Dopo aver raccontato della difficoltosa lavorazione de Il ritorno dei morti viventi e averne presentato i crediti italiani dimenticati, è doveroso presentare il film che ha distolto l’attenzione del regista Tobe Hooper spingendolo ad abbandonare gli zombie in favore dei vampiri spaziali: Space Vampires (Lifeforce, 1985).
Bonazze Bionde dallo Spazio
Perché sulla copertina originale del romanzo di Colin Wilson e su alcune locandine italiane d’epoca la donna protagonista è bionda, mentre nel film è mora? La spiegazione si annida nel curioso sotto-genere cinematografico a cui questo film più o meno coscientemente si riallaccia, un sotto-genere che in un mio speciale sul blog Il Zinefilo ho battezzato BBS: Bonazze Bionde dallo Spazio.
Dal 1954 sbarcano sulla Terra donne aliene in cerca di maschi fertili, e dal 1959 queste donne capiscono che per avere più successo con i maschietti terrestri… devono farsi bionde!
Per il viaggio tra i titoli – dalla Blonde from Space di Henry Slesar alla saga di Species, che poi è la stessa cosa – vi rimando al mio speciale: quel che interessa qui è che nel 1966 Curtis Harrington scopiazza il racconto citato di Slesar e crea il film Queen of Blood… il cui titolo alternativo è Space Vampires.
In un lontano futuro – il 1990! – i terrestri vanno su Marte e trovano i resti di un’astronave con un’unica sopravvissuta: una biondona. Decidono di portarla sulla Terra ma durante il viaggio la donna ammalia l’equipaggio – tra cui il giovane Dennis Hopper – e si nutre del suo cibo preferito: il sangue. Mutatis mutandis, abbiamo l’abbozzo del romanzo Space Vampires.
I vampiri di Wilson
Malgrado i crediti italiani parlino di “racconto”, quello del britannico Colin Wilson è un romanzo corposo e ricco di informazioni: in realtà solamente la prima parte ha l’aspetto del romanzo (ed è infatti quella su cui si è concentrato il film) mentre la seconda è una classica operazione di marketing editoriale ben nota: è un saggio mascherato da narrativa per venderlo meglio.
Wilson è uno studioso di misteri, in Italia la Newton Compton ha più volte ristampato il suo Il grande libro dei misteri irrisolti, quindi il romanzo che pubblica nel febbraio 1976 è solo una scusa per della saggistica misterica “mascherata”.
La storica collana “Urania” Mondadori lo presenta già il 12 marzo 1978 come numero 744 della collana; nell’aprile 2016 “Urania Collezione” festeggia i quarant’anni del romanzo ristampandolo nel numero 159 che, se non doveste trovarlo nei mercatini rionali, è adesso disponibile anche in formato digitale su Amazon. Ah, i tempi moderni!
Sul finire del 2013 i Ringleader Studios di Beverly Hills acquistano i diritti del romanzo di Wilson, e fanno girare voce di un loro possibile interessamento a crearne una serie televisiva dal titolo Lifeforce, un graphic novel e addirittura un videogame: siamo in attesa della realizzazione di questi progetti…
La vita italiana
Il film arriva in Italia il 6 dicembre 1985 con il titolo Space Vampires. Prima di esordire al cinema romano Cola di Rienzo, viene proiettato quasi un mese prima in anteprima giornalistica all’Odeon di Milano, e il 12 novembre sul quotidiano “L’Unità” il critico Michele Anselmi ci va giù pesante:
«Si stenta a credere che dietro questo pastrocchio da 25 milioni di dollari ci sia quel piccolo maestro dell’orrore che è Tobe Hooper. […] Passato sotto contratto alla Cannon, Hooper sembra infatti aver dilapidato l’antico talento in favore di uno stile sbrigativo e banale, perfettamente intonato ai gusti della coppia Golan-Globus. […] Space Vampires è in realtà un filmetto esangue e scontato che non mantiene le promesse.»
