C’è poco da dire su La cosa di John Carpenter, è il film horror/thriller/fantascienza definitivo che, come tanti altri film di culto di quel periodo, all’uscita non ebbe il successo sperato ma si rifece ampiamente in home video entrando giustamente nella storia della cinematografia mondiale. Secondo gli autori, il motivo del suo insuccesso al botteghino fu attribuibile alla concomitante uscita di quel mese: E.T. – L’extraterrestre. A mio modesto parere la vera ragione è che la gente non si merita njente!
L’edizione italiana a cura della C.D.C. (o della C.D.?) rispecchia la qualità di doppiaggio di quegli anni, regalandoci una versione del film che, dal punto di vista della recitazione, è equivalente all’originale e ben adattata, con dialoghi che non sono mai una semplice traslitterazione delle frasi originali, bensì risultano lievemente alterati pur preservandone fedelmente le intenzioni (nella maggior parte dei casi almeno). In breve, ci potete trovare tutto ciò che rientra nella definizione di (buon) “adattamento”, motivo per cui ero in dubbio se scrivere o meno un articolo in merito, ma ho pensato che fosse una buona scusa per rivedermi il film per la trecentesima volta, quindi…
Allora vediamo di tirare fuori qualcosa degno di nota. Questo è il mio compitino a casa sull’adattamento di La cosa, iniziamo con i pregi, ovvero i doppiatori.
I pregi degni di nota
Michele Gammino sul protagonista Kurt Russell ha un’infallibile voce da eroe e per fortuna non ricorda altre sue più celebri interpretazioni (Harrison Ford ad esempio), il segno di una grande professionalità ed esperienza, ma questo non ci sorprende visto che parliamo di Michele Gammino… negli anni ’80.
Questa fu la prima e ultima volta in cui Gammino doppiò Kurt Russell. In questo film lo trovo adeguato soprattutto per la voce “stanca” che dà a Russell, il cui personaggio (MacReady), durante lo svolgimento della trama, non dorme per più di due giorni.
NOTA PER I DOPPIATOMANI: Il doppiatore più frequente su Kurt Russell (almeno dagli anni ’90 in poi) è stato Francesco Pannofino, ma era Carlo Valli a doppiarlo in altri due film di Carpenter: 1997: Fuga da New York e Grosso guaio a Chinatown. Prima degli anni ’90 Russell non ha mai avuto un doppiatore che si potesse definire “fisso”.
Il resto del cast di doppiatori è altrettanto memorabile come spesso accadeva in quel periodo della storia del doppiaggio:
Renato Mori, la storica voce di Morgan Freeman ma anche di John Rhys-Davies, ovvero il Sallah di Indiana Jones e il nano Gimli del Signore degli Anelli o ancora, Robert Shaw, il Quint di Lo Squalo… tanti ne ha fatti; Mauro Gravina che forse ricorderete come Dan Aykroyd in Una poltrona per due; Sergio Rossi, la voce italiana più celebre del fu-Leslie Nielsen e anche dello Sean Connery più identico all’originale mai sentito (in The Rock! Cliccare per credere).
In questo film sentiamo anche la voce inconfondibile di Tonino Accolla (Homer Simpson, Eddie Murphy) che fa un ottimo lavoro sul personaggio di Windows sebbene debba lamentarmi di una scena (che non posso farvi vedere per non incappare in copyright su youtube) in cui -SPOILER!- la cosa gli morde la testa avvolgendola completamente e, mentre la tiene stretta tra le fauci, comincia a sbattere il corpo del povero Windows su e giù a ripetizione. In questa particolare scena penso che l’urlo di Accolla fosse troppo sguaiato e a bocca aperta per essere l’urlo uno che ha l’intera testa chiusa nella bocca di un mostro. Un piccolo momento che tira lo spettatore fuori dall’esperienza del film, seppur momentaneamente. Anche in lingua inglese l’urlo straziante della vittima si sente chiaramente, ma non raggiunge mai i livelli da “Eddie Murphy terrorizzato sulle montagne russe”.
Con questa specie di introduzione tra il complimento e la lamentela, come solo io sono solito fare, passiamo agli errori.
Le alterazioni degne di nota
Il dottor “Cooper”
Iniziamo con le cose più banali: il dottor Copper che diventa dottor Cooper (letto “cuper”) in italiano. Perché? Boh. Sembrerebbe una di quelle scelte fatta perché “suona meglio”, come l’ispettore Callaghan al posto dell’originale Callahan. Non ci sconvolge l’esistenza di tale alterazione, né sorprende più di tanto vista l’epoca.
Non ragioniam di lor, ma guarda e passa.
Blair, il razzo umano
Quando questi tre trovano il corpo bruciato di un tale Fuchs, Windows raccoglie un razzo segnalatore trovato a terra (anche noto come “bengala” in italiano) ed esclama “Flare! Maybe he tried to burn it“, ovvero “Un razzo! Forse (Fuchs) ha tentato di bruciare la cosa“. L’assenza di un chiaro soggetto in questa frase e la somiglianza di pronuncia tra Blair e flare sono quasi certamente alla base dell’errore (umano) in fase di traduzione, dove la frase si è trasformata in:
Blair! Forse voleva bruciare la cosa.
Quindi “flare” (razzo segnalatore, pronunciato “fler”) è stato scambiato per il nome del dottore, “Blair” (pronunciato “bler”), che in quel momento era rinchiuso in un capanno esterno e al quale avevano appena fatto visita. Questa frase un po’ stramba implica che Blair possa essere la cosa, che si sia liberato e che abbia aggredito Fuchs il quale, nel tentativo di uccidere la cosa, sia finito per bruciarsi da solo.
