Leslie Nielsen: un nome, una garanzia. Almeno lo è stato fino alla prima metà degli anni ‘90. La carriera dell’attore canadese, come molti sanno, è iniziata in maniera serissima con film come Il pianeta proibito (1956), e dopo esser diventato volto noto al pubblico americano per drammi e soap opera, il film L’aereo più pazzo del mondo (1980) cambiò per sempre la sua carriera e il modo in cui oggi percepiamo il suo personaggio.
La felice collaborazione con i fratelli Zucker continuò per qualche annetto ma ben presto il loro filone giunse al termine. Questo non impedì, però, ad altri registi di utilizzare(/abusare di) Nielsen in film comici con il preciso scopo di scopiazzare, a volte anche spudoratamente (come nel caso qui in analisi), i film de La pallottola spuntata (ma più spesso Hot Shots!), nel vano tentativo di replicarne il successo.
Tra i tentativi più tristi in assoluto c’è il film canadese 2001: Un’astronave spuntata nello spazio di Allan A. Goldstein, l’acclamato regista di… Il giustiziere della notte 5. Dopo un giro di festival iniziato nell’ottobre del 2000, Un’astronave spuntata riesce ad arrivare negli Stati Uniti soltanto in DVD, a marzo 2002; e in Italia soltanto nel 2008, direttamente in TV. Già questo un segno di altissima qualità!
2001: Un’astronave spuntata in canna 33 e lascia spiare part deux
Immediatamente dal titolo italiota ecco l’ammiccamento allo spettatore, con quello “spuntata” che ci sta proprio come il ketchup sugli spaghetti. Il titolo originale è 2001: A Space Travesty, ovvero una farsa spaziale. Mai titolo fu più adatto.
Richiamo spudorato davvero quello del titolo italiota, ma sempre meglio delle Filippine dove (IMDb dice) arriva come “Il figlio della pallottola spuntata”. E non a caso! Il film ce la mette davvero tutta a cercare di farci credere che stiamo guardando un film della serie della pallottola spuntata, fin dai primi minuti che iniziano con una narrazione fuori campo del personaggio di Nielsen (vestito col costume di Frank Drebin, il suo personaggio in Una pallottola spuntata), e una negoziazione con dei sequestratori.
Qui spezzo una lancia, una sola, a favore del doppiaggio di questo film: il bravissimo Adalberto Maria Merli dà la voce a Leslie Nielsen. Non è Sergio Rossi, ma è molto adatto al volto. A dire il vero un talento sprecato su questo filmaccio.
Il nome del personaggio principale, nella versione originale, è Richard “Dick” Dix, e il cognome è omofono di “dicks”, ovvero “CAZZI” (e Dick Dix è come Cazzo Cazzi. Non guardate me, questo è il livello di commedia), quindi altra piccola lode, e l’ultima, al doppiaggio italiano, è la trovata di chiamarlo Dick Hudson, ovvero DIC AZZO(n), che quando chiamato per cognome fa semplicemente ‘AZZOn (“è così, vero? “Azzon”? O ha dimenticato una “c”?”, il film, tristemente, non manca di sottolineare la gag del nome, tanto era riuscita! Sigh.).
L’adattamento italiano che neanche ci prova
Ecco, a partire da qui, ed elogiato ciò che c’era da elogiare, è letteralmente impossibile parlare in termini positivi del film o del suo adattamento italiano. Detto in due parole, la pellicola è imbarazzante e volgare, ma soprattutto completamente “a caso”. Forse il peggiore film con Leslie Nielsen mai visto, secondo solo a Riposseduta del 1990 (altro adattamento italiano terrificante, magari in futuro ne parlerà il nostro Evit). “Astronave spuntata” è confusionario, senza senso, con gag che vanno avanti all’infinito senza mai tirare fuori una risata dallo spettatore, il quale aspetta con dolore il termine di questi 99 minuti di tortura.
L’adattamento italiano, curato da Mario Cordova e realizzato dalla Multimedia Network, non riesce a salvare questa poveracciata, e non ci prova nemmeno!
