Un articolo di dicembre su un film di Natale? Qui? Sul blog Doppiaggi italioti?! Ma è proprio un miracolo di Natale che sia riuscito a pubblicare qualcosa di vagamente attinente al periodo. Approfittando di una rara pausa, sono andato a scavare nei doppiaggi anni ’70, quando trovare dialoghi italiani “identici” a quelli originali era praticamente impossibile, ma a vantaggio di una naturalezza oggi non ben accetta nel settore (colpa degli americani che esigono che non si inventi proprio niente). E i dialoghi inventati qui non mancano. Vi parlo di Black Christmas (Un natale rosso sangue), del 1974, portato in Italia col titolo inglese e un sottotitolo italiano tra parentesi. Fu approvato dalla censura a fine novembre del 1975, ma uscì in Italia a feste ormai concluse il 20 febbraio 1976 (come documentato da Italian Pulp Movie Posters). Se aspettavano un altro po’ diventava un film di Pasqua.
La trama in breve del “primo” slasher della storia
Un assassino ha preso di mira le ragazze dell’associazione studentesca femminile Kappa Sigma di un campus universitario, rimaste sole per le vacanze di Natale. Dalle minacce telefoniche però l’assassino passa all’azione e comincia a uccidere.
Black Christmas è un precursore del genere slasher, avendo anticipato Halloween di Carpenter (che alla sua uscita fu addirittura accusato di essere derivativo di Black Christmas) ed è stato un film seminale per tematiche reazionarie come quella delle ragazze promiscue che finiscono malissimo (nonostante la prima vittima sia una ragazza vergine). Venerdì 13 ci camperà per trent’anni col punire le ragazze che bevono, fumano, dicono parolacce e, cosa peggiore di tutte, sono delle zozzone dedite ai piaceri sessuali. Che schifo, i piaceri sessuali! (cit. di una grande battuta ironica del blogger Lucius Etruscus)
Insomma, Black Christmas non è solo “uno di quei film”, è il primo di quei film. Così almeno si dice in giro. E Psyco di Hitchcock MUUUUTO!!! E Mario Bava con Sei donne per l’assassino? MUUUUTISSIMO!!!
Chi doppia l’assassino?
Black Christmas è anche uno di quei film dove gli amanti del doppiaggio scoprono subito l’identità dell’assassino dalla prima telefonata: è Elio Pandolfi! Fino ad oggi l’identità del doppiatore dell’assassino non era nota ma finalmente ho potuto dargli un nome (grazie alle orecchie del mio collaboratore Leo e successive conferme). Per i non esperti di doppiatori Pandolfi doppiava Zio Fester nei film anni ’90 della famiglia Addams, ma nella sua carriera ha interpretato anche antagonisti, qui ne cito alcuni: il clown in Spawn (1997), Bela Lugosi nel Dracula del 1931 (doppiato per la Rai nel 1986), Gollum nel film animato del Signore degli anelli.
L’idea di fargli doppiare l’assassino potrebbe venire da un film di 10 anni prima, I tre volti della paura (1963) di Mario Bava, dove Elio Pandolfi interpretava proprio la voce al telefono.
Sulla voce dell’assassino in Black Christmas c’è una curiosità tutta americana: in originale la voce dell’assassino al telefono è di almeno 4 persone diverse. Mi sono domandato se non avessero fatto qualcosa di simile anche per la versione italiana, ma sembra essere Elio Pandolfi in tutte le telefonate. Anche nella prima dove ricorda Carlo Valli.
A proposito di Carlo Valli (qui una piccola nota che non c’entra con Black Christmas), è stato la voce dell’assassino al telefono da Scream 1996 fino a Scream 2022 e a questi possiamo anche aggiungere Insomnia (2002), altro film che durante la visione si meritò la mia battuta “l’assassino è Carlo Valli!”. Potrei quasi dedicare un’intera rubrica ai “film in cui Carlo Valli è la voce dell’assassino al telefono”. Anche se non ci aveva mai pensato prima nessuno, Carlo Valli è LA voce italiana degli assassini al telefono. Come sempre a Doppiaggi italioti tiriamo fuori primati sul doppiaggio che neanche sospettavate. Ma prima di Carlo Valli c’è stato Elio Pandolfi. Chiusa parentesi.
L’adattamento italiano di Black Christmas
Il film inizia proprio con una telefonata con molte battute inventate in italiano come riempitivo. Qui i due copioni a confronto. Anche chi non conosce l’inglese potrà notare le battute aggiunte in italiano.
Battute originali | Adattamento italiano |
— | Sì. |
— | Sì. |
Oh, come on. You gotta be kidding! | Uno chalet in montagna? |
— | Mica male l’idea. Prendo un bel maschione e vi raggiungo. |
Why can’t I come too? | “Meglio di no”? Perché “meglio di no”? |
Well, who the hell is he? | Ce n’hai un altro nuovo lì con te? |
You’re a real gold-plated whore, Mother, you know that? | Però! Alla tua età riesci a reggere un bel ritmo. |
I’ll just get a couple of my friends and we’ll go, uh, skiing. | E io me ne fotto! Accompagno [frase inudibile] a sciare. |
Yeah, sure, mom. I’ll be fine. I’ll see you around. | Dai, mamma. Non rompere. Ci vediamo. |
Questo è uno dei primi dialoghi del film e ci fa capire immediatamente lo spirito dell’intero adattamento: dialoghi che a un primo impatto sembrano inventare molto, ma che a ben guardare lasciano trasparire una comprensione del materiale, dei personaggi e una capacità di scrivere dialoghi che sembrano essere nati in italiano.
Prendendo questa scena fuori contesto ad esempio potremmo chiederci da dove spuntino fuori lo “chalet di montagna”, il volersi portarsi dietro “un bel maschione” e le varie sboccataggini verso la propria madre al telefono. Ma a tutto c’è una risposta. Lo chalet viene nominato nella scena seguente, quando la protagonista dopo la telefonata chiede agli amici se vogliono andarci. La sboccataggine invece origina da quel “gold-plated whore” che la sboccata Barbara dice alla madre chiamandola letteralmente “una puttana placcata in oro” e dall’aver scoperto che la madre ha un nuovo uomo (Well, who the hell is he?, “E chi diavolo è?”) e che per colpa di questo nuovo compagno, la madre non vuole la figlia tra i piedi a Natale.