Questa alterazione cambia veramente il significato della frase? Non molto. Da entrambe risulta che Fuchs abbia provato a bruciare la cosa finendo bruciato a sua volta, solo che nella frase italiana Blair viene accusato di essere la cosa (il che ci può anche stare visto il clima di sfiducia che già si respirava tra i membri del gruppo) ma ovviamente deriva solo da uno sciocco errore, quindi lo spettatore italiano potrebbe domandarsi come gli sia venuto in mente a Windows di chiamare in causa Blair di punto in bianco.
Poco male, l’errore viene arginato dalla frase successiva di MacReady (Kurt Russell) che propone una teoria più valida, così scartando quella di Windows completamente: Forse si è dato fuoco da solo prima che la cosa lo raggiungesse.
Quindi che sia stato accusato Blair o meno di essere la cosa non ha conseguenze logiche nella trama per fortuna, dato che si trattava di una teoria buttata lì e subito scartata.
Salvati in calcio d’angolo.
Un giretto in elicottero poco chiaro
Dicevo all’inizio dell’articolo che quasi tutti i dialoghi sono ben adattati, ovvero non ripropongono banali translitterazioni delle frasi originali bensì una loro versione spesso alterata affinché possano funzionare anche in lingua italiana, pur mantenendone il significato originale.
Se ho specificato quasi è solo per via di alcuni momenti dove questo lecito lavoro di adattamento non ha portato ad una migliore comprensione in italiano, bensì confonde un pochino lo spettatore. Apprezzo la creatività fin quando questa serve lo scopo di farci capire i dialoghi; quando questi però non sono chiari, vuol dire che in quel momento l’adattamento ha fallito nei suoi intenti.
Prendiamo questo discorso ad esempio [NOTA: per ogni battuta, la prima frase che riporto sarà quella del doppiaggio, la seconda frase (in inglese) sarà quella originale e tra parentesi trovate la mia traduzione della frase inglese laddove le due precedenti differiscano troppo]:
No, non possiamo far niente.
Nothing we can do about that.Ah, sì certo. Io faccio un giro.
Yes, there is. I wanna go up.
(e invece sì, io ci vado)Con questo tempo? – Bennings?
In this weather? – Bennings?Il vento potrebbe diventare un po’ ballerino
Winds are gonna let up a tad next couple of hours
(Il vento diminuirà un pochino nelle prossime due ore)Ballerino?
A tad?
(Un pochino?)Sì, insomma, potrebbe cambiare direzione. È meglio levarsi il pensiero comunque.
Can’t condone much myself, but it is a short haul
(Non consiglierei di andarci, ma (del resto) il tragitto è breve)Non si può mai sapere
An hour there, an hour back
(Un’ora ad andare, una a tornare)
Come appare evidente, la versione italiana ha tradotto molto più liberamente, cosa che è sempre apprezzabile tranne quando avviene a scapito della comprensione. Difatti trovo che le battute italiane in questa scena siano un po’ troppo criptiche rispetto alle originali e di non immediata comprensione. Il dottore che esordisce con un io faccio un giro, come se stesse per portare il cane a pisciare, mentre l’implicazione è che voglia andare in elicottero al campo norvegese (I wanna go up). Credo che il mio “io ci vado” (o “ci vado io”) sia già più comprensibile di un “io faccio un giro” ed è tanto breve quanto “I wanna go up”.
Non mi disturba quella del vento ballerino, sebbene sia esattamente l’opposto di quello che dicono in inglese (ovvero che il vento sarebbe migliorato un po’), ma mi perdo quando il meteorologo usa la frase è meglio levarsi il pensiero comunque, non si può mai sapere in sostituzione dell’originale (“il tragitto è breve, un’ora ad andare e una a tornare”). Non si può “mai sapere” cosa? Lo so che si ricollega ad una frase molto antecedente sulla possibile sorte degli scienziati al campo norvegese, ma insomma, il significato è intuibile ma non affatto immediato, specialmente ad una prima visione.
Parliamo comunque di un film dove vengono usati vocaboli come abbacinamento (magistrale traduzione di whiteout), quindi simili dettagli non intaccano di certo il mio godimento nel vedermi il film in italiano, ma sono degni di nota.
Anche la matematica va “adattata”, eh!
Blair legge: “L’intera popolazione mondiale verrà contagiata a cominciare da 27 ore da dopo il primo contatto.”
Ma quali 27 ore? L’ultima frase su schermo sarebbe dovuta essere: a cominciare da 27 MILA ore. In inglese, infatti, la virgola identifica le migliaia mentre il punto identifica i decimali! L’esatto opposto che in Italia, dove 1.000 è mille (in realtà il punto dovrebbe andare in alto ma spesso viene usato il normale punto per praticità) e dove 1,000 equivale a uno virgola zero zero zero. Sono convenzioni abbastanza basilari che ciascun traduttore dovrebbe avere sempre ben presenti. Un altro sospetto che sarebbe dovuto venire al traduttore si doveva basare sul fatto che nessuno conta le ore considerando uno scarto millesimale, dovremmo sospettare che il computer potesse fare delle statistiche con una sensibilità dello +/-0,001 ore (ovvero +/-3,6 secondi)? …E che per puro caso il tempo stimato in ore equivalesse ad una cifra intera?
