• Kick-ass – Un calcio in culo? Non proprio

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    Quando prendete un film degli ultimi 5 anni, mi dite che parla di super eroi e mi dite anche che è stato doppiato lasciando ai personaggi i nomi originali (tra i quali: Kick-ass, Big Daddy e Motherfucker) sapete già che partirò in quarta per demolire il suo adattamento italiano.
    Contro ogni aspettativa, ciò non accade con Kick-ass (e con il suo seguito Kick-ass 2).

    Il contesto: regazzini che si menano

    La serie inizia con un regazzino non particolarmente furbo che si domanda perché nessuno nella vita reale abbia mai deciso di vestirsi da super eroe e comoprtarsi da tale. Gli amici gli rispondono: perché moriresti il primo giorno di lavoro. Lui non li ascolta e quasi muore il primo giorno di lavoro… ma siccome è poco furbo non sarà certo una simile lezione a frenare il suo immotivato nerdesiderio.
    L’intera serie gravita intorno al regazzino (che indossa una muta da sub di colore verde e che si fa chiamare Kick-Ass), al suo crescente seguito di improvvisati eroi-amici, ad una regazzina addestrata dal padre degenerato a diventare un’assassina e ad un nemico in crescita che forse è ancora più scemo del protagonista. Cancellate il “forse”.
    Il tutto è condito da una violenza reale ma portata così all’eccesso da essere quasi “fumettistica”… quasi.

    Mazze da picchiatore fascista, passamontagna da brigatista, colore verde da ronda leghista… il nostro eroe, signore e signori.


    Il messaggio del film non è ben chiaro… forse che a voler fare i super eroi si beccano tante di quelle mazzate che dovresti essere proprio stupido a volerlo fare, o che le ronde di “vigilanti” servono solo ad amministrare una giustizia iniqua degna di Hammurabi, o forse che se lasci fare alla polizia quella ti lavorerà meglio di un adolescente vestito di verde, o forse ancora che le scelte stupide di un adolescente poi le pagano, care e amare, soprattutto i familiari e chi gli vuole bene.
    [È mia opinione personalissima che il film si classifichi nella categoria “drammatico”. Il divertimento e le risate dello spettatore originano soltanto dalla giustapposizione di situazioni orribili, uno stile eccessivo e le azioni di persone profondamente stupide]

    Soppesiamo l’adattamento italiano

    In tutto ciò abbiamo un adattamento italiano che lascia invariati quasi tutti i nomignoli che i regazzini decerebrati danno ai loro “eroici” alter ego. Chi ha letto la mia cornucopia di furiosi articoli incentrati sull’adattamento di Captain America, saprà che solitamente questo tipo di adattamenti sono quelli che più disprezzo. Eppure in questo film la cosa funziona quasi sempre.
    Paradossalmente, la scelta di lasciare i nomi in lingua inglese in Kick-Ass ha abbastanza senso. Voglio cercare di dare una giustificazione sul perché non sono stato disturbato minimamente.
    Pensiamoci su un attimo prendendo come esempio opposto i film Marvel… i film della Marvel si svolgono in tempi moderni ma in un mondo palesemente alternativo dove:

    • Un genio, rapito da terroristi, riesce a creare una fantascientifica fonte di energia pulita grazie ad un assemblaggio inedito di componenti messi a disposizione per lui in una grotta in Afghanistan.
    • Esseri di altri universi e dalle sembianze umane (ma non ben precisati poteri) arrivano sulla Terra e si proclamano divinità, salvo essere presi comicamente a calci in culo da Hulk (umano con poteri i cui limiti non sono mai ben definiti).
    • New York e Londra vengono invase da alieni provenienti da altre dimensioni.
    • Il partito nazista, come in una trama di Roberto Giacobbo, aveva a disposizione armi così avanzate e fantascientifiche che non si sa come abbia potuto perdere la guerra.
    • Etc… etc…

