Fritz il gatto, anche noto come Fritz il pornogatto, è per molti appassionati l’emblema dei danni che può fare un direttore di doppiaggio a cui viene lasciata massima libertà creativa di sconvolgere l’opera che dirige. So che qualcuno di voi sta già annuendo ed è inutile dirvi che tali stravolgimenti in realtà sarebbero spesso da imputare alla distribuzione italiana e non necessariamente a chi adatta e dirige il doppiaggio ma poco importa, il risultato finale è ciò che conta e Fritz il gatto è considerato, a ragione, uno dei peggiori adattamenti italiani mai realizzati, con un pesante uso di dialetti nostrani in sostituzione dello slang americano e battute alterate che stravolgono lo scopo stesso dell’opera, dal nominare Mike Bongiorno (già sentito in Flash Gordon) al lamentarsi dell’IVA.
Ma se vi dicessi che la “versione dialettale” tanto aborrita di cui tutti si lamentano non è altro che un ridoppiaggio?
Un ridoppiaggio “d’epoca”
Quello di Fritz il gatto sembrerebbe essere un caso più unico che raro nella storia del doppiaggio italiano. Chi lo vide alla sua uscita, nel 1972, testimonia un doppiaggio ben diverso, fedele alle intenzioni del regista Ralph Bakshi, senza dialetti e con il titolare protagonista doppiato da Giancarlo Giannini, come lo stesso Giannini confermò nel 2009 in un’intervista a La7 nel programma Niente di personale (al momento non più reperibile). Questo doppiaggio “normale” non fu mai più udito dal 1972.
Infatti, già nel 1973, quando la versione che definiremo “normale” ancora girava per le sale italiane, alla stampa arrivavano le prime segnalazioni di un nuovo doppiaggio demenziale che abbandonava la denuncia e qualsiasi parvenza di impegno sociale in cambio di un uso spropositato dei dialetti italiani e battute italiote mirate evidentemente ad un pubblico meno intellettuale.
Riporto qui un trafiletto de’ “L’Unità” del 1 febbraio 1973 dove il giornalista che si firma “g. f. p.” fa un preciso resoconto di ciò che stava accadendo alla distribuzione di Fritz il gatto sulla base di un’indagine del critico cinematografico Vittorio Albano de’ “L’Ora” di Palermo:
Per « Fritz il gatto » versione manipolata
Dalla nostra redazione
PALERMO, 31Della edizione italiana di Fritz il gatto, il lungometraggio a disegni animati dello americano Ralph Bakshi, circolano sul mercato due diverse e praticamente opposte versioni: l’una (adoperata per le prime visioni) che ricalca correttamente la colonna sonora originale, rispettando l’ironia del velleitario inventore del cosiddetto « pornogatto »; e l’altra invece (rifilata al circuito secondario) che stravolge completamente il senso del film e appiattisce ogni cosa a livello dei peggiori sottoprodotti cinematografici, offendendo ogni criterio di buon gusto.
L’esistenza di due differenti doppiaggi – evidentemente realizzati dalla casa distributrice per giocare la carta « culturale » senza precludersi la possibilità più grossolana di imporre a settori di pubblico relegati in una sorta di lager del sottosviluppo mentale – è stata accertata dal critico cinematografico dell’Ora di Palermo, Vittorio Albano, sulla base della segnalazione di un lettore. Albano ha quindi effettuato un sommario raffronto tra le due colonne sonore, traendone una impressionante ed emblematica misura della opera di travisamento, di mistificazione e mercificazione clandestina del distributore su Fritz il gatto.
Nella edizione originale (e nel doppiaggio numero uno) il personaggio di Bakshi è una sorta di «contestatore » che nei bassifondi di New York viaggia attraverso droga e conflitti razziali, antisemitismo e violenza poliziesca, ipocrisie e mistificazioni in un universo assurdo e decadente che, secondo l’autore, costringe inevitabilmente alla evasione, all’erotismo appunto come fuga.
Nel doppiaggio numero due tutto questo sparisce (quindi via, ad esempio, tutte le battute più pungenti di Nixon, sul problema negro, sulle altre scottanti realtà USA), tutto tranne il sesso naturalmente, che viene condito di qualunquismo, di razzismo, di incredibili volgarità « comiche ». Così, i membri del Black Power sono trasformati in immigrati meridionali che si lamentano per l’IVA («che non è la Zanicchi, come la Vanoni non è l’Ornella »!), i poliziotti parlano in siciliano o in napoletano, la gatta-ragazza di Fritz è una piemontese nostalgica di Torino, la prostituta negra parla in emiliano, una cavalla in calore parla come Sofia Loren stile « pizzaiola », (e quando lo amante la sevizia, lei sbotta in un: « Carletto, abbiamo rotto i… ponti »), eccetera.
Insomma, a prescindere dal valore dell’originario Fritz come di qualsiasi altro film, c’è proprio da chiedersi con Vittorio Albano « in che modo gli autori di cinema vengano tutelati in Italia, se un intellettuale qual è Ralph Bakshi, velleitario finché si vuole, ma con pieno diritto di esprimere le proprie opinioni, può passare tranquillamente per un autentico imbecille »
g. f. p.
Le ragioni (presunte) del doppiaggio dialettale
Quando negli uffici del distributore Medusa si sono trovati Fritz il gatto tra le mani qualcuno avrà sudato freddo; essere il primo cartone per adulti garantiva di non poter attingere al salvadanaio e alle paghette dei marmocchi, quindi a chi venderlo… e come? Gli spettatori italiani maggiorenni di quel periodo storico erano divisi in due gruppi agli antipodi: gli intellettualoidi e i gonzi. Il guaio è che generalmente un gruppo ignorava i film destinati all’altro e ciò voleva dire previsioni di guadagni ulteriormente dimezzati.
Chissà chi avrà avuto l’idea geniale (se spuntasse fuori il nome vorrei stringergli la mano) di creare da subito due versioni diverse per soddisfare il maggior numero di spettatori italiani; due doppiaggi, uno destinato agli intellettuali, l’altro per gonzi!
Un’idea diabolica e persino comprensibile per l’epoca, solo che a noi, ai posteri, è arrivata solo la versione per gonzi!
Cosa sappiamo sul primo doppiaggio di Fritz il gatto?
Della versione “normale”, destinata al pubblico intellettualoide degli anni ’70, si sa ben poco ma alcune cose possiamo supporle con cognizione di causa. Certa è la presenza di Giancarlo Giannini che all’epoca lavorava con la C.V.D., la stessa società di doppiaggio in cui lavoravano anche Mario Maldesi, Fede Arnaud e Oreste Lionello. Purtroppo oggi rimangono in vita pochissime persone che nel 1972-73 lavoravano per la CVD.
In un articolo intitolato La radicalizzazione di Fritz il gatto (The radicalization of Fritz The Cat, Den of the Geek, 2016) l’autore Tony Sokol scrive:
c’è un aspetto di Fritz che mi ricorda Mimì in Mimì metallurgico ferito nell’onore, uscito lo stesso anno, il 1972, e diretto da Lina Wertmüller dove Mimì, interpretato da Giancarlo Giannini, si imbatte nella rivolusione ma ne esce corrotto.
Che un personaggio doppiato da Giannini possa ricordare il personaggio interpretato in un altro film… quando si dice le coincidenze!
Riguardo all’adattamento, in base alle reazioni riportate anche dalla stampa possiamo dire con assoluta certezza che la prima versione non facesse uso di dialetti alla ricerca di effetto comico spicciolo e che fosse quindi più fedele alle intenzioni originali del regista.
Al momento non ci sono prove dell’esistenza di versioni home video con questo doppiaggio.
Dove si trova adesso il doppiaggio originale di Fritz il gatto?
Tutte le riedizioni note di Fritz il gatto hanno il doppiaggio dialettale. Lo ritroviamo nella prima VHS Domovideo (databile marzo 1988), lo ritroviamo nella ristampa cinematografica del settembre 1994, quando tornò al cinema per il 25° anniversario con lo slogan “il ritorno del pornogatto” insieme ad un nuovo visto censura (non più VM18 ma abbassato a VM14), idem nella VHS datata dicembre 1995 della RCS che fa uso della locandina del 1994.
