• Home
  • Recensioni
  • Spiritika, la trilogia che spaventika (Witchboard 1986-1993)

Spiritika, la trilogia che spaventika (Witchboard 1986-1993)

locandina italiana del film Spiritika, Witchboard

Suppongo che Spiritika si debba leggere come la parola “spirìtica” di “seduta spiritica” ma io non riesco a non chiamarlo “spiritìca”… come si pronuncia non si sa mika. Questo titolo con la “k” non so da dove se lo siano tirati fuori Carlo Verdone e Vittorio Cecchigori quando il 23 luglio 1987 la loro neonata azienda Giulia Vittoria Audiovisivi porta Witchboard di Kevin Tenney al cinema in Italia. La data è quella dell’anteprima romana ma si comincerà a parlare di questo film solo a ottobre dello stesso anno.

Flano di giornale per il film Spiritika

“Abbiamo deciso di dedicare alle nostre figlie Giulia e Vittoria – ha precisato Verdone – la società con la quale stiamo operando dall’anno scorso con due interessanti film: “Cavalli di razza” e “Spiritika”. Ho deciso di reinvestire i miei guadagni nel cinema perché, dopo la famiglia, è la cosa che mi piace di più ed è quella alla quale tengo maggiormente nella vita. Certo ci vuole molta dedizione ed oculatezza ma io ho la fortuna di avere un socio molto esperto e bravo come Vittorio Cecchi Gori”.

Da “Carlo Verdone imprenditore“, Repubblica 31 ottobre 1987

Okay, Carlo. L’importante è fidarsi.

Il vero protagonista della pellicola è un oggetto di proprietà intellettuale della Parker Brothers (attualmente della Hasbro) e, da quando nel 1973 è comparso nella veramente vera storia vera ispirata a storie ancor più vere e certamente accadute veramente nella vita reale, L’esorcista, terrorizza gli italiani anche solo a guardarla o sentirne parlare. “Uh, attento a giocarci che non si sa mai…”. Sto parlando ovviamente della tavoletta “Ouija”, che come la nomini lo spirito capitalista della Parker Brothers compare e ti chiede di pagarne i diritti di sfruttamento. Gli autori del film narrano che il timore di ripercussioni legali sia stato il motivo del cambio di titolo, da Ouija (titolo sulla sceneggiatura e anche durante le riprese) a quello definitivo arrivato nei cinema americani, Witchboard, che per ammissione degli autori “suona anche più figo”.

E così perché non farci un film sopra, avrà pensato l’appena trentenne Kevin Tenney? Dire che Spiritika sia un film derivativo dell’Esorcista è quasi scontato perché tutti i film horror dopo il 1973 ne sembrano essere stati influenzati nella stessa misura in cui Dante ha influenzato la Chiesa Cattolica con la sua iconografia dell’aldilà.

Scena della tavoletta ouija da film L'esorcista del 1973

Scena dal film L’esorcista (1973)

A parte la tavoletta spiritica — di origine ottocentesca ma con picco di popolarità negli anni ’20, quando erano tutti molto forti in sumerìa. (cit.) — Witchboard ruba a L’esorcista anche il concetto di “intrappolamento progressivo“, cioè se la usi in solitaria più ti ci trastulli e più lo spirito comincia a possederti e ti fa bestemmiare (bella scusa, veneti e livornesi!) fino ad arrivare alla possessione vera e propria che, in questo caso, ricorda più un furto di identità che altro. Parlando di furti, un’altra idea rubata all’Esorcista è quella di diffondere leggende su misteriosi avvenimenti durante le riprese del film. Anche quelli avvenuti veramente veramente. Del resto lo sanno tutti che se a Hollywood non giri un horror con spiriti veri non sei nessuno.

 

UGIA, OUGIA, UIGIA, BAUGIGIA… ma come si pronuncia “Ouija”?

tavola ouija dal film Spiritika

“in un clima di ritorno all’esorcismo impiega come gioco di società un tabellone alfabetico, iellatore e criminale
(Repubblica, 10 ottobre 1987)

I dubbi sulla sua pronuncia sono più che leciti perché derivano dall’improvvisa comparsa nella nostra lingua di un oggetto nuovo dal nome strambo. Infatti, per quanto oggi sembri famosa a molti, la tavola ouija è cosa relativamente nuova in Italia, dove non c’è mai stato un vero e proprio “fenomeno” di massa che l’abbia popolarizzata come invece è avvenuto nel mondo anglosassone e per fare un resoconto di ciò mi sono dovuto districare tra dozzine e dozzine di frescacce nate da storici passaparola e leggende infondate. Non sono qui per ricostruire la storia completa di questo “tabellone alfabetico, iellatore e criminale” ma voglio dargli un po’ di contesto limitandomi ai fatti (“fatti, non pugnette!” cit.), così da capire perché ogni film di questa trilogia finisca per pronunciare “ouija” un po’ come cacchio gli pare.