Nel film in inglese, la cosa avrebbe infettato l’intera popolazione mondiale in 27 mila ore, ovvero poco più di 3 anni. Una stima ben più realistica rispetto ad UN GIORNO E TRE ORE che è alquanto improbabile! Se avete visto il film saprete che in un giorno la cosa infetta sì e no 3 persone, al massimo!
I “residui spermatici” del dottor Blair?
C’è ancora un’attività in questi residui spermatici.
Ora, forse sono io ad essere malizioso ma in quella frase sento proprio le parole “residui spermatici”. Non è chiaro di quali residui spermatici parli. Ditemi che ho sentito male io. In inglese parla di residui bruciati o carbonizzati, letteralmente.
Lo stesso Blair, dopo, dirà questa serie di frasi
La preoccupazione del dottore è più umanitaria in lingua originale, dato che dice chiaramente che se una sola cellula di quella cosa riuscisse a scappare dal campo base, quell’essere potrebbe imitare qualsiasi cosa sulla faccia della Terra e sarebbe inarrestabile. In Italiano invece il dottore è palesemente alterato al pensiero di essere trasformato egli stesso nella cosa e il suo non voglio essere trasformato in chissà che! direi che non ha molto senso nel contesto di ciò che Blair ha visto fino a quel momento (sebbene sia interpretato in maniera magistrale dal doppiatore Renato Mori che gli aggiunge una vena anche un po’ comica a mio parere). Difatti, in quel momento di pazzia, Blair sembra ancora più fuori di testa in italiano di quanto non lo sia già in inglese… oppure Blair aveva semplicemente già visto il finale del film senza dircelo e parlava con cognizione di causa.
“Tiragli una bomba!” e altri brusii inventati in italiano
La scena forse più involontariamente comica in italiano è quella del divanetto (anche qui, ALLARME SPOILER!), quando Palmer si rivela essere la cosa e si libera dal divanetto dove era legato insieme agli altri, deformandosi mostruosamente. In inglese, i protagonisti legati accanto a lui si dimenano urlando frasi incomprensibili e ogni tanto si sente un “get me outta here!”, giustamente tradotto come “liberaci, Mac!” (e alternato a degli altrettanto ottimi “ma che cazzo fai, Mac? Liberaci!”).
In italiano la scena del divanetto è diventata inavvertitamente comica dal momento in cui si è deciso di rendere più chiare e ben udibili le lamentele, ricorrendo al più classico dei classici del doppiaggio italiano: inventarsi dialoghi di sottofondo altrimenti inesistenti!
Il risultato è questo: mentre in originale gli attori non dicono quasi niente di intelligibile oltre al sopramenzionato “get me outta here!”, in italiano i doppiatori si lanciano in una serie di commenti pleonastici, quasi in stile tutto il calcio minuto per minuto, dando a MacReady i più inutili suggerimenti che, tra l’altro, MacReady già era in procinto di mettere in atto e c’è in realtà così poco tempo tra il suggerimento e l’esecuzione che non può non venire il dubbio di stare ascoltando frasi inventate quasi sul momento e infilate malamente, ove possibile:
NON TI FERMARE! FINISCILO! FINISCILO! (mentre MacReady già si sta occupando di bruciare il mostro)
SPINGILO FUORI! (mentre il mostro già si avviava da solo all’uscita, per sfuggire al lanciafiamme)
FALLO SALTARE MAC, FALLO SALTARE! – DISTRUGGILO! – TIRAGLI UNA BOMBA! TIRAGLI UNA BOMBA! (e MacReady tira della dinamite al mostro)
(Se fosse stata una recensione video gli avrei messo subito la clip di Anna Longhi che esclama “seh, mettece pure ‘na bbomba”)
Nessuna di queste frasi è udibile in inglese! L’idea di far saltare il mostro con la dinamite è di MacReady stesso, non gli viene suggerita, ma la più clamorosa rimane quella di MacReady che non spinge fuori il mostro sotto suggerimento altrui, bensì era il mostro stesso ad essere già in procinto di uscire dall’edificio per mettersi in salvo.
Battute attribuite ai personaggi sbagliati nel doppiaggio italiano
Doppiare un film corale come questo può portare a errori come quelli che mi segnala l’utente ‘Mauro San’ in cui alcune battute della versione italiana sono pronunciate dai personaggi sbagliati. Ad esempio quando Bennings si trasforma nella “cosa”, sentiamo MacReady (doppiato da Michele Gammino) urlare “Windows! Stai lontano, Windows! / Indietro, state indietro!“, in realtà nella versione originale è Fuchs a dirlo. Dopotutto era proprio Fuchs ad aver capito il meccanismo di infezione della “cosa”. Non avrà aiutato il fatto che la scena si svolga al buio e quasi tutti i presenti sono di spalle o indossano un cappuccio.
Stessa cosa, ma meno giustificabile, avviene nella scena di Palmer che dice “Io non ci resto con Windows, non ci resto con lui. Vado con Childs.“. Risponde Windows (doppiato da Tonino Accolla) “vai all’inferno, Palmers! E chi ti dice che io ti voglia con me?“. In realtà la porzione “e chi ti dice che io ti voglia con me?” detta fuori campo è di Childs in originale, come ha senso che sia.
I titoli di testa italiani
I titoli di testa italiani sono visibili soltanto nella versione in formato VHS della CiC e ci danno un assaggio di come arrivò al cinema. Si possono osservare alcune stranezze. Prima di tutto un titolaccio ricostruito malamente:
Vederlo animato è ancora peggio, ve lo assicuro. Secondo problema, il comparire del nome di John Carpenter due volte.
