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L'adattamento di "Star Wars – Il Risveglio della Forza" è goffo e erratico come un blaster!

 

Risvegli

Non ho mai avuto contatti con Carlo Cosolo, autore dei dialoghi italiani e della direzione del doppiaggio di questo nuovo film di “Star Wars”, quindi premetto di non sapere con certezza cosa (o chi) abbia influenzato l’adattamento di questo Episodio VII, tuttavia è logico che chi firma dialoghi e direzione doppiaggio finisca in qualche modo per essere la persona contro cui puntare un eventuale dito.

E dito dovrà essere puntato per questo Risveglio della Forza.

poster il risveglio della forza

Guarda quanti colori!


Non parlerò della trama né delle mie impressioni del film (di quello forse arriverà un video), qui tratterò unicamente dell’adattamento italiano, come da tradizione del blog. Vi chiederete: qual è l’entità del danno?
Iniziamo da lontano.
lukeguerrestellari
Tanti anni fa c’era Guerre Stellari e c’era un suo adattamento a cura di De Leonardis e Maldesi, due che intesero subito che l’opera di Lucas non fosse mera fantascienza, non parlava del futuro dell’umanità, bensì che si trattasse di un fantasy con ambientazione spaziale. Del resto, il “tanto tempo fa…” chiarisce dai primi secondi del film il tono favolistico della storia.
I due si apprestarono ad “adattare” (tenete ben presente questa parola) questa opera né più e né meno come si adattano i prodotti del genere fantasy, e quindi con alcuni nomi che rimangono in originale, alcuni nomi che vengono alterati e, perché no, a volte anche italianizzati: pensate a Pipino del Signore degli Anelli. Bene, se non vi dà fastidio quello non può darvi fastidio nemmeno Leila al posto di Leia; se non vi ha fatto infuriare Grampasso al posto di Strider, sempre nel Signore degli Anelli, non può farvi infuriare neppure C1-P8 al posto di R2D2… gli esempi potrebbero andare avanti virtualmente all’infinito e non solo limitati al Signore degli Anelli, è così per qualsiasi favola e racconto fantasy. Potremmo fare lo stesso discorso con Biancaneve e i sette nani.
È possibile dibattere fino alla nausea di questa tematica ma il succo della questione è questo: se il fantasy lo si guarda o lo si legge in italiano bisogna saper accettare una certa “fantasia” anche nell’alterazione dei nomi, alterazione che ha sempre uno scopo, quello di rispecchiare il più possibile l’effetto che il suono di certi nomi ha sulla mente dello spettatore. Se R2 in inglese si pronuncia “artoo” (artù), questo aiuta, quasi in maniera vezzeggiativa, a far adorare il personaggio, un robot la cui matricola pronunciata ad alta voce sembra quasi un simpatico nome, è quasi “arturo”, che carino. Se R2 lo pronunciamo in italiano rimane ERRE DUE che non ha alcun impatto emotivo, al contrario invece della scelta di De Leonardis/Maldesi di rinominarlo C1 (ciuno), che poi ritorna in scene come “Artoo-Detoo! It’s you! It’s you!” che diventava “Ciuno? Ci-uno pi-otto, stai bene! Non sei rotto!” mantenendo la rima e l’emozione.
L’alterazione del nome porta lo stesso effetto emotivo allo spettatore americano che lo chiama Artù e a quello italiano che lo chiamerà Ciuno, simpatia verso il personaggio. Se prendete il Signore degli Anelli troverete una lista molto più lunga di esempi simili che, mi pare, nessuno abbia mai contestato, né per il libro né tanto meno per il film.
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Voler controbattere questo concetto vuol dire essere in antagonismo con l’intero concetto di adattamento nel doppiaggio in generale (che è pur sempre una rispettabile scelta individuale se fatta con coerenza) e, come dico spesso, chi ha modo di guardarsi i film in lingua originale è SEMPRE invitato a farlo.
Io che non so una parola di tedesco, ahimè, non potrò mai venire a sapere della gioia infinita che si prova leggendo (e guardando) La Storia Infinita in tedesco (forse dovrei chiamarla Die unendliche Geschichte), così da poter scoprire i veri nomi di tutti i personaggi così come furono originariamente concepiti e con le loro intrinseche implicazioni emotive date dalla scelta lessicale di ciascuno di essi!

Insomma, se sapete una lingua straniera a livello madrelingua e non vi importa niente delle versioni italiane, è lecito dare per scontato che non vi importi neanche di lottare contro questa o quella scelta di adattamento italiana. “In inglese è meglio” non dovrebbe essere neanche un’argomentazione da presentare quando si parla di doppiaggio, adattamento, etc… .
Fatte queste dovute precisazioni, torniamo a noi, a Guerre Stellari e al nuovo Star Wars.
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La cosa più grave che si poteva fare con la nuova serie è quella di alterare i nomi di personaggi stranoti. Ebbene sì, è stato fatto e voglio tirare anche a indovinare sui possibili motivi di questa operazione:
1) cedere alle richieste dei fan più chiassosi “sull’internet”, quelli che aprono gruppi Facebook su gruppi Facebook richiedendo che i nomi non vengano cambiati perché l’originale è mejio (ma che poi senza l’ausilio dei sottotitoli non riescono neanche a seguire un film in lingua originale);
2) cedere alle richieste della Disney che così risparmierà $3 l’anno in inchiostro grazie alla rimozione di quella seconda “L” dalle confezioni dell’action figure di Leila.
3) o possibilmente entrambi, cioè che sia la Disney stessa ad essere stata influenzata dai soliti percentili chiassosi che si danno tanto da fare su internet per lamentarsi di cose che percepiscono come sbagliate, ognuno poi a modo suo, senza molto criterio, senza una base culturale alle spalle e, spesso, senza neanche una buona conoscenza della lingua inglese (necessitare di sottotitoli in inglese per capire tutto ciò che viene detto nel film in lingua originale, mi dispiace ma non qualifica come “buona conoscenza della lingua”).
Non so cosa spinga ad alterare parzialmente l’adattamento del seguito di una serie storica, di cui fan conoscono il nome di ciascun personaggio, oggetto, concetto e creatura aliena a memoria! Fatto sta che siamo in presenza di un adattamento inconsistente, a volte inesistente, a tratti direi demenziale. È giunta l’ora di tirare fuori un’abusata gif animata, perché vi potrebbe tornare utile più e più volte. O forse è solo come mi sento io, sapete che tendo ad esagerare…
Darth-Vader-gif
 

Le NON traduzioni e i NON adattamenti

Cosa può portare a pensare che “blaster” possa essere lasciato in lingua inglese? Cosa può mai indicare la parola “blaster” ad un generico pubblico italiano? Una sabbiatrice forse? Certamente niente di più che “quella specifica arma che appare in Star Wars“?
La parola è introdotta con la frase…

Sottoponi il tuo blaster a ispezione.

…aprendo così la strada ad una sequela di “sai sparare? – Blaster soltanto.” e “porte anti-blaster“.
La parola in sé, in originale, indica qualcosa “che spara”. To blast away vuol dire spazzar via, tanto per capirci. È una parola piuttosto forte. Un americano che sente chiamare un arma laser come “blaster”, gli associa subito concetti ben precisi e familiari. In italiano, nel 1977, si optò per tradurlo con “fulminatore” (o in alcuni casi “folgoratore”).

“Non è goffa o erratica come un fulminatore… è elegante invece, per tempi più civilizzati.”

Obi Wan, 1977

Che vi piaccia o no la scelta lessicale di “fulminatore” o “folgoratore” (io la trovo perfetta), possiamo in ogni caso affermare che di scelta lessicale si tratta! La parola “blaster” non porta alcun concetto alla mente dello spettatore italiano, come invece la porta al pubblico americano, per questo motivo non si tratta di un adattamento… e non è neanche una traduzione! Non è niente. È una non-traduzione.

I nomi

Come accennavo e come forse molti di voi già sapranno, i nomi di questo Risveglio della Forza sono stati lasciati in inglese ignorando lo storico adattamento. Quindi Ian resta Han, Leila resta Leia, C1-P8 resta ERRE-DUE DI-DUE, etc, etc…
I droidi li avevamo già trovati nella nuova trilogia (episodi I-III) con i nomi originali e tutti si aspettavano che il direttore di doppiaggio e dell’adattamento inserisse una frase del tipo “cancella la memoria e cambia la matricola a questi droidi” sul finale di Episodio III, cosa che era effettivamente nelle intenzioni del direttore di doppaggio Francesco Vairano e che non gli fu permesso dalla Lucasfilm la quale, suppongo, all’epoca già progettava di ridoppiare i vecchi film, tanto per dimostrare ulteriormente quanto poco rispetto Lucas abbia per i suoi stessi film (e lo si era già capito dalle demenziali alterazioni introdotte negli anni dallo zio Jorge).
Quindi cerchiamo di capire la logica di questo adattamento… Han, Leia ed il più bello di tutti, Dart VEIDER (un nuovo personaggio?), sono pronunciati all’inglese e le sigle (R2D2 etc) rimangono quelle originali (pronunciate logicamente in italiano). Fin qui vi seguo. Blaster abbiamo detto che rimane blaster perché gnegné… Poi però arrivano i Wookie che mi pronunciate uòki come nella trilogia storica e non wùki all’inglese? Le “razze” dunque rimangono con la pronuncia del vecchio adattamento. Quelle si adattano e i nomi no? Mmh, OK… però Chewbacca rimane all’italiana? Sono un tantino confuso.

