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Rise of… come l’Italia traduce i titoli delle origini, da Minions 2 a L’alba del pianeta delle scimmie

Minion 2 come gru diventa cattivissimo, locandina italiana

La recente uscita al cinema di Minions 2 – Come Gru diventa cattivissimo ha portato l’amico ‘Cassidy’ del blog La bara volante a domandarsi quale sia il problema dei titolisti italiani nel tradurre il verbo “rise”. Senza conoscere il titolo originale ho indovinato subito che si trattava di Minions – Rise of Gru, letteralmente l’ascesa di Gru. Non che i titoli dei film debbano essere tradotti alla lettera, ci mancherebbe, e “Rise of” è una formula molto comune nei titoli americani che può essere adattata correttamente in tanti modi diversi. Nel caso di Minions 2 è comprensibile l’idea di volerci infilare la parola “cattivissimo”, essendo uno spin-off di Cattivissimo me, tuttavia, la domanda di Cassidy mi ha fatto involontariamente ripensare alle tante traduzioni italiane di quei titoli contenenti “rise of” che in un caso isolato hanno creato danni e ovviamente sto parlando del Pianeta delle scimmie (la serie di film iniziata nel 2011), dove il titolo italiano del primo capitolo va addirittura a confondere l’ordine dei film.

Iniziamo proprio da lì.

Casus belli: Rise of the Planet of the Apes

Locandina italiana e originale di L'alba del pianeta delle scimmie a confronto. Titolo originale Rise of the planet of the apes

Nel 2011 arriva nei cinema di tutto il mondo Rise of the Planet of the Apes, il primo capitolo di una nuova saga che vuole ri-raccontare il Pianeta delle scimmie ma partendo da molto lontano. Questo primo capitolo infatti parla di uno scienziato alla ricerca cura per l’Alzheimer che crea involontariamente un virus in grado di uccidere gran parte della popolazione umana, ma anche di far evolvere le scimmie fino a farle parlare.

È evidente che un'”ascesa” del pianeta delle scimmie non è il vocabolo ideale per tradurre in questo caso “rise of”. Francia e Spagna hanno optato per “le origini” (La Planète des singes: Les Origines e El origen del planeta de los simios) mentre la Germania è stata più creativa puntando ad una pre-evoluzione: Planet der Affen: Prevolution. In Italia il discorso sarà andato più o meno così: “ascesa” no, non c’entra niente “ascesa”. Allora a-, a-, a-? Parola con la a-?… alba!!! Genio! Non avremo mai a pentircene!

Destino beffardo vuole che il film seguente si chiamerà proprio Dawn of the Planet of the Apes, letteralmente traducibile come L’alba del pianeta delle scimmie. Ma la frittata ormai è fatta.

Facepalm dal film Una pallottola spuntata

 

E mo? I titoli da qui in avanti cambiano stile e si fanno più… brutti, non c’è altro modo per descriverli. Insensati è un’altra parola che viene in mente. Composti rigorosamente dall’inusuale formula di un titolo in lingua inglese seguito dall’etichetta “Il pianeta delle scimmie”. Quindi Dawn of the Planet of the Apes (2014) diventa Apes Revolution – Il pianeta delle scimmie e questo fa da stampo anche per il terzo (e per il momento ultimo) capitolo, War for the Planet of the Apes (2017), che invece di arrivare sensatamente come “La guerra per il pianeta delle scimmie”, in Italia verrà distribuito come The War – Il pianeta delle scimmie. “The War”? “The War”? La guerra? Cioè la guerra con la G maiuscola? La guerra di tutte le guerre? È vero che l’inglese in Italia allevia sempre tutte le pene e molti spettatori non ci avranno neanche badato, ma per capire quanto siano scemi questi titoli basta ritradurli nella propria testa: “La guerra – Il pianeta delle scimmie”? Che razza di titolo sarebbe? Come dire: Phantom Menace – Guerre stellari.

La “colpa” sicuramente risiede in quel primo “rise of” tradotto come “alba del” che all’arrivo del secondo film, cioè all’arrivo della “vera” alba, ha costretto la Fox ad adottare una soluzione draconiana insensata, quella di dare a tutti i successivi film un titolo formato da “parole in inglese + etichetta italiana invariabile”, così da evitare confusioni con futuri capitoli. Un metodo a prova di scimmie insomma.

