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Quando John Wayne doppiava i porno… L’ultima conversazione con Carlo Marini

 

Te ne racconto un’altra, hai presente Tina Lattanzi? Dovevamo fare oversound e c’era pure la Lattanzi. Lei sente me e fa [Marini imita la Lattanzi] “ma Marini, che bella voce che ha…”.

Ho il presentimento che l’aneddoto stia per sfociare nello sconcio e Carlo infatti interrompe la storia:

Eh, vabbè, non posso raccontarla questa. [Carlo esita, ci ripensa un altro po’] No, non la posso racconta’, che te devo di’.

Carlo Marini, protagonista largamente dimenticato del doppiaggio degli anni ’70-’80, oltre a una serie di nemici, aveva una valanga di aneddoti e di storie che nessuno si è mai preoccupato di farsi raccontare fin quando, per la prima volta, nell’ormai lontano 2014, non lo contattai io per una semplice domanda su Mad Max che ha poi portato a una serie di scambi tra e-mail, telefonate e messaggi via Facebook, protrattasi fino alla sua scomparsa all’inizio del 2019, a 68 anni. Siamo dunque giunti alla terza ma anche ultima parte di questa mia intervista esclusiva con Carlo, che si condisce di amarezza visto che si tratta dell’ultima intervista all’artista che per primo doppiò Mel Gibson e persino Sylvester Stallone. Ho cercato di tenerla più “veritiera” possibile, anche con le sue divagazioni e i momenti che potrebbero urtare la sensibilità dei lettori (siete avvertiti!), per dare un’idea completa di com’era conversare con Carlo. Una personalità che in modo o in un altro rimaneva certamente impressa.

Nel caso vi siate persi i precedenti appuntamenti e vogliate recuperare:

 

Carlo Marini ricorda il suo ruolo in W la foca

“Viva la foca di Nando Cicero è il capolavoro ultimo del cinema italiano”. Se lo dici tu, Eli… se lo dici tu.

Evit: Hai qualche memoria del tuo ruolo in “W la foca” di Nando Cicero? Io non l’ho mai visto, però…

Carlo: Però, dici, per prenderte un po’ per culo… Allora, W la Foca nasce con Galliano Juso quando io ero alla Fono Roma, lui mi fa “senti Marì, me serve la tua macchina”, all’epoca c’avevo una Mercedes vecchio tipo, stupenda, verde, bellissima, e facevo ancora l’attore, non avevo ancora una società di doppiaggio. Galliano mi dice “me serve la machina tua” – “eh già, io la macchina mia, quella, non la do proprio a nessuno”, mi fa “allora perché scusa non fai tu il fidanzato di Lory Del Santo?” – “ma che è, quella che ha preso 200 mijoni dall’arabo per una notte?”.

Marini era poco convinto dell’ingaggio per via del titolo del film.

Carlo: dico “ma sai, un film dal titolo W la foca, che Dio la benedoca… insomma. Vabbè, se la guido io, va bene”. Infatti c’è una scena d’inizio quando lei deve partire per Roma e il fidanzato la porta alla stazione… Mah, insomma, oscena proprio: [Marini ricorda il dialogo del film] “no, con due dita no perché fischia” metto la mano tra le cosce e FUUU se sente fischiare il treno, capito? Da vergognarsi, di W la Foca c’è da vergognarsi e basta.

Carlo: Eppure, come si chiama quel regista famoso… ha detto che è un cult movie. Tarantino?

Evit: Era Eli Roth, “figlio d’arte” di Tarantino.

Carlo: Esatto!

Evit: Ha detto che è il suo film preferito, e in Italia penso che sia, per i giovani almeno, abbastanza sconosciuto.

Carlo mi racconta altri aneddoti privati che riguardano una festa altolocata alla quale accompagnò la Lory Del Santo, ma non credo che io sia autorizzato a pubblicarle, checché ne dicesse Carlo con i suoi “ma sì, ma che me frega”. Ma di evitare una denuncia a me frega moltissimo. Diciamo che so più di quanto dovrei. Purtroppo le memorie di Carlo sono piene zeppe di cose che non posso raccontare.

