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Il ritorno dei morti viventi (1985)… un doppiaggio senza cerveeello!

artwork Return of the living dead 1985

Nel 1985 il New York Times lo descrisse come una pungente commedia punk (“mordant punk comedy”), dall’altra parte dell’Atlantico, lo storico del cinema Mario Guidorizzi, senza apprezzare la palese ironia del film, lo descriverà invece come “Squallido seguito del film di Romero: ripugnante, repellente, cannibalistico, volgare, scemo“. Per me invece che lo vidi da una registrazione televisiva del 1990, Il ritorno dei morti viventi di Dan O’Bannon era e rimane il film horror più divertente mai realizzato.

In Italia viene distribuito dalla Titanus nel aprile 1985 (primo paese al mondo!) con una piccola differenza: alla distribuzione non ne percepiscono o forse semplicemente non ne apprezzano il tono ironico, magari credendolo davvero un seguito del film di Romero, un horror “serio” insomma. Via dunque la locandina comica (di cui vedete un ritaglio all’inizio dell’articolo) in favore di una molto più seriosa (e anonima) e via anche il cartello iniziale che sostiene che tutti gli eventi rappresentati in questo film sono fatti reali e con “i veri nomi di vere persone e di vere organizzazioni“.

La veramente vera storia

Il primo fotogramma del film è quindi un cartello parodistico che farebbe ridere anche oggi, ma è assente nella versione cinematografica italiana di cui potete avere testimonianza soltanto in formato VHS e nelle prime trasmissioni di Italia 1. Questa mancanza di ironia italica si riflette anche nella scomparsa dell’espressione (mondialmente famosa in lingua inglese) “braaaaains!” (cervelli!) che i morti viventi del film esclamano alla vista di esseri umani. Volutamente comico, volutamente ignorato nella versione italiana. Il Blu-Ray italiano va a sottotitolare questi momenti, il che è anche più strano visto che nella traccia audio italiana gli zombi sono muti, quindi chi non conosce la versione originale sarà certamente perplesso nel veder apparire la scritta “cervelli” sotto a uno zombi che non parla.

Un videogioco tra migliaia

Una piccola nota su questo braaains! (ceerveeeelli!): nel mondo anglosassone è diventato un vero e proprio tormentone, ricorrente nella cultura popolare, si ritrova infatti in cartoni animati, videogiochi e anche altri film… al punto che in molti consumatori oggi ne vengono esposti ancor prima di aver visto il film, e su Internet i più giovani si chiedono da dove origini questo “braaaains!” che ritrovano praticamente in bocca agli zombi di qualsiasi prodotto di consumo.
L’origine è questa, questo gioiello comico/horror intitolato Il ritorno dei morti viventi, del 1985.

E purtroppo in italiano questa espressione “brains!” è completamente assente. Gli zombi non lo dicono. Nella traccia audio italiana si può sentire “braaains” (in inglese) soltanto nella scena in cui gli zombi assaltano i paramedici, ma per puro caso, perché rimasto come “rumore” di scena insieme alle urla delle vittime, ma in tutti gli altri casi gli zombi in italiano emettono solo suoni che, suppongo, in fase di missaggio audio, avrebbero dovuto essere accompagnati dal nostro equivalente: “cerveeeeeelli!”. A questa mancanza fa riferimento il titolo del mio articolo, non alla qualità del doppiaggio in generale che invece è ottima.

 

L’adattamento italiano

Il ritorno dei morti viventi è un doppiaggio C.D.C. del 1985 quindi ci sono dialoghi che si preoccupano più di sembrare naturali che di essere fedeli alla lettera. E questo è un bene. Se il punk chiamato “Suicidio” (“Suicide” in inglese) si offendeva quando veniva appellato come “spooky” (= spaventoso o inquietante) per via del suo look “estremo”, in italiano invece gli dicevano che è “un cesso“. E come lo dicono nel film fa ancora più ridere, il labiale è perfetto.

How come you guys come ‘round only when you need a ride someplace?
– Come mai vi fate vivi solo quando avete bisogno di un passaggio?

‘Cause you one spooky motherfucker, Suicide.
Perché per il resto sei un cesso, Suicidio.

La battuta ritorna poco dopo:

Nessuno che mi capisce, lo sai? Mi faccio un mazzo tanto per tutti voi e che cosa mi si dice? “Sei un cesso”. Ma vaffanculo, capito? Vaffanculo!
A me piaci, cesso.

Quanto sarebbe stato di minor impatto un “perché fai spavento, Suicidio”. Doppiato oggi poi avremmo sentito qualcosa di insensato tipo “fai un fottuto spavento”, tradotto cioè in lingua doppiaggese.