Prima degli anni ’80 io non esistevo e agli inizi del secolo nemmeno voi, quindi per parlare di incidenza di una parola nel passato mi devo basare sul numero di volte in cui questa parola compare nella letteratura e in generale nella carta stampata, con tutti i limiti che ne conseguono visto che non tutto nella cultura popolare lascia tracce scritte. Questa mia analisi è stata svolta con l’ausilio di uno strumento di Google chiamato Ngram Viewer grazie al quale è stato possibile verificare che la presenza della parola “ouija” nella carta stampata registrò un boom di presenze in tutto il mondo anglosassone negli anni ’20 del XX secolo, e di riflesso se ne trovano tracce anche in Italia e in altri paesi europei, seppur molto limitate.

La tavoletta ouija nella cultura americana

 

Grafico della presenza delle parole ouija e witchboard su ngram viewer con picco negli anni '20

“ouija” e “witchboard” in inglese americano, da Ngram Viewer di Google

Curiosità: L’unico articolo veramente documentato sulla storia commerciale della “tavoletta parlante” lo trovate sul sito The Big Game Hunter, a cura dello storico dei giochi da tavolo Bruce Whitehill il quale, invece di copiare e incollare informazioni false lette altrove, narra di ben altre vicende paurose avvenute per davvero… come ad esempio dei tentativi di vendere la tavola Ouija evitando la tassazione statunitense. Che oggetto mistico!

Dopo il picco di popolarità degli anni ’20, questa tavoletta per mettersi in contatto con gli spiriti rimane una presenza costante nella cultura popolare americana grazie non solo alla furba commercializzazione che la collocava sugli scaffali dei negozi insieme ad altri giochi da tavolo, ma anche grazie alla cultura americana stessa che, come dice Linda Rodriguez McRobbie nell’articolo The Strange and Mysterious History of the Ouija Board (2013, Smithsonian Magazine), portava a non percepire alcun conflitto tra spiritualismo e fede cristiana, quindi era accettabile per gli americani farsi una seduta spiritica il sabato sera con gli amici e poi andare a messa la mattina dopo senza scrupoli di sorta (non a caso nel film Spiritika sentiamo questa frase “avrò amici per il fine settimana e vogliamo usarla“). Si trattava di un’attività ricreativa compatibile con la vita religiosa, almeno fino all’arrivo nel 1973 di The Exorcist che ha terrorizzato i timorati di Dio cambiando completamente la percezione di quel gioco da tavolo; da quel momento in poi, tutti i successivi horror in cui compare la tavola non hanno fatto che rinsaldare l’idea che usandola si possano inavvertitamente spalancare le porte dell’inferno, oppure che possa portare all’ottavo stadio Yoga che permette la torsione della testa di 360°.

Retro della scatola contenente il gioco Ouija della Parker Brothers

Prodotto in serie in una fabbrica di Salem, in Massachusetts, da streghe tenute al minimo sindacale (e quindi ancora più vendicative)

A prescindere da come sia cambiata la percezione di questo spiritico gioco da tavolo, gli americani lo conoscono “da sempre”. Non a caso sul finale del film Witchboard l’anziana padrona di casa trova la tavola ouija ed esclama: “una “uiglia”, ma guarda! Non ne avevo viste più da quando ero bambina“, la nipote adolescente le risponde “non sapevo che esistessero da tanto tempo“. Ebbene sì, i giovini negli anni ’80 non sanno che la First Lady Mary Todd Lincoln ne usò una per una seduta spiritica spiritika tenutasi alla Casa Bianca nel 1862 dopo la morte del figlio William Wallace Lincoln (nome vero, giuro!). Purtroppo la ouija non le diede la chiaroveggenza necessaria (cit.!) per prevedere l’assassinio del marito, appena tre anni dopo.
Ah, ci saranno tante altre “cit.” nell’articolo, vi avverto.