Vader_Lando

C’è una logica nella scelta di adattamento o si procede a caso? Quello che piace in inglese rimane in inglese, quello che piace meno si adatta? Blaster è più cool?
A questo punto sono stato quasi sorpreso nello scoprire che Stormtrooper sia stato lasciato come “assaltatore”, che gli X-Wing siano rimasti “Ala-X” (non era tra le traduzioni più lamentate dagli sciocchi?), che Chewbecca sia pronunciato come nella vecchia trilogia (dov’è la coerenza nel “Veider” sì ma “Ciubàca”/”Ciùwi” no?) e che The Death Star sia rimasta La Morte Nera. Sono venute meno le palle sul momento di cambiare Death Star in qualche nuovo abominio (Stella della Morte?) oppure quando si era paventata l’opzione di lasciarla direttamente in inglese? Blaster è meglio in originale ma Death Star no? Com’è che Death Star va bene tradurla Morte Nera? Perché “nera” poi? Che c’entra il nero? Non era grigia? (le mie domande sono volutamente provocatorie e ironiche, per chi non mi conoscesse).
Del resto, della coerenza nei riferimenti ai precedenti film a chi potrà importare? Se Dart Fener diventa Darth “Veider” tra una trilogia e un’altra, a chi importerà mai? I tempi erano proprio maturi per lanciarsi nella traduzione di The Death Star come La Stella della Morte o, ancora meglio, lasciarla in inglese… MUAHAHAWANAGANA!!!

Altre traduzioni dubbie

Per coronare questa torta di incoerente diarrea, la ciliegina arriva anche con un paio di termini di per sé accettabili in una normale traduzione di un normale film ma non in un fantasy, per quanto tecnologico e “spaziale”. Parlo di quando C3PO, ehm, scusate, D3BO fa riferimento ad un backup quando dicenel suo backup. [C’era anche un qualche “iperscan a indicator termico” ma questa la dovrò verificare con esattezza.]
Quelli che mi conoscono già stanno alzando gli occhi al cielo fino a mostrare solo la sclera (attenti che poi passa l’angelo e dice “Amen”).
LO SO che backup fa parte dell’italiano noto a tutti, ma la trovo un tantino dubbia come scelta lessicale per un film che prosegue una trilogia adattata negli anni ’70-’80. L’italiano evolve, certo, ma a poco vale questa giustificazione quando vi andrete a fare una maratona dove non solo i nomi cambiano nel corso della storia, ma anche il lessico usato. E non è che i vecchi film abbiano un italiano degli anni ’30 da giustificarne un radicale rinnovamento.
Questa è una lamentela minima, non volevo neanche portarla in tavola perché È NIENTE rispetto a ciò che viene dopo…
Star-Wars-The-Force-Awakens-trailer-screenshots-3
Sempre parlando di droidi, mi domando come si sia classificato il nuovo droide rotolante BB-8. Che abbia raggiunto la serie A o sia rimasto in B? Quando la pseudo-protagonista gli dice “ah, sei classificato” forse alludeva al fatto che anche i robot sono stati classificati nei taxa di un Linneo galattico? Oppure il robottino si era classificato terzo nel campionato regionale di pispola a bocca da richiamo?
Certamente non sarà stata la traduzione del termine inglese “classified“, vero? Perché nessuno può essere così ignorante in un film di tale entità, nessuno!
Classified = classificato fa scattare il…
Darth-Vader-gif
Visto che sarebbe tornata utile questa gif animata?
A chi già vorrebbe correre a dirmi che “classificato” lo usa anche il nostro governo a livello ufficiale consiglio di leggere questo articolo della linguista Licia Corbolante che spiega bene l’uso contestualizzato di “classificato” come traduzione di “classified” e la distinzione tra parola e termine, che non sembra essere chiara a tutti. L’uso che se ne fa in questo film lo pone alla stregua di un “falso amico”, un brutto calco dall’inglese. La sola presenza nel dizionario di “classificato” come traduzione di “classified” di per sé non basta ad eleggerla automaticamente a scelta ideale. Saper contestualizzare è essenziale nel lavoro di traduzione e adattamento.
In breve, un adattamento che lascia il tempo che trova… così come il film stesso.
lucascorna

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Conclusione (il rimbambito ha quasi finito di blaterare)

Alle chiassose minoranze, ai percentili, mi congratulo con voi! Sarete felici finalmente di sentire Dart Fener “finalmente” pronunciato Dart Veider nel doppiaggio italiano. Il coronamento di un sogno malato di chi non si decide a imparare l’inglese ma non si decide neanche a rinunciare al doppiaggio italiano, bensì persevera nell’esigere traduzioni che non sono traduzioni, doppiaggi che non sono doppiaggi e adattamenti privi di una coerenza interna, adattamenti insomma che non adattano un bel niente… perché, tanto, il film è mejio in inglese (coi sottotitoli).

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yourfather

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Docente e blogger bilingue con il pallino per l'analisi degli adattamenti italiani e per la preservazione storica di film.

197 Commenti

  • Andrea87

    17 Dicembre 2015 alle 02:47

    ahahahhaha grandissimo Evit!
    come ti ho scritto su FB oggi (mi dispiace averti dato la brutta notizia), ho avuto l’impulso di abbandonare la sala appena letto “LEIA” tra i titoli di testa… mi ha consolato sentire bisbigliare gli altri nella sala domandandosi “Ma come LEIA? non era Leila? hanno fatto un orrore nei titoli di testa!!!” (hai presente la scena di Fantozzi quando dice che casaLINGUE è il plurale di casalinga, no? uguale!)
    a VEIDER poi ho avvertito un fremito nella Forza… o meglio nella FORCE (c)!
    su “classificato” meglio sorvolare… meglio non classificare l’adattamento vah…

    Rispondi
  • Norman

    17 Dicembre 2015 alle 04:00

    Ecco, vedi? Avevo detto che non avrei dovuto commentare così tardi.
    Sono rimasto talmente stordito e infastidito dai primi piani ossessivi e dalle zoomate (o zummate?) di J.J. che non ho fatto caso agli aborti che hai segnalato. Forse per abitudine a questo tipo di traduzioni. Forse perché sono gggiovane (anche se sono cresciuto con film adattati decentemente, e con le VHS del 95 della trilogia, con i film virati al blu e l’audio pieno di crosstalking).
    Classificato… Tzè!
    Ebbi anche, come te, mal tollerato a suo tempo il cambiamento dei nomi dei droidi nei prequel. Tuttavia qui mi sono messo proprio a ridere.. per non piangere: Leia, Han, VEIDER!
    Anche blaster mi era sfuggito, sarebbe stato più bello fulminatore, o folgoratore, come mi pare dicano in alcuni punti di Guerre Stellari (o era nel trailer del ’76 che venivano chiamati così?).
    Per quanto riguarda il film… non saprei. Così a caldo non mi è dispiaciuto (non mi uccidere, ti prego), ma per citare un mio compagno di venture, direi: “È da valutare”. Il cattivo era uno dei più patetici che io abbia mai visto fin’ora.
    Poi boh… Per me è più Star Wars questo che “La minaccia fantasma” o “L’attacco dei cloni”.
    Ecco, l’ho detto!