L’esempio più lampante di “non ci hanno neanche provato” lo abbiamo quando sullo schermo arriva il personaggio di Ezio Greggio (sorpresa, co-produttore!). Greggio interpreta un Capitano della polizia di nome Valentino Di Pasquale, questo il suo nome nella versione originale (con tanto di cognome pronunciato alla napoletana, pasc-quale, per farlo capire meglio agli americani). Nel doppiaggio italiano (in cui, come sempre, Greggio si doppia da sé… e a modo suo) si presenta invece come Valentino Fumagalli, e inizia subito una supercazzola in dialetto lombardo che nessuno al di sotto di Mantova sarà in grado di comprendere. Dopo questa scena il doppiaggio si dimentica del Fumagalli, ritornando a chiamarlo Di Pasquale come se niente fosse.
Uno svarione che non è sfuggito a nessuno di quel centinaio scarso di persone che in Italia hanno visto il film, difatti è l’unica curiosità che viene riportata ovunque. E qui ci sento proprio lo zampino pesante di Greggio che (plausibilmente) si inventa battute in sala doppiaggio, con dei “pirla” e dei “testa” messi a caso nel resto del film ogni volta che compare il suo “Di Pasquale”, senza farsi mancare “O’ mia bela Madunina” cantata ben due volte, di cui una da DARTH MAUL (oh, yes! Proprio lui). Lo stesso Darth Maul dice anche “forza Milan!” perché ha la faccia dipinta… rossonero.
Questo momento rende “l’astronave spuntata” l’unica vera parodia cinematografica dei prequel di Star Wars (anche se per pochi fugaci secondi), ma arrivata in Italia con nove anni di ritardo. Non che Episodio 1 avesse bisogno di parodie, ma lasciamo perdere.
Valeva davvero la pena di far la gag di Greggio che parla in dialetto brianzolo se poi lo stesso film se ne dimentica neanche 5 minuti dopo? I neri di L’aereo più pazzo del mondo non dimenticavano di parlare napoletano nelle scene successive del film (se ne dimenticheranno solo nel secondo film ma questa storia è per un’altra volta).
È solo la punta di un iceberg di monnezza. Si dice in brianzolo “monnezza”?
Errori storici
Veniamo all’errore più classico di tutti, quasi un marchio di fabbrica – si potrebbe dire – delle traduzioni fatte male, tanto che non ci si crede che nel 2008 potesse ancora arrivare alle nostre orecchie. Sto parlando dell’amatissimo silicio che diventa silicone, e già ci sentiamo a casa! Per altro ripetuto più volte all’inizio del film e apparentemente parte essenziale della trama, almeno finché il film non si dimentica di aver bisogno di una trama.
Questo svarione sul silicio è come un buon vino e qui questo delicato rosso acquista ulteriori note di incompetenza quando vediamo Leslie Nielsen che, come parte di una gag, soffia via della sabbia da alcuni oggetti sul set… il silicio per l’appunto! E lo fa per ben due volte nella stessa scena. Non c’era nessuna scusa per sbagliare questa traduzione e non ne è risultata neanche una battuta sulle tette rifatte al silicone, che sembrava quasi arrivare. Così come non arriva mai quella del “ménage à trois”, visto che la protagonista femminile si chiama (senza particolare motivo) Menage, Cassandra Menage. Ma questa è una colpa da attribuire agli sceneggiatori americani, il nome infatti non se l’è inventato il doppiaggio italiano. E in questo frangente ci vediamo tristi scopiazzature di un film di più ampio successo, Austin Powers (1997 il primo, 1999 il secondo), che aveva le sue Ivona Pompilova e Annabella Fagina, come qui abbiamo la signorina Granbel Passer (Yetta Pussel in inglese). Già da questo esempio è chiaro che “l’astronave spuntata”, non riesce neanche a copiare bene.
