Che il secondo film della serie “Home Alone” non sia all’altezza del primo lo intuii persino io in giovane età quando vidi Mamma, ho riperso l’aereo in un’arena estiva nel 1993 e mia cugina, di un anno più grande, mi chiese perché non ridessi alla scivolata cartonesca di Marv verso l’armadio delle vernici, oppure perché non ridessi a sufficienza della sua folgorazione con tanto di scheletro urlante.
OK, quella dello scheletro era esilarante, soprattutto abbinata all’urlo effemminato dell’attore Daniel Stern, ma la degenerazione di Mamma, ho riperso l’aereo con le sue gag da cartone animato purtroppo non gli consentono di rimanere eternamente e interamente godibile come il primo film.
La premessa stessa è odiosissima. Infatti qui Kevin McCallister non è più vittima delle circostanze bensì pienamente artefice delle sue malefatte grazie alle quali si trasforma da subito in “villain” del suo stesso film, il peggior nemico di sé stesso… perché quando capisci di aver sbagliato aereo, ti ritrovi all’aeroporto di New York con la borsa di tuo padre e decidi “si fotta la famiglia in Florida, me la spasso a New York con la carta di credito di papà”, non hai più l’innocenza del bambino che credeva di aver fatto sparire magicamente la propria famiglia e che cercava di difendere la sua dimora dai ladri in attesa che un miracolo la facesse ricomparire… sei solo un bambino stronzo e viziato, e a Natale riceverai solo tante botte.
Premessa a parte, dopo un primo tempo spassoso incentrato su Kevin a New York, trovo che il film affondi stile Titanic, spezzandosi in due prima di calare a picco. Il momento fatidico è quello dell’abbandono dell’hotel di lusso, seguito dalla replica dell’attacco in casa del primo capitolo, che non sarebbe stata neanche una brutta idea in un film simile (“Ghostbusters II” docet) se non l’avessero condita però di situazioni sempre più improbabili: se nel primo film Marv veniva colpito in testa da un ferro da stiro che cadeva dal piano superiore di casa McCallister, qui viene invece colpito alla testa da svariati mattoni gettati energicamente dal quinto piano di un palazzo. Willy E. Coyote ne sarebbe stato soddisfatto. Neanche la scena in cui Joe Pesci viene catapultato a 10 metri d’altezza grazie ad una leva fatta con un bidone e un’asse di legno della ACME fa guadagnare al film molti punti ai miei occhi.
L’adattamento italiano di Mamma, ho riperso l’aereo
Nonostante il film scada spesso in una sciocca parodia del precedente, l’adattamento italiano si mantiene a livelli alti e per dimostrarvi da subito (e incontrovertibilmente) che il seguito di Mamma, ho perso l’aereo gode di un adattamento italiano tanto ottimo quanto quello del primo capitolo, vi propongo subito questo dialogo preso dai primi minuti del film:
Altro che il “vietato ai minori non accompagnati” di Deadpool! Gli anni ’90 ridono in faccia alla Marvel del 2016. Far dire ad un bambino di 10 anni “fottuto” in un film destinato proprio ai bambini è un azzardo che forse non vedremo mai più, i primi anni ’90 erano gli anni d’oro per quel genere di commedia (il periodo del “le parolacce fanno ridere i bambini”).
Ma passiamo subito alla lista di Evit, ovvero tutti gli elementi degni di nota riguardanti l’adattamento italiano. Questo adattamento italiano, nonostante torni nelle mani capaci di Silvia Monelli, direttrice di doppiaggio del primo film, perde di continuità in alcuni riferimenti al precedente capitolo ed eccoveli tutti, nella poco fantasiosa formula della “lista della spesa”.