    Rispondi
    • Evit

      17 Dicembre 2015 alle 10:48

      Sei entrato 10 minuti dopo l’inizio del film? Come ha fatto a sfuggirti blaster??? Ahahah, lo dicono un sacco di volte nei primi minuti del film (e poi mai più).
      Figurati se ti “uccido” se ti è piaciuto, per chi mi hai preso? Io parlo solo di adattamento ;D

      Rispondi
  • fibrizio

    17 Dicembre 2015 alle 07:15

    Doppiaggio e adattamento di impareggiabile ottusità:
    – Leila cambiato in Leia oltre ad essere cacofonico è proprio stupido, soprattutto se pensiamo che in Italia, grazie al film, abbiamo circa 3.200 “Leile”, nome che altrimenti non sarebbe mai stato familiare nel nostro paese
    – Veider…. Veider?! Pronunciato poi per una volta sola tipo, quasi di sfuggita, tanto che ho dovuto reinterpretare a posteriori, per la serie “aaaah, si riferiva a Darth Fener”
    – il blasonato blaster ripetuto in tutte le salse era probabilmente per far felici i videogiocatori, che vorranno usare il blaster ATX34, anziché il blaster AT-345, non sia mai si trovino spaesati sentendo folgoratore
    – Star Killer…. Si chiamava così quella specie di… Uhm… Morte Nera? In sala, il pubblico sapesato, alla fine faceva una macedonia di idee tanto che c’era chi parlava di Stella Nera, nella confusione pià totale
    – l’adattamento dovrebbe favorire anche a rendere memorabili i nomi ed i personaggi; d’altronde non è un caso che se incontriamo qualcuno con un nome straniero, fatichiamo a memorizzarlo, profondendoci a volte in penosi tentativi di riassociarlo a nomi a noi familiari; in questo caso, ad adattamento zero, memoria dei personaggi nuovi pari a zero; ricordo Rei, ricordo Finn (temo per merito di Adventure Time)…. Il nemico come si chiamava? Kappa qualcosa… Mi pare… Forse l’ho letto all’Esselunga tempo fa. Il signore oscuro com’era? Pakkun? Quello forse era il cane in Naruto… Come si chiamava il figlio di HAN? Bob? La maga arancione come si chiamava? Uhm… Sono confuso.

    Rispondi
  • Georgeone

    17 Dicembre 2015 alle 09:53

    Scusa: ho scritto il commento nel Post sbagliato:( volevo solo dire un appunto : io sapevo che R2D2 era diventato C1P8 per ricordare Pinotto di Gianni e Pinotto

    Rispondi
    • Evit

      17 Dicembre 2015 alle 10:58

      Può essere che “Pinotto” abbia influenzato la scelta del nome “carino” da dare al droide una volta stabilito che andava modificato per rendere lo stesso effetto che “Artù” aveva sul pubblico americano.

      Rispondi
  • Georgeone

    17 Dicembre 2015 alle 10:13

    Aggiungo: non sono mai stato un grande fan della trilogia originale, quindi non mi interessa molto il cambio di nomi in se’, mi interessa e mi fa incacchiare pero’ in quanto sono nomi ormai entrati nell’immaginario collettivo (anche di chi, come me, non conosce bene Star Wars). Anzi: per le capre come me e’ un cambio intollerabile perché ho sempre sentito parlare di Dart Fener, Leila e Ian Solo, e non essendo un esperto, i nomi ‘NUOVI’ possono solo spiazzarmi… Penso oltretutto che dovranno ridoppiare Marty McFly che dice di essere Dart Fener ( che viene dal pianeta Vulcano:)) e cambiare il nome a Turanga Leila di Futurama:)))).
    Aggiungo, parte 2: suppongo che la scelta del Blaster sia dovuto alla ‘videogiochizzazione’ (passami il neologismo:)) del pubblico moderno: la traduzione e’ comunque imperdonabile in un fantasy, perche non si tratta di un videogioco. Presto inseriranno anche parole come Respawn e Medikit?:))))
    Aggiungo, parte 3: il termine ‘classificato’ e’ usato anche in italiano (fa parte del mio lavoro). Io la frase la trovo comprensibile, ma un non addetto ai lavori non credo…. Tu come avresti tradotto? Non ‘Riservato’ spero, sarebbe stato piu’ comico… Segretato? Boh…

    Rispondi
    • Evit

      17 Dicembre 2015 alle 10:56

      Ogni tanto c’è anche chi viene a difendere “abort the mission” con “abortire la missione”, quindi non mi stupisce trovare qualcuno che venga a difendere “classified”=”classificato”. Certo, se parli di risultati sportivi sono equivalenti, se parli di materiale top secret è un errore.
      Giusta considerazione quella su McFly e sui videogiochi, è perfettamente in linea con la qualità di adattamento di molti blockbuster moderni che fanno leva su un linguaggio inesistente derivativo di chi gioca titoli videoludici non tradotti e inventa un italiano derivativo ma, in ultima analisi, inesistente.

      Rispondi
    • Evit

      18 Dicembre 2015 alle 19:21

      Ti hanno risposto “negli esempi che ci riporta sembra evidente l’influenza dell’inglese”. E allora? Non avevamo già detto e stabilito che è scritto ovunque che “abortire” in quella accezione è un inglesismo di un linguaggio tecnico parlato in italiano? E che usare un tecnicismo simile è inutile e controproducente per un lavoro di doppiaggio? Riparliamo sempre delle stesse cose?
      Quando faranno un film italiano dove un italiano parlando italiano usa “abortire”, stai tranquillo che non avrò niente da obiettare in merito.

      Rispondi
    • Giovanni De Bonis

      6 Settembre 2018 alle 15:14

      Ahimè, Georgeone, sei stato profeta di sventure. Ne Gli ultimi Jedi hanno inserito anche «medikit». Che, tra l’altro, in originale è «med pack».

      Rispondi
  • Georgeone

    17 Dicembre 2015 alle 11:18

    Evit, non volevo difendere la traduzione di Classified, ma purtroppo io lavoro proprio con materiale ‘classificato’ cioe’ ‘coperto da segreto’ e si chiama proprio ‘Classificato’ sui documenti ufficiali del Ministero…. Credo che sia un lascito della ‘Americanizzazione’ delle nostre Forze Armate… Non volevo fare una domanda da rompiscatole, volevo davvero sapere tu come la tradurresti? PS: questa cosa del cervello fuso rimane tra di noi, va bene? ;))))))

    Rispondi
    • Evit

      17 Dicembre 2015 alle 11:25

      La cosa non mi sorprende, a livello governativo e ufficiale sono stati introdotti tanti termini abominevoli, quindi niente di nuovo lì. Come dissi già in passato, anche nel settore biomedico si utilizzano tante parole derivative dall’inglese, dato che il grosso degli studi sono pubblicati in quella lingua, tuttavia non mi sognerei mai di introdurli in un doppiaggio italiano. Stesso discorso fatto nei commenti di The Martian con il suo “abortire la missione”. Sono anglicismi moderni che non hanno spazio in un prodotto doppiato.
      Ora non ricordo lo scambio di frasi esatte sul “classified” ma c’è sempre un modo per aggirare il problema, se ci fissa con “quale altra parola specifica avresti messo al posto di classified” si dimentica che l’adattamento non si fa soltanto sostituendo singole parole. Non so se mi sono spiegato.
      La buonanima di C1P8 parlava ad esempio di “missione segreta”, niente di sbagliato nell’introdurre un rimando a tale battuta, ad esempio “missione segreta, eh?” / “classificato, eh?”, stessi tempi. È soltanto un esempio, per darti un’idea di come non ci si debba fissare sul “cosa ci metti al suo posto allora?”

      Rispondi
  • Norman

    17 Dicembre 2015 alle 11:34

    Forse “sfuggito” non è il termine più appropriato, diciamo che al momento non ho dato troppo peso alla non traduzione di blaster.
    Comunque c’è da dire: J.J. si è trattenuto con i suoi lens-flare della cippa, e di questo sono contento. Poi tu parli di adattamento giustamente, ma parlandovdi un aspetto del film è difficile tacere del resto.

    Rispondi
  • Liuk

    17 Dicembre 2015 alle 13:46

    Sì discretamente casuale come adattamento. Ma, permettetemi, preferisco Leia, Han e sì, anche Veider allle italianizzazioni a caso, tipo il terrificante “Guerra dei QUOTI” originale

    Rispondi
    • Evit

      17 Dicembre 2015 alle 14:05

      Insomma, meglio lasciare anche “Death Star”, o sbaglio?
      I quoti sono già stati ampiamente additati in questo blog. Lo considero una delle pochissime scelte meno felici del vecchio adattamento, ma non certo un argomentazione pro-nomi originali.

      Rispondi
    • Andrea87

      17 Dicembre 2015 alle 15:54

      personalmente più che “guerra dei quoti” (e quella dei dividendi e dei divisori quando c’è stata? me la sono persa?) che era una cosa en passant a cui nemmeno ci faccio caso, la cosa che più mi dava fastidio in ANH era “stella pilota”…
      Insomma, era una qualifica o un concorrente di “tutti gli uomini del deficiente” come Leone Stella / Stella Leone? xD

      Rispondi
    • Liuk

      20 Dicembre 2015 alle 13:35

      Il fatto che personalmente non consideri “Guerra dei Quoti” un’argomentazione pro-nomi originali dipende da quanto puoi essere infastidito da quel tipo di orrori, che rivela tutta la superficialità e il disprezzo dell’operazione di doppiaggio dell’epoca verso un genere ritenuto allora “di serie b”: della serie, “E’ un filmetto, non ci prendiamo nemmeno la briga di andare a capire cos’è “clones” e traduciamo a orecchio (o con altre parti anatomiche non meglio precisate) un “Quoti” tanto è sempre quella roba lì che interessa solo a gente dalla cultura destrutturata”. Ecco, a me questa roba qua mi fa incazzare molto più di Darth Veider: pure a me Death Star fa rabbrividire, ma non vivendo in un mondo perfetto pare che ci tocchi scegliere il male minore, e personalmente non ho dubbi. Poi, de gustibus.

