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Black Christmas – Un Natale rosso sangue (1974)

Black Christmas Un natale rosso sangue 1974 titolo di introduzione

Un articolo di dicembre su un film di Natale? Qui? Sul blog Doppiaggi italioti?! Ma è proprio un miracolo di Natale che sia riuscito a pubblicare qualcosa di vagamente attinente al periodo. Approfittando di una rara pausa, sono andato a scavare nei doppiaggi anni ’70, quando trovare dialoghi italiani “identici” a quelli originali era praticamente impossibile, ma a vantaggio di una naturalezza oggi non ben accetta nel settore (colpa degli americani che esigono che non si inventi proprio niente). E i dialoghi inventati qui non mancano. Vi parlo di Black Christmas (Un natale rosso sangue), del 1974, portato in Italia col titolo inglese e un sottotitolo italiano tra parentesi. Fu approvato dalla censura a fine novembre del 1975, ma uscì in Italia a feste ormai concluse il 20 febbraio 1976 (come documentato da Italian Pulp Movie Posters). Se aspettavano un altro po’ diventava un film di Pasqua.

Divieto per i minori degli 18 anni e tanto perché, specie all’inizio, contiene un frasario con numerose battute volgari ed oscene; contiene inoltre numerose scene di violenza efferata contro persone, culminanti in un susseguirsi di omicidi” (Visto Censura)

La trama in breve del “primo” slasher della storia

Un assassino ha preso di mira le ragazze dell’associazione studentesca femminile Kappa Sigma di un campus universitario, rimaste sole per le vacanze di Natale. Dalle minacce telefoniche però l’assassino passa all’azione e comincia a uccidere.

Black Christmas è un precursore del genere slasher, avendo anticipato Halloween di Carpenter (che alla sua uscita fu addirittura accusato di essere derivativo di Black Christmas) ed è stato un film seminale per tematiche reazionarie come quella delle ragazze promiscue che finiscono malissimo (nonostante la prima vittima sia una ragazza vergine). Venerdì 13 ci camperà per trent’anni col punire le ragazze che bevono, fumano, dicono parolacce e, cosa peggiore di tutte, sono delle zozzone dedite ai piaceri sessuali. Che schifo, i piaceri sessuali! (cit. di una grande battuta ironica del blogger Lucius Etruscus)

Insomma, Black Christmas non è solo “uno di quei film”, è il primo di quei film. Così almeno si dice in giro. E Psyco di Hitchcock MUUUUTO!!! E Mario Bava con Sei donne per l’assassino? MUUUUTISSIMO!!!

Foto di una locandina italiana tutta stropicciata

Chi doppia l’assassino?

Black Christmas è anche uno di quei film dove gli amanti del doppiaggio scoprono subito l’identità dell’assassino dalla prima telefonata: è Elio Pandolfi! Fino ad oggi l’identità del doppiatore dell’assassino non era nota ma finalmente ho potuto dargli un nome (grazie alle orecchie del mio collaboratore Leo e successive conferme). Per i non esperti di doppiatori Pandolfi doppiava Zio Fester nei film anni ’90 della famiglia Addams, ma nella sua carriera ha interpretato anche antagonisti, qui ne cito alcuni: il clown in Spawn (1997), Bela Lugosi nel Dracula del 1931 (doppiato per la Rai nel 1986), Gollum nel film animato del Signore degli anelli.

L’idea di fargli doppiare l’assassino potrebbe venire da un film di 10 anni prima, I tre volti della paura (1963) di Mario Bava, dove Elio Pandolfi interpretava proprio la voce al telefono.

Elio Pandolfi voce al telefono nel film I tre volti della paura (1963)

Sulla voce dell’assassino in Black Christmas c’è una curiosità tutta americana: in originale la voce dell’assassino al telefono è di almeno 4 persone diverse. Mi sono domandato se non avessero fatto qualcosa di simile anche per la versione italiana, ma sembra essere Elio Pandolfi in tutte le telefonate. Anche nella prima dove ricorda Carlo Valli.

