Con un colpo di quella “fortuna” che spesso viene chiamata con ben altro nome, in un polveroso mercatino dell’usato sono riuscito a recuperare uno dei rarissimi (forse l’unico?) film distribuiti dalla FOX che abbiano mantenuto in home video i “crediti italiani”.
L’unica data presente sulla confezione è il copyright della Twentieth Century Fox Home Entertainment Inc: un 2002 compatibile con il prezzo espresso in euro.
Nel mio blog “Il Zinefilo” ho dedicato un lungo ciclo al Pianeta delle scimmie, presentando tutti i film (classici, reboot e remake), la serie televisiva e anche la parodia porno (Play-Mate of the Apes), così come “Doppiaggi Italioti” ha parlato della saga e nella serie Youtube “i Videocommentatori” hanno detto la loro sui nuovi capitoli della saga. Infine, nel 2016 la Dark Horse Comics si è divertita a trasportare i personaggi di Cornelius e Zira… nella giungla di Tarzan! Tarzan on the Planet of the Apes è la rivelazione a fumetti dell’anno…
Sembrerebbe già detto tutto, però una piccola parentesi mi sento di aprirla.
La nascita cine-letteraria
Piccolo intervallo: per spiegare come gli asiatici diventarono scimmie…
C’era una volta un ingegnere che lavorava in un’industria della gomma in Malesia. Allo scoppio della Seconda guerra mondiale combatté e fu prigioniero sempre nel sud-est asiatico, tanto che di ritorno in patria decise di scrivere romanzi che raccontassero le persone e le cose incredibili che aveva visto.
Era anche un agente segreto francese, e il suo nome era Boulle. Pierre Boulle.
Cominciò a scrivere romanzi di guerra e spionaggio – come William Conrad, la controspia – finché arrivò il successo internazionale con il suo Pont de la rivière Kwaï (1952) – da cui il premiato film omonimo – romanzo che cambia i nomi ma racconta gli incredibili fatti veri di una delle pagine più sporche del secondo conflitto.
Mumble, mumble, fece il cervello di Boulle: cosa si fa quando un autore diventa famoso? Semplice: si copia qualcuno…
Secondo piccolo intervallo:
Sul numero del marzo 1941 di “Super Science Novels Magazine” i trentenni Peter Schuyler Miller e Lyon Sprague de Camp presentano, in pieno conflitto mondiale dove uomini uguali ma diversi si uccidono tra loro, un romanzo in cui gorilla e scimpanzé si fanno la guerra…
Il romanzo Genus Homo (portato in Italia nell’aprile 1953 da “I Romanzi di Urania” n. 13 con il titolo Gorilla Sapiens) si apre con un pullman che cade in una voragine. La voragine si è aperta per un terromoto (provocato da esplosione nucleare?) e nel pullman tra gli altri viaggiava uno scienziato con un tubo che conteneva la sua ultima invenzione: il tubo si rompe, il gas fuoriesce e i viaggiatori… cadono in letargo. Si risvegliano una milionata di anni dopo e scoprono che l’umanità è scomparsa e la Terra è abitata da mostroni cattivi. Tutte le specie sono più grandi e più cattive, e i poveri viaggiatori vengono rapiti da dei gorilla e finiscono in uno zoo.
Dopo vari sforzi riescono a comunicare con i gorilla, diventano amici e stimati e inizia un lungo e noioso racconto della guerra contro gli scimpanzé, a cui gli uomini partecipano attivamente.
Il romanzo Le règne du gorille arriva in Francia nel 1951: l’ha letto Pierre Boulle? Probabile, visto che lo ricalca aggiungendo però un altro tipo di sottotesto.
La planète des singes (portato in Italia nel 1975 dagli Oscar Mondadori) è un romanzo che con uno dei più classici spunti – il manoscritto ritrovato in bottiglia, fluttuante nello spazio! – racconta in prima persona di Ulysse Mérou e del suo viaggio spaziale iniziato nel 2500 alla volta di Bételgeuse, guidato dal professor Antelle. (Il film accenna alle teorie di un certo dottor Hasslein.)
Atterrati sul pianeta Soror, gli umani incontrano umani primitivi e scimmie parlanti e tutto il resto che si vede anche nel film. Rimasto da solo in gabbia, Ulysse – che ovviamente non capisce cosa dicano le scimmie – racconta della sua prigionia e delle cure della dottoressa Zira, che gli insegna a parlare “scimmiesco”. Convinte le scimmie che lui non è un primitivo bensì un viaggiatore stellare, viene liberato e fa carriera nella società di Soror, partecipando agli scavi archeologici scoprendo alla fine una verità terribile… No, non è quello che pensate!
