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Terminator (1984) – L’adattamento italiano si poteva fare meglio

terminator fatti fottere
Potendolo evitare, non guardo mai Terminator in lingua italiana. I lettori abituali già lo sanno: quando reputo che un film doppiato in italiano valga la pena, allora lo difendo a spada tratta e ne vado anche fiero, ne parlo e ne straparlo. Nel caso di Terminator, sebbene sia parte della mia adolescenza, non provo alcun valore affettivo verso la sua versione italiana (nonostante la bravura degli interpreti), abbandonata per sempre dopo aver scoperto la versione originale. Ebbene, rivedendolo in lingua italiana in un recente passaggio televisivo si confermano le mie motivazioni.

In generale si può dire che i film anni ’80 avevano dei buoni adattamenti e, solitamente, anche i film “minori” godevano di questi privilegi. Alla direzione del doppiaggio di questo film troviamo Carlo Marini, di cui avevamo parlato molto bene in questo blog come voce di “Mad Max“. Marini viene dalla scuola anni ’50-’60 di Emilio Cigoli e ha diretto, negli anni ’70 e ’80, il doppiaggio di diversi film, molti dei quali poco noti oggigiorno, ma anche alcuni titoli di spicco come ad esempio Platoon. Poi c’è Letizia Ciotti Miller all’adattamento dei dialoghi che nel 1984 aveva già un curriculum niente male, I predatori dell’arca perduta è uno dei suoi e anche Scarface.
Allora cosa è andato storto?

TUTTI I PROBLEMI DI TERMINATOR IN ITALIANO

La voce di Glauco Onorato su Schwarzenegger


Anche qui, chi mi conosce lo sa… ho sempre adorato il doppiatore Glauco Onorato. Non ci sono abbastanza sottolineature che io possa mettere sotto la parola “adorato” per farne capire il vero senso! Senza di lui la carriera di Bud Spencer si sarebbe probabilmente spenta sul nascere; senza di lui la serie Arma letale non sarebbe mai stata così divertente (sì, è più divertente in italiano); sempre senza di lui metà degli afro-americani di Hollywood non avrebbero avuto una voce memorabile. Poi accade che negli anni ’80 gli danno da doppiare anche Arnold Schwarzenegger.

Una ragione dietro questo abbinamento secondo me c’è. Qualcuno avrà fatto questa considerazione: “Schwarzenegger parla in modo un po’ comico, diamogli qualcuno con una voce profonda ma che sappia essere anche comico” e BOOM, hanno tirato fuori il nome di Glauco Onorato dal cilindro! È solo una mia supposizione ovviamente.
Ha un suo senso in un film come True Lies che era una mezza commedia; ha un suo senso in film come Una promessa è una promessa; ha senso persino in Commando nella quale Schwarzy ha sempre la battuta pronta per ogni singola persona che uccide… e vi abbuono persino Predator dove non mi disturba “troppo” (ok, un pochino sì), ma non ha mai avuto senso in Terminator, MAI!

Per l’occasione, il mio collaboratore Leo ha prodotto questo video dove su una scena di Terminator ha montato e sincronizzato clip audio provenienti da film di Bud Spencer e Terence Hill (vorrei ribadire che Bud Spencer e Arnold Schwarzenegger sono stati doppiati dallo stessa persona, Glauco Onorato), guardate come ci sta bene:

Abbiamo anche la locandina…


La scelta di Onorato su Schwarzy in Terminator è semplicemente indifendibile: molte battute (troppe) sono visivamente slegate dal labiale dell’attore (non sono uno che sta a fissarsi più di tanto sul movimento delle labbra e tuttavia l’ho notato), la voce stessa, molto “umana”, stride con l’aspetto di Arnold e con i suoi modi robotici. Non è alienante quanto la voce estremamente teatrale di Massimo Foschi su Schwarzenegger nel film L’implacabile (1987), ma poco ci manca. Comunque non è opinione solo mia, Onorato stesso in questa intervista del 2011 (al minuto 4’19”) accennava a come non ritenesse la sua voce totalmente adeguata su Schwarzenegger.

“Io mi ci son sempre trovato sempre un po’… secondo me ero già un po’ troppo “pesante” per doppiare lui, vocalmente. Io sto meglio su Bud Spencer, sto meglio su attori che ho doppiato in passato tipo Lee Marvin, James Coburn, Charles Bronson.”

