Ebbene, siamo arrivati al terzo articolo sull’adattamento italiano della serie di RoboCop. Sappiamo tutti cosa succede nei terzi capitoli delle saghe famose: o finisci nel Far West, o rasato a zero su un pianeta-prigione, oppure gli orsetti del cuore ti aiutano a sconfiggere il malvagio impero galattico… in questo film voli con un jet pack per difendere una dozzina di cittadini da alcuni punk, l’unica cosa di questo film che poi credo sia rimasta impressa a tutti.
La legge di Murphy applicata alla cinematografia
Se un terzo seguito potrebbe fare schifo, sicuramente farà schifo.
Peter Weller
Il terzo infausto episodio di RoboCop non è poi così male come dicono tutti in realtà. Ha molti problemi come film a sé (c’è una bambina hacker di 8 anni; il capo della OCP è adesso un buffone vittima delle circostanze; c’è una bambina hacker di 8 anni; RoboCop non uccide più nessuno, anzi nessuno uccide più nessuno, quasi, e infine c’è una bambina hacker di 8 anni! Lo avevo già detto?) e sembra più l’episodio pilota di una serie TV o un film girato per la televisione (infatti dubitavo che in Italia fosse uscito al cinema, ma mi è stato confermato che, sì, uscì anche al cinema – un momento di silenzio per chi pagò qualche migliaio di lire per vederlo) ma tutto ciò mi tocca poco (se non consideriamo la bambina hackerdi 8 anni). Il problema maggiore lo trovo invece nella sua versione italiana che è del tutto incurante dei precedenti adattamenti!
Se i precedenti film mi avevano sorpreso e divertito in italiano con l’adattamento di Pino Locchi, dove erano state migliorate persino alcune scene (vedi precedenti articoli su Robocop e Robocop 2), il doppiaggio di questo terzo film (a cura di Manlio De Angelis, sempre per la C.D.C.) fa incazzare già dal minuto uno quando sentiamo parlare di una ditta chiamata fantozzianamente La Superprodotti, nonostante sia palesemente accompagnata dal simbolo, ormai familiare, della OCP.
Al quindicesimo minuto avevo già abbozzato quasi tutto l’articolo sulle note del mio cellulare.
Sarò il più possibile telegrafico perché questo film non merita approfondimenti eccessivi. Ecco una lista di cose OK e di cose “non OK”.
Le note positive del doppiaggio di Robocop 3
Iniziamo elencando ciò che è “OK” in questo film.
- Nonostante la sostituzione dell’attore principale, la voce italiana rimane la stessa (Alessandro Rossi), facilitando lo spettatore ad abituarsi al nuovo aspetto di Murphy, non proprio uguale ai precedenti film.
Questo è decisamente un vantaggio dell’avere i film doppiati. Il nostro RoboCop suona più familiare a noi di quanto potrà mai suonare alle orecchie degli americani. Difatti il problema della voce è nella lista degli 8 errori di RoboCop 3 da non ripetere in futuro (la numero 5 è appunto “get the voice right!“, ovvero “dategli la voce giusta!“). Lo potete ritrovare negli archivi di internet, dovesse mai sparire.
- L’ED-209 riprogrammato che dice:
Eat lead, suckers!
Mangiate un po’ di piombo, scemi!
Potrebbe trattarsi forse un simpatico omaggio al doppiaggio del primo RoboCop dove “creep” era tradotto in “scemo“? Ahimè no, è una semplice coincidenza, come dimostrato da una successiva battuta dove “creep” viene appunto tradotto in “verme”. Comunque il robot che chiama le sue vittime scemi ha lo stesso valore comico di “suckers“.
“Scemo” non lo si usa più a sufficienza nei dialoghi doppiati perché non esiste una corrispondenza diretta in inglese e dato che sempre più doppiaggi moderni sono fatti su traslitterazioni quasi alla lettera, difficilmente lo ritroverete e questo è un peccato.
- Un lessico non comune in molte parti d’Italia, ma correttissimo, fa la sua comparsa quando il generale dice:
Find a manhole!
Trovate un chiusino!
Nel 2014, considerando la qualità media delle traduzioni recenti, questa è da applauso e lacrime agli occhi. Il chiusino mi ha commosso.
Non “OK”
- La OCP viene chiamata Superprodotti Corporation (o “la Superprodotti” in breve) durante tutta la durata del film, peccato che il simbolo stranoto della OCP compaia stampigliato, tipo, …OVUNQUE!!!
Per non parlare poi del gigantesco logo aziendale su parete dove, sotto alla sigla, appare anche il nome scritto per intero (Omni Consumer Products) in caratteri tridimensionali.
Bravi. Buona idea quella di cambiare il nome della società. Nessuno ci farà mai caso.
