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Howard e il destino del mondo (1986): Curiosità sul doppiaggio italiano

“All’inizio c’era… Orestolo Howard!”, e il destino del mondo. Era il 1986 e di George Lucas ci fidavamo ancora troppo…

Howard the Duck (Howard e il destino del mondo in italiano) è un costoso film su uno scorbutico papero antropomorfo che finisce sul nostro pianeta e si ritrova a doverlo salvare dalla minaccia di altri alieni che si fanno chiamare Occulti Supersovrani (sì, lo so, fa ridere anche me). Con questo film George Lucas, qui produttore esecutivo (cioè quello che ci mette i soldi), sperava di ripagarsi la costruzione del costosissimo Skywalker Ranch e invece è finito per floppare così tanto al botteghino che George si trovò costretto a vendere a Steve Jobs (sì, quello Steve Jobs) la divisione di computer grafica, poi diventata la Pixar. Sì, quella Pixar. Ma sono certo che i lettori appassionati di Howard il papero conoscano già questa storia.

Niente flop di Howard The Duck nel 1986, niente Toy Story nel 1995. Grazie Howard!

Non si può proprio dire che il flop non fosse giustificato, tutti i difetti che la critica e il pubblico gli hanno attribuito più che opinioni sono un dato di fatto, l’effetto finale è quello di un film della Cannon con un budget un po’ più alto del solito. Questo però non ha impedito a Howard di conquistare una sua fetta di pubblico, cioè tra fan che lo hanno conosciuto quando erano bambini. Il film, riferimenti sessuali a parte, era indubbiamente per loro.
L’unico vero difetto che gli posso imputare è che dura 15-20 minuti di troppo, con una seconda parte dove l’umorismo si fa troppo scemo per il suo stesso bene. È a esattamente un’ora di film che iniziano le battute imbarazzanti (qualcuno direbbe “cringe“), le scene ridicole (pure per un film con un papero antropomorfo) ed è lì che il film collassa completamente. Ma per una recensione di tutti i meriti e i limiti del film rimando all’articolo dell’amico Cassidy (uno dei “bimbi di Howard“) che lo ha recensito su La bara volante: Howard e il destino del mondo (1986): La Marvel dei vostri padri.

Paperoni con laseroni!

In Italia Howard arriva con il razzo missile! Nel dicembre 1986 ottiene il visto per la distribuzione nei cinema, a soli cinque mesi dall’uscita americana, ovvero lo stesso tempo di attesa di Ghostbusters e altri film di successo dell’epoca, per intenderci.

Il doppiaggio finisce in mano alla CDC, una società di doppiaggio che era un vero e proprio punto di riferimento, quindi non sorprende che nel film ci ritroviamo alcune tra le migliori voci dell’epoca, tra tutti Vittorio Stagni sul papero Howard è la scelta più azzeccata di sempre (la stessa voce di Lord Casco in Balle spaziali per intenderci), sentirlo urlare è sempre uno spasso.
Anche l’adattamento è di qualità, a cura di Giorgio Piazza che ne è anche direttore di doppiaggio (così almeno riporta Antoniogenna.net), ciononostante ci sono alcune battute che hanno subito delle “modifiche” nella versione italiana, vediamo insieme questi cambiamenti degni di nota.

I cambiamenti degni di nota nell’adattamento italiano di Howard e il destino del mondo

Prendetele come semplici curiosità perché non sciupano in alcun modo la visione del film. A quello ci pensa il film stesso, potrei aggiungere malignamente. Ma è un film difficile da odiare.

Sisma cosmico o spoiler cosmico?

All’inizio del film la noiosa routine quotidiana di Howard viene interrotta bruscamente da quello che sembrerebbe un terremoto, è qui che “it’s a quake!” (=è un terremoto!), che esclama Howard in inglese, diventa “è un sisma cosmico!” in italiano. Pochi istanti dopo Howard viene strappato dal suo pianeta a forma di uovo per essere scaraventato sulla Terra.