    Insomma avete capito, i film della Marvel sono praticamente dei fantasy moderni. I loro personaggi hanno tutto il diritto di ricevere un adattamento dei nomi, dove possibile e specialmente quando ci sono già dei precedenti nella serie a fumetti storica (dove per esempio “Captain America” si chiama giustamente Capitàn America).
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    In Kick-ass invece non c’è niente di tecnologicamente e improbabilmente avanzato (a parte il volo in jetpack alla fine del primo), gli eventi mostrati nel film potrebbero tranquillamente essere riportati da RaiNews domani senza che nessuno batta ciglio… a tutti gli effetti è un film che si svolge nella vita reale, come potrebbe esserlo Little Miss Sunshine.
    I personaggi sono persone vere, la New York è la vera New York, dove se sfotti un teppista mentre indossi una muta da sub verde quello ti riempirà di botte e coltellate e finirai minimo minimo all’ospedale. Ciò che vediamo su schermo è ciò che presumibilmente sta avvenendo nella vera New York di oggi… non può disturbare più di tanto il sentire che questi ragazzi americani si scelgano nomi come Kick-ass, Red Mist, Big Daddy, Hit-girl, Battle Guy, Night Bitch, Ass-Kicker, Mother Russia, Gengis Carnage e persino Mother Fucker.
    Ci sono poche eccezioni alla regola e queste sono fatte esclusivamente per portare a termine una battuta come il divertente “Morte Negra” (da “Black Death”), il nome affibbiato ad un scagnozzo di colore. Geni! Scommetto che il direttore del doppiaggio ha dovuto lottare contro il responsabile del marketing americano per poterlo tradurre.
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    È vero che viene meno la comprensione di molti di questi nomi per gli over-45 (indicativamente), di contro potremmo dire che il film ha un target di età comunque molto limitato, ma c’è anche da considerare che questi nomi da super eroi improvvisati non è che poi offrano chissà quale elemento comico in lingua originale (con eccezione di “Mother Fucker” nel secondo film e lì purtroppo non c’era neanche spazio per aggiunte tipo “Mother Fucker, il fotti-madre” o simili).
    Anche “Toxic Mega Cunts”, il gruppo di anti-eroi fondato da Mother Fucker, forse non era poi così comprensibile (potremmo tradurlo come i Megastronzi Tossici, ma sono davvero dettagli poco determinanti).

    Nomi degni di nota

    Kick-ass origina dal lessico popolare americano, l’equivalente del nostro “fortissimo”; un qualcosa “che spacca”.

    In Die Hard, alla richiesta d’irruzione della SWAT, quello spaccone del vice-capo di polizia ordina “kick ass!” (tradotto come “dateci dentro“), l’equivalente di “rompiamogli il culo” che però non rientrava nei tempi della battuta.

    Hit-girl è una variazione di “hit-man”, ovvero “sicario”. Hit-girl sarebbe come dire “sicarietta”.
    Big Daddy potrebbe essere “Grande Paparino” o anche soltanto “Paparino”.
    Tutti gli altri nomi sono facilmente comprensibili con una banale ricerca su Google Translate. Per Mother Fucker rimando ad un vecchio articolo.

