I sequel apocrifi di Arancia meccanica

Ritaglio di giornale che legge Torna in libertà la Gang dell'Arancia Meccanica

A seguito del celebre film di Stanley Kubrick, di cui ho già parlato in passato, il termine “arancia meccanica” è entrato nell’italiano giornalistico —cioè in quell’abominevole lingua inventata di sana pianta dai titolisti dei giornali— quando si parla di gruppi di giovani che commettono furti caratterizzati da particolare violenza contro le vittime. Solitamente si estende a furti e rapine con percosse e quasi mai alle violenze sessuali, quindi è un’espressione che ha trovato vita propria slegandosi sempre più dal film di Kubrick.

uso giornalistico dell'espressione arancia meccanica

Un esempio recente

A partire dalla fine degli anni ’90 i titolisti di giornali se ne inventarono un’altra che oggi è forse più comune e (ab)usata: “baby gang“! Espressione che fa ridere i madrelingua inglesi, che sicuramente si immaginano una banda di poppanti col biberon vestiti da punk che gattonano verso la prossima rapina. Baby gang è un’invenzione tutta italiana con anche una sua pagina su Wikipedia che ovviamente non ha un corrispettivo in lingua inglese.

Ma prima delle baby gang imperavano le rapine all’arancia meccanica. Ed è grazie a questo uso giornalistico dell’espressione “arancia meccanica” che un’altra razza di diseducatori, i titolisti della distribuzione cinematografica italiana, si sono potuti permettere di “creare” dei seguiti di Arancia meccanica di Kubrick, ovviamente tutti apocrifi, una strizzatina d’occhio al Maestro e una tentata fregatura al pubblico.
Ce ne sono pochi, non temete. La lista sarà molto breve, ma da non credere.


La gang dell’arancia meccanica (Çirkin dünya, 1974)

Çirkin dünya è un film turco del 1974, co-produzione italo-turca dicono alcune fonti, distribuito in Italia con il titolo fuorviante La gang dell’arancia meccanica a suggerire un qualche legame con il film di Kubrick;
La distribuzione italiana, della sconosciuta Danny Film, è databile al 1975 grazie alla locandina e al visto censura datato 18 dicembre 1975, VM18 ovviamente. Un po’ di ultraviolenza giusto in tempo per il Santo Natale! [vai con le zampogne!]

Copertina DVD del film La gang dell'arancia meccanica

L’operazione truffa però non è limitata alla distribuzione italiana, l’intero film chiaramente nasce per sfruttare il successo di altre pellicole di genere e fa da subito strizzatine d’occhio ad Arancia meccanica quando i balordi bussano alla porta di notte dicendo che un loro amico sta male e che devono usare il telefono. Da questo momento in poi inizia una trama che niente ha a che fare con Arancia meccanica e piuttosto si avvicina più a film come Cane di paglia (1971) e L’ultima casa a sinistra (1972). Non a caso all’estero è stato distribuito anche con il titolo di “Last House in Istanbul”, chiaro rimando a The Last House on the Left di Wes Craven.

Locandina italiana del film La gang dell'arancia meccanicaCioè… gli piacerebbe(!) avvicinarsi a film simili. In realtà è di una noia mortale e non ha né la cattiveria di L’ultima casa a sinistra, né lo spessore di Cane di paglia. In questo film di “rape & revenge” non ci sono né rape, né tantomeno revenge, solo la minaccia di violenze ai proprietari di una villa che si trovano ad ospitare forzatamente tre balordi durante il fine settimana. Solo sul finale ci scappa qualche sganassone.

La versione italiana del film, mi scriveva l’utente ‘Devilman87’ in un commento nel lontano 2011, sembra essere stata purgata di alcune scene arrivando a una durata di 78 minuti (che sembrano comunque troppi). Cambiano le musiche (migliori nella versione italiana e probabilmente riciclate da qualche altro film) e gli attori vengono presentati con nomi fittizi, così come facevamo noi italiani per vendere in America. Vincent Dawn e Bob Robertson ne sanno qualcosa.