      Rispondi
    • Andrea87

      20 Dicembre 2015 alle 17:26

      ma che c’entrano “i quoti” con l’adattamento dei nomi?
      termine che peraltro gli italiani non hanno cagato per 25 anni (’77-’02), quando uscì Episodio II che diede senso ad una frase detta en passant appunto…
      Anzi, come ho scritto sopra a me da più fastidio “Stella Pilota”, quello sì un termine cannato in pieno, ma onestamente stikazzi, se è il prezzo da pagare per chicche alla “goffo e erratico” o “quindicimila?” (ahhhhh, gli italiani hanno un Ia… ehm Han Solo più attaccato ai soldi!)!
      Sul cambiamento dei nomi potrei concordare perchè un nome vale l’altro, ma se per 40 anni sono andati bene (e non solo per la trilogia sequel, ma vennero confermati nel 2005 anche per quella sequel!) non capisco perchè da un giorno all’altro hanno deciso di uniformarci agli ammeregani awanagana!

      Rispondi
  • Andrea87

    17 Dicembre 2015 alle 14:57

    siccome c’è qualcuno a cui ho linkato il post, che non ha capito il riferimento, ricopio paro paro la provocazione di Evit (essendo nel topic di Batman forse passa inosservata…)
    “È la spada laser di tuo padre. Questa è l’arma dei cavalieri Jedi. Non è goffa o erratica come un fulminatore.“
    …ed indovinare quale fosse la battuta originale! Quali parole tradurranno “goffa”, “erratica” o persino “spada laser”? Laser sword? Erratic?
    La frase originale era:
    “Your father’s lightsaber. This is the weapon of a Jedi Knight. Not as clumsy or random as a blaster.“
    e se dovessimo immaginarla tradotta oggi, nel 2014, allo stesso modo in cui doppiano cose brutte come Captain America 2, avreste certamente udito cose tipo:
    “È la lightsaber di tuo padre. Questa è l’arma di un cavaliere Jedi. Non è brutta o imprecisa come un blaster.“
    per la cronaca, nella provocazione il nostro Evit ci aveva preso alla grandissima… ti ci potevi scommettere dei soldi e a quest’ora saresti stato ricco! 😀

    Rispondi
    • Evit

      17 Dicembre 2015 alle 15:03

      Pensa che già guadagnai 15 euro nel 2004 scommettendo che per l’uscita in DVD non avrebbero ridoppiato i film (all’epoca molti si aspettavano che avrebbero ridoppiato la trilogia originale per uniformarla ai nuovi episodi).
      Prima che riportassi le mie stesse parole qui nel commento mi ero anche dimenticato di averle scritte, perché sono cose che uno scrive così, per fare un po’ di commedia dell’estremo, poi quando succedono realmente ti cascano le braccia.

      Rispondi
  • Andrew S. Marini

    17 Dicembre 2015 alle 19:36

    Colpevolmente non ho ancora visto il film, ma non posso astenermi dal commentare ringraziandoti per le tue P A R O L E S A N T E che sottoscriverei lettera per lettera, virgola per virgola sull’adattamento della trilogia originale.
    Sia in campo cinematografico che letterario, per quanto concerne saghe ed epopee, l’adattamento dei nomi è un fondamentale aiuto alla comprensione ed all’immedesimazione: l’avevano capito persino gli antichi romani!
    Anche più recentemente la traduzione di Harry Potter ha contribuito a rendere memorabili i suoi protagonisti e a nessuno è saltato per la testa di ripristinare i nomi originali in occasione dei film.
    Al di là della mediocrità del prodotto, invece, non è avvenuto altrettanto per il più recente “Hunger Games”, chiaro segno del cambiamento dei tempi: eccovi un articolo nel quale si elenca la fitta rete di collegamenti letterari che hanno originato le scelte http://www.slate.com/blogs/browbeat/2014/11/19/hunger_games_names_meanings_explanations_for_katniss_everdeen_peeta_mellark.html
    Insomma, quando ci si trova davanti a nomi chiaramente artefatti quali “Haymitch Abernathy”, cercare di aggiustarli perché anche il pubblico nostrano li possa ricordare senza sforzi sovrumani è innanzitutto un atto di rispetto nei confronti del lettore, ma è anche vantaggioso per chi si augura di rendere emblematici i propri personaggi.
    È più evocativo parlare di Paperon de’ Paperoni o di Scrooge McDuck?

    Rispondi
    • Evit

      17 Dicembre 2015 alle 19:55

      In Harry Potter hanno fatto di peggio, sono andati a RITRADURRE i libri, lasciando così tutti i nomi in originale (come è diventato di moda fare da quando si danno ascolto ai rumorosi gruppi Facebook). Così adesso ne esistono tre versioni italiane: quelle della prima stampa, quella dell’adattamento dei film (che non combaciava sempre con quello dei libri) e l’ultima versione dei libri (stampata mi pare l’anno scorso e diventata quella UFFICIALE). Praticamente non c’è un libro che corrisponda perfettamente a ciò che sentiamo nei film. Su Harry Potter ci sono alcune scelte in parte discutibili ma lo sforzo è stato incredibile e l’idea di base di trattarlo come un fantasy cambiando alcuni dei nomi è corretta, visto soprattutto il pubblico a cui si rivolgevano.
      Su Hunger Games, credo fosse più difficile giustificare un simile trattamento. Non è un fantasy e non è una fiaba. È chiaramente fantascienza che tratta di un’America del futuro. Purtroppo è difficile immaginarsi un alterazione dei cognomi in uno scenario simile. Io comunque li ho letti in inglese, quindi non ho familiarità con l’adattamento italiano dei libri.

      Rispondi
  • Gabriel McFly

    17 Dicembre 2015 alle 20:48

    Ciao a tutti ! Vi seguo da un po’ ma solo adesso posto un commento visto l’argomento.
    Le tue argomentazioni Evit sono assolutamente giuste e tecnicamente corrette, quindi penso che chi vuole confutarle dovrebbe argomentarle con altrettanta conoscenza tecnica. Poi personalmente, chi critica De Leonardis, leggenda vivente che ha tradotto la Disney per 50 anni e amico personale di Walt, o lo fa apposta per darsi un tono, o non conosce la storia del doppiaggio. Per me Maldesi poi è’ Dio e tutto quello che ha fatto e’ perfetto, perfino ” quoti”.
    A tal proposito vorrei girare la questione non sul lato tecnico ma sul lato emotivo – artistico. Perché le frasi della Vt sono tanto impresse nella nostra mente, mentre se cerchiamo frasi dei prequel o di questo nuovo film, non ce ne viene in mente neanche una? Non è che forse la cura, la ricerca di frasi evocative ,anche se non corrispondenti con l’inglese, le indimenticabili interpretazioni degli attori che hanno doppiato quella fiaba( si per me è una fiaba!) hanno fatto sì che si fissasse nelle nostre teste come un imprinting. Lo scopo del cinema non è’ quello di emozionare? Cambiare i nomi in questa nuova pellicola mi sembra quasi uno sfregio per chi precedentemente si era arrogato il diritto, a ben ragione, di adattare alla cultura italiana, dialoghi e “idioms” tipicamente anglofoni.
    Poi sono disponibile a qualsiasi ragionamento.

    Rispondi
    • Evit

      17 Dicembre 2015 alle 21:02

      Se è la prima volta, molto piacere di conoscerti! Non ho assolutamente niente da aggiungere a ciò che hai scritto.
      La questione dei Quoti per me è diventata, più che occasione di lamentela, solo un’occasione mancata. Avrei voluto sapere quale ragionamento li aveva portati a tale scelta, una curiosità a cui credo nessuno potrà rispondere ormai. Ero curioso non in modo polemico, ma in modo puramente intellettuale, perché sappiamo benissimo che nessuna scelta era “a caso” sebbene possa sembrarlo, a posteriori.
      Vuoi una frase dai prequel? Eccoti servito, una delle poche che ricordo: il mio cuore si strugge per te.
      ;D

      Rispondi
  • Gabriel McFly

    17 Dicembre 2015 alle 21:19

    Ti ringrazio, piacere mio. La frase non me la ricordavo, ma è un perfetto esempio di traduzione non letterale, perché immagino che in inglese non abbia nessuna corrispondenza, o a occhio, mi sembra così.
    La mia teoria su Quoti è puramente tecnica. È una parola che permette una intonazione e una respirazione migliore perché divisa da una consonante in mezzo, mentre cloni parte difficoltosa per via del cl iniziale. Sono ovviamente supposizioni puramente accademiche, ma ricordiamoci che una volta con il rullo magnetico, un doppiatore doveva fare la parte tutta d’un fiato e ogni aiuto di respirazione forse veniva valutato diversamente da oggi ,dove viene usato il digitale.