Non mancano poi cose come “I was kidding” che diventa “ma che, gli rode il culo?“. Sono messe in bocca ai ragazzi “punk” ovviamente. Nel film ogni personaggio parla con il proprio lessico e non sembrano scritti tutti dalla stessa persona; anche questa è una cosa non scontata di questi tempi.
A volte le battute italiane sono anche più inventive, come all’arrivo dei ragazzi nel cimitero abbandonato e pieno di sporcizia dove in lingua originale uno dei punk dice all’altro this looks like your pad (sembra casa tua) e l’altro gli risponde I heard that! (ti ho sentito!), mentre nel doppiaggio italiano la risposta è “no, questa è meglio!“. Oppure in frasi banali come “a girl like you and a guy like me” (cioè “una ragazza come te con un ragazzo come me…”) che in italiano si fanno più creative:  “Un confettino come te e un mandrillaccio come me” (seguita dalla risposta “buttati al fiume!”).

Uno sfigato un mandrillaccio e il confettino

I soprannomi dei ragazzi sono in parte tradotti e in parte lasciati in inglese. “Suicide” in italiano diventa “Suicidio” e anche “Scuz” è stato alterato, nel film in italiano viene nominato una sola volta e sembra che lo chiamino Coss, o forse Cosz (non piaceva il suono di “Scosz”? Impossibile saperlo). “Trash” e “Spider” rimangono così anche in italiano, probabilmente perché parole facilmente riconoscibili/comprensibili anche nella nostra lingua. Nomina speciale: il colonnello Orazio Glover (Horace Glover in originale, ovviamente). Così lo chiama la moglie quando una telefonata li sveglia nel bel mezzo della notte: “Orazio, che succede?.”

Le battute migliori in lingua originale

Sebbene non ci sia alcun errore nell’adattamento italiano ed eventuali differenze siano da imputare solo alla ricerca del labiale o dell’efficacia delle battute, ci sono delle frasi che adoro nella versione originale in inglese e che purtroppo non risultano altrettanto memorabili in italiano, ma questo succede per qualsiasi film.

Una di queste arriva dopo la fuga di gas che resuscita i morti quando Freddy, il ragazzo neo-assunto nel magazzino di forniture medicali, dà dello stronzo al suo capo Frank per aver causato la fuoriuscita di gas che li ha investiti:

Freddy e Frank

originale
Stupid asshole!
Watch your tongue, boy, if you like this job! (bada a come parli, ragazzo se ci tieni a questo lavoro!)
LIKE THIS JOB?!? (se ci tengo?!?)

doppiaggio
Brutto stronzo!
Bada a come parli, ragazzo, sennò ti spacco la testa.
È tutta colpa tua!

Un’altra battuta più divertente in inglese (e assente in italiano) è meta-cinematografica:

doppiaggio:
Ma in quel film quando gli spaccavano la testa morivano.
Sì, nel film andava in questo modo.
Ma questo non vuole morire!
Continua a muoversi!

In inglese finiva con un comico “you mean the movie lied?!“, cioè “vuoi dire che il film mentiva?!”, che potrebbe essere resa in maniera naturale con un “ma allora il film mentiva!”. Del resto si sa, i film non mentono mai. 😉
Sono tutte battute che troverete tradotte nei sottotitoli e che compaiono anche sui titoli di coda, quando queste scene vengono riproposte a fine film come una sorta di selezione tra le più divertenti.

Altre piccole differenze nel copione italiano

Il “give me the bone saw” (= prendimi il seghetto per ossa), che chiude una scena lasciando presagire cosa avrebbero fatto dell’irrequieto cadavere, diventa un “adesso ci penso io“. A loro discolpa, la frase è brevissima ed è su un primissimo piano, sicuramente il tempo e il labiale qui hanno influito. In realtà questa piccola omissione funziona anche meglio quando scopriamo solo nella scena successiva che il cadavere adesso si trova in tanti piccoli sacchetti di plastica che si dimenano, inizialmente spacciati per “gatti idrofobi” (rabid weasels, donnole idrofobe in originale) quando presentati a Ernie, l’amico imbalsamatore.

Che???

Un po’ meno comprensibile è la frase dell’imbalsamatore che in italiano chiede se corre dei rischi a lasciargli usare il suo forno crematorio per sbarazzarsi dei pezzi del cadavere. In inglese in realtà chiedeva cosa ci avrebbe guadagnato lui a farglielo usare. Il resto della frase prosegue nello stesso modo e il senso rimane sottinteso quando dopo l’imbalsamatore ribadirà più volte del grosso favore che gli deve, ma cambia un po’ la psicologia del personaggio (e anche la reazione degli altri a quel “e io cosa ci guadagno?”). Chiaro che stiamo parlando di sfumature ma c’è da dire una cosa sul personaggio dell’imbalsamatore interpretato dall’attore Don Calfa, sebbene non venga detto chiaramente nel film, tanti indizi sembrano suggerire che sia un ex-nazista nascostosi in America: ha una pistola Luger sempre al fianco e la punta su chiunque gli arrivi alle spalle, opera un forno crematorio (volutamente creato in modo da ricordare quelli di Auschwitz, ammette candidamente il regista nel commento audio al film), si chiama Ernie Kaltenbrunner e in una scena in cui osserva la pioggia fuori dalla finestra dice “It’s coming down like einen getrunken soldat” (“viene giù come einen getrunken soldat”, cioè come un soldato ubriaco), una frase il cui significato gli americani possono anche intuire (getrunken è vicino a drunken) ma che gli italiani a digiuno di tedesco non avrebbero inteso, quindi è stata rimossa in cambio di un più regolare (ma sinistro) “Sta diluviando. Che strano, è cambiato il tempo“.
Era la pioggia innescata dai fumi della cremazione del cadavere, quello rianimato dal gas militare che nel film è la causa di tutti i guai. Nome in codice: “Triossina 204” (“2-4-5 Trioxin”, in originale).

