Quando ho letto questa frase sulla versione romanzata di Guerre Stellari ho avuto la stessa reazione di Obi Wan Kenobi. Ma cominciamo dal principio…
“Novelization”… ma che è?
Sapete quei mercatini che si trovano nelle città balneari italiane del centro Italia dove accanto al banco ricolmo di attrezzature militari dall’ex-unione sovietica (in realtà robaccia prodotta in Cina) c’è sempre, ma dico sempre, almeno un banchino che vende libri usati a 1-3 euro? Quei banchini sono la cosa che più adoro dell’andare in vacanza. In uno di questi, anni fa, acquistai in un sol colpo la versione romanzata di Guerre stellari e di Alien (entrambi scritti da Alan Dean Foster) spendendo 2 euro in totale. In inglese si chiamano “novelization“, in italiano “trasposizione letteraria” e sono forse più celebri all’estero che in Italia. In pratica sono romanzi (“novel” in inglese significa proprio “romanzo”) che si basano sulla sceneggiatura dell’omonimo film e che escono in concomitanza con quest’ultimo (spesso uscivano persino prima!). Adesso non se ne producono quasi più di questi libri ma negli anni ’70-’80 andavano molto di moda.
“Novelization”… ma a che pro?
Se pensate che leggersi un libro basato su un film sia inutile (avete già visto il film, no? Perché rileggersi la stessa storia?) sappiate di essere in grave errore. Il bello di queste trasposizioni letterarie è che spesso venivano scritte mentre il film era ancora in lavorazione, quindi si basano quasi interamente sulla sceneggiatura piuttosto che sul prodotto “visivo” finale. Il vantaggio di ciò è che questi libri possono contenere “scene tagliate” o battute alternative, altrimenti come credete fosse possibile che negli anni prima di Internet i fan di Guerre stellari potessero sapere di scene tagliate che Lucas ha tirato fuori solo adesso, nel 2012? La risposta è: proprio grazie alle trasposizioni letterarie.
L’unica pecca delle “novelization” è che non tutti sono capaci di scrivere una buona trasposizione, fin ora ho letto soltanto le opere di Alan Dean Foster (che è uno scrittore almeno capace) ma ce ne sono altri a dir poco dozzinali; ad esempio mi capitò di sfogliare l’adattamento letterario de’ I predatori dell’arca perduta che ho chiuso con rabbia dopo le prime due righe, questo perché lo scrittore, invece di farne una “trasposizione letteraria”, aveva optato per una “trasposizione grafica” dove venivano descritti come prima cosa i vestiti del protagonista, il cappello in particolare. Foster è invece un genio. Cioè, uno che riesce a scrivervi di Alien senza mai descrivere l’alieno ma comunque mantenendo viva l’attenzione fino all’ultima riga non può essere definito altrimenti. Non che potesse fare altrimenti, la novelization di Alien la stava scrivendo mentre il film era ancora in lavorazione e l’alieno non era visibile a nessuno eccetto che a Ridley Scott e all’artista Giger, e la sceneggiatura non lo descriveva. Non solo questo, ma Foster ha l’ardire di infilare nel romanzo anche questioni e riflessioni non trattate nel film e che rendono il libro stesso appunto un “libro” e non una cronaca delle scene del film. Questo è il genio, scrivere la storia di un film senza cadere nell’errore di descriverlo in maniera visiva. Il libro è un mezzo che non deve essere visivo, per quello basta il film.
Perle rare: la “novelization” di Guerre stellari
Ebbene qualche tempo fa mi sono finalmente letto Guerre stellari, pubblicato nel 1977 da Oscar Mondadori. Pensavate di conoscere Guerre Stellari e invece ecco che Foster vi catapulta in una versione letteraria inaspettatamente gradevole e non priva di sorprese, anzi densa di elementi e dettagli nuovi anche per i conoscitori del film di lunga data come me.
Ah, so che state pensando “ma lì c’è scritto che l’ha scritto George Lucas! Non Alan Dean Foster“, ebbene Lucas, da megalomane che è sempre stato, ha voluto il suo nome anche sul libro perché, dice, “è una sua idea“, anche se la penna non lo è. Ditemi voi. Invece, chissà perché, nella versione romanzata di THX-1138 (anche questa ben scritta, opera di Ben Bova e ben tradotta in italiano per Urania) e degli stessi seguiti di Guerre stellari il suo nome non appare.
