi si improvvisa traduttore e propone prezzi scandalosamente bassi, quelli che ci riescono a campare fanno comunque le capriole per arrivare a fine mese. È un lavoro che si intraprende per passione, non per sguazzare nella pecunia, perché una buona traduzione dà tantissime soddisfazioni anche quando è sottopagata (e lo è quasi sempre quando si tratta di inglese-italiano). Sapete cosa costa molto di più invece? Doppiare. I doppiatori sono attori davanti ad un leggio, pagare un doppiatore vuol dire pagare una persona nella categoria lavoratori dello spettacolo e ci sono anche i costi del mantenimento di sale di registrazione, i fonici etc…, è quindi molto più costoso della sola traduzione di un testo.

Qui c’era solo da tradurre. Anzi, c’era solo da fare la correzione bozze a Google Translate. Evidentemente chi se n’è occupato era troppo incompetente per fare anche solo questo, di certo non c’era nessuna passione dietro, solo some douchebag che non avrebbe dovuto neanche trovarsi in quella posizione.
Andiamo avanti.

Un perfetto idiota

Con l’originale “God’s perfect idiot” si intende l’idiota migliore che Dio abbia messo sulla terra. Migliore non solo per capacità ma a tutto tondo, quindi anche più bello, più affascinante… più tutto. Di certo una frase di traduzione né facile né immediata, ma tra non tradurli e scrivere SOME DOUCHEBAG paro paro nei titoli italiani ne passa! Di mezzo c’è il mare delle traduzioni. Una proposta: “L’idiota migliore del mondo”, visto che subito dopo a indicare Ryan Reynolds c’è la copertina della rivista (con il suo nome in piccolo) e la scritta SEXIEST MAN ALIVE.

Un perfetto idiota in inglese è un complete idiot e non è ciò che la frase God’s perfect idiot voleva significare. Gli idioti si sono sbagliati proprio su idiota.

Nei sottotitoli al Blu-Ray è stato poi cambiato in con il perfettissimo idiota” che ha ancora meno senso, invece “some douchebag” rimane. Idioti.

Belle gnocche

Il quarto cartello trasforma una “hot chick” in “una bella gnocca”, che può far ridere e, ovviamente, non è sbagliato in ciò che vuole esprimere. Il problema è che si tratta di italiano dialettale e per tradurre un normalissimo “hot chick” avrei delle remore a buttarmi subito su una scelta dialettale (per quanto nota in più regioni). Non è un film con Andrea Roncato.

Il capoufficio pacchi della Fox

Una traduzione blanda (ricordandoci le intenzioni di questi titoli segnaposto) sarebbe potuta essere una bella ragazza o una mezza dozzina di alternative non troppo dialettali, ma voglio farvi considera l’opzione suggeritami dal collaboratore Leo: “una pupa sexy”. “Pupa” è stato in passato uno dei corrispettivi di “chick”, perché rende l’idea di un essere ancora non maturo né formato, come il chick è il pulcino, così la pupa è un insetto ancora non pronto. In più fa ridere, l’accostamento di pupa e sexy fa ridere pur rimanendo coerente con il linguaggio del film. Sexy è arrivato nella cultura popolare italiana e nei dizionari già dagli anni ‘50, ben si associa con le produzioni americane e con il concetto che vuole esprimere la parola “hot” presente in “hot chick”.

Il nostro ufficio tecnico gestito dal mio Leo ve lo sistema in 2 minuti.

La nostra proposta (©Leo di Doppiaggi Italioti)

 

Un inglese sadico

Il quinto cartello parla di “un inglese sadico”.

Dev’essere quello che insegnano in molte scuole italiane.

Sì, nel film abbiamo un cittadino britannico sadico che è il cattivo del film. Ma il titolo originale era “a British villain”. Per gli americani, gli inglesi sono i “cattivi” cinematografici ideali, l’accento che si portano dietro è associato ad un’idea di elitarismo verso cui provare immediata “sfiducia fino a prova contraria”, oltre ai motivi storici noti a tutti. Se al pubblico americano vuoi far provare antipatia per un personaggio antagonista, lo fai parlare con accento inglese.