Il doppiaggio della serie Le spie con Bill Cosby

Evit: Ricordi di aver doppiato Bill Cosby?

Carlo: Ahhh sì, quello, hai voglia, come no… 50 puntate! È stata una bella esperienza, con Elio Zamuto che faceva l’altro protagonista e interpretava anche il direttore. Penso di essere stato la scelta giusta su Bill Cosby perché, insomma… tutti attori fantastici [NdA: Bill Cosby vinse tre Emmy per quel ruolo]. Cosby finiva per rubare la scena al co-protagonista: quando quello [Robert Culp] voleva l’attenzione e si sentiva importante perché bianco, l’altro (Bill Cosby) si girava e non se lo cagava per niente. C’erano scene di questo tipo, molto divertente. Ricordo che si sentì male Elio in piena estate, lo accompagnai all’ospedale, si sentiva col cuore che non andava e, niente, poi non c’aveva niente… e ancora però lui se lo ricorda, perché s’è un po’ cacato sotto. 50 puntate molto strette.

Evit: Ricordi altri interpreti di quella serie, tra quelli che doppiavano insieme a voi?

Carlo: Nooo, assolutamente, ma erano sempre quelli, su dai: Romano Malaspina, Massimo Rossi, Mirella Pace, insomma erano sempre i soliti.

In un episodio campione trovato su YouTube, il sedicesimo della prima stagione, il nostro collaboratore Leo ha identificato anche Sandro Pellegrini e Mario Milita. Insomma, davvero i soliti di quel bel periodo del doppiaggio.

Carlo Marini su Al Pacino

Carlo: Angeli in America con Al Pacino ed Emma Thompson l’hai visto? Io lì doppio Al Pacino.

Evit: È quello sul tema dell’AIDS?

Carlo: Esatto, una miniserie televisiva del 2003. [Carlo entra subito nel personaggio e rifà la stessa interpretazione] lui dice “io sono un avvocato, ricco, famoso,  sentiamo alla Casa Bianca, sai chi gli risponde?” e l’amico suo “beh, il Presidente”, “no, di più! La moglie!”. Dice “quindi sono ricco, famoso, e gli piace incularsi i ragazzini!”. [Carlo esce di nuovo dal personaggio] È di una bravura unica, guarda. Sono stato molto criticato per questo ruolo. Dice “hai sfonnaaaato Mari’, hai sfonnato! La voce è troppo profonda!”.

Evit: chi è che lo diceva?

Carlo: Tutti, me l’hanno detto… i colleghi. Intanto, sul Venerdì di Repubblica Enrico Deaglio ha confermato la profondità della voce originale di Al Pacino di quella cui ci hanno abituato per tanti anni.

La voce di Al Pacino è più fonda, ma anche più larga, di quella che sentiamo al cinema doppiata.

da Essere Al Pacino: incontro con l’ultimo divo
15 gennaio 2016

 

Carlo: …e quindi pijatevela in d’er sacco! ‘Sti stronzi, capito? Dice che ho “sfonnaaato”. Era soltanto perché ero ritornato a doppiare. Io nemmeno volevo andare a farlo il provino perché dico “’ndo vado a fa’ il provino per Al Pacino, ma chi!”, non me lo sentivo. La mia assistente mi ha convinto, ha detto “Carlo, gliel’ho detto io ad Andrea, perché non di voce, di altro, questo è tutto di stomaco… e tu ce l’hai lo stomaco”, capito? E insomma, con difficoltà enorme, perché… lui (Pacino) con gli occhi dice una cosa, con la bocca ne dice un’altra. Sai, io sono sempre abituato, io e pochi altri come Manfredi, siamo abituati a questo genere di attori e non puoi guardare la bocca per andare in sync. Se ci entri dentro (al personaggio), non c’è problema ad andare in sync con la bocca, capito? Se lo guardi fisso negli occhi, tu sai già da prima come la dice, perché la dice e con che intensità, capito? Lui alla fine muore, parla con un nero, dice [Carlo ritorna nel personaggio] “tu mi devi fare causa perché io ti ho trattato male perché sei negro, sporco e lercio… se mi fai causa sai quanti soldi puoi prendere?” e si sente TUUUUUU, il monitor che dice che è morto, e lui come sente sto TUU fa “UN MOMENTO!!!”, cioè come a dire “sto finendo di parlare”. È stupenda.