Del doppiaggio originale possiamo supporre che in qualche garage privato si stiano decomponendo le ultime rara copie in formato 35 mm di quelle prime visioni del 1972-1973 destinate ad un pubblico meno volgare. Non so se esistono riduzioni 16 mm e Super8 per questo film, se esistono può sempre darsi che siano state fatte a partire dalla seconda versione, quella dialettale.
È possibile che Medusa conservi un master della colonna sonora con doppiaggio originale nei propri archivi, ma più probabilmente è stato tutto gettato nel fuoco o è marcito. Mi dispiace concludere gli articoli con queste note di pessimismo ma le probabilità che esista ancora da qualche parte in buono stato di conservazione sono onestamente basse e non voglio darvi illusioni. Se volete assillare Medusa affinché le vada a cercare ditegli pure chi vi manda.
La versione per gonzi
Il doppiaggio dialettale di Fritz il gatto le spara grosse da subito quando, nel primo minuto di film, in cima ad un grattacielo di New York sentiamo questo scambio di battute tra un operaio barese ed uno toscano:
– Sai chi è arrivato dall’Europa? Ti ricordi Romeo, il gatto del Colosseo? Adesso si fa chiamare “il gatto Fritz”.
– Ma cosa tu mi racconti?
Invero, cosa mai ci stanno raccontando!? Vien da sé che Fritz parla in romano (con la voce di Oreste Lionello) e non so quanto seriamente fosse lanciato quel riferimento a Gli aristogatti – che potremmo quasi additare come istigatore di malsane trovate, avendo sdoganato l’idea che un gatto che parla romano possa far colpo sull’immaginario collettivo italiano (dell’uso dei dialetti ne’ Gli aristogatti ne abbiamo già parlato). Ogni altro personaggio newyorchese di Fritz il gatto è proposto in chiave italica, sfruttando tutti i dialetti esistenti con la scusa di aver spostato la trama a Little Italy e non più ad Harlem. Ma i dialetti non sono il vero problema.
Il problema è l’adattamento “comico” che punta a far ridere con quel genere di battute disarmanti da comici dilettanti. Perché, dopo tutto, il Fritz the cat originale di comicità non ne ha poi tanta, o per lo meno niente che vada oltre il farci sghignazzare in specifici momenti. Magari può far ridere (internamente) che i poliziotti siano letteralmente dei maiali, proprio negli anni in cui venivano chiamati “pigs” dai sessantottini americani, oppure possono far ridere delle singole battute, ma in generale i dialoghi di Fritz the cat non mirano mai a strappare alcuna facile risata. Di prettamente “comico” non ha nulla.
La versione per gonzi di Fritz il gatto invece decide di sfruttare le immagini che scorrono su schermo per creare un prodotto tutto ad uso e consumo del Bagaglino, così a tutti gli effetti diventa “il film animato del Bagaglino” perché l’adattamento sembra essere scritto dagli stessi autori di quel gruppo comico (presumibilmente Lionello stesso), un esperimento che poi verrà ripetuto pochi anni dopo per il film Monty Python e il Sacro Graal, già tristemente famoso proprio per il suo copione, adatto più alle routine “comiche” italiane di terz’ordine che ai rinomati comici inglesi.
Se non vi foste ancora convinti che Fritz sia in realtà Romeo il gatto del Colosseo degli Aristogatti, il doppiaggio dialettale ce lo ribadisce una seconda volta quando Fritz, in un fuori campo, intona uno stornello
Lassateme passa’ / io so’ un Romeo / Sto qua perché me stava / pe crolla’ sopra er Colosseo
La vera trama (in breve)
Nella versione originale, Fritz è uno studente universitario in una New York della metà degli anni ’60 che, invece di studiare, preferisce spassarsela con droghe leggere e ragazze. Le sue peripezie da bianco privilegiato alla ricerca (mai molto sincera) di una qualsiasi causa sociale da combattere lo portano a indurre una rivolta ad Harlem e ad essere coinvolto in un’azione terroristica ad opera di sadici criminali neonazisti.
La trama gonza
Romeo, il gatto del Colosseo del film Gli Aristogatti, 50 anni dopo aver conosciuto la gatta Duchessa a Parigi, è sbarcato a New York dove si fa chiamare Fritz. È visibilmente invecchiato perché adesso il suo pelo si è ingrigito e non più arancione, ma riesce comunque a spacciarsi per uno studente universitario e fa strage di pollastrelle ingenue. Non sappiamo perché, ma negli oltre 50 anni che sono passati dagli eventi degli Aristogatti gli umani sono stati sostituiti dagli animali, che adesso lavorano in tutti gli strati della società – ma questi sono dettagli intuibili dalla battuta di apertura e mai esplorati veramente nel film.
Nelle sue avventure da studente svogliato, Fritz si rende conto di aver speso troppo per una prostituta e va ad incitare una sanguinosa rivolta per chiedere l’abbassamento dei prezzi delle prestazioni sessuali e la riapertura dei casini. Per scappare dagli sbirri che lo cercano, la fidanzata torinese gli propone di tornare in Italia (in automobile) promettendogli un posto alla FIAT ma Fritz fugge dalle sue responsabilità e, facendo l’autostop, finisce in una gang di motociclisti nazisti (ex-SS con tanto di accento teutonico che più ovvio non si può), questi useranno Fritz per un atto terroristico che consiste nel piazzare dei botti di capodanno in una centrale elettrica per farla saltare. Al risveglio in ospedale viene visitato da tutte le sue ex con le quali inizia un’orgia. Potremmo considerarla quasi una scena parallela al finale di Arancia Meccanica se Malcom McDowell cominciasse improvvisamente a strillare come Gene Wilder in Frankenstein Junior.
L’adattamento gonzo
Sentir parlare di “scioperi, scioperi, scioperi” nelle prime battute del film potrebbe dare l’illusione che con l’adattamento italiano di Fritz il gatto si vogliano contestualizzare i dialoghi alla situazione nostrana di inizi anni ‘70, il problema è che non basta dire “scioperi” per rendere i dialoghi intellettuali.
Il film, in lingua originale, apre in realtà con il monologo di un operaio (una registrazione “vera” catturata dalla strada dal mangianastri di Bakshi) che si lamenta di come sia inutile educare i propri figli alla vecchia maniera visto che alla fine la figlia ti si presenta comunque a casa con “un tizio”. Il pensiero semplice di un uomo qualunque che in italiano viene sostituito da un logorroico tentativo di ironizzare sul fatto che la notizia dei tanti scioperi è data da un programma che si chiama “Italia che lavora”. Cioè si va a cambiare le parole semplici dell’uomo comune, non sofisticato, in battute certamente artefatte ma più pedestri del discorso originale che quantomeno sembrava essere genuino. In altre parole la vera mediocrità dell’uomo della strada diventa l’accidentale mediocrità del comico “impegnato”.
Il target, dal film originale all’adattamento dialettale, è cambiato radicalmente, se il target è l’italiano medio che ride alle battute del Bagaglino.
La triste realtà è che i dialoghi italiani di Fritz il gatto fanno leva sulle peggiori banalità di cui il popolo disquisiva al bar dopo aver sentito di sfuggita il telegiornale. L’impegno politico in gran parte dei casi si limita a nominare più volte Settembre Nero, che in realtà serve da scusa solo per sottolineare la bruttezza di Golda Meir (per ben due volte) e far ridere il popolo dei baretti. Una donna brutta, ahah, che risate! Da qui a “culona inchiavabile” di berlusconiana memoria è proprio un attimo.
Tanto per rimanere su discorsi ad alta levatura, Fritz non si fida della pillola anticoncezionale (“vedi a fidasse della pillola?”) e poi, attaccato al culo di una donna, canta…
“tuppe tuppe marescia’, arapite so’ n’amico”
Questo per farci capire la finezza dell’adattamento italiano che cerca (e sottolineo cerca!) di far ridere in ogni singola battuta, aggiungendone di inedite e fuori campo anche quando in originale non ci sono dialoghi.