La tavoletta ouija in Italia

grafico della comparsa della parola ouija in Italia, da ngram viewer di Google

“ouija” in italiano, da Ngram Viewer di Google

A differenza degli Stati Uniti, in Italia questa parola “ouija” dopo qualche fugace apparizione negli anni ’20 fa perdere tracce di sé fino a molti decenni dopo, negli anni ’70, quando comincia a ricomparire successivamente all’uscita di (provate a indovinare da soli…) l’Esorcista, nel 1974, ovviamente! Nel film non veniva nominata direttamente (solo mostrata) ma immagino che il film avrà portato su questo oggetto un’attenzione “transmediale” di cui vediamo un riflesso nella carta stampata italiana; una presenza che arriverà a picchi significativi durante i successivi anni ’80 e ’90 quando i film sulle possessioni in cui compare questo giocattolo cominciano ad essere sempre più numerosi.

Grafico con film anni '80 e '90 in cui compare la tavola ouija per sedute spiritiche

Film anni ’80 e ’90 in cui compare la tavola ouija, le date sono quelle di uscita in Italia

La vera e propria notorietà per la parola ouija esplode però nella seconda metà degli anni 2000 dove fioccano film e film sull’argomento, fino al 2014 dove la parola “ouija” comincia a comparire addirittura nel titolo del film, a dimostrazione che ormai il nome è dato per conosciuto (almeno per chi si è tenuto aggiornato sugli horror degli ultimi 10 anni) e non c’è più bisogno di “farlo arrivare” al pubblico con l’ausilio di concetti più familiari come ad esempio quello della seduta spiritica, o… spiritìka, se preferite. Ma perché la kappa? C’entra forse qualcosa la Perestrojka? O la paprika? Boh.

Non sorprenderà quindi lo scoprire che nel doppiaggio italiano della trilogia Witchboard qui presa in esame, la pronuncia della parola “ouija” cambi essenzialmente da film a film, visto che nell’Italia post-Esorcista ce la siamo trovata tra capo e collo, con quello spelling strano e nessun parente degli anni ’20 appassionato di spiritualismo a cui chiedere.

Scena dal film Witchboard Spiritika, mani sulla tavola ouija

Lo spirito di Evit vi detta la parola “OUIJA” ma la pronuncia rimane ignota

Leggenda vuole (e sottolineo leggenda) che il nome Ouija nasca dall’accostamento di “sì” in francese e “sì” in tedesco, quindi oui+ja. Questa almeno è la spiegazione che ci viene fornita nel primo film:

– Anch’io ne ho evocato qualcuno.
– Come, con una tavola “ui-ii“?
– Ui-ia. Si chiama “ui-ia”, non “ui-ii”, È l’unione del vocabolo “sì” in francese e in tedesco: ouija. “Ui-ia”. E questa… è una planchette.
– Perché usi tante parole difficili, bello? È solo un gioco, come dama o scacchi.

(dal doppiaggio italiano di Spiritika, 1987)

Secondo questa spiegazione, la pronuncia italiana (che suona tanto come uìglia quando pronunciata da alcuni doppiatori nel film e uìa per altri) non fa una piega: uì+ja. Del resto la i lunga è stata a lungo presente nel nostro vocabolario, è quella di jella, jena, Jena Plissken, juta, fidejussione, etc… cioè una i semiconsonantica che si avvicina molto a “gl” ma che nello scritto è andata a perdersi in tempi più moderni, nonostante sia ancora prevista come alternativa dalla grammatica italiana (jena o iena).
In lingua originale l’interlocutore che veniva corretto dall’appassionato di spiritismo nella scena sopracitata parla di “uìggi” e gli viene detto che si pronuncia “uigia”, non “uigi”.

Di chi fidarsi? Secondo il DiPI Online, il dizionario di pronuncia italiana del fonetista Luciano Canepari pubblicato da Zanichelli dal 1999, “ouija” si pronuncia uˈiʤa, cioè quello che avevo ignorantemente trascritto come “uigia”. Questa è la pronuncia sulla quale avranno fatto affidamento anche i doppiatori del film Le verità nascoste, visto che nel 2000 Michelle Pfeiffer diceva in italiano: “vuole che vada a comprare una di quelle tavole uìgia?”.
Insomma, Zanichelli si affida alla pronuncia americana, o almeno ad una delle pronunce possibili ma gli altri dizionari? Il DOP (Dizionario italiano multimediale e multilingue d’ortografia e di pronunzia), la cui prima edizione risale al 1981, neanche riporta “ouija” tra le sue voci e a dir la verità questa parola non è riportata da nessuno dei principali dizionari italiani, probabilmente proprio perché è visto solo come marchio registrato di un gioco da tavolo. La pagina dedicata alla tavola ouija su Wikipedia Italia riporta questa come pronuncia inglese: [ˈwiːdʒə], ma la pronuncia anglosassone in realtà è lontana dall’essere così semplice. Basta andare sulla pagina Wikipedia in inglese infatti per trovarne almeno tre! /ˈwiːdʒə/, WEE-jə e /-dʒi, quindi approssimativamente: uiggia, uiigia e uiiggi.

