Beetlejuice – Spiritello porcello (sì, ottimo sottotitolo italiano, non sono qui per parlare di quello) appartiene a quel periodo che io definisco “di quando i film venivano adattati e doppiati quasi sempre bene”, siamo negli anni ’80 ovviamente, 1988 ad essere precisi. Al netto della nostalgia di quel decennio, Beetlejuice rimane un film divertente con un doppiaggio (della Gruppo Trenta) all’altezza della sua fama. Ed è dell’adattamento di un paio di scene che voglio parlare.
“Le offro, così fumo di meno”
L’interpretazione “spumeggiante” di Michael Keaton nei panni del bioesorcista chiamato Beetlejuice viene resa alla perfezione dal poliedrico Carlo Reali (che per me è anche memorabile per il doppiaggio del pagliaccio di IT, 1990), stesso timbro di voce e stessa energia, inoltre alcune scene (come spesso accadeva per i film comici doppiati in quegli anni) sono rese più divertenti dal doppiaggio stesso. Un esempio lo troviamo nella scena sala d’attesa dell’aldilà dove un uomo morto carbonizzato offre una sigaretta ad Alec Baldwin. In inglese l’uomo carbonizzato ha una voce assolutamente normale e fa ridere proprio per questo contrasto tra aspetto e voce, il dialogo recita:
– You want a cigarette?
– No, thank you.
– I’m trying to cut down myself.
…in italiano la stessa scena è resa ancora più spassosa dalla scelta di dare all’uomo carbonizzato una voce più comica (e per quanto mi riguarda più appropriata) da cartonesco fumatore incallito. Il dialogo italiano recita:
– Una sigaretta?
– No, grazie.
– Le offro, così fumo di meno!
Spero che i video da YouTube permangano perché la scena va ascoltata più che letta in una trascrizione. Ancora oggi è una frase che imito per scherzo.
Dire “puttane” per far ridere
È la battuta successiva nella medesima scena che ci porta un altro momento degno di nota, quando i protagonisti chiedono se è questo che ciò che capita quando uno muore:
– Is this what happens when you die?
– This is what happens when you die. That is what happens when he dies. And that is what happens when they die.
La dipendente pubblica dell’aldilà (ex-Miss Argentina che si è suicidata tagliandosi le vene) parla di “they” (loro) indicando genericamente tutti gli altri defunti in attesa del loro turno. Tim Burton decide in quel momento di inquadrare una donna vestita in modo succinto e tagliata a metà, presumibilmente la vittima di un trucco di magia andato storto (non a caso definita come “magician’s assistant”). Qui l’adattamento italiano inventa una battuta tutta sua:
– È questo che capita quando uno muore?
– È questo che capita quando lei muore e quello quando lui muore e quello quando muoiono las putanas.
L’assistente del prestigiatore tagliata a metà è diventata una puttana nella versione italiana, presumibilmente vittima di qualche mostro. Viene da domandarci se nell’aldilà ci finiscano tutte le putanas uccise in modo violento o se dietro ci sia del moralismo che lascia intendere che ci finiscano a prescindere. In ogni caso, la gag italiana si fa più visiva che altro (calze a rete, trucco pesante, etc…) e potremmo supporre che il cambio sia voluto dal dialoghista alla ricerca di una battuta in più e che non si tratti di un fraintendimento. Avranno davvero pensato che si trattasse davvero di una prostituta? Niente è da escludere.
A parte quella di las putanas, che non a caso sembra la sola battuta un po’ cattiva e un tantino gratuita all’interno dell’intero film doppiato, il film in italiano è pieno di divertenti aggiunte e, nel complesso, veramente poche battute originali risultano meno divertenti nella nostra lingua.
Forse l’unica meno memorabile in italiano arriva quando Beetlejuice, da una collinetta del plastico in cui si era insediato, si arrabbia con i protagonisti e dà un calcio a un albero di plastica che subito cade. A quel punto esclama: “al diavolo questa merda di plastico!” seguito da una strizzata di testicoli accompagnata dal suono “honk honk” del clacson di automobile. Trovo che la battuta originale sia più memorabile “Nice fucking model!” (traducibile con “bel modellino del cazzo!”), è tra quelle che trova spazio nel citazionismo dei fan di lingua inglese, mentre non mi risulta “al diavolo questa merda di plastico” abbia mai colpito l’immaginario italiano, né che venga menzionata spesso. Non certo per un qualche errore dell’adattamento, sia chiaro. Certe frasi semplicemente funzionano meglio in una lingua piuttosto che nell’altra. E questa è tra le poche che richiedono una visione anche in inglese.