A proposito di Carlo Valli (qui una piccola nota che non c’entra con Black Christmas), è stato la voce dell’assassino al telefono da Scream 1996 fino a Scream 2022 e a questi possiamo anche aggiungere Insomnia (2002), altro film che durante la visione si meritò la mia battuta “l’assassino è Carlo Valli!”. Potrei quasi dedicare un’intera rubrica ai “film in cui Carlo Valli è la voce dell’assassino al telefono”. Anche se non ci aveva mai pensato prima nessuno, Carlo Valli è LA voce italiana degli assassini al telefono. Come sempre a Doppiaggi italioti tiriamo fuori primati sul doppiaggio che neanche sospettavate. Ma prima di Carlo Valli c’è stato Elio Pandolfi. Chiusa parentesi.

Elio, sei tu?

L’adattamento italiano di Black Christmas

Il film inizia proprio con una telefonata con molte battute inventate in italiano come riempitivo. Qui i due copioni a confronto. Anche chi non conosce l’inglese potrà notare le battute aggiunte in italiano.

Battute originali Adattamento italiano
Sì.
Sì.
Oh, come on. You gotta be kidding! Uno chalet in montagna?
Mica male l’idea. Prendo un bel maschione e vi raggiungo.
Why can’t I come too? “Meglio di no”? Perché “meglio di no”?
Well, who the hell is he? Ce n’hai un altro nuovo lì con te?
You’re a real gold-plated whore, Mother, you know that? Però! Alla tua età riesci a reggere un bel ritmo.
I’ll just get a couple of my friends and we’ll go, uh, skiing. E io me ne fotto! Accompagno [frase inudibile] a sciare.
Yeah, sure, mom. I’ll be fine. I’ll see you around. Dai, mamma. Non rompere. Ci vediamo.

Questo è uno dei primi dialoghi del film e ci fa capire immediatamente lo spirito dell’intero adattamento: dialoghi che a un primo impatto sembrano inventare molto, ma che a ben guardare lasciano trasparire una comprensione del materiale, dei personaggi e una capacità di scrivere dialoghi che sembrano essere nati in italiano.

Un film di telefonate

Prendendo questa scena fuori contesto ad esempio potremmo chiederci da dove spuntino fuori lo “chalet di montagna”, il volersi portarsi dietro “un bel maschione” e le varie sboccataggini verso la propria madre al telefono. Ma a tutto c’è una risposta. Lo chalet viene nominato nella scena seguente, quando la protagonista dopo la telefonata chiede agli amici se vogliono andarci. La sboccataggine invece origina da quel “gold-plated whore” che la sboccata Barbara dice alla madre chiamandola letteralmente “una puttana placcata in oro” e dall’aver scoperto che la madre ha un nuovo uomo (Well, who the hell is he?, “E chi diavolo è?”) e che per colpa di questo nuovo compagno, la madre non vuole la figlia tra i piedi a Natale.

È uno di quei rari casi del doppiaggio italiano in cui un personaggio ha un “frasario sboccato” (cit. dal film) che supera l’originale, ma la scelta è certamente voluta dal dialoghista per far capire immediatamente il personaggio. Del resto, quando abbiamo un personaggio che chiama “puttana” (whore) la propria madre non sorprende più di tanto che possa risponderle “e io me ne fotto!”, anche se in originale questa espressione non esiste affatto.

Anche l’altra frase inventata in italiano “prendo un bel maschione e vi raggiungo” ha senso per quel personaggio che subito dopo denigrerà le “vergini di professione”, ovvero le ragazze troppo inibite. È inventata? Sì. È superflua? Forse. Fa ridere? Sì. E allora ci piace.

“Prondi?”

Black Christmas non sarà forse uno di quei film da prendere a modello per imparare a tradurre dall’inglese, ma potrebbe essere utile per imparare a scrivere dialoghi in italiano (per sceneggiature magari), che è tutt’altro campo di battaglia. Prendo una frase a caso di una conversazione telefonica per far capire di cosa parlo: “we’re just having a little party. No, I’ve had a couple.“, posso immaginare come oggi una battuta del genere possa diventare qualcosa come “Stiamo solo facendo un piccolo party. No, un paio di bicchieri…”. Nell’adattamento italiano di Black Christmas quella frase diventa invece: “No, abbiamo avuto un po’ d’amici in casa. Ma va’, giusto un goccetto“. E quanto è più familiare e naturale in quella specifica situazione! Questa è una frase presa letteralmente da un punto a caso del film (una delle tante) che ho deciso elevare a esempio, altrimenti sarebbe difficile parlare di qualcosa come dialoghi ben scritti visto che per loro stessa natura tendono a risultare invisibili. Ed è una delle tante frasi che sulla carta sembrano “alterate”, ma portano lo stesso senso nella lingua italiana. Sennò che lo chiamiamo a fare “adattamento”?