L’ordine in cui guardare la nuova saga del Pianeta delle scimmie

Per praticità, questo è l’ordine di visione della nuova trilogia delle scimmie:

  1. L’alba del pianeta delle scimmie (2011) [Rise of the Planet of the Apes]
  2. Apes Revolution – Il pianeta delle scimmie (2014) [Dawn of the Planet of the Apes]
  3. The War – Il pianeta delle scimmie (2017) [War for the Planet of the Apes]

E quanto sarebbe stato più sensato avere una nascita o un’origine, seguita da un’alba del pianeta delle scimmie e poi da una guerra per il pianeta delle scimmie.  Purtroppo con questa serie ci è andata male e in questi tempi di film pensati come brand e facenti parte di progetti molto più grandi, il caso del pianeta delle scimmie è certamente bizzarro. Davanti a prodotti pensati in serie, il dubbio “e se poi ci fanno un Dawn?” deve venire agli addetti ai lavori. Perché magari non succede, ma se succede che uno dei sequel te lo chiamano proprio “dawn of” poi dove vai a nasconderti? Con Planet of the Apes è successo l’improbabile (ma era poi così improbabile???) e la toppa è peggio del buco. E se in futuro arrivasse anche una “rivoluzione” delle scimmie!?! Allora sì che si ride.

Da qui la domanda provocatoria: che problemi hanno i distributori italiani con il verbo “rise” dei titoli americani? In realtà non molti, ma investigare sulla traduzione dei titoli di questo tipo mi ha fatto scoprire una piccola curiosità inedita: la loro origine “recente”.

L’origine recente di “rise of” nei titoli americani

In uso nei fumetti fin dagli anni ’50 e nei videogiochi dagli anni ’90, i titoli con “rise of” o “rising” sono cosa relativamente recente nel cinema, avendo avuto una vera e propria esplosione solo dagli anni 2000. È la formula adottata da chiunque voglia raccontare una storia delle origini e voglia farlo capire al pubblico già a partire dal titolo. Il primo caso più popolare è certamente Terminator 3: Rise of the Machines del 2003, il tanto atteso seguito di T2 nonché cocente delusione cinematografica ma che all’epoca fece parlare di sé.

Locandina americana di Terminator 3 le macchine ribelli

L’idea di voler raccontare l’origine dell’insurrezione delle macchine di Terminator avrà sicuramente guidato la scelta di adottare la formula “rise of” che adesso, dopo vent’anni, ci fa ancora compagnia. Nella versione italiana di Terminator 3 questa insurrezione è stata resa con l’aggettivo “ribelli” del titolo: Terminator 3 – Le macchine ribelli.

Vediamo dunque come sono stati tradotti i tanti “rise of” e “rising” nel cinema importato in Italia. Ci interessano ovviamente i “rise of” o i “rising” nell’accezione di “origine di” o di “ascesa” (non letterale) di qualcuno o di qualcosa. Quindi niente accezioni astronomiche o astrologiche delle tante ascese di un qualche astro, come nel gioco di parole del titolo “Mercury Rising” (Codice Mercury in italiano) o in quello di “Black Moon Rising” (Il giorno della Luna Nera in italiano) e neanche nelle sue accezioni più letterali di “risalita” (es. Deep Rising – Presenze dal profondo, dove un mostro risaliva dalle profondità marine). Ci interessano solo i “rise of” delle origini.

Oltre 20 anni di ascese, origini, nascite, destini… e omissioni nella titolazione italiana

Dopo Terminator 3: Rise of the Machines (2003) i titoli contenenti un’ascesa intesa come storia delle origini non sono certo mancati, ne ho contati una media di almeno uno l’anno, che detto così sembra poco, ma considerando che prima del 2003 non esistevano proprio, possiamo dire che quel film scemo dove il terminator indossa occhiali buffi almeno in qualcosa ha lasciato il segno, iniziando un vero e proprio trend. Anche se nessuno ci ha mai fatto caso.

Terminator con gli occhiali di elton john

Che c’è?

Dello stesso anno di T-3 è Hitler: The Rise of Evil (2003) intitolato in Italia Il giovane Hitler (nel 2004), ma è tra il 2006 e il 2009 che arrivano i titoli che nel cinema americano consolideranno “rise of” e “rising” come titoli ideali per i racconti delle origini, anche se in italiano la formula non sarà mai univoca e il fenomeno è meno evidente.

Behind the Mask – Vita di un Serial Killer (Behind the Mask: The Rise of Leslie Vernon, 2006)
Arrivato in Italia solo nel 2009 in home video e purtroppo quasi ignoto da queste parti, Behind the Mask è un film girato in stile documentaristico dove un troupe di studenti segue la routine quotidiana di un serial killer che vuole diventare il prossimo Jason Voorhees (il nome Leslie Vernon ne fa il verso). Questo spiega la scelta italiana di “vita di un serial killer” al posto di una traduzione più diretta come potrebbe essere “l’ascesa di Leslie Vernon”, che avrebbe anche fatto sorgere la lecita domanda: e chi ca**o è Leslie Vernon?