Boulle non sta parlando di fantascienza, sta plausibilmente raccontando della sua prigionia nelle galere asiatiche, dove non capiva cosa dicessero e dove si rifiutavano di riconoscere la sua superiorità in quanto francese.
Perché l’Asia era il giardino di casa della Francia finché non è esploso tutto, ed è questa la “rivelazione” che si scopre nel romanzo: le scimmie erano i servi terrestri che un giorno si sono ribellati e hanno cominciato a guardare negli occhi i loro signori. Gli umani di Soror si sono lasciati andare e le scimmie hanno preso il sopravvento. (Leggi, gli europei hanno sbragato e le scimmie asiatiche hanno alzato la testa.)
Quando Ulysse decide che non può restare, torna nella sua nave e viaggia fino alla Terra – perché Soror non è la Terra! – ma appena sbarca scopre che (ciao Tim Burton!) nel pianeta natale è successa la stessa cosa: non è difficile vedere dietro questa trovata l’eco delle emozioni provate da Pierre Boulle quando, dopo il tempo passato nelle prigioni asiatiche, è tornato a casa per non ritrovare il Paese padrone dell’Asia che aveva lasciato.
Tutte le metafore originali vengono cancellate dagli sceneggiatori Michael Wilson e Rod Serling: sì, proprio quel Rod Serling! Sì, proprio l’autore della serie TV Ai confini della realtà. Sì, proprio l’autore dell’episodio 1×15 (I Shot an Arrow into the Air, 1960), in cui un’astronave terrestre atterra nel deserto e i tre membri dell’equipaggio sono convinti di essere su Marte… invece il colpone di scena è che sono sulla Terra. Vi dice niente?
Il film è del 1968 ed è sciabordante di richiami agli scontri con la nascente cultura giovanile dell’epoca, quando invece Heston rappresentava il patriarcato più oltranzista e tradizionale. Appena può Heston si rade, perché tra la sua gente solo i giovani portano la barba lunga; non starò a notare che le scimmie sedano le rivolte con l’uso di idranti e soprattutto che le scimmie protagoniste hanno problemi di razzismo… e hanno i cognomi che finiscono in -us, come i neri… (Chi ha detto Cassius Clay?)
A fine film, Heston si avvicina al giovane Lucius (Lou Wagner) e gli dice «Continua a spiegarle, le bandiere del malcontento: e non ti fidare di nessuno sopra i trent’anni.» E così il pubblico sessantottino è acchiappato.
Il doppiaggio
Le informazioni sono estrapolate dal sito di Antonio Genna.
Personaggio | Attore | Doppiatore |
---|---|---|
Taylor | Charlton Heston | Renato Turi |
Cornelius | Roddy McDowall | Massimo Turci |
Zira | Kim Hunter | Vittoria Febbi |
Titoli di testa
Titoli di coda
L.
P.S.
Se simili resoconti vi interessano continuate a seguirci ogni venerdì qui su Doppiaggi Italioti e vi invito a venire a trovarmi anche sul mio blog Il Zinefilo: viaggi nel cinema di serie Z.
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18 Commenti
Cassidy
13 Gennaio 2017 alle 09:06Già sai della mia passione filmico-scimmiesca, dovuta in gran parte anche a questo capolavoro, ne leggo sempre volentieri, sapevo dei vari trascorsi di Pierre Boulle e del grande Rod Serling, non avevo mai associato i nomi delle scimmie a Cassius Clay però, anche se i richiami sessantottini del film sono grossi come la statua della libertà 😉 Cheers!
Lucius Etruscus
13 Gennaio 2017 alle 09:08E’ incredibile come un film così ricco di elementi (che possano piacere o meno) abbia dato vita ad una imbarazzante sequenza di sequel di infima qualità…
Evit
13 Gennaio 2017 alle 14:07Questo sì che è un colpaccio Lucius, e chi se lo sarebbe mai aspettato che una VHS Fox (al di fuori di Guerre Stellari) potesse avere i titoli del master italiano. Mai dire mai insomma!
Molto interessante il retroscena sul romanzo (di cui posseggo la stessa edizione di cui hai mostrato la copertina), sapevo soltanto una frazione delle informazioni da te riportate.