Vogliamo credere che l’aggettivo “cosmico” sia stato scelto volutamente come iperbole per indicare un terremoto di entità fuori dal normale… e non che Howard nella versione italiana ci anticipi la trama. Non sarebbe la prima volta del resto: in Abyss di James Cameron c’era almeno una battuta che anticipava un colpo di scena, sciupando l’effetto (qui l’articolo su Abyss). No, vogliamo credere che Howard usi semplicemente un linguaggio “anni ’80”, il decennio in cui le cose potevano essere “cosmiche”, “galattiche” o anche solo “mega”.

Il fatto che la narrazione successiva prosegua con “Il cosmo…” certo non aiuta a fugare i sospetti che qualcuno ai dialoghi, conoscendo già la trama, l’abbia anticipata un minuto di troppo.

La Dynatechnics

Il “laboratorio di astrofisica alla Dyna-Technics” (“astrophysics lab at Dyna-Technics”), ovvero nell’azienda dove si trova lo spettroscopio laser responsabile dell’arrivo di Howard sulla Terra, diventa in italiano il “laboratorio di astrofisica e tecno-dinamica” (qualunque cosa essa sia), forse scambiando il nome dell’azienda (Dynatechnics) per una materia di studio. Come se poi non lo vedessimo scritto poco dopo:

Come se poi non lo vedessimo scritto anche una seconda volta:

Come se poi non lo nominasse anche il computer centrale nelle scene finali del film! È qui infatti che sentiamo la sua voce elettronica dire: “Benvenuti alla Tecno-Dyna” (pronunciato “tecnodaina”), ennesima variante. Insomma c’è tanta coerenza nel nome di questa azienda! Che poi è l’unico caso di nome che cambia durante il film.

Lo scienziatucolo è meno scemo in italiano

In una scena in cui vengono mostrate le riprese di un incidente nei laboratori della Dynatechnics, Phil, lo scenziato scemo che aiuta i protagonisti esclama: “Radical!” (equivalente del nostro “che ficata!”) che in italiano diventa “basilare!“. Questa espressione (che ricorda l’elementare di sherlockiana memoria) sembra quasi sottolineare come per lui adesso tutto abbia un senso, come se ci avesse capito qualcosa insomma, quando invece si trattava solamente di un’espressione giovanile (e decisamente poco “scienziatesca”) di stupore, a sottolineare che Phil sia davvero un po’ scemo e infantile, che si esalta a vedere qualcosa che esplode.
Ci saremmo accontentati di un “pazzesco!” ma anche più semplicemente di un “incredibile!”. È dopotutto un giovane assistente non troppo sveglio al quale i veri scienziati fanno pulire il laboratorio. La stessa espressione (radical!) verrà usata in una scena successiva quando una cameriera (anche lei apparentemente non molto sveglia) vede Howard ed esclama: “il costume di suo figlio è davvero eccezionale” (Your kid’s costume is really radical!).

Tra l’altro è sempre Phil che poco dopo nomina il mensile Scienze Digest che nel doppiaggio italiano diventa “la rivista della scienza”, come se ce ne fosse una sola, la rivista della scienza per antonomasia! Ah, quanto ci piace generalizzare in Italia. In questo caso passa più da scemo in italiano che in inglese. Se non altro non hanno puntato a italianizzazioni come rinominare la rivista “Quark”, cioè il genere di cosa che invece abbiamo visto succedere per altri film tipo Flash Gordon (1980) in cui si faceva riferimento a Mike Bongiorno e a scioperi dei trasporti.

Modi di dire tradotti ma non adattati

Doppiaggio: “Se non sopportate il calore venite fuori da quella cucina

Originale: “If you can’t take the heat, get out of that kitchen!”