 

Quando Emilio Cigoli doppiava i porno

Evit: Senti, di tutto questo di cui abbiamo parlato c’è qualcosa che vuoi che non trascriva?

Carlo: Non mi interessa, cioè, che t’ho detto? Tipo la storia della festa con i politici [aneddoto omesso. NdA]… Ah be’ te ne racconto un’altra. Con Emilio Cigoli all’epoca si doppiavano anche film porno. E anche Cigoli [famoso per aver doppiato John Wayne, NdA] che era un maestro doppiava; chiamava me, Massimo Dapporto, Massimo Lopez, la Marchesini, insomma c’eravamo tutti. In una di queste occasioni ho doppiato Sylvester Stallone in un film, pensa, un film porno! E c’era una ragazza che stava lì ad assistere, certa Daniela Caroli. Lui da dietro il vetro fa “mmmh, no!”. Naira (?), la sua donna che faceva da assistente, allora da dietro il vetro fa “no, vorrei anche una presenza femminile in questo anello perché…” e aggiunge “io non lo faccio, eh!”. Cigoli allora dice: “quella ragazza che sta lì”. E questa ragazza “sì, sì, io, io, sì, sì” tutta contenta. Ti puoi immaginare, IL direttore Cigoli che invita a partecipare a un doppiaggio insieme a Carlo Marini, che all’epoca ero un padreterno, e Cigoli era Dio sceso in terra a miracol mostrare, capirai… lei si mette al microfono, parte l’anello, la tizia nel film stava a fa’ una pompa e questa qua comincia a fare [urlando] AHHHH-AHHhhhh-AHHHHH. Cigoli interrompe l’anello e da dietro il vetro, con voce da John Wayne, fa: “signorina, lei forse non lo sa… ma in questi casi si respira col naso. Facciamone un’altra”.

Sempre nella stessa sala entra Massimo Dapporto con 10 minuti di ritardo e si sente sempre John Wayne che da dietro al vetro fa “Dapporto, lei è in ritardo!” e Massimo: “Signor Cigoli… [con voce disperata] non sono armato!”, sembrava Mezzogiorno di fuoco.
Un altro invece era Guardabassi — ecco! Guardabassi era nel cast di Interceptor, non mi ricordo chi doppiasse ma c’era, Manlio Guardabassi, credo che non sia più tra noi — Guardabassi faceva sempre tardi! E una volta “mi s’è rotta ‘a machina”, e una volta gli stava male il cane… un giorno [Carlo imita alla perfezione Cigoli]: “Guardabassi, ma non è possibile che lei sia sempre in ritardo!” e Guardabassi: “Eh, signor Cigoli… mi si è rotto il cane!”, non sapeva più che dire.

Carlo Marini imitatore

Per me che scrivo questo articolo è difficile da rendere per iscritto, ma per dovizia di particolari devo precisare che nelle nostre conversazioni telefoniche (fonte principale di questa intervista) tutte le citazioni riportate da Carlo erano sempre “recitate”. Tutte. Per ciascun aneddoto infatti Carlo non si limitava semplicemente a riferire le parole dette da questa o da quella persona (per come le ricorda lui almeno), ma ne faceva anche l’imitazione. Non posso dirvi quanto fedele fosse ciascuna di queste imitazioni, ma quella del suo maestro Cigoli era perfetta e sulle capacità imitatorie di Marini ho trovato anche delle conferme sulla rete.