Ebbene, se farci ridere è lo scopo dell’adattamento italiano, esploriamo tutte le battute di Fritz il gatto per verificare quanto sia efficiente nel farlo. Se non lo faccio io in questo blog, non lo farà mai nessun altro. E quindi…
La dubbia comicità del Bagaglino
Le battute (completamente inventate di sana pianta) del doppiaggio dialettale di Fritz il gatto si possono dividere in due grandi categorie: quelle del tipo “non state ridendo?” e quelle del tipo “ma perché!?” ed eccovi le migliori. (Vi ricordo che sono battute inventate di sana pianta.)
– Fai le scale!
– Do, re, mi, fa…
– E non fare lo spiritoso!
Non state ridendo?
Evviva l’hashish! Evviva la Shishilia! (con cadenza siciliana)
Non state ridendo?
Ho fatto centro! Ho fatto centro! Che sur-cesso!
Non state ridendo?
Vuoi vede’ che so’ carabinieri? Si travestono sempre!
Ma perché?
Trattali bene, questi sono clienti.
Ma perché?
– Oh, qua s’è incendiato tutto. Quanto me dispiace… che m’è annato a fuoco pure l’indirizzo della casa squillo. Mejo chiamare li pompieri. Pronto?
– Pronto! (sempre Lionello, con accento “napoletano”)
– Accorete prontamente.
– Adesso non abbiamo macchine.
– Allora mandate qualcuno che c’ha freddo.
Non state ridendo?
Io non posso mollare questa città… perché non riesco ad attraversare la strada.
Mi sa che abbiamo trovato l’autore delle battute del Cucciolone.
Soli come uno scaracchio su un tombino.
La famosa solitudine degli scaracchi sui tombini (?). Mah.
Vieni dalla tua Sofia […] Carletto, guarda che a questo punto abbiamo rotto… i ponti.
Il riferimento è a Carlo Ponti, produttore cinematografico sposato con Sofia Loren. Ma perché?
Quando me ne sono venuto via dall’Italia, la FIAT era in crisi. E sapete perché? Perché dalla catena di montaggio era uscita una macchina uguale alla precedente.
Arriva dopo un po’ ma comunque non fa ridere. Non state ridendo?
Tu lo sai perché mettono tanti semafori? Perché hanno capito che con i semafori è l’unico modo per aumentare il verde in città.
Questa non la accetterebbero neanche per il Cucciolone.
– Ma te, scusa, hai capito la faccenda dell’IVA?
– Che dici dell’IVA?
– In CU-alche maniera sarà la diminuzione
– In CU-alche maniera sarà l’INCU-l’aumento
– Ma ci sarà qualcuno che ha capito la faccenda dell’IVA?
– Un sistema facilissimo. Mi’ zio c’è morto.
– In fatto de tasse io ho capito solo che l’IVA non è la Zanicchi… e l’Ornella non è la Vanoni.
– Ma che vuol dire IVA?
– Secondo me iva…
– Imposta sul valore aggiunto.
– Secondo me iva…
– Imposta sul valore aggiunto?
– E ME FATE FINI’??? Secondo me… i vaffa se sprecheranno!
Se non l’avete ancora capito, nel 1972 l’IVA era l’argomento caldo del momento, preda di facili battute, perché era stata appena introdotta! L’Unione Europea l’aveva suggerita in sostituzione della precedente e più complessa IGE anche se l’IVA è stata percepita come più ingiusta dal popolino. E l’autore dell’adattamento di Fritz il gatto era così compiaciuto da queste battute da bar che neanche quattro anni dopo le ripropose anche nel copione di Monty Python e il Sacro Graal.
E si suppone che l’autore sia proprio Oreste Lionello che in questi copioni riciclava il materiale dei suoi sketch comici del cabaret e ne era tanto affezionato che dal ‘72 ha continuato a riproporli per più di un decennio visto che nel 1983 al programma “Al Paradise” ancora ritornava la medesima battuta:
Più IVA. Che IVA? I va’ a morì ammazzati li devi mettere in conto
Quand’è che il troppo è troppo?
Ma torniamo al nostro adattamento per gonzi che inventa battute su battute mettendo completamente da parte il copione originale ed è così afflitto da horror vacui che, anche quando non ci sono dialoghi, la traccia italiana ne vomita in continuazione. Facessero mai ridere ne avremmo guadagnato qualcosa, ma è un copione pe’ fa’ ridere i gonzi e quindi giù di battute su donne brutte e froci. E come te sbagli?
‘Ndo stanno le femmine? Non è che poi arriva un frocio? Aò, mica voglio infrocia’ un frocio.
L’epifania rivoluzionaria post-canna che Fritz ha durante il rapporto sessuale con una prostituta di colore viene sostituita da Lionello con un…
Oh! Ora che me ricordo… a’mo pagato un sacco de sordi per ‘sta budellona.
Che classe quando la satira politica sui borghesi che si fanno prendere da smanie rivoluzionarie del momento cede il passo al denigrare le prostitute che si fanno pagare più di ciò che valgono! Ma ai gonzi fa ridere. E così invece di unirsi alla causa “nera” come nella trama originale, la rivolta del Fritz gonzo ruota intorno al prezzo delle prestazioni:
Rivolta! Rivolta! Popolo, basta con le battone da 120 a botta, e così che s’arza il costo de la vita. Qui come s’arza il pesce cresce la carne. Alla rivolta! Rivoluzione! Aprimo le case e chiudemo li marciapiedi. È ora de finlla di mantene’ i papponi. So’ loro che succhiano il sangue a ‘ste povere creature, alle mignotte. Essi sono mignatte, le mignatte delle mignotte!
Che sia un copione moderno e all’avanguardia ce lo ricorda anche la canzone del coro Cetra quando canta “tutte uguali queste donne, al momento di incastrarti sono sempre pronte a farti la promessa più solenne, ma poi quando hai detto sì, vedi che non è così. Tutte uguali queste donne, per avere da te tutto ti mentiscono di brutto, queste figlie di N.N., ma poi quando hai detto oui, cambian da così a così, ma poi quando hai detto ja hai finito di campa’, ma poi quando hai detto OK sono cavoletti tuoi”.
Quando la donna di un membro della gang di terroristi neo-nazisti viene pestata a sangue dal suo compagno e dagli altri membri della gang, la crudezza della scena (sangue a fiotti) viene smorzata dall’accento napoletano, e le offese originali rivolte alla gang sull’essere froci nazisti e omosessuali repressi (mentre loro la colpiscono a suon di catene di ferro) diventano “ricchione fallito”, “fetentone” e “voi non sapete come si tratta una donna”.
Questo non è adattamento, è istupidimento.
A questa scena segue Fritz/Lionello che canta (fuori campo) “fior di mimosa, si lui te mena nun fa’ a scontrosa. Tanto vedrai che prima o poi te sposa” per rincuorare la donna picchiata a sangue… e quando le mette una giacca sulle spalle per non farle prendere freddo non perde occasione (sempre e solo in italiano) per commentare sulla sua stazza: “mettiti ‘sta giacchetta. Ammazza che spalle! E quanto porta, 84?”. La cosa che rende gravi queste battute è che non hanno alcun corrispettivo in inglese, sono letteralmente aggiunte in momenti privi di dialoghi dell’originale. Dalle battute aggiunte è evidente la destinazione del prodotto, sono sicuro che molti gonzi hanno riso alla ridicolizzazione della donna corpulenta pestata a sangue. Porta la taglia 84 e il ragazzo l’ha menata…
Sul finale, quando Fritz è ricoverato all’ospedale (dopo che era stato sfruttato per piazzare un ordigno esplosivo ed era saltato in aria insieme alla bomba), lo va a trovare la napoletana di prima che gli parla dell’annosa questione dei “botti” a Napoli.
Insomma, questo film doppiato l’ho passato a setaccio ma di comicità non ne ho trovata. Le battute che ho riportato qui non sono che la punta dell’iceberg perché i dialoghi italiani in realtà sparano una cazzata al minuto, l’ho cronometrato facendone poi la media su un campione di minuti, è un vero record!