Hannibal Lecter – Le origini del male (Hannibal Rising, 2007)
Come immaginabile dal titolo (sia in italiano che in inglese), il film parla dell’adolescenza di Hannibal Lecter. Là dove gli è saltato il grillo di cominciare a mangiarsi le persone.

I Fantastici 4 e Silver Surfer (Fantastic 4: Rise of the Silver Surfer, 2007)
Sicuramente il film che ha più diritto di qualunque altro di usare “rise of” vista l’abbondanza di questa formula nei titoli dei fumetti americani. In Italia si opterà per un titolo più semplice e diretto che però potrebbe far pensare a Silver Surfer come un alleato e non un antagonista (del resto la formula con la congiunzione “e” è più comune per descrivere un’alleanza, come in Batman e Robin). Il film invece inizia proprio facendoci credere che Silver Surfer abbia intenzioni ostili verso il pianeta Terra, quindi possiamo forse dire che il titolo italiano è un po’… spoiler? [ROMBO DI TUONI]

Maial College 2 (Van Wilder 2: The Rise of Taj, 2006)
Sequel incentrato su un personaggio secondario comparso nel primo film, di nome Taj per l’appunto. Maial College 2 arriva in Italia nel 2008 e, sebbene non sia una storia delle origini, è curioso come il titolo italiano (con effetto volutamente demenziale dato dal finto inglese di “maial”) si sia rivelato più flessibile del titolo originale Van Wilder, dal nome del protagonista interpretato da Ryan Reynolds. Ebbene, in Van Wilder 2 Van Wilder neanche compare! Esiste anche un terzo film, un prequel, intitolato Van Wilder: Freshman Year (2009) che in Italia esiste con il solo titolo Niente regole, siamo al college, perdendo totalmente il “maial college” che, nel bene o nel male, identificava chiaramente i primi due film. Ma quanti strati di scelte italiote ci sono in questi titoli?

Il re scorpione 2 – Il destino di un guerriero (The Scorpion King 2: Rise of a Warrior, 2008)
Forse un po’ più chiaro in lingua originale che si tratta di un racconto delle origini. Destino è tuttavia un’altra delle tante alternative in cui può aver senso tradurre “rise of”.

Nessun adattamento invece per il “rising” di Valhalla Rising di Refn, del 2009. Refn è uno di quei registi a cui i titoli non glieli cambiano praticamente mai, rimangono in inglese e al massimo ci appiccicano un sottotitolo in italiano, come in questo caso: Valhalla Rising – Regno di sangue.

Underworld: la ribellione dei Lycans (Underworld: Rise of the Lycans, 2009)
Anche in questo caso il titolo originale fa subito capire che si tratta di un racconto delle origini, narrando dell’origine medievale della faida tra vampiri e i loro schiavi di un tempo, i lycan. Gli altri Underworld si svolgono invece in epoca moderna. In questo caso dunque c’è anche una rivolta, quindi si tratta di un “rise of” che include anche il suo altro significato, quello di insurrezione. E il titolo italiano, pur mancando del doppio significato, ha senso che abbia puntato su “ribellione”. Piuttosto non ha senso che i “Lycans” del titolo tengano la “s” plurale anche in italiano, visto che si tratta di una parola estera importata. La grammatica italiana impone che si parli di “Lycan” anche al plurale e infatti nei dialoghi del film la “s” è assente.

Sempre del 2009 è anche G.I. Joe – La nascita dei Cobra (G.I. Joe: The Rise of Cobra, 2009).

Locandina di Underworld Rise of the lycans

Negli anni successivi si sono susseguiti “rise of” e “rising” come se non ci fosse un domani. In ordine di uscita italiana abbiamo avuto Il cavaliere oscuro – Il ritorno (The Dark Knight Rises, 2012), titolo forse più sensato in italiano visto che il Batman di Nolan ha già avuto i suoi inizi con Batman Begins nel 2005 e una continuazione con Il cavaliere oscuro (The Dark Knight) nel 2008, quindi al terzo film cos’abbia ancora da risollevarsi non si sa, piuttosto Bruce Wayne torna dal suo esilio quindi a maggior ragione ha senso “il ritorno”. Poi il film d’animazione Le 5 leggende (Rise of the Guardians, 2012), con nessun riferimento ad un’ascesa (non che ce ne fosse bisogno), Rise of the Zombies – Il ritorno degli zombie (Rise of the Zombies, 2012) arrivato in Italia direttamente in home video nel 2013 e non sono certo che qui “ritorno” abbia completamente senso, ma è evidente che in qualche modo hanno voluto “spiegare” il titolo originale con un sottotitolo.