Tutto rose e fiori dunque? Che domande, no! Ma Black Christmas in italiano risulta diverso solo a una prima occhiata e tutto sommato, pur con tante scelte creative, il risultato se lo porta a casa. Vediamo quali sono stati i cambiamenti più grossi.

La signorina Mac

Un copione diverso… ma a ben guardare uguale

Il padre di una delle ragazze dice alla signorina Mac (una donna di una certa età responsabile per le studentesse) che non ha mandato la figlia al college perché bevesse e rimorchiasse ragazzi. Questo in inglese. In italiano invece dirà…

I didn’t send my daughter here to be drinking and… picking up boys.
Mia figlia è venuta qui per studiare biologia, … non il kamasutra.

Un’alterazione niente male. Poi la signorina Mac in privato riprende le parole del padre della ragazza esprimendo quello che avrebbe voluto dirgli:

“I didn’t send my daughter here to be drinking and picking up boys.” Tough shit! Am I supposed to be responsible for the morals of every girl in this goddamn house? These broads would hump the Leaning Tower of Pisa, if they could get up there. I do my best. I don’t know what the bastards expect of me. Christ’s sake!

La signorina Mac praticamente sta dicendo: “Non ho mandato qui mia figlia per bere e rimorchiare ragazzi”, beh, ti attacchi al cazzo. Dovrei essere io responsabile per la moralità di tutte le ragazze in questa stramaledetta casa? Queste ragazze si chiaverebbero la Torre di Pisa se potessero montarci sopra. Io faccio del mio meglio. Non so che cosa si aspettano da me questi stronzi (gli stronzi sarebbero i genitori dei ragazzi).

Questa è una mia traduzione più o meno diretta per farlo capire anche a chi l’inglese non lo mastica. Non dico che dovrebbe essere tradotto così. Nel doppiaggio italiano non mi è chiaro se la parte sulla Torre di Pisa sia stata fraintesa o volutamente ignorata, ma è certamente usata… diversamente:

“Io ho mandato qui mia figlia a studiare biologia, non il kamasutra”. Che razza di discorsi. Ma che stronzo! Come se io fossi responsabile della moralità di tutte quelle che bazzicano questo mezzo bordello. Arriva un fesso e crede di poter raddrizzare la Torre di Pisa con una spintarella. Io faccio del mio meglio. Che cavolo si aspetteranno da me questi rompicoglioni. Che strazio!

Con “arriva un fesso e crede di poter raddrizzare la Torre di Pisa con una spintarella” in italiano non si allude più alle ragazze della sorority house (club per studentesse nel doppiaggio italiano) che si scoperebbero qualsiasi cosa (inclusa la Torre di Pisa se potessero), bensì parla del padre della ragazza in questione che pensa di fare l’impossibile: tenere a bada la figlia. Poco prima infatti, ispezionando la stanza della figlia (piena di poster erotici), il padre aveva detto “comunque non mi piace affatto l’atmosfera che circonda mia figlia. E intendo cambiarla al più presto“. A prima vista quindi la battuta alterata riguardante la Torre di Pisa sembrerebbe una sorta di censura che omette l’idea che le ragazze del “club” Kappa Sigma siano sessualmente disinibite. A ben guardare però, questa informazione non è omessa, ma solo spostata alla frase precedente quando la signorina Mac dice “tutte quelle che bazzicano questo mezzo bordello“. Un’aggiunta in italiano che porta lo stesso messaggio.

Barbara che imita “la lingua più veloce del west”

Continuando con le frasi alterate, la studentessa Barbara (Margot Kidder), che ci dà ampiamente modo di capire di non essere una ragazza “per bene” sin dalla prima scena del film, continua a scioccare i genitori impettiti della ragazza scomparsa narrando loro un aneddoto sulle tartarughe che si accoppiano per tre giorni senza mai fermarsi. Anche qui il dialoghista approfitta dell’occasione per inventarsi qualche battuta e invece di farle dire come in originale “non mi crede, vero? Come potrei inventarmi una cosa del genere?” opta per qualcosa di diverso:

There’s a certain species of turtles that can screw for three days without stopping. You don’t believe me, do you? Well, I mean, how could I make something like that up?