Cercando di ricalcare la formula dei film parodistici, anche “l’astronave spuntata” ogni tanto si ricorda che in una parodia bisogna fare il verso ai film del momento così come facevano gli Hot Shots! e i loro terribili imitatori. Solo che “del momento” c’è assai poco qui. Ad esempio, il film perde tempo facendo il verso ad una famosa scena di True Lies, con 6-7 anni di ritardo. In ritardo è anche su Atto di forza (1990) di cui ci mette l’arrivo sulla base lunare, per non parlare di Mr. Crocodile Dundee, di ben 14 anni prima, e ovviamente 2001: Odissea nello spazio (1968). Non contento, il film arriva addirittura ad emulare sfacciatamente una gag da Una pallottola spuntata (di 12 anni prima). Potete chiamarli omaggi se vi fa sentire meglio con voi stessi, tra questi ci mettiamo anche la musica “d’amore” presa direttamente da L’aereo più pazzo del mondo.
Queste cosiddette parodie e i rimandi durano però solo il tempo di chiedersi “ma perché stanno parodiando questo adesso?”.
Quando non “parodieggia”, il film “stronzeggia”, ed è anche peggio. Le gag create appositamente per questo film vanno dalla defecatio a gravità zero proprio dopo il valzer di Strauss (povero Kubrick!), a una discesa in ascensore con distorsioni facciali generate al computer che il mio falegname per 20.000 lire etc, etc… fino ad arrivare a gag che oggi andrebbero addirittura spiegate, come quella che ruota intorno ad un esame dermatologico per identificare le voglie sul pene del presidente “Klinton” così da distinguerlo dal suo clone. Klinton è palesemente Bill Clinton, già non più in carica quando il film è cominciato ad uscire nel mondo nel 2001, e la visita dermatologica era uno dei tanti dettagli del processo in cui era coinvolta anche Monica Lewinsky.
Se quello delle voglie era già un riferimento datato nell’America post-torri gemelle, figuriamoci all’uscita italiana nel 2008! Questa gag è resa ancora più confusionaria da insert di donne in filmati di repertorio in bianco e nero che urlano disperate ogni volta che si parla della pelle del Presidente. Il montaggio analoggico di questo film mi ha completamente sconvolto.
A questo punto ritengo che gli autori del film abbiano preso l’altro significato della parola “gag” in inglese: quello di “conato di vomito”. È anche difficile tenere il conto dei tantissimi momenti inutili o assurdi come la presenza del monolite di 2001 che volteggia nello spazio tanto per giustificare il titolo del film: del resto simili dettagli tendono a sfuggire quando il cervello è intasato di domande come: PERCHÉ QUESTA SCENA COI TIROLESI DURA COSÌ TANTO???
Clandestini alieni, il Piper Club e la grammatica un po’ così…
L’adattamento italiano era l’unica cosa che avrebbe potuto risollevare (di poco) questo film, eppure fa il minimo indispensabile (come biasimarli!?), anzi, come già detto, a volte non ci prova neanche. Oltre al già menzionato silicio che diventa silicone (e lo sentirete tante volte nei primi 20 minuti!), ci sono battute che avrebbero dovuto essere reinventate completamente e invece vengono riportate quasi alla lettera in italiano, come quella degli “alieni”.
Capo – “La signorina Menage si occupa delle relazioni fra umani e alieni.”
Nielsen – “Una specie di agenzia matrimoniale.”
Capo – “No, supervisiona i nostri delicati rapporti con gli alieni.”
Nielsen – “Oh, non c’è niente di delicato, servono più uomini, soprattutto al confine messicano.”
Capo – “Hudson! Sto parlando di altri alieni.”
Nielsen – “Aah, altri alieni! Certo, certo….. Quelli provenienti dallo spazio?”
Se non lo aveste già letto in altri articoli precedenti, per gli americani “illegal aliens” vuol dire “immigrati irregolari”, con particolare riferimento ai centro- e sud-americani ovviamente. Il binomio alieni = immigrati è una di quelle associazioni che in lingua italiana non abbiamo mai avuto, né importato, quindi gag del genere per essere tali dovrebbero essere necessariamente stravolte, come ci insegna Aliens – Scontro finale (1986), altrimenti non hanno alcun senso:
In originale:
Hudson: “Somebody said “alien” she thought they said “illegal alien” and signed up!”