    Paparino e Sicarietta

    Paparino e Sicarietta

    Piccoli dettagli fanno la differenza

    Sono i piccoli dettagli che salvano la scelta di lasciare i nomi in inglese!
    Coloro che hanno lavorato alla direzione del doppiaggio, infatti, (Silvia Pepitoni nel primo, Oreste Baldini nel secondo) se non altro hanno avuto l’accortezza di mantenere i nomi originali dei personaggi in maniera NON sconsiderata, al contrario di cose come Captain America e Pacific Rim dove persino i gradi militari erano in inglese (Captain e Marshal rispettivamente).
    Difatti non solo “The Mother fucker” e così ” The Tumor” diventano più semplicemente “Mother Fucker” e “Tumor”, con la perdita dell’articolo determinativo inglese (che sarebbe stato stupido lasciare), ma persino nomi tipo “Mother Russia” ci vengono giustificati nei dialoghi italiani quando possibile. Vediamo l’esempio:
    Nel momento in cui “Mother Fucker” sta dando nomi da “eroe” ai suoi nuovi scagnozzi gli viene presentata un’assassina, ex-KGB, a cui lui deve dare un nome, allora lui ci pensa un po’ su e dice “Madre Russia, eh? Mother Russia!” (pronunciato “mader ràscia” all’inglese, giustamente).
    Infine “Colonel Stars and Stripes” diventa il Colonnello “Stars and Stripes”… il grado di colonnello è stato tradotto a differenza dei due film sopra citati dove nei dialoghi italiani permanevano anche i ranghi di “Captain” e “Marshal” lasciati in inglese… da aggiungere al già ampiamente discusso e vomitevole fiume di supercazzole amaragane come: drop, pararescue, carrier, helicarrier, software tracer e blade server di targeting. [NdA fanculo!]
    Sono questi piccoli dettagli che fanno la differenza tra una scelta cosciente nel lasciare dei nomignoli in inglese (e se non è cosciente almeno è una scelta che aggiunge “auto-giustificazioni” all’interno dei dialoghi) ed una scelta incosciente, ingiustificata, imposta senza se e senza ma dai distributori americani, che più che imposta è supposta.

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    …ma con i baffi


    Anche il nome del gruppo di eroi, “Justice Forever” (traducibilissimo insieme a quello dei Toxic Mega Cunts), riecheggia di adattamenti moderni come quello del gruppo “Avengers”, lasciato tale e quale nel film doppiato in italiano (nonostante esistessero già nella letteratura di settore come “Vendicatori”).
    Essendo Kick-Ass in parte una parodia di molti film di supereroi, potremmo interpretare in parallelo anche il suo adattamento italiano come una parodia… una parodia dei doppiaggi italiani moderni, di doppiaggi come Captain America, The Avengers ma anche Oblivion e Pacific Rim. Una presa in giro verso la sciatteria dei “geni” del marketing americani che forzano la mano dei direttori di doppiaggio costringendoli spesso ad un lessico innaturale, estraneo, insensato, a tratti abominevole.
    Così mi piace interpretare l’adattamento di Kick-Ass. Voglio crederci.
    credici
    Proprio per questo l’uso di nomi in inglese non mi ha fatto né caldo né freddo in questo film: non detrae molto dall’esperienza, sono comunque adattati almeno un po’ (con la perdita dei “the” e traduzione dei ranghi militari), alcuni sono stati tradotti se era necessario sfruttarli per una risata (“Morte Negra”) e, dove c’è stato spazio per farlo, sono stati anche giustificati modificando lievemente i dialoghi (come il caso di Mother Russia)… i pochi altri casi, lasciati in lingua originale seppur facilmente traducibili, non possono altro che essere imposizioni irrifiutabili da parte dei responsabili esteri (perché per i direttori di doppiaggio sempre da barcamenarsi tra le richieste stupide del pagante e la voglia di fare il proprio lavoro per bene), ma a me piace vedere questi elementi come una parodia dei doppiaggi moderni sui film di supereroi.
    Certo sarei curioso di sapere come lo avrebbero adattato negli anni ’80, quando c’era un po’ più di libertà per i direttori di doppiaggio. Probabilmente avrebbe avuto tutto un altro gusto e battute più memorabili dello stesso copione originale… ma chissà! Rimane comunque un prodotto di questa epoca, nel bene e nel male.
     

    Curiosità finale

    È anche l’unico film dove sentire la parola “bimbominkia” mi ha fatto ridere invece di farmi innervosire come mio solito… mi starò ammorbidendo! Devo dire che, solo per questo piccolo ma non sottovalutabile miracolo, l’adattamento di questa serie potrebbe forse essere considerato piccolo capolavoro di meta-linguaggio.
    Adesso avete il diritto di accusarmi di tutto ciò che volete e di rompermi il culo, virtualmente parlando. Sono disponibile cioè a qualunque “ass-kicking” mi vogliate sottoporre, ne avete facoltà!