    Rispondi
    • Evit

      17 Dicembre 2015 alle 21:39

      No, che nastro magnetico, credo che incidessero ancora su pellicola nel 1977! Quindi c’era ancora meno spazio per errori, i doppiatori si preparavano prima in modo da fare meno tentativi possibili perché non era possibile registrare e “risentirsi” subito, dovevano attendere lo sviluppo dei negativi… Un lavoraccio ma che consentiva anche di “conoscere” il proprio personaggio.
      Se Marini mi concederà di pubblicare quella famosa intervista che prometto da quasi un’anno forse chiarirò anche un po’ di storia degli strumenti del doppiaggio.
      Chissà, prima o poi farò una vera e propria analisi della vecchia trilogia, come ho fatto per tanti altri film.

      Rispondi
  • Antonio L.

    17 Dicembre 2015 alle 22:42

    Oggi sono andato anche io a vedere questo sce… ehm film al cinema e condivido in pieno l’articolo di Evit. Purtroppo la situazione dell’adattamento è peggio di quanto temessi, però almeno adesso la citazione presente in Ritorno al futuro è corretta! Ahahahaha che ridere! 🙁 Vi delizio con un paio di aneddoti accaduti oggi a me durante la proiezione. C’è una scena in cui un personaggio cerca un’arma e chiede stupito una cosa tipo “come mai non c’è un blaster qui in giro?”. L’amico con cui stavo guardando il film fa “un che?!” e io senza nemmeno pensarci gli rispondo “un fulminatore!”. Sono finito a fare l’interprete del doppiaggio, grazie supervisori avete distrutto un’eccellenza italiana.
    Poi un signore anziano seduto vicino a me (peraltro appassionato della trilogia originale) ad un certo punto chiede “ma quello non era C1P8?” e io gli rispondo sconfortato “una volta, adesso si chiama Erredue!” 🙁
    Hanno fatto schifo. E non parlo solo dell’adattamento italiano.

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  • Francesco

    18 Dicembre 2015 alle 08:52

    Pensavo che finalmente, dopo lo scempio dei prequel, avessero capito come agire con star wars. Comunque non credo sia tutta farina del sacco di Carlo Cosolo, sono certo che dietro la scelta di lasciare i nomi originali ci sia dietro qualche supervisore ” ‘mmeregano”. Sentire VEIDER e non FENER è un colpo al cuore. Soprattutto considerando che questo film era stato fin da subito presentato come perfetto per i nostalgici della vecchia trilogia, (e secondo me, doppiaggio a parte, ci sono riusciti). Adesso mi spiego del perchè non ci fossero i soliti commenti stupidi… anzi, satipi, citando un vecchio articolo, su facebook sui nomi definiti “storpiati”. E io che speravo che tornassero anche ai nomi C1P8 e D3BO…

    Rispondi
  • Gabriel McFly

    18 Dicembre 2015 alle 13:49

    Capisco che la colpa possa essere dei cosiddetti “supervisors”, che hanno una visione tutta loro della nostra cultura, però sti direttori dovrebbero fare capire loro, che magari certi adattamenti possono essere più graditi e far affezionare di più il pubblico, con conseguente guadagno economico. Se il doppiaggio, meglio, l’interpretazione dei doppiatori non mi lascia nulla, almeno per quanto mi riguarda mi fa anche dimenticare il film stesso. Poi va beh le scenografie, effetti speciali, volti sono un’altro discorso. Un doppiaggio fatto male però è disturbante. Ancora oggi mi chiedo perché Bulkaen su Ewan Mcgregor? Non ci azzecca un’acca! E soprattutto non ci fa sentire lo spirito saggio e pacato di uno Jedi. Stessa cosa nel risveglio, Chevalier su loki va benissimo, su Kylo Ren, almeno per mio gusto ci voleva una caratterizzazione più schizofrenia vista la dualità.

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  • Francesco

    18 Dicembre 2015 alle 15:02

    Concordo. Ma a quanto pare il pubblico italiano non ha più il senso del doppiaggio fatto bene, basta vedere in quanti disprezzano quello della trilogia originale solo per quel “quoti” che, seppur sbagliato, considerando i tre film per intero, non era niente: veniva detto due sole volte. Eppure si ostinano ad usare quel piccolo errore come elemento di prova per giustificare il considerare brutto il doppiaggio. Per non parlare poi di quelli che si lamentano del cambiamento Vader- Fener, che io trovo perfetto, o Leia- Leila, e così via. Il punto della questione è che se noi che esigiamo un doppiaggio/adattamento fatto bene non ci facciamo sentire, poi è normale che i direttori di doppiaggio e dialoghisti accontentino le mandrie di fan che si lamentano per qualcosa che in realtà è ben fatto. Riassumerei il tutto con “gettare le perle ai porci”, la massa non si merita niente di valore perchè poi lo disprezza. Che tristezza.

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  • S*

    21 Dicembre 2015 alle 12:40

    Un piccolo dettaglio forse sfuggito: è cambiato l’articolo davanti a “jedi”. Ora si dice “IL” Jedi, “I Jedi”, non più “LO” jedi o “GLI” Jedi.
    Tutto questo con addirittura il titolo di un film in ballo, “Il ritorno DELLO jedi”.

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    • Evit

      21 Dicembre 2015 alle 12:45

      Beh, quella del “un jedi” fu cambiato nel Ritorno dello Jedi in “uno jedi” per una questione di sonorità (o almeno così si è scritto fino ad ora), quindi lo hanno semplicemente “riportato” a ciò che era prima, nei primi due film (un jedi)

      Rispondi
  • Lucius Etruscus

    21 Dicembre 2015 alle 12:42

    Posso solo farti i complimenti: pezzo magistrale!
    Cito due precedenti.
    Turanga Leila di Futurama che i traduttori italiani, nella prima stagione, tentarono di presentare come “Sora Leila”: per fortuna hanno desistito…
    Non si sono invece preoccupati i traduttori della Fondazione di Asimov, i cui sette libri sono tuttora ristampati con i nomi ballati da un romanzo all’altro: era troppo faticoso andare a vedere il lavoro del traduttore precedente, sempre della stessa casa, così abbiamo nomi fantasiosi. Per esempio, Hari Seldon viene chiamato Raven: in un romanzo traducono Corvo, che ci sta bene, ma in un altro… Cassandra! È una traduzione giusta, ma potevano mettersi d’accordo!
    Non sono un fan dell’originale, ma un fan della coerenza: ricordo ancora la cocente delusione infantile quando, dopo anni di Spack, inizio a vedere il film di Star Trek… e lo chiamano Spock! E mo’ chi è ‘sto Spock? 😀

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    • Evit

      21 Dicembre 2015 alle 12:51

      Per questo mia madre chiama Spock in maniera per me “strana”? Ahah. Lei lo vedeva da adolescente quindi con il primo doppiaggio, io l’ho conosciuto solo negli anni ’90, non ne sono un conoscitore.
      Su Asimov, di quella serie ho letto un solo romanzo, quindi non mi sono mai reso conto ma che cosa confusionaria.
      Alla fine la coerenza negli adattamenti è l’elemento più rilevante, per motivi ovvi. Lo spettatore non può essere costretto a fare salti pindarici per ricollegare cose sentite prima con quelle “nuove”.

      Rispondi
    • Evit

      22 Dicembre 2015 alle 13:40

      Parlo di chi guarda i film in inglese e necessita dei sottotitoli in inglese per capire cosa dicono, ma allo stesso tempo esalta a priori le migliori qualità linguistiche e filologiche del copione originale, i nomi originali nel fantasy (come in questo caso) e l’espressività degli attori, reputandole superiori in ogni caso. E sostengo questo perché se uno già ha bisogno dei sottotitoli per capire ciò che viene detto su schermo, mi domando quanto poi possa mai arrivargli delle scelte lessicali anglosassoni che comunque fanno appiglio ad un subconscio fatto di suoni associati ad idee, il tutto derivante da un sottofondo culturale che cambia da paese a paese. Quindi che Death Star debba rimanere in inglese al posto di Morte Nera, come molti estremisti vorrebbero… sono opinioni che lasciano il tempo che trovano se dette da chi dice di preferire i nomi di Guerre Stellari in originale ma poi non ha neanche la cultura (e la “bilingualità”) per apprezzarli. Difatti le giustificazioni per tali scelte estremiste (quando vai a chiederle a queste persone) non vanno più in là del “perché il nome in inglese è meglio”.
      Ancora meno sensata è la situazione di chi guarda film in inglese sottotitolati in italiano e si lamenta degli adattamenti del doppiaggio italiano (come se i sottotitoli non fossero adattati e riduttivi, anzi, quelli che si trovano sui DVD sono spesso molto peggiori e dozzinali).