Una scena celebre di questo film è quella dello zombi che dopo aver mangiato il cervello di due poliziotti ne richiede altri per radio con una frase cult per i fan di lingua inglese: “send more cops“. In italiano diventa, ovviamente, “mandate rinforzi“, ma anche qui viene meno un po’ di ironia del linguaggio comicamente semplificato dei morti viventi: buoni i poliziotti, mandatene altri; essenzialmente questo è il senso che passa in inglese. In una scena precedente infatti, un altro morto vivente dalla radio dell’ambulanza aveva già usato una formula identica: send more paramedics, resa bene in italiano con “servono altri infermieri”.

send more paramedics / send more cops

Chiudo con una piccola differenza di nessuna importanza: quando si parla di dissolvere un cadavere in inglese nominano “aqua regia” che in italiano diventa “vetriolo”. Che io sappia non sono la stessa cosa, ma immagino che “vetriolo” suonasse più familiare, così come suonavano più familiari i gatti idrofobi al posto delle donnole idrofobe. In più, il pubblico italiano probabilmente l’avrebbe scambiata per acquaragia, che è un’altra cosa. Insomma, l’immediatezza e la comprensibilità hanno chiaramente la priorità in questo adattamento.

Queste sono tutte le piccole differenze tra il copione originale e quello italiano. Le ho volute elencare per completezza, aiutato dal fatto di conoscere questo film a memoria, ma non è mia intenzione far passare l’idea che quello italiano sia un brutto adattamento, tutt’altro, ci sono un paio di battute che non passano in italiano, è vero, ma l’adattamento nel complesso è fenomenale, e così il doppiaggio. Renato Mori tra tutti sembra fatto per il personaggio di Frank.

Cast di doppiaggio di Il ritorno dei morti viventi

dal sito antoniogenna.net

doppiatori già precedentemente identificati

Cesare Barbetti: Burt Wilson
Renato Mori: Frank
Giorgio Lopez: Ernie Kaltenbrunner
Massimo Giuliani: Freddy
Sandro Acerbo: Chuck
Piero Tiberi: Spider
Isabella Pasanisi: “Trash”
Carlo Cosolo: sergente Dan Jefferson dell’artiglieria mobile
Angelo Nicotra: “Suicidio”
Silvio Anselmo: lo zombi alla radio che dice “Okay centrale, servono altri infermieri”

Oltre a confermare questi doppiatori già in precedenza riconosciuti, sono andato oltre per identificare altre voci del film doppiato in italiano.

doppiatori mai identificati prima d’ora

Con l’aiuto di alcuni collaboratori abituali del blog (il nostro Leo e Francesco “Orecchiofino” Finarolli) ci siamo messi ad ascoltare ogni singola voce di questo film (ve l’ho detto che adoro questo film, no?), arrivando così a colmare (per la prima volta in assoluto) molte delle lacune riguardanti il cast di doppiatori, anche per quei personaggi che hanno letteralmente una o due battute e che dal 1985 ad oggi non erano stati mai identificati. Ed eccoveli in esclusiva con tanto di attribuzione su chi le ha riconosciute, come è giusto che sia:

Silvia Tognoloni Tina (riconosciuta da Finarolli)
Stefanella Marrama
– Casey (riconosciuta da Finarolli)
Enrico Di Troia – “Scuz” o “Coss” in italiano (confermato da Giacomo nei commenti)
Alessandro Rossi
– paramedico con la barba (riconosciuto da Evit)
Teo Bellia – il paramedico senza barba (riconosciuto da Leo)
Silvio Anselmo – Poliziotto alla radio nella prima pattuglia (riconosciuto da Finarolli)
Claudio Fattoretto – poliziotto con i baffi al volante della pattuglia (riconosciuto da Finarolli)
Gianni Marzocchi – il colonnello Orazio Glover (riconosciuto da Leo)
Isa Bellini – Ether, la moglie del colonnello (riconosciuto da Finarolli)
Sergio Matteucci – il capitano di polizia alla radio sotto la pioggia prima dell’ondata zombi (riconosciuto dal lettore Giacomo, nei commenti)
Silvio Anselmo
– il centralinista militare da Wichita (riconosciuto da Leo)
Roberto Pedicini – l’operatore di Denver a cui viene inoltrata la chiamata (suggerito da “Vasquez” nei commenti)
Miranda Bonansea (forse) – torso parlante della donna zombi (suggerito da Giacomo e “Weird Ed” nei commenti)
Franco Aloisi – La voce al megafono dell’elicottero della polizia (rarissima voce riconosciuta da Paolo D’Alessandro, nei commenti)

doppiatori ancora non identificati

Rimangono dubbi su chi doppi gli altri personaggi, mancano infatti all’appello il torso della donna zombi (una voce probabilmente impossibile da riconoscere al 100% perché eccessivamente “effettata”, però se ci volete provare, ecco anche per lei il video), la centralinista della polizia e la voce maschile che risponde alla pattuglia via radio.

