Il 2018 è iniziato con un regalo inaspettato: come preannunciato anche dal nostro lettore Francesco, il 1° gennaio scorso Rete4 ha mandato in onda in prima serata Via col vento (Gone with the Wind, 1939), il cult movie di Victor Fleming tratto dal romanzo omonimo del 1936 di Margaret Mitchell, che le valse un Premio Pulitzer, una candidatura al Nobel e la fama eterna. Mica male, per un’opera prima!
In Italia la Mondadori riconosce subito le potenzialità del romanzo e presenta Via col vento già nel 1937: date un’occhiata alle vostre cantine, che quest’edizione vale “qualcosina”…
L’uscita italiana
I giornali italiani seguono da vicino la lavorazione del film, finché nel gennaio 1940 informano i lettori che è stato presentato a New York, per la durata di tre ore e 45 minuti. Si inseguono notizie di incassi favolosi, notando come dei 4 milioni di costo del film solo 50 mila dollari siano andati all’autrice del romanzo. (I quotidiani degli anni Quaranta parlano tranquillamente di dollari, tanto per ricordare che gli italiani del passato non sono così ignari del mondo anglofono come li vorrebbero gli italiani del presente.)
Dal 4 marzo 1951 cominciano le prevendite per l’arrivo a Torino del film, il 15 successivo.
“La Stampa” del 16 marzo commenta piccata: «Con un ritardo paragonabile soltanto a quelli che stanno subendo i lavori di rifacimento della stazione di Porta Nuova, è giunto anche ai nostri schermi il film-record, il film-mammouth, il film-tour de force.»
La MGM distribuisce il film in VHS nell’ottobre del 1985 ma non è sicuro quando esattamente quest’edizione sia arrivata in Italia. Invece pare affidabile il novembre 1991 come data dell’uscita della ristampa economica “Gli Scudi”.
La Warner Bros lo presenta in DVD dal dicembre 2000 e lo ristampa più volte, anche in edizioni speciali, fino all’edizione Blu-ray del luglio 2010.
Un ricordo
Il film è troppo titanico per poterne parlare, visto poi che ho sempre fatto di tutto per NON vederlo: a mia discolpa, ho molto amato e letto più volte Paperino e il vento del sud, la versione Disney della storia firmata dal mitico Giovan Battista Carpi e apparsa sul settimanale “Topolino” a puntate: dal n. 1396 (29 agosto 1982) al n. 1400 (26 settembre 1982). Sono abbastanza vecchio da aver letto la storia appena uscì in edicola (avevo 8 anni) e sebbene non mi interessasse il film l’ho apprezzata.
Il ricordo personale consiste nel fatto che Rete Due (l’odierna Rai2) martedì 12 e mercoledì 13 aprile 1983 trasmise il film in prima serata, in due puntate, mentre io stavo finendo la seconda elementare. Un ricordo che è ancora fresco in me è il mio stupore davanti alle affermazioni entusiaste di un mio compagno di classe, che gongolando fiero annunciava a gran voce che quella sera avrebbe visto il film: lo diceva come se fosse un appuntamento imperdibile e lui fosse orgoglioso di potervi partecipare.
Io lo guardavo allibito e mi chiedevo che accidenti ci fosse mai da essere contenti, di vedere “quella roba”.
Ignoro perché io all’epoca avessi un’opinione precisa sul film, visto che la mia unica fonte di informazione era il citato “Topolino”, ma di sicuro non si vedeva a casa mia quindi sarebbe stato per me impossibile imporre quattro ore di televisione ai miei. Quando fui abbastanza grande per potermi vedere i film da solo, era rimasta intatta la mia indifferenza verso questo titolo, indifferenza che perdura visto che nel citato passaggio di Rete4 mi sono limitato a registrare senza guardare. Dopo il primo insopportabile dialogo ho tolto l’audio e ogni tanto mi limitavo ad assicurarmi che stesse andando tutto bene. (Difficile, visto che ogni volta che controllavo c’era uno spot pubblicitario.)
Rimane per me un mistero come un bambino di circa 9 anni potesse essere così eccitato all’idea di vedere un drammone romantico di quattro ore su una donna del “caro vecchio sud”…
Titoli di testa
Con quattro ore totali di visione, Rete4 presenta una splendida versione localizzata del film, con tanto di scritte, manifesti e missive scritte a mano tutte trasformate in italiano con una cura ormai dimenticata.