      Rispondi
  • Francesco

    23 Dicembre 2015 alle 16:39

    Sono assolutamente d’accordo con te, Evit. Però, in merito ai sottotitoli, c’è comunque da dire che negli ultimi anni è diventato più facile trovarne online realizzati da fan, con l’adattamento spesso migliore di quanto sia stato fatto nel doppiaggio italiano. Ormai sono poche ad esempio le serie tv che vengono trattate con cura, l’adattamento diventa sempre più inglesizzato e sbrigativo.
    Premetto che, se disponibile il doppiato, ne usufruisco. Mi dissocio da chiunque critichi il doppiaggio a prescindere, ma se quest’ultimo poi è quasi sempre di basso livello, c’è da preoccuparsi.
    In merito a quello de “il risveglio della forza”, nel sentire i nomi originali, in sala ogni volta si alzava un brusio. Soprattutto a quel “Veider”, la maggior parte si chiedeva tra loro “che? ma non era Lord Fener?” ma non mancavano i soliti che di questo scempio ne erano soddisfatti. Credo che ormai sia stato detto tutto in merito. Ah, ma perchè Ciubecca è rimasto tale invece che Chewbacca?

    Rispondi
  • skaiwoka

    23 Dicembre 2015 alle 18:12

    Ringraziamo sentitamente l’adattamento di The Force Awakens. A quanto pare…
    SPOILER
    … durante le visioni della Forza da parte di Rey hanno chiamato Ewan McGregor per parlare con la voce del giovane Obi Wan, poi hanno preso una parte del parlato di Alec Guinness “don’t be afraid” per estrapolare “Rey”, e Frank Oz per Yoda.
    E’ la parte in cui Rey sente “Rey, rey, questi sono i tuoi primi passi”.
    Nella versione italiana invece viene chiamata da tizi a caso con voci anonime. Infatti non si capisce chi la stia chiamando.
    Era così complicato quantomeno richiamare i doppiatori italiani di Obi Wan da giovane e dell’ultimo Yoda?
    Come al solito, adattamento italiano fatto così tanto per.

    Rispondi
    • Andrea87

      23 Dicembre 2015 alle 19:39

      “tizi a caso con voci anonime” = Rodolfo Bianchi ti sta già calciorotando 😛
      Richiamare l’ultima voce di Yoda è impossibile, a meno che tu non sappia far doppiare i morti (Sandro Pellegrini, per un quarto di secolo voce di Daisuke Jigen)

      Rispondi
  • John Doom

    27 Dicembre 2015 alle 23:52

    Ho appena visto il film e concordo su tutto: manca solo le spade laser diventino “lightsaber” 😀 Speriamo che non stiano preparando un ridoppiaggio della trilogia classica per uniformare i nomi, ora…
    Sui termini informatici, sono comunque passati più di 30 anni dalla distruzione della seconda Morte Nera, quindi forse anche quei termini potrebbero essere mutati (anche se si tratta di film di genere fantastico, in ogni caso). BB8 “classificato” credo vada bene, perchè anche nella trilogia classica drodi ed astronavi appartenevano a classi.
    Il doppiaggio, personalmente, mi è sembrato appena sufficiente, con diverse espressioni inglesi tradotte letteralmente in italiano (tra cui “Lo stiamo facendo davvero!?” “Are we doing it for real!?”), ed alcune battute pronunciate a tratti, roboticamente, o con pause tra le parole che stravolgevano il senso della frase.

    Rispondi
  • Gabriel McFly

    28 Dicembre 2015 alle 23:53

    il “classificato” mi ha fatto estraniare completamente dal dialogo del film. Ogni volta che lo pronunciavano mi sembravano conversazioni surreali. È’ talmente un termine poco usato a livello gergale che non mi sembrava manco italiano. È’ una parola che mi ricollega ai film di spionaggio, e star wars non c’entra un tubo con 007…. In generale questo doppiaggio mi ha fatto venire in mente i termini anche inglesizzati e russo-storpiati di Arancia Meccanica( right,right,right?), solo che lì’ avevano un senso qui….. Lasciamo perdere….. Un adattamento dovrebbe tenere conto anche degli usi linguistici della gente comune, credo. Non per ripetermi ma i famosi idioms inglesi non hanno nessuna corrispondenza con l’italiano. Noi non usiamo i loro termini per determinati concetti.E questa è linguistica spicciola….altrimenti al prossimo film cinese o giapponese facciamo i dialoghi con traduzione letterale, e poi vediamo cosa viene fuori.

    Rispondi
  • Julius H. Nightingale

    30 Dicembre 2015 alle 16:21

    Ho letto questo post prima di vedere il film e sinceramente mi aspettavo di sentire “blaster” ripetuto centinaia di volte. Invece dopo la visione, mentre tornavo a casa in metropolitana, ripensandoci mi veniva in mente solo una volta (“Sai sparare?” “Blaster soltanto.”). Allora, quando l’ho rivisto con la mia ragazza mi son detto: “E mo’ le conto quante volte dicono blaster!”. E così ho fatto. Risultato? Viene detto quattro volte più un “anti-blaster”. In totale cinque (5) volte in 2 ore e 16′ di film. Sono l’unico a pensare che tutto questo lamentarsi sia un tantinello esagerato?
    Per quanto riguarda il ripristino dei nomi originali direi che, avendo sempre trovato immotivato il cambio (pur sapendo le varie motivazioni), non ci si possa proprio lamentare, anche perché, a parte le fugaci menzioni di Leila e Dart Fener (una a testa) ne “La Vendetta Dei Sith”, i nomi “italiani” non vengono mai usati al di fuori della Trilogia Classica.
    E malgrado sia ormai considerato il capro espiatorio di ogni nome lasciato in originale (dai film Marvel a “Guerre Stellari” passando per “Transformers” -giusto per citare qualcosa che non sia gestito dalla Disney) non credo che c’entri neanche il merchandising, perché nel film sentiamo parlare di “Spada Laser” e “Ala X” benché sulle confezioni di giocattoli e modellini facciano bella mostra di sé i termini “Lightsaber” e “X-Wing”. Paradossalmente, l’unico oggetto che rimane in originale (il blaster, appunto) è l’unico di cui non si abbia traccia di merchandising.

    Rispondi
    • Evit

      30 Dicembre 2015 alle 16:31

      Suppongo che tu non conoscessi il mio blog quindi sappi che l’esagerazione è di casa.
      Parlando seriamente, 5 volte in due ore ti sembrano poche? Secondo te gli adattamenti nel complesso si giudicano in base a quante volte una parola viene pronunciata in due ore? “Spada laser” sarà pronunciato una volta sola in tutto il film di Guerre Stellari (1977), eppure se l’avessero chiamata “lightsaber” me ne sarei lamentato altrettanto fortemente.
      L’adattamento di questo film è pessimo perché non ha né coerenza interna (forse la cosa più essenziale di tutte quando si adatta un film per il cinema!), né coerenza con i precedenti capitoli di cui è un seguito.
      Ma se, come metro di giudizio del successo di un adattamento, stiamo a contare quante volte una certa parola viene detta nel corso del film, certamente, hai ragione tu, potrei chiudere subito il blog, tanto a che serve? Risulterebbero tutti ottimi adattamenti.
      Dei film della Marvel di cui accenni ne ho già parlato (Captain America 2 ha persino 3 articoli), forse anche calcando un po’ più la mano e i toni rispetto a questo su Star Wars 7. Non credo ti piacerebbero.

      Rispondi
  • Fabio Barcaroli (@FabioBarcaroli)

    30 Dicembre 2015 alle 16:30

    Ho letto questo post prima di vedere il film e sinceramente mi aspettavo di sentire “blaster” ripetuto centinaia di volte. Invece dopo la visione, mentre tornavo a casa in metropolitana, ripensandoci mi veniva in mente solo una volta (“Sai sparare?” “Blaster soltanto.”). Allora, quando l’ho rivisto con la mia ragazza mi son detto: “E mo’ le conto quante volte dicono blaster!”. E così ho fatto. Risultato? Viene detto quattro volte più un “anti-blaster”. In totale cinque (5) volte in 2 ore e 16′ di film. Sono l’unico a pensare che tutto questo lamentarsi sia un tantinello esagerato?
    Per quanto riguarda il ripristino dei nomi originali direi che, avendo sempre trovato immotivato il cambio (pur sapendo le varie motivazioni), non ci si possa proprio lamentare, anche perché, a parte le fugaci menzioni di Leila e Dart Fener (una a testa) ne “La Vendetta Dei Sith”, i nomi “italiani” non vengono mai usati al di fuori della Trilogia Classica.
    E malgrado sia ormai considerato il capro espiatorio di ogni nome lasciato in originale (dai film Marvel a “Guerre Stellari” passando per “Transformers” -giusto per citare qualcosa che non sia gestito dalla Disney) non credo che c’entri neanche il merchandising, perché nel film sentiamo parlare di “Spada Laser” e “Ala X” benché sulle confezioni di giocattoli e modellini facciano bella mostra di sé i termini “Lightsaber” e “X-Wing”. Paradossalmente, l’unico oggetto che rimane in originale (il blaster, appunto) è l’unico di cui non si abbia traccia di merchandising.