Comunque, ritornando all’adattamento letterario di Guerre stellari, la curiosità maggiore riguarda la sua traduzione italiana evidentemente realizzata prima del doppiaggio italiano, indipendentemente (o almeno in parte). L’adattamento ne è risultato infatti diverso seppur in maniera “curiosa”…
Tanto tempo fa, in un’Italia lontana lontana…
Il Falcone Millenario, o meglio Millennario
I nomi sono rimasti identici a quelli originali, quindi abbiamo Han Solo e non Jan Solo, Darth Vader e non Darth Fener, R2-D2 al posto di C1-P8, etc…; questo non scioccherebbe minimamente se poi non leggessimo altri nomi tradotti in italiano come ad esempio il “Falcone Millennario” (Millennium Falcon, rimasto invariato nel doppiaggio del film dato che si tratta del nome di una nave). Altre cose hanno invece trovato un adattamento parallelo: “sand people” per esempio è stato tradotto come “insabbiati” al contrario dei “sabbipodi” del doppiaggio, in entrambi i casi hanno lavorato di fantasia anche se insabbiati è più comico, è come se chiamassero gli Ewok “imboscati” perché vivono nel bosco.
Tradurre la Guerra dei cloni
Poi arriviamo alla nota dolente, arriviamo fino alle radici stesse del mio blog…
Quando ho iniziato a leggere il libro e ho visto che i nomi erano riportati all’inglese mi sono detto: “ah, una traduzione indipendente… beh, almeno per la versione letteraria AVRANNO azzeccato correttamente questa benedettissima guerra dei cloni! Devono averlo fatto!”…
Per citare Gene Wilder con la voce di Oreste Lionello in Wagons-Lit con omicidi: “PORCA PUTTANA!”
Sorpresa sorpresa, non ci azzeccarono! Anche qui c’è un grave errore, “Clone Wars” è stato infatti tradotto come: le guerre di Clone.
Cioè possiamo presumere che ci sia un pianeta o un sistema nella galassia che si chiama Clone e sul quale si sono combattute tante guerre intergalattiche, un po’ come secoli fa quando paesi in guerra si davano appuntamento su determinati campi di battaglia per decidere il possesso di altre regioni (diverse e lontane da quelle in cui si combatteva). Oppure potremmo pensare che ci fosse un tizio di nome Clone, signore della guerra, che ha dato battaglia a mezza galassia?
Lasciatemi esclamare un iperbolico ma liberatorio: MA CHE CAZZO!
“Clone Wars” tradotto come “guerre di Clone”? Ma se fosse stato veramente “guerre di Clone” in inglese avrebbe letto “the Wars of Clone”. La Guerra delle due Rose si chiama difatti The Wars of the Roses, non “the Rose Wars”. Clone Wars non è così difficile da comprendere: la guerra… dei cloni. È così davvero così difficile per un traduttore professionista? Nei libri difficilmente si altera qualcosa, era l’occasione per dargli una traduzione corretta almeno nel libro.
Similmente noterete in un immagine successiva come anche “Jedi Knight” sia stato tradotto come “cavaliere di Jedi”, anche qui si potrebbe obiettare che “Templar Knights” si traduca come “cavalieri templari” e non “cavalieri di Templar”, e i “Teutonic knights” non sono “i cavalieri di Teutone”. Per il resto, il libro è tradotto molto bene.
Nel romanzo di Guerre Stellari Obi Wan non mente
Cambiando argomento, tra le altre curiosità che emergono dal romanzo, eccovi l’ennesima conferma che l’idea di Darth Vader come padre di Luke Skywalker arrivò soltanto nella scrittura del secondo film (L’impero colpisce ancora) e non faceva già parte di una pianificatissima trama dove tutto era già stato deciso, quasi scena per scena, dai tempi del college, come ci vorrebbe farci credere Lucas a posteriori nelle sue architettatissime interviste degli anni 2000:
Obi Wan non vuole mentire a Luke e gli dice che il padre di Luke fu tradito e assassinato da Darth Vader. Vienicelo a ridire dopo aver visto L’impero colpisce ancora. Per fortuna di Foster, non ha dovuto scrivere la versione romanzata dei seguiti.
