Per chi ancora non sapesse perché “Full Monty – Squattrinati organizzati” (titolo originale: The Full Monty) si chiami così ve lo spiego io: “The full monty” è un espressione britannica informale che indica l’interezza di un servizio. The full monty può essere una colazione completa per esempio. Nel film si riferivano al fatto di denudarsi “completamente”, di mostrare “il corredo intero”, “tutto il pacco”… e così nasce il mio titolo provocante, che, ricordo al lettore non abituale a cui non sono noti gli scopi della mia rubrica Locandine all’Amatriciana, vuol essere non una traduzione del tipo “come si sarebbe dovuto chiamare” ma piuttosto un adattamento ironico che porta solo a riflettere sul concetto di lasciare i titoli inglesi a tutti i costi, specie quando questi non fanno parte del bagaglio linguistico dell’italiano medio e quindi risultano incomprensibili ai più.
Adesso sapete cosa vuol dire “full monty” anche se rimane il dubbio sul perché abbiano lasciato tale titolo in italiano (omettendo tra l’altro il “the”). Evidentemente “servizio completo” come titolo non funzionava bene ma di certo “full monty” è ancora meno indicativo, in questo caso il sottotitolo (squattrinati organizzati) è stato essenziale al successo del film in terra italica.
Le cronache di Černobyl (Chernobyl Diaries)
Di recente mi sono “goduto” questo Chernobyl Diaries – La mutazione che ho anche commentato su Twitter descrivendolo come “avventure in una Černobyl sotterranea popolata da violenti mostri-patata radioattivi. Deplorevole“, difatti scopriamo non solo che tramite cunicoli sotterranei si può arrivare ovunque (persino nella sala di controllo della centrale nucleare) ma che i mostri che perseguitano i nostri “eroi” non sono altro che pazienti (sì, avete sentito bene) fuggiti da un ospedale militare. Non si capisce bene come le radiazioni abbiano reso queste persone (gli ex abitanti di Pryp’jat) violente, superforti, probabilmente cannibali… fatto sta che così è e così ve le tenete. Quanto alla moralità di una trama simile c’è sempre questa mia opinione in merito. Guardatevi le “vere” immagini delle vittime di Cernobyl e poi me lo venite a raccontare se si può parlare di “horror innocente”.Vediamo cos’altro non va in questo film: il titolo. Non mi aspettavo che avrebbero tradotto “Chernobyl diaries” ma un po’ inaspettato è stato il sottotitolo “la mutazione“, aggiunto sicuramente all’ultimo momento dai distributori italiani. Onestamente lascia un po’ il tempo che trova: questo film è un horror ambientato a “Chernobyl” e penso che l’idea che gli ex-abitanti di Pryp’jat siano diventati mostri mutanti radioattivi sia venuta in mente a tutti già leggendo il titolo originale. “La mutazione” si riferisce a quella subita dalle vittime del disastro nucleare dunque. È molto reminiscente di “Alien 4 – La clonazione“, il che lo rende ancora più fastidioso come sottotitolo.
D’altro canto c’è da dire che “chernobyl diaries” da solo poteva suonare come un documentario ma lasciamo perdere, inutile impuntarsi su simili dettagli quando il film in se è già mediocre.Altre piccole cose degne di nota:
Piripìz e piripàz
La città di Pryp’jat (scritto anche Pripjat) è nominata spesso durante tutto il film e molte volte il nome cambia nome da pripiat a pripiaz o varianti simili. Si vede che ciascun doppiatore aveva la sua personale interpretazione del nome straniero.
Festa della primavera
In inglese la guida locale dice che quando la popolazione è stata evacuata c’erano i preparativi per una grande festa, si fa quindi riferimento al primo maggio, festa dei lavoratori, senza nominarla. Non sia mai parlare agli americani di una festa così… comunista! [tuono]. Nel film doppiato la guida dice che si stavano preparando per la “festa di primavera (e dei lavoratori)”, quest’ultima parte omessa ovviamente, di questi tempi meglio non nominarla. Chiaramente è perché non la nominano in lingua originale, quindi nessuna colpa dell’adattamento italiano in cui, tra l’altro, non ricordo di aver sentito alcun errore.
