• Locandine all’Amatriciana (3) – Captain America

    Dopo la locandina su “The Avengers” non poteva mancare quella di Captain America – Il Primo Vendicatore (2011) che si aggiunge, in versione “all’Amatriciana“, al filone dei “vindici”.

    Quasi non c’è bisogno che vi ricordi quanto c’era di sbagliato in questo titolo: il “captain” lasciato all’inglese invece di ritradurlo correttamente in italiano “capitan”… e poi l’incongruenza di lasciare come sottotitolo “il primo vendicatore” mentre per il film “The Avengers” (ovvero “I Vendicatori”) rimane il titolo originale così da creare un po’ di confusione nel pubblico italiotto, quello che va al cinema “come al parco delle meraviglie” (permettetemi la citazione).

  • Locandine all’Amatriciana (2) – The Hunger Games


    Rieccoci al nuovo appuntamento settimanale di Locandine all’Amatriciana, la mia rubrica di ribellione verso i titoli lasciati in inglese. In questo caso però non mi lamento troppo di Hunger Games che nel film è dopotutto l’unica parola lasciata in lingua originale e non dava neanche troppo fastidio (veniva detta veramente poche volte). Presumo che possa esserci stata una scelta di adattamento per il film che fosse in linea con quella del romanzo (appena lo leggo vi aggiorno in merito).

    Per chi se lo stesse domandando “the hunger games” significa letteralmente “i giochi della fame”, dato che i partecipanti erano presi tra i poveracci… gli affamati.

    L’unica altra parola non italiana era Capitol City, il nome della capitale, che inizialmente avevo creduto fosse un nomignolo per indicare “la capitale” (capital è pronunciato capitol). Invece leggo che si tratta proprio di una città chiamata Capitol (o i costruttori di tale città erano dei megalomani oppure è l’autrice che manca un po’ di fantasia). Insomma come quella nei Simpson che diventa un po’ un nome e un po’ un trucco narrativo per non far sapere in quale stato si stiano svolgendo i fatti narrati.
    Se qualcuno scrivesse un romanzo distopico italiano sarebbe da ambientare le vicende in una immaginaria “Capoluogo” e che tale parola rimanga inalterata nelle traduzioni, perbacco!