Nuove traduzioni, nuovi orrori
In occasione dell’imminente minaccia fantasma, nel 1999 vengono ripubblicate in un unico volume le tre trasposizioni della vecchia trilogia con notevoli alterazioni della trama e dei dialoghi in modo da far combaciare meglio le battute con il copione del film, eliminando cose scomode come Obi Wan che sostiene di dire la verità riguardo al padre di Luke e cose del genere. I nomi vengono riportati alla loro versione italiana. Addio ai dialoghi ben scritti di Alan Dean Foster e benvenuti nuovi dialoghi sciattamente ricopiati pari-pari dal film e dove Obi Wan fa persino riferimento ad un mynock, quelle creature che rosicchiano il Millennium Falcon nel L’impero colpisce ancora. Non ci credete? Lo capisco, non mi crederei neanche io ma parlo sempre “fonti alla mano”. Ecco qui:
Tante guerre dei cloni e mai una giusta
La versione italiana ha un diverso traduttore rispetto ai precedenti e, ovviamente, una nuova traduzione dove Clone Wars diventa (finalmente) Guerre dei cloni… peccato che “Episodio II: L’attacco dei cloni” parlerà invece di una “guerra dei cloni” al singolare (come è giusto che sia). Quindi a tutti gli effetti non c’è NESSUNA traduzione italiana in cui “guerra dei cloni” venga tradotta correttamente fino al 2002: nel film si parla di guerre dei Quoti, nella trasposizione letteraria del 1977 di guerre di Clone, nella riedizione del 1999 di guerre dei cloni.
Se vi siete interessati alla versione romanzata di Guerre stellari recuperatevi la versione Mondadori del 1977 (non costano molto su eBay), è una buona lettura estiva. Evitate ovviamente la riedizione moderna che, proprio come il film, ha subito numerosi ritocchi che l’hanno rovinata. Obi Wan che parla di mynock a caso… è pura spazzatura e non gliela perdono! Viva gli insabbiati, abbasso le Guerre di Clone.
Vi lascio con la copertina del mio primissimo articolo su questo blog:
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37 Commenti
andreasperelli2k
14 Agosto 2012 alle 10:02Nessun commento particolare, ma complimenti! articolo molto interessante!
Evit
14 Agosto 2012 alle 13:34Grazie Andrea
Evit
14 Agosto 2012 alle 13:40Per chi se lo fosse chiesto… “shame on you!” significa semplicemente “vergogna!”, ma c’è di più, un po’ di autoreferenzialità che va spiegata. La frase rimase per me emblematica in quanto usata spesso dalla mia professoressa di inglese al liceo, lei aveva la capacità di farci sentire delle merde (senza essere tuttavia severa) quando non facevamo i compiti assegnatici e quindi quello “shame on you” da lei pronunciato sembrava sempre un letterale “vergogna su di te!”. Una specie di delusione personale che ci colpiva nel profondo, molto di più di qualsiasi brutto voto.
fibrizio
16 Agosto 2012 alle 11:05Articolo davvero interessante. Agghiacciante il fatto che siano andati a ritoccare perfino i libri, per far tornare le cose nella cervellotica trama dei nuovi episodi.
Giusto ieri, per una qualche sconosciuta masochistica ragione, avevo tentato di rivedere episodio 2, la famigerata guerra dei quoti, riuscendo a resistere appena fino all’attentato alla senatrice-ex-regina (nell’economia della serie Senatrice > Regina, a meno di postulare che Padme abbia avuto un disastroso scivolone di carriera).
Lilybert (@Lilybert)
17 Agosto 2012 alle 18:04Io per lavoro revisiono molte traduzioni dall’inglese e ho visto cose che voi umani… Traduttori professionisti? Ah ah ah. Alcuni non so davvero da dove li prendano e soprattutto *perché* (oddio, in realtà so di una persona che è stata introdotta in questo mondo pur avendo una preparazione linguistica appena scolastica, quindi non mi dovrei stupire più di niente). [NB: Ovviamente non è mia intenzione generalizzare, ci sono molti traduttori ottimi.]
Ah, le novelization! Ho ancora quella di GhB2 letta a 14 anni.
Evit
17 Agosto 2012 alle 18:29Se offri lavoro io mi improvviso professionista, lavorerei certo meglio dei raccomandati, di quelli con tanti titoli e poche vere conoscenze e di tanti improvvisati.