È uno di quei rari casi del doppiaggio italiano in cui un personaggio ha un “frasario sboccato” (cit. dal film) che supera l’originale, ma la scelta è certamente voluta dal dialoghista per far capire immediatamente il personaggio. Del resto, quando abbiamo un personaggio che chiama “puttana” (whore) la propria madre non sorprende più di tanto che possa risponderle “e io me ne fotto!”, anche se in originale questa espressione non esiste affatto.
Anche l’altra frase inventata in italiano “prendo un bel maschione e vi raggiungo” ha senso per quel personaggio che subito dopo denigrerà le “vergini di professione”, ovvero le ragazze troppo inibite. È inventata? Sì. È superflua? Forse. Fa ridere? Sì. E allora ci piace.
Black Christmas non sarà forse uno di quei film da prendere a modello per imparare a tradurre dall’inglese, ma potrebbe essere utile per imparare a scrivere dialoghi in italiano (per sceneggiature magari), che è tutt’altro campo di battaglia. Prendo una frase a caso di una conversazione telefonica per far capire di cosa parlo: “we’re just having a little party. No, I’ve had a couple.“, posso immaginare come oggi una battuta del genere possa diventare qualcosa come “Stiamo solo facendo un piccolo party. No, un paio di bicchieri…”. Nell’adattamento italiano di Black Christmas quella frase diventa invece: “No, abbiamo avuto un po’ d’amici in casa. Ma va’, giusto un goccetto“. E quanto è più familiare e naturale in quella specifica situazione! Questa è una frase presa letteralmente da un punto a caso del film (una delle tante) che ho deciso elevare a esempio, altrimenti sarebbe difficile parlare di qualcosa come dialoghi ben scritti visto che per loro stessa natura tendono a risultare invisibili. Ed è una delle tante frasi che sulla carta sembrano “alterate”, ma portano lo stesso senso nella lingua italiana. Sennò che lo chiamiamo a fare “adattamento”?
Tutto rose e fiori dunque? Che domande, no! Ma Black Christmas in italiano risulta diverso solo a una prima occhiata e tutto sommato, pur con tante scelte creative, il risultato se lo porta a casa. Vediamo quali sono stati i cambiamenti più grossi.
Un copione diverso… ma a ben guardare uguale
Il padre di una delle ragazze dice alla signorina Mac (una donna di una certa età responsabile per le studentesse) che non ha mandato la figlia al college perché bevesse e rimorchiasse ragazzi. Questo in inglese. In italiano invece dirà…
I didn’t send my daughter here to be drinking and… picking up boys.
Mia figlia è venuta qui per studiare biologia, … non il kamasutra.
Un’alterazione niente male. Poi la signorina Mac in privato riprende le parole del padre della ragazza esprimendo quello che avrebbe voluto dirgli:
“I didn’t send my daughter here to be drinking and picking up boys.” Tough shit! Am I supposed to be responsible for the morals of every girl in this goddamn house? These broads would hump the Leaning Tower of Pisa, if they could get up there. I do my best. I don’t know what the bastards expect of me. Christ’s sake!
La signorina Mac praticamente sta dicendo: “Non ho mandato qui mia figlia per bere e rimorchiare ragazzi”, beh, ti attacchi al cazzo. Dovrei essere io responsabile per la moralità di tutte le ragazze in questa stramaledetta casa? Queste ragazze si chiaverebbero la Torre di Pisa se potessero montarci sopra. Io faccio del mio meglio. Non so che cosa si aspettano da me questi stronzi (gli stronzi sarebbero i genitori dei ragazzi).
Questa è una mia traduzione più o meno diretta per farlo capire anche a chi l’inglese non lo mastica. Non dico che dovrebbe essere tradotto così. Nel doppiaggio italiano non mi è chiaro se la parte sulla Torre di Pisa sia stata fraintesa o volutamente ignorata, ma è certamente usata… diversamente:
“Io ho mandato qui mia figlia a studiare biologia, non il kamasutra”. Che razza di discorsi. Ma che stronzo! Come se io fossi responsabile della moralità di tutte quelle che bazzicano questo mezzo bordello. Arriva un fesso e crede di poter raddrizzare la Torre di Pisa con una spintarella. Io faccio del mio meglio. Che cavolo si aspetteranno da me questi rompicoglioni. Che strazio!
Con “arriva un fesso e crede di poter raddrizzare la Torre di Pisa con una spintarella” in italiano non si allude più alle ragazze della sorority house (club per studentesse nel doppiaggio italiano) che si scoperebbero qualsiasi cosa (inclusa la Torre di Pisa se potessero), bensì parla del padre della ragazza in questione che pensa di fare l’impossibile: tenere a bada la figlia. Poco prima infatti, ispezionando la stanza della figlia (piena di poster erotici), il padre aveva detto “comunque non mi piace affatto l’atmosfera che circonda mia figlia. E intendo cambiarla al più presto“. A prima vista quindi la battuta alterata riguardante la Torre di Pisa sembrerebbe una sorta di censura che omette l’idea che le ragazze del “club” Kappa Sigma siano sessualmente disinibite. A ben guardare però, questa informazione non è omessa, ma solo spostata alla frase precedente quando la signorina Mac dice “tutte quelle che bazzicano questo mezzo bordello“. Un’aggiunta in italiano che porta lo stesso messaggio.
Continuando con le frasi alterate, la studentessa Barbara (Margot Kidder), che ci dà ampiamente modo di capire di non essere una ragazza “per bene” sin dalla prima scena del film, continua a scioccare i genitori impettiti della ragazza scomparsa narrando loro un aneddoto sulle tartarughe che si accoppiano per tre giorni senza mai fermarsi. Anche qui il dialoghista approfitta dell’occasione per inventarsi qualche battuta e invece di farle dire come in originale “non mi crede, vero? Come potrei inventarmi una cosa del genere?” opta per qualcosa di diverso:
There’s a certain species of turtles that can screw for three days without stopping. You don’t believe me, do you? Well, I mean, how could I make something like that up?