Nel 2014 arriva al cinema 300 – L’alba di un impero (300 – Rise of an Empire), il primo caso di rise of tradotto come “alba di”, in questo caso sensatamente (a meno che in futuro non ci facciano anche un “300 – Dawn of the Empire” e allora si ride). Vari documentari storici hanno titoli simili e quando si parla di nascita di imperi “l’alba” è sempre dietro l’angolo. Sempre nel 2014 arriva The Amazing Spider-Man 2 – Il potere di Electro, che in America si chiama semplicemente The Amazing Spider-Man 2 ma ha anche il titolo alternativo di The Amazing Spider-Man 2: Rise of Electro.

Arriviamo così in anni più recenti, con titoli che fanno prima tappa in America dove acquistano il “rise of” che poi ci ritroviamo anche nel titolo italiano: Rise of the Legend – La nascita della leggenda (2014), dal titolo USA di Huang feihong zhi yingxiong you meng, arrivato in Italia nel 2017. E vorrei capire il senso di avere titoli mezzi in inglese in un film che non è nemmeno americano!? Questo genere di film dimostra quanto lasciare l’inglese in molti titoli sia semplicemente una scelta di “marketing” senza senso, solo perché tutto in inglese è più “cool”. L’anno successivo (nel 2018) inizia la serie animata Rise of the Teenage Mutant Ninja Turtles – Il destino delle Tartarughe Ninja (Rise of the Teenage Mutant Ninja Turtles) che nel 2022 ha anche il suo film dedicato e che in Italia si chiamerà Il destino delle Tartarughe Ninja: il film (Rise of the Teenage Mutant Ninja Turtles), mentre Night at the Museum: Kahmunrah Rises Again ripesca dalle vendette e diventa Una notte al museo – La vendetta di Kahmunrah.

Impossibile non nominare Star Wars: Episodio IX – L’ascesa di Skywalker (Star Wars: Episode IX – The Rise of Skywalker, 2019) che tanta agitazione aveva generato nel mondo quando fu annunciato il titolo italiano, visto che in inglese non si capisce di quanti Skywalker parliamo quando diciamo “of Skywalker” mentre in italiano bisognava necessariamente chiarire se si trattava dell’ascesa di (uno) Skywalker o di più Skywalker. Ad oggi non so quale Skywalker sia asceso e a cosa si riferisca quel titolo.

Nei nuovi anni ’20 abbiamo avuto Trollhunters – L’ascesa dei Titani (Trollhunters: Rise of the Titans, 2021) e il recente Minions: The Rise of Gru (2022) con la sua formula italiana, la più inusuale vista finora, e molti altri “rise of” simili arriveranno. Nel 2023 sono previsti previsti Transformers: Rise of the Beasts ad esempio, che diventerà Transformers – Il Risveglio, Evil Dead Rises che a gennaio 2023 è stato annunciato in Italia col titolo La casa – Il risveglio del male e si va ad aggiungere alle tante Case – per una volta non apocrife – per non dimenticare Grease: Rise of the Pink Ladies, serie TV della piattaforma Paramount+ che in Italia arriverà come Grease: Rydell High (dal nome della scuola).

Chiaramente questa ascesa di titoli contenenti “rise of” non accenna a fermarsi e ormai ce la teniamo. Ha anche senso che si sia resa necessaria proprio a partire dagli anni 2000, dopo che George Lucas ha sdoganato l’idea di blockbuster che sono dei seguiti ma allo stesso tempo dei prequel.

Minions 2 – Come Gru diventa cattivissimo

Locandina di Minions 2

Minions 2 – Come Gru diventa cattivissimo (Minions: The Rise of Gru, 2022) è sicuramente il titolo più creativo delle tante varianti internazionali. Nel mantenere il riferimento diretto a Cattivissimo me (da cui i film dei Minions originano) ricalca le versioni sudamericane che sono state intitolate Minions 2: Nace un villano. Infatti Cattivissimo me in quella parte del mondo è stato intitolato Mi villano favorito.