Riferimenti mancati al precedente Mamma ho perso l’aereo
Mentre Marv nel primo film proponeva il nome di “the wet bandits” (memorabilmente tradotto come “i banditi del rubinetto“), all’inizio di questo film se ne viene fuori con “the sticky bandits”, adattato come “i ladri del nastro isolante“. Per richiamare il precedente adattamento in realtà avrebbero dovuto proporre “i banditi del nastro isolante” piuttosto. Questo in teoria… magari nella pratica il labiale funzionava meno per via del primo piano di Marv quando lo dice, oppure si erano semplicemente dimenticati del primo adattamento, anche questo può capitare.
Sul finale (in inglese) ritorna la storia dei banditi del rubinetto, ad emulazione della stessa scena dell’arresto nel primo film…
Nella versione doppiata, Marv diceva: ci pensi, Harry? Diventeremo famosi! ed Harry rispondeva famosi un accidente! (seguito da un calcio in culo), questa frase era al posto di “non siamo i banditi del nastro isolante, sta’ zitto!”.
Tutti voi ricorderete il film in bianco e nero che si guardava Kevin nel primo Mamma ho perso l’aereo, ciò che lo rendeva memorabile anche nel nostro paese era quella frase da annali di storia del cinema: “tieni il resto, lurido bastardo!“. All’interno di Mamma ho riperso l’aereo vediamo il seguito di quel film in bianco e nero (“Angels with Even Filthier Souls”, Angeli con l’anima ancora più sporca) dove lo spietato antagonista questa volta smitraglia la fidanzata infedele per poi tirar fuori un’altra perla delle sue: “Buon Natale, maledetto animale!“.
In originale si trattava però della stessa battuta usata nel precedente film “ya filthy animal!“, letteralmente “lurido animale!”. Riferendosi adesso ad una donna però, il primo adattamento, “lurido bastardo”, non solo non era chiaramente riproponibile (“lurida bastarda” avrebbe travalicato le intenzioni della frase originale) ma cambiandolo al femminile non avrebbe comunque funzionato vista la scena successiva dove Kevin sfrutta quei dialoghi per scacciare il concierge dell’albergo. Si tratta dunque di uno di quei cambiamenti, purtroppo necessari, a svantaggio della continuità delle battute tra il primo film e il secondo. In italiano quel personaggio, semplicemente, ne tirava fuori un’altra delle sue; in inglese invece la comicità della scena viene anche dallo scoprire che la stessa identica battuta veniva riproposta a qualsiasi vittima, uomo o donna che fosse, chiamandoli tutti “luridi animali”.
Me lo immagino un terzo film in cui vediamo il cattivone ripetere il mortale conto alla rovescia al suo cane per un crimine minore, tipo aver fatto la pipì sul tappeto, e poi concludere la sparatoria con un “stai a cuccia, lurido animale!”. Aspettate… mi è venuto in mente che esiste anche un terzo film ma io non l’ho mai visto, ditemi che c’era una scena simile!
Un altro piccolo elemento ricorrente nella versione originale, ma alterato in fase di adattamento, è l’augurio che si scambiano i due ladri “crowbars up!” (letteralmente “su i piedi di porco”), una specie di cin-cin tra scassinatori che nel primo film era stato tradotto con il termine “presentatàrm” mentre nel secondo film viene tradotto come “onore alle armi”. Questo è solo un altro piccolo elemento che avrete sentito in entrambi i film e che magari non avreste potuto immaginare si trattasse della stessa battuta.
Riferimenti che nel 1992 forse non avreste capito e quindi sono stati cambiati
Quando i due ladri svaligiano il negozio di giocattoli e si ritrovano davanti ai soldi destinati all’ospedale pediatrico esclamano…
Nell’adattamento italiano troviamo un più familiare scambio di auguri al suo posto:
– Buon Natale, Harry.
– Felice anno nuovo, Marv.
Scommetto che non avreste mai sospettato che Marv fosse ebreo.