Nota curiosa: il nullaosta del ministero descrive un finale non presente nella versione che ho visto io in DVD (e che comunque viene da pellicola italiana 35mm). Secondo me quelli della censura si sono addormentati durante la visione e hanno immaginato un finale migliore, quello di vendetta che mi aspettavo anche io ma che non arriva mai.

Oltre al titolo italiano ingannevole dove persino i caratteri del titolo cercano di illudere lo spettatore italota suggerendo un qualche legame con il capolavoro di Kubrick, c’è anche il doppiaggio italiano che non demorde nel cercare di farvi pensare ad Arancia meccanica. Nel film in italiano infatti, i nostri “drughi” (40 anni per gamba) usano espressioni come “sorella” quando si rivolgono alla donna e ci sono altri piccoli accenni ai quali onestamente non avrei neanche fatto caso se il film mi fosse stato presentato con un titolo diverso.

A tutti gli effetti un titolo italiota della sottocategoria sequel apocrifi!


…L’arancia meccanica continua… (Queen City Rocker, 1986)

Locandina cinematografica di Strada violenta, anche noto come L'arancia meccanica continua

Mentre i turchi la strizzatina d’occhio a Kubrick la facevano almeno in qualche scena, i neozelandesi di Queen City Rocker invece sono vittime ignare della nostra distribuzione videocassettara. Di questo film non esiste un visto censura, il che farebbe pensare che non sia mai arrivato al cinema in Italia nonostante l’esistenza di locandine italiane etichettate come esclusività della NORDITALIA CINEMATOGRAFICA che lo distribuiva con il titolo Strada violenta (da non confondere con Strade violente, 1981). Si tratta del film neozelandese Queen City Rocker (1986) che arriva in VHS, prima per la PlayTime nel 1989 e poi per la Center Video nel 1992, in entrambi i casi con un nuovo titolo “…L’arancia meccanica continua…“. Sì, i puntini di sospensione fanno parte del titolo, (per dare un senso di… continuità? Boh)

L'arancia meccanica continua, copertina VHS

Cosa lo renda degno di essere associato ad Arancia meccanica di Kubrick non è chiaro ma vagamente intuibile: nel film ci sono delle gang di ragazzi che si menano tra loro e compiono dei furti (senza violenza). A questo aggiungiamoci pure un tentativo di stupro e l’arancia meccanica è servita. Mwah!

Ovviamente Queen City Rocker non c’entra assolutamente niente e racconta la storia di “Ska”, un giovane ladruncolo sfruttato che sogna una vita migliore per i propri fratelli e sorelle, orfani di madre, che vivono in miseria a Auckland. Ska si farà aiutare dalla sua gang di “ladri buoni” per allontanare la sorella dalla prostituzione d’alto bordo e vendicarsi del pappone, un boss della malavita locale che ha le mani in tutti gli affari loschi della città. Un po’ Guerrieri della notte ma nichilista, un po’ Febbre del sabato sera ma senza balli e molto film britannico, quasi di denuncia sociale. Molto realistico nella sua messa in scena, basato su alcuni fatti di cronaca in cui bande di strada si erano ritrovate a combattere in Queen Street a Auckland, cioè la strada principale della Auckland “bene”.

Ma no, prego, appiccicateci questo titolo scemo con una titolatrice elettronica…

L'arancia meccanica continua, titolo italiano da VHS

In America ha avuto un altro titolo, Tearaway, ovvero “scavezzacollo”, “scapestrato” o un altro dei suoi sinonimi che sanno di titolo da film neorealista italiano. In Italia invece si punta al riferimento a Kubrick, nonostante arrivi quasi vent’anni dopo (!) Arancia meccanica, e quindi ormai fuori tempo massimo. Ma ho una mia teoria sul perché di questa scelta: il titolo italiano con cui è arrivato in VHS potrebbe essere stato pensato (e qui sto solo supponendo) proprio come l’ennesimo titolo di giornale italiano: “…l’arancia meccanica continua…”. In Italia siamo ad un livello di autoreferenzialità così spinto che non è del tutto insensato immaginare che il riferimento più che a Kubrick fosse diretto prima di tutto al linguaggio della carta stampata.