L’utente “Leprotto Bisestile” su Forum Doppiagio Italiano nel 2014 scriveva del film Spartacus (1960) di Kubrick:

[…]la scena in cui Crasso/Laurence Olivier dichiara la propria bisessualità con la famosa metafora del “mi piacciono sia le ostriche che le lumache”,[…] oggi si ritrova con un doppiaggio moderno dove Cigoli viene sostituito da Carlo Marini che assomiglia pazzescamente a Rinaldi il quale nel resto del film doppia già John Gavin…

Il riferimento è a una sequenza di Spartacus reinserita nel film in occasione del restauro del 1991 che ripristina non solo scene di combattimenti considerate troppo violente ma anche questa battuta sulle preferenze sessuali di Crasso che scandalizzò la National Legion of Decency. Le registrazioni audio in lingua inglese di questa sequenza sono andate perdute e fu Anthony Hopkins nel 1991 ad imitare Laurence Olivier per la parte di Crasso. Una situazione parallela a quella italiana dove Cigoli (doppiatore di Olivier) era già morto e Carlo Marini venne chiamato ad imitarlo (sebbene Leprotto Bisestile affermi sembrare più simile a Rinaldi che in quel film è su un altro personaggio, Caio Giulio Cesare. Ma del resto, si sa,  tutti i discepoli di Cigoli parlavano come Cigoli).

E quale parallelo migliore visto che di Hopkins era un protégé  di Olivier quando quest’ultimo era direttore artistico al National Theater (da Wikipedia: “A talented mimic, Hopkins had been a protégé of Olivier during Olivier’s days as the National Theatre‘s artistic director”). Un legame che ricorda molto quello tra Cigoli e il suo pupillo Marini.

Notizia simile qui per la serie L’ora di Hitchcock dove è sempre Leprotto bisestile (una vera e propria autorità) a nominare Marini come probabile imitatore, nell’episodio Annabel (id., 1.7)

La puntata è intrigante, sul genere di Psyco, ma il doppiaggio moderno è disgustosto su vari fronti e salvato unicamente dal solito bravissimo “imitatore” di Rinaldi che penso sia Carlo Marini su Dean Stockwell.

Carlo Marini produttore, il breve incontro con Woody Allen

Tornando alle mie conversazioni con Marini, sapevo sempre dove partivano ma non dove sarebbero arrivate, e visto che per una ventina d’anni nessuno gli ha mai chiesto niente, il ricordare una cosa ne portava alla mente un’altra dozzina…

Carlo: Tu pensa che il film che ho prodotto io, come Carlo Marini FCM, [Le mosche in testa, 1991, diretto da Maria Daria Menozzi e Gabriella Morandi] non l’ho doppiato. Non l’ho fatto doppiare. Ci ho speso di più e queste due registe hanno detto “ma come?”, “eh, no, no, questo film in bianco e nero va fatto in presa diretta, costerà di più ma non me ne frega niente. L’ho fatto in presa diretta con un bravo fonico perché… non se po’. Questo film, doppiato, diventerebbe Hellzapoppin’. Ci sono alcuni film che non si possono, non si potevano doppiare secondo me. Quasi tutti dovevano esser doppiati, ma alcuni no.
Adesso non si può doppiare, a parte se c’è qualche insertino… io sono stato in America, c’hanno dei TIR per l’audio, due TIR lunghi da qui a Porta Pia, con non so quanti tecnici dentro: “passa l’aeroplano, levalo!”, ciup! e via l’aeroplano, cioè, non puoi capi’. Hanno i microfoni puntati dappertutto…

E: Hai mai incontrato gli attori da te doppiati?

Apertura del negozio Fiorucci a Los Angeles, 1978, dal blog di Alison Martino

C: Ehhh… no. In realtà alcuni li avevo incontrati in precedenza, quando sono stato ad una cena offerta per me, in mio onore, da gli sceneggiatori di Funny Girl, che avevo conosciuto qua a Roma alla Taverna Flavia. Ricchissimi, m’hanno dato una Rolls bianca appena che sono arrivato a Los Angeles, questo la prima volta che sono andato in un viaggio con Fiorucci che apriva un negozio a Los Angeles (NdA: nel 1978)… e sono andato a questa cena dove doveva venire, pensa, pure Frank Sinatra. Lì c’erano tutti attori che io ancora non conoscevo e che poi ho visto in queste serie che doppiavo. L’unico che conoscevo era Peter Falk, Colombo… e c’è una storia su di lui ma anche questa non la posso racconta’, aò! [Mannaggia ai pescetti! NdA]