Ci sono certe tartarughe che possono scopare per tre giorni filati senza mai fermarsi. È un dato scientifico, sa? Come cazzo faranno, io non ci sono mai riuscita.
Anche qui potremmo dire che si inventa, è vero, ma sempre rimanendo fedeli al personaggio che fino a questo momento ha 1) sparlato delle ragazze vergini, 2) dato da bere alcolici a un bambino, 3) preso in giro un poliziotto dando un numero di telefono falso “FELLATIO 69-2-3” (in originale “Fellatio 2-0-8-8-0”), 4) bevuto birra in occasioni sconvenienti, 5) chiamato il pervertito al telefono “la lingua più veloce del west” facendo boccacce e allusioni sessuali. Il personaggio rimane immutato, anche con qualche battuta aggiunta. Poco dopo dirà sempre sull’accoppiamento delle tartarughe: “ma vi rendete conto, tre giorni! A me già mi va bene se duro tre minuti” (I’m lucky if I get three minutes), quindi ancora una volta la battuta aggiunta che apparentemente “stravolge”, in realtà pesca concetti da altre frasi della stessa scena. Il personaggio rimane identico, solo non dice le stesse cose nello stesso ordine come siamo abituati ad aspettarci oggigiorno.
In questo contesto, quando Barbara dice di aver visto le tartarughe farlo allo zoo, il suo “it was very boring” (era di una noia mortale) diventa “era quasi arrapante“, questo sì un cambiamento ma in un discorso comunque sconveniente (subito dopo dirà che le zebre dello zoo si accoppiano in 30 secondi e soffrono di “ejaculatio praecox”).
L’eccessiva sconvenienza di Barbara serve alla trama, in quanto sente che gli altri la giudichino responsabile della morte della compagna di “club”. E poi gli americani erano appena usciti dagli anni ’60, e dimostrare la degenerazione di tutta quella libertà ottenuta dai giovani è sempre stato un concetto ben accetto da quella società di bacchettoni che si chiama Stati Uniti d’America.
Insomma, tornando ai nostri dialoghi, i cambiamenti sembrano avere quasi tutti una loro giustificazione e non c’è nessuna censura o modifiche dovute a un qualche moralismo dell’adattatore, come avevo sospettato inizialmente quando questo film è stato portato alla mia attenzione.
Le cose belle: le parolacce
Essendo ormai abituato ai doppiaggi attuali dove il numero di parolacce si è ridotto a un pugno di offese sempre uguali, specchio della scarsità delle offese americane, non nego che rivisitare l’adattamento delle parolacce in un film anni ’70 come questo sia sempre una boccata d’aria fresca.
Look, she’s supposed to be going away with me for the weekend, goddammit!
S’era detto di andare in montagna a passare un weekend, sì o no? Porco Giuda!
Quand’è l’ultima volta che abbiamo sentito un “porcoggiuda” in un doppiaggio? Nello stesso film altri goddammit diventano “maledizione!“, “e allora va’ a farti fottere!“, “che Dio ti fulmini!“, “della malora“, etc… ed è palese che l’adattamento presti attenzione alle intenzioni più che preoccuparsi di tenere un glossario coerente. Quelle sono preoccupazioni esclusivamente moderne che appiattiscono tutto. In un film così doppiato oggi avreste sentito soltanto una dozzina di “maledizione” al posto di goddammit.
Tra le battute spiritose aggiunte in italiano c’è l’accusa alla polizia che non sembra occuparsi del caso della studentessa scomparsa:
Invece di star lì come salami, non potreste darvi un po’ da fare?
Da “you guys can never get it together [incomprensibile]”.
E perché non approfittare di un “chiudi il becco” per dare del cornuto al poliziotto?
Poliziotto: You. Shut up!
Poliziotto: Tu. Chiudi il becco!Barb: You know, for a public servant, I think your attitude really sucks.
Barb: Invece io parlo quanto mi pare e comunque becco ci sarai tu!
La battuta originale potrebbe essere tradotta come “Per essere un poliziotto, il tuo atteggiamento fa proprio schifo”. Ma c’era l’occasione di mettere in bocca a Barbara l’ennesima battuta/offesa ed è stata colta.
La canzone della signorina Mac
La signorina Mac sola in casa canta “io coi maschi non ci gioco, voglion tutto e danno poco, o un altro amor focoso che è molto spiritoso e riscalda il cuor.” In inglese canta invece “Alligators come through the gate, goodbye leg if ya get away late. Lollies always love to pop.“. Si tratta di una canzone del 1925 chiamata As a Porcupine Pines for Its Pork di Billy Jones & Ernest Hare, proveniente da una trasmissione radiofonica americana molto pulita chiamata The Happiness Boys. Non mi risulta che il testo della canzone abbia doppi significati, è stata solo l’occasione per inventarsi nuove parole. In questo caso adatte al personaggio della zitellona. Una nota simpatica da un’era in cui si potevano inventare anche le parole di una canzone (che niente ha a che fare con la trama del film quindi poco male se non parla di alligatori). Oggi probabilmente sarebbe rimasta in inglese e non doppiata.
Cambiamenti arbitrari
Se gran parte dei cambiamenti vanno ad arricchire il copione originale, non si può dire che siano TUTTI benvenuti o giustificati. Non sono tantissimi ma ci sono. Ne ho presi due più rappresentativi.
1) Rappresentante al posto di un camionista
Una madre dice alla polizia che il “marito fa il rappresentante ed è sempre fuori“. In originale il marito invece è un camionista (truck driver). Questo non cambia assolutamente niente nella trama del film perché è una frase buttata lì che non ha ripercussioni di alcun tipo, ma il motivo del cambiamento posso solo indovinarlo. Chiaramente il lavoro del camionista esisteva anche in Italia nel 1975, ma era il “rappresentante” il mestiere che tradizionalmente teneva i mariti lontani da casa per lunghi periodi. Negli Stati Uniti, che sono grandi quanto l’Europa intera, fare il camionista può tenere le persone lontane da casa anche per mesi, a differenza dell’immagine che abbiamo del camionista in Italia che può lavorare anche localmente o stare via per periodi limitati. Non riesco a pensare ad altre motivazioni. Oggi sembra un cambiamento del tutto arbitrario.