Se vorrete cimentarvi nel riconoscimento dei doppiatori, fateci sapere nei commenti chi pensate che possano essere, se abbiamo modo di confermarli li aggiungerò all’elenco.

Questi invece sono i cartelli dai titoli di coda della versione cinematografica italiana (da VHS “Creazioni Home Video e gli stessi passati su Italia1):

 

I titoli vengono dalla prima VHS “Creazioni Home Video” e potete trovarli per intero insieme a tante succose curiosità sul film in questo precedente articolo firmato dall’amico blogger Lucius Etruscus: [Italian credits] Il ritorno dei morti viventi (1985).

direttore del doppiaggio

Giorgio Piazza

dialoghi

Curiosa nota sui dialoghi, nella pellicola sono attribuiti ad un certo James Alexander (parente di Jane Alexander forse? L’ho contattata personalmente e nega che possa essere il padre) mentre sull’archivio SIAE l’adattamento è accreditato invece ad Alberto Piferi. Forse il primo ne ha realizzato la traduzione mentre il secondo l’adattamento? Non so in che misura entrambi abbiano contribuito ma il lavoro finale è stato ottimo.

E questo è tutto quello che si sa al momento sui doppiatori, direttori e dialoghisti coinvolti nel doppiaggio di Il ritorno dei morti viventi. A questo punto non posso che aggiungere il mio affettuoso meme diretto ai lettori che sono anche contributori del sito antoniogenna.net e che, dopo aver letto i risultati delle mie ricerche, corrono (giustamente) a segnalare i nuovi dati.

Certo non guasterebbe se venissero citate anche le fonti ogni tanto, una pratica molto apprezzata ma raramente applicata. Wikipediani ce l’ho soprattutto con voi.

 

La versione cinematografica italiana

Oltre alla scomparsa del cartello iniziale sulla “veramente vera storia” che il film dovrebbe rappresentare, la Titanus porta Il ritorno dei morti viventi nelle sale cinematografiche italiane anche con una scena finale leggermente diversa, dalla quale viene tagliata per intero la parte dello scheletro che emerge dalla tomba (anche questo molto comico a vedersi) sostituendogli un brusco fermo immagine su una delle croci del cimitero, è su questa e non sullo scheletro che partono i titoli di coda dello Studio Mafera. Il perché di questa modifica non mi è chiaro ma lo posso intuire: dopo il fermo immagine sullo scheletrino che esce dalla tomba, i titoli di coda americani scorrevano poi sopra ad una raccolta dei momenti più divertenti del film (con tanto di dialoghi), che non solo è un modo inusuale di chiudere un horror ma sottolinea anche la volontà degli autori di far ridere fino alla fine, addirittura sui titoli di coda. “Far ridere in un horror? Che è ‘sta stramberia? Togliere tutto! E poi costa di più ricreare tutte quelle sequenze di cui non abbiamo una copia senza scritte, un tradizionale sfondo nero e titolazione in bianco costano meno“. E così fu.

It’s party time!

Con un Blu-Ray italiano basato visivamente sulla versione americana del film e che prende invece l’audio italiano dalla nostra versione cinematografica (senza le scene sui titoli di coda), finisce che i titoli di coda presentino scene recitate in inglese, un nuovo strambo effetto collaterale dell’home video italiano che fa un copia-incolla tra video e audio senza pensarci su più di tanto. Nel Blu-Ray queste scene sui titoli di coda sono sottotitolate in italiano e tali sottotitoli traducono fedelmente ciò che gli attori dicono in inglese senza curarsi dell’adattamento italiano, quindi alcune battute differiscono, aggiungendo così anche un effetto “ma io questa battuta non me la ricordo”. Prendiamolo come un invito a vederlo anche in lingua originale, va’!

Per concludere sulle differenze con la versione cinematografica italiana, ho trovato una piccola differenza audio nella scena in cui Burt, il proprietario magazzino, va a bussare alla porta delle pompe funebri dirimpetto: nella traccia audio italiana mancano i suoi colpi sulla porta (che l’imbalsamatore non sente a causa della musica che stava ascoltando in cuffia), sembra così che Burt entri come un ladro, senza bussare. Nell’audio americano invece il toc-toc alla porta è chiarissimo mentre in italiano manca completamente, probabilmente sfuggito in fase di sonorizzazione (o rimosso volontariamente? Boh).