Ci sono stato due o tre mesi in America e ho anche incontrato Woody Allen per mezz’ora in un ristorante a New York sulla quinta strada. C’era questa Elaines, un troione… non un troione, insomma, una signora tutta truccata, che mi disse “guardi, non glielo posso presentare perché non ha ordinato il vino”, perché quando lui non ordina il vino vuol dire che sta prendendo appunti e non vuole essere disturbato. Sono andato a quel ristorante due o tre volte, alla terza Allen ordina finalmente il vino, allora lei mi chiama e fa “vengavengavenga”. Gli dovevo chiedere se potevo fare una ripresa, figurati, per Domenica In… ero andato a questa cosa con Fiorucci, con Nicoletta [cognome incomprensibile] e con quella presentatrice bionda ormai morta, mamma mia che testa, non mi ricordo il nome.
Sono rimasto un po’ lì a parlare con lui, a cercare di parlare con lui con il mio inglese… e gli sono stato pure simpatico. Si vedeva che Allen ha un cervello a quattro ruote motrici, forse è per quello che mi ha apprezzato, insomma ha capito che io apprezzavo le quattro ruote motrici. Appena sono arrivate loro, in adorazione, che lo guardavano come un mostro sacro, tre parole e ci ha mandati tutti via. Io questi attori non li ho mai guardati come mostri sacri, infatti c’ho avuto Giuliano Gemma, amico mio, tutti hanno dei buoni ricordi di me, specialmente i più famosi… Massimo Dapporto mi ha chiamato l’altro giorno, cioè l’ho chiamato io e lui m’ha richiamato e ci siamo ricordati di una serie che facevamo insieme, eravamo io, la Marchesini, lui e poi non mi ricordo chi altro… vabbè, ho avuto parecchie cose da raccontarti. Alla prossima puntata ti racconto invece come m’hanno seccato tutto quanto, la discesa… poi sai, la gente quando vede uno potente per terra, il gusto di camminarci sopra non glielo leva nessuno.

Oltre all’ambiente competitivo, mi sono pure sposato con una ragazza molto ricca dalla quale mi sono separato quando le cose non andavano più bene. Quando mi sono separato potevo fare il principe ereditario.

Ah bè, ti posso dire quest’ultima… c’avevo una barca di 15 metri, due motori da 360 cavalli, volevo andare a Roma, dove c’è il Tiber, con la barca, quindi ho risalito il Tevere… non sono andato contro lo scoglio? Non era uno scoglio, era un sasso antico… un affare romano… e la barca s’è mezza affonnata e s’è poi appoggiata… e c’era coso, quell’attore di Milano bravissimo che ha fatto Ambrosoli [Fabrizio Bentivoglio?], c’era lui e altre persone e una ragazza che il marito non lo sapeva… e siamo finiti su tutti i giornali. Volevamo fare come quelli di Fitzcarraldo, che risalivano il fiume… e ‘na barca di 15 metri è bella grossa, eh… a Ponte Marconi so’ affondato, quindi proprio a Roma… e poi tutti quanti a dire: servono 30 milioni per tirarla su, quell’altro sparava 50 milioni… e il Faina [???] invece dice “non gli da’ retta, gliela porto io, a casa gliela porto se vuole, me da 3 milioni gliela porto a casa”. S’è buttato nel Tevere questo, un uomo di 55 anni eh, un ometto, s’è buttato sotto, ha detto “ma quale sub, ma quale coso, gl’o prendo co’ a chiatta mia”, lui aveva una chiatta che risale il Tevere anche dove ci sono i sassi. Aggancia da una parte, aggancia dall’altra, se tira su, e me l’ha presa e me l’ha portata in un posto, me l’ha riaccomodata e poi l’ho venduta, però ecco… so affondato a Ponte Marconi con la barca di 15 metri. Con una fotografia poi che è uscita sul giornale con un gommone dei vigili del fuoco dove c’è l’ombra del gommone sui miei piedi che sembra che c’ho i calzettoni e il costume, che sembra che sto in mutande perché era rosa… una fotografia impietosa, impietosa. Sul messaggero, la stampa, insomma foto su tutti. Sono venuti elicotteri, ambulanze, carabinieri, vigili del fuoco, polizia, vigili urbani, non poi capì, era pieno.