2) Billy e Agnes
L’assassino, che si identifica col nome di Billy, in originale nei suoi deliri nomina spesso una tale Agnes e chiama così tutte le sue vittime poco prima di ucciderle, ma questo nome viene completamente omesso nella versione italiana. In italiano diventa in alcuni casi “mammina”, quindi potremmo supporre che Agnes sia stata la madre dell’assassino, ma in realtà il film in lingua originale non spiega mai chi sia Agnes, possiamo solo sospettare che sia una parente diretta – madre o sorella – probabilmente la prima delle sue vittime. Ma le motivazioni del killer così come la sua “backstory” non ci vengono mai rivelate.
L’omonimo remake del 2006 ovviamente non poteva lasciare niente di misterioso e fornisce un’intera storia delle origini su Billy, ma si tratta appunto di un rifacimento quindi non ci aiuta. Curiosamente, Wikipedia in inglese ha un intero articolo dedicato a questo killer misterioso di nome Billy e sempre su Wikipedia scopro che negli anni è stato anche considerato uno dei più grandi “cattivi” di tutti i tempi. Ma da chi??? Le fonti citate sono articoli acchiappaclick su siti online come GamesRadar (nel 2017) e Bloody Disgusting (nel 2016), quindi da nessuno.
È possibile che il nome Agnes sia stato omesso per evitare di generare ancora più confusione durante le scene dei deliri telefonici dell’assassino, ma dubito che questo fosse davvero necessario. È chiaramente parte di un delirio che rievoca eventi passati del killer, e questo secondo me sarebbe stato comprensibile anche in italiano. Nel copione italiano le telefonate hanno un po’ più senso, essendo quasi sempre delle minacce dirette alle ragazze che rispondono al telefono, ma forse non era quello l’obiettivo degli sceneggiatori/regista.
Sia chiaro che sono piccole cose, in ogni caso tra inglese e italiano io probabilmente opterei per il doppiaggio italiano (soprattutto per le parolacce e le varie offese creative), se non fosse per la qualità audio della versione che circola in DVD, che fa veramente schifo. Sicuramente sono stati applicati pesanti filtri di riduzione rumore che però hanno reso il parlato poco comprensibile, tanto che spesso potreste aver bisogno dei sottotitoli in italiano per riuscire a capire cosa dicono nel doppiaggio italiano! Il colmo proprio. Ci sono anche un paio di scene dove l’audio italiano è assente per qualche secondo e non sembrano dovuti a tagli della censura, piuttosto saranno dovuti alla pellicola danneggiata in un paio di punti dalla quale hanno poi ricavato la traccia italiana che circola attualmente.
Scheda di doppiaggio di Black Christmas – Natale di sangue (1974)
Direttore di doppiaggio: [sconosciuto]
Dialoghista: Alberto Liberati (fonte SIAE)
Studio di doppiaggio: CVD
Il cast di doppiatori
Emanuela Fallini: Jessica Bradford (Olivia Hussey)
Mirella Pace: Barbara Coard (Margot Kidder)
Anna Rosa Garatti: Phyllis “Phyl” Carlson (Andrea Martin)
Rino Bolognesi: Tenente Kenneth Fuller (John Saxton)
Alina Moradei: Signorina Mac (Marian Waldman)
Nino Dal Fabbro: Signor Harrison (James Edmond)
Diego Michelotti: Sergente Nash (Doug McGrath)
Simona Izzo: Clare Harrison (Lynne Griffin)
Gino Pagnani (?)
[fonte Antoniogenna.net]
Elio Pandolfi: voce dell’assassino
[riconosciuto da Leo, conferma di Francesco Finarolli]
Qualche ricerca in più si è resa necessaria per il dialoghista invece.
Il dialoghista: Alberto Liberati
Alberto Liberati è uno di quei dialoghisti di epoche passate la cui attività è rimasta poco documentata nell’era di internet, comparendo in qualche decina di pagine del sito-archivio Antoniogenna.net, a fronte dei quasi 800 lavori registrati alla SIAE (anche se molti saranno probabilmente puntate di Capitol). Sappiamo qualcosa in più su di lui soltanto perché la sua carriera si è incrociata con quella del dialoghista Roberto De Leonardis, egli sì oggetto di numerose ricerche, in particolare da parte dell’esperto del mondo Disney Nunziante Valoroso il quale nel ripercorrere la vita di De Leonardis scrive:
Costituita legalmente la famosa CDC (Cooperativa Doppiatori Cinematografici), si ricomincia quindi a doppiare in Italia e Roberto, con le sue conoscenze linguistiche, si guadagna la stima del capo ufficio edizioni della RKO, Alberto Liberati, con il quale collabora alle edizioni italiane dei film Disney “Pinocchio”, “Bambi” e “I tre Caballeros”. Quando è il momento di doppiare “Dumbo”, che uscirà sugli schermi italiani per Natale 1948, Liberati affida tutto il lavoro al comandante de Leonardis e il risultato entusiasma Walt Disney stesso, che è particolarmente “Alice nel paese delle meraviglie” sorpreso dell’ottima riuscita delle canzoni, affidate al doppiaggio del famoso Quartetto Cetra. Da quel momento Walt affiderà al “Comandante”, come Roberto viene ormai affettuosamente chiamato nel mondo del doppiaggio, la versione italiana di tutte le opere, cinematografiche e televisive, che usciranno dagli studi di Burbank.