Fossi stato nei panni di Kubrick mi sarei fatto in quattro per assicurare alla giustizia i colpevoli di tutti questi titoli.

Kubrickate bonus

Parlo sempre dell’Italia ma anche all’estero non scherzano. Il film spagnolo “Una gota de sangre para morir amando” che ruba a piene mani da Arancia meccanica è arrivato nel mondo anglosassone con il titolo “Murder in a Blue World” ma in VHS anche come CLOCKWORK TERROR (chiaro rimando a A Clockwork Orange), con la dicitura ruffiana “dopo Arancia meccanica arriva…”.
Una “kubrickata” migliore (o peggiore?) di questa non la trovate.

Clockwork Terror, copertina VHS

 

In Italia invece del legame a Kubrick si è preferito sfruttare il filone erotico con le parole chiave che andavano di moda all’epoca: “vizi” e “infermiera”. Infatti è stato intitolato: I vizi morbosi di una giovane infermiera. Il film ha avuto anche un altro titolo italiano: Blu notte: appuntamento shock. Insomma tutto tranne Kubrick.

Isola meccanica 1978 di Bruno PischiuttaPoi ci sono i film italiani che strizzano l’occhio a Kubrick come nel caso dell’introvabile Isola meccanica (1978) di Bruno Pisciutta. Rubo un pezzo di recensione dal sito Davinotti.it: “isola deserta sulla quale collidono una banda di malviventi che ha rapito una rampolla dell’alta borghesia e un ex professionista che ci vive da eremita dopo aver fatto un massacro“.
È l’isola della violenza insomma, l’isola… “meccanica” (?). È chiaro che nelle menti bacate dei distributori, cioè di quelli che non guardano i film che vanno a citare, la parola “meccanica” fosse diventata sinonimo di “violenza”, nello specifico quella commessa da balordi. Un trasferimento di significato che trova ragione d’essere solo nella titolazione italiana dei film, ma non nel parlato comune.

E poi ci sono quelli che semplicemente usano il font di Arancia meccanica, perché niente ispira più violenza della pop art anni ’60.

Locandina italiana di Un minuto a mezzanotte del 1989

 

Un minuto a mezzanotte, film francese precursore di Mamma ho perso l’aereo, parla di un bambino ricco che deve difendere il suo castello da uno squilibrato vestito da Babbo Natale. Il film è molto più violento di Mamma ho perso l’aereo e se è questa caratteristica che ha fatto considerare l’uso di un font alla Arancia meccanica per la locandina italiana non lo so, ma è l’unica spiegazione plausibile, perché ovviamente il film non c’entra assolutamente niente con quello di Kubrick.

Un minuto a mezzanotte è stato protagonista di una visione di gruppo in una diretta di Natale per i nostri iscritti al canale YouTube (un canale che usiamo unicamente per svago, per commentare film brutti) e anche di un episodio della nostra rubrica “La scatola della videotortura”, sempre su YouTube.


In questa lista ho voluto evitare i titoli direttamente “parodistici” tipo la commedia francese Banana meccanica (1973), quindi con questo ho terminato e spero di non aver dimenticato nessun altro suo seguito apocrifo. Buona arancia meccanica a tutti.

Ex-docente, blogger bilingue con il pallino per l'analisi degli adattamenti italiani e per la preservazione storica di film. Ora dialoghista per studi di doppiaggio.

46 Commenti

  • andreasperelli2k

    18 Luglio 2021 alle 08:49

    Ma è possibile che non esista una forma di tutela legale dei titoli? sopratutto se i titoli sono usati per film che riprendono alcuni temi del film originale quindi possono ingenerare confusione. Per intenderci, se io realizzo un cartone animato su alcuni pupazzi e lo chiamo “toy story: la vendetta” sono sicuro che la Pixar mi porta in tribunale.