Insomma non è privo di logica e rimane un titolo simpatico. Una creatività oggi abbastanza rara e forse poco apprezzata, ma che non mi sento assolutamente di criticare. Come tutti i film degli ultimi 20 anni, la prima parte del titolo rimane in inglese, con “Minions” con la “s” del plurale. Ma questa è una brutta abitudine ormai consolidata: il titolo di un franchise resta in inglese, anche se non c’è alcun motivo perché non debba essere tutto in italiano: Minion 2: Come Gru diventa cattivissimo. Che fastidio darebbe?

Per concludere, è un bene che in Italia si continui a tradurre questi titoli “delle origini” caso per caso, seguendo il senso che ciascuno di questi titoli ha rispetto al film e senza una formula standard rigidamente imposta che porterebbe solo a forzature assurde. Ma bisogna anche imparare dalla lezione del pianeta delle scimmie, tenendo presente che dopo un’alba… può sempre capitare che te la pigli nel culo.

Scena da Apes Revolutions

Italiani che aspettano di sapere il titolo del prossimo Pianeta delle scimmie

Ex-docente, blogger bilingue con il pallino per l'analisi degli adattamenti italiani e per la preservazione storica di film. Ora dialoghista per studi di doppiaggio.

65 Commenti

  • Lucius Etruscus

    18 Agosto 2022 alle 11:18

    Non so se applaudire di più la follia dei titolisti italiani o la totale pigrizia dei titolisti americani. «Rising, risata, tipo me vie’ da ride…» (cit.)
    E a questo punto voglio pure lo speciale su Fallen, altro termine abusato nei titoli.

    Rispondi
    • Andrea87

      18 Agosto 2022 alle 15:07

      pensa che io manco l’ho visto Ep. IX… comunque il senso del titolo dovrebbe essere nella scena finale in cui un certo personaggio rinnega la propria famiglia e decide che è una Skywalker. Io al più l’avrei titolato “Il trionfo degli Skywalker”, inteso come casata, ma penso che nessuno avesse la facoltà di cambiare titolo in un film che è costato quanto il PIL di un medio paese africano…

      Purtroppo dovevano tradurre il titolo inglese ma senza fare spoiler, come col film precedente che hanno reso “The last Jedi” (al singolare) con “Gli ultimi Jedi” (al plurale) per evitare di doverlo declinare al maschile o al femminile… o mi diranno che Jedi non fa Jedies?

      Rispondi
      • Alex

        19 Agosto 2022 alle 10:59

        In realtà per intero non l’ho mai visto neanche io; ho guardato qualche scena per curiosità ma, in tutta sincerità, a me il nuovo corso di Star Wars non ha mai allettato e i nuovi personaggi non mi hanno coinvolto minimamente (forse Rey è l’unica che ho trovato un minimo interessante e più nell’Episodio 8 che nel 7).
        Per quanto riguarda l’adattamento italiano, secondo me ci sta; sarò brutale ma sono fermamente convinto che il titolo sia stato scelto solo per un fattore di marketing (“rise” va di moda e crea una sensazione di trionfo e di epicità, mentre “Skywalker” rimanda subito a Luke ed ecco che i fan vanno in brodo di giuggiole) piuttosto che a un’attinenza con la trama, tant’è che secondo me neanche Abrams e il resto della combriccola hanno pensato a chi si riferisse quello Skywalker. Del resto Luke appare in UNA scena (due se si vuole considerare il cammeo muto di tre secondi nella scena finale e tre se si considera il cammeo vocale senza apparizione fisica), Leia nemmeno si identifica come organa… come hai detto tu, potrebbe essere un riferimento alla battuta finale, ma ha comunque poco senso.

      • Evit

        19 Agosto 2022 alle 11:15

        Anche io voto per il fattore marketing più di tutto. Abbiamo visto da questa lista di come i RISE OF siano aumentati sempre di più, è una formula ormai familiare, che piace al pubblico e penso nessuno ci pensi su più di tanto. Ci avranno buttato la battuta finale per giustificare il titolo scelto a priori magari ?

      • Alex

        19 Agosto 2022 alle 17:46

        “Ci avranno buttato la battuta finale per giustificare il titolo scelto a priori magari.”
        Ti giuro che mentre scrivevo il commento l’ho pensato anche io… ?