Doppiatori italiani di Fritz il gatto
Il cast di doppiaggio della versione dialettale di Fritz il pornogatto è scarsamente documentato (neanche una scheda sui principali siti enciclopedici sul doppiaggio) quindi abbiamo approfittato dell’occasione per confermare quel poco che era già noto da Wikipedia (4 voci) e per espandere la lista degli interpreti. Questa finora è la scheda più completa mai realizzata sul doppiaggio di questo film. Non ringraziateci tutti insieme.
Oreste Lionello: Fritz il gatto
Solvejg D’Assunta: prostituta (Big Bertha)
Giampiero Albertini: Ambrogio (Duke)
Renato Turi: poliziotto #1
Vittorio Di Prima: agente Nicolino (Ralph)
Claudio Capone: pappone di Bertha (Sonny)
Isa Di Marzio: corva che parla dell’IVA
Renato Cortesi: rabbino orbo/ “mandrillo” (formichiere) / “Carletto” (Blu il coniglio)
Willy Moser: corvo magro nel bar
Se volete segnalarci altri interpreti saremo felici di verificarli per voi, se possibile. Intanto adesso potete correre ad aggiornare la scheda sul sito antoniogenna.net.
Conclusione
Che questo film animato sia stato usato come mezzo per riciclare battutine e battutacce destinate al cabaret del Bagaglino è cosa ben più grave della semplice scelta stilistica di adoperare i dialetti italiani. Fritz il gatto e Monty Python e il Sacro Graal sono una pietra tombale su Oreste Lionello come dialoghista e adattatore (sempre che si tratti effettivamente di lavori suoi) che certo non intacca la sua meritata fama di interprete (tanti sono stati gli elogi a Lionello come doppiatore su questo blog) ma spinge a domandarsi: quali altri danni non documentati avrà fatto? I primi sospetti erano già venuti dalle tante scelte bislacche nel copione italiano di Ghostbusters II e sono certo che abbia curato anche adattamenti “normali”, ma se ne stanno accumulando troppi di tragici a suo nome.
Curioso poi che lo stesso Oreste Lionello si sospetti possa essere stato il dialoghista per entrambe le versioni, quindi sia del doppiaggio dialettale sia di quello “ufficiale”, come sospettano alcuni doppiatori che ho contattato alla ricerca di maggiori informazioni su questo film. Questa rimane al momento una mera supposizione.
Non ci sono mezzi modi per dirlo, Fritz il gatto va visto esclusivamente in lingua originale, se proprio vi interessa (di per sé non è proprio un capolavoro) perché il suo secondo doppiaggio — l’unico arrivato fino a noi — ci porta un film completamente diverso che ha solo le immagini in comune con l’originale e che al massimo potrei consigliare come un film di incoraggiamento per comici in erba, così che anche i peggiori possano dire: perfino io posso fare meglio di Fritz il gatto!
Ringraziamenti
Per le ricerche voglio ringraziare Francesco Finarolli (cinefilo e studioso di cinema), Leo (collaboratore di questo blog), Anton Giulio Castagna (direttore di doppiaggio), Melina Martello (doppiatrice e direttrice di doppiaggio), Antonio Luca De Tomaso (collezionista), Mauro Ferrari (collezionista).
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76 Commenti
Paolo "Pisolo" Ciaravino
15 Aprile 2018 alle 14:07Articolo illuminante. Conoscevo a malapena questo cartone e non mi aveva mai interessato proprio perché sapevo avere un umorismo triviale lontano dall’originale versione cartacea di Fritz e ovviamente non conoscevo né sospettavo i guasti del doppiaggio.
Una critica al giornalista sconosciuto de L’Unità che, se ho capito bene, definisce “velleitario” l’inventore di Fritz, Robert Crumb, che invece è uno dei massimi fumettisti underground della scena statunitense, e vorrei spezzare una lancia a favore di Lionello. Ferme restando le sue ottime qualità di interprete, che ovviamente Evit riconosce per primo, io lo ricordo anche (non vorrei sbagliare) come ottimo adattatore nel film Cyrano de Bergerac del ’90; ma lì magari s’è aiutato con la storica traduzione in versi di Mario Giobbe. Non conosco altri suoi adattamenti, quindi altrove potrebbe aver fatto danni, e come comico l’ho sempre trovato scarsino, ma volevo dire che “ha anche fatto cose buone” 😀
Leo
15 Aprile 2018 alle 14:55Io l’ho visto Fritz, sia in inglese che (ahimé) in italiano e devo dire che non conosco il fumetto, ma qui il gatto sembra un tipo superficiale ed opportunista. Un positivo che posso dare è che alcuni temi del film (e il modo in cui vengono trattati) sono ancora dolorosamente attualissimi (giudizio impensabile per il doppiaggio italiota), per il resto l’animazione lascia a desiderare a mio parere. Non so, magari dipende dal fatto che in Bluray non esiste e quindi siamo costretti a vedere un telecine in definizione standard che in realtà è sfocato quanto una vhs. Nella maggior parte delle scene i corvi quasi non hanno linee a definire il volto, sono macchie nere.
Per quanto riguarda Lionello non sei il solo a riconoscere la qualità del suo Cyrano perché l’ottimo Michele Kalamera ne tesse le lodi in questa intervista
https://youtu.be/2A7sRcCxqoU?t=1m44s
Da colleghi intervistati ricordo di averne sempre sentito parlare come uomo di cultura, come del resto anche Pippo Franco. Come interprete siamo in tanti a riconoscerne la bravura. È solo che si prestava a fare stronzate, perché sapeva che c’era un pubblico che se le sarebbe bevute…
Il guaio è quando ci restano solo quelle.
Evit
15 Aprile 2018 alle 15:09E vorrei pure vedere che andava a mettere dialetti e battutine su testi teatrali, ci mancherebbe! “Anvedi che naso c’ha ‘sto Ciranò, aò! Dove ‘o voi infila’?”
Il guaio di Lionello è quando la distribuzione gli dava mano libera per “far ridere la gente” anche a costo di trasformare interamente le intenzioni del film… e lì son cazzi amari. I due esempi peggiori di doppiaggio italiano del resto ce li ha portati lui (presumibilmente).
Andrea87
16 Aprile 2018 alle 00:49Un altro stimato direttore che spesso ricorre in dialetti gratuiti è -ahimè!- Giorgio Lopez.
Quando ci sta ti esce un capolavoro dell’adattamento come “mio cugino vincenzo”, quando non ci sta… be’, ci sono dozzine e dozzine di caratterizzazioni dialettali gratuite inventate sul momento e che fanno ridere solo lui (una su tutte: Scruffy di Futurama che ad un certo punto, dopo 5 stagioni, decide di farlo parlare come… l’ex presidente della repubblica italiana Oscar Luigi Scalfaro!)
Evit
16 Aprile 2018 alle 01:03Proprio oggi pensavo che sarebbe l’ora di elogiare Mio cugino Vincenzo
Apostolo
9 Ottobre 2022 alle 21:29Menomale che non ha adattato Teen Wolf, altrimenti diventava ”il lupo che era”.
Andrea87
16 Aprile 2018 alle 00:58per curiosità: ma il “sequel” (le nove vite di Fritz il gatto) come è stato adattato? I doppiatori sono gli stessi del ridoppiaggio tragicomico, per cui ci spero pochissimo in un’improvvisa illuminazione sulla via di damasco (o quanto meno di un pentimento)
Evit
16 Aprile 2018 alle 01:04In realtà me lo domandavo anche io e non ho avuto il coraggio di recuperarlo ma ne sono certamente curioso. Per ora tuttavia devo prendere una pausa da Fritz, lavorare a questo articolo è stato un processo lungo che me ne ha fatti lasciare altri in sospeso. Prometto però che darò un’occhiata anche al seguito in futuro.
Alessandro Stamera
19 Aprile 2018 alle 10:32Per quanto riguarda i fumetti, c’è da dire che il fumettista non fu contento del film già in lingua originale, figuriamoci se sentisse il doppiaggio italiano.
malberock
15 Aprile 2018 alle 18:05Personalmente trovo proprio aberranti certe battute.
Evit
17 Aprile 2018 alle 22:09È ufficialmente il film del gelato Cucciolone. Altro che “Pixels” e “Angry Birds”…
Matt
16 Aprile 2018 alle 16:33Devo ammetterlo, sono un ammiratore di Bakshi, nonostante metà dei suoi lavori siano oggettivamente mediocri. Di questo doppiaggio originale ne ero a conoscenza ma non credevo fosse così raro. Certe cose posso succedere solo qui in Italia!! E comunque, io sono piuttosto sicuro che una copia si troverà in giro, ho visto recuperati film molto più vecchi, e soprattutto, molto più rari. Speriamo bene!