Un luogo chiamato “Joe Roma’s Cajun Sushi” lo avrei fatto saltare in aria anche io

Un’espressione idiomatica che piaceva tanto agli americani negli anni ’80. L’avevamo già trovata in Robocop (1987), anche lì tradotta praticamente alla lettera come “se il caldo non vi piace, non state in cucina“. Come scrissi nell’articolo su Robocop si tratta di una vecchia frase idiomatica statunitense (attribuita al Presidente degli Stati Uniti Truman) il cui significato è riassumibile così: chi non sa reggere sotto pressione nel ruolo in cui si trova dovrebbe togliersi dai piedi. L’aforisma, storicamente, è stato tradotto come “se non tolleri il calore, stai alla larga dalla cucina” ma questo modo di dire non ha mai attecchito in Italia.

Normalmente i modi di dire vengono sempre adattati in italiano poiché tradurli alla lettera vanifica il loro stesso scopo, il fatto che questo modo di dire sul “calore in cucina” sfuggisse a molti film doppiati all’epoca (che finivano per riportarlo alla lettera) potrebbe far pensare che nessuno lo avesse mai identificato correttamente come modo di dire ma, almeno in questo caso, semplicemente come una delle tante battutacce del film Howard the Duck. Del resto Internet non esisteva e solo un autentico americano avrebbe riconosciuto quell’espressione che ad oggi continua ad essere sconosciuta in Italia, perché nel frattempo è passata di moda e nei film americani non lo dice più nessuno.

Nella scena in questione, non avendo una frase idiomatica italiana equivalente si poteva tranquillamente optare per una battutaccia semplice ma almeno sensata, qualcosa nello stile di “fa un po’ caldo in quella cucina…” (prima di farla esplodere), roba così, tanto una più una meno. Il film è già su quel tenore.

Tradurre espressioni idiomatiche alla lettera in rari casi può diventare la scelta più sensata, è il caso di…

– Qual è l’accusa, signore?

Alieno non autorizzato.

Si tratta del solito “illegal alien“, che gli americani usano per definire gli immigrati clandestini. Non si tratta in realtà di un modo di dire ma di una vera e propria definizione legale che quando viene tradotta alla lettera crea sempre grandi problemi (l’abbiamo incontrata in Aliens – Scontro finale (1986) dove la battuta era stata memorabilmente stravolta per dargli un senso, e l’abbiamo vista tradotta in modo incomprensibile nel film 2001 – Un’astronave spuntata nello spazio con Leslie Nielsen) ma in questo film trova ragione d’essere. Uno di quei rari casi dove la situazione esige una traduzione letterale per funzionare.

Una risposta più burocratica (ma corretta) poteva essere “immigrazione clandestina”, questa però non avrebbe spiegato l’ammiccamento all’altro poliziotto che ci fa capire che, chiaramente, c’era qualcosa di spiritoso in quell’accusa, inoltre nel 1986 non avrebbe avuto l’immediatezza che avrebbe oggi, difatti l’immigrazione clandestina è diventata reato soltanto con la Bossi-Fini del 2002. Quella di “alieno non autorizzato” è una scelta elegante.

Non altrettanto elegante il “police brutality!” che Howard esclama quando viene arrestato e che diventa in italiano “polizia brutale!” quando poteva tranquillamente diventare: “questo è abuso di potere!”. Non è che un pupazzone ponga grandi sfide del labiale dopotutto, quindi perché non tradurla bene?

Altri piccoli cambiamenti degni di nota

Quando lo scienziato scemo viene arrestato dirà: “Conosco i miei diritti! Dov’è il mio casco da baseball?”. In realtà parla semplicemente del suo cappellino (“baseball cap” nei dialoghi originali). Sta parlando del cappellino dei Cleveland Indians che gli vediamo indossare nelle scene precedenti.

L’improvviso riferimento ad un “casco” da baseball è un riferimento del tutto incomprensibile nei dialoghi italiani, Phil era scemo, sì, ma non vaneggiava. A tutti gli effetti questo è un errore di traduzione dovuto ad una svista, probabilmente tradotto fuori contesto. Capita. Il casco da baseball è quell’elmetto rigido che usano i battitori come indumento protettivo.