  • Vasquez

    18 Agosto 2022 alle 21:08

    Finalmente riesco a commentare su Doppiaggi Italioti da WordPress! Adesso ti inonderò di “mi piace” ?
    Articolo interessante e divertentissimo (la schermata di Arnoldone da T3 mi ha ucciso ?). E mi viene da chiedermi: è meglio fare come “Il pianeta delle scimmie” rischiando un’alba nel tradurre “rise” -ritrovandosi per le mani una saga con titoli tra cui fare lo slalom, oppure non tradurre per niente?
    Mi riferisco alla saga di Twilight; lo so non c’è “rise” ma c’è “dawn” nel quarto titolo, ma tanto non ne hanno tradotto nessuno all’origine: anche i libri hanno i titoli in inglese (Twilight, New Moon, Eclipse e Breaking Dawn) perdendo parecchio secondo me, perché sono bei titoli, e suonerebbero magnificamente in italiano. Ho notato anche che in queste saghe moderne che arrivano da oltre oceano, in originale omettono il numerale, rendendo difficoltoso muoversi tra i diversi capitoli: ne “L’era glaciale” (che pure ha una “Dawn of the Dinosaurs”) fino al quarto abbiamo messo il numero in italiano, poi basta: non fa mica niente se il quinto (“L’era glaciale – In rotta di collisione”) sembra uno spin-off come “L’era glaciale – Le avventure di Buck”…
    Va be’ sono andata fuori tema ?.
    Viva i minion!

    Rispondi
      • Vasquez

        18 Agosto 2022 alle 21:59

        Il titolo originale del quarto è “Ice Age: Continental Drift”, eppure qui da noi è “L’era glaciale 4 – Continenti alla deriva”. Il film oggetto di questo articolo è “Minions: The Rise of Gru”, e in italiano è “Minions 2”.
        Non so se c’entra la distribuzione italiana, ma qualcuno c’entra di sicuro, che dici? ?

  • Tron

    20 Agosto 2022 alle 08:13

    Non so se è stato già scritto ma il plurale di Minion non dovrebbe essere… Minion?
    Insomma, in italiano non vige la regola di non fare il plurale delle parole straniere, in questo caso inglesi, aggiungendo la “s” finale? Quindi “Minion (1 o 2)”, o tutt’al più “I Minion (1 o 2)”, per far capire che è un plurale.
    Tipo “I Goonie”, “I Crood” ecc., no?…
    😉

    Rispondi
  • Andrea87

    20 Agosto 2022 alle 17:08

    in teoria le parole straniere perdono la -s nei plurali quando sono inseriti in frasi italiane che ci permettono di capire il numero (es: “Il campione è stato applaudito dai suoi fan” e non “fans”).

    Nei titoli, come in questo caso, li si considera come frasi interamente straniere e quindi bisogna aggiungere la -s per accordarsi alla grammatica straniera (per cui si parla di Star Wars, Aliens, Minions, ecc) e non a quella italiana

    Rispondi
    • Evit

      20 Agosto 2022 alle 19:28

      Titolo in inglese + sottotitolo italiano, effettivamente è un classico da molto tempo ormai. Non che avrebbe danneggiato nessuno chiamarlo Minion – etc etc, ma sappiamo che al marketing ragionano con altri parametri. (Rimane errato lycans però, visto che è proprio in una frase in italiano)

      Rispondi
  • Gabriele Segapeli

    24 Agosto 2022 alle 09:43

    Ciao Enrico, ho visto un video interessantissimo di Svevo Moltrasio sulla situazione del cinema in italia, in cui faceva confronti col cinema francese. Questo mi ha portato ad una domanda: perché le produzioni non americane o comunque anglofone hanno spesso doppiatori più “televisivi” (immagino siano doppiaggi di Milano) o doppiatori che nei film americani doppiano generalmente i comprimari? Si tratta della distribuzione che non crede nei prodotti non anglofoni o riguarda le pretese dei doppiatori?

    Rispondi
    • Evit

      24 Agosto 2022 alle 10:04

      Mi serviranno degli esempi di queste produzioni anglofone non americane. Non è che stiamo parlando di serie TV?

      Che io sappia i doppiatori ricevono tutti lo stesso compenso stabilito da un contratto nazionale.

      Rispondi
  • Giuseppe Coluccia

    26 Agosto 2022 alle 09:37

    Ciao Evit, a me The Dark Knight Rises è sempre piaciuto, trovo che sia una metafora del risollevarsi dalla “caduta” del film precedente, e si ripresenta anche nella scena del pozzo (l’ascesa dall’abisso) e nel finale, quando il nuovo protettore di Gotham sale sulla piattaforma si vede che si alza, come nei film precedenti vediamo nel primo Batman che vola verso di noi (come un incontro tra l’eroe e i cittadini) nel secondo lo vediamo allontanarsi (perchè macchiato da un crimine) e quindi nel terzo c’è la consacrazione dell’eroe, lo eleviamo ad un piano più alto… In italiano è comunque sensato il “ritorno”, ma rises lo trovo più azzeccato…

    Rispondi
  • Claudio

    30 Settembre 2022 alle 15:12

    Piccolo refuso: “antagnista”. Grande articolo, ben documentato, su un argomento molto di nicchia, due sole parole. Riguardo a Batman, quel titolo mi ha sempre fatto pensare a rising from one’s ashes, cioè una rinascita.