Evit
17 Aprile 2018 alle 22:08A questo punto possiamo solo sperare che Medusa faccia un serio lavoro di ricerca negli archivi, speriamo non siano marcite tutte le registrazioni ed eventuali master. Cecchigori sul loro profilo Facebook “startup” ha detto di averlo cercato ma invano. Difficile sapere se lo hanno “veramente” cercato o se si sono limitati a fare una telefonata per chiedere “ce l’avete? No? Ok”.
Anche all’estero non sembra ci sia alcun interesse a pubblicare questi film visto che l’unico formato disponibile è il DVD che ormai è bello datato (e in Italia neanche in DVD).
Davide Serra
16 Aprile 2018 alle 17:56Andrea87 Il sequel è adattato abbastanza bene e la cosa strana/buffa è che di tanto in tanto si fa riferimento al film precedente. Solo che giustamente il doppiaggio italiano questa ignora il precedente adattamento per mentecatti (o menteGatti se preferite). Quindi è impossibile vedere i due doppiaggi consecutivamente cercando di capirci qualcosa. Detto questo il sequel è tutt’altro che imperdibile.
Evit
17 Aprile 2018 alle 22:02Se Lionello nel 1972 sentiva “mentegatti” te la rubava subito! Immagina il dubbio amletico di quando sono andati a doppiare il seguito: lo doppiamo stupido o lo doppiamo regolare? Di quale versione fare il seguito?
Christian
17 Aprile 2018 alle 17:27Complimenti per l’articolo e per il tempo che hai dedicato all’argomento!
Ti segnalo un altro esempio di film uscito nelle sale italiane in quegli anni con due doppiaggi, uno per intellettuali e uno per gonzi (magari il distributore era lo stesso?): “La pacifista” con Monica Vitti, del regista ungherese Miklós Jancsó (1970), alias “Smetti di piovere”: con il primo titolo era un film sulle contestazioni giovanili e le ideologie (oggi piuttosto datato); con il secondo, un misto di volgarità, di parodie e di battutacce in dialetto (che coprono, anche in questo caso, i silenzi). Per “fortuna”, il DVD italiano contiene entrambe le tracce audio.
Evit
17 Aprile 2018 alle 21:57Ciao Christian, ti ringrazio per i complimenti. Quello che mi dici va a confermare ciò che nel mio articolo era una mera supposizione ma comunque l’unica spiegazione sensata… nella sua insensatezza, cioè che i film potessero essere distribuiti con due doppiaggi, uno serio e un altro comico, così da tentare di soddisfare due fette di mercato che raramente si intersecavano. Oggi una cosa del genere sarebbe inaudita. Inutile dire che adesso DEVO recuperare questo film con Monica Vitti, eccezionale che lo abbiano pubblicato con i due doppiaggi! Suppongo che sia la versione Cecchi Gori, giusto?
Christian
18 Aprile 2018 alle 09:54Sì, il dvd Cecchi Gori (CineKult, quello con la cover con sfondo giallo) ha entrambi i doppiaggi, mentre quello Alan Young dovrebbe avere solo la versione “cafona”…
Evit
22 Aprile 2018 alle 12:37Aggiunto alla lista dei futuri acquisti, grazie per la segnalazione Christian. Non mi dispiacerebbe analizzarlo
Lokanatha
17 Aprile 2018 alle 22:22Non avevo contezza di questo orrore. Approfitto per i complimenti per il blog, di cui ho letto gli archivi e che ha contribuito a farmi riconsiderare le mie opinioni sul doppiaggio
Evit
22 Aprile 2018 alle 12:36Eheh, ti ringrazio. Non so se ti ho fatto riconsiderare in positivo o in negativo, del resto nel mio blog ce n’è per tutti i gusti visto che faccio sia apprezzamenti agli adattamenti fatti bene, sia critiche a quelli mediocri, sempre tra l’ironico e l’informativo… perché se non ne possiamo ridere almeno un po’ che gusto c’è. Di sicuro non faccio di tutta l’erba un fascio, come capita di sentire spesso sulla rete.
Spero dunque che ti trattenga da queste parti per questo ed altro ;D
Ancora una volta, benvenuto!
Lokanatha
23 Aprile 2018 alle 23:14Semplicemente, pendevo (ma senza, credo, mai una vera adesione) verso un’estremistica adesione alla lingua originale, foss’anche con sottotitoli, se non per chi non conosce la lingua né sa leggere. Probabilmente per la pletora di doppiaggi atroci che esce adesso, non lo so. Questo blog mi ha appunto un po’ smussato, anche se nella fruzione personale scelgo quasi sempre la lingua originale, persino per lingue che non conosco
Evit
24 Aprile 2018 alle 01:13C’è da fare un bel distinguo, per quanto riguarda roba che passa su Netflix e molte serie che arrivano in TV, la lingua originale è semplicemente indispensabile! I tempi per doppiare sono andati riducendosi sempre di più e a certe ditte non frega niente della qualità (penso ai ridoppiaggi rumeni che ogni tanto compaiono su Netflix), queste ditte vogliono solo il prodotto economico e lo vogliono rapidamente e trovano sempre chi glielo fa a queste condizioni.
A quelle condizioni è un miracolo che qualcosa venga fuori anche solo decentemente. Per Netflix lavorano anche professionisti famosi, quindi non è tutto pessimo ma non è certo luogo di piaceri per le orecchie. Su Netflix ho sentito le peggiori nefandezze e se qualcuno mi dice che guarda le serie TV in originale non posso che stringergli la mano, mi dispiace per coloro che lo trovano faticoso perché magari se le guardano in momenti della giornata in cui non possono prestare attenzione costante per la lettura dei sottotitoli.
Anche io guardo serie su Netflix in inglese (specialmente se sono britanniche perché la mia formazione viene da lì) ma essendo bilingue non faccio molto testo a riguardo. Sul blog ho deciso di non parlare di serie TV perché alla fine non ne guardo molte e per fare una recensione di una serie mi ci vorrebbe molto più tempo e le cagate che fanno nei doppiaggi per la TV sono in numero troppo elevato per stargli dietro.
Riguardo ai film dipende. Diciamo che di recente mi stupisco quando trovo un adattamento ben fatto dall’inizio alla fine, senza baggianate tipo gli inglesismi superflui o eccessivi, senza frasi che sembrano traduzioni dirette (sempre più comuni). Quando mi siedo al cinema penso sempre al peggio e negli ultimi anni, con mia grande sorpresa, è la Disney che sta dando il peggio di sé perché nei film di Spielberg, ad esempio, il controllo qualità è altissimo. Quindi si ritorna al discorso del “dipende”. Dipende da chi distribuisce il film, da quali supervisori ci sono dietro, quali direttori di doppiaggio… così tante variabili che è impossibile generalizzare.
Molti dei miei lettori sono sicuro che guardino i film in inglese sottotitolati, non è una scelta alla quale sono contrario, anzi, se viene anche abbinato ad uno studio serio della lingua ben venga! Come facevo io ma ai tempi delle VHS… non hai idea della spesa e della rottura di palle per trovare quelle in inglese con sottotitoli in inglese.