Sul finale del film Lea Thompson è legata al “laserone” in attesa che un altro Occulto Supersovrano (no, non smetterà mai di essere comico questo nome) prenda possesso del suo corpo e le sentiamo dire: You’ll never get away with this che diventa in italiano È inutile, non ci riuscirai mai, ma sarebbe dovuta diventare Non la passerai liscia. La scena è ripresa da lontano, senza vedere la bocca quindi il labiale non era un problema. Un cambiamento ininfluente, ma comunque curioso. Non capisco perché dovrebbe pensare che non ci sarebbe riuscito, l’Occulto Supersovrano sembrava sapere esattamente quello che stava facendo. “Occulto Supersovrano”. Sì, fa ancora ridere.

Che poi perché Dark Overlords of the Universe sono diventati OCCULTI supersovrani dell’universo e non OSCURI supersovrani dell’universo? Cos’hanno di occulto? Boh. E perché “Occulti supersovrani” e non “supersovrani occulti”? Non che cambiando l’ordine degli addendi il risultato sembri meno scemo, è il film a essere “stylistically designed to be that way” per citare sempre George Lucas (cit.). Il film è scemo di proposito e piace anche per questo.

Poteri degli occulti supersovrani dell’universo: alito cattivo

 

Differenze giustificatissime per il 1986

Altre varianti nel copione italiano sono facilmente comprensibili vista l’epoca in cui è arrivato il film in Italia.

Come on, let’s watch David Letterman” diventa più genericamente “Su, vieni. C’è un bel programma in TV“, anche perché David Letterman chi cacchio lo conosceva nel 1986? Per gli americani invece era un riferimento che avrebbero colto anche i bambini.

One of those TV-Evangelists or something” diventa “Uno di quelli che predicano il futuro o qualcosa del genere“, che ha più che senso per il pubblico di destinazione, il fenomeno dei tele-evangelisti è sì americano degli anni ’80, ma in Italia parole come “telepredicatore” hanno avuto un picco tardivo, soprattutto alla metà degli anni ’90. Quindi con un po’ di ritardo rispetto all’uscita di Howard. L’unico televangelista di cui ci ricordiamo davvero in Italia è il personaggio di Snack, il divulgatore della dottrina della «Chiesa presbite intercostale», interpretato da Corrado Guzzanti nella trasmissione L’ottavo nano nel 2001. Guzzanti parodiava uno dei telepredicatori americani più celebri, emerso appunto negli anni ’80 in America. Anche Mai Dire TV ce ne ha fatti vedere diversi prendendoli dalle televisioni regionali italiane, ma sempre negli anni ’90 (1991-1993).
Tutto questo perché l’Occulto Supersovrano aveva detto “tu stai per assistere alla fine del vecchio mondo e alla nascita di quello nuovo”.

Il riferimento alla festa di Halloween viene cambiato in carnevale, più giustificatamente qui che in tanti altri casi:

“C’era un uomo alto, una ragazza e un ragazzino. Sì, quello che credevo fosse un ragazzino. Poi all’improvviso ho avuto come un lampo: carnevale non comincerà che il mese prossimo.”.

È la cameriera del ristorante che lascia una deposizione alla polizia successivamente all’incontro con Howard.

Finiamo la lista con “Take it easy, Conan” che diventa “Calmati, Rambo“.

Lo stunt di volo acrobatico più pericoloso al mondo… e purtroppo anche il più noioso.

Un linguaggio meno bambinesco in italiano

Pur essendo chiaramente un film per bambini, il linguaggio in italiano è in molti punti del film leggermente più realistico, con personaggi che esclamano “brutta stronza!” (you creep! in inglese) oppure “è un’altra delle sue stronzate!” (che in inglese è più bambinesca: a bunch of bull-pukie, letteralmente ammasso di vomito di toro, usato per non dire bullshit che si traduce invece come “stronzate” per l’appunto), oppure ancora… “schifoso scienziato di merda!” (anche qui era più infantile in origine: you filthy scum bucket, “secchio di feccia”, letteralmente). E quanto stanno bene sul labiale è da non credere!