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    • Evit

      18 Luglio 2021 alle 09:28

      Bella domanda. Fino agli anni ’90 esistevano Terminator 2, Alien 2 sulla Terra etc… quindi è probabile che in Italia ci fosse qualche vuoto normativo che glielo consentisse? Altrimenti non si spiega

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  • Federico

    18 Luglio 2021 alle 16:31

    Fuori dei miei consueti orari mi son letto, come sempre “divorandolo”, questo tuo nuovo e simpatico articolo! Quando hai citato il film turco ho subito pensato che, da quelle parti, doveva esser un vizio copiare i film famosi. Esistono, infatti, film turchi con attori veri che scopiazzano spudoratamente film di Walt Disney: “La meravigliosa favola di Biancaneve” del ’70 (li siamo al limite del plagio!) e “La meravigliosa favola di Cenerentola” (fantasia dei distributori italiani alle stelle!) del ’71. Erano titoli che ebbero anche un discreto successo all’epoca del passo ridotto. Quello di Biancaneve, poi, era stampato anche in 16mm e serviva (così mi raccontava un signore che aveva, anzi ha una agenzia di distribuzione 16mm a Milano) anche per poter compliare il borderò da mandare alla SIAE quando si proiettava (non legalmente) quello ufficiale della Disney. In parole povere: il cinema proiettava quello della Disney (le copie 16mm esistevano sebbene, in teoria, non erano più sfruttabili per scaduti diritti) e sul borderò si scriveva il titolo del film turco! Ah… la fantasia di noi italiani!! ?

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  • J_D_La_Rue_67

    19 Luglio 2021 alle 11:48

    Bello. Ancora tre film di cui ignoravo l’esistenza. Mentre quello francese non mi interessa e quello turkishploitation probabilmente lo vedrei solo se fossi sotto Cura Ludovico, ammetto che Queen City Rocker mi incuriosisce, perché mi fa venire in mente cosettine tipicamente anni 80 come Classe 1984, vedi anche il look assurdo dei ragazzacci sulla cop. della vhs.
    Credo comunque che l’espressione giornalistica “arancia meccanica” sia ormai desueta, ma a tener viva la perversione italica dello stravolgimento dei titoli (che non è un eccezione ma la regola) ci saranno certamente film dedicati alle “baby gang” 😀
    Che poi, quando c’è una logica sia pure perversa lo stravolgimento lo si può pure capire, se non accettare, ma io non ho MAI capito, per esempio, come diavolo fa “Shock Waves” a diventare “L’Occhio nel Triangolo”…

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    • Evit

      19 Luglio 2021 alle 12:03

      Volevo infatti citare uno dei due “Classe” (1984 o 1999) come film con delle similitudini con Queen City Rocker ma non volevo che i lettori pensassero che ci siano dei robot assassini vestiti da professori. Comunque te lo consiglio finché rimane visibile su YouTube! (vedi link in un altro commento) Benissimo invece evitare quello di turkishploitation, è realmente una fregatura. Un minuto a mezzanotte invece piace a molti (specialmente a coloro che lo videro da bambini), ma ovviamente non c’entra niente con il filone Arancia meccanica, l’unico legame è davvero soltanto il font utilizzato per la locandina.

      Non conoscevo Shock Waves ma già la trama mi ha acceso l’interesse. Penso che quel “L’occhio del triangolo” sia una strizzatina d’occhio al Triangolo delle Bermude che all’epoca andava tanto di moda, leggo infatti che è ambientato in un’isola che suppongo essere tropicale visto che lo hanno girato in Florida. Ovviamente rimando questa ipotesi ad una visione del film. Grazie del suggerimento

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  • J_D_La_Rue_67

    19 Luglio 2021 alle 12:40

    Figurati. Sì, il triangolo delle bermude ci avevo pensato … ma l’Occhio, ti assicuro, non c’entra assolutamente nulla. L’occhio nel triangolo è una rappresentazione di Dio.
    Non ti spoilero nulla, ma preparati alla visione di un film estremamente lento, con enormi difetti però con alcuni (pochi) momenti visivamente molto interessanti. Io lo vidi da adolescente, e alcune scene mi impressionarono. Poi qualunque film con Peter Cushing vale una visione.