Riferimenti che non avreste capito comunque
Quando il padre dice “sembrerà strano ma i bagagli non li perdiamo mai” vediamo i due genitori bussare sulla scrivania davanti a loro. Per chi non avesse familiarità con i gesti scaramantici americani, “bussare” sul legno (“knock on wood” per gli statunitensi o “touch wood” in Gran Bretagna) è praticamente l’equivalente del nostro “tocca ferro”. Alcuni sostengono che il gesto scaramantico derivi dalla tradizione pagana germanica dove si bussava sugli alberi (e per estensione sul legno) per invocare la protezione degli spiriti benevoli che in essi dimorano. Secondo altre fonti serviva invece, all’opposto, a scacciare spiriti malevoli. Qualunque sia l’origine, il gesto serve a scongiurare un possibile evento infausto a cui si è appena fatto riferimento (in questo caso la perdita di bagagli).
Per il pubblico italiano tale gesto non sembra altro che una manifestazione dell’eccentricità dei genitori in un momento di stress, quasi volessero scaricare la tensione in maniera comica dopo la brutta battuta del padre su come si perdano continuamente Kevin mentre i bagagli invece non li perdevano mai. In un film italiano avremo certamente visto il gesto delle corna.
Mentre alcune battute possono essere adattate meglio o peggio di altre, gesti simili restano “intraducibili”; del resto l’atto di bussare sul legno a mo’ di scongiuro ci è così poco familiare che tutt’ora quella scena credo vada spiegata a gran parte degli spettatori italiani ma, se volete vederla da un altro punto di vista, lo scongiuro fatto bussando sul legno è comune a così tante culture nel mondo che potremmo dire di essere noi italiani la mosca bianca, cioè l’unico popolo che tocca ferro al posto del legno.
Altri cambiamenti degni di nota
“Quello ha le pigne nel cervello”
Mentre in inglese Buzz continuava la sceneggiata del ragazzo per bene dicendo “che giovanotto inquieto” (what a troubled young man), in italiano diventa la scusa per l’ennesima, comica, offesa fraterna (quello ha le pigne nel cervello).
“Tutta la famiglia è contro di me”
Questo è uno di quei momenti comici dove il bambino usa la parola “jerks”, ne avevo già discusso nel precedente articolo su Mamma ho perso l’aereo dove sottolineavo come “jerks” non sia un’espressione traducibile sempre allo stesso modo, cambia molto da contesto a contesto invece. L’equivalente della frase originale di questa scena teoricamente sarebbe “sono tutti degli stronzi”, ma nel contesto non funzionerebbe benissimo (Kevin lo dice con resentimento e rassegnazione, ma quando gli italiani dicono “stronzo” non è mai detto con rassegnazione). Come tutte le battute contenenti “jerk” (elencate nel precedente articolo), anche questa frase richiede l’analisi del contesto… ricordate quando i film doppiati venivano anche “adattati” e non solo tradotti alla lettera? Ecco. Ricordate che se non dice la stessa identica cosa non vuol dire automaticamente che sia una cattiva traduzione e questa battuta ne è un ottimo esempio.
In questo caso Kevin era stato mandato in camera dopo aver subito un processo domestico ingiusto dove sentiva tutti contro di lui, così in italiano si trasforma nella constatazione “tutta la famiglia è contro di me”. Forse non sarà divertente quanto “sono tutti una manica di stronzi” ma è funzionale alla scena e, comunque, così come l’uso di “jerks” in inglese, anche l’espressione italiana fa sorridere perché rappresenta ciò che spesso percepiscono i bambini di quella età quando vengono incolpati di qualcosa. Kevin, in breve, anche in italiano, si esprime come un bambino vero e non come un bambino tradotto in doppiaggese.
“Hai la carta d’imbarco? Bravo chi la trova“
In originale: è qui da qualche parte.
“Cerca di scoprire tutto quello che puoi su quella mezzacartuccia“
Qui la piccola miglioria sta su “that young fellow” (quel giovanotto) che in italiano diventa “quella mezzacartuccia”. L’alterazione non solo è più comica ma si addice perfettamente al personaggio e lo introduce alla perfezione.