L’unica traccia sonora che ho ritrovato online si trova sul Dizionario Olivetti datato 2003, che la legge “uii-ia” e che riporto direttamente qui nel caso possa scomparire o essere sostituito in futuro (sì, gliel’ho rubato il file! È questa la pirateria che ci piace!):

oui–jà
pronuncia: /wiˈja/
sostantivo maschile

 

parapsicologia: tavoletta di legno a rotelle che, posta su un cartone recante le lettere dell’alfabeto, era utilizzata in passato dagli spiritisti per ricevere i messaggi dell’aldilà

E così la pronunciano nel film Spiritika, che Dio li maledika. Curioso che questo dizionario parli di sostantivo maschile visto che verrebbe naturale parlarne al femminile piuttosto, non solo per la a finale ma perché è facile associare questa strana parola all’idea di tavola o tavoletta, quindi la tavoletta ouija… la ouija. L’esempio stesso del dizionario Olivetti poi ne parla al femminile quando dice “era utilizzata”. Boh, valli a capire. Ad ogni modo negli anni 2000 abbiamo due diversi riferimenti per quanto riguarda la pronuncia. Ma negli anni ’80?(??)

Ho il presentimento che nel decennio ’80 la ouija sia arrivata prima in forma scritta che parlata, e immagino che al momento di doppiare Spiritika – se ci giochi poi non sai mika – non avendo riferimenti italiani “storici” sulla pronuncia di questa parola avranno fatto tesoro della presunta origine del nome spiegata nel film stesso (dico presunta perché anche sulla sua origine le leggende non mancano), ottenendo così una pronuncia italiana che viene dall’unione del “uì” francese e il “jà” tedesco, quindi uì-ia, che è quasi uìglia. E come fargliene una colpa?

spartito della canzone Weegee Weegee 1920

Spartito della canzone “Weegee Weegee”, del 1920

La scena iniziale del primo film, in cui viene spiegata la pronuncia della parola Ouija, serve uno scopo specifico per il pubblico americano: è il regista, dichiaratamente appassionato dell’argomento, che attraverso un personaggio educa il pubblico americano a non chiamarla “uìggi” (pronuncia più usuale negli USA) ma “uì-giah”, presumibilmente la pronuncia corretta, sempre secondo il regista. Un articolo molto divertente pubblicato nel 2016 sul sito Bloody-disgusting.com (‘Witchboard’ Turns 30 Today and It’s Still a Campy, Creepy Classic! di Daniel Kurlan) sottolinea come nell’intera trilogia di Witchboard tutti i personaggi chiameranno la nostra amata tavoletta sempre usando la sua pronuncia più inusuale “ui-giah”, anche nei due sequel dove nessuno dà alcuna giustificazione per questa scelta di pronuncia, bislacca e poco familiare per l’orecchio americano.

Nella versione italiana, tale coerenza interna alla serie, come spesso capita con i doppiaggi curati da aziende diverse e persone diverse, non esiste! Il doppiaggio di Spiritika 2 ad esempio se ne frega del precedente film e qui ouija viene pronunciata “ùgia” , con una bella g pronunciata alla fiorentina (chiedete a un fiorentino  come si pronuncia “la giostra”, la “gente”… è quella “g” lì! È la J del nome francese Jean).

Non contenti di questa vasta gamma di pronunce, nel terzo capitolo della trilogia si parla di lo uìgia, al maschile, ma poi nello stesso film sentiamo anche parlare di “tavola ouìgia” e “oùgia“, pronunciati così come li ho scritti, quindi Spiritika 3 se ne frega della pronuncia della parola ouija addirittura all’interno dello stesso film!

Ma allora come si pronuncia OUIJA in italiano???