La firma di Alberto Liberati compare ai dialoghi di film e serie TV dall’immediato dopoguerra fino agli anni ’90 e quella che segue è la lista più completa possibile che io sia riuscito a stilare con nome della società di doppiaggio e anno accanto al titolo, se noti. La lista copre ben 45 anni di opere e potreste riconoscere qualche titolo noto:
Fantasia per la CDC nel 1946 (primo doppiaggio)
Pinocchio per la CDC nel 1947 con la collaborazione di Roberto De Leonardis
Quarto potere di Orson Welles per la CDC nel 1948 (primo doppiaggio) con la collaborazione di Roberto De Leonardis
Bambi per la CDC nel 1948 (primo doppiaggio)
Il miracolo della 34ª strada per la CDC nel 1948 (primo doppiaggio)
I tre caballeros per la CDC nel 1949
Musica, maestro! per la CDC nel 1949
La vendetta del corsaro nel 1951 (come sceneggiatore insieme a Fede Arnaud)
Ci troviamo in galleria nel 1953 (come soggettista insieme a Fede Arnaud)
Una pelliccia di visone nel 1956 (come soggettista insieme a Fede Arnaud)
[Nel 1958 è uno dei soci fondatori della SAS insieme a Fede Arnaud come riportato da Enciclopedia del doppiaggio]
Il figlio del corsaro rosso nel 1959 (come sceneggiatore insieme a Fede Arnaud)
Io Semiramide nel 1963 (come sceneggiatore insieme a Fede Arnaud)
La caduta dell’impero romano per la SAS – Società Attori Sincronizzati nel 1964
Amleto di Grigori Kozintsev per la CDC nel 1965 (primo doppiaggio, diretto da Mario Maldesi)
Belfagor – il fantasma del Louvre (miniserie) nel 1965
I coltelli del vendicatore, nel 1966
Dinamite Jim, nel 1966
Il disertore e i nomadi, nel 1969
Festa per il compleanno del caro amico Harold di William Friedkin per la SAS nel 1970
Ricatto di un commissario di polizia a un giovane indiziato di reato nel 1971
Caccia sadica nel per la C.D. nel 1971
Regolamento di conti di Daniel Vigne, nel 1973
L’isola del tesoro con Orson Welles, nel 1973
Chi sei? per la C.D. nel 1974
Bianchi cavalli d’agosto nel 1975
Black Christmas (Un Natale rosso sangue) per la Coop. Sincrovox nel 1975
Profezia di un delitto per la CDC nel 1976
Poliziotti in cilindro – I rivali di Sherlock Holmes per la CVD (datazione della prima TV incerta)
Il boss del dollaro (miniserie) per la CVD, diretto da Maldesi (datazione della prima TV incerta)
Matt Helm (serie TV) per la CVD nel 1977
Amore, piombo e furore, nel 1978
La banda dei cinque (serie TV) nel 1979
Radici – Le nuove generazioni (miniserie) per la CVD diretto da Maldesi (datazione della prima TV incerta)
Doppia sentenza (serie TV) nel 1980
Capitol (soap opera) per la CVD dal 1983 al 1988 (episodi sconosciuti)
Orwell 1984 per la SAS nel 1984
The Principal – Una classe violenta, per la CDC nel 1988
L’impero del sole di Spielberg, per la Kamoti Film di Maldesi, nel 1988
La guerra dei mondi (serie TV) trasmessa in Italia nel 1992, per la SEDIF con partecipazione della CVD.
Come evidenziato dalla lista che ho stilato, nella carriera di Alberto Liberati ci sono state anche incursioni nella sceneggiatura di diversi film (e chissà quanti altri non sono stati neanche accreditati). È possibile dunque intuire il perché nei suoi adattamenti ogni tanto sembra volerci mettere del “suo”. Del resto Liberati ha anche iniziato la carriera in un epoca in cui il concetto di tradurre quasi alla lettera era ancora inesistente.
Durante le mie ricerche sono incappato in questo commento sul primo adattamento di Bambi che, alla luce di quanto visto in Black Christmas, sembra più delineare un modus operandi che un caso isolato:
Il primo doppiaggio italiano del film [Bambi], eseguito nel 1948 negli stabilimenti Fono Roma dalla CDC e curato da Alberto Liberati, soffre di una traduzione primitiva e piuttosto libera, con alcune frasi mal tradotte e altre aggiunte.
Non ho familiarità con gran parte dei lavori di Liberati ma le parti in neretto che descrivono il lavoro su Bambi possono essere tranquillamente applicate anche Black Christmas di 27 anni dopo. Ma non mi sento di dire che in Black Christmas la traduzione sia primitiva e mal fatta, tutt’altro. Si nota invece una grande comprensione del copione originale e dei personaggi, oltre a un approccio un po’ diverso all’adattamento. Non sarà De Leonardis, ma neanche l’ultimo fesso!
Anzi, devo sottolineare (e con questo concludo) che NESSUN nome in Black Christmas è stato alterato, e per giunta sono tutti pronunciati correttamente! Negli ’70 questa cosa non era affatto ovvia, visto che in Halloween di neanche 4 anni dopo diversi nomi hanno subito modifiche e pronunce strane, come ho già avuto modo di sottolineare nel precedente articolo sull’intera saga di Halloween. Questi sono tutti punti a favore di un adattamento che sì, è vero, cambia molte battute, ma secondo me in meglio o se non altro lo fa dimostrando di aver capito i personaggi e il film. Ce ne fossero di più di doppiaggi così!
Buon Natale!
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40 Commenti
Gabriele Segapeli
26 Dicembre 2022 alle 00:21“E Psycho di Hitchcock mutoooo!”
E sei Donne per l’assassino di Mario Bava (autore dei coltelli del vendicatore, presente nel super elencone) doppiamente mutooooo!
…Ma chi cazzo è sto Billy? Billy Ray Valentine? Alla faccia del “cattivo famosissimo” di Wikipedia ha ha ha.
Forse lo guarderò in futuro (non sono un super fan di questo tipo di horror), questa Barbara perlomeno sembra, uh, interessante…
Evit
26 Dicembre 2022 alle 00:29Non lo mettere in cima alla lista dei film da guardare perché secondo me non ti perdi molto. La prima metà è lenta da morire, poi nella seconda parte si riprende un po’ e diventa quasi interessante. Ma non lo consiglio se non agli appassionati di “storia del cinema” che ricercano la fase di transizione tra i gialli e i film post-Halloween.
Mario Bava MUUUUTISSIMOOOOOO!!!!! (L’ho dovuto aggiungere perché ci pensavo già durante la stesura)
Paolo "Pisolo" Ciaravino
26 Dicembre 2022 alle 01:38Soliti complimenti! 😉
Spesso non commento ma sappi che leggo sempre e anche se non scrivo dalli comunque per scontati.