“Seccherebbe a qualcuno se facessi un tuffo acrobatico?“
In originale il ragazzino chiedeva letteralmente “seccherebbe a qualcuno se mi esercitassi sul tuffo a bomba?”. Ovviamente l’ironia originale sta nel fatto che non serve far pratica per raffinare l’arte del uffo “a bomba”. In italiano la battuta risulta più divertente visto che preannuncia un tuffo acrobatico prima di eseguirne uno “a bomba” (o “a cofanetto”, come si dice in certe regioni).
“Guarda che sta dicendo una balla!“
Mentre Kevin guarda un film troppo violento per la sua età, partecipa attivamente ai dialoghi (come capita non di rado anche a certi adulti alle prese con film che li spaventano), commentando tra sé e sé che la donna nel film è spacciata (“she’s rat-bait” – per farvi capire il senso lo tradurrò come “è già bella che morta” / i sottotitoli del DVD propongono “è cibo per vermi”). Anche in italiano Kevin partecipa attivamente ai dialoghi del film ma, invece di parlare tra sé e sé, sembra addirittura parteggiare per lo spietato antagonista dal grilletto facile suggerendogli che le parole della donna fossero tutte balle. Un’alterazione che non solo si adatta perfettamente al labiale (“balla” sta benissimo su “bait”) ma che trovo anche più divertente di un più semplice “è spacciata”, tanto meno “è cibo per vermi” suggerito nei sottotitoli.
Conclusione va’, oggi chiudiamo prima del solito!
Nei dialoghi italiani ci sono tanti altri piccoli momenti comici come l’esclamazione “l’artrosi!” di pozzettiana memoria, detta dopo una caduta per terra, oppure Kevin che dice “cavolo, sei stato un razzo!”, frase rivolta a Babbo Natale dopo la comparsa della madre sul finale, proprio quando aveva espresso il desiderio di rivederla al più presto. In generale, insomma, l’adattamento di questo film si rivela ottimo, persino migliore del primo se contiamo che ha molti meno errori del capostipite, che già era fenomenale (l’articolo sul primo film lo trovate qui).
Difatti in questo film di veri errori non mi pare di averne trovati, tutte le differenze elencate qui ricadono nelle scelte di adattamento e non in errori a monte del processo interpretativo, e c’è una bella differenza tra le due cose.
Chiudo con dire che Mino Caprio risulta sempre più comico nei panni di Marv, il suo ruolo in assoluto più memorabile… almeno fino all’avvento di Peter Griffin.
E per terminare l’articolo citando le parole del fratello Buzz: be’, adesso basta con questa svenevole manifestazione di giubilo (che ovviamente non era così memorabile in inglese) e buona visione a tutti, perché lo so che adesso avete voglia di rivedervi lo scheletro di Marv che urla con voce acuta: Ahhhh! Ahhhh! Ahhhh!
Alla prossima recensione, salvo imprevisti.
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14 Commenti
Cassidy
20 Giugno 2016 alle 17:49Fantastico pezzo su un sequel non proprio fantastico, ora però sono rimasto con il dubbio di scoprire perché in Italia usiamo l’espressione toccare ferro, avremmo avuto dei problemi con la messa a terra 😉 Cheers
Evit
20 Giugno 2016 alle 17:55Ahah, per significato di “toccare ferro” mi affido al primo risultato che compare su google http://forum.corriere.it/scioglilingua/28-04-2009/toccare_ferro-1246901.html
Andrea87
20 Giugno 2016 alle 18:33direi film abbastanza tranquillo (a parte la scena del batti-legno… LOL! L’ho capita solo qualche mese fa)
comunque se ti interessa il 3^ film del franchise (visto che non è un sequel) ma non vuoi sciropparti 90 minuti di film, ti puoi affidare a 15′ di Nostalgia Critic!