In italiano:
Hudson: “qualcuno ha detto “salviamo i coloni“, lei ha capito “vi diamo i coglioni” e si è arruolata subito”
In Howard e il destino del mondo (1986) “illegal alien” diventava invece “alieno non autorizzato”, come capo di imputazione all’arresto del papero alieno. Considerando il tono del film direi che se la siano cavata bene. Nell’adattamento di “Un’astronave spuntata” invece non c’è alcun tentativo di far capire la battuta, se non in quel “alieni, certo… quelli provenienti dallo spazio“, come se ne conoscessimo di altro tipo in italiano.
Proseguiamo con gli errori di adattamento. Il riferimento ad un modellino dell’aeroplano Piper J-3 Cub diventa nei dialoghi italiani il modellino della famosa discoteca Piper Club di Roma. Voglio credere che sia stato un cambiamento intenzionale e non dall’aver preso fischi per fiaschi.
in originale: Doctor, the next time you’re on Earth I’ll show you the Piper Cub model plane that I made.
doppiaggio: Dottore, la prossima volta che verrà sulla Terra le mostrerò il modellino del Piper Club che ho fatto.
E non ci sono possibili fraintendimenti di sorta, perché Cub è pronunciato “cab” da Nielsen, mentre il suo doppiatore Merli dice chiaramente “cléb”, intendendo quindi un locale.
La battuta italiana sembra essere più logica, dopotutto era la risposta di Nielsen alla visione di un complesso modellino della base lunare Vegan, quindi una costruzione per un’altra costruzione, ma per essere appunto una battuta, non dovrebbe essere “più logica”! In originale, alla vista di un elaborato modellino dell’intera base lunare, Nielsen si proponeva di mostrargli in cambio qualcosa di molto meno impressionante, il modellino più popolare e quindi più banale messo in commercio negli Stati Uniti, la classica battuta “nonsense” alla Leslie Nielsen. In italiano avrebbe dovuto dire qualcosa come: “Dottore, la prossima volta che verrà sulla Terra le mostrerò un aeroplanino che ho fatto io”.
C’è confusione anche sul nome della base lunare “Vegan” (altro nome-gag che non va da nessuna parte) quando i personaggi ogni tanto se ne escono con frasi come “vuol dire che il presidente è prigioniero su Vegan” oppure “ogni cosa eretta su Vegan ha bisogno della mia approvazione”. Uno spettatore distratto potrebbe pensare che si tratti di un pianeta chiamato Vegan. Avrebbero dovuto dire “è prigioniero qui a Vegan” così come faceva (ehi, tiriamolo fuori!) il doppiaggio di 2001: Odissea nello spazio quando nominava la base lunare di Clavius (“ultimamente sono accadute delle cose stranissime a Clavius.”, “hanno negato il permesso di un atterraggio di emergenza a Clavius.”, “Qualunque sia il motivo del suo viaggio a Clavius”). Dettagli? Chiedetelo a Evit, che guardava distrattamente il film in diretta TV insieme a me e fino alla fine ha creduto che la trama si svolgesse su un pianeta chiamato Vegan invece che sulla Luna.
Mettiamoci pure qualche congiuntivo non pervenuto (“sono convinto che il presidente è qui“) e un bel “formerly” tradotto come “formalmente” invece che “precedentemente” (altro classico false friend) ed è chiaro che il copione avrebbe avuto bisogno di una revisione in più, a dir poco. Anche se il film non se la merita.
È LUI O NON È LUI? Purtroppo è lui
Che dire di Greggio? L’abbiamo visto recitare (o provarci, almeno) in altri frangenti, no? È, per fargli un complimento, estremamente limitato come attore, e questo film fa uso di lui molto meno di quanto farebbe credere la guida TV, che lo elenca come secondo nome tra gli attori protagonisti dopo Leslie Nielsen. Il suo stile recitativo è unico nel suo genere, in inglese a momenti è appena comprensibile per via del pesante accento mentre in italiano la recitazione è resa ancora più legnosa dal fatto che si doppia da solo. Come se non bastasse, ai fini della trama le sue scene sono completamente inutili! Si potrebbe benissimo tagliarle ed assegnare l’unica battuta importante al personaggio del Tenente Shitzu (sì, come il cane… lasciamo perdere) e il film sarebbe risultato certamente più snello e scorrevole.