Ci sono certe tartarughe che possono scopare per tre giorni filati senza mai fermarsi. È un dato scientifico, sa? Come cazzo faranno, io non ci sono mai riuscita.

Anche qui potremmo dire che si inventa, è vero, ma sempre rimanendo fedeli al personaggio che fino a questo momento ha 1) sparlato delle ragazze vergini, 2) dato da bere alcolici a un bambino, 3) preso in giro un poliziotto dando un numero di telefono falso “FELLATIO 69-2-3” (in originale “Fellatio 2-0-8-8-0”), 4) bevuto birra in occasioni sconvenienti, 5) chiamato il pervertito al telefono “la lingua più veloce del west” facendo boccacce e allusioni sessuali. Il personaggio rimane immutato, anche con qualche battuta aggiunta. Poco dopo dirà sempre sull’accoppiamento delle tartarughe: “ma vi rendete conto, tre giorni! A me già mi va bene se duro tre minuti” (I’m lucky if I get three minutes), quindi ancora una volta la battuta aggiunta che apparentemente “stravolge”, in realtà pesca concetti da altre frasi della stessa scena. Il personaggio rimane identico, solo non dice le stesse cose nello stesso ordine come siamo abituati ad aspettarci oggigiorno.

Bevi che ti fa bene

In questo contesto, quando Barbara dice di aver visto le tartarughe farlo allo zoo, il suo “it was very boring” (era di una noia mortale) diventa “era quasi arrapante“, questo sì un cambiamento ma in un discorso comunque sconveniente (subito dopo dirà che le zebre dello zoo si accoppiano in 30 secondi e soffrono di “ejaculatio praecox”).

L’eccessiva sconvenienza di Barbara serve alla trama, in quanto sente che gli altri la giudichino responsabile della morte della compagna di “club”. E poi gli americani erano appena usciti dagli anni ’60, e dimostrare la degenerazione di tutta quella libertà ottenuta dai giovani è sempre stato un concetto ben accetto da quella società di bacchettoni che si chiama Stati Uniti d’America.

Insomma, tornando ai nostri dialoghi, i cambiamenti sembrano avere quasi tutti una loro giustificazione e non c’è nessuna censura o modifiche dovute a un qualche moralismo dell’adattatore, come avevo sospettato inizialmente quando questo film è stato portato alla mia attenzione.

Le cose belle: le parolacce

Essendo ormai abituato ai doppiaggi attuali dove il numero di parolacce si è ridotto a un pugno di offese sempre uguali, specchio della scarsità delle offese americane, non nego che rivisitare l’adattamento delle parolacce in un film anni ’70 come questo sia sempre una boccata d’aria fresca.

Look, she’s supposed to be going away with me for the weekend, goddammit!
S’era detto di andare in montagna a passare un weekend, sì o no? Porco Giuda!

Quand’è l’ultima volta che abbiamo sentito un “porcoggiuda” in un doppiaggio? Nello stesso film altri goddammit diventano “maledizione!“, “e allora va’ a farti fottere!“, “che Dio ti fulmini!“, “della malora“, etc… ed è palese che l’adattamento presti attenzione alle intenzioni più che preoccuparsi di tenere un glossario coerente. Quelle sono preoccupazioni esclusivamente moderne che appiattiscono tutto. In un film così doppiato oggi avreste sentito soltanto una dozzina di “maledizione” al posto di goddammit.

Tra le battute spiritose aggiunte in italiano c’è l’accusa alla polizia che non sembra occuparsi del caso della studentessa scomparsa:

Invece di star lì come salami, non potreste darvi un po’ da fare?

Da “you guys can never get it together [incomprensibile]”.

E perché non approfittare di un “chiudi il becco” per dare del cornuto al poliziotto?

Poliziotto: You. Shut up!
Poliziotto: Tu. Chiudi il becco!

Barb: You know, for a public servant, I think your attitude really sucks.
Barb: Invece io parlo quanto mi pare e comunque becco ci sarai tu!

La battuta originale potrebbe essere tradotta come “Per essere un poliziotto, il tuo atteggiamento fa proprio schifo”. Ma c’era l’occasione di mettere in bocca a Barbara l’ennesima battuta/offesa ed è stata colta.