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  • mortovivente

    21 Luglio 2021 alle 08:51

    Come sequel apocrifi di Kubrik ricordavo “Silent Running” (fra l’altro discreto film di fantascienza), fatto uscire in Italia come “2002: La seconda odissea”, con tanto di riferimenti ad un “monolite” non presenti nei dialoghi originali ma inseriti arbitrariamente nel doppiaggio italiano. A quanto pare la logica di certe operazione è “se dobbiamo farla sporca… facciamola sporca fino in fondo”.

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  • J_D_La_Rue_67

    24 Luglio 2021 alle 17:17

    Visto finalmente Queen City rocker. Sinceramente lo trovo un buon film, forse addirittura un filino superiore a Classe 1984 (ma quest’ultimo sono molti anni che non lo vedo), mentre con Classe 1999 in effetti non ha niente da spartire.
    Per la verità all’inizio mi ha ricordato un po’ Spetters di Verhoeven, peccato che nell’ultima mezz’ora si banalizza parecchio.
    Bravo il protagonista, bello anche il doppiaggio, anche se ho sgamato solo una voce per me “famosa” (Guido de Salvi = Alan Alda in MASH).
    Non mi ricordo di averlo mai visto in tv. Di certo l’orrendo titolo italiano avrà contribuito all’insuccesso, peccato.
    Grazie della dritta, meritava una visione.

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    • Evit

      26 Luglio 2021 alle 10:21

      Ho apprezzato Queen City Rocker più di Classe 1984, quindi concordo. Con Classe 1999 per me aveva in comune solo l’idea del protagonista che torna in una casa “autogestita” senza genitori, giovani punk abbandonati a se stessi.
      Il doppiaggio sembra essere stato pensato per una distribuzione cinematografica. Peccato che questo film sia praticamente scomparso nell’oblio e sono felice di farlo conoscere in giro 😀

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  • Gabriele Segapeli

    25 Luglio 2021 alle 20:14

    Scusa l’off topic Enrico, ma faresti un articolo sugli adattamenti dei film DC recenti? Alcuni sono vergognosi, uno che mi viene in mente è Birds of Prey: hanno tradotto “Jesus Christmas” con “Gesù Natale” e “Harley fucking Quinn” in “Harley fottutissima Quinn”, entrambi francamente inascoltabili.

    Io attendo il nuovo Suicide Squad di James Gunn, l’unico di cui mi freghi qualcosa, ma già ho paura vedendo alcune clip in originale: un personaggio si chiama The Detachable Kid e sicuro lasceranno il the, mentre ad una certa parlano in spagnolo e dicono “si”, con tanto di risposta “sta imparando lo spagnolo”. Speriamo bene, ma visti i precedenti tipo quello descritto sopra…

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  • Gabriele Segapeli

    25 Luglio 2021 alle 20:25

    Ah, dimenticavo che già uno degli ultimi trailer aveva cose da brividi, tipo “Suicide Squad” lasciato in originale (nonostante nel primo film traducessero “squadra suicida”), “mi scappava il bisognone” (“un” bisognone nel caso), “ti presento il team” invece di un più normale “la squadra”, “che cane può essere mai?” (forse sulla carta funziona ma sentito sembra strano) fino al peggio del peggio: in una scena il capo della squadra spiega che devono distruggere le prove del progetto “Starfish” e uno del gruppo (che è il classico supereroe anni cinquanta ma violentissimo e squilibrato: tipo il Batman di Ben Affleck ma giustamente trattato come un criminale) afferma che “Starfish” è un modo per dire “Bottom” (chiappe se non erro) e chiede se le due cose siano correlate. Bene, in italiano non solo il progetto rimane Starfish, costringendo il traduttore a fare dire al personaggio “Starfish vuol dire Stella Marina, giusto?”, ma la battuta diventa un triste “ci vorrà un esca” (capisco che era difficile, ma dire qualcosa tipo “progetto Pesce Grosso” e dire “uhm, pesce è un modo per dire cazzo”).