Scritte all’interno
Se avete schermate dell’edizione VHS italiana siete i benvenuti: io mi limito a paragonare l’edizione trasmessa il 1° gennaio 2018 da Rete4 con un originale, sicuramente rimasterizzato in tempi recenti. Mi preme infatti mostrare l’eccellente e certosino lavoro svolto nell’Italia del 1951. (Cliccate sulle immagini per zoomare)
Da notare gli errori di ortografia: da “quercie” con la i, a “fa” (imperativo) senza apostrofo.
Titoli di coda
Misterioso e inspiegabile questo “The End” lasciato originale, dopo un intero film ricostruito a mano…
L.
P.S.
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16 Commenti
Davide Serra
5 Gennaio 2018 alle 12:03ma le lettere (nel senso di missive) sono state completamente girate ex novo o sbaglio?
Lucius Etruscus
5 Gennaio 2018 alle 12:06Eh sì, ho messo apposta le schermate del film originale per far gustare l’accuratezza e lo sforzo nel ricreare tante scritte nel film. I cartelli che spiegano le vicende sono riscritti sugli stessi fondali, mentre lettere e assegno sono ricreati ex novo com’era usanza dell’epoca. (Ci sono un altro paio di casi nei film presentati in questa rubrica.)
Davvero un lavoro da artigiani che andrebbe sempre esaltato 🙂
Davide Serra
5 Gennaio 2018 alle 15:18Insomma…falsi d’autore 🙂
Andrea87
5 Gennaio 2018 alle 15:20ma quindi in Italia assieme al doppiaggio si ricostruivano oggetti di scena e scenografie per le scene da “tradurre”? Perchè in passato abbiamo visto semplici lettere scritte a mano e quelle potevano filmarle anche in Italia tranquillamente, ma qui c’è molto di più!
Oppure venivano fatte direttamente in America (vedi Biancaneve con le testiere dei letti dei nanetti adattate nelle varie lingue e oggi irrimediabilmente perdute in home video)?
Lucius Etruscus
5 Gennaio 2018 alle 15:26Per esempio in Notorious (1946) hanno semplicemente scritto sopra l’immagine, mentre, mentre in “Amarti è la mia dannazione” (1948) hanno proprio girato una scena con una lettera scritta in Italia.
Francesco
6 Gennaio 2018 alle 10:50Lieto di aver contribuito all’aggiunta di questo grande titolo nella rubrica! Riguardo il tuo rapporto col film, prima o poi guardalo per bene, non è come sembra. Io riuscii a vederlo completamente per la prima volta quando uscì in bluray, e fu subito amore: alla fine mi interessava ben poco la situazione amorosa di Rossella, impossibile non perdersi nella maestosa ricostruzione storica (la scena della distesa di feriti alla stazione di Atlanta è qualcosa di mastodontico) e nelle incredibili scenografie del film. Poi il fatto che i protagonisti siano Vivien Leigh e Clark Gable rende la parte da “soap opera” del film per niente fastidiosa, anzi, coinvolge quanto basta. Parlando della storia del film nel nostro paese, ho letto in giro che inizialmente uscì sottotitolato in italiano perché il lavoro di doppiaggio richiese moltissimo tempo (francamente questa ipotesi la trovo per niente credibile). Nel film di Tornatore “Nuovo cinema paradiso” è visibile la locandina proprio di “Via col vento”, ma l’anno in cui è ambientata la sequenza è il 1949 (e infatti, subito dopo viene proiettato in sala “I pompieri di Viggiù”, del ’49). Sarebbe da considerarsi un anacronismo?
Lucius Etruscus
6 Gennaio 2018 alle 11:23Guarda, a forza di fare ricerche sui giornali ho scoperto che tante idee dei “moderni” riguardo agli italiani del secolo scorso non sono attendibili. Come raccontavo nel caso di Star Wars, per cui chi gira in rete crede che prima di Internet gli italiani vivessero nelle caverne e per loro fosse impossibile capire i nomi inglesi (quindi è giusto cambiare Leia in Leila…) così per noi che vediamo i film con i sub ita sembra strano che una pratica del genere esistesse nell’Italia di una volta. Invece esisteva: ho trovato spesso pubblicità sui giornali di film trasmessi in lingua originale con sottotitoli. Non parlo di “Via col vento”, che anzi nel pezzo ho messo il commento per cui ci si lamentava del troppo tempo passato prima dell’effettivo arrivo nelle sale italiane (12 anni!), ma di altri film di cui ho trovato specificato la proiezione in lingua originale.