https://www.youtube.com/watch?v=SnmpS4TDuDI
(personalmente, per quanto può essere idiota, non ne parlerò mai male perchè è stato il film con cui ho scoperto la mia moglie in pectore Scarlett Johansson <3 )
Evit
20 Giugno 2016 alle 20:42Mi piace che il terzo in italiano sia slegato anche dal punto di vista del titolo dai precedenti. Non credo che avrò mai il coraggio di vederlo. Non sapevo che ci fosse la Johansson, immagino giovanissima… troppo giovane per immaginarla futura moglie eh! ;D
Andrea87
20 Giugno 2016 alle 23:24sì aveva tipo 13 anni… mi sono innamorato con “Lost in translations”, ma l’ho conosciuta con quel film xD
Napoleone Wilson
21 Giugno 2016 alle 20:52Molto divertente anche la canzone che zio Frank canta sotto la doccia, con quella vocina assurda poi. Secondo me hanno adattato in modo fantasioso ma efficace il brano originale, che si intitola “Cool Jerk” (ennesima apparizione di questa parola).
Evit
21 Giugno 2016 alle 20:56Verissimo!!! Ahahahah
Francesco
23 Giugno 2016 alle 17:17Questo è senza dubbio uno di quei film che trovo più divertenti in italiano, sia per l’azzeccatissima scelta delle voci che per l’adattamento. La voce di Marv qui mi sembra molto più cartoonesca, a tratti surreale (quando lo vidi all’epoca mi venne quasi il dubbio che avessero cambiato doppiatore). Peccato che Mino Caprio ultimamente usi la stessa voce di Peter Griffin, seppur con qualche leggera differenza, per ogni personaggio. Persino nello spot estatè sembra di sentire un Peter Griffin più intelligente con sfumature Lionellesche, a Caprio tanto care. A proposito di Lionello, nessuna novità sul doppiaggio originale di Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato? ci sono probabilità che salti fuori?
Evit
23 Giugno 2016 alle 17:22Per Wonka io sto continuando a chiedere. Abbiamo trovato roba ben più rara, quindi mai dire mai!
L’escalation cartonesca di Marv penso si addica bene al tono del film (nel bene o nel male).
Carmelo
12 Luglio 2016 alle 13:32Sulla battuta di Marv mentre ruba i soldi del negozio: l’attore che interpreta Marv di cognome si chiama Stern, che è un tipico cognome ebraico, poi dice “Happy Hanukkah” perché la famosa festività ebraica cade proprio negli stessi giorni del nostro Natale.
Non sapevo del gesto scaramantico del bussare sul legno, anche io l’avevo interpretato come un modo di scaricare la tensione derivata dal contesto, o dalla battuta del padre di Kevin, ottimo articolo come sempre.
Evit
12 Luglio 2016 alle 16:10Grazie Carmelo!
Pingback:
12 Febbraio 2019 alle 13:44David Pellegrini
10 Maggio 2019 alle 15:54Ahaha anch’io pensavo che il gesto del “tocca legno” fosse stato solo un gesto esagerato dei due genitori! Come se fosse provocato dal nervosismo per l’ennesima perdita del figlio…ma mi ha fatto sempre torcere dal ridere quella scena col clown gonfiabile sotto la doccia che si muove a scatti “interpretando” CHIIII SARAAAA’?? QUEL (gattone? drittone?) CHE AMMALIA LE DONNE DI TUTTO IL QUARTIERE, CHI SARAAAAA’??
Gabriele Segapeli
20 Dicembre 2023 alle 22:53Sto facendo il rewatch annuale con la famiglia (questo mi fa ridere molto più del primo, lo confesso, anche se pure io preferisco le trappole del primo). Sai che in realtà secondo me il “sta raccontando una balla” non è tanto un tifare di Kevin per il cattivo quanto un tifare per la ragazza? Forse è il tono con cui viene detta la battuta, che sembra spaventato e impietosito, o forse è il fatto che lo dica dopo che Johnny se n’è uscito con “conterò molto lentamente fino a tre, il tempo di farti sparire” (considerando soprattutto che Kevin ha visto il primo film e sa quindi che Johnny quando fa queste uscite puntualmente non mantiene le promesse e uccide il suo interlocutore).