Ultimo problema è il cartello ANTARTICO, che vorrebbe essere una traduzione di ANTARTICA (nella versione originale) ma che dovrebbe invece essere tradotto ANTARTIDE. Mi dispiace ma per il Polo Sud non funziona come “Artico” che è diventato sinonimo accettato di “Artide”.
Altre immagini dei titoli italiani le potete trovare nella rubrica Italian Credits sul sito fraterno Il zinefilo, da cui ho preso gentilmente queste immagini, fornite da un altro amico di recuperi italiani, il proprietario del canale “Johnny Cannuccia 666” che ha caricato i titoli di inizio su YouTube. E qui potrete vedere quell’orrendo titolo italiano in movimento. Brrr. Questo sì che fa paura.
La canzone alterata per l’home video
Sempre nella VHS italiana è possibile notare che la canzone con cui il cuoco Nauls infastidisce Bennings non è Superstition di Stevie Wonder, come mi fa notare con una segnalazione l’utente ‘Mauro San’. Ovviamente ho dovuto indagare e vi riassumo ciò che ho trovato: la canzone “alternativa” che sentiamo nella VHS italiana (ma anche nel Laserdisc americano) è One Chain Don’t Make No Prison dei Four Tops (del 1974), ma non si tratta di una versione cinematografica perduta, la versione cinematografica del film nel 1982 ha sempre avuto Superstition di Stevie Wonder, solo che la Universal non ottenne i diritti per usarla anche nella versione home video del film (i misteriosi meccanismi dei diritti sulle canzoni mi sono del tutto ignoti! Riporto solo ciò che ho trovato). Solo in edizioni successive la Universal riuscì a riottenere i diritti per l’uso di Superstition, quindi abbiamo avuto anche in Italia un periodo (che include solo la VHS) in cui la canzone era cambiata in quella dei Four Tops. All’arrivo del primo DVD Universal era già tornata ad essere Superstition.
Le battute più memorabili in lingua originale
Nauls, vuoi abbassare quel fracasso? Sto cercando di dormire, ho avuto una giornataccia.
Nauls, will you turn that crap down? I’m trying to get some sleep, I was shot today.
Mi ha sempre fatto sorridere la giustificazione originale di Bennings usata per la richiesta di abbassare il volume della musica (“oggi mi hanno sparato“); in italiano è altrettanto divertente (sulla carta) dato che chi ha ricevuto una pallottola sicuramente non avrà passato una bella giornata, ma a quel punto del film onestamente allo spettatore difficilmente tornerà in mente il fatto che chi sta parlando si era beccato una pallottola all’inizio del film, anche perché fa riferimento a una giornata dove gran parte di loro avevano rischiato la vita, quindi lo spettatore difficilmente farà il collegamento ad una prima visione. In inglese la battuta era molto più diretta: oggi mi hanno sparato!
L’unica giustificazione che voglio dare alla frase italiana è che il labiale di quella battuta è perfetto! Quindi non sono mai alterazioni totalmente ingiustificate.
Dopo la frase su come i compagni avessero organizzato un bel linciaggio per MacReady, quest’ultimo dice…
Vi dovrei togliere tutti di mezzo, figli di puttana.
I might just have to put an end to you on general principles, Nauls
(Dovrei farti fuori anche solo per principio, Nauls)
Ho sempre trovato divertente quel on general principles (per principio!). Inutile sottolineare come in originale si riferisse solo a Nauls e non a tutto il gruppo ma la battuta funziona lo stesso, era evidente che fossero tutti responsabili del tentato linciaggio, non soltanto Nauls che li aveva istigati per primo. Da quel punto di vista, la frase, trovo che funzioni meglio in italiano.
Porca puttana, ma come è possibile?
“You gotta be fucking kidding”, letteralmente “mi prendi per il culo”, ma in realtà difficilmente troverete una traduzione migliore di quella presente nella versione doppiata. Come bilingue devo ammettere che non c’è espressione idiomatica equivalente in lingua italiana che riporti in un solo colpo l’intero significato e la comicità implicita nella battuta in inglese. Difatti la traduzione che ne fecero nel 1982 è tecnicamente perfetta in questo senso: con la prima parte (porca puttana) viene espressa la sorpresa con l’ausilio di una parolaccia (in parallelo al “fucking” della battuta originale), con la seconda parte (ma come è possibile?) viene espressa l’incredulità di chi parla. Manca solo il fattore comico insito nella frase originale, per questo è nella lista delle battute più memorabili in inglese, non per altro. In italiano di meglio non si poteva ottenere.
LA BOMBA FINALE
Chi mi conosce lo sa che tengo sempre la parte migliore per ultima! Ebbene, quando MacReady chiede a Norris, il geologo, da quanto tempo fosse sepolta l’astronave ritrovata nei ghiacci dell’Antartide, Norris gli risponde:
Well, the backscatter effect‘s been bringin’ things up from way down around here for a long time.
Che tradurrò per il momento, in maniera piuttosto diretta, in questo modo: “Beh, per moltissimo tempo l’effetto di backscattering ha spinto verso la superficie cose sepolte molto in profondità”.
Con effetto “backscatter“ Norris si riferiva al termine, abbastanza generico, che in fisica descrive il comportamento delle onde (siano esse sonore, della luce, etc…) quando queste vengono riflesse o deviate. L’effetto di “backscattering” osservato nell’ottica per la luce si osserva anche in geologia per le onde sismiche, e sono proprio le onde sismiche a cui si riferisce Nauls quando sostiene che l’effetto di backscatter avrà spinto verso la superficie cose sepolte da tanto tempo nelle profondità del ghiaccio antartico.