Fino ad ora i libri peggio tradotti che ho incontrato sono stati quelli di Bill Bryson che ho letto prima in inglese e putroppo quando sono andato a vedere la loro traduzione italiana a tratti faceva cascare le braccia. Editrice “TEA”, mi domando se alla TEA traducano così tutti i libri o quelli di Bryson sono stati uno sfortunato ma isolato caso. Vedi cosa scrive in questo sito Carlo M.
Lilybert (@Lilybert)
18 Agosto 2012 alle 14:55Offrire lavoro ad altri? A malapena campo io. 😛
Bill Bryson è uno degli autori preferiti del mio fidanzato e mi sembra che anche lui si lamentasse delle traduzioni (infatti lo legge ormai sempre in originale). Vado a dare un’occhiata al sito che linki, graz!
Evit
18 Agosto 2012 alle 14:57Lo so com’è quel mondo, quella dell’offerta di lavoro era una battuta fra di noi 😉
Lilybert (@Lilybert)
18 Agosto 2012 alle 16:37Bè, se un giorno mi troverò sommersa dal lavoro lo subappalterò a una persona capace come te. Ad maiora sempre! 😉
La brioche rossa… OMG.
Evit
18 Agosto 2012 alle 17:55Ti dirò che nel libro “Notizie da un’isoletta” (“notes from a small island”) un divertente paragrafo incentrato sulla parola “counterpane” (termine britannico per “copriletto”, ignoto agli americani) fu completamente eliminata perché evidentemente non sapevano come tradurla mantenendo la battuta. E’ la prima volta in cui mi è capitato di assistere alla rimozione di una parte di testo da un libro solo per coprire l’insipienza dei traduttori. Lo reputo quasi un mezzo scandalo.
Bryson è essenzialmente uno scrittore comico nonostante molti suoi libri ricadano nella letteratura “da viaggio”, quindi è un errore grave affibbiarli poi a traduttori specializzati solo in “libri di viaggi” perché non potrebbero che fare un disastro. Ci vuole gente che ha esperienza con la comicità, non si può dare ad un traduttore qualsiasi.
tiamotiodio
20 Agosto 2012 alle 15:37[Ah, so che state pensando “ma lì c’è scritto che l’ha scritto George Lucas! Non Alan Dean Foster”]
Colpito e affondato! 😛
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9 Novembre 2012 alle 22:47Antonio L.
18 Febbraio 2013 alle 00:37Io oltre ai due citati nell’articolo ho letto anche il romanzo “Aliens – Scontro finale”, scritto sempre da Alan Dean Foster e ispirato alla sceneggiatura del film di James Cameron. Traduzione ben fatta (newt resta newt, non diventa per fortuna “salamandra” :D), è un libro molto bello.
Evit
18 Febbraio 2013 alle 12:44“Aliens” (il romanzo) ce l’ho solo in inglese putroppo. Invece il primo “Alien” di Foster lo posseggo in entrambe le lingue e li ho letti in entrambi le lingue senza trovare grossi strafalcioni, anzi non ne ricordo neanche uno.
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3 Maggio 2013 alle 14:51Gregorio
14 Ottobre 2013 alle 17:51Urca, in tutto l’articolo non hai accennato all’errore in italiano: “millennario” con due N!
Bei ricordi, io ho letto la novelization di Gremlins prima di vederlo, e poi infatti mi sono stupito non poco a vedere che ricalcava perfettamente scena per scena…. di solito il romanzi al cinema sono traditi fin nel profondo.
Bisognerebbe vedere la versione originale di questa novelization. Basterebbe togliere il “MA” da “Ma a differenza di Owen Lars” e la frase potrebbe spiegare solo la reticenza di Obi Wan, che si spinge a dire una bugia.
Evit
14 Ottobre 2013 alle 17:59Ho paura che scritto con due enne non sia un errore ma una meno nota alternativa della lingua italiana 😉
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8 Aprile 2014 alle 08:04Antonio L.
15 Ottobre 2015 alle 12:41Stanno ripubblicando i libri con TV Sorrisi e Canzoni: Immagino che per questo utilizzeranno la meno interessante seconda traduzione.
Evit
15 Ottobre 2015 alle 12:58Non solo meno interessante, fa proprio cagare al cazzo! Con Obi Wan che accenna a Luke dei mynock in “una nuova speranza”. Da bruciare subito.