La canzone della signorina Mac

La signorina Mac sola in casa canta “io coi maschi non ci gioco, voglion tutto e danno poco, o un altro amor focoso che è molto spiritoso e riscalda il cuor.” In inglese canta invece “Alligators come through the gate, goodbye leg if ya get away late. Lollies always love to pop.“. Si tratta di una canzone del 1925 chiamata As a Porcupine Pines for Its Pork di Billy Jones & Ernest Hare, proveniente da una trasmissione radiofonica americana molto pulita chiamata The Happiness Boys. Non mi risulta che il testo della canzone abbia doppi significati, è stata solo l’occasione per inventarsi nuove parole. In questo caso adatte al personaggio della zitellona. Una nota simpatica da un’era in cui si potevano inventare anche le parole di una canzone (che niente ha a che fare con la trama del film quindi poco male se non parla di alligatori). Oggi probabilmente sarebbe rimasta in inglese e non doppiata.

Cambiamenti arbitrari

Se gran parte dei cambiamenti vanno ad arricchire il copione originale, non si può dire che siano TUTTI benvenuti o giustificati. Non sono tantissimi ma ci sono. Ne ho presi due più rappresentativi.

1) Rappresentante al posto di un camionista

Una madre dice alla polizia che il “marito fa il rappresentante ed è sempre fuori“. In originale il marito invece è un camionista (truck driver). Questo non cambia assolutamente niente nella trama del film perché è una frase buttata lì che non ha ripercussioni di alcun tipo, ma il motivo del cambiamento posso solo indovinarlo. Chiaramente il lavoro del camionista esisteva anche in Italia nel 1975, ma era il “rappresentante” il mestiere che tradizionalmente teneva i mariti lontani da casa per lunghi periodi. Negli Stati Uniti, che sono grandi quanto l’Europa intera, fare il camionista può tenere le persone lontane da casa anche per mesi, a differenza dell’immagine che abbiamo del camionista in Italia che può lavorare anche localmente o stare via per periodi limitati. Non riesco a pensare ad altre motivazioni. Oggi sembra un cambiamento del tutto arbitrario.

2) Billy e Agnes

L’assassino, che si identifica col nome di Billy, in originale nei suoi deliri nomina spesso una tale Agnes e chiama così tutte le sue vittime poco prima di ucciderle, ma questo nome viene completamente omesso nella versione italiana. In italiano diventa in alcuni casi “mammina”, quindi potremmo supporre che Agnes sia stata la madre dell’assassino, ma in realtà il film in lingua originale non spiega mai chi sia Agnes, possiamo solo sospettare che sia una parente diretta – madre o sorella – probabilmente la prima delle sue vittime. Ma le motivazioni del killer così come la sua “backstory” non ci vengono mai rivelate.

L’omonimo remake del 2006 ovviamente non poteva lasciare niente di misterioso e fornisce un’intera storia delle origini su Billy, ma si tratta appunto di un rifacimento quindi non ci aiuta. Curiosamente, Wikipedia in inglese ha un intero articolo dedicato a questo killer misterioso di nome Billy e sempre su Wikipedia scopro che negli anni è stato anche considerato uno dei più grandi “cattivi” di tutti i tempi. Ma da chi??? Le fonti citate sono articoli acchiappaclick su siti online come GamesRadar (nel 2017) e Bloody Disgusting (nel 2016), quindi da nessuno.

È possibile che il nome Agnes sia stato omesso per evitare di generare ancora più confusione durante le scene dei deliri telefonici dell’assassino, ma dubito che questo fosse davvero necessario. È chiaramente parte di un delirio che rievoca eventi passati del killer, e questo secondo me sarebbe stato comprensibile anche in italiano. Nel copione italiano le telefonate hanno un po’ più senso, essendo quasi sempre delle minacce dirette alle ragazze che rispondono al telefono, ma forse non era quello l’obiettivo degli sceneggiatori/regista.

Sia chiaro che sono piccole cose, in ogni caso tra inglese e italiano io probabilmente opterei per il doppiaggio italiano (soprattutto per le parolacce e le varie offese creative), se non fosse per la qualità audio della versione che circola in DVD, che fa veramente schifo. Sicuramente sono stati applicati pesanti filtri di riduzione rumore che però hanno reso il parlato poco comprensibile, tanto che spesso potreste aver bisogno dei sottotitoli in italiano per riuscire a capire cosa dicono nel doppiaggio italiano! Il colmo proprio. Ci sono anche un paio di scene dove l’audio italiano è assente per qualche secondo e non sembrano dovuti a tagli della censura, piuttosto saranno dovuti alla pellicola danneggiata in un paio di punti dalla quale hanno poi ricavato la traccia italiana che circola attualmente.