Stefan
26 Dicembre 2022 alle 01:49Sorprendente articolo, non solo per la puntualità. Non lo conoscevo questo film, ma leggere del suo adattamento mi ha interessato. E Bava muto top.
duepizze
26 Dicembre 2022 alle 09:51Non è solo nei film che ormai è impossibile non trovare dialoghi non identici, tutto il mondo delle traduzioni è afflitto da un morbo incurabile. Se io provassi a mandare una traduzione così a un mio cliente, me la rimanderebbe indietro lamentandosi; o peggio, si rivolgerebbe a un altro. Ho avuto un cliente che si è lamentato perché ho cambiato la punteggiatura. Cosa fai in questo caso? Io non posso permettermi di perdere clienti.
Se questo avviene nella traduzione dei testi, non mi viene difficile immaginare come il fenomeno sia anche peggio nel mondo del cinema. Quindi davvero questo adattamento è un piccolo miracolo di un tempo perduto.
Ma il problema non si limita solo alla coppia italiano/inglese—che poiché tutti sanno capire un minimo della lingua, si sentono più in diritto di rompere—ma a molte altre lingue.
Conosco di un caso in cui un traduttore giapponese->inglese ha avuto problemi con un cliente nel tradurre il manuale di una stampante perché lui nel tradurre il testo originale si è permesso di usare pronomi al posto di sostantivi (in giapponese non esistono pronomi e quindi il testo faceva più o meno così: per accendere la stampante, prendere la stampante e premere il pulsante della stampante che si trova dietro la stampante…)
Ormai ci dobbiamo rassegnare a vivere per tanti anni a vivere in una locazione disturbante.
Evit
26 Dicembre 2022 alle 09:57Hai descritto perfettamente l’incubo in cui ci troviamo tutti. 😄😄
Qualcuno vorrebbe addirittura le parole nello stesso ordine quanto più possibile. Chi conosce un minimo l’inglese sa perfettamente quanto possa essere sciocca questa richiesta. Ma sono certo che tra addetti ai lavori potremmo scambiarci una miriade di storie simili. Storie dell’orrore da raccontare con la torcia sotto il mento. Altro che horror! 😄
Grazie per il commento, Black Christmas è davvero una piccola perla di un tempo perduto.
Paolo "Pisolo" Ciaravino
26 Dicembre 2022 alle 13:09Hai mai letto Asterix e i Britanni? Il genio Goscinny faceva parlare i Britanni con la sintassi inglese e le traduzioni letterali e avevamo espressioni come “del cielo numi!” o “scuotiamoci le mani”.
Evit
26 Dicembre 2022 alle 13:10Anche in italiano erano così o sbaglio? Almeno qualche frase nel film animato la ricordo così
Paolo "Pisolo" Ciaravino
26 Dicembre 2022 alle 13:23Nel mio piccolo, da ignorante della lingua inglese, noto da anni nei fumetti di supereroi, di una casa editrice famosache non nomino, una certa piattezza nelle traduzioni rispetto ai tempi eroici degli anni ’80 e ’90. Ma lì ci sono anche altri problemi di comprensione del testo ed erroracci vari (a volte gravissimi) dovuti probabilmente anche alla scarsità del tempo a disposizione e alla mancanza di correttori di bozze. Oppure tremendi calchi dall’inglese tipo “save the day” (su un fumetto dell’uomo ragno) o “whistle for” (sul topolino di Floyd Gottfredson tradotto peraltro da uno che insegna inglese a scuola, se non sbaglio) tradotti letteralmente invece di “salvare la situazione” e “aspettare un pezzo per” (o equivalenti che si adattino al contesto).
Evit
26 Dicembre 2022 alle 13:26I fumetti moderni a volte sono in mano agli editori stessi o ai loro amici, ti lascio immaginare cosa non viene fuori.
Apostolo
26 Dicembre 2022 alle 18:42Per non parlare delle traduzioni dei manga.
Se avesse adattato un anime sicuramente gli otaku avrebbero ucciso Maldesi, ne sono sicuro.
Ste
4 Gennaio 2023 alle 14:29c’è chi invece ci sguazza… tal Cannarsi che riesce a scrivere testi adattt… tradotti letteralmente dal giapponese con esiti ben noti.
Daniele Manno
17 Febbraio 2023 alle 12:15Ricordo anch’io quello splendido fumetto… “magico pozione”, “scuotiamoci le mani”; lo ricordo esilarante e quindi, suppongo, ben tradotto (non l’ho letto in francese). Senza mai dimenticare, al solito, la bomba tutta italiana “SPQR=Sono pazzi questi romani”!
Evit
17 Febbraio 2023 alle 13:18Non c’è mai stato anagramma migliore 😄
Lucius Etruscus
26 Dicembre 2022 alle 10:16Evit “sul pezzo” non me l’aspettavo proprio: ci manca solo un pezzo sul Capodanno fra una settimana e uno sulla Befana, poi sarai davvero un blogger alla moda! 😀
Scherzi a parte, grazie per la citazione e per lo stupore davanti al sedicente primato di questo film fra gli slasher.
Se c’è da firmare una petizione per il ritorno ad un doppiaggio libero io ci sto: tutti su Charge.org ^_^
Evit
26 Dicembre 2022 alle 10:31Sono sul pezzo… ma con 48 anni di ritardo. 😄
Ma non lo sapevi che Black Christmas è il primo slasher della storia del cinema? C’è scritto su Wikipedia, sarà certamente vero. L’unica cosa in comune con Halloween che ci ho trovato è il decennio in cui è uscito. 😄
Apostolo
3 Gennaio 2023 alle 01:59Altro capolavoro di Wikipedia: ”Nonostante le diffuse voci che vorrebbero Titti di sesso femminile, è dimostrato che il personaggio sia sempre stato maschio; cosa confermata anche da Titti stesso nella serie animata I misteri di Silvestro e Titti”
Non metto in dubbio che sia maschio, ma da quando Titti è una ”fonte affidabile”?