Complice probabilmente la mancanza di internet e di Wikipedia nel 1982, nel doppiaggio italiano ci ritroviamo con questa curiosa (quanto incomprensibile) traduzione:
Beh, l’effetto di qualche esplosione atomica può aver spinto verso la superficie cose che erano sepolte lì da lunghissimo tempo.
Considerato che il film è ambientato in Antartide e che tale continente non ha mai visto esplosioni atomiche, mi domando come delle esplosioni atomiche possano aver riportato verso la superficie cose sepolte nel ghiaccio da migliaia di anni. Infatti non c’è neanche da domandarselo: erano gli anni ’80, mettevi una bomba atomica in un qualsiasi discorso e lo spettatore italiano avrebbe comunque annuito mentalmente.
L’ideale sarebbe stata una battuta così tradotta (ve la propongo in stile “traduzione anni ’80”):
Beh, l’effetto di scosse telluriche può aver spinto verso la superficie cose che erano sepolte lì da lunghissimo tempo.
Adesso la frase è chiara anche in italiano, no?
Conclusione
Concludo dicendo che un film del genere sarebbe difficile da doppiare oggi con lo stile di doppiaggio che va di moda adesso, ovvero dove gran parte delle voci si assomigliano e risultano quasi indistinguibili le une dalle altre: un po’ per la quantità di neo-doppiatori ben impostati ma dalle voci anonime, un po’ anche per colpa della scarsità di tempo destinato al doppiaggio che impedisce di familiarizzare con i personaggi del film e lavorare sulla voce, sull’interpretazione etc.
Molte scene chiave di questo film hanno personaggi imbacuccati nei giacconi da clima polare e, nonostante ciò, non si ha mai un dubbio su chi stia proferendo parola, perché ogni personaggio è caratterizzato in maniera molto diversa e tutti sono facilmente distinguibili l’uno dall’altro.
L’esempio di quello che verrebbe fuori oggi giorno su un film simile ce l’abbiamo e si chiama La cosa ma è del 2011, un film dove vi sfido a riconoscere quale personaggio stia parlando se non gli vedete muovere la bocca in primo piano.
Perdoniamogli dunque quel backscatter effect che diventa l’effetto di qualche esplosione atomica, un paio di frasi attribuite al personaggio sbagliato e quel flare scambiato per Blair. I dialoghi, se alterati, sono quasi sempre in favore di una maggiore naturalezza, un concetto che oggi giorno è difficile anche far capire a chi non ha orecchie per intendere.
Adesso andatevi a rivedere La cosa e, se non l’avete mai visto, recuperatelo. È un film perfetto.
E La cosa del 2011?
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37 Commenti
Cassidy
11 Novembre 2015 alle 08:19Uno dei miei film preferiti di SEMPRE 😉 Per ora condivido sulla fiducia ma passerò a leggere e commentare prestissimo, sono gasato solo all’idea che questo tuo post esista davvero 😉 Cheers!
Evit
11 Novembre 2015 alle 09:06Apprezzo il livello di fiducia. Vedo che sono impazziti in tanti (due per ora) per la sola esistenza di questo articolo
Cassidy
13 Novembre 2015 alle 13:51In un mio antico commento concludevo nello stesso modo parlando dell’inutile remake 😉 Ottima analisi Evit come sempre, finalmente le esplosioni atomiche sono state vendicate 😉 Hai ragione ora doppiano i film troppo in fretta nessun fa il tipo di analisi che fai tu… Dovresti farlo di mestiere 😉 Cheers!
Evit
13 Novembre 2015 alle 14:14Sai, alla fine mi concentro sui film che mi sono più piaciuti. Se lo facessi di mestiere mi capiterebbero anche film di cui non mi importa niente, e nonostante ciò, comunque cercherei di non metterci errori di comprensione (di questi tempi è molto più facile non farne, con internet alla mano, ma paradossalmente proprio internet alla mano suggerisce ad alcuni che va bene usare “abortire” per “abort”, cit. The Martian).
Poi c’è anche da dire che la gente oggi si lamenta persino dell’opera di adattamento, troppo abituati ai sottotitoli che traducono tutto alla lettera in maniera insensata (avete visto i sottotitoli di Ash Vs. Evil Dead che in italiano parlano di “boomstick”? Mah), non credo che i giovani moderni apprezzerebbero il mio modo di lavorare. Direbbero “eh ma in inglese dice twinkie, non plum cake!!!!1!1!”.
Riccardo
11 Novembre 2015 alle 09:48Visto in sala all’epoca, due volte di seguito, sfidando il divieto ai minori di 18 anni. Un film epocale, già solo l’inizio è fra i migliori e più suggestivi della storia del cinema. Direi pure il film più lovecraftiano di sempre, anche se non è certo tratto da Lovecraft.
Per quanto riguarda adattamento e doppiaggio ho sempre pensato che quel “si formerà una zona di abbacinamento e se ci finiremo dentro saranno guai seri” fosse magistrale. Riesce a dare contemporaneamente sia l’idea di un termine tecnico che la sensazione di un luogo terribile, una cosa tipo il Triangolo delle Bermude.
Grande anche Gianni Marzocchi “Io direi… che il ghiaccio in cui è sepolta ha almeno centomila anni”, e da brividi la frase puro Carpenter che apre il terzo atto del film, quando MacReady e gli altri si guardano con un vago sorriso consapevole: “Non usciremo vivi da qui… ma neanche la Cosa”.