- Dopo che la polizia ha investito la macchina di un fighetto e l’agente Lewis gli chiede se stia bene, il tizio si lamenta per la distruzione della sua auto sportiva “d’epoca”:
In inglese:
OK? What are you, a comedian? I traded in a brand new SUX for this classic. Now look at it! It’s garbage.In italiano:
Bene? Che cos’è una battuta? Che cazzo di domande, l’avevo appena comprata e adesso guardala! È un rottame.
Insomma, addio riferimenti alla celebre SUX, probabilmente per una questione di tempi della battuta.
- RoboCop si lancia nella sua battuta preferita:
Nice try, creeps.
Bel tentativo, vermi.
Come era avvenuto in RoboCop 2, si perdono i riferimenti al primo film dove l’adattamento aveva alterato comicamente creep in scemo. La battuta originale che ricorre in tutti e tre i film, ovvero quella di chiamare i criminali “creeps“, in italiano è ricorrente solo negli ultimi due film (dove viene tradotta con “vermi”).
- Nello scambio di battute tra il sergente del distretto di polizia e l’avvocato di un omone nero vestito da donna con in mano un lecca lecca gigante (devo specificare che è di colore per il modo in cui la battuta si è trasformata in italiano):
In inglese:
Avvocato: This is entrapment! My client was visiting close friends in that motel.
Sergente: Hey, buddy. Your client’s friends were a non-union video crew and a German shepherd. Avvocato: That’s prejudicial.In italiano:
Avvocato: Questa è prevaricazione. Il mio cliente era andato a trovare degli amici in quel motel.
Sergente: Ehi avvocato, gli amici del tuo caro cliente erano delle comparse non iscritte al sindacato e un predicatore tedesco.
Avvocato: Questo è razzismo.
Ma avranno capito cosa volesse dire la frase originale o è stata volutamente alterata per poter vendere il film anche ai “giovini”? Il sergente del distretto diceva con ironia che gli amici del cliente erano un cameraman non in regola (“non iscritti al sindacato” indica che non erano professionisti o che comunque operavano in nero e in maniera losca) e un pastore tedesco (un cane, non un predicatore!). Vi lascio immaginare da soli cosa stessero filmando questi loschi cameramen in una stanza di motel con un cane ed un travestito.
- Quando il sergente risponde al telefono dice “centrale West” (originale: “Metro West“) ma si sono dimenticati che nel primo film Murphy si presenta alla centrale di polizia dicendo “Murphy, trasferito qui dal Metro Sud“, non aveva certo detto “Metro South” (pronunciato “sauth”). Adesso invece si mantengono i termini in inglese? La battuta originale è ancora più memorabile in quanto si tratta della prima frase pronunciata dal protagonista.
A dirla tutta, mi sembra che il sergente in questa scena neanche dica “centrale West” in realtà, bensì “Centrale Wester“, qualunque cosa questo possa significare. Che l’abbiano scambiata per (o alterata in) un nome di persona?
Per il rispetto della continuità con i precedenti adattamenti avrebbe dovuto dire “Metro Ovest” o al massimo “centrale Ovest” (intendendo “centrale Metro Ovest”).
- Manca di continuità anche la traduzione del nome della divisione “Security Concepts” della OCP
…che nel primo film era tradotta come “comitati di sicurezza” ma nel terzo assume il nome di “progetto sicurezza” e poi, sempre nello stesso film, di “reparto sicurezza“.
Va bene anche “reparto”… ma perché mai “progetto“? Non era un progetto, ma un reparto della società.
- Dopo il fallito tentativo di appropriarsi di un’area cittadina per farne una mostruosa speculazione edilizia chiamata “Delta City”, il presidente in carica della OCP – scusate, della Superprodotti – tenta di scusarsi con i finanziatori giapponesi e propone una nuova destinazione d’uso per quel quartiere degradato:
In inglese:
Let’s gentrify this neighborhood! Build strip malls, fast-food chains. Lots of popular entertainment! What do you think?In italiano:
Trasformiamolo in un luogo di divertimenti. Zucchero filato, catene di fast-food. Palloncini per bambini! Che ne pensa?
In italiano sembra che voglia costruirci un luna park (esasperando ancor di più la sua immagine di buffone del film, qualcuno avrà forse riconosciuto nell’attore lo Zed di “Men in Black”), invece la proposta reale era quella di riqualificare il quartiere degradato, riportando in esso servizi e attività commerciali che avrebbero attratto un nuovo (e più benestante) vicinato. Questa è la cosiddetta “gentrification” (tradotto spesso come “imborghesimento”), termine che qualche anno fa si era conquistato la fama grazie ad una pessima figura della Canalis a San Remo.
- Infine manca la lettura ad alta voce di tutto ciò che appare su schermo.