“Siete fortunati a non essere morti in Uganda”
Infine, di questo film è certamente da notare (ai fini del mio blog) la battuta “Things seem pretty quiet here.You should thank God you didn’t die in Italy” che in italiano diventa “Sembra abbastanza tranquillo qui (riferendosi alla casa). Siete fortunati a non essere morti in Uganda”. Mettendosi un attimo nei panni del pubblico e degli sceneggiatori americani, lo stereotipo che fa funzionare la battuta in lingua originale è quello delle case italiane, affollate e chiassose, in particolare al sud d’Italia più di mezzo secolo fa, che per gli Americani si estende a modello per tutto lo stivale.
Per la versione doppiata la gag ricasca sull’Uganda, forse alla ricerca di un corrispettivo simile del terzo mondo oppure perché l’Uganda negli anni ’80 era in continuo subbuglio politico-militare e quindi certamente non un luogo “tranquillo”? Visto al di fuori degli anni ’80 e con occhi moderni forse la battuta italiana è invecchiata molto peggio e non risulta altrettanto immediata.
Sebbene leggermente offensiva per noi chiassosi mangiaspaghetti, credo che avrebbero potuto lasciare la battuta originale sul non essere morti in Italia, almeno potevamo avere un’idea di cosa pensano di noi gli americani e forse ci saremmo fatti almeno un paio di domande su noi stessi. Avranno poi veramente torto? Quanti di voi non hanno esperienza di pasti in famiglia con la sigla del TG1 di sottofondo (o per i più sfortunati di voi quella del TG5) a volume un po’ troppo alto?
Betelgeuse o Beetlejuice?
Per concludere, una nota sul titolo che deriva dal nome del personaggio interpretato da Michael Keaton, Betelgeuse per l’appunto (sì, scritto come la stella), lo spiritello porcello (quale definizione fu mai più adatta) che compare se ne pronunciate il nome tre volte. Il problema per gli americani è proprio quello della pronuncia, soprattutto di nomi così inusuali come Betelgeuse e quindi il nostro spiritello, non potendo egli stesso pronunciare il proprio nome (per qualche regola ultraterrena a noi ignota), lo fa capire alla nostra protagonista grazie al gioco dei mimi con parole “in inglese” (qui il doppiaggio se la cava con questo ottimo stratagemma), dove fa prima comparire un insetto enorme, il nostro “beetle”, seguito da un succo di frutta, juice.
Beetlejuice, letteralmente “succo di scarafaggio” (ma non ditelo agli entomologi che si incazzano se traducete troppo liberamente beetle come scarafaggio) è quindi un modo per aiutare la nostra protagonista e con lei l’americano medio ad indovinare la pronuncia del nome Betelgeuse. Ma Betelgeuse si pronuncia davvero “biitelgiuis” in inglese? Se lo sono chiesti anche degli appassionati di astronomia nel forum Cloudy Nights arrivando ad una diatriba sulla corretta pronuncia che vi riassumo io così: in inglese ci sono tanti modi per pronunciarlo, ciascuno fa appello ad una sua filologia sull’origine del nome, tra questi c’è anche /ˈbiːtəldʒuːs/ o “bit’-uhl-joos”, ed è opinione comunque che sia diventato più popolare soltanto dopo l’uscita del film.
Su Wikipedia in inglese sono riportate le varie pronunce del nome Betelegeuse, tutte giuste, dipende quale fonte volete prendere in considerazione:
- /ˈbɛtəldʒuːz/ BET-əl-jooz – Oxford English Dictionary and Royal Astronomical Society of Canada
- /ˈbiːtəldʒuːz, -dʒɜːz/ BEET-əl-jooz, -jurz – Oxford English Dictionary
- /ˈbiːtəldʒuːs/ BEET-əl-joos – Canadian Oxford Dictionary, Webster’s Collegiate Dictionary
- /bɛtəlˈɡɜːrz/ bet-əl-GURZ – Martha Evans Martin, The Friendly Stars
Di sicuro una di queste è diventata la più comune in lingua inglese a partire dal 1988 proprio grazie al film, per stessa ammissione dei vari appassionati di astronomia che hanno partecipato alla discussione. È la cultura popolare che ancora una volta finisce per influenzare la lingua, quindi niente di strano.