La mia espressione mentre cerco di capire i dialoghi filtrati di questo film

 

Scheda di doppiaggio di Black Christmas – Natale di sangue (1974)

Direttore di doppiaggio: [sconosciuto]

Dialoghista: Alberto Liberati (fonte SIAE)

Studio di doppiaggio: CVD

Il cast di doppiatori

Emanuela Fallini: Jessica Bradford (Olivia Hussey)
Mirella Pace: Barbara Coard (Margot Kidder)
Anna Rosa Garatti: Phyllis “Phyl” Carlson (Andrea Martin)
Rino Bolognesi: Tenente Kenneth Fuller (John Saxton)
Alina Moradei: Signorina Mac (Marian Waldman)
Nino Dal Fabbro: Signor Harrison (James Edmond)
Diego Michelotti: Sergente Nash (Doug McGrath)
Simona Izzo: Clare Harrison (Lynne Griffin)
Gino Pagnani (?)
[fonte Antoniogenna.net]

Elio Pandolfi: voce dell’assassino
[riconosciuto da Leo, conferma di Francesco Finarolli]

Qualche ricerca in più si è resa necessaria per il dialoghista invece.

Il dialoghista: Alberto Liberati

Alberto Liberati è uno di quei dialoghisti di epoche passate la cui attività è rimasta poco documentata nell’era di internet, comparendo in qualche decina di pagine del sito-archivio Antoniogenna.net, a fronte dei quasi 800 lavori registrati alla SIAE (anche se molti saranno probabilmente puntate di Capitol). Sappiamo qualcosa in più su di lui soltanto perché la sua carriera si è incrociata con quella del dialoghista Roberto De Leonardis, egli sì oggetto di numerose ricerche, in particolare da parte dell’esperto del mondo Disney Nunziante Valoroso il quale nel ripercorrere la vita di De Leonardis scrive:

Costituita legalmente la famosa CDC (Cooperativa Doppiatori Cinematografici), si ricomincia quindi a doppiare in Italia e Roberto, con le sue conoscenze linguistiche, si guadagna la stima del capo ufficio edizioni della RKO, Alberto Liberati, con il quale collabora alle edizioni italiane dei film Disney “Pinocchio”, “Bambi” e “I tre Caballeros”. Quando è il momento di doppiare “Dumbo”, che uscirà sugli schermi italiani per Natale 1948, Liberati affida tutto il lavoro al comandante de Leonardis e il risultato entusiasma Walt Disney stesso, che è particolarmente “Alice nel paese delle meraviglie” sorpreso dell’ottima riuscita delle canzoni, affidate al doppiaggio del famoso Quartetto Cetra. Da quel momento Walt affiderà al “Comandante”, come Roberto viene ormai affettuosamente chiamato nel mondo del doppiaggio, la versione italiana di tutte le opere, cinematografiche e televisive, che usciranno dagli studi di Burbank.

La firma di Alberto Liberati compare ai dialoghi di film e serie TV dall’immediato dopoguerra fino agli anni ’90 e quella che segue è la lista più completa possibile che io sia riuscito a stilare con nome della società di doppiaggio e anno accanto al titolo, se noti. La lista copre ben 45 anni di opere e potreste riconoscere qualche titolo noto:

Fantasia per la CDC nel 1946 (primo doppiaggio)
Pinocchio
per la CDC nel 1947 con la collaborazione di Roberto De Leonardis