Matteo Leoni
18 Luglio 2016 alle 11:18Ho letto solo ora quest’articolo, e faccio notare una cosa riguardo alle “guerre di Clone”: nel 1977 i concetti di “clone”, “clonare” e “clonazione” non venivano intesi nell’accezione attuale di “creare una copia identica di una persona (o un animale)”; nel dizionario Devoto-Oli del 1977 non ci sono né “clonare” né “clonazione”, e “clone” è definito come
clone s.m. Termine usato in biologia per indicare una popolazione di individui provenienti, per generazioni agamiche (vegetative) o partenogeniche, da un unico stipite. [Dal gr. klon ‘germoglio’]
quindi non è tanto assurdo che i traduttori sia del libro che del film non abbiano compreso “clone wars” e siano incorsi in quelli che a noi oggi appaiono come errori.
Evit
18 Luglio 2016 alle 11:37Alla fine degli anni ’70 ti assicuro che il concetto di clonazione e di DNA era sulla bocca di tutti perché era l’argomento del momento. Il Devoto-Oli lo usano solo i toscanacci (sono toscano io stesso quindi permettimi di usare lo spregiativo a fini comici) per dimostrare che il loro dialetto, ehm, vernacolo, è il vero italiano, infatti riporta tutti i toscanismi noti solo localmente come se fossero parte della lingua italiana. Non è certo la fonte adatta per argomenti nel campo della scienza moderna. Vedi su altri dizionari che è meglio.
Tuttavia, è possibile che Maldesi e De Leonardis non avessero familiarità con simili concetti anche se ne dubito fortemente. Si parla di clonazione umana dal ’66 e considera che altri film di successo di quell’epoca già ne parlavano, come “il dormiglione” di Woody Allen (1973) e “i Ragazzi venuti dal Brasile”, di un solo anno dopo rispetto a guerre stellari, e ti renderai conto che era già un concetto arrivato da tempo alle masse. Che il Devoto-Oli non lo concepisca non è molto indicativo.
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9 Dicembre 2017 alle 11:56Pingback:
17 Dicembre 2017 alle 16:01Emiliano Ceredi
6 Gennaio 2018 alle 13:52Ahahahah anch’io usavo un sacco il Devoto-Oli, una vecchia edizione in casa dei miei (romagnolissimi come me), ma in effetti c’è di meglio. A ‘sta cosa dei toscanismi non avevo mai fatto caso.
Per quanto riguarda le famigerate Guerre di Clone – un toponimo? un nome di persona? – l’avevo notato anche nella vecchia versione del fumetto Guerre Stellari. Adoro queste chicche vintage, credo che mi procurerò il libro che segnali. A proposito: ai tempi, più che “trasposizione letteraria”, per “novelization” andava molto di moda il termine “romanzato” – vedi “Manhattan” di Woody Allen, in cui si cita questo commercialissimo (ma interessante, soprattutto per i motivi che indichi) genere. – Scusa ma vado a memoria –
Ike: Perché perdi il tuo tempo con un romanzato?
Mary: Perché è facile e pagano bene!
Ike: Ma è un altro fenomeno americano contemporaneo, roba da mentecatti: il romanzo tratto dal film…
Per quanto riguarda la clonazione, a dire il vero ero convinto che negli anni Settanta non fosse così diffuso come termine. Avevo pensato anche io ai Ragazzi venuti dal Brasile, ma ero convinto che quel film fosse posteriore. Comunque, ricordo bene che ci fu una sorta di “esplosione” dell’utilizzo del termine nell’immaginario collettivo a metà degli anni Novanta, col famoso caso della “pecora Dolly”. Anche “Alien – La clonazione” è dello stesso periodo, forse non caso.
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30 Giugno 2018 alle 10:01Pingback:
12 Febbraio 2019 alle 17:38Gianni F
14 Dicembre 2019 alle 11:49una domanda: le “Clone Wars” erano intese in origine davvero nel senso biomolecolare? Non è che in origine “Clone” era un nome messo così perché suonava misterioso o che Clone era un nome proprio di un pianeta ad esempio? Ci sono riferimenti ai cloni nei libri precedenti il film? Quali prove ci sono in questo senso?
