Il Silenzio degli Innocenti – Una traduzione iniqua

silenziodegliinnocenti

Critica all’adattamento di Il Silenzio degli Innocenti

Il Silenzio degli Innocenti del 1991 è un capolavoro innegabile, che lo si guardi in italiano o in inglese. La scelta dei doppiatori e il lessico, ancora reminiscente dei doppiaggi anni ’80, sono i veri punti di forza della versione italiana, con determinate battute che vi rimarranno impresse a vita (tra queste ogni singola frase di Anthony Hopkins). Immaginare questo film con un doppiaggio moderno è impossibile, sento l’odore della tua fica non lo ritroverete mai in nessun doppiaggio moderno.
Con un’introduzione così magniloquente vi domanderete… dove hanno toppato? Semplice, nella traduzione di moltissime frasi.
Il doppiaggio di questo film fu affidato alla società “Cinema Cinema” che suppongo fosse dello stesso Tonino Accolla perché lo ritrovo costantemente alla direzione di qualsiasi film doppiato da questo studio, spesso circondato da un entourage di collaboratori che oserei dire “storici”, molti dei quali ritrovate anche nei Simpson (Mario Milita e Ilaria Stagni ad esempio). Non è un caso che le prime 3 stagioni dei Simpson, dal ’91 al ’94 in Italia, fossero doppiate proprio dalla società “Cinema Cinema”.
La cosa più lampante della direzione di Accolla è che egli si accolla (perdonate il voluto gioco di parole) un numero “notevole” di ruoli minori, forse per economizzare sul costo di produzione ma più probabilmente per una ragione pratica… infatti, quando sei un interprete eclettico come lo era Accolla nel 1991, è quasi normale pensare “vabbè, queste tre battute faccio prima a farle io che mettermi a trovare qualcuno apposta, farlo venire fin qui a registrare, etc… etc…”. Così ci ritroviamo Accolla in almeno tre ruoli! Forse non ci avete fatto mai caso, ma si sa, il doppiaggio degno di nota è quello che non si nota (cit. Mario Paolinelli, dialoghista).

tutti i ruoli di Tonino Accolla nel Silenzio degli Innocenti

tutti i ruoli di Tonino Accolla nel film: il multiplo Miggs, l’entomologo ed uno dei poliziotti sul finale.


Veniamo dunque al problema di questo adattamento: gli errori di traduzione (e i presunti tali).

Errori nel doppiaggio e considerazioni

Il film inizia con Clarice Starling (Jodie Foster), recluta FBI, a cui viene offerto l’incarico di interrogare criminali incarcerati che possano dare una mano in casi ancora irrisolti. La domanda che il capo pone a Starling è:

SotL-spook

Do you spook easily, Starling?

ovvero, letteralmente, “ti impressioni facilmente, Starling?”, che nel doppiaggio italiano è invece…

Tu parli con facilità, Starling?
Non ancora, signore.

Questo errore viene citato un po’ ovunque ed è probabile che origini dalla vicinanza tra “spook” e “speak” ma anche dalla logica del discorso, infatti la frase precedente era stiamo interrogando tutti gli assassini recidivi già in prigione per compilare un loro profilo psico-comportamentale […] la maggioranza è stata felice di parlare con noi. La differenza è che, nella risposta originale, Clarice Starling dimostra di essere spavalda come qualsiasi recluta, dichiarando di non spaventarsi facilmente. In italiano invece la sua risposta non è segno di spavalderia ma di franchezza (e di celata vulnerabilità): non avendo lei alcuna esperienza sul campo, ammette di non saper ancora parlare con facilità con i detenuti.
Le implicazioni di questa alterazione onestamente non sono gravi, tutt’altro. La risposta nella versione italiana comunque rispecchia una caratteristica della psicologia del personaggio di Clarice Starling che poi ritroveremo anche successivamente nel corso del film, quindi il danno è veramente limitato. L’unica cosa che forse viene a mancare è l’ironia dello sceneggiatore che nelle prime scene del film sceglie di far dire a Clarice di non spaventarsi facilmente mentre durante l’intero film si spaventerà più volte (dal ritrovamento della testa nel barattolo fino alla sequenza finale nella casa del killer Buffalo Bill).
Trovo più strana una frase successiva, quando il capo le dà il suggerimento credimi, non crearti nessun problema per Hannibal Lecter mentre in originale la stessa frase era molto più chiara: believe me, you don’t want Hannibal Lecter inside your head (equivalente di “credimi, è meglio se eviti che Hannibal Lecter ti entri nella mente”).
Personalmente reputo più fastidiosa una frase di dubbia comprensione come quella del “non crearti nessun problema”, rispetto ad un alterazione come “tu parli con facilità?” che, per quanto errata, rimane sensata.

SotL-yourself

Un’altra insensatezza l’abbiamo durante le investigazioni di Starling basate sulla comprensione degli indovinelli di Lecter:

ho pensato che il riferimento “dentro te” nascondesse qualcosa di molto vicino a Lecter, così ho immaginato che poteva riferirsi a Baltimora, ho guardato nell’elenco telefonico e c’è un locale chiamato “Dentro il tuo magazzino”, appena fuori dal centro della sua città.

Magari non avete visto il film o non ricordate il contesto ma, anche seguendo il film, questa frase sembra non avere un senso logico.
Vi riassumo l’essenza di ciò che accade SECONDO I DIALOGHI ITALIANI: Hannibal usa l’espressione “dentro te” quando dice a Clarisse “guarda dentro te e il resto di te stessa” –> Clarice pensa che “dentro te” possa riferirsi a qualcosa di vicino a Lecter (perché mai?) e quindi alla città di Baltimora (??) –> Clarice usa questa intuizione per cercare sull’elenco telefonico e trova un “locale” (forse era meglio tradurre “una ditta”) chiamato Dentro il tuo magazzino, il quale si trova fuori (???) dal centro di Baltimora (quindi non era neanche “dentro” Baltimora!).
Cioè “Dentro te” = “a Baltimora”? Ma che cazzo di sequenza logica è? Diciamo che c’è arrivata per puro caso.
La sequenza logica in inglese è molto più semplice e comprensibile: Hannibal usa l’espressione “look deep within yourself” (letteralmente “guarda a fondo dentro te stessa”) –> Clarice intuisce che si tratta di un indovinello perché la frase suona troppo forzata e innaturale per un raffinato come Hannibal –> così cerca sull’elenco telefonico la parola “yourself” trovando una ditta chiamata Your Self Storage (carino gioco di parole basato sulla fusione di “yourself” con “self storage”), et voilà, la frase “guarda a fondo dentro te stessa” assume immediatamente un nuovo significato, ovvero: guarda a fondo dentro un luogo letteralmente chiamato “te stessa”, Your Self.
Non so come fosse tradotto questo indovinello nel romanzo, ma nel film fa schifo!

SotL-chair

Altro errore di traduzione è quando Barney, il secondino, dice a Clarice:

Metto fuori una sedia per lei.

mentre in realtà l’originale I put out a chair for you equivale ad un le ho (già) messo lì una sedia. La confusione deriva dal verbo mettere che al presente fa put e nelle forme passate rimane sempre e comunque put. Sebbene si tratti di un umano errore di traduzione sulla carta, al momento di registrare qualcuno forse si sarebbe dovuto fare qualche domanda, avendo capito il contesto della frase. Difatti Clarice trova già la sedia quando arriva davanti alla cella di Lecter, perché Barney gliel’aveva già sistemata lì.

SotL-fly

Ovviamente rimane intraducibile il fatto che Starling (il cognome della protagonista) sia anche il nome di un tipo di uccello (lo storno). Quindi la battuta vola di nuovo a scuola ora, piccola Starling. Vola, vola, vola in italiano non può altro che essere interpretata come facente parte dell’eccentricità del personaggio di Lecter e niente più. Non abbiamo mai detto che il doppiaggio non abbia i suoi limiti invalicabili. Nel seguito di Ridley Scott questo riferimento ai volatili ritorna in un aneddoto di Lecter.