È pur sempre un film con tentativi di stupro, maltrattamento di (presunti) bambini e zoofilia. Il “bull-pukie” dei dialoghi originali stride un pochino.

Insegnare ai posteri quanto fa ridere il razzismo (spoiler: per nulla)

Negli anni ’80 potevano forse resistere alla tentazione di dare al cuoco nero del diner Joe Roma’s Cajun Sushi un “comico” accento da straniero appena arrivato in Italia? Ovviamente no. Avrà mangiato il mio chili, dice il cuoco con una voce da “fedele Venerdì”. Nel 1986 l’Italia era ancora ferma a “bongo bongo stare bene solo al Congo” e purtroppo lo sarebbe stata ancora per tanti anni.

In lingua originale il cuoco è semplicemente un americano con una voce profonda che parla normalmente. Ma non siamo mica razzisti in Italia, noooooooo! È che ci fanno taaaaaanto ridere quelli che parlano l’italiano con un accento straniero…

La battuta era già scema di suo (in risposta alla trasformazione del dottor Jennings in un essere mostruoso), ma curiosamente in inglese fa un po’ più ridere proprio perché detta in modo non particolarmente ironico dal tipico personaggio pragmatico della “classe operaia”.

Versioni home video e TV censurate?

Howard e il destino del mondo esiste in DVD e Blu-Ray, pubblicato dalla Pulp Video e mi segnalano che in queste uscite mancano alcune frasi di dialogo sui titoli di coda, in cui sentiamo le voci in lingua originale. Questo potrebbe far pensare a un qualche tipo di censura dal momento che proprio in quella scena il papero bacia Lea Thompson e fa capire che ora sono una coppia.

Il fatto è che al cinema il film è arrivato senza alcun taglio o censura dichiarata (fonte Italiataglia.it), è chiaro quindi che un doppiaggio completo e “senza buchi” dovrebbe esistere e che la scomparsa di quei dialoghi finali sia da imputare ai primi passaggi televisivi in cui i titoli di coda venivano tagliati prematuramente per dar spazio alla pubblicità (come sempre capita). Sul sito Bloopers.it qualcuno ne segnalava la mancanza già nel 2003 (il primo DVD italiano è del 2011).

Se l’origine dei buchi audio è televisiva allora perché ritroviamo l’audio con frasi mancanti anche su DVD e Blu-Ray? Beh, la casa che lo ha pubblicato è la Pulp Video, già nota alle cronache per edizioni raffazzonate e non sarebbe la prima volta che un’azienda che distribuisce film in home video in Italia usi una fonte audio “televisiva”. Cioè, stiamo parlando della stessa azienda che scrive “un film di George Lucas” sulla copertina del DVD di Howard e il destino del mondo (poi successivamente cambiato in “George Lucas presenta”).

Mi confermano che l’audio completo è presente in VHS.

Conclusione

Non c’è adattamento italiano che salvi un film veramente scemo (e dico “scemo” con massimo affetto che si può provare nei confronti dell’innocuo Howard e il destino del mondo) eppure quello italiano ci prova. Nel complesso il film doppiato in italiano tende ad essere un pochino meno bambinesco  e un pochino più sensato, pur mantenendo lo spirito dell’originale e al netto dei pochi errori che ora conoscete. Ma è l’espressività di Vittorio Stagni che doppia il papero che mi porta a consigliarne a chiunque una visione italiana.

Chissà come si chiama la versione papera di Ritorno al futuro…


Il videocommento al film

Pare che Lucas nel 1986 abbia detto “tra 20 anni sarà considerato un capolavoro”, ebbene per la nostra serie I VIDEOCOMMENTATORI ce lo siamo rivisiti nel 2016 per festeggiarne i 30 anni e capire se intanto il film ha fatto il salto di qualità che sperava Lucas. Qui l’episodio completo:
(I videocommentatori è una serie di svago cinematografico basata sui nostri commenti a film solitamente “brutti”.)

 

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