La locandina italiana “no fun allowed” dove la morte ti trasforma in zebra

 

L’edizione home video italiana è “un cesso” (ma nessuno se n’è accorto)

Il Blu-Ray italiano della Midnight Factory porta la stessa versione già uscita in America per la Shout Factory, che è effettivamente la versione migliore e “definitiva” di questo film: stesso il master video e stessi i corposi contenuti speciali, documentari, interviste e chi più ne ha…! Inoltre, e per fortuna, nel nostro caso la traccia italiana rimane quella cinematografica, non essendo stata vittima dei rimaneggiamenti che invece hanno afflitto la colonna sonora americana dai primi anni 2000. Nella traccia audio in inglese infatti sono cambiate un paio di canzoni per questioni di diritti, sono cambiati anche degli effetti sonori e hanno ridoppiato le voci dei morti viventi. L’unica testimonianza del missaggio audio americano del 1985 si trova in un Blu-Ray britannico della Second Sight, e l’audio in quel caso è ricavato da un collage di varie fonti (non tutte in alta qualità). Unica vera pecca della versione britannica con traccia audio in inglese originale è la qualità video, molto inferiore.

Copertine a caso Part Deux

L’edizione Blu-Ray italiana se non altro ha un audio italiano che non è mai stato vittima di revisioni ed è, dal punto di vista video, il meglio che si possa desiderare, ma la nostra fortuna termina qui. Sul costoso Blu-Ray in edizione limitata della Midnight Factory (Koch Media), a livello tecnico la traccia italiana è stravolta in modo catastrofico, cosa che ovviamente non ha notato nessun esperto italiano del settore, dato che tutte le recensioni tecnicheggianti che si trovano in giro non ne fanno assolutamente parola e mi viene da chiedere se ascoltino veramente (e per intero) i film che recensiscono (e chissà che non corrano ad aggiungere qualche nota dopo questo articolo, me lo auguro).

Prima di addentrarmi nell’argomento, che sfocerà anche nel tecnico, voglio sottolineare questo: che non se ne accorga l’acquirente qualunque è normale. Che sia invece elogiato dagli esperti… no.

L’origine della traccia audio italiana usata nel Blu-Ray della Midnight è quasi certamente la MGM stessa, che detiene i diritti del film. La stessa traccia audio italiana, infatti, la MGM l’aveva già usata per il DVD uscito nel nostro paese il 23 febbraio 2005. Ebbene, a un confronto diretto tra tracce audio contenute nel Blu-Ray è possibile osservare che l’audio italiano del Blu-Ray non ha la stessa tonalità dell’audio originale in inglese, una cosa particolarmente evidente sulle canzoni durante le quali, se con il telecomando cambiate dalla traccia inglese a quella italiana, sentirete che quest’ultima si abbassa di tono, è meno acuta, come se rallentasse.
Non solo, la traccia italiana si mangia anche le parole!

Cosa è successo? Da troppi anni, troppe mani incompetenti. Per spiegarvi qual è il problema con l’audio del Blu-Ray italiano, e quindi cosa sia successo, devo fare una premessa un po’ tecnica sulla “velocità” dei film.

L’origine di tutti i guai: il DVD della MGM

Possiamo datare l’origine di tutti i mali della traccia italiana al 2005 quando la MGM realizza il DVD europeo contenente le tracce audio inglese, italiana e spagnola. In Europa i DVD, così come le VHS (e tuttora anche le trasmissioni televisive), sono legati al sistema televisivo in PAL e viaggiano a 25 fotogrammi al secondo (25 FPS), un po’ più veloce rispetto ai 24 FPS delle pellicole cinematografiche e dei Blu-Ray. Per tutta la vita insomma, in VHS, in DVD e ancora oggi in TV, avete sentito le voci dei doppiatori e anche le canzoni della colonna sonora dei film velocizzate del 4% e con un tono più acuto. Ve ne accorgereste immediatamente mettendo a confronto la fanfara di inizio di Guerre stellari presente sul DVD con quella del CD della colonna sonora oppure con il Blu-Ray (entrambi vanno alla velocità “giusta”), la musica nel DVD risulta più acuta del CD o del Blu-Ray proprio perché accelerata ma, tranne gli audiofili e gli appassionati di musica con un buon orecchio, pochi sono gli spettatori che si accorgerebbero di questa accelerazione. Ciononostante, l’audio accelerato è tra le cose che gli americani più detestano dei DVD europei.

So che potrebbe sembrare che vi abbia appena fatto una supercazzola di tecnicismi audiovisivi, ma se mettiamo a diretto confronto il formato americano NTSC (pressoché equivalente a quello cinematografico di 24 FPS) e il formato europeo PAL a 25 FPS che troviamo in televisione, VHS e DVD, la differenza di quel misero 4% diventa evidente anche all’orecchio meno raffinato.

 

Lo sentite ora come stuzzica, e brematura anche?