Piero Perona su “La Stampa” del 13 dicembre 1985 articola meglio ma non cambia opinione:
«Incontri ravvicinati con gli extraterrestri: sono la novità e la costante dell’anno, aperti dallo Starman di Carpenter ed esaltati dal Cocoon di Howard. Diamo il senso migliore alla pericolosa proposta erotica che, quanto meno, insegna a prendere il buono dovunque esso si trovi: la fantascienza della guerra fredda tipica degli anni Cinquanta non lo avrebbe mai consentito. Oggi, mentre precipitiamo verso una glaciazione della situazione politica, Hollywood per motivi meramente spettacolari fa un pensierino all’eros intergalattico. […] Ci sono alti e bassi nel film di Hooper, tutti in ogni modo manieristici. Space Vampires non sarà brutto ma nasce vecchio.»
Il suo insuccesso di critica è forse attribuibile anche al fatto che in Italia arrivò la versione americana del film, pesantemente tagliuzzata tanto da renderla quasi incomprensibile e altrettanto fallimentare, mentre (mi informa Evit) nel Regno Unito, dove la pellicola ebbe un grande successo, uscì la versione originale senza quei tagli confusionari e con un inizio del film molto più esaltante, il film come Tobe Hooper lo aveva concepito.
In Italia non rimane moltissimo al cinema, poco più di un anno, e nel maggio del 1987 arriva in VHS Multivision, ristampata poi nel 1995 dalla Hobby&Work in formato “pocket” (con copertina di cartone invece che di plastica).
Dall’aprile 1988 inizia il suo viaggio televisivo, di solito su piccoli ma storici canali come Odeon TV e Italia7.
Nell’euforico 2001, quando l’avvento del DVD in Italia ha spinto molte piccole case ad un semplice riversamento di videocassette su disco, esce la prima versione DVD: bisogna aspettare l’agosto 2008 per la ristampa targata Stormovie. Conoscendo la casa – che adoro perché comunque ha saputo salvare tesori di filmacci per gli appassionati zinefili come me – non c’è molto da sperare sulla qualità di questo prodotto.
Il 4 dicembre 2012, la Pulp Video rilascia un’edizione più curata, sia in DVD che Blu-ray, dove viene ripristinata la versione estesa del film (che poi è la migliore) con scene mai viste prima né in VHS, né al cinema.
L’analisi di Evit
Per tante altre informazioni sul film, rimando al dettagliato quanto divertente articolo sull’adattamento italiano a cura di mastro Evit, un altro imperdibile pezzo nel quale anche lui raccolse tanti interessanti aneddoti oltre alle abituali (ma mai banali) osservazioni sul doppiaggio: dall’inglese usato a sproposito, alle battutacce superflue inserite nei dialoghi nostrani da chi ne curò la versione italiana. È evidente che anche Evit è un grande appassionato di questo film.
Titoli di testa
Titoli di coda
Per saperne di più sulla colonna sonora citata, rimando al sito SoundtrackCollector.
L.
P.S.
Ringrazio Evit per gli “screenshot” del film localizzato in italiano. Se simili resoconti vi interessano continuate a seguirci ogni venerdì e vi invito a venire a trovarmi anche sul blog Il Zinefilo: viaggi nel cinema di serie Z.
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7 Commenti
Cassidy
11 Novembre 2016 alle 09:26Ho letto l’analisi di Evit qui, e i vari commenti di Lucius sui suoi blog su questo film, era naturale che collaboraste mettendo insieme tutto il materiale, infatti questo pezzo è uno spettacolo 😉 Cheers
Lucius Etruscus
11 Novembre 2016 alle 09:29Piano piano stiamo creando un unicum unendo tutte le forze 😛
Cassidy
11 Novembre 2016 alle 20:17L’Universo espanso! Fiiiiiigo 😉 Cheer
Mahatma K. B.
12 Novembre 2016 alle 20:35Questo film va amato per talmente tanti motivi che non saprei nemmeno da dove iniziare…
Quindi mi limito a ringraziare per il bell’articolo.
Un saluto.
Lucius Etruscus
12 Novembre 2016 alle 21:22Grazie a te per la testimonianza d’amore per il film ^_^
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18 Febbraio 2017 alle 11:02Pingback:
29 Gennaio 2018 alle 07:31