Ecco un altro grande classico del cinema con splendida localizzazione italiana: le immagini che presento mi sono state inviate dal sempre atteno lettore javriel, che ha donato splendido materiale che pian piano sto presentando, come nel caso de Il grande cielo (1952) e Frankenstein (1931). (Dopo il successo di Via col vento ho ricevuto molti contributi di lettori diversi, e sto cercando di mettermi a paro.)
Il classicone è Sette spose per sette fratelli (Seven Brides for Seven Brothers, 1954) di Stanley Donen, Premio Oscar 1955 per la miglior colonna sonora in un musical. (All’epoca si distingueva la musica dei film “normali” da quella per i musical.)
Non resisto a presentare il film traducendo il delizioso lancio apparso sulla autorevole rivista “LIFE” del 26 luglio 1954:
La più piacevole delle sorprese arriva da un gaio capriccio boscaiolo anticonformista chiamato “Sette spose per sette fratelli“. È basato su un soggetto vecchio di duemila anni, la storia di Plutarco del ratto delle Sabine per mano dei soldati romani, che Stephen Vincent Benét ha trasformato in un delizioso racconto folkloristico della valle del Tennessee chiamato “The Sobbin’ Women“. [Apparso su “The Country Gentleman” nel maggio 1926, in Italia il racconto è contenuto nell’antologia “La valle delle Sabine“, Longanesi 1948 ristampato poi nel 1954 in onore del film: in seguto è stato del tutto dimenticato. Nota etrusca.] La MGM ha spostato l’ambientazione di Benét nell’Oregon, arricchito tutto con la colonna sonora orecchiabile di Gene de Paul, testi adulti di Johnny Mercer e un’ispirata serie di numeri di danza curati dal coreografo Michael Kidd. In una felice scelta di casting hanno chiamato Howard Keel e Jane Powell nei ruoli protagonisti. E così si ritrovano un successo di mezza estate fra le mani.
Malgrado tutte le modifiche, la storia classica è ancora lì, ma stavolta è il racconto dei fratelli Pontipee, sei montanari rossi di capelli che sono così presi dalle deliziose ragazze che il loro settimo fratello ha portato in casa da seguire l’antico precedente e sposarsele tutte.
Dal saggio Musicals in Film: A Guide to the Genre (2016) di Thomas S. Hischak scopriamo che per cinque anni il produttore Joshua Logan ha tentato di trasformare questa storia in un musical di Broadway, senza riuscirci. Solo allo scadere di questo tempo la MGM è potuta rientrare in possesso dei diritti e mettere in lavorazione il film The Sobbin’ Women.
Il produttore Jack Cummings pensava che la storia necessitasse di reali canzoni folk americane, quindi passò mesi ad ascoltare dozzine di registrazioni prima di rendersi conto che c’era bisogno di una colonna sonora originale.
Trovando The Sobbin’ Women (“Le donne singhiozzanti”) un titolo terribile per un musical, la MGM optò per A Bride for Seven Brothers: il reparto censura dello studio fece però notare che “Una sposa per sette fratelli” era un titolo fuorviante e decisamente troppo allusivo, così fu meglio specificare che si intendevano “Sette spose per sette fratelli”. Ognuno la sua.
Intervistato per il saggio The Dancer Within (2008) di Rose Eichenbaum, Russ Tamblyn – il piccolo Gideone del film – ricorda la sua esperienza dell’epoca:
“Sette spose per sette fratelli” mi ha donato visibilità e dopo l’uscita del film “Dance Magazine” ha cominciato a mettermi in copertina. Trovo la cosa buffa, visto che io in realtà mi considero più un attore drammatico che un ballerino.
Michael Kidd, il coreografo del film, voleva sette grandi ballerini ad interpretare i fratelli, mentre lo studio disse che Howard Keel, che interpretava il fratello maggiore, se da una parte non era un gran che nella danza era però un bravo cantante. Inoltre la casa ha insistito sull’utilizzare almeno due attori che aveva già sotto contratto: alla fine permisero a Kidd di gestire liberamente solo quattro ruoli. Kidd venne da me e disse “Qualcuno mi ha detto che sai fare le capriole in avanti e indietro”. “Sì”, e gli feci una capriola all’indietro proprio di fronte a lui. “Splendido, la useremo in uno dei numeri”, disse. “Ehi, aspetta un momento”, intervenni. “Vuoi farmi ballare con Jacques d’Amboise, Tommy Rall, Matt Mattox e tizi del genere? Non credo di esserne capace”. “No, no, no”, rispose lui, “non preoccuparti, interpreteranno boscaioli e faranno la quadriglia”. Credo di essere stato l’unico dei fratelli a non provenire dalla danza professionale. Ma alla fine funzionò e andò a mio favore, facendomi ottenere uno degli assolo del film.
