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Captain America 2: brrr… l’inverno dell’italiano

Locandina italiana di Captain America The Winter Soldier

Il poster “italiano” del film

 

Primo problema: il titolo

Vi ricordate quando tre anni fa parlai (uff, vola il tempo!) dell’oscenità di lasciare “Captain” in inglese sia nel titolo che nei dialoghi del film? Ci fu di cui lamentarsi all’epoca ma pensai che perlomeno il sottotitolo era stato tradotto in italiano, da “first avenger” a “primo vendicatore”. Almeno qualcosa di italiano c’era nel titolo! Quello accadeva nel primo film.

Captain America: The First Avenger ⇒ Captain America – Il primo vendicatore
Captain America: The Winter Soldier ⇒ Captain America – The Winter Soldier

Con il secondo film si perde anche la continuità con il sottotitolo, adesso lasciato in inglese pure quello. I DVD/Blu-Ray di questi due film avranno proprio un bell’aspetto sugli scaffali degli appassionati!
In un mondo ideale, anzi negli anni ’80, lo avrebbero certamente intitolato “Capitan America e il soldato d’inverno“, ma siamo nel 2014 e qualcuno poi se ne lamenterebbe sui social media. In inglese è più cool. Poi vanno a Londra con Ryanair e non sanno ordinare una Coca Cola, ma procediamo…

 

Secondo problema: ci risiamo con l’inglese ovunque!


Sono al cinema con la mia partner Christine (nome di fantasia, la privacy inglese è sacra nel Regno Unito). Christine è una ragazza britannica, ormai capisce la nostra lingua abbastanza bene da non avere troppi problemi a vedersi film al cinema in italiano, inoltre le piace il doppiaggio italiano in generale e se la trama si complica troppo a livello linguistico le spiego brevemente cosa sta succedendo e il film prosegue senza problemi (praticamente l’opposto dell’esperienza di Leo Ortolani). Nei primi 20 minuti del film avviene la nostra prima interazione che non fosse a base di “cara, passami il paninazzo salsiccia-e-cime di rapa” oppure “vuoi degli anacardi?” (perché io vado al cinema come ad uno stravagante picnic):

crunch, crunch…
[DALLO SCHERMO:
– Tu vorresti congedarti?
– No. Non lo so. A dire il vero non saprei cosa fare se lasciassi.
]

crunch, crunch…
[DALLO SCHERMO: Ultimate Fighting?]
crunch cr…
Evit: che ha detto?
Christine: Ultimate Fighting.
crunch… crunch…
Evit: Christì… ma cos’è l’ultimate fighting?
Christine: è tipo cage fighting.
Evit: eh?
Christine: immagina il wrestling, ma per davvero, in un gabbione.
Evit: Ah, come nel film Virtuality con Russel Crowe?
Christine: What film???
Evit: Virtua…ehm Virtuosity. Virtuality è il titolo italiano.
Christine: Mai sentito. Zitto che non mi fai capire niente, mangiati i pop corn and shut up!
crunch, crunch…
crunch, crunch…
Evit (tra sé e sé): dopo me lo cerco su Wikipedia.
crunch, crunch…

In questa epoca lo spettatore medio italiano deve affidarsi alla presenza di uno straniero vicino a sé per capire i riferimenti che vengono vomitati in lingua inglese. OK, lo so che ci sarà qualche espertone di combattimento che mi verrà a dire “ma Evit… ma come? Tu quoque? Non sai cos’è l’Ultimate Fighting Championship? È un famosissimo evento sportivo trasmesso in tutto il mondo… etc“. Sì sì, adesso lo so anche io, grazie a Wikipedia. Il problema sta proprio qui! La battuta si perde perché il riferimento è poco noto al pubblico italiano in generale.

Spiego la scena: Capitàn America riflette sulla possibilità di abbandonare il suo “lavoro” ma ha dubbi riguardo a che cos’altro potrebbe fare nella vita. Con la risposta “datti all’Ultimate Fighting” in pratica gli viene suggerito (per scherzo) di dedicarsi alla carriera di lottatore professionista. Tutto qui. Anche se avesse detto wrestling, per quanto errato rispetto alla frase originale, avrebbe portato a termine la battuta. Invece no, lasciate “ultimate fighting” che mio padre ultrasessantenne sicuramente capirà al volo (ironico). Dite che il film non è per un ultrasessantenne? Errato, se ne vede più lui di me. Non ci sono mica più i sessantenni che hanno combattuto nella prima guerra mondiale e sembrano dei novantenni.

Del resto si chiama adattamento proprio perché si dovrebbero adattare riferimenti culturali in modo che le frasi abbiano lo stesso impatto nel pubblico italiano così come in quello americano pur senza stravolgere completamente la battuta originale. Nel 2014 non c’è più bisogno di adattare niente a quanto pare, tanto ve lo cercate su Wikipedia in diretta, sul vostro cellulare. Portatevi l’iPad al cinema, così leggete anche meglio. Ignorante tu, Evit, a non sapere cosa sia l’Ultimte Fighting.
Me tapino!