SotL-spara

Quando la piccola Clarice chiede al padre sceriffo se ha “preso degli uomini cattivi”, il padre le risponde che sono tutti scappati via, Clarice allora replica: e tu spara!. Non so se fosse una battuta intenzionale o l’ennesimo errore di comprensione della lingua inglese. In originale difatti la bambina diceva oh, shoot! che non vuol dire “spara”, bensì è l’equivalente del nostro “e che cacchio!”.

SotL-disturb

Continuiamo con i piccoli errori: la promessa I won’t disturb anything, I promise fatta al proprietario del magazzino (che si preoccupava della riservatezza dei suoi clienti), in italiano diventa non darò alcun disturbo, prometto mentre avrebbe dovuto dire “non toccherò niente, prometto”. Il disturb in questo caso si riferisce allo spostare oggetti dalla loro posizione, non all’arrecare disturbo ad una persona. Del resto Clarice aveva già disturbato il proprietario facendolo venire ad aprire il magazzino nel bel mezzo della notte. La frase italiana dunque è insensata.

SotL-six-way

Mi serve un collegamento con la sei. Chicago, Detroit…

I sottotitoli italiani sul DVD, che per una volta sono tradotti “abbastanza” decentemente, suggeriscono una versione più accurata: Voglio un collegamento a sei stazioni. Chicago, Detroit… . Non so a cosa pensavano quando hanno tradotto “con la sei” per il doppiaggio, evidentemente l’hanno buttata un po’ lì.

SotL-officers

Scusatemi? Scusatemi signori. Signori e ufficiali, ascoltate!

L’errore di traduzione che odio forse di più al mondo: tradurre “officers” come “ufficiali”. Qui però si perde anche qualcosa di più. Difatti Clarice, con quella frase, (secondo me) si prende una sua piccola vendetta sui poliziotti che prima l’avevano fissata insistentemente cercando di metterla a disagio solo perché donna. La presa in giro sta nel chiamarli “officers and gentlemen”, come il titolo del film Ufficiale e gentiluomo  di una decina di anni prima.
Spero di non averci sentito più di quanto dovuto in quella frase. Chi ha tradotto i sottotitoli del DVD l’ha riportata come “Scusate? Scusate, signori. E voi, agenti” ma lei si rivolgeva soltanto agli agenti di polizia nella stanza e a nessun altro, per questo reputo che “officers and gentlemen” fosse una piccola presa in giro, non un richiamo per agenti e non agenti.
In mano mia avrei optato per farle dire “Scusatemi? Scusatemi signori. Signori agenti, ascoltate!”, così da mantenere la forma e il significato della frase originale, ma anche quel pizzico di presa di culo, reso nella mia versione dal chiamare un agente di polizia “signor agente”.
Sì, se qualcuno mi pagasse lo farei anche come lavoro.

In ogni caso, qualsiasi cosa va bene purché non si senta “officers” tradotto come “ufficiale” invece di “agente”.

SotL-iniqua

Una morte iniqua.

Durante l’autopsia di una delle vittime, viene pronunciata una delle frasi più esilaranti in italiano: una morte iniqua. Tanto che viene da chiedersi se simili espressioni, a dir poco poetiche, siano la norma nei rapporti stilati dall’FBI.
Inutile dire che si tratta dell’ennesima traduzione insensata di questo film! Con “wrongful death“, Starling e il dottor Akin facevano uso di un termine legale che potremmo tradurre molto semplicemente come “omicidio“. Erano molto semplicemente arrivati a confermare il fatto che il cadavere difronte a loro fosse stato ucciso, non stavano certo a filosofeggiare arricchendo il loro rapporto ufficiale con frasi ad effetto. Vi ho detto che anche i dialoghi sono di Accolla?

SotL-drugstore

Una notte sorprese due ladri che uscivano dal retro di un drugstore.

Mi domando cosa li abbia spinti a lasciare questa parola in inglese, drugstore. Conoscendo gli italiani del 1991, dubito che in molti abbiano capito di cosa si trattasse. Solo a logica si può intuire che si tratti di un qualche tipo di negozio.

SotL-fellatio

Non tutte le alterazioni vengono per nuocere (questa frase in realtà dovrebbe essere il motto del blog), difatti trovo più apprezzabile la frase “Perché, Clarice? Il proprietario ha preteso delle attenzioni?” di quella originale che vedete nell’immagine qui sopra. Devo tradurvela? La parola fellatio mi pare eloquente.
Lo smorzamento dei toni non influisce sul personaggio in alcun modo dato che, nella successiva domanda, Hannibal (sia in italiano che in originale) chiede se il proprietario l’avesse sodomizzata.

Una lista di altre piccole curiosità

Un poliziotto ordina ad un collega di prendere il comando invece del giubbotto antiproiettile come in originale (get the vest), suppongo per stare nei tempi della battuta.
ardeliamappLa doppiatrice che dà la voce al personaggio di Ardelia Mapp, la collega di Clarice interpretata da Kasi Lemmons [nella foto a sinistra], fa un lavoro a mio parere pessimo. Non so chi sia ma le poche battute che ha sono mal recitate e la voce non si addice al volto giovanile dell’attrice. Per come recita sembra quasi che voglia interpretare una “straniera”, dandole un leggero accento. Mancava solo che le facessero dire “bongo bongo bongo, stare bene solo al Congo”. – Qui il video.
AGGIORNAMENTO 11/02/2018: abbiamo una conferma autorevole sull’identità della doppiatrice di Kasi Lemmons, è l’attrice francese Leila Lasmi, all’epoca fidanzata di Tonino o forse addirittura moglie, come specifica Repubblica in questo articolo del 1989. La stessa era anche assistente al doppiaggio di Accolla nella prima stagione dei Simpson e in altri film diretti da Torino in quel periodo. Non ci ero andato lontano quando avevo pensato che Tonino avesse fatto doppiare quelle poche battute “alla prima che capita”, purtroppo la differenza con il resto del cast di doppiatori è evidente. E con questa esclusiva di Doppiaggi Italioti si chiude un altro mistero su doppiatori mai identificati prima!
Scena da "Quei bravi ragazzi" con vignetta che legge "adeso va' ad aggiornare il Genna, che manca roba"
Accolla non è il solo ad interpretare più di un ruolo: Mario Milita, noto come voce di nonno Simpson, in questo film interpreta due personaggi: prima il signor Lang, proprietario del deposito, e poi il Dr. Akin, nella scena dell’autopsia.
Gli anagrammi del dottor Lecter sono resi in italiano grazie all’alterazione dei nomi che, suppongo, origini dalla versione italiana del romanzo. Non sono sempre perfetti ma sufficientemente funzionali.
L’amica di Fredrica che Clarisse incontra in un bar-gelateria le dice “Freddie was so happy for me when I got this job at the bank” che è stato tradotto un po’ troppo alla lettera come “Freddie era così contenta per me quando ho avuto questo posto in banca” ma in italiano nessuno direbbe così, dovrebbe dire semplicemente “quando ho avuto il posto in banca“. La traduzione alla lettera fa pensare che l’amica di Fredrica sia sul posto di lavoro (in banca) mentre le parla, quando è evidente che si trovi in una generica gelateria/bar/drogheria [grazie all’utente “Baby Luigi”].

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Citazioni dal film da riutilizzare nella vita reale

Incontro tra Angela Merkel e Putin
Sai cosa mi sembri con la tua borsetta pulita e le scarpette a buon prezzo? Mi sembri una campagnola… un’energica campagnola ripulita con poco gusto.