Vedendo le scene in cui si ritrova da solo a recitare con Leslie Nielsen capiamo che alla fine sono state scritte proprio con lo scopo di essere scene in cui recita con il suo idolo, e nient’altro. La più inutile? Quella in cui Di Pasquale/Fumagalli, sedicente maestro dei travestimenti, prepara una maschera aliena per Hudson, che egli non metterà MAI! La più appagante? Quella in cui Di Pasquale si ritrova suo malgrado dentro un gabinetto con un alieno che espleta i suoi bisogni corporali una volta ogni anno.
La scena che invece non avremmo mai voluto vedere? Quella del (presunto) pompino che Ezio Greggio riceve dalla bionda di turno. Tranquilli, era solo la schiuma del caffelatte, però quella scena è ora marchiata a fuoco nel mio cervello.
Quando il film si chiamava “travestiti nello spazio”… secondo Greggio
Per finire sull’argomento: l’utente Giovanni Mario Domenico Andria (sulla pagina Facebook del blog) ricordava che in fase di riprese Ezio Greggio facesse riferimento al film chiamandolo “2001: travestiti nello spazio”, forse credendo per davvero che “travesty” si traduca come “travestiti”? Qui uno stralcio da un articolo di Repubblica del 20 febbraio 1999 che conferma tutto! E si vocifera che andava dicendolo anche in TV.
“ogni anno lascio “Striscia la notizia” dopo il festival di Sanremo e vado in America a fare un film. Tra poco ci torno, ma questa volta solo come attore. Sarò accanto a Leslie Nielsen in una parodia del cinema fantascientifico intitolata “2001: travestiti nello spazio““.
da Mel, un complice quasi perfetto, Repubblica 20/02/1999
In conclusione, doppiaggio con un adattamento realizzato in maniera abbastanza superficiale per un film assolutamente da dimenticare, quindi nulla di valore è andato perso. Viste le imitazioni di personaggi a caso, che nel film in lingua originale si sprecano, direi che una visione in inglese risulterebbe ancora più confusionaria e, ancora una volta, inutile. Ma non temete, se siete fan di Leslie Nielsen non mancheranno altre occasioni per riscattare il suo buon nome anche qui su Doppiaggi italioti. Per il momento vi è toccato questo. Ringraziate Mediaset che programma ‘sti filmacci e suscita curiosità malsane. “Ehi, questo film con Leslie Nielsen non l’ho mai visto, né mai sentito nominare!” sono sempre parole che precedono il disastro.
Verdetto finale sul film: 1 scorreggia a gravità zero su 5 e premio speciale al doppiaggio italiano per aver rimosso almeno un peto dal missaggio audio.
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10 Commenti
Lucius Etruscus
15 Luglio 2020 alle 08:16«l’acclamato regista…» Ma “acclamato” da chi??? 😀
Quando ho visto il film sulla guida TV ero quasi tentato, magari è roba rara in lingua italiana, poi vado su IMDb a dare un’occhiata… vedo Ezio Greggio… spengo il PC e lo formatto!
Sono contento che invece tu sei stato sul pezzo, perché è da “Dracula morto e contento” che ho chiuso ogni rapporto con Nielsen, che appare solo in spazzatura come questa. Che peccato, ogni tanto su altri canali girano ancora i western dove appariva, un attorone che surclassava l’intero cast. Questa settimana, non ricordo il giorno, rifanno Sparatorie ad Abilene (1967) che è un gioiellino, e Leslie fa il crippled master: monco della mano destra, con la sinistra è il più veloce pistolero in città. Vale la pena vedere il film solo per il suo ruolo. Vederlo fare il buffone per Ezio Greggio mi fa tanto male al cuore.
Ma insomma, nelle tette finte ci va il silicio o il silicone? 😀
Evit
15 Luglio 2020 alle 09:56Suggerisco a questo punto di sostituire: silicio nelle tette, silicone nei microchip. Ma solo per chi traduce dall’inglese all’italiano! Vediamo se a quel punto se lo ricorda.