E non dite “un cattivo inglese” perché questo lo riserviamo per chi ha tradotto questa cosa. Se “un inglese cattivo” può non bastare, ci potremmo sempre appigliare a “il cattivo con l’accento inglese”, una soluzione elegante e coerente non solo con le intenzioni degli autori ma anche con la scelta di doppiaggio, anche nel film in italiano infatti il cattivo parla, per l’appunto, con un accento inglese, normalmente non una scelta ideale in un film doppiato ma in linea con il tono farsesco dell’intero film. I lettori di lunga data ormai avranno capito che in questo blog non si parla per assoluti ed ogni caso viene valutato separatamente.

Cartello numero 6: “il lato comico”

Il lato comico… di cosa??? (i tre punti interrogativi sono necessari). In originale leggiamo “The comic relief”, un termine che nel linguaggio teatrale (da cui deriva) indica in maniera generale una scena o una persona atta a stemperare la tensione, ad essere sollievo (relief, appunto) in maniera comica, fornisce una nota divertente in una situazione magari per il resto più seria. Se identificato in un personaggio specifico, il comic relief non è mai il protagonista ma più spesso una sua “spalla”. Tradurlo come “il lato comico” è una scelta giustificabile solo se se ci aggiungessimo “…del film” e comunque non farebbe pensare ad un personaggio quanto piuttosto ad un aspetto della trama (come se dicessimo “il lato comico… della vita”). I cartelli delle sigle e dei titoli di inizio devono essere autosufficienti e quelli di Deadpool in inglese non lasciano spazio all’interpretazione personale, né al dubbio, non è il contesto che ci aiuta a capire dove vogliono andare a parare.
Quanto era più semplice scrivere “il personaggio comico” o un suo equivalente. Ecco.

Adolescenti pobblematici e personaggi in CGI

Prossimo cartello, “A moody teen”, tradotto con “Un’adolescente problematica”. Per citare Mario Brega… ma che è sto frasario ciancicato? Un’adolescente problematica è qualcosa di ben più grave della ragazzina imbronciata che vediamo nel film, molto di più di ciò che ci comunica il cartello in inglese con “moody teen”. Vogliamo dire una ragazzina volubile? Scontrosa? Sempre imbronciata? Tante ce n’è!

Nel titolo seguente, da “A CGI character” arriviamo a “Un personaggio creato al computer”. Un po’ goffo perché sa tanto di traduzione diretta di “Computer-Generated” e magari ambiguo, perché se vogliamo spaccare il capello “creato al computer” può voler dire tante cose. Ad ogni modo, sebbene un po’ lunghetto, ci stava bene anche “Un personaggio in computer-grafica”, che fa tanto anni ‘90. E se vogliamo usare il “linguaggio giovane” non avrebbe stonato troppo neanche “Un personaggio in CGI”. Chiaro che, rispetto a “un film Some Douchebag”, qui stiamo spaccando il capello in quattro ma nel complesso sono tutti cartelli che sarebbe stato meglio tradurre in altro modo, tra più gravi e meno gravi.

Budini, surgelati e traduzioni marca Cameo

Al nono cartello si svela finalmente che chi ha scritto queste cose “in italiano” in realtà l’italiano non lo conosce.

Perché traducendo “a gratuitous cameo” con “un cameo inutile” si dimostra innegabilmente di ignorare che la parola in italiano è cammeo, con due emme! La parola è di origine italiana, il cammeo cinematografico è stato chiamato così a Hollywood (anche se americanizzato in “cameo” e pronunciato càmio) perché in questo genere di gioielli compare una testa o un mezzobusto (tipicamente di donna) e ben si adattava a quello che era una “comparsata”, come ad esempio quelle di Alfred Hitchcock o di Stan Lee, per rimanere in tema. Il “cammeo inutile” in Deadpool si riferisce proprio al suo.

Dalla Treccani:

cammèo (raro camèo) s. m. [etimo incerto]. – 1. Nome di gemme, di vario tipo, lavorate sia a tutto tondo, per le quali nell’antichità si adoperarono quelle monocrome, sia a rilievo, per cui si preferirono l’agata, la sardonica, l’onice, traendo effetti coloristici dai varî strati. Pittura, incisione a cammeo: v. camaïeu. 2. Nel linguaggio cinematografico, partecipazione speciale di un attore non protagonista a un film.