Volevo parlarvi del film ma c’è già chi lo ha riassunto tutto alla perfezione, e non sto parlando del blog i 400 calci, bensì della recensione che un mio amico croato mi ha inviato via e-mail dopo aver visto il film; semplicemente non potevo tenere questa perla tutta per me, quindi eccovela (occhio che CONTIENE SPOILER FINO ALL’ULTIMA SCENA! ma fidatemi, meglio sapere ciò che vi aspetta):
“Allora la prima parte era intrisa di cliché da “turisti all’est”, in particolare “turisti nelle buie strade dell’est”. Non a caso nei sobborghi di keiv-belgrado (sì il film in realtà è stato girato interamente in Ungheria e Serbia) saltano fuori dei tipacci, arcigni in volto, che aggrediscono i nostri protagonisti-immemorabili. Non a caso non ricordo il nome di neanche uno, eccetto il proto-ucraino-tarchiato che li accompagna all’inizio. Non mancano i ristoratori seccati e la polizia di frontiera composta da violenti-criminali-stupratori che minaccia la sicurezza delle nostre pulzelle di turno.
In qualche modo arrivano a Pripjat-Belgrado, letta Pripiaz (?!?), dove è tutto abbandonato e in rovina (io e mio fratello riusciamo a riconoscere perfino prodotti tipici dell’edilizia jugoslava) e dopo un po’ di giri inutili è l’ora di ripartire… ma qualcuno si è morsicato i cavi del furgone. Ok a questo punto il surreale prende il sopravvento. Arriva la notte e il proto-ucraino-tarchiato decide che è l’ora di fare un giro nelle tenebre per morire, con l’unica pistola che il gruppo aveva. Uno dei personaggi, che pareva il protagonista, esce fuori e viene azzannato.
Il fratello detestabilmente-non-protagonista prende piede nella storia, il gruppo si separa. A questo punto si comincia a ridere. Infatti i nostri eroi iniziano a correre per Pripjat dove, entrando in un sotterraneo, si accede ad una sala da ballo sovietica, poi a delle cucine, poi ad un corridoio-bunker che conduce ad uno stadio dove ci sono i mostri ad attenderli! Poi si corre ancora e dallo stadio si entra in un tunnel, rigorosamente sotterraneo, che scende fino al centro della Terra per sbucare, con una comoda scalinata, dove….? in Cina? Ma no, semplicemente nella sala comandi della centrale nucleare!Era così facile entrarci! Bastava seguire un certo percorso urbano predefinito.
A questo punto si ride scommettendo su quale sarà la prossima destinazione, finché non restano solo due americani, ragazzo e ragazza, i non-protagonisti dell’inizio, i presunti protagonisti invece sono già morti.
Corrono per un po’ finché non sbucano dei soldati con tanto di carrarmato, mitragliatrici ed altri accessori.
Ci sono un po’ di grida e poi sparano al ragazzo. Alla ragazza no, la mettono su una barella, si scomodano a portarla in un ospedale che scopriremo limitrofo alla centrale nucleare, le parlano, la rassicurano e poi… la gettano in una cella dove la assalgono i mutanti. Una mano sovietica chiude una grata con boato e il film si conclude.Titoli di coda e canzone metal soviet.“
Intervista con il doppiatore Luca Dal Fabbro
Evit: Luca, tu sei la voce ufficiale di Steve Buscemi, me lo confermi?
Luca: Diciamo che sono io quello che lo ha doppiato più volte. Ormai non esiste più la voce ufficiale. Normalmente, se un direttore è intelligente tende a conservare la voce che meglio aderisce a quella originale. Ma ci sono i direttori creativi che vogliono inventare il doppiaggio e cercano soluzioni strane. Il termine stesso “doppiaggio” dovrebbe far capire che bisognerebbe essere il più vicino possibile all’originale, cercare di restituire l’opera il più fedele possibile all’originale, ma molti direttori hanno velleità artistiche e vogliono riscrivere il film, sconvolgendo l’originale. C’è stato un capo edizione di un’importante casa cinematografica che non voleva la mia voce su un personaggio di un cartone doppiato da Steve Buscemi e l’ha cambiata. Risultato: ho dovuto ridoppiare il film in colonna separata.Cartone, cartone… parliamo dei Simpson per caso?