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    Santo Nicolas veglia su di voi, traduttori capaci ed eroici direttori di doppiaggio.

  • Testimonianze sui cambiamenti audio in Full Metal Jacket


    In tempi recenti ho parlato di Full Metal Jacket e di quella frase alterata sul finale (oltre alla nota storia della canzone di Topolino). Successivamente sono incappato, per puro caso, in altri documenti inerenti l’argomento e che mi piacerebbe riportare qui per approfondire il tema.
    Per gli interessati, riporto prima un estratto da un intervista esclusiva con Mario Maldesi a cura di Filippo Ulivieri per Archivio Kubrick datata 1 Giugno 2002:

    Anche in Full Metal Jacket, nelle scene finali, esistono differenze nella traduzione: la battuta “fottuta dedizione al dovere, la dedizione dei duri”, non trova una corrispondenza nel dialogo inglese. Come mai ci fu questo cambiamento nella versione italiana?
    E’ passato molto tempo, tuttavia è un tipo di osservazione a cui non posso dare una risposta logica, perché devo sentire in quel momento cosa mi comunica la scena, la situazione. Se io sto a guardare la traduzione letterale vuol dire allora che il film non vale niente, non mi sta comunicando nulla. Non sto segnando con la matita rossa un compito, io sto vedendo un film che mi deve comunicare la violenza della guerra, l’assurdità, la follia dell’uomo; se quello che mi comunica è giusto, io non bado più a queste cose.

    Nella versione originale inglese ci sono due battute: prima della voce di Animal Mother che dice “hardcore man”, un altro marine, Rafterman, dice “we’ll have to put you up for the Congressional Medal of… ugly!” ossia all’incirca “adesso ti iscriviamo alla medaglia dei bruti”.
    Tu avresti mai detto “adesso ti iscriviamo alla medaglia dei bruti”? Il pubblico italiano non avrebbe capito, sono espressioni non nostre, va trovata una frase che ne restituisca il senso e che suoni naturale per l’orecchio italiano. Il lavoro di doppiaggio è pieno di queste cose, per via delle frasi idiomatiche, per i doppi sensi che non corrispondono affatto all’italiano. Ad esempio, in Shining Jack scrive “All work and no play makes jack a dull boy”: la relativa traduzione italiana non vuol dire nulla, allora Riccardo suggerì di mettere la frase “Il mattino ha l’oro in bocca”. Analogamente in francese hanno detto un’altra cosa, nessuno ha tradotto quella frase letteralmente, perché letteralmente non vuol dire nulla. Si deve trovare quello che si chiama “l’effetto equivalente”. Nel caso appena detto di Shining, si doveva restituire la confusione mentale del personaggio, perché quella è la sostanza, non è la parola in sé che va preservata. Nella traduzione di un film, dalla lingua e la cultura di partenza alla lingua e cultura di arrivo, io spesso mi trovo di fronte al problema di cosa privilegiare, se un’aderenza alla lingua e la cultura di origine attuando un trasferimento speculare, oppure se tenere più in considerazione la lingua e la cultura di arrivo, che è quella che dovrà fruire del mio lavoro. Per evitare fraintendimenti e confusioni, io scelgo di privilegiare quasi sempre la lingua e la cultura di arrivo.
    In generale, comunque, non sono questioni da porsi. Capisco che il DVD dia sollecitazioni in questo senso, ma non è un’osservazione corretta. La traduzione dei film di Kubrick sono stupende, perfette nella sostanza, perché sono fatte da un grande, da Riccardo Aragno, che oltre essere di madre lingua inglese è un uomo coltissimo e uno scrittore raffinatissimo. Non è casuale la sua scelta, il lavoro che ha fatto su Arancia Meccanica è geniale: quello smembrare le parole, usare i russismi, mescolare le desinenze, è una cosa difficilissima, anche perché si deve andare a sync con la bocca e con la gestualità del personaggio. In generale puoi fare un’osservazione per vedere se la sostanza di un dialogo è stata rispettata, ma non si dovrebbe trattare di un’analisi a posteriori: il momento di approvazione o di disapprovazione è lì, quando si sta vedendo il film al cinema, nel momento in cui si fruisce l’opera; è lì che il film tradotto ha successo o non ha successo. E’ chiaro che ti devi prendere delle libertà perché prima di tutto va tradotta la sostanza. La forma va rispettata nei limiti del possibile: non si traducono le parole, devo tradurre il pensiero, cosa c’è sotto alle parole e magari anche la duplicità di questo pensiero, la sua ambiguità.