Glauco Onorato su Schwarzenegger non è l’unica cosa che non va con questo film, fosse stato solo per la voce di Arnold avrei davvero chiuso un occhio, del resto parla pochissimo e gli altri interpreti sono tutti ottimi. Ciò che peggiora il tutto invece è l’adattamento delle battute più celebri che, in italiano, quasi… scompaiono.

L’adattamento italiano di Terminator

L’adattamento italiano di Terminator ha i suoi momenti problematici e conoscendo bene le battute celebri dell’originale, dispiace sempre un po’ vedere che molte di queste sono state in qualche modo “appiattite” o omesse in italiano, privando così lo spettatore di molte soddisfazioni. La più famosa è sicuramente “I’ll be back”.

I’ll be back – Aspetto fuori


La battuta più famosa in assoluto è, ovviamente, “I’ll be back” (ritornerò) che in italiano recita “aspetto fuori“.
Palesemente, in fase di adattamento, non c’è stata la percezione che tale frase potesse diventare un vero e proprio tormentone (del resto non se lo aspettava nemmeno Schwarzenegger) e venne tradotta all’epoca come fu ritenuto più appropriato per la situazione (il poliziotto gli suggerisce di mettersi a sedere ed aspettare – risposta: aspetto fuori) e secondo la logica del doppiaggio che cerca di far combaciare le consonanti labiali (la “p” di aspetto che ricade sulla “b” di “be”) e inoltre la frase inizia con la lettera “a”, che combacia bene con “I’ll” (pronuncia: ahl) di Arnold.

Sulla carta è la scelta migliore che si poteva fare, purtroppo il labiale risulta visivamente molto slegato dalla battuta doppiata. Tanto valeva farne una traduzione più adatta (e più memorabile) e fregarsene. Altre risposte appropriate – non necessariamente appropriate ai tempi della battute e al labiale, ma appropriate alla logica di quella scena – potrebbero essere qualcosa come “torno dopo”, “torno più tardi”, “ritorno presto”.

Al contrario della battuta originale, aspetto fuori non si lega comicamente al fatto che il terminator ritorni poco dopo con un automobile per sfondare l’entrata della stazione di polizia, un altro motivo forse che non ha aiutato a rendere memorabile questa battuta anche in italiano.

Ecco la scena in italiano (da YouTube):

Il risultato è che con “aspetto fuori” ovviamente si perde anche qualsiasi continuità con i seguiti in cui c’è sempre un “I’ll be back” che non sarà traducibile con un “aspetto fuori“; inoltre la frase originale è finita tra le 100 frasi più memorabili di tutti i tempi, mentre in italiano non la ricorda nessuno, quindi qualche motivo ce l’ho quando vengo a dirvi che l’adattamento è, in molti punti, piatto e immemorabile.

Curiosità: in Last Action Hero (1993) la battuta di Schwarzenegger “I’ll be back” recita in italiano “ci vediamo”, mentre in Fermati o mamma spara (1992) Stallone dice alla mamma che sono i Terminator che dicono “ci rivedremo”, non i poliziotti.

Per chi comprende l’inglese c’è una divertente intervista a Schwarzenegger su ABC News (Arnold Schwarzenegger’s Trouble With ‘I’ll Be Back’ Line From ‘Terminator’, del 2012) dove l’attore dice che aveva dei problemi a pronunciare “I’ll” (ahl) della battuta “I’ll be back” e aveva suggerito a Cameron di cambiarla in “I will be back” senza la forma contratta, argomentando la sua proposta con l’idea che la forma non contratta sarebbe anche più corretta nella logica del film dato che un robot, in quanto tale, si sarebbe probabilmente attenuto ad una grammatica più formale. Cameron gli ha risposto: “io non ti dico come recitare, tu non dirmi come scrivere la sceneggiatura. Ho scritto “I’ll be back”, tu dilla così e basta“. La storia ha poi dato ragione a Cameron.
Cameron stesso ammise che la scelta di usare Schwarzenegger con il suo pesante accento austriaco fu rischiosa ma, stranamente, funzionava e dava l’idea che le macchine non avessero ancora perfezionato l’emulazione del parlato umano (un difetto sistemato poi con il modello liquido e più avanzato che vediamo in Terminator 2).

La spiegazione di Cameron ovviamente fa acqua da tutte le parti perché quando il Terminator imita la voce del poliziotto o della madre di Sarah Connor, non ha nessuna difficoltà di pronuncia. Da questo punto di vista, la versione doppiata di qualsiasi film di Terminator è più sensata in italiano, perché il nostro terminato dal futuro non ha nessun accento austriaco.