Evit
14 Dicembre 2019 alle 12:21Risposta breve, sì, inteso come clonazione di ingegneria genetica. La risposta documentata invece è a portata di mano, Wikipedia riassume bene le tante fonti:
da Wikipedia italiano
La persona che ha tradotto il libro non deve aver avuto molto aiuto nel comprendere un testo certamente non facile nel 1977 o non ha pensato che potesse riferirsi ad un concetto già noto da prima della scoperta del ruolo del DNA e molto in voga negli anni ’70. Potremmo forse chiederci invece quali prove ci sono per interpretarlo in altro modo?
Gianni F
25 Agosto 2020 alle 15:45grazie!
Ettore Saccavilla
4 Giugno 2022 alle 15:22Mi permetto di commentare un articolo non dei più recenti nel blog.
Come è stato tradotto Starpilot nel romanzo?
Solo per mia curiosità, Evit.
P.s. Vorrei sapere come avresti tradotto e adattato il termine anglofono Starpilot, se ti capitasse un copione da tradurre e adattare in italiano Evit?
Evit
4 Giugno 2022 alle 17:47Purtroppo al momento non so dove ho infilato il romanzo, sarà in qualche doppia o tripla fila di libri. Starpilot io lo tradurrei come pilota stellare, tempi permettendo.
Ettore Saccavilla
4 Giugno 2022 alle 18:23Va bene grazie per avermi risposto Evit.
P.s. Per i tempi del labiale ci potrebbe stare “astro-pilota”
Fonte Treccani Neologismi (2008):
Astro-pilota
s. m. e f. Pilota spaziale, astronauta. ◆ [tit.] [Roberto] Vittori torna in orbita da astro-pilota e cavia / Partita nella notte per la Iss [Stazione spaziale internazionale] la missione europea «Eneide» (Gazzettino, 15 aprile 2005, p. 6).
Composto dal confisso astro- aggiunto al s. m. e f. pilota.
Oppure ci potrebbe stare anche: pilota astrale, pilota spaziale, pilota sidereo
Evit
4 Giugno 2022 alle 18:27Astro-pilota, certo, perché no, se ci sono gli astro -droidi ci saranno anche gli astro-piloti. Tu mi chiedevi giustamente in un doppiaggio, con il labiale da considerare, scusami. Assolutamente sì. Anche pilota spaziale va bene. Gli altri forse sono troppo ricercati per uno starpilot.
Ettore Saccavilla
4 Giugno 2022 alle 20:54Grazie per avermi risposto ancora Evit.
P.s. Quando completerai la tua esalogia dei post sul adattamento delle pellicole di Star Wars?
2 P.s. Ti dico una piccola curiosità se non lo sai.
Nel Ministero della cultura conservano ancora qualche copione del mondo doppiaggio.
I copioni li mandavano al Ministero per il visto censura. E sono pure consultabili solamente per richiesta di studio per quanto ne so io. Questa cosa me la disse un amico mio che studiava il mondo del doppiaggio.
Evit
4 Giugno 2022 alle 21:06Piacere, figurati. Sì, ne sono al corrente dei copioni, me lo disse Nunziante Valoroso, anche se ancora non ho mai fatto richiesta. Chissà se ne ho l’autorità. ? Per gli articoli, al momento il lavoro da dialoghista mi tiene molto impegnato, ma appena avrò un po’ di tempo la continuo
SAM
5 Giugno 2022 alle 12:48Lucas era reticente sulla questione Guerra dei Cloni perché aveva già intenzione all’ epoca della prima trilogia di fare i pre-quel.
E sapete perché non li fece ?
Perché come rivelato in una puntata dei “ i giocattoli della nostra infanzia “ di Netflix, aveva venduto i diritti esclusivi del merchandising alla Kenner per una cifra ridicola, che questa poteva rinnovare all’ infinito se pagava una certa cifra allo scadere dei diritti ogni tot anni.
Così Lucas non fece più uscire più nulla di SW, nonostante la richiesta altissima, nella speranza che la Kenner considerasse “out” il brand e non pagasse più i diritti.
Cosa che puntualmente fece a fine anni 80.
E infatti se ci fate caso, da lì in poi è pian piano è tornato a uscire di tutto di SW per sondare il mercato , fino alla nuova trilogia prequel.
Ehh diavolo di un Lucas !