C’era questa scena in cui Jane Powell doveva insegnare ai fratelli come danzare. Be’, è davvero difficile per un ballerino di scuola classica fingere di non saper danzare. Ma visto che io non ero un ballerino, il mio ruolo sembrò decisamente reale.
Presentato in anteprima a Houston (Texas) il 15 luglio 1954, arriva in Italia abbastanza in sordina nel giugno 1955 ma in compenso rimane almeno un decennio a girare le sale di tutto il Paese, grandi e piccole. In home video si conoscono solo due edizioni in VHS: MGM (“Gli Scudi”) e Panarecord, entrambe di datazione ignota.
Risale al 2002 la prima edizione DVD, targata Warner Home Video e ristampata nel 2010: la stessa casa nel 2005 presenta un’edizione speciale due dischi.
Una curiosità
Malgrado Russ Tamblyn sia ancora oggi attivo come attore, la sua partecipazione a questo film non è mai stata dimenticata, così quando nel 1986 partecipa ad un episodio della serie TV Saranno famosi il suo ruolo è ovviamente quello di un talentuoso coreografo. E durante l’episodio viene proiettato proprio il suo assolo alla sagra paesana di Sette spose per sette fratelli, con le sue evoluzioni in aria.
E sì che ce l’ha messa tutta per scrollarsi di dosso la fama di ballerino, interpretando i ruoli più disparati: dalla storia di fantasmi Gli invasati (1963) fino addirittura a ricoprire il ruolo di un perfido assassino leader di una diabolica banda di motociclisti in Satan’s Sadists (1969). Niente da fare: rimarrà sempre il piccolo Gideone che fa le capriole con l’accetta…
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L.
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9 Commenti
Francesco Alessio Guicciardi
9 Marzo 2018 alle 10:17Mi ricordo di quando Alessandro Stamera, nell’estate 2016 più o meno, riferì di aver visto una versione di questo film con le canzoni tradotte in italiano (ad esempio ”spaccalegna noi siam” al posto di ”bless your beautiful hide”).
Lucius Etruscus
9 Marzo 2018 alle 10:22Appena hai citato quella frase mi sono ricordato di questo spot Zoppas, il cui jingle negli anni Ottanta andava a raffica. Infatti ancora oggi, appena ho letto “spaccalegna noi siam” m’è venuto in mente “e in giro ce ne andiam”.
Visto che il musical, come altri simili, ha conosciuto edizioni italiane teatrali, con canzoni tradotte, non mi stupirebbe che qualcuno abbia avuto la pensata di usare le canzoni del teatro nel film. Però vedo questo film sin dagli anni Ottanta, in VHS e TV, e le canzoni sono sempre state in lingua originale. Il massimo del rimaneggiamento è quando ci hanno messo i sottotitoli 😛 Questo però non fa fonte: non escludo edizioni alternative, anzi magari a trovarne!
Marina Marchetti
28 Dicembre 2020 alle 22:16forse perchè decisamente più vecchia di voi, ma da piccola ricordo di averlo visto in tv con le canzoni in italiano
Superfabio
31 Gennaio 2021 alle 01:13Spaccalegna noi siam
e a casa ritorniam
i panni sporchi nella zoppas e poi
il pranzo è pronto per noi.
Donne eccomi qua
ho una fame da scoppiar….
Altro non ricordo, purtroppo
Paolo "Pisolo" Ciaravino
9 Marzo 2018 alle 14:02Io Tumblyn me lo ricordo invece per West Side Story e Twin Peaks. Mi era totalmente sfuggito in Sette spose perché mi sa che sono tipo 30 anni che non lo vedo 😀
Paolo "Pisolo" Ciaravino
9 Marzo 2018 alle 14:03Tamblyn*
Lucius Etruscus
9 Marzo 2018 alle 14:55Diciamo che il ragazzo ha fatto qualche film “leggermente” famoso 😛
javriel
9 Marzo 2018 alle 18:53Eccomi palesato ;).
Lucius Etruscus
10 Marzo 2018 alle 07:46Ah, grazie per lo splendido materiale e mi spiace che per motivi misteriosi non ho più trovato la tua “firma” dietro questi cartelli ^_^