“Fuck you, asshole” – il collegamento che non nessun italiano ha mai fatto

Un altro esempio di battuta mancata è quella di Bill Paxton, “Fuck you, asshole!” recitata in originale in maniera molto divertente (va sentita, qui il video in lingua originale)…

In italiano: “ma perché non vai affanculo?

Vediamo la stessa scena in italiano (qui il video in italiano).

Con quella traduzione (e con la sua interpretazione) secondo me non solo si uccidono/appiattiscono i memorabili 10 secondi di Bill Paxton (futuro soldato Hudson in Aliens, cacciatore di tesori in Titanic, verme in True Lies… sempre di Cameron) ma, cosa forse più importante, si rende anche meno comprensibile il perché il Terminator, più in là nel film, scelga questa stessa frase per rispondere all’uomo delle pulizie che, insospettito del brutto odore, bussava alla porta:

In italiano: “Fatti fottere, stronzo

Era difatti la battuta che il Terminator aveva imparato dai teppisti losangelini all’inizio del film. Un semplice “fanculo, stronzo!” poteva entrare tranquillamente nel labiale di Bill Paxton, così da legarsi più tardi con la risposta che il robot dà all’inserviente nel motel. In italiano, invece, questo collegamento tra le due frasi non avviene e nessuno in Italia lo aveva mai notato prima d’ora, del resto come potevate? La scena è una dimostrazione di quello che viene anche spiegato nel secondo film: il terminator impara nuove cose e si adatta. Se qualcuno parlerà di questa curiosità in futuro state sicuri che l’ha letta qui in questo blog.

L’interrogatorio di Kyle Reese

Durante l’interrogatorio, Kyler Reese si incazza perché lo psicologo gli sta facendo perdere tempo e, rivolgendosi alla telecamera, esclama: “you still don’t get it, do you?“.


Kyle Reese non si sta rivolgendo a nessuno in particolare, parla alla telecamera riferendosi in generale ai poliziotti che ancora non comprendono la gravità della situazione, ma in italiano lo hanno tradotto come: “tu ancora non mi credi, vero?” mentre avrebbero dovuto tradurla come “ancora non ci arrivate, vero?” oppure “ancora non capite, vero?“.

Ma, considerazioni sulla traduzione a parte, Kyle si dovrebbe rivolgere ad un “VOI” e non ad un “TU“! Non dovrebbe dire “tu ancora non mi credi”. Tu chi? In quella frase chiaramente non si sta più rivolgendo allo psicologo seduto accanto a lui, quindi come minimo doveva essere “voi ancora non mi credete, vero?“. È possibile che sia stato scelto di proposito per accentuare la reazione di Sarah Connor che guarda la registrazione e reagisce impaurita, come se stesse parlando direttamente a lei… oppure che si tratti di una semplice svista.

Il fucile fasato plasma calibro 40-zero

Quando all’inizio del film il Terminator va ad armarsi in un negozio, il proprietario gli chiede se desidera altro…


Il terminator in italiano risponde che desidera un fucile fasato plasma, calibro 40-zero. In inglese tale fantomatico fucile “fasato” (phased plasma rifle) era da 40 watt, non di calibro 40.0.
Mentre pronuncia queste parole, Schwarzenegger è di spalle quindi non è stata certo una scelta di traduzione motivata dal labiale e, purtroppo, quel “calibro 40-zero” fa sembrare questa arma del futuro un tantino meno fantascientifica. Che la Ciotti-Miller, dialoghista di questo film, avesse in mente qualcosa di molto meno fantascientifico? Difficile a dirsi.

I sottotitoli del DVD (che, come al solito, sono pieni di errori) traducono la battuta come “un fucile al plasma, portata 40 watt“, avendo erroneamente associato la parola “range” a “portata”. Curioso che secondo i sottotitolatori la “portata” possa essere misurata in watt (che invece è una misura di potenza).

Ciò che il terminator cerca è, più precisamente, un fucile di fase al plasma, di potenza intorno ai 40 watt (tradotto da me alla lettera, o “un fucile di fase al plasma, sui 40 watt” se vogliamo abbreviare); quindi né di calibro 40 come dicono nei dialoghi italiani, né di portata 40 watt, come riportano i sottotitoli del DVD; in particolare, la traduzione presente nei sottotitoli non vuol dire assolutamente niente, sarebbe come se vi dicessi che sono alto 1,78 metri e peso 17 Watt.
[i sottotitoli stavolta non sono stati fatti da qualche amaragano ma sono di tale Stefania Manetti per la Visiontext a Londra.]