E se la versione PAL (25 FPS) vi sembra più familiare è perché siamo abituati ai formati VHS e DVD europei, cioè con film che non solo vanno un po’ più veloce del normale ma sono anche più acuti. La tonalità e la velocità audio del sistema PAL non sono però le stesse che avreste sentito al cinema. I film per il cinema vengono sempre doppiati a 24 fotogrammi al secondo, lo standard cinematografico in tutto il mondo, velocizzati successivamente per l’home video europeo.

Nei primi anni 2000 alcune aziende (prima tra tutte la MGM) pubblicarono in Europa dei film in DVD che vanno alla obbligatoria velocità PAL di 25 fotogrammi al secondo, ma con un tono (pitch) modificato digitalmente per essere quello corretto, da cinema. Quindi il suono in questi DVD andava sì più veloce del 4% ma senza essere anche più acuto (se il concetto vi è poco familiare immaginate le avvertenze nelle pubblicità dei farmaci, il parlato finale va velocissimo perché è accelerato, ma senza effetto Chipmunks, questo perché viene “aggiustato” per preservare il “tono”). Questi DVD sembrano essere stati rari casi isolati, anche se non posso dirvelo con certezza assoluta perché manca una vera documentazione in merito, pochi hanno l’orecchio abbastanza fine, un catalogo DVD abbastanza ampio e, diciamocelo, l’interesse per mettersi a stilare un elenco di questi titoli. Tra i DVD PAL con tono “corretto” abbiamo avuto: Il signore degli anelli (edizione Regno Unito), Rocky IV (DVD della MGM, come segnalatoci dal lettore Antonio L. De Tomaso) e, indovinate un po’… Il ritorno dei morti viventi (DVD sempre della MGM).

Questi titoli in DVD, ribadisco, hanno la peculiarità di essere accelerati secondo i dettami del sistema PAL, ma corretti nel tono, che risulta essere lo stesso di quello cinematografico. Di per sé uno sforzo anche apprezzabile ma essendo una pratica inusuale, direi anzi anomala, rispetto a tutti gli altri DVD venduti in Europa (che invece sono sia accelerati in velocità sia più acuti nel tono), ha portato ad uno dei due grossi problemi audio del Blu-Ray di Il ritorno dei morti viventi pubblicato dalla Midnight Factory.

I danni aggiuntivi della Midnight Factory

Alla Midnight Factory devono aver preso la traccia italiana che la MGM aveva già usato per il DVD senza neanche ascoltarla una sola volta, sono quindi cascati nell’automatismo del rallentare la traccia audio del 4% in velocità e in tonalità, pensando così di portarlo ai valori giusti, quelli “cinema”. Così facendo hanno sì riportato l’audio alla velocità giusta (da 25 a 24 FPS) ma hanno abbassato anche la tonalità che invece era già corretta, rendendola più grave del normale. A questa tonalità, una delle voci più profonde in Italia, Alessandro Rossi (la voce del paramedico con la barba), sembra egli stesso uno zombi. Sto esagerando, ma non più di tanto.
Lo stesso problema (mi segnala sempre il lettore Antonio) si trova nel Blu-Ray di Rocky IV. Velocità giusta, tono sbagliato.

Alla Midnight, avrebbero dovuto rallentare l’audio PAL del 4% mantenendo invece il “pitch” (tono) invariato. E questione di fare un click in più con il mouse, non è che ci vuole chissà quale genio o strumentazione avanzata, ma questo vorrebbe dire prestare attenzione al prodotto finale. Invece nessuno si è accorto di niente, nessuno ha notato che, così facendo, la traccia italiana ha canzoni che “sembrano più lente” e che le voci risultano “troppo profonde”. Da dove arriva la risata gracchiante di Renato Mori, dall’oltretomba?

Sottolineo che questo non è un problema della MGM, è la Midnight Factory a non aver fatto i dovuti controlli. Bastavano pochi secondi per mettere a confronto la traccia americana con quella italiana in un segmento del film con musica. La differenza di tono nelle canzoni a quel punto la sentirebbe anche un sordo, così come l’avete sentita voi nell’esempio di Guerre stellari di prima. Ma evidentemente nel settore sono troppo abituati a “fai click qui, CONVERTI e manda 2.000 copie in stampa”, questo perché nel 99% delle volte, è vero, basta fare solo quello.

Questo è un Blu-Ray che su Amazon vendono a 40 euro.

Tanto lo so che c’è chi mi dirà, “beh, io non lo sento, a me non da fastidio”. Si chiama razionalizzazione post-acquisto. La psicologia ha già previsto il vostro commento, ve lo potete risparmiare. Il tono errato del film può tranquillamente essere non notato dallo spettatore qualsiasi, ma che non lo abbiano notato gli addetti ai lavori (e poi gli “esperti” recensori di prodotti home video di lusso) è assai più grave. Ed è ancora più grave che sia arrivato in commercio così, quando bastava un click in più in fase di creazione per evitarlo.

Se l’errore sul tono della traccia italiana non vi turba, forse l’altro grande problema potrebbe farlo.