Per quanto riguarda la pronuncia italiana della stella, il DiPI – Dizionario di pronuncia italiana online suggerisce betelˈʤɛuze (quindi con ogni singola lettera inclusa e non “-gius”) ma tutto questo discorso sulla pronuncia alla fin fine ci interessa poco visto che è il diretto interessato, il nostro spiritello porcello, a dirci come si pronuncia il suo stesso nome e non possiamo certo dirgli niente.
Le osservazioni sull’adattamento italiano di Beetlejuice – Spiritello porcello finiscono qui ma non sono certamente le uniche degne di nota e se ci sono altri momenti del film che vi piacciono o che vi sono rimasti impressi sentitevi liberi di segnalarli nei commenti.
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9 Commenti
Carlo Sabelli
5 Settembre 2024 alle 15:40È passata un’eternità (oggi esce in Italia ‘Beetlejuice Beetlejuice’, il sequel), ma volevo segnalare quello che considero un errore di adattamento. In una scena che coinvolge Juno, l’assistente tombale, e la squadra di football americano, uno dei giocatori realizza di essere morto e chiede conferma: “Coach, credo di non essere sopravvissuto a quel placcaggio”. Tuttavia, nella versione originale in inglese, la frase fa riferimento a un evento catastrofico collettivo, che spiega perché l’intera squadra si trova nell’aldilà: “Coach, I don’t think we survived that crash”. Questo implica che la loro morte non sia avvenuta sul campo da gioco, ma probabilmente durante una trasferta, a causa di un incidente aereo o su un altro mezzo di trasporto.
Evit
5 Settembre 2024 alle 15:44Ricordo bene, dovrò farci un nuovo articolo “completo” perché ci sono molte cose degne di nota in questo classico
Paolo "Pisolo" Ciaravino
5 Settembre 2024 alle 18:10Mi chiedo se si tratti di un errore vero e proprio (nel senso di una svista) o una precisa scelta (che giustamente si può comunque considerare un errore) per rendere la battuta più paradossale e perciò più divertente, sebbene meno coerente con la situazione.
Vasquez
8 Settembre 2024 alle 20:56Io ho sempre pensato che quella fosse la squadra di rugby precipitata sulle Ande nel 1972, quella del film “Alive – Sopravvissuti” (nonostante la battuta in italiano), anche perché Beetlejuice lo vidi parecchio tempo dopo Alive, la cui storia mi colpì molto. È strano anche quel “Coach”, perché in Italia i giocatori di calcio l’allenatore lo chiamano “Mister”, magari invece quelli di football o di rugby optano per un più internazionale “Coach”, chissà…
AndreaOTTANTASETTE
13 Settembre 2024 alle 18:38confermo: “mister” è usato solo nel calcio, negli altri sport in gergo si usa l’internazionale coach (es: coach Dan Peterson, coach Ettore Messina ecc ecc…)
Sulla questione… boh! Forse il traduttore pensava fosse più divertente che l’atleta ci avesse lasciato le penne per un fallo duro invece di un incidente aereo?
Mi sembra comunque sempre più probabile di aver frainteso “crash” (incidente, scontro) con “tackle” (il placcaggio propriamente detto)
Evit
13 Settembre 2024 alle 23:37Una teoria niente male Andrea!
Vasquez
14 Settembre 2024 alle 20:48Ah ecco. Chissà dove l’hanno preso i nostri calciatori quel “mister”…
AndreaOTTANTASETTE
15 Settembre 2024 alle 12:42@Vasquez: da uno dei primi allenatori del Genoa nel 1912, che essendo inglese, veniva chiamato “mister Garbutt” e da allora per estensione divenne sinonimo di allenatore di calcio
Vasquez
15 Settembre 2024 alle 14:02Sempre interessante (per me) scoprire cosa si nasconde dietro cose di questo genere. Sfoggerò l’informazione col mio papà calciofilo alla prima occasione utile. Grazie Andrea 🤗