Quarto potere di Orson Welles per la CDC nel 1948 (primo doppiaggio) con la collaborazione di Roberto De Leonardis
Bambi per la CDC nel 1948 (primo doppiaggio)
Il miracolo della 34ª strada per la CDC nel 1948 (primo doppiaggio)
I tre caballeros per la CDC nel 1949
Musica, maestro! per la CDC nel 1949
La vendetta del corsaro nel 1951 (come sceneggiatore insieme a Fede Arnaud)
Ci troviamo in galleria nel 1953 (come soggettista insieme a Fede Arnaud)
Una pelliccia di visone nel 1956 (come soggettista insieme a Fede Arnaud)
[Nel 1958 è uno dei soci fondatori della SAS insieme a Fede Arnaud come riportato da Enciclopedia del doppiaggio]
Il figlio del corsaro rosso nel 1959 (come sceneggiatore insieme a Fede Arnaud)
Io Semiramide nel 1963 (come sceneggiatore insieme a Fede Arnaud)
La caduta dell’impero romano per la SAS – Società Attori Sincronizzati nel 1964
Amleto di Grigori Kozintsev per la CDC nel 1965 (primo doppiaggio, diretto da Mario Maldesi)
Belfagor – il fantasma del Louvre (miniserie) nel 1965
I coltelli del vendicatore, nel 1966
Dinamite Jim, nel 1966
Il disertore e i nomadi, nel 1969
Festa per il compleanno del caro amico Harold di William Friedkin per la SAS nel 1970
Ricatto di un commissario di polizia a un giovane indiziato di reato nel 1971
Caccia sadica
nel per la C.D. nel 1971

Regolamento di conti di Daniel Vigne, nel 1973
L’isola del tesoro con Orson Welles, nel 1973
Chi sei? per la C.D. nel 1974
Bianchi cavalli d’agosto nel 1975
Black Christmas (Un Natale rosso sangue) per la Coop. Sincrovox nel 1975
Profezia di un delitto per la CDC nel 1976
Poliziotti in cilindro – I rivali di Sherlock Holmes per la CVD (datazione della prima TV incerta)
Il boss del dollaro (miniserie) per la CVD, diretto da Maldesi (datazione della prima TV incerta)
Matt Helm (serie TV) per la CVD nel 1977
Amore, piombo e furore, nel 1978
La banda dei cinque (serie TV) nel 1979
Radici – Le nuove generazioni (miniserie) per la CVD diretto da Maldesi (datazione della prima TV incerta)
Doppia sentenza (serie TV) nel 1980
Capitol (soap opera) per la CVD dal 1983 al 1988 (episodi sconosciuti)
Orwell 1984 per la SAS nel 1984
The Principal – Una classe violenta, per la CDC nel 1988
L’impero del sole di Spielberg, per la Kamoti Film di Maldesi, nel 1988
La guerra dei mondi (serie TV) trasmessa in Italia nel 1992, per la SEDIF con partecipazione della CVD.

Come evidenziato dalla lista che ho stilato, nella carriera di Alberto Liberati ci sono state anche incursioni nella sceneggiatura di diversi film (e chissà quanti altri non sono stati neanche accreditati). È possibile dunque intuire il perché nei suoi adattamenti ogni tanto sembra volerci mettere del “suo”. Del resto Liberati ha anche iniziato la carriera in un epoca in cui il concetto di tradurre quasi alla lettera era ancora inesistente.

Durante le mie ricerche sono incappato in questo commento sul primo adattamento di Bambi che, alla luce di quanto visto in Black Christmas, sembra più delineare un modus operandi che un caso isolato:

Il primo doppiaggio italiano del film [Bambi], eseguito nel 1948 negli stabilimenti Fono Roma dalla CDC e curato da Alberto Liberati, soffre di una traduzione primitiva e piuttosto libera, con alcune frasi mal tradotte e altre aggiunte.

Non ho familiarità con gran parte dei lavori di Liberati ma le parti in neretto che descrivono il lavoro su Bambi possono essere tranquillamente applicate anche Black Christmas di 27 anni dopo. Ma non mi sento di dire che in Black Christmas la traduzione sia primitiva e mal fatta, tutt’altro. Si nota invece una grande comprensione del copione originale e dei personaggi, oltre a un approccio un po’ diverso all’adattamento. Non sarà De Leonardis, ma neanche l’ultimo fesso!

Anzi, devo sottolineare (e con questo concludo) che NESSUN nome in Black Christmas è stato alterato, e per giunta sono tutti pronunciati correttamente! Negli ’70 questa cosa non era affatto ovvia, visto che in Halloween di neanche 4 anni dopo diversi nomi hanno subito modifiche e pronunce strane, come ho già avuto modo di sottolineare nel precedente articolo sull’intera saga di Halloween. Questi sono tutti punti a favore di un adattamento che sì, è vero, cambia molte battute, ma secondo me in meglio o se non altro lo fa dimostrando di aver capito i personaggi e il film. Ce ne fossero di più di doppiaggi così!

Buon Natale!

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