P.S.
La scheda sul film nel sito di doppiaggio di Antonio Genna la scrissi io un bel po’ di anni fa, sia l’elenco dei doppiatori che le notarelle tecniche alla fine. Mi devo fare la maglietta “Assimilated from 1982!”.
Invece la mia vecchia VHS ahimé, chissà dov’è finita.
Evit
11 Novembre 2015 alle 11:02Ottimo lavoro con la scheda sul Genna. Adesso corri a cercare la VHS! TROVATELA… NON UCCIDETELAAAA!!!
Su “abbacinamento”, se vai a cercare la definizione di “whiteout” (A polar weather condition caused by a heavy cloud cover over the snow, in which the light coming from above is approximately equal to the light reflected from below, and which is characterized by absence of shadow, invisibility of the horizon, and discernibility of only very dark objects) noterai che il termine italiano lo descrive molto bene.
Ovviamente i metereologi italiani odierni utilizzano il termine “whiteout” preso dalla letteratura americana, quindi un direttore di doppiaggio che si affidasse agli accademici per il suo adattamento sentirebbe dirsi “lascia whiteout anche in italiano”. Cosa che già accade se pensi ad “airlock” in Interstellar di Mete. Succede anche questo ai tempi di wikipedia e google… magari non cascano in cose tipo “backscatter” = “bomba atomica”, ma “abbacinamento” non lo troverai mai più, e di sicuro lascerebbero “backscatter” anche nel doppiaggio italiano, insieme a “whitout”.
A me ha sempre attirato l’emblema della base artica, vorrei cucirmelo su una giacca. A proposito… non so se hai già visto questo https://doppiaggiitalioti.wordpress.com/2012/01/11/critica-alla-critica-31-episodio-la-cosa-1982/
Ma li ricordi anche tu “i resti spermatici” o li sento solo io? Ahah
Riccardo
11 Novembre 2015 alle 11:36Intanto prima mi sono dimenticato di farti i complimenti per l’articolo, te li faccio ora. Quando si parla di certi film non capisco più nulla.
Certo che c’erano i mitici resti spermatici, nel contesto scientifico dei discorsi di Fuchs e di un doppiaggio così convincente potevano passare per plausibili pure quelli. Ma che gli faceva la Cosa alle sue vittime?!?!
Ho letto ora la tua critica alla critica. Che dire, riassumere il film in due righe piene di giri di parole e frasi pleonastiche tipo “fine ultimo”, “per così dire” e “stretta com’è”, o magari perle tipo “INTRONO ai suoi virulenti effetti a sorpresa” la dice tutta.
Cosa sarà poi un virulento-effetto-sorpresa, lo spavento provocato da un tizio con l’influenza?
Ti passo anche io un paio di link, vabbe’ uno lo conoscerai già, è il sito di Outpost 31, quei pazzi che 30 anni dopo sono pure andati in Columbia Britannica sui luoghi del film e hanno rinvenuto i resti del set originale: http://www.outpost31.com/
Questo invece è meno conosciuto, è il blog di Stuart Cohen, co-produttore del film, ed è pieno di notizie inedite di primissima mano. Per esempio si racconta di come Morricone fosse riluttante a comporre la colonna sonora, finché non è stato convinto dall’intercessione di Bertolucci e da una cassa di vino in omaggio: http://theoriginalfan.blogspot.co.uk/
Evit
11 Novembre 2015 alle 11:47Ti ringrazio per i complimenti (avevo capito implicitamente che ti era piaciuto, non temere) e, come hai giustamente sospettato, conosco benissimo Outpost31 (da quanto tempo esiste? Lo ricordo dai primi tempi che andavo su internet con un modem da Guerra Fredda) e non avevo mai saputo del blog di Stuart Cohen. Ti ringrazio, me lo spulcerò a dovere.
La musica di Morricone nei titoli di apertura mi ha sempre lasciato interdetto… “Morricone? E sembra suonata da Carpenter? Boh!!!”
Non so se hai visto anche questo https://doppiaggiitalioti.wordpress.com/2012/03/30/cosa-la-cosa-aggiornamento/
Riccardo
11 Novembre 2015 alle 12:13Sì il tuo articolo sulla Prequelcosa l’avevo letto. Su quel film ero stato buono all’epoca perché due o tre cose mi erano piaciute, tipo la trovata di guardare nella bocca altrui per cercare le otturazioni. Però sì, era proprio un filmetto da poco, il classico tentavo di creare il “franchise” affidando la regia a uno bravino, sconosciuto e malleabile. Infatti il finale fu completamente stravolto dalla Universal rispetto alla prima stesura in cui l’astronave aliena doveva essere l’equivalente del campo norvegese del primo film, e quindi la protagonista avrebbe dovuto scoprire i corpi alieni – uno addirittura palesemente suicida – e una sorta di laboratorio distrutto con campioni genetici di altri organismi.
In sostanza l’alieno insettoide rinvenuto nei ghiacci non sarebbe stata la Cosa ma appunto uno dei membri dell’equipaggio contaminato, l’ultimo dei quali avrebbe fatto precipitare l’astronave per distruggere tutto e bloccare la contaminazione.
Vabbe’ nulla di che, non avrebbe cambiato le sorti di un prequel/remake scialbo ma sarebbe stata un po’ più interessante come faccenda, la vera forma della Cosa non sarebbe stata svelata.
Sulla colonna sonora, Carpenter aggiunse alcuni brani a quelli di Morricone, per esempio quello che si sente durante i titoli di testa o durante il falò di Bennings, ma il famoso dum-dum elettronico invece è tutto di Ennio nostro.