Considerazioni finali

Nonostante la moltitudine di errori e alterazioni poco giustificabili nel doppiaggio di questo film, rimango lontano dallo sconsigliarne una visione in italiano perché in ogni caso la bravura degli interpreti oscura quasi completamente gli errori di cui è costellato; Dario Penne su Hopkins è talmente azzeccato che poi ne diventò la voce “ufficiale”.
A chi è in grado di goderselo in inglese, tuttavia, ne consiglio la visione in lingua originale almeno una volta nella vita, anche per cogliere un elemento essenziale che fino ad ora non avevo citato, ovvero il modo di parlare di Buffalo Bill (interpretato da Ted Levine)! Tra i personaggi forse più imitati nel mondo anglosassone, con parodie, omaggi e citazioni. Ogni sua frase (ed il modo di recitarle) è rimasta impressa nel pubblico di lingua inglese diventando un piccolo fenomeno culturale, dal would you fuck me? (mi scoperesti?), detto a sé stesso allo specchio, al put the fucking lotion in the basket (“metti quella fottuta lozione nel cesto!”) urlato alla ragazza nel pozzo.

L’influenza culturale del personaggio di Buffalo Bill è intuibile da questa ridottissima lista di esempi che vi propongo qui:

  • nel film Clerks II di Kevin Smith viene inscenata la sequenza del “mi scoperesti?”
  • idem in un episodio dei Griffin dove è Chris ad imitarlo (a dir la verità sono numerose le scene del Silenzio degli Innocenti riproposte nei Griffin)
  • il personaggio di Mr. Plinkett delle celebri (tranne che in Italia) recensioni di Star Wars di RedLetterMedia trae origine in gran parte da Buffalo Bill
  • gli autori del canale YouTube Legolambs realizzarono un brano in stile musical con le frasi del film (in particolare put the fucking lotion in the basket), questo adesso è diventato un vero e proprio musical a Broadway!
  • Non dimentichiamoci inoltre che la voce del camionista assassino in Radio Killer è proprio di Ted Levine in inglese (Ennio Coltorti in italiano).

In Italia la voce di Buffalo Bill (di Paolo Scalondro), per quanto “abbastanza” simile all’originale, non rimane molto impressa, né ha avuto alcun tipo di impatto culturale. Questo è l’unico vero motivo per cui ne consiglio, almeno una volta nella vita, la visione in lingua originale.

Ex-docente, blogger bilingue con il pallino per l'analisi degli adattamenti italiani e per la preservazione storica di film. Ora dialoghista per studi di doppiaggio.

62 Commenti

  • baby luigi

    16 Settembre 2015 alle 21:54

    Tempo fa guardavo questo film e a circa 1 ora e 32 minuti del DVD c’è una scena esilarante dove vediamo l’agente Starling in un certo locale chiamato ” Moxley’s Drugs ” (che dovrebbe essere tipo una gelateria) a parlare con un’amica di Frederica, una delle vittime, che fa la cameriera. Tuttavia, interrogata dalla Starling, asserisce “Freddy era così contenta per me, quando ho avuto questo posto in banca”, frase che ovviamente non ha senso, a maggior ragione perché dice “questo” e tutti ovviamente ci chiediamo dov’è questa banca! La frase in inglese è “Freddie was so happy for me when I got this job at the bank” dove per “at the bank” si intende il lavoro “al bancone” e non in banca. Ancor più esilarante è pensare che un’impiegata della banca si dedicasse, assieme all’amica, a lavoretti di sartoria occasionali per arrotondare. Ad ogni modo a me la voce felpata di Adrelia Mapp non dispiace; ho sempre trovato che dia spessore e risalti il suo personaggio tutto sommato abbastanza marginale.

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    • Evit

      16 Settembre 2015 alle 22:15

      Ho semplicemente pensato che avesse incontrato l’amica di Federica (o Fredrica?) in un bar qualsiasi per farle delle domande, anche perché “bank” non ha corrispondenze con il bancone del bar. In America già nel 1991 i lavori da cassiere in banca non erano prestigiosi come quelli in Italia (adesso è la stessa cosa anche qui), l’amica di Fredrica penso si stesse semplicemente lamentando di essere rimasta bloccata in un lavoro noioso che non le permette di andarsene dalla squallida cittadina dove era nata.
      Difatti se noti non indossa una divisa da bar, ma ha semplicemente un maglione. Però mi hai fatto notare una cosa che forse ha sviato il tuo pensiero. Hanno tradotto un po’ troppo alla lettera “when I got this job at the bank” come “quando ho avuto questo posto in banca”. In italiano non diremmo mai una cosa simile, e difatti fa pensare che si riferisca al posto in cui si trovano adesso. È questo che ti ha sicuramente confuso.
      Al massimo diremmo “quando ho avuto QUEL posto in banca” (o “il mio posto in banca”), perché sta parlando di un luogo in cui non si trova adesso. L’ennesimo errore di una lista tragicomica.
      Trovo più esilarante quando alla sua domanda se con l’FBI andassero in posti migliori di quello, Clarice le risponde “a volte”, come a dire “il più delle volte in posti anche peggiori”.

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  • baby luigi

    16 Settembre 2015 alle 22:30

    Riguardo al nome, nel Urban Dictionary ho trovato che si chiamasse Frederica Bimmel (poi se sia Fredrika con la ci o con la kappa non so), ad ogni modo cercando nel mio dizionario inglese/italiano della Zanichelli, “bank” me lo traduce sia come “banca” che come “banco” che, cercando a sua volta, è appunto il bancone nei negozi /bar. Inoltre siccome usa il pronome “questo” che, dizionario alla mano, ” Indica cosa o persona vicina nello spazio o nel tempo a chi parla ” , ovviamente la frase mi ha lasciato perplesso. E rimango dell’idea appunto che l’amica lavorasse semplicemente in questa specie di drogheria / bar / gelateria ,insomma, il classico locale multifunzionale americano, e che la Starling fosse andata a trovarla sul lavoro. Poi non so…

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    • Evit

      16 Settembre 2015 alle 22:36

      L’ho aggiunta tra le curiosità finali con un ringraziamento per avermela fatta notare.
      Su bank = banco… sì, va bene, ma nel caso di un “banco di neve” si dice bank, il bancone di un bar in inglese è “counter” (o al massimo, senza molta fantasia, “bar”).
      In inglese l’amica dice “this job at the bank” inteso come “il lavoro in banca (di cui ti ho accennato prima)”, siccome hanno tradotto alla lettera hanno incasinato tutto perché noi non diremmo mai così in italiano.

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  • baby luigi

    16 Settembre 2015 alle 22:45

    (Non riesco a rispondere sotto i commenti, quindi mi scuso se dissipo la discussione). Anch’io avevo guardato su WordReference, secondo me però, essendo un dizionario on-line, non è completo. Ho guardato sul dizionario di casa della Zanichelli e anche su altri dizionario è sembrerebbe che in inglese “bank” venga usato in entrambe le accezioni come in italiano (infatti il dizionario mi mette “banca, banco”). Inoltre anche in inglese usare “this ” per dire “that ” (quello) lo trovato strano. Insomma, io rimango della convinzione che l’amica lavorasse al bancone di questo locale e che la Starling le avesse fatto un’improvvisata sul posto di lavoro.

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  • baby luigi

    16 Settembre 2015 alle 23:00

    Ahahaha. Vabbe’, non vorrei sembrare antipatico perché alla fine ciascuno la pensa come vuole. Ovviamente però mi piace il dibattito affinché si arrivi alla verità certa. Ad ogni modo secondo me quel che dici non ha senso perché non si menziona questo lavoro in banca prima. E quindi non avrebbe senso dire “questo” per intendere il lavoro di cui si è parlato. Anzi, la scena nel locale inizia con questa frase della ragazza: “E’ un buon lavoro fare l’agente del FBI. Si viaggia parecchio, no? Voglio dire, si va in posti migliori di questo”. Qui è ovvio che con “questo” lei si riferisce al locale dove lavora. O c’è ancora un “questo” usato a sproposito? Eppoi la frase non avrebbe nemmeno tanto senso. Alla fine la ragazza se lavorasse in banca, per farlo, avrebbe dovuto fare degli studi e, tutto sommato, il lavoro in banca è comunque prestigioso, quindi non ha molto senso che lei sia così rassegnata come se fosse, appunto, una semplice cameriera…. non trovi? Se così fosse, significherebbe che la ragazza è particolarmente ambiziosa se denigra anche il lavoro in banca.