No, parliamo de: “La tela di Carlotta”.Mi racconti come hai ottenuto il ruolo di doppiatore di Steve Buscemi?
Una ventina di anni fa insieme a dei colleghi abbiamo creato la “Cast doppiaggio” (ora siamo quasi tutti usciti dalla società) e fra i primi film che ci vennero assegnati ci fu “Reservoir dogs” di Quentin Tarantino (allora sconosciuto) e Carlo Valli, che faceva il direttore del film, mi scelse per doppiare “Mister Pink”. La scelta piacque molto e da allora l’ho doppiato in tanti film.Lasciami ribadire come tu sia stato il doppiatore più adatto per Buscemi che le orecchie italiane abbiamo mai sentito e speriamo che tornerai ad esserlo sempre in futuro. A proposito, hai mai incontrato Steve Buscemi?
Sì, l’ho incontrato, anzi ha voluto lui conoscermi per ringraziarmi del lavoro fatto, in occasione della presentazione in Italia del suo film “An interview”.Persona splendida, carina, semplice, cordiale e che si rende conto dell’importanza che assume il doppiaggio, soprattutto nei film dove il dialogo è preminente.È un riguardo che hanno tanti attori americani oppure non in molti dimostrano tale sensibilità?
No, non tutti gli attori americani sono cosi gentili e disponibili, anche se in linea di massima hanno molta stima dei doppiatori italiani.Quando doppi Buscemi cerchi di imitarlo oppure lo reinterpreti a modo tuo? Te lo chiedo perché conoscendo bene la voce di Buscemi in inglese mi sono sempre stupito di come sia praticamente “equivalente” in italiano.
Io sono fautore del doppiaggio. Per me è fondamentale cercare di rifare al meglio il “suono” dell’originale. Per questo, al contrario di tanti miei colleghi, ascolto più volte l’originale. Se l’attore è bravo, basta andargli dietro ed il gioco è fatto.E noi tutti ti ringraziamo per questo. Vuoi raccontarmi cosa è accaduto nel caso di Boardwalk Empire?
Niente di particolare, semplicemente non sono stato contattato. La direttrice del doppiaggio voleva una voce più calda, più da capo (io non sapevo che esistessero le voci da capo ma che fosse sufficiente fare la voce da capo. Siamo attori, no?Questa è la stessa cosa che ha fatto innervosire me e di cui parlavo nel mio articolo in merito… se in originale Buscemi parla con la sua solita voce e la tua interpretazione di Buscemi è equivalente, perché ricercare una voce “da capo”? Non ha alcun senso. Io spero di non essere stato il solo a lagnarsene. Te ne sei lamentato?
Io non ho fatto nessuna rimostranza, non è nel mio carattere. Avevo anche pensato di chiamare Buscemi, ma poi ho soprasseduto.
La giustificazione che dà questa signora (la direttrice di doppiaggio) a chi le ha chiesto il perché del cambiamento è questa: “Sai, è un capo un protagonista, bisogna mettergli una voce affascinante”. La signora in questione che evidentemente mastica poco di recitazione pensa che il fascino stia nel timbro e non nel modo in cui viene usata la voce! Comunque la cosa che mi ha ferito, non è la scelta della direttrice (che ha solo dimostrato di non essere una persona intelligente), ma il comportamento del collega che davanti faceva tutto l’amico e poi… come si dice “Il peggio non è mai morto”!Capisco. Ti ringrazio per la spiegazione.
Ho un paio di piccole curiosità… Avevi un piccolo ruolo nel film “Un Mitico Viaggio”, con Keanu Reeves. Te ne ricordi?
Sinceramente non ricordo il film.Peccato, volevo chiederti del perché questo film, che è il seguito di “Bill & Ted Excellent Adventure”, sia stato doppiato mentre il primo rimane inedito in Italia.
Anche a questa domanda non so risponderti.Ricordo la tua voce associata anche ad uno dei tre hacker nella serie X-Files, il capellone biondo se non sbaglio.