Chi avesse lamentele in merito (e ci sono in giro quelli che dicono “e ringrazia che te lo doppiano pure, Evit, non dovrebbero fare manco quello! Almeno così lasciano i riferimenti originali. Ignorante chi non li capisce. Solo in Italia stiamo messi così! Va’ che in Olanda sottotitolano tutto e tutti conoscono l’inglese!“) si vada a guardare Demolition Man in inglese quando Stallone va a mangiare da “Taco Bell”. Oh, scusate, dimenticavo… non conoscete “Taco Bell”!? Fa niente! Neanche la regina Elisabetta lo conosceva, infatti nel Regno Unito (e in altri paesi europei) se lo sono fatti doppiare con una battuta alternativa in cui si parla di “Pizza Hut” (battuta poi tradotta così anche in italiano, con tanto di Ferruccio Amendola che aggiunge “me la faccio volentieri una bella capricciosa” e noi italiani ce la ridiamo di gusto esattamente come gli americani con la loro versione). Se Demolition Man fosse stato tradotto adesso, nel 2014, avreste certamente udito il riferimento (non adattato) a “Taco Bell” e avreste quasi potuto percepire l’adattatore ai dialoghi che da dietro lo schermo vi fa l’occhiolino come a dire, sottovoce, “raga, siamo nel 2014… andatevelo a cercare su uicchipedia! Così dopo non mi devo sentire le lamentele dei marmocchi che se lo vedono in DVD e vanno sui forum a piangere dicendo che la battuta originale non era così e che li dovrebbero impiccare quelli che adattano i film in italiano“.
Buon Dio, sono finito a parlare di Demolition Man. Ritorniamo a noi


Non avrete mica pensato che i termini in inglese si limitassero a “Captain” e all’Ultimate Fighting Championship… oh, come siete ingenui!

[DALLO SCHERMO: Non mi avevi detto che era un pararescue.]
Christine: Un che?
Evit: ha detto “un pararescue”.
Christine: e che cos’è?
Evit: immagino qualche reparto di paracadutisti che operano nelle operazioni di soccorso. Sono sicuro che Wikipedia ci illuminerà… aspetta che guardo, ah ecco! GUARDA!
Christine: Shhhhhh! E spegni ‘sto coso, che dai fastidio agli altri!

Il film prosegue con i soliti “Captain” alternato a “capitano”, sempre per ricordarci che siamo in mano a scelte linguistiche decise negli States e poi ad un certo punto mi è piombata addosso una scarica di inglese che non può non strappare lo spettatore fuori dall’esperienza cinematografica. Era una cosa del tipo:

[DALLO SCHERMO: blade server… blà-blà-blà… carrier… blà-blà-blà… bersagli insight…]
Christine: Blade server? Eh? Per un attimo mi sono dimenticata di stare guardando un film in italiano. Cos’erano tutte quelle parole inglesi una dopo l’altra?
Evit: Mi hanno perso ad helicarrier. (che poi era la portaerei volante, ma lasciamo perdere.)

Ho capito solo successivamente che “insight” si riferiva al nome di un certo progetto facente parte della trama, anche se non viene mai presentato formalmente allo spettatore, il “progetto Insight“, anzi scusate, in un attimo di defaiance stavo quasi per sostituirmi agli adattatori, il “project insight“. L’ho capito dopo ma solo perché appariva scritto fugacemente su un monitor, nel film. Riguardo alla lista di termini anglosassoni potrei sbagliarmi su alcuni, perché nel giro di pochi secondi ne sono stati sparati così tanti che un po’ confusione era inevitabilmente subentrata. Frustrato torno a guardare il film sperando di potermelo godere in pace senza dover sentire altre inutili nefandezze e per fortuna, per lungo tempo, questo non accade (salvo i soliti “Captain, aiutaci tu!“, in forte contrasto con altre frasi tipo “chiedetelo al Capitano!“)… poi verso la fine, quando stavo per rilassarmi, speranzoso che non ci sarebbero state altre parole in inglese… BOOM!]

[DALLO SCHERMO: Una bomba EMP]
Evit si alza dalla poltrona: QUESTA LA SO!!!
Christine: Shhhhhhhhh!!!!!!! E siediti!
Evit: EMP! Questa la so! L’hanno spiegata nel film Matrix.

Nel 1999 ancora le spiegavano le sigle inglesi.


Concludiamo…

Ebbene queste erano tutte le frasi non tradotte del film Captain America – Il soldato d’inverno The Winter Soldier. Titolo che ovviamente nel trailer italiano per la televisione viene pronunciato in maniera maccheronica: “SOLDIER” invece di “SOLGER” (ˈsōl-jər); a riconferma che dovrebbero tradurli e basta che tanto poi non sanno neanche pronunciarli.
Siamo molto lontani dai livelli di Pacific Rim, ma il problema persiste. Se distribuite i film in italiano, adattateli pure in italiano, altrimenti lasciateli in inglese e sottotitolateli per gli appassionati della lettura. Le vie di mezzo non funzionano.

Riguardo la trama del film non voglio assolutamente dirvi niente, il rischio spoiler è troppo alto. Siamo molti passi avanti rispetto a quella patacca mostruosa e cartonesca del primo film con un nemico che usciva direttamente da I dominatori dell’universo, anche se purtroppo non mancano le scopiazzature da dozzine di altre pellicole e serie TV.
Visivamente abbiamo scene che ricordano Brazil, Atto di Forza, Capitan Harlock, Eagle Eye, la serie televisiva Lost, Mission Impossible, etc…; poi abbiamo una trama rubata a piene mani dalla serie Person of Interest, per dirne una. Vuol dire che è un brutto film? Assolutamente no, l’antipasto in attesa di “Avengers 2” (altro titolo che poteva tranquillamente diventare “I vendicatori“) è più che digeribile, il suo adattamento però potrebbe rimanervi incastrato tra i denti.

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