Chi nel 1993 non sapeva l’inglese si sarà perso informazioni relativamente importanti che apparivano sul monitor di RoboCop, incluse le famose tre direttive. Una mancanza abbastanza importante nella scena in cui RoboCop decide di difendere i cittadini dall’abuso della OCP dopo averli guardati in faccia con le tre direttive che gli apparivano in sovraimpressione tipo reclame della Eminflex.
Va bene, va beeeeene! “Protect the innocent” lo avranno capito tutti nel 1993, ma “uphold the law” e “serve the public trust” non sono alla portata di gran parte del pubblico italiano persino oggi.
Insomma che pastrocchio che hanno combinato con questo adattamento! Forse l’unica cosa veramente fastidiosa è quella del cambio di nome della OCP in Superprodotti, motivato da qualcosa che sicuramente mi sfugge, ma qualunque fosse l’idea dietro questo cambiamento, si è rivelata una pessima scelta. Per la miseria, RoboCop ha “OCP” stampato persino sull’elmetto!
Il resto delle alterazioni sono soltanto da imputare alla svogliatezza; chi ha mai voglia di andare a ripescare i precedenti film per rinfrescarsi la memoria su come avevano tradotto “creep” e “security concepts“, su cosa fosse una SUX o su come fosse stato tradotto “Metro West” in passato?
Curiosità poco curiose sul doppiaggio dei vari RoboCop
Lo slogan del film che compare sulla locandina sotto al titolo RoboCop 3 è: “È TORNATO PER RISTABILIRE LA LEGGE“. Al contrario di quanto è successo di recente con il primo RoboCop, questa frase non è stata scambiata per il sottotitolo del film.
La voce di Michele Gammino, genericamente elencata su Antonio Genna tra le “altre voci”, è la prima che sentiamo nel film; Gammino doppia infatti il narratore della pubblicità di Delta City. In RoboCop e RoboCop 2 aveva doppiato, rispettivamente, il negoziante che viene rapinato e l’avvocato della OCP.
Uno dei pochi personaggi che ritornano in tutti e tre i film è l’attore di colore che interpreta il vice-presidente Johnson. In ciascun film però è stato doppiato da un doppiatore diverso: Giorgio Lopez nel primo film, Cesare Barbetti nel secondo e Lucio Saccone nel terzo.
Anche il Sergente Reed della stazione di polizia ha avuto tre voci diverse: Sergio Rossi nel primo film, Fabrizio Pucci nel secondo e Sandro Sardone nel terzo.
Gli unici personaggi che hanno doppiatori fissi sono stati RoboCop (Alessandro Rossi), la sua collega Lewis (Anna Rita Pasanisi) e “il Vecchio” (Giorgio Piazza) il quale, però, non compare nel terzo film.
Grazie a RoboCop, Alessandro Rossi è diventato la voce robotica italiana per eccellenza andando successivamente a doppiare: Schwarzenegger sia in Terminator 2 che in Terminator 3 (non il primo che invece era di Glauco Onorato), Optimus Prime nella serie cinematografica dei Transformers, Dolph Lundgren in Universal Soldiers – I nuovi eroi e in Johnny Mnemonic, Ving Rhames ne’ Il mondo dei replicanti, il robot di Lost in Space, il robot “Pero” nel film d’animazione Metropolis… ne ho dimenticato qualcuno?
Anche in questo film torna lo sketch “me lo compro io per un dollaro” di cui avevo parlato approfonditamente. Nel secondo film questo personaggio non era ricomparso, forse per via di una scena poi tagliata sul finale del primo RoboCop dove, al telegiornale, rivelano che il famoso comico ha subito una condanna per immoralità dopo essere stato pizzicato a richiedere favori sessuali in cambio di apparizioni televisive nel suo show “It’s not my problem“. Si presume dunque che durante gli eventi del secondo film, egli fosse ancora agli arresti e che fosse tornato in libertà soltanto successivamente, in tempo per apparire all’inizio del terzo film. Lo vediamo per un brevissimo momento alla televisione mentre in casa avviene una violenta incursione della polizia per sfrattare dei poveracci; la pronuncia del suo tormentone “lo compro io per un dollaro“, con una vena quasi perfida (sia in italiano che in inglese), sta quasi a sottolineare, con amara ironia, l’ingiustizia dell’incursione.
E adesso abbiamo terminato con l’analisi degli adattamenti del vecchio RoboCop. Sono libero!
TO BE CONTINUED???
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13 Commenti
Stefania
27 Luglio 2014 alle 18:06Però potevi mettere una vignetta con la bambina hacker di 8 anni…….. ahi ahi!!
per il resto, divertente e interessante questa recensione, ma lascio da parte la saga di Robocop perché la trovo troppo troppo violenta, anche se posso capirne il motivo…. ma non fa per me!
buona domenica.
