• Chicche quotidiane (19) – Spock è siliconato

    Capitano Kirk di Star Trek che punta il phaser su Horta un mostro di silicio, chiamato silicone nel doppiaggio italiano. La vignetta legge: fermati, aborto di chirurgia estetica!
    Per la chicca quotidiana di oggi, epico è stato l’episodio di Star Trek (serie classica) trasmesso da Rai4 nel pomeriggio di ieri e durante il quale sono stato testimone di un abuso che potremmo definire storico, l’ormai celeberrima traduzione di silicon come silicone (invece di silicio). La parola è ripetuta così spesso che l’intero episodio ne risultava gravemente ridicolizzato… come se i fondali di cartapesta, l’ombretto sul dottor McCoy e il mostro reminiscente di Pizza Margherita in Balle Spaziali non fossero già mortificanti a sufficienza.

    Nello stesso episodio (stagione 1, episodio 26: “Il mostro dell’oscurità“, Devil in the Dark (1967), prima TV italiana datata 10 novembre 1981), tanto per girare il coltello nella piaga, Spock ci spiegava anche di come l’asbesto (anche noto come amianto) fosse costituito da silicone. Basta Spock, per Dio, non dire altro!
    La traduzione italiana è molto più recente di quanto ci potremmo aspettare [la serie è arrivata in Italia solo a partire dal 1979] ma già in passato il silicio era diventato silicone, ad esempio nel film Alien del 1979, una delle sue poche pecche a dir la verità.

    Ormai questo errore silicon=silicone è così noto anche ai non addetti ai lavori che solitamente neanche lo nomino nel mio blog, ma il suo abuso in questo episodio era difficile da non notare visto che la parola “silicone” viene pronunciata una trentina di volte in tutto l’episodio.

  • Addotti = abducted? Le traduzioni ignoranti

    addotto come traduzione errata di abducted, rapito
    Più passa il tempo e più diventa usuale l’abuso dell’inglese nella nostra televisione, un qualcosa che spesso sfocia anche in un uso sconsiderato dell’italiano, con termini ritradotti ad orecchio ma inesistenti nel vocabolario.
    Mentre si insinuano sempre più espressioni come la mission e la vision di un’azienda, detto ovviamente all’italiana con le esse ben scandite, ovvero così come si scrive, invece di “mìscion”, che dal milanglese poi col tempo si sono diffuse fino ad arrivare nei dizionari. Ma di esempi se ne possono fare sicuramente di peggiori (es. rumori per rumors, cioè pettegolezzi. Terrificante) ma di recente credo di aver sentito il peggiore in assoluto: la parola “addotto” usato al posto di “rapito” (dal termine anglosassone “abducted”), con ovvio riferimento ai rapimenti alieni. Per me addurre vs. abdurre erano soltanto termini anatomici, ma dopo una breve ricerca nei siti italiani di appassionati del mistero e in particolare dell’ufologia mi si è aperto un mondo sull’uso sconsiderato della lingua italiana a scimmiottamento di quella inglese, un fenomeno purtroppo tipico di certi settori che ovviamente si basano in gran parte su una letteratura americana.

    Nell’ufologia italiana infatti, essendo basata in gran parte su libri scritti negli Stati Uniti, trova facile appiglio l’uso di parole prese direttamente dall’inglese (abducted, abductions, UFOs, etc… basta guardarsi una puntata di Voyager o Mistero per sentirne una cornucopia), stessa cosa avviene in economia, biochimica e altri settori nei quali l’Italia pubblica poco e male (non che mi auguri un aumento di pubblicazioni di ufologia!). Ho la sensazione che il motivo di questo abuso dell’inglese (in ufologia così come in economia) sia da ricercare nell’ormai storica formula del “se lo dici in inglese suona può professional” e, sebbene nella settorialità l’uso di termini inglesi sia ancora ancora giustificabile e a volte anche necessaria, resta indegna la traduzione per assonanza (abducted=addotto, performing=performante).

    Altre parole abusate e spesso errate nel contesto in cui vengono più comunemente usate: governance, devolution, welfare, authority (adesso anche in Italia siamo pieni di “authority”), bipartisan, premier, rating, spread, manager, off-shore, speaker, stage (con le sue varie interpretazioni di pronuncia una peggio dell’altra), staff, leasing, pricing (anche questa sempre più comune), restyling (non di rado associato a licenziamenti in massa), ticket (adesso per segnalare un problema si “aprono i ticket”) e varie altre obbrobriosità.

    Se vi interessa l’argomento non perdetevi altre mie precedenti critiche sull’uso improprio dell’inglese:

    Per fortuna non sono il solo ad infastidirsi
    Fastidi quotidiani
    Quelle parole insopportabili