    Parliamo dei DVD della nuova Stanley Kubrick Collection. Lei è stato contattato per il restauro delle tracce audio italiane?
    No, hanno fatto tutto con i master che ho spedito a Londra dal 1971 al ’99. Non hanno chiamato né me né Riccardo Aragno.

    Le colonne sonore italiane dei DVD presentano alcune differenze rispetto alle vecchie versioni in VHS che derivavano dalle copie in pellicola per le sale. In Full Metal Jacket la traccia italiana presenta ad una traduzione più letterale delle battute inglesi e nel finale la canzone del Mickey Mouse Club non è più in italiano. Come mai? Di chi è questa voce italiana che pronuncia le nuove battute? La riconosce?
    No, assolutamente. Mi sembra una voce qualunque, una voce che hanno rifatto adesso. Non so quando hanno fatto il lavoro sui DVD, però mi chiedo perché abbiano cambiato così il film, senza la canzone del Club di Topolino in italiano: se Kubrick mi aveva chiesto di tradurre la canzone di Topolino, non vedo perché adesso devono tenerla in inglese. E’ un’operazione orrenda e riprovevole, un fatto unico, pazzesco direi. C’è un signore che si è permesso di correggere l’opera approvata da Kubrick in sua assenza. Non si tratta di stabilire se la frase attuale è migliore o peggiore di quella vecchia, è un’altra cosa ed è un’operazione assurda e scorretta.

    Un’altra differenza della versione in DVD nei film è che sono stati eliminati i credit del doppiaggio che erano presenti nei titoli di coda dei film. Probabilmente la causa sta nell’aver fatto un’unica versione video per il mercato europeo, corredata da varie colonne audio.
    In Francia sono sicuro che i credit del doppiaggio ci sono anche nel DVD. Si tratta di una cosa che accade solo in Italia, non si sa per quale ragione, forse per ignoranza. E’ come sopprimere la memoria storica di un fatto: secondo questa tendenza non si deve sapere tra 50 anni chi ha fatto cosa. La soppressione della memoria non ha giustificazioni, tanto più in un DVD dove lo spazio per le informazioni è tantissimo: se anche non è stato possibile mettere i credit di doppiaggio in coda al video come avviene al cinema, era fattibilissimo mettere queste informazioni a parte, anche come testo. Sarebbe normale: si hanno informazioni su chi è l’aiuto del cameriere, su chi accende le luci e simili e non si sa chi ha curato le versioni straniere. E’ una grave mancanza, anche perché si tratta di grandi attori e attrici. Personalmente proprio non capisco perché non si deve sapere, e non dico oggi ma tra 20 anni o 50, perché non si deve sapere che Giannini ha doppiato Ryan O’Neal in Barry Lyndon. Comunque è una tendenza generalizzata, non capita solo con i DVD, anche col VHS tentano di fare questa soppressione della memoria, mettendo i credit in un’edizione e nelle successive no. Non c’è una ragione plausibile se non quella della volontà di non far sapere. E ripeto, accade solo in Italia.