Se ascolti la sua colonna sonora per La Corta Notte delle Bambole di Vetro sentirai tantissime somiglianze con la Cosa, sia nelle parti orchestrali che per il battito cardiaco, lì eseguito dal basso. Ti linko proprio i titoli di testa.
https://www.youtube.com/watch?v=ECTtzyDRlJY
Evit
11 Novembre 2015 alle 12:23Ahah, splendido! Non conoscevo né il film, né la colonna sonora. Effettivamente La Cosa si sente tutta! Il suo lavoro in La Cosa mi ha sempre fatto pensare al Morricone meno noto, quello degli ingaggi per uno o due “pezzi” al massimo. Dopo le colonne per Sergio Leone, per molti registi e produttori era più importante avere il nome di Morricone associato al proprio film piuttosto che chiedergli di scrivere una colonna sonora “completa” (che sarebbe costata anche di più).
Per me la Prequelcosa non la salvano neanche le buone intenzioni. Anche l’unica idea decente del film (le otturazioni) è in ultima analisi un’idea stupida perché chi si metterebbe mai a controllare la bocca di una possibile “cosa” a distanza ravvicinata? Nel film del 1982 la gente moriva a distanza anche meno ravvicinata (come il povero Windows, afferrato da una lingua prensile). Insomma, per me rimane un film da dimenticare.
Riccardo
11 Novembre 2015 alle 12:52Sìsì, la Precosa – ecco, la chiamerei così d’ora in poi 😀 – è quello che è, l’idea delle otturazioni mi piaceva in sé perché potenzialmente poteva portare a scene di tensione (“Capovaro che faccio, guardo?”, “Guardi Contessa, ma un po’ più attenta!”) ma alla fine il film è finito giustamente nel dimenticatoio.
Sul blog di Stuart Cohen se non ricordo male c’è anche la cifra dell’ingaggio di Morricone, mi pare 15.000 dollari o giù di lì.
Che poi Morricone è un tipo sbrigativo, quando ha accettato se n’è uscito con una cosa tipo “Vabbe’ vedemo che se po’ fa”, poi è volato a Roma e un mese dopo aveva la colonna sonora pronta.
Evit
11 Novembre 2015 alle 12:56Mi hai fatto morire dalle risate col Capo varo.
La Precosa è adesso il suo nome ufficiale.
Mi sto leggendo tutto il blog di Cohen.
reoloscrivano
11 Novembre 2015 alle 10:09Uno dei miei film preferiti, grazie del post 🙂 molto interessante!
Evit
11 Novembre 2015 alle 10:48Grazie a te, neo iscritto!
Matteo
11 Novembre 2015 alle 18:29Evit, io possiedo la VHS! Priva però di residui spermatici..
Evit
11 Novembre 2015 alle 18:34Me lo auguro! Potresti controllare la presenza di titoli in italiano (all’inizio e alla fine) e soprattutto sul finale quali informazioni sono presenti sul doppiaggio italiano? Quando hai tempo e modo eh, non c’è fretta. Se poi mi mandi delle immagini sono anche più contento 😉
Antonio L.
13 Novembre 2015 alle 21:44Che ve lo dico a fare, l’ho rivisto anche io oggi! Piccola riflessione: in alcune inquadrature di McReady a me sembra proprio di vedere Jim Morrison quando aveva la barba. Magari avrebbero potuto scegliere Kurt Russel per interpretarlo invece di Val Kilmer 🙂
Evit
13 Novembre 2015 alle 22:01Ahah
sbrangus
18 Novembre 2015 alle 22:45evit, hai visto il primo episodio della nuova serie di the lady? direi che non ha deluso le aspettative… c’è stato un salto di qualità (potrebbe anche esserci la parvenza di una trama) ma la serie ha mantenuto il suo carattere. i suoi dialoghi. i suoi corpi che fomentano. abbiamo anche scoperto il lavoro di Lona: è una magnate della tivvù, del cinema, dell’industria, dell’edilizia e della moda. adesso ci manca solo che scenda in campo e ce la ritroviamo a capo del governo.
Evit
18 Novembre 2015 alle 22:46Sono già al montaggio del videocommento 😉
Leo
18 Novembre 2015 alle 23:05^ https://www.youtube.com/watch?v=Cd7tEsAuspA
Evit
18 Novembre 2015 alle 23:06Cercavo di fare qualche sorpresa ai miei collaboratori!
Matteo
20 Novembre 2015 alle 15:59Evit, c’è voluto un po’ ma alla fine ce l’ho fatta!
https://www.youtube.com/watch?v=7fU9RV1mbxE
Perdona la pessima qualità. Sono momentaneamente senza la possibilità di acquisire video, quindi mi è toccato registrare dallo schermo direttamente con la videocamera.
Nessuna traccia però di informazioni riguardanti il doppiaggio durante o dopo i titoli di coda.
Evit
20 Novembre 2015 alle 16:05Eccolo! BOOM!!! Titoli in italiano! I fucking knew it!
Ricordavo il titolo La Cosa in italiano!
Ti ringrazio molto, è già tanto avere questa testimonianza e per l’amor di Dio (sono ateo ma fa lo stesso), non la cancellare!
Informazioni sul doppiaggio saranno sui titoli di coda, ma se l’hai registrato dalla tv dubito che li abbiano lasciati scorrere fino infondo.
Matteo
20 Novembre 2015 alle 16:37No, ho utilizzato la videocassetta originale, quella della C&C.. acquistata in un periodo a me ignoto..