Dubito che Tornatore abbia fatto un lavoro filologico e si sia sincerato, prove alla mano, che nel 1949 venisse proiettato “Via col vento” da qualche parte in Italia: tutto può essere, ma a forza di trovare sfondoni sono molto dubbioso dei film italiani ambientati nel passato. Sono troppo spesso vittime dell’abitudine italiana del “è ovvio, non ho bisogno di controllare”, quando invece l’Italia è il paese per eccellenza in cui NIENTE è ovvio e TUTTO bisogna controllare!
La scena dei feriti è sicuramente da storia del cinema – sin da ragazzino, negli anni Ottanta, me l’hanno fatto a peperini con quella sequenza 😀 – ricordo di un tempo lontano in cui il cinema era qualcosa di talmente grandioso da scatenare meraviglia: scopo principale di un film era riempire il cuore e gli occhi, non vendere gadget fino a diventare il film stesso gadget.
Però proprio non sopporto il caro vecchio razzismo becero, che nella variante del “buon selvaggio” mi è pure più indigesto, i nordisti ritratti come animali selvaggi da abbattere… possibile che questo film non abbia fatto incazzare manco un nordista dell’epoca? 😀 Va be’ che era prima del rigido codice del ’41 (o ’44, non ricordo), comunque una protagonista che ammazza uno di quelli che ha vinto la guerra e lo fa sparire come un insetto schiacciato… Ripeto, com’è possibile che questa roba non abbia fatto incazzare quelli che tecnicamente hanno vinto? 😛
Matt
6 Gennaio 2018 alle 12:44Sinceramente a me Rossella è sempre stata talmente tanto sui coglioni, che raramente riguardo il film, nonostante sia un capolavoro. Sarebbe interessante parlare anche del ridoppiaggio di Via col vento,visto che in pochi lo conoscono *wink* *wink*
Francesco
6 Gennaio 2018 alle 13:28Non hai tutti i torti Matt! Alla fine, per me, la vera donna forte del film è Melania: riesce a nascondere sotto la sua melensa ingenuità il fatto che capisca le vere intenzioni di Rossella. Si tiene tutto dentro e finge di non sapere per non provocare scandalo perché sa che suo marito non ha colpa. Consiglio la visione di questo video per saperne di più sul ridoppiaggio: https://www.youtube.com/watch?v=92JHrgRkK2Y sullo stesso canale potrete vedere diverse clip di quest’ultimo, praticamente impossibile da trovare.
Kukuviza
6 Gennaio 2018 alle 15:49Io credo di aver visto il film la prima volta verso i 12-13 anni. L’ho visto più di una volta ma ora credo che non riuscirei a riaffrontare la visione.
Davvero un caso di lavoro di adattamento pazzesco e in effetti gli errori di grammatica sono inspiegabili.
La scrittura “originale” di Rhett Butler sembra quasi da miniaturista medievale!
Lucius Etruscus
6 Gennaio 2018 alle 16:40Ehhh la calligrafia ormai è un’arte in disuso: quando mi capita di scrivere qualcosa su carta escono fuori sgorbi incomprensibili 😛
Mario Pasqualini
11 Gennaio 2018 alle 08:29Bellissimo lettering e benemerito adattamento certosino: altri tempi, sotto quest’aspetto anche migliori.
P.S.: Via col vento è appassionante come pochi altri film, quattro ore che volano. I personaggi odiosi stanno lì apposta per osservare il loro cambiamento, che è uno degli aspetti più belli del film.
Vincenzo
15 Gennaio 2018 alle 20:29Articolo splendido, ma devo farti un’annotazione : Paperino e il vento del Sud è firmata non solo da Carpi, ma anche da Guido Martina!
Lucius Etruscus
15 Gennaio 2018 alle 21:18Grazie della dritta, era giusto per citare un autore: non volevo fare la scheda del fumetto 😛
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9 Marzo 2018 alle 07:31Pingback:
15 Gennaio 2020 alle 07:01