    Di nuovo, complimenti per la cura meticolosa e la passione che metti in questi articoli. Ciao!

    Rispondi
    • Evit

      30 Settembre 2022 alle 15:34

      Corretto refuso, grazie, e ti ho messo io il corsivo dove andava. 😉
      Il parallelo con la fenice che risorge dalle proprie ceneri c’è spesso in questi titoli “rise of”, ha totalmente senso che ti sia venuto in mente. Per quanto riguarda li caso di Batman in particolare, Giuseppe qui nei commenti ha spiegato bene il perché di quel “rise”.
      Grazie per i complimenti, Claudio.

      Rispondi
  • Paolo "Pisolo" Ciaravino

    2 Ottobre 2022 alle 20:23

    Secondo me è giusto che il remake di Holly e Benji mantenga i nomi giapponesi; ormai non è più un ostacolo per il pubblico che per anni si è nutrito di anime di ogni tipo. Peraltro non sono un ostacolo neanche per i bambini, dato che mia nipote di 8 anni li ha memorizzati senza problemi, pur non avendo mai visto anime. Sospetto che anche noi bambini degli anni ’80 non avremmo avuto problemi allora, mentre adesso faccio proprio fatica a seguire sto remake, perché io la suddetta familiarità con la nomenclatura giapponese non ce l’ho per niente, ci sono millemila personaggi e i disegni rendono difficile distiguere i personaggi (senza cntare gi orrendi colori). Per cui mi tengo la vecchia versione con i memorabili nomi all’inglese.

    Rispondi
      • Paolo "Pisolo" Ciaravino

        3 Ottobre 2022 alle 00:02

        @Apostolo
        Intendo per le nuove generazioni e per chi con gli anime ha continuato a viverci. Mi sembra che questi siano la stragrande maggioranza dei fruitori di anime al giorno d’oggi e per loro non è certamente un ostacolo vedere la nuova serie con nomi originali. Io non penso di essere un campione rappresentativo del normale consumatore di anime; per lo più ho abbandonato i cartoni giapponesi insieme all’infanzia all’inizio degli anni ’90 ed è per questo che non ho alcuna familiarità con i nomi giapponesi, essendomi perso quasi del tutto la stagione successiva di cartoni in cui si cominciava a chiamare i personaggi con i nomi originali.
        In Tsubasa poi ci sono sempre 22 giocatori in campo, senza contare quelli che fuori dal campo portano avanti le sottotrame anche durante le partite, e anche se solo una parte di questi ha un certo peso nella storia, sono comunque un botto che vengono citati in ogni puntata. Per le ragioni su espresse (tra le quali avevo dimenticato le voci italiane nuove che meh!), non mi interessa abbastanza da farmici una cultura. Peraltro quella manciata di cartoni che ho visto con nomi giapponesi, tipo Ranma, non mi ha dato alcun problema, perché il cast era piuttosto contenuto, più o meno fisso e presentato un po’ per volta.
        Invece i bambini come mia nipote, per via della quale ho visto diversi episodi questa estate (in medias res e quindi con una difficoltà in più per me, perché già eran stati presentati tutti), noto che non hanno alcun problema nel ricordarsene anche tanti, com’è normale per i loro cervelli infantili.
        Ad ogni modo non mi pare che le vecchie serie siano state cancellate dalla faccia della terra, per cui non vedo quale problema ci sia nel fatto che il remake (o il reboot se preferite) mantenga i nomi originali. Chi preferisce il vecchio adattamento (io) si va a cercare quelli, mentre chi preferisce una maggiore aderenza alla nomenclatura originale, si vedrà i nuovi. Tra l’altro, se non sbaglio, il manga da cui è tratto li ha sempre mantenuti, quindi non ci sarebbe alcuno scandalo nell’aver fatto lo stesso col reboot (o remake).