Visto la novità della parola nella lingua italiana e lo scarso impatto culturale che la Ouija ha avuto nel nostro paese, non penso si possa parlare di una pronuncia italiana “ufficiale” e per poter rispondere alla domanda “come si pronuncia ouija in italiano?” mi trovo costretto ad esprimere un’opinione personale, cioè che la parola in italiano possa essere pronunciata come “uìgia“, come diceva anche Emanuela Rossi diretta da Manlio De Angelis nel film Le verità nascoste (2000) e come propone anche l’autore della trilogia Witchboard in lingua originale, oppure che in alternativa si possa optare direttamente per riportare anche in italiano la pronuncia più comune e più familiare per il mondo anglosassone, quella di “uìggi“.

Come indicazione ai colleghi dialoghisti e adattatori del doppiaggio cinetelevisivo, se dovessi scegliere, io opterei per la prima, uìgia, che in ogni caso è contemplata tra le pronunce anglosassoni possibili ed è più facilmente accettabile dal pubblico di lingua italiana che, vedendo scritto “ouija” sulla tavola stessa o addirittura nel titolo del film, troverebbe più naturale accettarne una pronuncia che termina per -gia piuttosto di una che termina per -ggi. Ripeto e sottolineo, opinione personale.

Penso sia giunta l’ora di affrontare uno ad uno i film della serie Spiritika… che Dio la benedika.

Spiritika (Witchboard)

seduta spiritica intorno alla tavola ouija, una scena del film Spiritika

“Comincia con R. / Rinoceronte!” (cit. anni ’90)

Trama breve: ad una festa, Linda viene invitata a giocare con una tavola ouija, è attraverso questa che entra in contatto con lo spirito di un bambino, David. Nei giorni successivi continuerà a utilizzare la tavola da sola (e questo è male! cit.) ed è qui che amici e conoscenti cominciano a morire a destra e a manca mentre Linda, da ragazza a modo, diventa sempre più volgare: “Cristo santo, non farmi mai più uno scherzo del genere. Fottiti! Merda!” – dice alla prima persona che le compare silenziosamente alle spalle. ““Oddio” e “accidenti” erano le parole più forti che ti avevo sentito usare“, le dice il fidanzato. Sono i sintomi di un galoppante “intrappolamento progressivo” (progressive entrapment), o almeno così ci spiega il film senza usare la parola galoppante.

Ma Linda sta contattando solo lo spirito del piccolo David o c’è di mezzo qualche altra entità più malefica? Ovviamente è la seconda che ho detto. Lo spirito che si è intromesso è un qualche portoghese di inizi novecento che sembra la copia sputata di Giuseppe Ferlini [il tombarolo italiano che nell’800 fece saltare in aria tutte le 40 piramidi del Sudan e qualcuno ancora definisce “archeologo”. Come? Non sapete che il Sudan era pieno di piramidi? Ora sapete chi ringraziare], dotato di barba alla Capitano Nemo e che nella mia testa è letteralmente lo spirito di uno scaricatore di porto, questo spiegherebbe il linguaggio colorito di Linda e… sì, il nome della protagonista è solo un altro dei tanti riferimenti all’Esorcista. Insomma mi stai dicendo che io vivo con Linda Blair?” è una vera frase del film, giuro!

A sinistra Malfeitor, il portoghese bestemmiatore. A destra quel farabutto di Giuseppe Ferlini. Dai che è lui!

 

L’adattamento italiano di Spirtika

Quello di Spiritika– spirito, non mi freghi mika – è indubbiamente un buon adattamento, datato 1987. Doppiatori adeguati e dialoghi naturali nonostante la sfida di scene in cui sentiamo lo spelling delle parole in inglese che gli spiriti dettano attraverso la tavola ouija. Questo ostacolo linguistico è superato facendo sì che i diretti partecipanti poi traducano al volo per noi queste parole dettate in inglese (evidentemente i personaggi sono tutti provetti traduttori!):

Di, erre, a, i, enne… “drain” … vuoi dire in un tubo? Il tubo di un lavandino?

Menomale che sapeva l’inglese sennò…

L’unica alternativa possibile a questo stratagemma sarebbe stata quella di leggere lettere diverse da quelle che vengono evidenziate sulla tavola ouija. Ovviamente si tratterebbe di un qualcosa di insensato e ancora più straniante. Lo stratagemma adottato invece nel doppiaggio italiano del film, cioè quello di far fare ai personaggi lo spelling a voce alta, leggere la parola completa in inglese e poi enunciarne la traduzione italiana, funziona meglio di quanto possa sembrare dall’esempio che ho trascritto.