Fare errori è umano, ma questo povero Terminator  non riesce proprio a ordinare il suo fucile futuristico da 40 watt in nessuna versione esistente, doppiata o sottotitolata.

Alla luce di questi momenti, e di altri che seguiranno a breve, non so quale sia stato il problema con il doppiaggio di questo film (il quale, secondo Antonio Genna è stato eseguito da una certa Coop. FCM, secondo il sito Calliopea invece è opera della S.A.S.). A parte pochi casi, la ricerca del labiale adeguato non giustifica le alterazioni a cui assistiamo quindi, evidentemente, qualcuno ha fallito nell’intuire quali delle battute del film sarebbero divenute immortali o quali, come nel caso del “fuck you”, fossero legate ad altre scene del film.

Sembra quasi che chi lavorò all’adattamento di Terminator non ci abbia creduto fino in fondo, chissà che non sia stato visto come un altro film di fantascienza da quattro soldi sul quale non perderci troppo tempo, ma queste sono interpretazioni esclusivamente personali. Sono sicuro che molti di voi se lo saranno visto solo in italiano per decenni senza aver mai notato una sola delle osservazioni da me riportate in questo articolo, e va bene così. L’unica mia vera accusa alla versione italiana di Terminator è che avrebbero potuto fare di meglio, soprattutto nel rendere alcune battute memorabili come lo sono le corrispettive originali. Un vero peccato, visto comunque l’ottima interpretazione dei doppiatori su Sarah e Kyle e in generale di tutti gli interpreti italiani (Glauco a parte, per i motivi già detti: per me è “troppo umano”).

Vediamo altri problemini che, aggiunti al resto, diventano degni di nota.

Il plurale di parole inglesi…

“network di computers per la difesa”

Di questi ce ne sono una cornucopia e devo dire che negli anni ’80 era molto comune sentire “computers”, “networks” e simili. Il film “Electric Dreams“, dello stesso anno, viene introdotto dal narratore come “favola per computers“. Roba che oggi farebbe digrignare i denti.
Non so più neanche quante volte mi è capitato di ripeterlo in questo blog, ormai sono diventato un vecchietto che dice sempre le stesse cose:

È regola della grammatica italiana che le parole straniere siano adottate soltanto al singolare

Quindi in Italia non… dai, ormai la sapete a memoria anche voi la filastrocca, ripetete con me:

…non guidiamo camions; non guardiamo films; le star (non stars) del cinema hanno molti fan e non molti fans. Non beviamo nei bars, né ci ubriachiamo nei pubs; non prenotiamo dei tickets né ci piacciono i leaders.

Forse se la riscrivo in rima potremmo diffonderla nelle scuole elementari.

La cosa però diventa veramente fastidiosa soltanto quando questo uso errato dell’italiano avviene a scapito della comprensibilità. Difatti, quando Kyle Reese parla del futuro, nomina i “K-C” descrivendoli come “Killers-Cacciatori” (in originale H-K, Hunter-killers):

“i K-C. Killers-Cacciatori”

Apprezzo il cambiamento di iniziali, cosa che oggigiorno non si fa più, ma per favore non usate il plurale anglosassone “killers“! Difatti l’orecchio italiano, con quella “s” di troppo, si confonde e sente immancabilmente “killer-scacciatori“, che ovviamente non combacia con la sigla “K-C”. La “s” del plurale era riferita all’intera parola “hunter-killer” e non solo alla parola “killer”.
Scusate se scado in argomenti aridi come la grammatica straniera ma se lo spettatore sente killer-scacciatori al posto di killers-cacciatori qualche dito dovrò pure puntarlo!

Traduzioni eccessive: la Cyberdyne Systems diventa Sistemi Cibernetici

Abbiamo la Cyberdyne Systems (creatrice di Skynet, anzi, dovrei dire “dello Skynet” come dicono in questo film) tradotta come Sistemi Cibernetici.