Non credo che l’apprezzare i film in lingua originale debba necessariamente andare a braccetto con il disprezzo per il doppiaggio, e se ho smussato qualche posizione tendente all’estremismo mi fa molto piacere, anzi, benvenuto tra noi curiosi. Del resto gli estremismi sono insensati in qualsiasi direzione. A me piace tirare fuori gli adattamenti belli e fatti bene, illustrare perché sono fatti bene proprio in virtù del mio essere bilingue (che ahimè mi limita alla sola lingua inglese), così da poter apprezzare il lavoro che c’è dietro e magari far capire cos’è il “buon adattamento”; allo stesso tempo parlo ironicamente di quelli adattati con i piedi, specialmente quando sono vittime di mode del momento (e questo vale sia per le oscenità di Fritz il gatto degli anni ’70 che per i più moderni Captain America pieni zeppi di parole in inglese a volte al limite del comico). Tra questi poi ci sono anche gli errori ingenui che purtroppo capitano sempre (e quanti ne vedo anche nei sottotitoli!), i titoli alterati in maniera comica o poco sensata, i ridoppiaggi superflui… etc, etc, tanti ce n’è di argomenti di cui ridere in maniera “formativa”.
Andrea Grandra
18 Aprile 2018 alle 19:09Bellissimo articolo
Evit
22 Aprile 2018 alle 12:25Grazie Andrea! Del resto avevamo già parlato del nostro amore per Lionello voce e i nostri profondi dubbi sul Lionello adattatore
Emi9
18 Aprile 2018 alle 22:30Un altro ottimo articolo, Evit. Aspettavo un tuo scritto su Fritz il Gatto da quando ho scoperto questo blog… Ti aspettavo al varco, insomma!
Purtroppo, non posso fornire contributi utili, giusto una piccola testimonianza: ho visto il film doppiato, post 1994 – ma neanche tanto post, forse 1996 o 1997, chi si ricorda? – in un cinema d’essai (Lumière a Bologna), dunque ovviamente col doppiaggio gonzo. Ricordo che le poche note di sala sottolineavano appunto lo scempio, ma non abbastanza, certo non quanto avrebbe meritato.
Anche per quanto riguarda Lionello, sono d’accordo al 100%. Interessante (e aberrante) la storia del doppio doppiaggio. E giustissimo sottolineare la profonda, incolmabile linea di demarcazione fra pubblico colto e pubblico trucido negli anni Settanta. Nel loro piccolo, anche onesti (e colti) lavoratori dell’industria culturale come Lionello hanno le loro belle responsabilità, tu che dici?
E non so se la traduzione de “Il dittatore dello Stato libero di Bananas” l’abbia seguita lui – direttore del doppiaggio, leggo, il buon Maldesi, per la CVD – ma qualche sfumatura di comicità da avanspettacolo bagaglino c’è anche lì.
Emi9
19 Aprile 2018 alle 11:06(aggiungo: le note di sala non facevano riferimento a un doppiaggio alternativo andato perduto)
Evit
22 Aprile 2018 alle 12:18Ciao Emi, ti ringrazio. Sono in tanti che me lo chiedevano da tempo e diciamo che stavo aspettando che mi venisse il coraggio di vederlo (sapendo che mi sarebbe toccato vederlo due volte, una in inglese e una in italiano). Penso ne sia valsa la pena, adesso sappiamo di quel periodo molto particolare degli anni ’70 dove distribuire lo stesso film con due doppiaggi paralleli era immaginabile.
La mia supposizione sui motivi di questi due doppiaggi si è rivelata corretta alla fine visto che negli stessi anni un altro film impegnato fu distribuito con un secondo doppiaggio trucido. Mi sono affidato alla saggezza di Conan Doyle: una volta eliminato l’impossibile ciò che rimane, per quanto improbabile, dev’essere la verità.
La verità è che in un periodo storico italiano si facevano doppiaggi per intellettuali e per gonzi per migliorare gli incassi. Oggi sembra incredibile.
Fabio
19 Aprile 2018 alle 23:54Ho letto l’articolo..veramente un fatto odioso!!! Cioe’ sono incazzato io che non conoscevo il cartone in questione,figuriamoci chi l’ha visto col primo doppiaggio e non potra’ piu’ sentire quell’audio!!!! Che poi…il secondo doppiaggio e’ stato effettuato anche da grandi doppiatori…nulla da dire su di loro…ma il modo in cui e’ stato stravolto tutto e’ grottesco!!!Ok…e come Indiana Jones alla ricerca della vhs perduta….io vado…!!!
Evit
22 Aprile 2018 alle 12:07Esistesse almeno un DVD con i sottotitoli tradotti correttamente, almeno gli italiani potrebbero vederselo così come dovrebbe essere. Invece niente, nemmeno il DVD esiste. Solo VHS (entrambe le VHS hanno il doppiaggio “gonzo”)
anonymous
20 Aprile 2018 alle 19:56Almeno le canzoni del Quartetto Cetra sono carine…
Evit
22 Aprile 2018 alle 12:05Mmh, dici? Diciamo che sono tutt’altro, come del resto il doppiaggio stesso. Ce n’è una che non va nemmeno a tempo con il tizio che schiocca le dita e trovo che distragga molto, poi quella sulle donne che “ti incastrano” che, insomma, se la potevano risparmiare (ma è pur sempre in linea con l’adattamento “comico”). Mi domando piuttosto se nel primo doppiaggio ci fossero canzoni diverse.
anonymous
24 Aprile 2018 alle 23:35Ho detto ‘carine’, non ‘adatte’ 🙂 …
Comunque ottima analisi di un’operazione vergognosa, eseguita nel tentativo di aumentare gli incassi, ma anche, diciamolo, nel tentativo di ravvivare un film non proprio entusiasmante…
Evit
24 Aprile 2018 alle 23:43Ahah, ok. Qualcuna lo era, carina.
Di sicuro c’è stato anche il problema del film stesso che, come dicevo anche nell’articolo, non è poi questo capolavoro, anzi, se non fosse per la storia del doppiaggio per gonzi non staremmo neanche a parlarne e rimarrebbe uno di quei titoli per pochi appassionati.
Per creare nuovi dialoghi divertenti, se questa era la necessità per la distribuzione all’epoca, ci sarebbe voluto qualcuno di più capace come Maldesi. Ma un’operazione simile forse Maldesi non l’avrebbe mai fatta.
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9 Giugno 2018 alle 07:30Pingback:
30 Giugno 2018 alle 10:01SAM
24 Agosto 2018 alle 23:49Da amante di Bakshi non potevo non commentare questo articolo .
Intanto, non sapevo che esisteva un doppiaggio per intellettualoidi.
Che sarà sicuro migliore di quello per gonzi, ma ho paura che sia stato adattato in maniera sofisticata e infedele per i borghesi sbob, esattamente come quello di Lionello era storpiato per i burini avvinizzati da bar.
Non penso che il doppiaggio sia andato perduto, probabilmente alla Medusa non staranno neppure a sbattrsi nel cercarlo.
Di Bakshi esiste un altro film in italiano di cui pochi conoscono l’esistenza ( io ce l’ho ) ovvero Coonskin
clip ita
https://youtu.be/paaS3l_earc
la cosa assurda, è che stò film fu doppiato su una versione “beta” del film diversa da quella uscita in BR in USA.
Risultato ?
La versione italiana ha un montaggio diverso , con scene che mancano nella versione USA ( e purtroppo, scene che invece ci sono in originale e mancanti in italiano ).
Di Cecchi Gori, non mi fiderei nel loro dire di aver cercato lì’audio del film, visto che hanno in magazzino questo film rarissimo , che non è mai uscito in vhs nè dvd.
https://youtu.be/zvpE9XpkMcI
Alohaaa..
Evit
25 Agosto 2018 alle 00:29Io sono certo che tutta questa roba sia in archivio ma non so se hai mai visto un archivio della distribuzione cinematografica, in certi casi è roba da mettersi le mani nei capelli o ce n’è semplicemente così tanta che spesso richiede tanto tempo solo per ricatalogare tutto (cosa che non fanno mai). Se pensi ai vari pezzi rarissimi creduti perduti per 50 anni e che ogni tanto spuntano fuori dagli archivi di studi famosi tipo Paramout, Fox etc… la roba è tutta lì ma bisogna cercarla. Spero con questi miei articoli di aumentare l’attenzione verso certi doppiaggi perduti, magari si mettono a cercarli con più impegno.
Diciamo che quando dicono “l’abbiamo cercata” sono sicuro che abbiano fatto una ricerca nel database sul loro computer e di certo non è il genere di materiale che hanno catalogato in digitale visto che non pensavano più di doverlo utilizzare.