Lo sa anche Google Translate:

Sapete chi non lo sa? Bing Traduttore:

“Cameo” con una emme è una forma rara, chi la usa oggi probabilmente lo fa perché ha imparato questa parola scoprendola prima in inglese e il dizionario gli conferma che “tecnicamente” esiste anche con una emme, di conseguenza “cameo” va benone anche a Frank Borriello con Bing Translator alla mano e con il trisavolo di Torre del Greco che, ironicamente, è anche la patria dei cammei.
Tecnicamente non è un errore, solo una forma rara e proprio per questo sarà difficilmente la scelta giusta per una traduzione in questo contesto.

Tradotto da buoni a nulla

Anche gli ultimi tre cartelli, sebbene anni luce da un film Some Douchebag (onta a vita per una simile non-traduzione), fanno sempre parte dello stesso grande problema, chi ha tradotto era un buono a nulla e sto citando la traduzione in questione, quella che traduce un produced by asshats (cioè prodotto da beoti/idioti/deficienti/etc… ) in prodotto da BUONI A NULLA”.

Funziona lo stesso? Sì. È la stessa cosa? Non proprio. Asshat viene dal detto “avere la testa su per il proprio culo” e per estensione avere un culo (ass) per cappello (hat). Il termine è usato per persone inette, imbranate, che non hanno la minima idea di cosa succede intorno a loro, per il Nord America è usato anche per persone fastidiosamente ignoranti. I sinonimi possibili sono tanti, non so se punterei sui buoni a nulla. Prima di arrivare a buoni a nulla mi sarei fermato almeno a considerare buffoni o somari: “Prodotto da DEI BUFFONI”. È una delle tante possibilità.

L’idea dietro questi titoli divertenti è che gli autori della sceneggiatura (e quindi di questi testi, sto parlando di quelli in inglese) stiano approfittando dell’occasione per togliersi qualche sassolino dalla scarpa, quindi: i nomi degli attori poco importano, tanto conosciamo già i loro ruoli stereotipati inclusa la presenza di un personaggio in CGI che è una costante nei film Marvel; i produttori sono buffoni incompetenti perché prendono decisioni non avendone quasi mai le competenze o la lungimiranza; il regista è un coglione qualunque perché la Marvel usa spesso registi-fantoccio che fanno esattamente ciò che gli viene detto di fare, etc…; dopo questa trafila di finte coltellate agli altri, gli sceneggiatori a questo punto descrivono loro stessi come i veri eroi della situazione (written by the real heroes here), che in italiano diventa scritto dai veri supereroi.

Che potrebbe starci, in riferimento al fatto che siamo in un film di supereroi, ma potremmo dire che in inglese non è stato usato il termine superheroes, semplicemente heroes, infatti fa parte di una frase abbastanza comune “the real hero here” in uso anche in molteplici memi internettiani; è chiaro che l’allusione è ai supereroi visto che è un film della Marvel ma non ha bisogno di essere così palese. Dicendo “i veri eroi” si capisce tutto lo stesso rimanendo fedeli al testo e alle intenzioni. Piccole cose, lo so. Non è some douchebag. Niente può esserlo!

Infine arriviamo al regista, definito uno pagato troppo, secondo i titoli italiani.

È vero, il significato non è distante dall’originale directed by AN OVERPAID TOOL. Manca l’offesa, “tool”, che secondo l’Oxford Dictionary vuol dire

3 vulgar slang: A man’s penis.
3.1 A stupid, irritating, or contemptible man. ‘that guy is such a tool’

Vogliamo chiamarlo un minchione? Un cazzone? Un imbecille? Scegliete voi. Inoltre, “pagato troppo” sembra parte di una frase che avrebbe forse più senso in un dialogo piuttosto che a vederla scritta. Il senso è quello di: regia di UN IMBECILLE STRAPAGATO.

Come in tanti altri esempi precedenti, non c’è un’unica soluzione più giusta delle altre, ci possono essere sicuramente tante alternative e varianti, non è detto che le nostre siano le migliori in assoluto, ciò che è chiaro però è che i titoli ufficiali vadano dal completamente sbagliato al “non mi torna più di tanto” perché è palese che non siano stati gestiti da persone che conoscono la nostra lingua per davvero.