Verissimo.Ed è tua la voce narrante della serie documentaristica “non lo sapevo” su Cielo?
Non ho mai visto o sentito di questa serie, non mi sembra, ma posso sbagliare. Facciamo tante cose, chissà.Ho letto che lavori anche agli adattamenti dei dialoghi. Ti piace più doppiare o adattare? Come è iniziato il tuo lavoro come adattatore?
Mi è sempre piaciuto scrivere. E facendo l’attore, ho dimistichezza con le battute. Il passo è stato facile. Adattare i dialoghi per un film o altro è il lavoro più faticoso e difficile (se uno vuole farlo bene) nel nostro campo. Quindi , sicuramente preferisco stare in sala, al leggio, che chiuso in casa, solo, davanti al computer. Recitare scarica, dici le tue quattro stronzate e tanti saluti. Adattare, se sei serio, è una continua ricerca della frase migliore, del sync (il movimento delle labbra), quindi ti porti il lavoro ovunque (perfino al cesso)! E non sei mai soddisfatto al cento per cento.Chi adatta i film ha un ruolo nella scelta del titolo italiano con cui questo verrà distribuito? Avrai notato che nel blog parlo di “titoli italioti“. La scelta (e spesso l’alterazione) dei titoli originali è frequentemente giustificata dal tentativo di adattamento culturale ma molte altre volte appare gratuita ed insensata (quando non volutamente ingannevole). In merito a ciò, spesso mi accanisco contro i distributori cinematografici italiani dandogli la colpa di tutto ma chi realmente ha l’ultima parola sulla scelta di un titolo? E quanto influisce la scelta di mercato sulla scelta di un titolo?
L’adattatore fa una proposta di titoli che poi vengono vagliati dal cliente (case cinematografiche, rai, mediaset, fox, ecc.), e poi la grande decisione viene presa dai creativi del marketing. Normalmente si tende a conservare il titolo originale. Quando in italiano la semplice traduzione non suona bene si cercano altre strade (a volte con successo, altre no). Ci sono casi, in passato, di ottimi titoli (“High noon” uscito in Italia col titolo “Mezzogiorno di fuoco”. Stilisticamente più bello ed accattivante). I dialoghi sono il grande scoglio del doppiaggio. Non esiste una lingua italiana parlata, per dare forza ed efficacia ad una frase o per marcare le differenze sociali, avremmo bisogno di ricorrere ai dialetti, cosa che ci è categoricamente proibita, quindi dobbiamo usare quelle poche espressioni gergali che sono comuni un po’ in tutta Italia. Purtroppo c’è anche da dire che i dialoghi spesso finiscono in mano a mogli di direttori frustrate, figli che non riescono a combinare niente, parenti, amanti e via così. (Berlusconi docet). Gente che spesso ha poca familiarietà con la nostra lingua e che quindi si limita ad una traduzione più o meno arrangiata dell’originale. Lasciando spesso la costruzione della lingua originale senza metterla in italiano, esempio: “Hai lavato le tue mani?” invece di “Ti sei lavato le mani?”. Per arrivare al paradosso “Piovono cani e gatti”, perché è la traduzione pedissequa dell’inglese. L’errore che noi facciamo è correggere in sala questi errori, mandando avanti gente incapace ma raccomandata e lasciando a casa persone che sanno fare il proprio lavoro.Mi racconti di cose che neanche avrei immaginato, mi vengono i brividi solo a pensarci. A proposito di raccomandati, accetti raccomandazioni per doppiatori/adattatori? 😉 No, parlando seriamente, bisogna vivere necessariamente a Roma per lavorare come adattatore?
Non bisogna vivere necessariamente a Roma una volta che hai una continuità lavorativa, ma i primi tempi è fondamentale, per trovare e seguire i contatti.Quali sono i passaggi chiave che portano ad un film doppiato? Dovrebbe esserci prima di tutto un adattamento dei testi da parte di linguisti vero? Come prosegue il lavoro e soprattutto in quale fase nascono la maggior parte delle “magagne”? (es. scalpel tradotto come scalpello invece che bisturi, alterazione di concetti etc…).