Paolo "Pisolo" Ciaravino
26 Dicembre 2022 alle 13:49@Evit su Asterix e i Britanni
Sì, anche in italiano erano così, almeno nell’edizione che posseggo io che è vecchiotta. Di recente l’editore che non voglio nominare li sta ripubblicando tutti e non so se per caso si siano persi per strada questa spassosa peculiarità (ormai non mi stupisco più di niente), ma credo sia talmente evidente, che si tratta di una cosa voluta, che è impossibile la sbaglino. Il cartone credo sia l’unico di quelli “vecchi” non ho visto, se non qualche spezzone decenni fa e non lo ricordo per nulla.
Rado il Figo
28 Dicembre 2022 alle 12:58Be’, se proprio il nuovo editore avviasse un’operazione di ritraduzione, almeno spero elimini alcune opinabili scelte di adattamento, come la celeberrima “mosca” di Zerozeroseix in “L’Odissea di Asterix”, che è palesemente un’ape (con tanto di attrazione nel finale per il miele), il tutto per inserire “una battuta una” altrimenti impossibile in italiano a insetto corretto, o le note a capo che spiegavano alcuni scambi comici (come “mi hanno medusato” o, proprio nell’albo coi Britanni, coll’equivoco di Obelix fra germano e germanico).
Federico
26 Dicembre 2022 alle 22:48Sono un semplice accumulatore di pellicole, con l’inglese fermo alla V ginnasio del liceo classico, ma il tuo articolo mi ha messo la voglia di guardarmi il film. Incuriosito ho cercato su internet e – sorpresa! – c’è completo su Youtube. Anche se stavo per diventare psicopatico pure io, data la presenza di pubblicità ogni 8 minuti, devo dire che mi è piaciuto. Da ex appassionato di film horror ho sinceramente dubitato fin dall’inizio che l’assassino fosse il pianista disperato, però la suspance è stata alimentata bene, fino alla fine. Grazie Evit, anche e soprattutto per avermi fatto capire che, alla fin fine, ho visto un film straniero adattato molto bene alla nostra cultura italica, molto più variegata anche in fatto… di parolacce! 😉
Evit
26 Dicembre 2022 alle 23:14Anche io stasera ho notato che il film è presente per intero su YouTube 😄 per fortuna l’ho visto in altro modo, sennò di sicuro diventavo psicopatico pure io e cominciavo a farmi chiamare Billy dopo tutta la pubblicità che inonda ogni video su YouTube. 😄
Visto con occhi moderni sappiamo benissimo che l’assassino non è il pianista, però c’è da chiederci ALLORA CHI CACCHIO È??? L’atmosfera finale è un crescendo di tensione, se uno supera la prima metà un po’ noiosetta potrebbe rimanere sorpreso.
Felice di sapere che dopo tutti questi anni riesco ancora a parlare di copioni americani facendomi capire anche da chi ha conoscenza limitata dell’inglese. È sempre il miglior complimento. Grazie, Federico. 😁
Federico
26 Dicembre 2022 alle 23:37Già… chi sarà l’assassino? Per me è come la valigetta di Pulp fiction. O forse il contrario? 😁
PS Youtube sta veramente rompendo, con tutta la pubblicità che rifila.
PS2 Dovrei riprendere a studiare l’inglese, ma i neuroni dopo i 50 fan fatica ad ingranare. 😁
Apostolo
27 Dicembre 2022 alle 00:35RING DING DONG
QUALCUNO HA DETTO JUST EAT
(Ormai la so a memoria)
Paolo "Pisolo" Ciaravino
27 Dicembre 2022 alle 12:06Per il futuro vi consiglio di usare il tubo tramite l’app newpipe, se guardate da dispositivo mobile, o tramite una delle istanze invidious, se guardate da pc.
Paolo "Pisolo" Ciaravino
28 Dicembre 2022 alle 14:03Ehm, veramente no ;D. La mosca è una mosca, si vede chiaramente dal disegno e se si va a leggere l’originale c’è scritto proprio “mouche”. Nella tradizione popolare c’è anche il detto “si prendono più mosche con una goccia di miele che con un barile d’aceto”. Non so quanto risponda al vero l’associazione tra mosche e miele, ma essendo presente nella tradizione popolare, e non avendo Asterix troppe pretese di realismo, fa sicuramente al caso, pure se fosse stata una scelta del traduttore.
Circa le note esplicative superflue, l’editore o il traduttore hanno evidentemente ritenuto di dover spiegare al pubblico, suppostamente infantile (io avrò avuto una decina d’anni quando l’ho letto), alcuni riferimenti. Certo che proprio quella di Asterix e i Britanni sembra veramente una scemenza. In originale la parola è sempre “germain” mentre in italiano fa già la differenza tra germano e germanico, quindi non si capisce perché necessiti di spiegazione l’equivoco in cui cade Obelix. Mentre su quella della zattera della Medusa posso dire che mi ha permesso di fare più di una bella figura a scuola, conoscendo grazie ad Asterix il quadro 😀
Apostolo
28 Dicembre 2022 alle 14:57Il tuo commento sulla mosca/ape mi ha ricordato il caso delle sorelle in Mermaid Melody.
Ovviamente i fan italiani hanno gridato ”cenzura!!1” nonostante fossero sorelle anche in originale.
Rado il Figo
28 Dicembre 2022 alle 17:17Oh cavolo! Avete proprio ragione! Non si finisce ma d’imparare 🙂
Giuro che ho sempre pensato fosse un’ape, tanto più che a memoria mi pare di ricordare fosse così identificata anche nella versione pubblicata dal Giornalino.
Restando in tema, mi ricordo quando alle superiori pubblicarono le avventure di Asterix in originale in una delle tante raccolte per imparare divertendosi il francese, che comprai coi compagni, rimanendo di stucco a scoprire che il celeberrimo SPQR di Obelix… non esiste, perché in originale dice solamente “Ils sont fous, ces romain”, che tradotto alla lettera era perfettamente impiegabile come… significato alternativo della sigla.
Paolo "Pisolo" Ciaravino
28 Dicembre 2022 alle 18:28@Rado
Credo sia la stessa edizione in francese con le musicassette che comprava mia sorella e che – combinazione – ho tirato fuori durante queste feste (vi risparmio la storia che c’èè dietro).