Chi sono i nostri veri eroi?

Se pensate che sia colpa di qualche televisione privata, sbagliate. Fonti interne alla Mediaset mi confermano ciò che già immaginavo, i titoli di Deadpool mostrati sul canale Italia 1 vengono direttamente dalla Fox e così sono apparsi anche su Infinity e altri canali a pagamento. Mi riferiscono anche che su Blu-Ray e DVD, dove la titolazione è in inglese, appaiono sottotitoli in italiano che riportano proprio quelle stesse traduzioni andate impunemente al cinema.

Questo livello di cialtroneria arriva direttamente dagli Stati Uniti o dai loro diretti affiliati in Europa e non è cosa nuova, è più usuale di quanto immaginiate, solo che è molto raro che tale cialtroneria arrivi fino alla sala cinematografica. In un’intervista a Tonino Accolla ad esempio veniamo a conoscenza di una versione del film dei Simpson proposta dalla Fox con un doppiaggio eseguito in america dove la canzone cantata da Homer (poi adattata da Accolla come “Spider Pork”) faceva “Porco Ragno” con pesante accento americano (almeno così la imitava Accolla stesso, che l’aveva sentita).

Magari i detrattori di “Spider Pork” rivaluteranno l’adattamento di Accolla alla luce di ciò che poteva essere. Insomma, dagli anni ‘30 di Stanlio e Ollio che giravano le stesse scene recitando in più lingue senza conoscerle (con l’effetto comico che per loro è stato l’inizio del successo italiano), non sembra essere cambiato molto. Oggi, dopo 90 anni, gli studios ancora si domandano se per risparmiare non si possano far adattare e doppiare i film direttamente in America, da italo-americani. Loro lo conoscono l’italiano, no?

E non è una cosa che caratterizza soltanto la Fox, o pochi altri casi singoli, sembra invece essere endemica della categoria. La stessa fonte che lavora alla programmazione Mediaset mi racconta ad esempio della prima copia di un film, consegnata da Universal, che sotto al titolo originale The Fast & the Furious: Tokyo Drift inseriva a video un sottotitolo con la sua traduzione in italiano “Il digiuno e il furioso, la deriva di Tokyo”. Non si trattava di un’aggiunta Mediaset, era stata data loro dal fornitore internazionale per la trasmissione televisiva, in seguito è stata richiesta una nuova copia priva di sottotitoli già preparati all’estero.

Siamo in queste mani, e sono gli stessi che premono perché gli adattamenti italiani non adattino niente ma che piuttosto traducano quasi parola per parola (di esempi simili ne è pieno il mio blog). Di gran parte di queste storie non sentirete mai parlare, ma per chi lavora nel settore è una lotta continua che non fa neanche ridere.

Queste piccole storie ci fanno capire quanti filtri mettono al riparo il pubblico italiano dalla dabbenaggine di quelli che dall’estero (e anche qualche esaltato capo edizione italiano) si occupano delle versioni italiane e non deve sorprendere lo scoprire che traduttori e dialoghisti combattano quotidianamente con richieste idiote di supervisori che non conoscono l’italiano o lo conoscono male e chiedono di lasciare traslitterazioni dirette, “ho preparato delle uova” viene fatto cambiare in “ho preparato alcune uova” perché per il committente ignorante tradurre è questione di sostituire parola per parola. Molti di questi casi vengono filtrati in uno dei tanti passaggi che stanno tra il copione in inglese e il doppiatore che alla fine recita la battuta. Raramente arrivano fino alla sala cinematografica.

In questo panorama i veri eroi sono quelli che, alla direzione di doppiaggi e all’adattamento dei dialoghi, riescono a far comprendere che certe scelte sono deleterie per il film stesso, ma non tutti i committenti si lasciano convincere da chi lo fa di mestiere, né tutti i direttori di doppiaggio hanno le competenze, la sensibilità o anche solo la forza di suggerire cosa è più corretto. Quindi la qualità di quello che arriva in sala può variare.

 

Some douchebag

Exit mobile version