“Un Terminator. Modello Sistemi Cibernetici uno-zero-uno”

“…costruito per la SAC-NORAD dai sistemi cibernetici

Non siamo in una fiaba moderna, il nome di una immaginaria ditta americana potevano lasciarlo tranquillamente in inglese. Il pubblico italiano avrebbe conosciuto il nome Cyberdyne soltanto dal secondo film in poi. Anche in questo caso, non me ne sarei lamentato se poi all’interno del film questa scelta non finisse per causare degli errori come vediamo nella seguente battuta

costruito per la SAC-NORAD… dai sistemi cibernetici

Più correttamente dovrebbe essere: “costruito per il SAC-NORAD dalla Cyberdyne Systems” o, se volessimo davvero tradurre il nome dell’azienda, “costruito… dalla Sistemi Cibernetici“. Ho  come l’impressione che la dialoghista possa non aver capito che “Cyberdyne Systems” fosse il nome di un’azienda. Perché per come è costruita la frase che sentiamo nel film “la SAC-NORAD” sembra il nome di una ditta (invece dovrebbe essere il “Comando Strategico Aereo del NORAD”), mentre i sistemi cibernetici sembra un termine generico, come se avesse detto “dai robot”, e non il nome di una ditta.

Nota curiosa: il combattimento finale si svolge proprio nei laboratori della Cyberdyne, una scena tagliata mostra il cartello della ditta mentre la protagonista viene trasportata via in barella. Scopriamo così come la Cyberdyne sia venuta in possesso del microprocessore e del braccio del terminator del secondo film.

Nell’edizione DVD chiamata “definitive edition” della M.G.M. ci sono tante scene tagliate, tutte interessantissime e, nonostante la qualità audio terribile della traccia italiana (la stessa comunque che troverete su qualunque DVD e Blu-Ray) consiglio caldamente a tutti di recuperarla se non altro per le scene aggiuntive.
Molto meglio comunque del DVD-merdaccia che produceva la Cecchi-Gori nel 2003 con una copertina elaborata grazie ad una versione in prova di CorelDraw ’95 (uscita insieme alla stampante del nipote) e con una trama stampata sul retro che avevano sicuramente recuperato dall’enciclopedia “Omnia ’98“, presa in prestito dal cognato.
Si vede che mi piacciono le edizioni CG, eh?

“Con l’uno-trentadue”. Numeri che hanno senso solo in inglese

E per chi combatte?

con l’uno-trentadue al comando di Perry. Dal ’21 al ’27”

Sebbene il significato di questa frase sia forse intuibile, al posto di “con l’uno-trentadue“, Kyle in italiano avrebbe dovuto dire “con la centotrentaduesima“. Anche qui chi parla è di spalle, quindi senza necessità di dover seguire un labiale. Si sa, scandire i numeri fa molto futuro militaresco anni ’80: in inglese diceva appunto one-thirtysecond (uno-trentaduesimo, tradotto alla lettera) ma in italiano non si può nominare le centinaia come un numero singolo slegato dai successivi; questo invece accade regolarmente nella lingua inglese e non è un errore, serve solo ad essere più brevi e discorsivi: la cifra 1200 ad esempio può essere detta formalmente come one thousand two hundred oppure più brevemente come twelve-hundred, ovvero come dodici centinaia che in italiano, tradotto alla lettera come dodici-cento, non vuol dire un cazzo. E quindi anche “l’uno-trentadue” non vuol dire niente.

La tragedia delle edizioni home video moderne di Terminator

Tristemente, qualsiasi versione moderna di Terminator manca di alcuni pezzi di dialoghi italiani. Semplicemente non esistono più, sono stati tagliati per la noncuranza di chi ha prodotto le versioni successive alla VHS della Domovideo (e al Laserdisc). Ecco alcuni esempi più fastidiosi:

1) Kyle Reese che urla “drive!” nella traccia italiana.


Si sono dimenticati di doppiarla nell’84? No, nella traccia originale la battuta doppiata era presente, ma è stata tagliata nel nuovo missaggio che hanno adottato dal formato DVD in poi. Lo noterete anche nei passaggi televisivi perché adesso questa traccia audio piena di buchi è la versione “ufficiale”.

2) Come si può tradurre la battuta finale (e liberatoria) “you’re terminated, fucker!” (letteralmente “sei tu ad essere terminato, stronzo!“) con un semplice “sei tu terminato!“? La battuta in realtà fu tradotta per intero nel 1984, ma chi ha curato il nuovo missaggio audio DTS dai tempi dei primi DVD in poi (Sì, è così ANCHE IN BLU-RAY!!!) ha sciaguratamente tagliato l’esclamazione finale “bastardo!” corrispondente al “fucker!” originale, privando così la protagonista del dovuto abuso verbale contro il terminator.