    Rispondi
  • Fabio Barcaroli (@FabioBarcaroli)

    30 Dicembre 2015 alle 16:57

    Mi spiego meglio. Chi se ne frega se dicono “blaster” invece che “fulminatore” o “folgoratore”. C’è tutto un film intorno di cui parlare, perché soffermarsi su di un dettaglio? Vogliamo dargli importanza? Diamogli importanza. Trent’anni fa se uno si puntava addosso una macchina fotografica e si faceva una foto si faceva un autoscatto. Se lo fa adesso si fa un selfie (termine che io per primo aborro). Trent’anni fa dicevamo autoscatto e ora selfie, tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana, dicevano “fulminatore”, trent’anni dopo dicono “blaster” (che ha comunque una forte connotazione onomatopeica).

    Rispondi
    • Evit

      30 Dicembre 2015 alle 17:17

      Se ti piace seguire il benaltrismo, del “c’è ben altro di cui parlare”, ahimè hai sbagliato blog, visto che qui ci concentriamo proprio sull’adattamento nel suo complesso, un argomento che mi rendo conto sia di minimo interesse nel grande mare di chi parla e si interessa di cinema.
      E l’adattamento è sì fatto di tante piccole scelte, spesso pronunciate anche una volta sola nel corso di un intero film, e qui le giudichiamo. In questo genere di analisi la quantità non conta, è il principio che conta. Blaster è solo il sintomo di un adattamento mediocre, non la sua causa, e certe iperboli sono licenze narrative che mi prendo allo scopo di rendere i miei articoli di maggiore intrattenimento.

      Rispondi
  • Fabio Barcaroli (@FabioBarcaroli)

    30 Dicembre 2015 alle 17:56

    Blaster non è sintomo di un bel niente. Un adattamento si giudica dalla comprensibilità dei dialoghi, non da quante parole inglesi vengono inserite in italiano. Se io vedo Finn, in una situazione di pericolo cercare un blaster, è chiaro che sta cercando un’arma. Se poi è la stessa che trent’anni prima veniva chiamata “folgoratore” è un dettaglio che non mette a repentaglio la comprensione della scena. Se io sento una parola inglese in un doppiaggio, non penso: “Ah, già, in realtà non stanno parlando davvero in italiano.” quello lo so benissimo da quando vedendo l’A-Team leggevo nei titoli di coda il cartello “Edizione Italiana… con le voci di…” (metà anni ’80, per la cronaca).

    Rispondi
  • Gabriel McFly

    30 Dicembre 2015 alle 18:26

    Allora, forse risulterò polemico ma ribadisco un paio di idee personali. È vero,le parole originali in inglese non appaiono così spesso. Qui però credo che si discuta sul fatto culturale che può’ avere un adattamento. In più in questo film non c’è coerenza: allora se mi usi blaster, tieni anche chewie e light saber. Allora cosa vuol dire, se il concetto è’ semplice, e perché vuole essere accondiscendente al supervisore ok, w gli inglesismi, se è troppo complicato no? O in Italia sappiamo l’inglese o siamo dementi che conosciamo solo alcune parole? Chewie, se proprio, devo dirla tutta sarebbe stato molto più comprensibile allora, come concetto ,intendo,di blaster. Allora o tutto o niente. Un doppiaggio fatto così mi sembra fatto con superficialità. Ovviamene ritengo Cosolo un grande professionista, non è questo il punto.

    Rispondi
  • Fabio Barcaroli (@FabioBarcaroli)

    30 Dicembre 2015 alle 19:11

    Bisogna tener conto di un dettaglio, però. “Spada Laser” ormai è un concetto di pubblico dominio, tutti sanno cos’è una spada laser e tutti l’associano a “Guerre Stellari”, “folgoratore” no (non a caso della prima esistono riproduzioni del secondo no). Non tradurre “lightsaber” sarebbe stato un errore ben più grande di non tradurre blaster. Se volete fare una prova, chiedete a qualcuno digiuno di “Guerre Stellari” cos’è un folgoratore e cos’è una spada laser (in quest’ordine, chiedere prima la spada laser farebbe capire che anche il folgoratore appartiene al mondo di “Guerre Stellari”) e guardate cosa rispondono. Al massimo possono capire che “folgoratore” è un’arma, ma ben pochi l’assoceranno a “Guerre Stellari”.
    Per quanto riguarda “Chewie/Ciube” è un discorso diverso, perché non è che il compagno di Han Solo in originale è Chewbacca e da noi Ciubecca. E’ sempre Chewbacca solo che finché non lo leggi pensi che sia scritto “Ciubecca”. E “Ciube” (che io ho sempre immaginato scritto “Chewbe”) è semplicemente l’abbreviazione, punto.

    Rispondi
  • Gabriel McFly

    30 Dicembre 2015 alle 19:40

    Ok, seguo il tuo ragionamento.pero’ in una conversazione, pur non conoscendo nulla, il concetto di folgoratore o fulminatore e’ più vicino alla mia lingua. Io credo che non si debba mai sottovalutare l’impatto linguistico che una determinata parola può avere. È’ vero che non viene associato a Guerre Stellari, ma è una parola italiana comprensibile da tutti. Se parlo con chi ha 60 e più anni, e gli dico blaster, mi guarda come un alieno. Questo non perché non conoscano l’inglese, ma perché il loro modo di comunicare è’ principalmente formato da parole italiane, anche quando si potrebbero tranquillamente usare inglesismi. Quando parlo di superficialità e’ anche questo, fare un’adattamento che tiene in considerazione solo una generazione avvezza a certi usi linguistici.Su Ciubecca mi sembra e dico mi sembra, che fosse scritto proprio così sui vari testi,e non è la pronuncia, ma chiedo numi a chi è più esperto. Inoltre chewie, e un’ nickname che sottintende qualcosa di masticoso. È’ un lost in translation veramente ostico da trasporre in italiano, e lasciandolo in inglese, sfido chiunque a notare la sfumatura ironica. Spada laser, infine è’ di dominio pubblico perché il mitico duo De Leonardis- Maldesi lo ha reso tale. Quindi a parer mio è’ la traduzione-adattamento che si fissa nel gergo italiano. forse oggi si sottovaluta l’influenza culturale che può avere un film tradotto, così come un libro, se è fatto male diventa un’ibrido che rende meno “digeribile “l’opera. In questo senso il risveglio della forza ha dato ad alcuni, per non dire molti questa sensazione. Ogni punto di vista, fortunatamente, rende interessante la discussione e la migliora. E credo che i direttori di oggi ne dovrebbero tenere conto…..

    Rispondi
  • Fabio Barcaroli (@FabioBarcaroli)

    30 Dicembre 2015 alle 23:46

    Non so quanto sia intenzionale il fatto che Chewie sia da intendere in modo ironico, ho sempre pensato fosse una coincidenza l’assonanza con “chew”, però potrei anche sbagliarmi.
    Per quanto riguarda l’adattamento “discriminatorio” bisogna anche tener conto del fatto che un sessantenne comune, come potrebbe essere mio padre, che considera supereroi, fantasy e fantascienza “spazzatura per ritardati”, non si avvicina neanche ad un cinema che proietta un film come “Guerre Stellari”, quindi è già una categoria di cui non preoccuparsi in fase di adattamento. Se un sessantenne, di sua sponte guarda “Guerre Stellari” è perché un minimo di interesse, almeno al genere fantascientifico, ce l’ha e dovrebbe essere perfettamente in grado di capire che cosa s’intenda con “blaster” magari anche grazie a una dimestichezza con termini come laser, taser, phaser.
    L’adattamento del doppiaggio deve tener conto del pubblico a cui si rivolge e ci sono casi in cui se tale pubblico è elitario, l’adattamento dovrà essere elitario.

    Rispondi
    • John Doom

      31 Dicembre 2015 alle 00:33

      Elitario? Disney/Lucasfilm non fa film per tutta la famiglia? Come guadagnano se solo pochi capiscono di che accidenti parla il film? 😉
      Se davvero fosse un pubblico elitario, quello di Guerre Stellari comprende certamente anche i fan dei film precedenti, persone che non si aspettano cambiamenti di nomi e termini tra un episodio e l’altro.