Da queste parti, sia io che Leo, abbiamo un’opinione completamente diversa di “Dracula morto e contento” ma, che tu lo voglia includere o meno nella conta dei film decenti di Nielsen, certamente è il film spartiacque per l’attore canadese che già in quel periodo aveva cominciato ad essere sfruttato (chiamalo fesso!) per film come questo 2001: la farsa spaziale. Non so se questo 2001 è tra i suoi peggiori ma sicuramente se la batte bene per il podio!
Per essere raro è raro, perché passa solo in TV sui canali Mediaset, non avendo mai avuto neanche un’uscita DVD. Ma è bene che sia così.
“Acclamato regista” era chiaramente ironico da parte di Leo. E daje, a Lucius! 😛
Lucius Etruscus
15 Luglio 2020 alle 10:15Veramente ero ironico anch’io, c’ho pure messo la faccia sorridente 😀
Personalmente il crollo dell’attore per me inizia anche prima, con “S.P.Q.R. 2000 e 1/2 anni fa” (1994). E’ curioso come dei 250 film da lui interpretati se ne conoscano solo quei tre o quattro comici buoni e poi quella secchiata a fine carriera. Dov’è la valanga di film fatti dagli Cinquanta ad oggi? Mi sa che in quei film non faceva ridere 😀
Antonio L.
15 Luglio 2020 alle 10:48Personalmente ho amato molto Scary Movie 3, dove Nielsen non era protagonista ma interpretava un memorabile presidente degli Stati Uniti, doppiato egregiamente da Sandro Iovino. Per il resto sono fermo anche io agli anni ’90.
Interessante notare che stiamo commentando ricordando la grandezza di questo attore, però il film trattato nell’articolo sembra buono soltanto per farsi due risate leggendolo, e nulla più.
Ezio Greggio, vabbè. L’unico film dove appare che mi ha divertito abbastanza è Selvaggi, ma lì recitava in italiano. Mai capito come facesse a fare i film con Mel Brooks, dev’essere che in inglese fa ridere come parla, boh. Quasi sempre fuori sinc nei suoi “doppiaggi di sé stesso”.
Andrea87
15 Luglio 2020 alle 12:12-Avvertite il presidente!
-Ma è lei il presidente!
-Allora so già tutto!
GENIALE!
a me non è dispiaciuto nemmeno “Superhero” parodia della prima infornata di cinecomics, dove Nielsen faceva lo zio Ben di turno (e sua moglie, la zia May messicana non iscritta all’albo, era Marion Ross!), ma parliamo comunque di oltre 10 anni fa…
Ezio Greggio a me è piaciuto solamente in “Infelici e contenti” accanto a Renato Pozzetto (ma con Pozzetto posso recitare anche io e far pisciare addosso la platea)
Umberto
17 Luglio 2020 alle 13:53Hai presente Stanlio e Ollio è il modo in cui parlano? Gli americani avranno voluto fare la stessa cosa.
Umberto
17 Luglio 2020 alle 13:52Lo vidi tempo in televisione, giusto per curiosità. Noioso e banale, Anche se fosse stato doppiato ed adattato bene, me lo sono dimenticato tipo 5 minuti dopo la visione. Sono rimasto incredibilmente sorpreso quando ho visto Ezio Greggio, anzi all’inizio pensavo fosse un attore americano che gli assomigliava un sacco, ma dopo aver capito che la voce era la sua ed aver riconosciuto la sua comicità scadente, mi convinsi che era lui in persona. Me lo sono pure visto tutto il film, così per masochismo.
Evit
30 Luglio 2020 alle 14:08Solo per masochismo uno se lo può vedere tutto. E infatti eccoci qui! Ahahah
Giuseppe
29 Luglio 2020 alle 10:03Ciao Evit, parlerai di Riposseduta allora? Io l’ho sempre trovato abbastanza divertente, però non conosco la versione originale, anche perchè il dvd da noi non è mai arrivato (e invece ci piazzano certe porcherie)… riconosco qualche scivolone, già dal nome del protagonista “Padre Mayii?” “Yes, you may” da noi intraducibile, se non traducendo alla lettera il nome in Padre Potrei…
Evit
30 Luglio 2020 alle 14:06Non ne ho voglia ma “devo”. Prima o poi mi tocca e già tremo all’idea di dovermelo rivedere due volte (in inglese e in italiano).