È come se alla frase di Ripley in Aliensstai lontana da lei, maledetta!” (get away from her, you bitch!) gli venisse omesso il “maledetta!“. Un ottimo modo per uccidere una battuta memorabile che le nuove generazioni non conosceranno mai, perché certamente non vedranno Terminator in VHS o Laserdisc. E, ripeto, questa versione con battute mancanti è la versione presente in qualsiasi formato digitale, dal DVD in poi, e anche quella che passa in TV da anni. Grazie, curatori dei missaggi italiani che sicuramente avete sede a Londra e non parlate italiano. Andate a mori’ ammazzati.

3) Come suggerito dal lettore ‘andreasperelli2k’ nell’area commenti di questo articolo (e che qui riporto verbatim): “al minuto 46, Kyle racconta a Sarah come si vive nel futuro, e che le persone sono state “mandate nei lager in attesa di disposizioni”, ma quali disposizioni? Dovevano decidere cosa farci? In inglese la frase invece è “put in camps for orderly disposal”, quindi avevano un’idea ben chiara di cosa farci!”.

Orderly disposal” è un’eliminazione sistematica. Uno sterminio insomma.

“in attesa di disposizioni”

CONCLUSIONE

È un vero peccato che, in italiano, un incredibile film di culto come Terminator abbia avuto questo adattamento “fallato” che non lascia quasi niente se non le interpretazioni dei doppiatori, quelle sì, ottime (ad esclusione della scelta di Onorato su Arnold). Il materiale c’era tutto per aspettarsi un doppiaggio memorabile e, a parte gli errorini che vi ho elencato, i dialoghi sono generalmente molto buoni, con frasi a volte invertite o lievemente alterate per renderle più sensate e funzionali alle nostre orecchie italiche (niente traduzioni pedanti come fanno oggi dunque).
Purtroppo però non c’è stata l’arguzia di intuire su quali battute sarebbe stato meglio prestare più attenzione e si poteva evitare Glauco Onorato su Schwarzenegger, come cyborg minaccioso purtroppo non funziona. La sua voce è troppo… umana, lo dirò sempre

Il film dunque non offre molte scuse per consigliarvene una visione che non sia in lingua originale, almeno NON su moderni supporti DVD e Blu-Ray… se non, forse, per la voce di questo tizio all’inizio del film (che comunque era identica in inglese e che ho scoperto essere di Carlo Marini stesso, me lo ha detto lui):

Sul film in sé c’è poco da dire che non sia stato già detto da milioni di persone prima di me e, a parte piccoli concetti stupidissimi come quello dei robot che nel futuro creano dei lager in stile nazista con tanto di numero tatuato sull’avambraccio (ovviamente come codice a barre perché è il futuro anni ’80) e istituiscono persino dei kapò, per il resto è un film perfetto e io, al contrario di molti, lo preferisco a Terminator 2.

Ah, ovviamente il titolo originale è The Terminator, tradotto solo come Terminator… e va benissimo. Anzi è persino in continuità con i titoli dei sequel che dal secondo in poi si chiameranno sempre Terminator senza l’articolo determinativo “The” (Terminator 2 – Judgment Day, Terminator 3: Raise of the Machines, Terminator: Salvation… etc). Una volta tanto la distribuzione italiana ci azzecca più di quella statunitense.

Il titolo senza l’articolo “THE” lo si vede nel cartello iniziale… ah no, scusate, quello lo vedete solo nella versione VHS e Laserdisc perché sul DVD e sul Blu-Ray c’è scritto “The Terminator” (dal master americano) e mancano pure le scritte italiane come FATTI FOTTERE, STRONZO. Ma abbiamo un progetto in corso per tentare di ricostruire la versione cinematografica italiana, a cura di Doppiaggi italioti!

Forse un giorno ritornerò a parlare della serie di Terminator, o forse… aspetterò fuori. Nel frattempo potrete godervi passati articoletti a tema e post vari come ad esempio la lista di sequel fasulli di Terminator

Adesso se permettete, vado a disintossicarmi dalla colonna sonora del Tech Noir che da due giorni permane instancabile nella mia testa con You’ve got me burnin’. You’ve got me burnin’ e Caught in a photoplaaaaaay. Possiamo tornare a ballare nel 1984? No? Allora faccio cadere anche voi in un vortice di musica New Wave californiana anni ’80 con questa playlist che ho chiamato Technoir Dance Club. Ingresso $4,50, i terminator entrano gratis.

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