È proprio il dialogo, lo scoglio, dove nascono le magagne. Un dialogo, fluido, ben scritto diventa facile da recitare e l’attore può concentrarsi sul come dire le battute, con un brutto dialogo tutto diventa difficile. Quindi, fondamentale rivolgersi ad un buon traduttore, che renda in italiano quelle che sono le espressioni dell’originale dopodichè dare la traduzione ad un buon dialoghista. La fase successiva è quella della distribuzione, cioè assegnare ad ogni personaggio la voce giusta. Se tutto questo viene rispettato la garanzia di un buon doppiaggio è garantita.Non vi secca lavorare alle volte su film di ultima scelta con attori che recitano da cani e che sapete essere destinati ad ore antelucane su canali regionali? A volte si vedono certi film scadenti e giustamente sconosciuti e viene da pensare “poveri doppiatori, impegnati in tale porcheria mentre ci sono capolavori che tutt’oggi non sono stati ancora doppiati”.
Anche i brutti film (e i pessimi attori) per noi sono lavoro, e il lavoro va sempre fatto al meglio. Un brutto film o un attore cane, non si salvano col doppiaggio, ma un bel film può essere rovinato da un brutto doppiaggio!Cosa ne pensi dei ridoppiaggi? (ovvero la distribuzione di film con nuove voci che vanno a sostituire i doppiaggi cosiddetti “storici”) Perché questo avviene?
I film vengono ridoppiati perché chi possiede i diritti del doppiaggio non vuole cederli ed allora si è costretti a ridoppiare il film per poterlo utilizzare.I diritti sulla traccia audio di un film sono separati dai diritti di distribuzione del film stesso?
Quello dei diritti è un mondo molto complesso. A volte le colonne (il doppiaggio italiano) sono del distributore a volte dei produttori del film.Concordi con la sensazione diffusa che la qualità dei doppiaggi stia calando? È colpa delle esigenze di mercato che spingono a lavorare troppo in fretta e a basso costo o ci sono altri motivi?
Concordo in pieno. Il livello del doppiaggio si è abbassato sicuramente per il continuo abbassamento dei prezzi e la concorrenza spietata di società senza scrupoli che pur di accaparrarsi il lavoro fanno di tutto, ma anche per il poco amore che viene messo nel farlo. Non c’è più la possibilità di curare il prodotto(molto per colpa nostra che non ci siamo saputi far rispettare, un po’ per tanti improvvisati che dirigono senza sapere veramente quello che fanno e che non sono in grado di dirigere gli attori e molto per i giovani, che spesso nascono dal doppiaggio e che conoscono solo intonazioni stereotipate.Mi capita spesso di vedere cartelli pubblicitari che propongono corsi di doppiaggio professionali. Hai qualche collega che viene da queste scuole o sono soltanto una perdita di tempo e soldi?
Adesso che è difficile, per motivi di tempo, poter crescere un doppiatore, le scuole di doppiaggio possono aiutare a migliorare le qualità tecniche, ma non ti possono insegnare a recitare. Attenti che molte rubano i soldi. Controllare bene chi sono i docenti dei corsi. L’unico corso che ha sfornato buoni doppiatori è stato quello in collaborazione con la regione dal quale sono usciti: Anna Cesareni, Massimo Corvo, Massimo Lodolo ed altri che adesso non ricordo.È vero che i doppiatori migliori vengono dal teatro?
Sì, se uno viene dal teatro sicuramente ha più dimistichezza col lavoro dell’attore, ha più tecnica, sa ridere, è più abituato a cercare l’intonazione ed è pronto al sacrificio, a sudare per arrivare ad una giusta intonazione. Quello che è solo doppiatore non ama faticare, si appoggia sulla voce e tanti saluti.Infine, hai già avuto modo di dare un’occhiata più approfondita al mio blog?
No, ma lo farò al più presto e ti farò sapere.
Attendo con gioia un tuo parere 😉C’è una qualche tua foto in particolare che potrei usare o mi autorizzi a pescare volgarmente da Google senza problemi?Ti autorizzo a pescare dove ti pare!