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    • Evit

      16 Settembre 2015 alle 23:07

      Si presume che stessero già parlando da un po’ e le avesse già detto del lavoro in banca. La domanda sull’FBI aveva sviato il discorso, quindi quando riprende le fila dice “questo” lavoro in banca intendendo quello di cui accennava prima.
      Io non la vedo in altri modi sentendola in inglese, in italiano a causa di quella brutta traduzione posso capire il perché tu la possa pensare così.
      Per il lavoro in banca, come dicevo, fare il cassiere in America penso non sia proprio un lavoro prestigioso. Sono quelli che vengono rapinati e premono l’allarme. È un lavoro socialmente tranquillo e certamente migliore che lavorare in fabbrica, ma la ragazza lo rimpiange perché avrebbe voluto fare qualcosa che la portasse via da quel posto, non rimanere bloccata lì… Che poi è un po’ il tema portante del film dato che è esattamente ciò che ha fatto la protagonista da giovane, andarsene da un paesino di provincia.

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  • baby luigi

    16 Settembre 2015 alle 23:22

    Scusa, ma allora che significato dai alla frase “si va in posti migliori di questo”? In questa frase è ovvio che lei si riferisca ai posti migliori della gelateria. Cioè, questa qua è pure una stron*a che va in una gelateria e poi la usa come paragone per indicare un brutto posto? Francamente questa teoria che lei lavori in banca e che abbia fissato un appuntamento con la Starling in una gelateria che tra l’altro sputtana con la frase “si va in posti migliori di questo” mi sembra astrusa. E’ molto più semplice credere che la Starling dopo la visita alla casa dei Bimmel, avendo avuto un intuizione, sia corsa a trovare l’amica di Frederica sul posto di lavoro. Io, senz’ombra di dubbio, interpreto gli accadimento in questo maniera che trovo semplice e naturale. Insomma, rimango della mia idea. A questo punto sarebbe carino sapere cosa pensano gli altri lettori. Insomma, fare un sondaggietto per scoprire il misterioso lavoro dell’amica di Frederica 😀

    Rispondi
    • Evit

      16 Settembre 2015 alle 23:26

      È molto semplice. Per “posti migliori di questo” si riferisce alla piccola cittadina in cui si trova. Il lavoro all’FBI consente a Clarice di andare in molti luoghi (per lavoro) mentre lei che abita e lavora lì, in quella cittadina, è destinata a rimanere sempre lì.

      Rispondi
  • baby luigi

    17 Settembre 2015 alle 00:36

    Secondo me ci sta che lei potesse intendere la cittadina dove abitasse, anche se a tal proposito vorrei specificare una cosa. Il paesino si trova alle porte di Pittsburgh che, da quanto leggo su Wikipedia, il David Savageau’s Places Rated Almanac ha classificato come il migliore poste dove vivere negli USA, quindi l’amica di Frederica dovrebbe imparare ad apprezzare un po’ più la sua cittadina.
    Ma a parte gli scherzi, se la ragazza sta parlando con un agente del FBI che si trova nella sua brutta cittadina, perché mai dovrebbe arrivare alla conclusione che gli agenti del FBI vedano posti migliore della sua cittadina? Non sarebbe più spontaneo che la ragazza dicesse “girate sempre posti brutti come questo?”. E l’agente Starling che risponde “Qualche volta sì” potrebbe sembrare tutto sommato anche maleducata perché sostanzialmente le dice “effettivamente il vostro paesino fa proprio schifo”. Quindi secondo me la ragazza voleva dire che semplicemente un’agente del FBI non rimane incastrata in una gelateria, ma finisce in qualche posto migliore, magari in un ufficio ben arredato.
    Ma comunque non è questo. In inglese la ragazza dice “Toaster giveaways and Barry Manilow on the speakers all day” che dovrebbe significare più o meno “Tostapani in omaggio e Barry Manilow all’altoparlante tutto il giorno”. Ora, dal momento che lei lavora in questa specie di drogheria, probabilmente il proprietario regala dei tostapani ai clienti. Ma francamente una caciara del genere in banca non riesco proprio a immaginarmela. Perché mai un’impiegata della banca dovrebbe gridare nell’altoparlante “tostapani in omaggio?” . In italiano è stata tradotto con “Premi e Manilow nell’altoparlante tutto il giorno”. Insomma, questa poveretta mi sa proprio che lavora in questa drogheria / gelateria.

    Rispondi
  • baby luigi

    17 Settembre 2015 alle 09:26

    Ahaha. Al quindicesimo post mi hai convinto. A questo punto si spiegherebbe anche meglio il fatto che l’amica fosse disillusa e rassegnata. Pensava che il lavoro in banca fosse un bel lavoro e invece… Ad ogni modo emerge un quadro abbastanza tragicomico dell’America di provincia. Certo, immaginare una banca come una specie di sagra del maiale dove si annunciano premi all’altoparlante credo sia la scena più disturbante di tutto il film 😀 insomma, davvero non si finisce mai di imparare e notare cose nuove in un film che si è già visto più volte. Certamente il doppiaggio in italiano, d’altronde non solo di questa scena, è fatto male. In italiano quel “questo lavoro in banca” è assolutamente sbagliato…e riguardo la cittadina, che dire, tendenzialmente per le città si tende a parlare di bellezza più che di qualità. Quindi magari con un “si va in posti più belli di questo” avrebbe dissipato i dubbi. Ad ogni modo credo che la scena risulti confusionaria perché, leggendo almeno lo script su IMSDB, non è stata girata in conformità con il copione. Infatti nel copione si dovrebbero trovare in un “SAVING & LOAN” che appunto ha tutta l’aria di un istituto finanziario e no in un Moxley’s Drugs. Inoltre la descrizione della scena è ” STACY HUBKA – short, perky, early 20’s – sits nervously at
    her desk, talking to Clarice, who jots in her notebook. In
    the background. beyond them, bank tellers, lines of waiting
    customers, MUZAK.”
    Quindi l’amica sarebbe dovuta stare alla sua scrivania di lavoro e avremmo dovuto vedere dei cassieri di banca. Al contrario, vediamo l’insegna di un DRUGS e loro che chiacchierano su un bancone di un bar/gelateria e una persona che si beve una bibita da un bicchiere di carta. Insomma, è ovvio che la scena induce in errore. Non è stata fatta da copione. E anche tutto il dialogo incriminato, leggendo il copione, pare sia stato improvvisato sul momento perché appunto non c’è. A questo punto mi chiedo: cosa è successo? Erano finiti i soldi e hanno dovuto girare alcune scene ad cazzum?

    Rispondi
    • Evit

      17 Settembre 2015 alle 10:13

      Ce n’è voluto, eh? Ahah.
      Avrebbe avuto certamente più senso che fossero in banca ma suppongo che costi di più girare le scene all’interno di una banca che in una gelateria. Da spettatori possiamo supporre che Clarice abbia incontrato la ragazza durante la sua pausa pranzo.
      Per quanto riguarda il suo lavoro, forse il problema è che vedi la situazione con gli occhi del 2015 con una disoccupazione imperante, perché quando c’erano meno problemi di occupazione (parliamo del ’91 quindi quasi 25 anni fa) uno poteva anche lamentarsi del tipico “dead-end job” (lavoro senza sbocchi) immaginando che avrebbe potuto trovarne uno più congeniale alle proprie aspettative se solo volesse rischiare.
      Ho controllato il salario medio di una cassiera di banca negli Stati Uniti e non sembra particolarmente egregio, in più in America le banche stanno aperte dalle 9 alle 17, con musica soft nelle orecchie tutto il giorno… Insomma, certamente una situazione lavorativa ben lontana dall’idea italiana di un lavoro in banca negli anni ’90.
      PS: I premi non sono annunciati all’altoparlante ahah! Erano i regali che facevano ai nuovi clienti. Il tostapane sembra che fosse un regalo proverbiale tipico di quando andavi ad aprire un conto. Insomma l’amica si lamentava di essere rimasta bloccata in un lavoro ripetitivo dove ogni giorno regalava tostapani e sentiva Manilow nelle orecchie, al contrario di Clarice il cui lavoro all’FBI sicuramente la portava in posti sempre nuovi