    E invece nel primo trailer c’era un’altra censura, visto che un “mangiare cazzi” veniva cambiato in “raccogliere cazzi” (prendere avrebbe lasciato un’allusione in più): capisco l’adattamento e tutto, ma non è un film per famiglie, è vietato ai minori!

    Speriamo bene, l’incubo di “Captain America 2” è sempre lì.

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    • Evit

      26 Luglio 2021 alle 10:36

      I trailer vengono sempre adattati e doppiati molto prima del film stesso, hanno decisamente una vita propria slegata dal film e non è strano trovarci battute diverse. Per quanto riguarda il film Suicide Squad mi pare di averlo visto al cinema senza notare cose troppo strane, o almeno, non troppo strane nel panorama moderno! Cose come lasciare “team” al posto di “squadra” penso siano volute. So per certo che sono scelte volute nelle serie TV della DC, quindi suppongo che queste decisioni arrivino anche ai film (o viceversa).

      A naso direi che quel bottom indichi questo bottom (se così fosse deve rimanere per forza in inglese), però dovrei riguardare il film e il contesto.

      Comunque, non fatemi rivedere i film della DC per favore ahah

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  • Gabriele Segapeli

    27 Luglio 2021 alle 10:18

    Ah ah, un trauma.

    Questo The Suicide Squad in realtà te lo consiglio, sembra una figata: Gunn dichiaratamente è stato influenzato da Quella Sporca Dozzina e Carpenter, quindi promette bene.

    Grazie, mi rincuori. Speriamo bene che facciano un buon adattamento, il trailer era veramente inascoltabile.

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  • Gabriele Segapeli

    30 Luglio 2021 alle 10:46

    In realtà Gunn ha rivelato il motivo del “The” e basta: non voleva che, come in molti sequel, diventasse “Suicide Squad e qualcos’altro” ma siccome questo è abbastanza autonomo e non necessariamente un 2 del primo (orrendo) film hanno optato per il The.

    Noi (ma credo altri paesi) invece abbiamo optato per la soluzione scartata dal regista, ovvero il titolo più un sottotitolo da film anni ottanta.

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  • Gabriele Segapeli

    2 Agosto 2021 alle 21:28

    … Enrico, corri a vedere The Suicide Squad. È la vendetta dei cinefili verso ste cazzate di supereroi: probabilmente Aldritch, Carpenter (soprattutto lui) e Peckinpah sono apparsi in sogno a Gunn ispirandolo.

    Per quanto concerne l’adattamento la prima parte è un po’ fastidioso ma perché hanno tenuto tutti i nomi originali con tanto di pronunce improponibili e un The tenuto intradotto nel nome.

    E hanno tenuto così la battuta della pesca, censurando il Bottom.

    Per il resto un ottimo lavoro, non ho sentito frasi o cose strane.

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  • Gabriele Segapeli

    3 Agosto 2021 alle 00:16

    Ripensandoci c’era un altro momento di adattamento un po’ così: ad una certa un personaggio canta un canzoncina che riflette quello che gli sta succedendo e viene lasciata in inglese coi sottotitoli. Non credo sia una canzone vera, potevano doppiare.

    Per il resto ricordo qualche alterazione carina, tipo un personaggio che ipotizza come possano chiamarsi gli abitanti di Corto Maltese e se ne esce con “cortometraggi”.

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  • Gabriele Segapeli

    3 Agosto 2021 alle 20:39

    Yes! Questa è una vittoria per la mia pedanteria e il mio tormentare la gente dicendo sempre le stesse cose ah ah ah!

    Il prossimo risultato sarà trasformare il twist della mummia nella sigla del canale YouTube.

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  • Gabriele Segapeli

    9 Agosto 2021 alle 16:57

    Enrico, giusto per metterti più Hype:

    Dialoghi italiani: Valerio Piccolo

    E niente, dopo questa posso definitivamente definirlo un capolavoro.

    Tra l’altro non me ne stupisco: alla seconda visione ho registrato il film sul cellulare per realizzare la pagina Wikiquote e i dialoghi italiani sono impeccabili, memorabili come in originale e con alcune ottime alterazioni.

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