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    • Lady Gagarin

      7 Gennaio 2016 alle 03:00

      La tua argomentazione mi sembra piuttosto claudicante. Tanto per cominciare, il termine “blaster” a me, madrelingua italiana (e premetto che ho a che fare quotidianamente con l’inglese, occupandomi di traduzione), non fa venire in mente necessariamente un’arma, specie se decontestualizzato… Ad esempio, se nel film ci fosse stato un riferimento vago tipo “Hai portato il blaster?” io ci avrei dovuto pensare su un po’ per capire di cosa si trattava. Al contrario, credo che perfino ad una persona totalmente digiuna della saga di Guerre Stellari sarebbe chiaro che un fulminatore/folgoratore è un’arma.
      Secondo punto: l’adattamento discriminatorio/elitario e conseguente spiegazione sulle categorie di cui i traduttori fanno bene a non preoccuparsi… Non so nel tuo caso ma, quando sono andata a vedere il nuovo film, in sala l’età media era tipo quarantacinque-cinquant’anni, e penso sia normale dal momento che chi ha visto gli originali al cinema tra gli anni ’70-’80 adesso ha all’incirca l’età di tuo padre e del mio, che tu invece vorresti escludere dall’adattamento. Ah, a proposito, mio padre è un appassionato come me dei classici della fantascienza e parlicchia anche un pochino di inglese, ma sono sicura che se gli chiedessi a bruciapelo cos’è un blaster mi risponderebbe “e io che ne so?”. Magari ci sono appassionati di sci-fi che sono fermi a Plane 9 from outer space ma vogliono vedere questo film per curiosità.
      Sia chiaro, penso che probabilmente tu abbia ragione sulla questione: con questo nuovo inizio hanno sicuramente voluto dare un taglio più “ggiovanile” (la doppia G è voluta, come sfottò per questo tipo di marketing patetico che imperversa da anni), e perciò chi si è occupato dell’adattamento ha creduto di svecchiare i dialoghi con questi espedienti – del tutto opinabili nell’ambito della traduzione. Ma non vedo come a te possa sembrare un’idea accettabile o logica, dal momento che non credo sia molto remunerativo escludere a priori una fascia di pubblico, specie quando si tratta di un fenomeno di culto epocale e transgenerazionale non proprio “elitario” come Guerre Stellari.

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    • Fabio Barcaroli (@FabioBarcaroli)

      9 Gennaio 2016 alle 11:07

      Lady Gagarin scusa ma mi ero perso il tuo commento. Un qualunque spettatore può chiedersi cosa sia un blaster la prima volta che viene nominato, cioè quando Phasma dice a Finn: “Sottoponi il tuo blaster a controlli!” (forse “controlli” non è la parola giusta, ma il senso della battuta è quello), ma già dalla seconda volta in cui viene nominato, nel momento in cui Poe chiede: “Sai sparare?” e Finn risponde: “Blaster soltanto.” è lampante che si tratti per lo meno di un qualcosa che spara. Non serve saper l’inglese per capirlo, basta un po’ di elasticità mentale.

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  • Fabio Barcaroli (@FabioBarcaroli)

    31 Dicembre 2015 alle 01:15

    “Elitario” non era riferito al caso specifico di “Guerre Stellari” ma a un discorso più generale. Se faccio un film su dei matematici, rivolto a dei matematici e uso termini matematici, non posso semplificare i dialoghi in doppiaggio per far capire le cose ai non matematici così come se faccio un film in cui un personaggio è ebreo e per caratterizzarlo, magari perché ho bisogno che si differenzi dagli altri personaggi, gli metto in bocca vari termini yiddish, non posso fregarmene di tali termini e tradurre tutto in italiano perché la gente non sa cosa voglia dire “Mazel Tov” o “Shabbat Shalom”. Ma questo è un altro discorso.

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    • Massimiliano Chiaruzzi

      31 Agosto 2016 alle 10:43

      È inutile che cerchi di discutere ed argomentare in maniera civile con la gente che frequenta questo blog: sono girellari (significato in caso non lo conoscessi: http://www.pluschan.com/index.php?/blog/32/entry-265-il-termine-girellaro/) e si lamentano non perché “blaster” è una parola in inglese, ma perché da poppanti hanno visto “Guerrestellarih” con un doppiaggio scrauso in cui tale termine (blaster) veniva sostituito da “fulminatore” (nome che nessuno sano di mente appiopperebbe mai ad un’arma); loro si lamentano semplicemente perché volevano “fulminatore”. e si sarebbero lamentati anche se i blaster li avessero chiamati semplicemente “fucili” o simili. Perché? Perché nel doppiaggio scaruso della vecchia trilogia, i blaster li chiamavano “fulminatori” (curiosità: nessuno ha mai detto al Maldesi o chi per lui che avrebbe potuto proporre tale nome ad una ditta produttrice di insetticidi?).

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    • Emiliano

      31 Dicembre 2016 alle 15:47

      @Massimiliano Chiaruzzi:
      “Doppiaggio scrauso” nella vecchia trilogia… Ok. De Leonardis e Maldesi con: Claudio Capone, Ottavia Piccolo, Massimo Foschi, Glauco Mauri, Stefano Satta Flores, Silvio Spaccesi, Corrado Gaipa, Alvise Battain, e altri di cui dimentico i nomi ma non le straordinarie interpretazioni… Mi fai un esempio di doppiaggio / adattamento non scrauso?
      Ma qui si sollevava anche un problema di continuità narrativa, che è cosa assolutamente adulta, non nostalgica né girellara, che ha a che fare col rispetto dell’opera tradotta / da tradurre, e col rispetto del pubblico, di fronte al quale si diventa resposabili quasi quanto lo sono gli autori. Il continuo gnegnegné dei sostenitori della traduzione letterale a tutti i costi (spesso a costo del ridicolo), o della non-traduzione: questo sì mi pare, alle volte, davvero infantile.
      @Evit:
      Non sapevo dell’idea di Vairano di inserire l’ordine di cancellazione della matricola dei droidi in Ep. III: escamotage intelligente e a costo zero, per salvare il salvabile, e cassata senza pietà… Mah, mi chiedo davvero come ragionino i capoccioni delle major.

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      • Evit

        31 Dicembre 2016 alle 15:55

        C’era un ragazzo che propose un “fan dub” di quella singola scena con la frase del cambio di matricole, non ricordo se poi lo fece ma era certamente un esperimento interessante.
        Riguardo al resto, non ti curare di certe opinioni, finiamo l’anno con gioia ;P

    • Massimiliano Chiaruzzi

      31 Dicembre 2016 alle 17:01

      @Emiliano un esempio di doppiaggio/adattamento che pur avendo dei problemi non è certo scrauso, secondo me è, ad esempio, il doppiaggio de “Il professor Layton e il futuro perduto”.
      Il rispetto, comunque, si deve avere per l’opera in sé, non per com’è stata ridotta in un dato paese.

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  • Antonio L.

    31 Dicembre 2015 alle 01:38

    Mi permetto una considerazione sperando di non apparire presuntuoso. “Mazel tov” e “Shabbat Shalom” io non so che cosa significano ma se li sento in un film mi rendo subito conto che sono parole recitate in una lingua diversa da quella del film (che di solito è l’inglese) e mi accorgo dal tono che sono auguri o saluti. Se invece il film fosse tutto in ebraico sarebbe doveroso tradurre queste espressioni nel doppiaggio. Immaginiamo ad esempio che un personaggio di un film americano ad un certo punto dica “Bonjour mon ami” (scusate se sbaglio, non so il francese) non ha senso tradurlo in italiano e appiattire la differenza linguistica, però se il film è francese non ha senso non tradurlo. Altrimenti il doppiaggio non serve più a niente, comprendi il mio ragionamento?

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  • Antonio L.

    31 Dicembre 2015 alle 02:09

    Però blaster deve essere adattato in qualche modo, è un nome che indica un oggetto, un oggetto di fantasia certo ma comunque una cosa che ha uno specifico uso. Io non dico che si dovesse usare per forza “fulminatore” o “folgoratore” (che erano ottimi) ma almeno avrebbero potuto tentare qualcosa, pistola laser, pistola a raggi, arma fotonica, quello che volete ma non un termine che all’orecchio dello spettatore italiano non dice nulla. A questo punto anche le astronavi possono essere lasciate “space ships” e così tutto il resto, eliminando totalmente il concetto di doppiaggio. Te l’immagini se nei film dicessero “gun” invece di pistola e “car” invece di macchina o automobile?

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    • Fabio Barcaroli (@FabioBarcaroli)

      31 Dicembre 2015 alle 02:21

      Per me va bene anche lasciare blaster, come ho già detto, ha un valore onomatopeico, da l’idea di un’arma, magari un laser, che rilascia colpi violenti (non a caso nei fumetti, spesso per gli spari con pistole di grosso calibro si usa “blam” invece di “bang” o di “boom”).

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  • Andrea87

    31 Dicembre 2015 alle 18:47

    OT: evit, ti risulta che “Jabba the Hutt” fosse stato italianizzato in “Jabba de’ Hutt”???
    perchè stavo rigiocando a LEGO Star Wars e, arrivato all’Ep. VI, sono incorso in questa dicitura (onestamente non ci avevo fatto mai caso quando ci ho giocato la prima volta).
    Essendo tutti gli altri nomi adattati (sì, dice pure “fulminatore”! In un videogioco del 2008!!!), mi sembrerebbe strano che questo invece non abbia un riscontro nella trilogia originale…

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