SAM
25 Agosto 2018 alle 10:58Di sicuro è come cercare un ago in un pagliaio e spesso, chi di dovere manco sa di avere certe cose in magazzino ( magari perché manco era nato quando li hanno fatti ).
E’ curioso però che le Olimpiadi della Giungla non siano stati trsmessi su TMC quando era di Cecchi Gori.
Probabilmente è perché nel doppiaggio italiano (completamente inventato rispetto a quello originale per far riidere di più ) c’è una parolaccia nel finale riupetuta più volte ( “merde l’amour !merde l’amour “,
Oviamente assente in originale ( che poi era un film tv in 2 parti che CG unì e mandò al cinema )
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12 Febbraio 2019 alle 13:41Pingback:
19 Marzo 2019 alle 23:37Pingback:
14 Settembre 2019 alle 13:38pavolist
3 Marzo 2020 alle 19:23Mannaggia a te… fino a ieri non conoscevo nemmeno l’esistenza di questo film. E ora? Ora che mi hai messo la dannata pulce nell’orecchio, voglio trovare la VERSIONE INTELLETTUALE!! La versione “per gonzi” circolava fino a un po’ di tempo fa in rete, poi è stata rimossa (sarà anche colpa tua? Dopo che hai smosso le acque, attirando l’attenzione su questo film che tanti probabilmente nemmeno immaginavano che esistesse…:). Fatto sta che io purtroppo non ho la tua (né di altri) comprensione della lingua inglese, ahimè, non riesco a guardare un film in lingua originale se non con i sottotitoli, così alla fine, presa dalla curiosità, sono riuscita a recuperarne una versione in inglese con sottotitoli in spagnolo e bon, mi sono accontentata di quella. Però l’idea che esista una versione italiana FEDELE non mi dà pace: ma com’è possibile che sia stata tolta dalla circolazione? Assurdo. Ci vogliono ignoranti e gonzi, si vede.
Evit
4 Marzo 2020 alle 11:46Ahah, non credo che la rimozione dalla rete sia colpa mia, però è un peccato che non ci siano dei sottotitoli italiani fedeli per questo film, visto che il primo doppiaggio proprio non spunta fuori. Penso sia stato cercato ma forse con scarso impegno.
Ancora benvenuta al mio blog 😀
pavolist
4 Marzo 2020 alle 11:00Spulciando l’archivio de “La Stampa”, ho recuperato più di un articolo da cui emergeva quella che era la vera essenza di “Fritz il gatto”, come se la versione “per gonzi” non esistesse neanche… Questa la recensione del 25/07/1972: http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,7/articleid,1513_02_1972_0162_0007_21180174/
Evit
4 Marzo 2020 alle 11:50Sì, infatti inizialmente era uscita la versione “intellettuale”. È quella che hanno recensito i giornali dell’epoca e di cui si trova traccia solo in queste recensioni infatti. Qualche mese dopo emerse una seconda versione, quella “per gonzi” come dico io nell’articolo. Evidentemente una strategia per arginare il primo insuccesso di botteghino. Il guaio è che dopo è sopravvissuto solo quel secondo doppiaggio, maledizione!
Grazie per il link
Giuseppe
5 Gennaio 2021 alle 22:01Di recente ho rivisto il film d’animazione francese “Asterix e Cleopatra” che è di qualche anno prima di questo. Il doppiaggio è della C.D.C. e il protagonista Asterix è doppiato da Oreste Lionello.
È un classico esempio di doppiaggio italiota anche se secondo me non rovina il film.
Va benissimo il fatto che gli antichi romani parlino romanesco, cosa inventata dal traduttore del fumetto (anche se, se non erro, era limitata ai legionari). I difetti sono altrove.
Vengono cambiate le origini di due personaggi egizi: l’architetto Numerobis diventa siciliano per poterlo far parlare in siciliano e il cattivo Stocafis diventa il germanico Von Klappe con accento tedesco e riferimenti al nazismo. Sono stati inventati di sana pianta riferimenti e battute anacronistici: le automobili, l’antidoping, l’allunaggio in televisione (non a caso il film in Italia uscì nel 1969), eccetera.
Eppure il film comunque continua a divertirmi, le voci italiane sono adatte così come le canzoni. Il franchise di Asterix è di suo sopra le righe e anche se hanno fatto cambiamenti inutili non l’hanno stravolto.
Evit
6 Gennaio 2021 alle 21:51Ti ringrazio per la segnalazione, non lo vedo da una vita eppure ricordo ancora l’architetto siciliano! Purtroppo non conosco il francese quindi temo che certe produzioni non verranno toccate dai miei articoli, però mi ha incuriosito molto. Le voci della CDC sono sempre ottime, il mio preferito è sempre stato Le dodici fatiche di Asterix
Giuseppe
7 Gennaio 2021 alle 00:23È giusto che ti limiti ai film in inglese se non conosci altre lingue straniere o non le conosci abbastanza bene.
Che ti ricordi ancora l’architetto siciliano è normale, penso che Asterix e Cleopatra sia il miglior film della saga dopo Le 12 fatiche di Asterix.
Quest’ultimo è stato doppiato dalla S.A.S. con un cast diverso. Leggo che stranamente non è andato al cinema ma esordì in televisione negli anni ’80. Rispetto ai due film precedenti c’è un uso molto minore del dialetto romanesco.
Credo che Asterix in Italia abbia una fama grande quasi quanto ne ha in Francia, per qualche motivo ci piace vedere antichi romani presi a botte.
Evit
7 Gennaio 2021 alle 00:45Per coerenza e integrità personale mi sono sempre fermato a ciò che conosco (da bilingue italiano-inglese).
Ancora ricordo molte battute di Cleopatra (“Il leone di Cleopatra!”) anche se non lo vedo da tanto tempo (e dovrei decisamente rivederlo), quei due sono certamente tra i migliori. Le dodici fatiche è quello che, a memoria mia, passava meno in TV ma per fortuna lo avevo in VHS, ad oggi è quello che cito più frequentemente. Curioso che sia arrivato così tardi a noi.
Paolo "Pisolo" Ciaravino
7 Gennaio 2021 alle 13:56A memoria (non lo rivedo da più di vent’anni) non era malaccio anche Asterix il gallico. Il resto l’ho sempre trovato trascurabile. Le dodoci fatiche sicurmente il migliore, probabilmente perché non è un adattamento dai fumetti, ma una storia originale creata apposta per il cinema. Segue Cleopatra, al netto degli inspiegabli adattamenti di cui parlava Giuseppe che però, bisogna dire, divertono per la loro assurdità.
Evit
7 Gennaio 2021 alle 14:02Diciamo che quando hai accettato che gli antichi romani parlano in romanesco (idea geniale), non è troppo strano trovarci altri accenti regionali per strappare altre risate. Non avendoli mai visti in originale infatti non avrei mai sospettato che fossero invenzioni dell’edizione italiana.
Paolo "Pisolo" Ciaravino
7 Gennaio 2021 alle 14:48Come ricorda Giuseppe, l’idea del romanesco fu del traduttore dei primi albi di Asterix, Marcello Marchesi il quale, oltre a farsi venire il mal di testa per adattare i giochi di parole di Goscinny e Uderzo, ebbe questa felice intuizione, che progressivamente si è andata un po’ perdendo. Con moderazione e nei momenti giusti era veramente una trovata geniale.
Leo
7 Gennaio 2021 alle 18:46C’è da dire che i cattivi con l’accento germanico nei cartoni non erano una rarità all’epoca, e il motivo a me sembra chiaro (nazisti). Fino agli anni 80 comparivano “a caso” nei posti più impensati, vedi per esempio il primo doppiaggio della serie “Napo Orso Capo” che cambia Mr. Peevly in “Signor Otto” e gli dà un pesante accento tedesco. https://www.dailymotion.com/video/x27vbiy
Tra parentesi il protagonista Hair Bear, da noi ribattezzato Napo Orso Capo, parla con accento napoletano presumo per suscitare una suggestione basata sullo stereotipo dei napoletani sfaticati, visto che il personaggio è la parodia di un hippie votato alla bella vita. Sorvoliamo sul fatto che Wikipedia riporta come doppiatore Franco Latini anche nella prima versione quando è chiaro che NON è lui.