      Rispondi
    • Riccardo

      17 Settembre 2015 alle 19:12

      Nel romanzo la ragazza lavora in un ufficio di assicurazioni, nel film in banca, e al solito il libro fa capire meglio la sua disillusione per una vita e un lavoro che anni prima le sembravano chissà cosa.
      Stacy chiede a Clarice se il suo lavoro la porti in posti più belli di quello dove vive lei, se fare l’agente del FBI significhi viaggiare molto ed essere sempre eleganti, dopodiché le chiede come si faccia a entrare nel Bureau. Clarice le risponde che prima bisogna diplomarsi al college e Stacy immagina sia molto difficile pagarsi gli studi, dando quindi a intendere molto sulla sua istruzione e il suo reddito. Dopodiché c’è la battuta su Fredrica e Barry Manilow e quasi scoppia a piangere.
      Insomma, una bella tragedia 😀

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  • baby luigi

    17 Settembre 2015 alle 10:13

    Comunque oltre a questa incongruenza di regia, ci sono molti altri errori di adattamento. Per esempio più volte Lecter dice alla Starling “qui pro quo”. Il punto è che nel mondo anglosassone “quid pro quo” viene usato appunto per indicare uno scambio, mentre in italiano non ha senso visto che un “qui pro quo” si usa per esprimere un malinteso. Quindi avrebbero dovuto tradurre “do ut des”. Questo film mi è sempre sembrato enigmatico, ma in realtà i numerosi errori, vuoi di regia, vuoi di doppiaggio, ostruiscono la naturale e diretta comprensione. Dai, io alla fine a questo film do 2 stelline, non di più.

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    • Evit

      17 Settembre 2015 alle 10:16

      Se senti bene dice proprio “quid pro quo” e non “qui pro quo”. I due modi di dire hanno la stessa origine ma sono usati in maniera differente in italiano https://it.wikipedia.org/wiki/Quid_pro_quo
      Dove appunto qui pro quo è un malinteso mentre quid pro quo uno scambio reciproco di favori, anche se effettivamente in Italia è più noto il do ut des e non sarebbe stato male tradurlo così.

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  • baby luigi

    17 Settembre 2015 alle 10:47

    Ahahaha. Beh, l’ho trovato un dibattito interessante perché ho appreso delle nuove cose (Potresti aprire una nuova rubrica sui momenti più disturbanti dei film americani e questa scena potrebbe essere al primo posto 😀 ) E’ ovvio però che essendo sceneggiatore e regista diversi, a volte si arriva a delle scelte poco felici che creano confusione. Mi viene in mente un caso analogo con il film “Thelma & Louise”. C’è una scena della vecchia con la barboncina abbastanza enigmatica per il semplice fatto che Scott (il regista) aveva tagliato una delle scene della Khouri (sceneggiatrice) dove Louise diceva come aveva paura di invecchiare in un appartamento assieme a una barboncina. Ovviamente se uno vede quella scena, gli diventa perfettamente chiara la scena della vecchia con la barboncina. Ma purtroppo Scott ha tagliato la scena in questione. Quindi qui il regista Demme mi sembra che abbia fatto un mezzo pastrocchio come Scott in “Thelma & Louise” con la famosa scena della barboncina.

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  • baby luigi

    17 Settembre 2015 alle 14:08

    Beh, Evit, effettivamente potrebbe essere un’idea. Sembri sempre prudente e accurato nelle traduzioni (al contrario mio che non ho molta pazienza e alla prima incomprensione aggiusto come torna meglio a me) e poi hai anche la pazienza di sorbirti film improponibili quando io tendo a staccare dopo i primi 10 minuti. Comunque non mi sono ancora ripreso dallo shock. Non riesco ancora a immaginarmi queste banche americane dove c’è un atmosfera da mercatino delle pulci. E’ ancora più shockante del programma sugli obesi di Real Time che ordinano al McDrive e pranzano durante la guida. Questo stile molto pop, non saprei come altro definirlo, degli americani mi inquieta. A questo punto preferisco le banche italiane che regalano i leoni di peluche. Come dice bene questo sito http://www.filmsite.org/sile3.html , la scena con l’amica di Frederica “reveals much about provincial life in the Ohio town”.

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  • andreasperelli2k

    17 Settembre 2015 alle 17:04

    Beh quella del “self storage” era veramente dura da tradurre, oltre al problema del gioco di parole c’era il fatto che nei primi anni ’90 in Italia nessuno aveva idea di cosa fosse un Self Storage e penso che anche oggi nel 2015 non sia esattamente molto noto.
    Posso ipotizzare che nel libro abbiano avuto più libertà di tradurre visto che non veniva mostrata l’insegna del negozio o la riga dell’elenco telefonico quindi si poteva inventare qualsiasi gioco di parole anche completamente slegato dall’originale.

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    • Evit

      17 Settembre 2015 alle 17:14

      Sai, visto che comunque dicono un nome che non corrisponde a ciò che è scritto sull’insegna, potevano scegliere di dire qualsiasi altra cosa Mentre scrivevo l’articolo mi era venuta in mente anche una valida alternativa ma adesso non la ricordo più. Sarei curioso se qualcuno controllasse sul romanzo, io non lo posseggo.
      C’è anche la scena in ascensore con Clarice che scrive l’anagramma su un taccuino e, nonostante si veda che è in inglese, comunque hanno alterato (giustamente) la soluzione dell’anagramma nel doppiato, perché in ogni caso ciò che appare su schermo non svia l’attenzione più di tanto e non ha la precedenza rispetto alla funzionalità del parlato.
      In ogni caso la mia lamentela a riguardo non era tanto sul “self storage” quanto sul passaggio logico che lo precede e che non ha molto senso. Quello sul “dentro te = a Baltimora” mentre in inglese diceva semplicemente che “dentro te” era una frase troppo banale per Lecter, da questa constatazione Clarisse allora suppone che si tratti di un indovinello da risolvere.

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  • Riccardo

    17 Settembre 2015 alle 18:24

    Nel romanzo di Harris quel passaggio del self storage semplicemente non c’è.
    Bisogna considerare che il film di Demme (che naturalmente è un grande film) semplifica molto il romanzo, inserendo passaggi a sorpresa e colpi di scena dove invece il romanzo spende diverse pagine su ricerche e deduzioni logiche. Inevitabile in una riduzione cinematografica.
    Nel romanzo Lecter dice a Clarice “Cerchi i suoi biglietti di San Valentino nella macchina di Raspail”. Da lì parte una breve indagine che sembra sfociare nel nulla perché la macchina di Raspail è stata distrutta. Poi si scopre che faceva collezione di auto, il che porta Clarice al magazzino che nella traduzione del romanzo si chiama “Split City Mini Storage – La Chiave La Tenete Voi”.
    Nel magazzino Clarice trova la testa e dei biglietti di San Valentino, l’ironia del Dr. Lecter sta in quello. Poi chissà, può anche darsi che in originale ci fosse un altro gioco di parole basato su questo nome e che sia stato evitato dalla traduttrice (che era Roberta Rambelli).
    Giusto per curiosità, nel romanzo la testa mozzata non è del flautista Raspail ma di un suo amante fatto secco anni prima da Buffalo Bill, amante pure lui del flautista. E lo stesso Raspail non è stato ucciso da Bill ma da Lecter stesso, annoiato dalle sue tediose sedute di psicanalisi.
    Questo episodio è stato poi ripreso parzialmente in Red Dragon – parlo del film del 2002 – dove all’inizio Lecter fa fuori Raspail perché prende una stonatura dietro l’altra nel concerto che apre il film.
    Invece il gioco di parole di Lecter sul nome di Buffalo Bill nel romanzo è molto più complesso. Lecter afferma che il nome sia Billy Rubina. Poi quando evade lascia un foglio di carta a galleggiare nel gabinetto della cella, con su scritto il nome di Chilton (il direttore del manicomio dov’era ospitato a Baltimora) in cui le lettere C, H, O, N sono accostate a dei numeri. Si tratta in sostanza del simbolo chimico della bilirubina, un pigmento della bile che è anche il colorante delle feci e che è lo stesso identico colore dei capelli dell’odiato Chilton 😀
    Comunque consiglio a tutti di leggere sia Red Dragon che Il Silenzio, sono veramente molto, molto belli. Lasciate perdere invece i seguiti.