Da parte mia fino a poche ore fa, non avendoli quasi mai aperti in originale, avevo sempre pensato che tutte le note che spiegavano in modo ridondante le battute fossero già presenti nel testo originale per creare un effetto comico o per spiegare un riferimento culturale nel caso delle altre note. Proprio vero che non si finisce mai di imparare. 😀
Rado il Figo
29 Dicembre 2022 alle 11:40Fra le altre cose, ricordo (sempre a memoria, perché tutti gli albi sono andati a casa di mio fratello) che in “Asterix e i Goti” vi era, prima della storia, una pagina dell’adattatore italiano (Marcello Marchesi?), che spiegava le difficoltà di tradurre le battute dei Galli, tipo: “Goti contro Goti: che goturia!”, per evitarsi l’epiteto di “traduttore traditore” 😉
Paolo "Pisolo" Ciaravino
29 Dicembre 2022 alle 13:37@ Rado
Ricordi bene, salvo che, se non ricordo male visto che anche io ho i volumi altrove, la frase per la precisione era “I Goti picchiano i Goti: che goturia!” 😉
Gabriele
15 Febbraio 2023 alle 16:52Chiedo perdono per l’off topic, ma R.I.P. Dario Penne
Evit
15 Febbraio 2023 alle 16:53Una notizia tristissima. 🙁
Daniele Manno
17 Febbraio 2023 alle 12:17Articolo bellissimo! Ho, ahimé, il timore che anche dopo averlo letto, per mera ideologia, molti accuserebbero comunque questo adattamento di alto tradimento. La mentalità, l’andazzo è questo… oh, magari sbaglio eh! Ne sarei lietissimo!
Evit
17 Febbraio 2023 alle 13:17Sì sì, è altissimo tradimento perché non corrisponde parola per parola. 😄 Ti ringrazio Daniele, è stato divertente e interessante esplorare questo adattamento di epoca remota.
Sandro Villa
22 Marzo 2023 alle 15:39Fantastico articolo Evit.
P.s. Per quanto riguarda Star Wars ovvero i cloni.
Per curiosità ho provato a far qualche ricerca (cartacea, non in rete) sui “cloni/quoti”.
Nel dizionario Devoto/Oli del 1977 è riportato: clone s.m. Termine usato in biologia per indicare una popolazione di individui provenienti, per generazioni agamiche (vegetative) o partenogeniche, da un unico stipite. [Dal gr. klon ‘germoglio’]
Non ci sono né clonare né clonazione, nemmeno nell’aggiornamento del dizionario del 1980.
Nel Palazzi del 1982 (l’unico altro vecchio dizionario che mi trovo in casa) non c’è nemmeno clone.
Nell’enciclopedia Motta degli anni ’50 “clone (o clono)” rimanda a “biotipo” che è indicato come “Un insieme di individui o popolazione animale o vegetale presentante caratteri ereditari omogenei. […] Il termine che oggi risponde al concetto di B. è linea pura o clone, la discendenza cioè che si ottiene per autofecondazione a partire da un solo individuo. […]”
Quindi i “cloni” almeno fino al 1977/80 erano intesi come una linea di individui provenienti da un singolo, nel senso di padre-figlio-nipote-pronipote-ecc., non come una quantità n di copie perfette ottenute con qualche bizzaria tecnologica o fantascientifica come in genere si intende oggi (complici ovviamente film, romanzi e quant’altro).
Sotto quest’ottica, non risulta poi tanto strano che i traduttori dell’epoca non abbiano capito cosa significasse “clone wars” e l’abbiano tradotto con un termine a casaccio. Quello che non è chiaro è perchè abbiano scelto “quoti”, che non c’entra(va) nulla.
Per quanto riguarda strafalcioni ce ne sono a iosa nella trilogia prequel, soprattutto nell’episodio III. Tipo quando Obi Wan dice (in originale) “so uncivil” riferendosi alla pistola che ha dovuto usare contro Grievous, mentre da noi è diventato “che essere incivile”. Il che è piuttosto grave, perché oltre a cancellare il senso originale dà anche un’impressione sbagliata del personaggio.
Uno dei peggiori è quando verso la fine Obi-Wan dice “It’s over Anakin. I have the high ground”, frase che si poteva rendere in diversi modi: “sono in vantaggio”, “sono superiore”, “ho la meglio”… ecc. e nel doppiaggio invece è stata tradotta nell’unica maniera sbagliata, ovvero quel letterale e ingenuo “sto più in alto di te”, rendendo il dialogo alquanto stupido a mio avviso.
Evit
28 Marzo 2023 alle 11:40Ciao Sandro, ti ringrazio! La scelta della parola “quoti” temo che rimarrà un grande mistero per sempre, purtroppo Maldesi è venuto a mancare quando il blog era ancora agli inizi, altrimenti avrei posto io stesso la domanda che nessuno gli ha mai posto. Proseguiranno un giorno le recensioni anche degli adattamenti della saga, per ora sono fermo a Episodio 1 e Episodio 2. Se non li hai ancora letti dacci un’occhiata. Quelli di Episodio III nominati da tutti non li trovo così gravi, ma ce ne sono altri che sfuggono ai più. Ma ci arriveremo 😉
telelaterale
28 Marzo 2023 alle 18:59Io personalmente sono rimasto convinto di un’ipotesi che ho letto diverso tempo fa su questo blog, ovvero che sia usato volutamente “quoti” nel senso di “risultati senza resto di una divisione matematica”, paragonando quest’ultima con una divisione cellulare. Oltre che sensato, mi sembra coerente con ciò che poteva avere in mente un adattatore degli anni ’70, che veniva da una scuola molto nozionistica!
Evit
2 Aprile 2023 alle 11:45Neanche mi dispiace come interpretazione. 😀
Apostolo
10 Aprile 2023 alle 13:27E se fosse stato un semplice errore di trascrizione o della qualità del audio originale in mano a maldesi?
Stefano
10 Aprile 2023 alle 18:10Possibile che nessun altro sia stato messo a parte del segreto?