      • Paolo "Pisolo" Ciaravino

        3 Ottobre 2022 alle 00:35

        @Apostolo
        Addendum
        Ma poi – scusami – mi pare che già nel mio primo commento fosse chiaro che da una parte mettevo il pubblico che normalmente guarda anime, e che secondo me non ha problemi con i nomi, e da un’altra me stesso, escludendomi evidentemente da quel pubblico. Se mi rileggevo prima, mi risparmiavo di comporre tutto sto papello che ho scritto per risponderti :D. Comunque non ho capito il senso della tua risposta. Se era per far emergere una mia incoerenza, mi sembra, come detto, che non ci fosse fin dall’inizio. Se era per farci due risate, ci sto dentro, ma allora la prossima volta metti delle faccine, così mi evito risposte chilometriche (non è vero, probabilmente l’avrei scritta uguale perché sono un maledetto prolisso e puntiglioso
        :D:D:D)

      • Evit

        3 Ottobre 2022 alle 01:27

        Dai su, non vi infastidite tra voi quando fuori c’è la distribuzione italiana che dà a “Guerra per il pianeta delle scimmie” il titolo The War – Il pianeta delle scimmie ;D

    • Apostolo

      3 Ottobre 2022 alle 10:44

      @Paolo forse, da quando esiste gente che crede nel complotto che la chiesa cattolica, il MOIGE (che ha dovuto smentire) e la psicologa Vera Slepoj collaborano insieme per ”rovinare” gli adattamenti e cambiare i nomi, è meglio specificare.

      Ormai si è arrivati a insultare persino i doppiatori milanesi sul forum di Antonio Genna, Cannarsi e Mazzotta quello che ”Dragon Ball l’ho doppiato prima io” (cazzata) per giustificare il cambio del cast in uno dei film) si vergognino.

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      • Apostolo

        3 Ottobre 2022 alle 10:53

        Purtroppo in ambito anime manca una figura come Nunziante Valoroso, così circolano leggende come le scene di educazione sessuale tagliate in Kiss me Licia (quando in realtà la bionda è Licia e sono scene tratte dalla sigla originale).

      • Apostolo

        3 Ottobre 2022 alle 11:08

        Per non parlare di quando invocavano la Fox a togliere i diritti delle sue sitcom animate a Mediaset.

        Quando Comedy Central cambiò proprietà nel 2003, in Italia la nuova gestione decise di spostare South Park su un canale della stessa proprietà (MTV), tuttavia sui forum si inventavano scenari fantascentifici sul passaggio da Italia 1 a MTV (addirittura definito ”la liberazione”).

  • Apostolo

    2 Ottobre 2022 alle 21:36

    Considerando l’utilizzo di Google Translate tra i distributori è già un miracolo che non si sia chiamato ”Il lucinda del pianeta della scimmie”.

    (Lucinda è il nome di un personaggio dei Pokémon, in inglese Dawn)

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  • Luke Atreides

    12 Dicembre 2022 alle 21:02

    Come sempre “rise” è il verbo in inglese che più mette in crisi coloro che devono adattare i titoli in italiano.
    Aggiungerei anche Night at the Museum: Kahmunrah Rises Again è un film d’animazione del 2022 diretto da Matt Danner e scritto da Ray DeLaurentis e William Schifrin.
    E’ il primo film d’animazione della serie di film Una notte al museo e il quarto capitolo in assoluto e nelle lingue romanze o lingue neolatine, lingue sorelle è stato tradotto e titolato cosi:
    Una Notte al Museo – La Vendetta di Kahmunrah (Italia)
    La Nuit au Musée : Le Retour de Kahmunrah (Francia)
    Noche en el Museo: El Retorno de Kahmunrah (Spagna)
    Una Noche En El Museo: El Regreso de Kahmunrah (America Ispanica)
    Uma Noite no Museu: O Retorno de Kahmunrah (Brasile)
    À Noite, no Museu: O Regresso de Kahmunrah (Portogallo)

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  • Giuseppe Coluccia

    26 Settembre 2023 alle 19:48

    Ciao Evit, scrivo qui perchè non so se ci sinao link alla saga di James Bond, sto recuperando le vecchie edizioni in dvd (perciò con audio originale stereo, non ritoccato – procedura che odio perchè nel 99% dei casi si combinano sempre pastrocchi) ho notato che in Una cascata di diamanti alla fine c’è la canzone in italiano, Vivo di diamanti, che aveva cantato la stessa Shirley Bassey, infatti mi ricordavo di averla sentita nella mia lingua, mi pare che nelle edizioni più recenti sia stata sostituita da quella anglofona…

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    • Evit

      26 Settembre 2023 alle 20:12

      Ciao Giuseppe, hai fatto bene. No, ancora non ho mai affrontato la serie di James Bond se non per la battuta su Evil Knievel, ma ho sentito qualcosa sui pasticci home video dai DVD in poi. A casa ho molti film della serie in VHS ma non li rivedo da 20 anni. Tra questi dovrei avere anche una cascata di diamanti. Prima o poi la controllo

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