Per quanto mi sarebbe piaciuto trovare questa foto, non è facile navigare tra gli archivi dei giornali di date così incerte.

Ad ogni modo, così terminava la terza parte dell’intervista con Carlo, di ben 6 anni fa. A lungo mi avete chiesto “e la terza parte?”. Ovviamente il progetto era di pubblicare tutto in tempi brevi, ma faccio sempre rileggere le mie interviste ai diretti interessati prima di pubblicarle, nel caso ci fossero ripensamenti o correzioni da fare. E a Carlo più che li rileggeva e più che gli tornavano in mente dettagli aggiuntivi e nuove storie, mi telefonava, me ne raccontava altre, che poi andavo ad aggiungere o correggere nell’articolo, che andava nuovamente approvato, che riportava nuove memorie, che portava a nuove conversazioni… e poi “me fai parlà romano, è volgare, io mica parlo così?”. Intanto anche io sono stato occupato con la mia vita lavorativa e spesso mi ripetevo “appena riesco, vado a risistemare quel pezzo”, rimandando perché sapevo che avrebbe richiesto altre correzioni e ritocchi. Così potete capire perché siamo arrivati a una terza parte pubblicata a così tanti anni di distanza.

Nel frattempo con Carlo ci siamo anche incontrati, nel novembre 2017, approfittando di una mia breve permanenza a Roma, sono stato suo ospite per una giornata durante la quale abbiamo anche riguardato insieme Terminator (di cui diresse il doppiaggio) registrandone un parziale commento audio, ma questa storia è per un’altra volta o forse rimarrà come ricordo personale privato insieme a tanti altri aneddoti omessi in questo articolo, vuoi per la delicatezza degli argomenti (o indelicatezza, a seconda dei punti di vista), vuoi per l’impossibilità di verificare alcuni resoconti.

Curiosità varie

Tra i film di cui Marini ha diretto il doppiaggio e che sono elencati nella scheda su Antoniogenna.net compare un curioso “Buttertruck”, insospettito dal titolo gli chiesi se quel “camion del burro” non fosse invece Battletruck del 1982 (arrivato in Italia come Destructors al cinema, e poi di nuovo come Battletruck in VHS, uno dei tanti post-apocalittici ispirati a Mad Max). Mostrandogli la VHS mi disse “È proprio quello, ma come hai fatto, sei un mago!”. Modestamente in quanto a collezionare film brutti in VHS non mi batte nessuno.
Non lo avrei neanche nominato se non fosse per questa curiosa osservazione: Marini non solo è stato la voce di Mad Max ma anche di un suo clone!

Dalla rete ho recuperato altri stralci di partecipazioni. Per anni Carlo Marini è stato il narratore dei documentari del programma La macchina del tempo di Rete 4, ha doppiato anche Dan Aykroyd nel 2000 in Stardom, ha avuto una parte nella serie TV canadese di fine anni ’90 Dead Man’s Gun, tracce di Marini e di Cigoli sono presenti anche nella serie TV Le memorie di Sherlock Holmes con Jeremy Brett (per me la serie migliore sul personaggio!). Ma l’intera carriera di Carlo Marini è lontana dall’essere ricostruita appieno, non aiutava che Carlo stesso ne ricordasse solo una piccola frazione e pure quella a suon di “come se chiama quello? Quello che ha fatto… non mi viene il titolo.”, quindi le informazioni riportate in queste tre interviste hanno richiesto anche molta ricerca per dare un nome ad attori, titoli, doppiatori e fatti menzionati; Non so perché Carlo si fosse affezionato tanto a me, viste le nostre personalità agli antipodi, ma ricorderò sempre con affetto la nostra mezza giornata passata insieme (che avremmo dovuto replicare ma poi non c’è stato modo) e tanti aneddoti privati che, come diceva Carlo, non ve posso racconta’, che ve devo di’.

Ciao Carlo.

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