    Aggiungo un’altra testimonianza di Daniela Catelli (dal suo blog Ciak, si trema) che in data 19 Settembre 2013 saluta il fu-Maldesi con un affettuoso messaggio. Questa è la parte del messaggio dove, tra l’altro, viene toccato l’argomento Full Metal Jacket:

    [parlando di Maldesi] Ricordo di avergli parlato della lunga intervista fatta all’amico, autista e factotum di Kubrick, Emilio D’Alessandro, dal quale lui stesso mi aveva indirizzato. In quell’occasione, mi disse quanto era amareggiato dal comportamento di Jan Harlan, cognato di Kubrick, che nelle riedizioni dei dvd aveva tolto tutti quei meravigliosi dettagli che il regista pretendeva e per cui amava tanto i doppiaggi italiani.
    […]
    Scomparso Kubrick, Harlan è diventato il curatore della sua memoria e si è affrettato a togliere dai dvd le cose che lui amava tanto e su cui l’adattatore dei dialoghi Riccardo Aragno e Mario avevano tanto faticato: via le scritte tradotte in italiano, via “il mattino ha l’oro in bocca” da Shining, via la bellissima “Marcia di Topolino” nel finale di Full Metal Jacket, via – per gelosia e spirito di rivalsa, come i collaboratori italiani ritengono – i credits di chi ha reso giustizia a questi film meravigliosi, in un oltraggio non solo a loro ma soprattutto al genio di Kubrick.

  • Giornalismo informaticcio – L’inglese farlocco e le brutte traduzioni dei giornalisti italiani

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    CLASSIFICATO

    Tante delle recenti piaghe della lingua italiana sono sbocciate dal giornalismo sul web, un’area dove spesso vengono pubblicate informazioni scopiazzate da articoli esteri tradotti alla meno peggio. Giornalisti professionali e amatoriali già da oltre 5 anni ci ammorbano con parolacce tipo “più PERFORMANTE“, un abominio nato in ambiente milanese che vorrebbe significare “che dà una migliore/maggiore performance” ed usato al posto di “prestante”, “dalle/con migliori prestazioni” o “prestazionale”.

    Ci sono anche buone notizie: per fortuna è andata a scomparire la parola RUMORI come traduzione di “RUMORS” ma, ahinoi, adesso molti giornalisti utilizzano direttamente la parola “rumors” come se appartenesse al vocabolario italiano (esempio a caso qui). I giornalisti sportivi in particolare sembrano amare “rumors” all’inglese.

    Rimane in voga la detestabile ACCAVENTIQUATTRO (H24) al posto del vecchio caro “24 ore su 24” (o “giorno e notte”), perché H-24 fa più figo, vuoi mettere? Inutile dire che se la sono inventata i politici italiani pochi anni fa e non deriva dall’inglese nonostante quella ridicola acca voglia farvelo credere. In gran voga soprattutto tra le forze dell’ordine.

    Un applausone questa settimana va invece a colui che in data 12 settembre 2014 ha avuto l’ardire di usare la parola “CLASSIFICATO” come traduzione di “CLASSIFIED” (=segreto/riservato/confidenziale):

    Le udienze del FISC non sono pubbliche e i documenti sono di norma classificati. La documentazione delle vicende legate a Yahoo per il 2007-2008 è rimasta classificata fino al 2013, motivo per il quale Yahoo ha deciso di condividerla con il pubblico.

    Mi domando quale documento in particolare sia arrivato primo in classifica. C’è stata una premiazione in un ufficio governativo? Hanno stappato lo spumante per l’occasione? Esiste una medaglia di bronzo per le scartoffie che si classificano terze?
    Questa per me vince il “Premio Catarella per la peggior conoscenza dell’italiano nel giornalismo sul web” o in alternativa il “Premio Festini Selvaggi per il peggiore abuso di Google Translate in un articolo sul web“, scegliete voi. In ogni caso date una medaglia a quell’articolo!

    Pulitzer