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    • Evit

      17 Settembre 2015 alle 19:55

      “Tutti quei dettagli a memoria, dottore?”
      😉
      Grazie per i dettagli. Molti li conoscevo grazie a Wikipedia e IMDb dove mi sono divertito a leggere le curiosità e le differenze con il romanzo, sebbene non ce ne siano tante quante ne hai raccontate tu (quella del Your Self Storage ad esempio mi mancava).
      Sono un po’ restio a leggere Best Seller ma questi di Thomas Harris mi hanno sempre incuriosito. Spero non siano da bidone dell’immondizia come Dan Brown.

      Rispondi
  • Riccardo

    17 Settembre 2015 alle 20:26

    Ahah, no alcune cose le ricordavo, altre le ho rinfrescate sfogliando al volo il libro che ho da molti anni.
    I due primi romanzi “Lecteriani” di Harris meritano assolutamente, nulla a che vedere con le baracconate di Dan Brown. Sia in Red Dragon che nel Silenzio i due serial killer sono personaggi approfonditi, con una storia alle spalle e delle motivazioni comprensibili, per quanto del tutto folli. Nei film sono poco più che i soliti psicopatici schizzati.
    Invece come dicevo è da evitare Hannibal, scritto da Harris praticamente con la pistola di De Laurentiis alla tempia, davvero una roba ignobile.
    Piuttosto non mi pare di aver letto un altro svarione di adattamento, per me abbastanza fastidioso.
    Quando Clarice si presenta a Lecter, lui le chiede “Cosa ti ha detto il multiplo Miggs della cella accanto? Ti ha… fischiato” traducendo in modo indegno “he… hissed at you” che qui starebbe per “ti ha… sibilato (qualcosa)”.
    Capisco il sincrono labiale sul primo piano, ma direi che anche “ti ha… sussurrato” sarebbe stato meglio del presunto fischio da pecoraio di Miggs.

    Rispondi
    • Evit

      17 Settembre 2015 alle 20:41

      De Laurentiis porta sempre tanta “gioia”.
      “Hissed” come “fischiato” non mi ha disturbato. Non ho letto il libro ma ce lo vedevo Miggs che le fischiava dietro. Del resto una delle sue molte personalità poteva anche essere da pecoraio! Ahah!
      Anche perché se dici “bisbigliato” devi anche aggiungere qualcosa dopo e la frase si allunga eccessivamente. Sibilato poi non è un termine normalmente utilizzato nel caso di apprezzamenti volgari ad una donna. Trovo che fischiato vada più che bene per il multiplo Miggs ;D

      Rispondi
    • Riccardo

      17 Settembre 2015 alle 21:09

      Non mi convince però, poco prima Miggs rivolge a Clarice la sua famosa battuta “olfattiva” 🙂 quindi il fischio c’entra poco (anche se un matto fischiatore sarebbe stato grande, magari interpretato da Jimmy il Fenomeno).
      Tra l’altro la battuta del dottore sul PP poi continua, quindi personalmente l’avrei tradotta come “ti ha… sussurrato. Cosa ti ha detto?”.
      Nel romanzo la riporta letterale “Le ha sibilato qualcosa. Che le ha detto?”.

      Rispondi
    • Evit

      17 Settembre 2015 alle 21:41

      Indubbiamente “sussurrato qualcosa” sarebbe stata la scelta migliore (non concordo con il “sibilato” del romanzo), bisogna vedere se entrava nei tempi della battuta.
      Da “he hissed at you” a “ti ha sussurrato qualcosa”… posso capire perché un doppiatore/direttore di doppiaggio davanti a questa frase possa optare per una scelta alternativa, magari meno perfetta ma che comunque “ci può stare” per lo spettatore.
      Diciamo che questa alterazione non la trovo degna di nota. Il film, come molti altri in quegli anni, è pieno di frasi più o meno alterate, io vado sempre e solo per quelle più palesemente errate. Che il dottor Lecter AFFERMI che Miggs le abbia bisbigliato qualcosa per poi chiederle cosa, o che in italiano Lecter CHIEDA se Miggs le abbia fischiato o meno… meh, mi pare ininfluente dal momento che l’obiettivo di Lecter era di imbarazzare la Starling, perché possiamo intuire che Lecter abbia sentito perfettamente tutto ciò che le aveva detto Miggs ma voleva che fosse lei stessa a confidarglielo, per sondare la psicologia della sua visitatrice.

      Rispondi
    • Riccardo

      17 Settembre 2015 alle 22:06

      Palesemente errate tipo quella storica di JFK?
      “You gotta hope to reach a point of critical mass that’ll start a chain reaction”
      “Speri di raggiungere il livello di critica di massa che innesTi una reazione a catena”
      Attendo un articolo su quello allora 😀

      Rispondi
    • Evit

      18 Settembre 2015 alle 00:37

      Ahahahah! Purtroppo per te non è proprio tra le mie priorità, non lo vedo dagli anni ’90 e, sebbene ricordi fosse ben fatto, l’idea che questo film sia una delle principali cause della diffusione delle teorie di complotto sull’assassinio di Kennedy… diciamo che non mi incentiva molto a rivisitarlo.

      Rispondi
  • baby luigi

    17 Settembre 2015 alle 20:37

    Evit, non puoi uscirtene con “Mentre scrivevo l’articolo mi era venuta in mente anche una valida alternativa ma adesso non la ricordo più”. Ora voglio sapere la soluzione. Uffi.
    Vabbeh’, adesso ne sparo una io, è molto stupida però la dico lo stesso. Lecter le poteva dire qualcosa del tipo “fai tesoro di quanto hai immagazzinato” (d’altronde immagazzinare nel dizionario in senso figurato significa “accumulare nozioni” ) e la Starling poteva quindi trovare sul elenco qualcosa del tipo “il magazzino dei tesori” 😀 Lo, è una soluzione semplice e orrenda.

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  • Cassidy

    22 Settembre 2015 alle 12:59

    Ottimo post, precisissimo come al solito, anche a me quella traduzione di “Spook” mi suonava strano ma non mi ha mai turbato. Hai ragione, questo film va visto almeno una volta in lingua originale, amo molto il film di Demme, non lo riguardo ogni anno, ma quasi 😉
    Per le traduzione dei giochi di parole di Lecter, sono molto simili al libri, anche se nel film manca la spiegazione su Billy Rubina.
    Lecter manda il suo odiato nemico Chilton, in diretta sulla tv nazionale a dire “Stiamo cercando William, detto Billy, Rubina” solo che la Billirubina, è l’enzima che regala agli escrementi il loro tipico colore marrone… diavolo di un Lecter! 😉
    Quell’Iniqua anche a me ha sempre fatto stridere le orecchie 😉 Cheers!

    Rispondi
    • Evit

      22 Settembre 2015 alle 14:31

      Ciao Cassidy, grazie per le tue parole. Avevo letto quella della bilirubina sia su Wikipedia che in altri commenti, è molto simpatica ma capisco perché sia stata omessa: nel libro, dove si ha più tempo per spiegare il perché sia divertente, è comprensibile che ci sia, ma nel film non sarebbe così immediata e una qualsiasi spiegazione appiattirebbe la battuta.
      Inoltre mi pare abbia poco senso visto che in teoria anche Chilton è uno psichiatra, quindi un medico, e la bilirubina gli dovrebbe essere fin troppo familiare, come lo è per qualsiasi studente di medicina già dal primo anno. Per quanto Chilton sia crudele e stupido, non può essere così ignorante. Posso accettare che non pensi ad un anagramma (come nel film), ma ad uno scherzo alla Bart Simpson che chiama il bar “Da Boe”… mah!
      Adesso, Cassidy, METTI QUELLA FOTTUTA LOZIONE NEL CESTO!!!