Stefy
Evit
27 Luglio 2014 alle 18:13Guarda, ho rimediato subito! Solo per te, Stefania.
Stefania
27 Luglio 2014 alle 18:22urca, c’ha pure il piccolo robocop in mano!!!
che hacker evoluta…. chissà che intelligenza…..
grazie, sei davvero gentilissimo, un’altra risata solo per merito tuo!!
Leo
27 Luglio 2014 alle 18:30Nonostante le critiche, Robocop 3 ha un altro merito… il suo adattamento mi ha insegnato cos’è veramente un chiusino! Pensa che nel gergo dei miei coetanei si tratta di “un peto fatto in un’auto coi finestrini chiusi”.
Evit
27 Luglio 2014 alle 19:09AHAHAHAHAHAH! Non si finisce mai di imparare!
Antonio L.
28 Luglio 2014 alle 14:20“Chiusino” si aggiunge a “tinello” nella lista delle parole che non sentiremo mai più negli adattamenti. 😀
Evit
28 Luglio 2014 alle 15:12Vero!
Rado il Figo
29 Luglio 2014 alle 10:43Se c’è una cosa che non sopporto, quale usufruitore dei doppiaggi dei film, è quando chi li cura non si prende la briga di “informarsi” sulle versioni (precedenti) dei nomi. Men che meno quando il soggetto della pellicola non è originale ma proviene da altra opera. Colla sarabanda di personaggi che cambiano in continuazione nome sia da un episodio all’altro sia dalla “fonte originaria”. Prendo i cartoni di Asterix come esempio, dove troviamo il capo Abraracourcix che nel primo titolo della saga diventa Abracadabra (!!), il cagnolino Idefix ribattezzato Ercolino nell’avventura con Cleopatra o il bardo Assurancetourix che esordisce come Solfamix (a dire il vero, forse una scelta più azzeccata dei fumetti). Ovviamente, tutti personaggi che nel prosieguo riprendono il loro nome originali.
Quanto invece alla pronuncia, mi pare di ricordare (ma mi venisse in mente un esempio…) che nei doppiaggi andati fosse tutt’altro che raro che ogni doppiatore pronunciasse, all’interno dello stesso film, i nomi stranieri come meglio vi venivano.
Evit
29 Luglio 2014 alle 10:55Si i nomi stranieri erano non di rado alla mercé della conoscenza linguistica del singolo doppiatore (che sono prima di tutto attori, non linguisti) che si lanciava spesso in personalissime interpretazioni. Forse perché talvolta mancava un direttore di doppiaggio che riuscisse ad imporre un modo “unico” di pronunciare un nome.
Adesso con i “supervisor” americani e una conoscenza dall’inglese in generale migliorata (e forse anche il sapere che molti spettatori si guarderanno il film in lingua originale grazie ai DVD e Bluray) questo problema è oggigiorno molto raro.
Oggigiorno abbiamo ben altri problemi ahah.
Ricordo quella di “Ercolino” che era sì un nome simpatico ma non aveva molto senso nel contesto del film dato che al massimo sarebbe stato un nome che un romano avrebbe dato al suo cane, non un gallico!
Phantom Dusclops'92
1 Agosto 2014 alle 22:49Ah, quanto mi irrita la mancanza di continuità fra la traduzione della fonte e quella dell’adattamento! Ho ancora oggi il giramento di palle per il fatto che nel film Matilda sei Mitica si ignori l’adattamento del libro, trovandoci con Matilda, la signorina Honey, la signorina Trinciabue e Bruce Pappalardo invece dei letterari Matilde, signorina Dolcemiele, signorina Spezzindue e Bruno Mangiapatate.
Evit
2 Agosto 2014 alle 17:24Premetto che non conosco né il libro, né il film (perché odio la bambina che lo interpretava), magari il mio amico Fibrottolo ne sa qualcosa più di me. Ad ogni modo… Pappalardo non è male come alternativa a Mangiapatate, considerando che chiaramente si tratta di cognomi in stile Dickens. Per funzionare anche in italiano richiedono necessariamente un alterazione che li faccia passare per cognomi presumibilmente realistici (mentre Pappalardo può indicare inconsciamente un ingordo o simili, Mangiapatate non è neanche verosimile e può funzionare solo in un libro per bambini). Anche Trinciabue non è troppo lontano da Spezzindue e suona più realistico (visto i vari Del Bue, Del Bove etc). La signorina Honey invece, lasciato così in inglese ha meno senso visto che si sono comunque sforzati di far funzionare tutti gli altri che mi hai elencato con degli equivalenti italiani, il più possibile verosimili.
Cosa ne pensi?
Alessandro Stamera
30 Giugno 2016 alle 12:21Ora che ci penso, Pappalardo lavorava in una fabbrica di caramelle, quindi siamo sempre in ambito alimentare 🙂
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22 Agosto 2014 alle 16:37