Apostolo
21 Settembre 2022 alle 18:38Purtroppo esistono pure gli anime doppiati stile bagaglino, anzi molto peggio del bagaglino:
https://www.cbr.com/ghost-stories-failed-anime-became-most-offensive-dub-ever/
https://www.youtube.com/watch?v=hY3A5I7m060
Paolo "Pisolo" Ciaravino
9 Ottobre 2022 alle 21:56@Apostolo (non so dove finirà sta risposta su Teen Wolf)
Mi hai ricordato quella puntata di Futurama che ogni volta che la vedo mi saltano i nervi. Non so se Evit ne ha mai parlato, ma è quella in cui Bender viene colpito dalla maledizione della were-car, tradotto in italiano con “auto che era” invece che auto mannara o che so io.
Evit
10 Ottobre 2022 alle 02:20Pensavo di sì e invece no. Era un caso già stranoto da prima che aprissi il blog e penso di non aver niente da aggiungere. Però ho fatto questa battuta su Twitter, visto che nemmeno nei sottotitoli su Disney+ l’hanno sistemata, diventando un’auto-lupo.
Apostolo
10 Ottobre 2022 alle 10:55Hanno ridoppiato il clip show dei Simpson per i problemi audio e invece ”l’auto che era” e Simone Crisari su una ragazza nei Griffin sono ancora li.
SAM
10 Ottobre 2022 alle 11:57Cmq di Asterix e le 12 fatiche esiste un ridoppiaggio uscito solo in vhs, ne vidi un trailer a fine anni 90 in un programma sulle uscite video curato da Joe Denti ( su Odeon/Telereporter Lombardia)
Pare non lo conosca nessuno.
Evit
10 Ottobre 2022 alle 12:09Infatti non lo conosco. Penso che la VHS Domovideo abbia il doppiaggio storico. In quale VHS è uscito il ridoppiaggio? Sicuro che non fosse solo il trailer ad essere stato ridoppiato?
Apostolo
10 Ottobre 2022 alle 12:40A proposito di Domovideo, può essere che il doppiaggio intellettuale di Fritz sia ancora in mano alla MGM e gli americani per sbaglio hanno inviato quello gonzo? d’altronde la VHS non l’ha distribuita Medusa.
Evit
10 Ottobre 2022 alle 13:10Tutto può essere.
Gianni
24 Gennaio 2023 alle 19:50Ciao,
bellissimo completo articolo…
non potrebbe darsi che una copia con il primo doppiaggio sia conservata al Centro Sperimentale di Cinematografia – Cineteca di Roma ?.
Qui il link del sito:
https://www.fondazionecsc.it/cineteca-nazionale/
saluti
Gianni Pinotti
Evit
27 Gennaio 2023 alle 00:04La Cineteca di Roma ha un catalogo prevalentemente italiano, dubito di trovarci questo genere di film, ma chiederò.
Adomix
25 Gennaio 2023 alle 13:14Strano che non sia stata menzionata l’edizione DVD (fare anche i Blu-ray non conveniva, probabilmente) della Sinister Film uscita a novembre scorso. Confermo che i sottotitoli in italiano sono ritradotti dall’originale, ad occhio forse con qualche imprecisione, ma potrei benissimo sbagliarmi. Diciamo che qua e là ho l’impressione di perdermi qualcosa del film, ma più che dai sottotitoli forse dipende dai riferimenti d’epoca. (A chi si riferisce il corvo nero nella prima scena quando dice all’incirca “Chi ti sembro, Geraldine?”?)
Evit
25 Gennaio 2023 alle 13:44“Strano” in che senso? 😄 L’articolo è del 2018 e il DVD Sinister del 2022 non l’ho comprato perché ha sempre il solito doppiaggio. Non mi sorprende che i sottotitoli traducano i dialoghi originali, questa è la norma per gran parte dei DVD.
Per risponderti su Geraldine: https://en.m.wikipedia.org/wiki/Geraldine_Jones_(character)
Adomix
25 Gennaio 2023 alle 16:48L’ho segnalato giusto perché in un tuo commento qui sopra criticavi che non esiste nemmeno un DVD con i sottotitoli fedeli, mentre ora almeno quello c’è 😄
Io alla fine l’ho comprato giusto per “ringraziamento” a chi ha pensato di recuperare il film e non lasciarlo solo in VHS in Italia. Comunque non ci si perde nulla, è la solita edizione “liscia” con il solo trailer come contenuto speciale.
Evit
25 Gennaio 2023 alle 16:55Ah, dici nei commenti. Amazon non segnalava la presenza di sottotitoli e non ci ho più ripensato. Comunque hai ragione, almeno chi legge sa che nel DVD ci sono i sottotitoli in italiano che traducono i dialoghi originali (quanto bene non mi è dato sapere ma è già qualcosa). Lascio qui il link per gli interessati:
https://amzn.to/3Dg4iNg
Grazie per la segnalazione
Matt
29 Maggio 2023 alle 16:42Ciao Evit! Spero che vada tutto bene, visto che non mi paleso da un bel po’ (anche se il blog lo leggo sempre eheh). Esco dal mio letargo per dire che è stato finalmente ritrovato (o meglio diffuso) il doppiaggio di un altro “classico” di Ralph Bakshi, ovvero Coonskin. Lascio qui il link al ragazzo che ci ha permesso di vederlo, PAGANDO 300 EURO ad un collezionista privato che da anni si fa vanto di essere possessore di copie uniche di film, per poi dire che “moriranno con lui”. Inutile dire che è una pratica abominevole e che va contro quello che tu, Evit, e chiunque altro lavori alla preservazione storica delle opere cinematografiche e non, avete fatto in tutti questi anni.
Il video in questione:
https://www.youtube.com/watch?v=lYu-37g1xTY
Evit
29 Maggio 2023 alle 16:47Ti ringrazio, sapevo di questa uscita imminente da un po’ di tempo perché sono stato interpellato in merito. È tutto molto entusiasmante e mi fa piacere che Enrico del canale 151eg abbia recuperato questa fantomatica VHS. L’ho annunciato anche sui profili social del blog ma spero di trovare il tempo di scrivere qualcosa in merito. Nel video precedente, Enrico ringraziava anche me tra quelli interpellati. Gli auguro tutta la fortuna possibile
Matt
29 Maggio 2023 alle 17:31Sì rivedendo il video in effetti vieni citato anche tu, però mi era preso il momento fanboy e sono volato qui a scrivere senza finire il video :-D. Speriamo che si riesca a venire a capo di questo mistero, confidiamo in qualche doppiatore che ricordi di questo doppiaggio anche se la vedo dura.
Evit
29 Maggio 2023 alle 23:32Il problema è che i doppiatori del committente e di tutto quello che c’è sopra difficilmente sanno qualcosa. Loro entrano in sala, doppiano e se ne vanno. Magari identificando il direttore di doppiaggio c’è qualche speranza in più, ma ricordo anche Castagna su Heavy Metal 2000 non ricordasse assolutamente chi era il committente. Comunque, ancora non mi sono messo a fare le MIE ricerche, ma sono in stretto contatto con Enrico del canale youtube, appena trovo un po’ di tempo spero di riuscire a scrivere qualcosa.
Apostolo
29 Maggio 2023 alle 19:39Quella videocassetta se non sbaglio era di proprietà del ”più grande conoscitore del Mondo di Elvira”
Apostolo
29 Maggio 2023 alle 19:44L’aveva scritto anche nei commenti del blog che sto film lo aveva solo lui
Michael
12 Settembre 2023 alle 15:51Grazie infinite per questo articolo!
Ho appena terminato di vedere il film discusso, fortunatamente la versione che ho scaricato era in lingua inglese ed italiana, così ho potuto immediatamente cambiare audio appena mi sono reso conto nelle primissime scene di quale scempio avessero partorito. Quasi come quello a Flash Gordon, anzi… peggio! Per quanto riguarda il Sacro Graal dei Monty Python, non oso nemmeno esprimermi.
Evit
21 Settembre 2023 alle 02:15Vero, molto molto peggio di Flash Gordon!