Lucius Etruscus
13 Gennaio 2017 alle 14:24Quando inizio un ciclo lo faccio col botto, così quando per il Zinefilo ho iniziato ad andare per scimmietta mi sono tuffato nella ricerca, che è la cosa che mi piace di più 😉
Ora è momentaneamente sospeso, ma sto portando avanti anche il ciclo di Tarzan: ti lascio immaginare la portata del materiale in cui cercare!
Purtroppo l’aridità dei sequel del Pianeta non ha regalato altro che noia: questo con il mascellone di Charlton Heston rimane il migliore 😉
Evit
13 Gennaio 2017 alle 14:28Il secondo film lo ricordo piacevole. La sola idea che gli umani avessero eletto a Dio da venerare un missile nucleare era memorabile.
Lucius Etruscus
13 Gennaio 2017 alle 14:31Sì, il Dio Supposta 😀 Quanto ho riso con quel film, e pensare che da ragazzino mi aveva incantato 😛
Evit
13 Gennaio 2017 alle 15:11Sbaglio o Heston appariva per 2 minuti all’inizio e 2 alla fine?
Lucius Etruscus
13 Gennaio 2017 alle 15:13Sì, ma sospetto che i due minuti iniziali siano un avanzo di girato del primo film…
Riccardo
13 Gennaio 2017 alle 18:17Heston fu pregato dalla Fox di fare di nuovo da protagonista ma rifiutò a priori di prendere parte a un seguito. Alla fine accettò di fare un cameo quasi solo come favore personale al produttore Zanuck, che tanto aveva creduto nel primo capitolo.
Poi il cameo crebbe di importanza e a quel punto fu proprio Heston a suggerire (anzi, a imporre) il finalone, che non svelerò per non fare “guastavisioni” 😀
Del film ho comunque un bel ricordo legato alla mia infanzia, dato che lo vidi in una sala parrocchiale un fantastiliardo di anni fa, e rimasi molto impressionato da diverse scene, su tutte quella dei mutanti che si smascherano rivelando le loro vere fattezze.
Complimenti per l’articolo, al solito pieno di gustosi fatti e curiosità che non conoscevo.
Lucius Etruscus
13 Gennaio 2017 alle 18:24Ti ringrazio, è tutto frutto di una full immersion di qualche tempo fa per il mio blog, che non potevo non condividere anche qui ^_^
Andrea87
13 Gennaio 2017 alle 19:10wow, bell’articolo!
questo film è un cult ma non ho mai visto i “sequel” che poi diventavano prequel in un circolo infinito!
e il colpo di scena del romanzo originale è qualcosa di geniale (me lo sono spoilerato su wikipedia)!!!
Lucius Etruscus
13 Gennaio 2017 alle 19:14Ti ringrazio, e ti assicuro che sorbirmi tutti quei film non è stato affatto piacevole, però sono delle vetrine di mode e tendenze riscontrabili in altri film, tutti appartenenti alla fantascienza sociale molto in voga all’epoca.
Purtroppo le metafore di Boulle sono state prese per vere, pur con un gran successo: leggere però l’originale ricordando che l’autore è stato prigioniero straniero in terra straniera è una bella emozione 😉
Antonio L.
13 Gennaio 2017 alle 23:54Se io avessi visto una VHS prodotta nel 2002 in un mercatino dell’usato non avrei MAI pensato che potesse contenere il master italiano. Non devo dare mai niente per scontato, i miracoli a volte accadono! Che bella sorpresa! 🙂
Lucius Etruscus
14 Gennaio 2017 alle 06:02Ho voluto tentare la sorte solo perché c’era un mucchio di VHS a 50 centesimi: per quella cifra valeva la pena tentare anche la sorte più avversa 😉
In quella tornata ho preso anche due film della collana “Jerry Lewis” e “Psycho” di Hitchcock: tutti titoli inglesi! Spero che invece la secchiata di Stanlio e Ollio che mi sono portato via mi daranno maggiore soddisfazione ^_^
nonchalance
14 Gennaio 2017 alle 00:58Però, la copertina..ehm!
Lucius Etruscus
14 Gennaio 2017 alle 06:03EH be’, queste collane non è che puntassero molto sulla grafica 😛
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15 Gennaio 2017 alle 10:32Pingback:
30 Giugno 2017 alle 07:31