Evit
20 Novembre 2015 alle 16:44Ah, hai l’originale della CIC! Caaaaaaro! rimani in contatto! Ahahah
Evit
20 Novembre 2015 alle 16:45Vedrai che nei titoli di coda ci saranno informazioni sui doppiatori
Antonio L.
20 Novembre 2015 alle 23:06A quanto pare non ti sbagliavi, il titolo italiano esiste! Io non l’avevo mai visto in vita mia! 😮
L’animazione è più approssimativa di quello originale però tanto di cappello ai tecnici che vi hanno lavorato, è comunque frutto del duro lavoro. Ringrazio Matteo per averlo filmato per noi! 🙂
Incuriosito da alcuni commenti ho guardato anche il prequel del 2011: non me ne vogliate, a me è piaciuto. Ovviamente meno (molto) del film originale ma l’ho trovato comunque gradevole. Alcune trovate estetiche mi sono piaciute, in particolare la “testa” dell’alieno che assorbe uno dei personaggi mi ha decisamente inquietato. Il finale si collega al film dell’82 molto meglio di quanto George Lucas sia riuscito a collegare le sue due famose trilogie….
Evit
20 Novembre 2015 alle 23:44Per esserti piaciuto il “premake” de’ La Cosa, non so se ti è arrivato l’eco di “alimortaccitua” da Firenze fino a casa tua.
Scherzi a parte, avrei peste e corna da dire di quel film e se non fosse anche terribilmente noioso ci avrei fatto un videocommento con Petar, ma non credo neanche che valga lo sforzo. Aspetto da vero saggio che scompaia nel dimenticatoio, dopo l’autogol clamoroso.
Per quanto riguarda i titoli italiani del capolavoro di Carpenter, è evidente che all’epoca andarono un po’ a risparmio. In realtà avevo visto questa versione in tv anche recentemente ma avevo pensato si trattasse di un titolo creato di recente da Mediaset (dato che questa brutta abitudine quelli del Biscione ce l’hanno), invece erano proprio quelli originali, pensa un po’! Li ricordavo molto più grandiosi e ben fatti.
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10 Aprile 2017 alle 11:02forky
25 Marzo 2020 alle 22:24Solo un’ipotesi, ma dovessi indovinare direi che il direttore del doppiaggio è Renato Izzo, a uno dei suoi ultimissimi lavori per la C.D.C.. Lo dico perché il cast (Gammino e Mori a parte) sono tutti doppiatori che se ne andarono con lui quando lasciò la C.D.C. per fondare il Gruppo Trenta, proprio nel 1982.
Evit
25 Marzo 2020 alle 23:47Ma la CDC non muore nel 1970 per poi rinascere nel 1982? Intanto molti erano confluiti in CVD e CD. Gruppo Trenta esiste dall’1980. Dimmi se sbaglio le date. Vedo che Genna ha aggiornato la scheda del film nel frattempo, prima segnalava CDC e nessuna informazione sul direttore, ora invece indica la società C.D. per la direzione di Renato Izzo, come suggerisci tu. A questo punto non mi resta che guardare la mia VHS per assicurarmene direttamente, all’epoca in cui scrissi l’articolo mi fidavo e affidavo molto di più alle schede del Genna, poi ho capito che dovevo sempre verificare tutte le informazioni indipendentemente.
forky
26 Marzo 2020 alle 15:36Sì, scusa, hai ragione, intendevo dire la C.D. (in cui sono passati la maggior parte dei doppiatori C.D.C., quindi tendo a confonderle). Invece il Gruppo 30 è stato fondato proprio nel 1982 da “disertori” della C.D., infatti dovrebbe essere appunto per questo che la C.D.C. rinacque. Non avevo visto la scheda su Genna prima di scrivere il commento; suppongo che la mia ipotesi era giusta ma ci vorrebbe una conferma ulteriore.
Evit
26 Marzo 2020 alle 16:02Appena ritrovo la VHS nella mia collezione ci do certamente un’occhiata, quando scrissi l’articolo non ne avevo accesso. La comprai solo successivamente. Grazie per aver riportato attenzione su questi dettagli
Tron
14 Settembre 2022 alle 10:04Curioso come nei titoli di testa si dichiari per ben due volte che il film è di John Carpenter, sia in quelli originali (“Directed by…”, poi “John Carpenter’s…”) sia in quelli nostrani (“Diretto da…”, poi “Un film di…”), così, a scanso di equivoci…
Ancor più curiosa poi, ma solo in italiano, la successiva didascalia “Antartico…”, l’aggettivo, che farebbe pensare, che so, ad “Oceano antartico”, quando però subito dopo si vede che non stiamo in mezzo al mar, ma siamo coi piedi ben piantati per terra, tra le montagne. O forse volevano intendere “Continente antartico”… Ma allora perché non chiamarlo col suo nome, “Antartide”, come ovviamente è scritto nei titoli originali (“Antarctica”)?!…
Come? Cosa? (E certo!) Non vorrete mica malignare che gli adattatori o i titolisti non sapessero che “Antarctica” (sostantivo) si traduce con “Antartide” e non con “Antartico” (che sarebbe “Antarctic”), non essendo un aggettivo?!… Dai, su…
Evit
18 Settembre 2022 alle 00:30È vero, Antartico è un errore, come altri che ho elencato nell’articolo. Quando scrissi questa recensione non avevo la VHS a portata di mano e l’ho visto solo con scritte in inglese. Dovrò aggiungerlo.