 

Danni ereditati della MGM: gli attori si mangiano le parole, noi le mani

Come se non bastasse, oltre alla traccia audio italiana del Blu-Ray che va alla velocità giusta ma con tono sbagliato, cioè con voci più profonde (gravi) di quelle che avreste sentito al cinema, ci ha già pensato mamma MGM ad includere nuovi problemi. In troppi punti la traccia italiana si mangia le parole! Anche in questo caso torniamo alla loro traccia audio di inizi 2000, sempre quella, ‘a malament!

Da quando esiste il formato DVD, esistono le grandi aziende di distribuzione che dei doppiaggi se ne battono proprio il cazzo. È parte integrante della storia dell’home video. Nei loro software da decine di migliaia di dollari mettono le tracce audio una sull’altra e con un click le allineano basandosi soprattutto sull’aggancio e sulla fine delle battute. È tutto il più possibile automatizzato perché farlo a mano e farlo bene costa tempo ed è una discreta fatica. È così che nascono i DVD e i Blu-Ray con pezzi di frasi mancanti. Il ritorno dei morti viventi è uno di questi, già dal primo DVD.

Oggi le battute doppiate per i film e per le serie TV devono rispettare rigidamente i tempi delle battute originali, non per un qualche tipo di fedeltà artistica ma semplicemente perché semplifica enormemente il lavoro di missaggio audio di tutte le tracce internazionali. Gli addetti ai lavori che nascono professionalmente in questo sistema moderno, non possono che finire per commettere errori quando poi si ritrovano a sincronizzare con questo metodo anche le tracce audio italiane di film doppiati nei decenni precedenti al 2000, quando i direttori di doppiaggio potevano sfruttare controcampi o attori di spalle per finire una battuta che in italiano risulta necessariamente più lunga di quella originale.

È così che ci siamo ritrovati con DVD di Terminator (guarda caso MGM pure lui), Batman (della Warner), insieme a svariati film della Disney… tutti con buchi audio, pezzi di frasi o intere battute mancanti, e audio non perfettamente in sincrono con il labiale… perché l’allineamento dell’audio non viene fatto a mano, controllando minuto per minuto, ma tramite software che automatizza l’allineamento delle tracce basandosi sui tempi delle battute della traccia audio originale, e siccome questi lavori li fanno a Londra o negli Stati Uniti, non si accorgono nemmeno se alcune parole vengono fuori “smozzicate”… e probabilmente in molti casi neanche gliene frega molto. Loro seguono il manuale: la battuta dura così? Al massimo velocizziamo quella italiana per farcela stare nei tempi di quella inglese. Abbiamo da sfornare 200 titoli l’anno, mica possiamo rallentare tutto per ‘na mezza battuta, no? Certo, nella grande mole di lavoro che devono svolgere le aziende distributrici per portarci i film in home video, a loro sembrerà una cosa da niente, mentre l’utente finale potrebbe incazzarsi notevolmente o comunque percepirlo per quello che è, un prodotto fatto senza cura. Spendete e zitti!

In questo scenario, il premio “Not my job” del 2005 può tranquillamente andare all’addetto MGM che deve aver fatto un taglia-e-cuci impressionante per far combaciare la traccia italiana con quella inglese. E così nella traccia italiana di Il ritorno dei morti viventi ci perdiamo dei piccoli pezzi per strada che nelle versioni VHS e televisiva erano perfettamente integri, ad esempio parlo del salto di audio che sentiamo nella scena dei punk nel cimitero:

Suicidio: Nessuno che mi capisce, lo sai? Mi f/cio un mazzo così per tutti voi e che cosa mi si dice… “sei un cesso”.

Oppure quando l’imbalsamatore dice:

Se qsti sono gatti idrofobi, dai retta a me, portali al Comune.

O ancora quando il ragazzo portoricano chiede aiuto ai compagni per bloccare una porta:

Ma dove scappate, venite qui! Aiutatemi con la porta, br’ti stronzi!

Questi sono alcuni dei casi più lampanti ma la traccia audio italiana è piena di sillabe “smozzate”.

Questa stessa traccia audio del DVD MGM del 2005 la ritroviamo nel Blu-Ray italiano del 2018 che la Midnight Factory vende a 40 euro. Quella era la traccia che MGM ha dato alla Midnight Factory, e quella hanno usato. Quindi nel Blu-Ray non solo ci becchiamo un audio italiano alla tonalità errata, ma è anche piena di piccoli salti generati da un software di inizi 2000.

40 euro.

Oltre a questo, c’è anche da dire che molti momenti del film non sono neanche bene in sincrono, non solo per via del furioso taglia e cuci che ci dev’essere stato, ma anche perché chiaramente chi ci ha lavorato (ai tempi del DVD) non aveva riferimenti su come era sincronizzata la traccia italiana originariamente. Io come riferimento ho la VHS che è un riversamento diretto da pellicola cinematografica italiana e posso confermarvi che una volta portato l’audio alla velocità giusta (da quella PAL della VHS alla velocità del Blu-Ray) la traccia va in sincronia che è una bellezza, discostandosi frequentemente da quella ufficiale del Blu-Ray della Midnight Factory che invece va continuamente fuori sincrono.