      Rispondi
  • Catoblepa

    13 Ottobre 2015 alle 12:12

    Finalmente capisco il perchè di quella “morte iniqua”! Mi è sempre parso ridicolo che ripetesse a pappagallo un simile commento, addirittura registrandolo come un dettaglio tecnico… Avrei dovuto guardare il film in originale almeno una volta, provvederò 😉
    Per quanto riguarda la doppiatrice di Ardelia Mapp, dubito fortemente che sia Valeria Golino ma se volete sentirla all’opera è sicuramente la stessa di Rosie Perez in “Chi non salta bianco è”; purtroppo antoniogenna riporta pochissimi nomi per quel film e non è presente la doppiatrice in questione. Devo dire che per quanto bizzarra (e con inflessioni romanesche poco professionali) in quel film rendeva bene il carattere bislacco e petulante del personaggio, una volta fatto l’orecchio – la stessa Rosie Perez nell’originale aveva una parlata portoricana fastidiosissima.
    Per le citazioni eccellenti aggiungerei un episodio di South Park in cui Cartman (e chi se no?) gioca a Buffalo Bill nel seminterrato, calando un secchiello e recitando “it rubs the lotion on its skin or else it get’s the hose again”…

    Rispondi
    • Evit

      13 Ottobre 2015 alle 12:20

      Sono anni che mi dicono “guarda South Park” e ancora non ho avuto modo di farlo, per mancanza di tempo. I pochi episodi che mi hanno fatto vedere erano tutti ottimi, quindi prima o poi colmerò questa mancanza.
      Ti ringrazio per il commento, Catoblepa, se sei nuovo da queste parti, benvenuto!
      Non conosco il film “Chi non salta bianco è” ma se mi dici che la voce originale era già “particolare”, ha un suo perché che lo sia anche la versione doppiata (sebbene poi si possa discutere sulle inflessioni etc), purtroppo Ardelia Mapp non aveva alcuna inflessione né parlata stramba, la sua voce italiana estrae davvero dall’esperienza del film in quei pochi momenti che proferisce parola, tanto più dal momento che fa un botta e risposta con Laura Boccanera (Clarice) la quale è ed è sempre stata fenomenale (e professionale).

      Rispondi
  • Catoblepa

    13 Ottobre 2015 alle 13:06

    Grazie a te per l’articolone Evit, veramente educativo! Non sono nuovo del blog ma ho la pessima abitudine di commentare a raffica in preda all’entusiasmo (vedi gli articoli su Aliens, Batman ecc.) e successivamente assentarmi per mesi. 😉 Fai benissimo a recuperare South Park, curiosamente la serie è migliorata moltissimo di stagione in stagione, l’opposto di quello che succede di solito.
    A ‘sto punto ti consiglio anche “Chi non salta bianco è”, un buon film di Ron Shelton (specialista in commedie sentimentali sul mondo dello sport, vedi il baseball con Bull Durham e il golf con Tin Cup)… film un po’ bizzarro nello svolgersi della trama ma gran ritmo, bei dialoghi e spettacolare nella regia delle partite di basket. Sembra impossibile, ma la figlia di Kubrick lo ha incluso in una lista dei film che erano piaciuti a suo padre! Pare che non avesse pregiudizi di genere…
    Senza proseguire troppo nell’off-topic aggiungerei che si tratta di uno di quei casi in cui la traduzione italiana sembra “più originale dell’originale”, un po’ come Sono Pazzi Questi Romani per Asterix: il titolo originale è “White men can’t jump”, riferito ai problemi del protagonista (bianco) nell’andare a canestro e schiacciare, mentre in italiano sono riusciti a creare un doppio significato… Direi che è materiale da Doppiaggi Italioti 😉

    Rispondi
    • Evit

      13 Ottobre 2015 alle 13:30

      Dobbiamo scoprire chi cazzo è quella protetta!!!
      Il titolo in inglese è celebre, ma in italiano non lo avevo mai sentito, ci getterò un occhio.
      Se sei un lettore di lunga data perdona la mia dimenticanza!

      Rispondi
  • Catoblepa

    13 Ottobre 2015 alle 13:12

    P.S. Ora che ci penso, “Chi non salta bianco è” è letteralmente dominato da Tonino Accolla, che doppia Wesley Snipes e che ha sicuramente adattato i dialoghi. Sarà un caso? Magari era una sua protetta dell’epoca…

    Rispondi
    • Evit

      13 Ottobre 2015 alle 13:27

      Se è di Accolla prevedo ottime interpretazioni dei protagonisti su dialoghi adattati maluccio. Ormai ho capito che quando c’era lui all’adattamento la qualità è davvero uno strano mix tra professionalità e mascalzonata

      Rispondi
  • Catoblepa

    13 Ottobre 2015 alle 13:50

    Probabilissimo che sia come dici tu, in questo caso Accolla aveva una missione quasi impossibile (adattare i continui insulti a mitragliatrice dei giocatori di basket da strada, uno slang che è quasi una lingua a se’)! Se lo guardassi in lingua originale senza l’aiuto dei sottotitoli sarebbe lo stesso che guardarlo in arabo.
    In ogni caso, apriamo la caccia alla “protetta” (nome ufficiale), prima o poi la beccheremo in qualche altro film. Per un momento l’ho associata anche alla falsaria che prepara i documenti per Clint Eastwood in Potere Assoluto, ma forse è un’altra doppiatrice (sempre con la voce strana, questa più roca).

    Rispondi
  • lunseisleidee

    14 Gennaio 2016 alle 09:55

    Mamma mia, non mi ero resa conto di quanti errori grossoani e, a mio avviso, imperdonabili, ci fossero negli adattamenti italiani.
    Roba che io, traduttrice disoccupata, mi metto le mani nei capelli a pensare che ‘sti tizi venivano pagati per tradurre in quel modo.

    Rispondi
  • laura

    13 Settembre 2016 alle 03:08

    Tutti questi errori li avevo riconosciuti da sola, e i più esilaranti sono quello della” morte iniqua” e la voce monocorde e piatta di ardelia, che sembra quasi prendere in giro i telespettatori. Quando dice “porca vacca clarice” senza nessuna enfasi x aver fatto 1 importante scoxta che porterà alla risoluzione di un caso, fa sbellicare. Maec’è 1 cosa che non quadra se si legge il romanzo originale nella scena alla pompe funebri di lamar. Non ricordo a che capitolo. 1 odei presenti dice a clarice com’è ingiusta la morte come riflessione. Nel film americano invece viene detto un termine legale e non 1 riflessione, che viene tradotta nel doppiaggio piu o meno cm la frase filosofica del libro. Ora so xche lhanno tradotta cosi, si sono fatti influenzare dal libro. Leggete quel capitolo e capirete!!!

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  • Ivan Rizzo

    2 Dicembre 2017 alle 00:13

    Ho rivisto poco fa Il silenzio degli innocenti su SKY (erano anni che non lo riguardavo, ricordavo davvero poco dei dialoghi), e appena finito mi sono fiondato sul vostro articolo. Incredibile come proprio tutte le frasi che mi erano parse strane durante la visione, si sono poi rivelate la maggioranza di quelle riportate qui. 😀
    Manco a farlo apposta in un punto mi era capitato di switchare alla traccia originale (lo faccio quasi sempre, giusto per sentire un attimo le vere voci degli attori) ed ero finito su “believe me, you don’t want Hannibal Lecter inside your head” e non capivo infatti la versione in italiano, ma avendo io un inglese pessimo avevo pensato che ero io a non aver afferrato il senso.
    Cmq i dialoghisti / adattatori andrebbero forniti con un bel database dei famosi falsi amici della lingua inglese, così si eviterebbero errori come quello di “disturb” xD
    Anche a me comunque l’amica di Clarice mi è parsa doppiata dalla Golino. Giusto qualche settimana fa mi era capitato di vedere Rain Man, perciò mi era rimasta impressa quella chiavica uditiva.