Ad esempio tra le prime scene la frase “quel Burt, che tipo!” nel DVD/Blu-Ray arriva 1-2 secondi dopo perché hanno usato come riferimento il parlato della traccia americana dove la battuta inizia effettivamente dopo. Per poterlo fare, hanno raddoppiato il suono di passi dell’inquadratura precedente e si sono mangiati del silenzio che invece viene dopo. Nessuno se ne accorgerà perché i personaggi che parlano non sono troppo vicini alla cinepresa ma se guardate il labiale con più attenzione vi accorgerete che qualcosa non quadra. Uno o due secondi di ritardo sembrano poco sulla carta ma sono un’enormità sul labiale e non è certo l’unica scena che ne soffre, tante sono quelle che non vanno perfettamente in sincrono.

Pensate ai professionisti (doppiatori, il direttore di doppiaggio, i fonici dello studio di doppiaggio, chi ha lavorato al missaggio audio, etc, etc…) che nel 1985, quando non esistevano computer e software per automatizzare la sincronia, hanno passato ore e ore per creare un labiale perfetto per poi vederlo macellato così, oggi, in home video.

Lo vendono a 40 euro.

CANAGLIE!!! (semi-cit.)


I seguiti e nota finale

Il ritorno dei morti viventi ha avuto un indegno seguito, Il ritorno dei morti viventi 2. Chi mi conosce personalmente sa che quel film non va mai nominato in mia presenza, non se ne parla, non se ne riconosce la sua esistenza. Come disse Alberto Farinanon fa ridere, non fa paura, è soltanto una cosa deprimente” e io concordo. Tanto ho amato il primo quanto ho odiato il secondo, impossibile ricreare la magia e il giusto bilanciamento tra horror e commedia che era il primo film di O’Bannon. L’unico pregio che gli posso concedere è che il doppiaggio italiano riporta al microfono il cast del primo film (sempre dello studio CDC), dando una qualche continuità “sonora” al precedente. Nel 1994 c’è stato anche un Il ritorno dei morti viventi 3 (di Brian Yuzna), anche questo presentato per la prima volta al mondo… in Italia(!), al “Dylan Dog Horror Fest” (così dice IMDb), presumibilmente in lingua inglese, e poi scomparso (almeno a quanto mi risulta) fino a un mercoledì 25 aprile 2001 alle ore 22:55, quando passò su  TMC (il canale sostituito poi da La7), e almeno una seconda volta su Rai Movie. Nel 2008 arriva in DVD pubblicato dalla Eagle, con un ridoppiaggio peggiorativo (qui un confronto grazie sempre al nostro Finarolli).
Entrambi i film sono esistiti per breve tempo in DVD ma ormai sono soltanto dei costosi fuori catalogo. In breve, l’intera serie ha avuto una vita sfortunata nell’home video italiano.

Tralasciando i seguiti fuori stampa (che comunque come film lasciano il tempo che trovano), le edizioni home video italiane del primo Ritorno dei morti viventi rimangono tutte problematiche, l’unica con un audio veramente completo è quella in VHS ma purtroppo ha il limite di un audio non Hi-Fi con un forte rumore di fondo che affoga alcuni effetti sonori, mentre le successive incarnazioni digitali, per quanto partano da un master molto più pulito, presentano tutte degli odiosi buchi non riparabili a posteriori. Un film del genere necessiterebbe di un serio lavoro di recupero audio, che non può venire né dai precedenti disastri di inizi 2000 della MGM, né tanto meno da una VHS, ma da un ritorno al materiale in pellicola, così da cancellare 20 anni di accumulata incompetenza.
Ma dopotutto, perché i distributori home video dovrebbero fare tanta fatica e spendere tanti soldi quando le recensioni del cofanetto Blu-Ray sono già entusiastiche ovunque? In sostanza ce lo ritroveremo storpiato per sempre. Il tono dell’audio potrebbero sistemarlo facilmente ma le sillabe mancanti non torneranno più.

Del film non ho voluto svelare le gag e le battute migliori, ce ne sono tante e le adoro tutte, mi sono dovuto trattenere. A chi non lo ha mai visto lascio il gusto di scoprirlo per la prima volta; a chi non lo vede da tanti anni, è giunta l’ora di una riscoperta. A prescindere dalla mia valutazione tecnica sui difetti delle edizioni home video italiane (che comunque probabilmente non noterete), la versione italiana di questo film è fenomenale, il cast di doppiatori perfetto, l’adattamento splendido (e non so chi ringraziare, se Piferi o Alexander!). Eventuali differenze come la mancanza dell’espressione “cervelli!” o qualche battuta non pervenuta e le tante piccole cose nominate nella mia analisi, sono derubricabili a semplici “curiosità”, non intaccano la godibilità del film in italiano. A chi conosce bene l’inglese ovviamente ne consiglio anche una visione in lingua per quelle poche cose in più e per capire l’origine di molti elementi tuttora ricorrenti nella cultura popolare.

 

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