    Rispondi
    • Evit

      2 Dicembre 2017 alle 12:11

      Anche tu pensi alla Golino eh, questa cosa la devo proprio scoprire! Passava di lì per caso e gli serviva una voce qualsiasi? Distrae proprio! Ahah
      Mi fa piacere essere una guida anche per coloro che l’inglese magari lo sanno meno bene e possono pensare ad una loro mancanza quando invece alle volte è proprio colpa di chi ha adattato, quando rendono incomprensibili frasi semplicissime.
      Con internet a portata di mano, oggi non avrebbero neanche bisogno di un database di falsi amici! Ci vuole letteralmente un secondo. Sull’era pre-internet sono leggermente meno critico. Cosa curiosa però, fanno più errori con i falsi amici oggi (tutti credono di sapere l’inglese e di potersi improvvisare) di quando non c’era internet!

      Rispondi
  • enricotruffi

    6 Agosto 2020 alle 17:30

    Un altro errore, che è apparentemente piccolo ma mi dà fastidio per come stempera tutta la voglia di indipendenza e di autoaffermazione del personaggio di Clarice, si trova nel brevissimo scambio in macchina fra lei e Crawford dopo il ritrovamento del cadavere nel fiume. Crawford cerca di rassicurarla del fatto che quando ha detto di non voler discutere dettagli cruenti davanti a una “signorina” stava solo mentendo per liberarsi di un agente (e non ufficiale). A questa cosa la Starling risponde:
    -It matters, mr. Crawford. Cops look at you to see how to act. It matters.
    -Point taken.
    Ed è un momento piccolo ma importante, in cui Clarice stabilisce l’importanza di dare il buon esempio per l’uguaglianza di genere, specie nel luogo di lavoro, ed è anche quasi l’unica volta in tutto il film in cui questo sottotesto viene esplicitato a parole. In italiano, purtroppo, sempre per disattenzione suppongo, o la difficoltà di capire l’accento leggermente strascicato di Jodie Foster, diventa così.
    -Non importa, signor Crawford. I poliziotti ti guardano per vedere come reagisci. Non importa.
    Il che nega completamente il rimprovero da parte della Starling, che così sembra sommessamente accettare le cose per come stanno senza volerle cambiare, cosa che invece è inscritta nel suo personaggio. Oltretutto anche senza questo cambio comportamentale, la frase risulta poco chiara: “I poliziotti ti guardano per vedere come reagisci” a cosa esattamente? Comunque tutto sommato ho visto di peggio, e le voci in sé sono eccellenti (fatta eccezione per la terrificante Ardelia, ovviamente)

    Rispondi
    • Evit

      6 Agosto 2020 alle 23:03

      Ciao Enrico, hai perfettamente ragione, la percezione di quella frase cambia quel tanto che basta da farci sospettare che il personaggio di Clarice non fosse stato capito molto bene da Accolla.

      Questo film è un caso curioso di adattamento mediocre ma con un cast di doppiatori a dir poco stellare!

      Grazie per la tua osservazione

      Rispondi
  • Vasquez

    8 Dicembre 2022 alle 21:55

    Adoro “Il silenzio degli innocenti”, e non so più quante volte l’ho visto (sempre in italiano), e leggere la recensione dell’adattamento me lo fa scorrere praticamente davanti agli occhi. Dopo mille mila visioni avevo ovviamente notato la voce di Accolla su più personaggi, la stonatura della voce di Ardelia su tutto il resto delle voci, ma tanti piccoli misteri si sono risolti solo leggendo questo pezzo.
    Rileggendolo di nuovo mi è venuto in mente un particolare del film che nel libro non c’è, e che non so se è un’invenzione del doppiaggio italiano.
    Dopo che Clarice è stata così scortesemente umiliata dal multiplo Miggs, Lecter decide che vuole aiutarla a farle ottenere una promozione, e le dice: “Guarda dentro te e il resto di te stessa. Vai a cercare la signorina Moidil, una mia vecchia paziente”. Tutta la menata del riferimento “Dentro te” che dovrebbe nascondere qualcosa di molto vicino a Lecter, quindi a Baltimora (città di Lecter) non mi ha mai convinto, e infatti come giustamente sottolineato nel pezzo non ha minimamente senso, ma subito dopo si scopre che il locale “Dentro il tuo magazzino” appena fuori dal centro di Baltimora, era affittato a tale Ester Moidil, che più avanti Clarice ci dice essere l’anagramma di “Il resto di me” (e già ha un po’ più senso la cosa).
    Nel libro comunque non c’è traccia di ciò. Lecter dice a Clarice di cercare i biglietti di San Valentino nella macchina di Benjamin Raspail. Starling si mette sulle piste delle proprietà di Raspail, che sa essere stato un paziente e una vittima di Lecter. Dall’esecutore testamentario, e attraverso tutta una serie di indagini telefoniche e consultazioni di annuari ed elenchi, prima toppa la ricerca, e poi arriva finalmente allo Split City Mini Storage, come già specificato da altri commentatori più sopra.

    Un’altra cosa strana è che nel film sempre in quello stesso dialogo Lecter dice: “Non credo che Miggs riuscirà a calmarsi, per me non è completamente pazzo. Vai ora!”. Che gliene poteva importare a Clarice, il fatto che Miggs riuscisse a calmarsi, sia che fosse pazzo o no?
    Nel libro, di nuovo, ha tutto più senso: “E adesso è meglio che vada. Non credo che Miggs possa rifarlo tanto presto anche se è pazzo, le pare?”.

    Ci sono diverse differenze tra libro e film (ad esempio nel libro il dottor Lecter innaffiò la sua famigerata cena con un Amarone e non con un Chianti), ma nonostante queste, e nonostante un adattamento a volte così così, è un film che ho adorato dalla prima visione, e che le visioni successive non mi hanno mai rovinato, anzi.
    Forse l’unico particolare che posso rimproverargli è l’aver parlato poco di Buffalo Bill e delle sue motivazioni. Lecter accenna alla morte di Raspail (che nel film è stato ucciso da Buffalo Bill) come al primo tentativo di trasformazione di un assassino alle prime armi, un esperimento di Buffalo Bill. Ma cosa stava sperimentando il personaggio interpretato da Ted Levine e in cosa voleva trasformarsi sono particolari che vengono lasciati sullo sfondo. La scena è tutta per Hannibal Lecter e per Clarice, e penso che noi tutti possiamo comunque essergli grati per questo.

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  • Vasquez

    13 Aprile 2023 alle 20:56

    È possibile che la “Cinema Cinema” di Accolla si sia occupata anche del doppiaggio di “Chi non salta bianco è”? Tonino è fra i doppiatori, come tempistica credo che ci siamo, ma soprattutto il personaggio di Gloria, interpretato da Rosie Perez, mi sembra proprio la stessa voce di Ardelia Mapp, ossia Leila Lasmi (complimenti per la scoperta!) che ovviamente stona anche tra i cestisti, in mezzo a dei veri mostri di bravura (oltre ai due protagonisti ho riconosciuto al volo Stefano De Sando, Sandro Acerbo, Mario Cordova). Forse però in “Chi non salta bianco è” stona un po’ meno rispetto a “Il silenzio degli innocenti”, ma era passato un po’ di tempo, magari si era esercitata un po’ nella dizione…

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    • Evit

      13 Aprile 2023 alle 21:05

      Lo darei quasi come cosa certa. Se non era Cinema Cinema sarà stata un’altra delle sue aziende, però visto l’anno direi che è molto molto probabile. Mi fa piacere che Lasmi sia migliorata tempo un anno! ;D Del resto aveva un maestro eccezionale.

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