Il resto del film non è degno di alcuna nota particolare riguardo l’adattamento italiano, eccezion fatta per una sequenza che coinvolge una medium new age chiamata Zarabeth; è da questa porzione del film che spuntano fuori battute che in italiano sono addirittura più sensate di quelle originali. Ad esempio il protagonista che dice della medium: “con quella testa sembra una gallina spennacchiata“, una frase che funziona molto meglio della battuta originale che qui traduco per voi: “ha i capelli color arcobaleno!“. Sì, i capelli di Zarabeth sono tinti ma siamo ben lontani dai capelli multicolore della Cyndi Lauper di quegli stessi anni.

La medium new age Zarabeth dal film Spiritika o Witchboard

Spennacchiata o color arcobaleno?

Diciamo che quella dei capelli color arcobaleno è un tipo di battuta che risuona di più nel pubblico di lingua inglese, così come noi troviamo più familiare il concetto di una capigliatura che possa far sembrare “spennacchiato” qualcuno. Anche in queste piccole cose si assaggia il vero significato di adattamento. Amanti delle traduzioni dirette al limite della traslitterazione fatevi da parte, questo film non è per voi.

Quando poi le viene chiesto se durante la seduta spiritica i partecipanti debbano tenersi per mano, la medium alla moda risponde che quello “succede solo nei psico-film brutti“, mentre in lingua originale diceva che succede “solo nei film di vampiri“. Eh? Nghe senso, scusa? (cit.). Non ricordo film di vampiri con sedute spiritiche in cui la gente si tiene per mano, ma se mi è sfuggito un intero sottogenere horror fatemelo sapere che vado a recuperare. La battuta italiana fa riferimento ai film in cui compaiono i medium (“psico-film”) e sottolinea quelli “brutti”, che poi era anche il senso della battuta originale, negli anni ’80 infatti i “film di vampiri” erano ancora associati all’idea di film spazzatura (trash diremmo oggi) dopo decenni di abuso di quel genere da parte della Hammer. Poche le eccezioni, la vera redenzione del genere vampiresco sarebbe arrivata a breve.

Le battute italiane di questa porzione del film hanno generalmente un po’ più senso e c’è anche lo slang anni ’80 alla quale in qualche modo si è voluto dare risposta: “bitchin’!” diventa “rimarchevole!“. Oggi forse rimarrebbe bitchin’ anche nel doppiaggio italiano, con buona pace di chi l’inglese non lo mastica.

Insomma un buon adattamento, da guardare in italiano senza timore e senza dubbi. Anche le battute più strambe tipo “ma che, per caso c’è scritto “spastico” da qualche parte” (indicando la maglietta che indossa) purtroppo sono anche nel copione originale (“oh, please, do you see “spaz” written on this anywhere?” ). Gli anni ’80… quando c’era un offesa proprio per tutti! [NOTA LINGUISTICA: In realtà nell’inglese americano “spaz” non è percepita come offesa, invece nel Regno Unito è il peggior insulto abilista dopo “retard” come spiegato in questo articolo in lingua inglese.]

Malfeitor spirito malefico del film Spiritika Witchboard

Niente accettate di Evit questa volta.

Il cast di doppiatori di Spiritika

Sul web nessuna traccia del cast di doppiaggio di Spiritika – chi lo doppia non si sa mika – né alcun tipo di informazione su chi lo abbia diretto o adattato in italiano. L’azienda di Verdone e Cecchigori nei pochissimi anni in cui è stata attiva sembra essersi avvalsa dello studio di doppiaggio Open che faceva largo uso di doppiatori della CDC, quindi per un eventuale riconoscimento dei doppiatori bisognerebbe confrontarli probabilmente con quelli che solitamente lavoravano per la CDC. Per chi non conosce il nome, CDC è il sinonimo di un doppiaggio di alto livello. Tra le voci note troviamo un Michele Gammino sul personaggio del tenente Dewhurst e mi sarebbe piaciuto identificarne tante altre ma siccome sono una scarpa in queste cose ho chiesto ai soliti noti, le orecchie del blog Doppiaggi italioti per così dire, cioè il mio braccio destro Leo e il mio orecchio sinistro Francesco Finarolli che avevo già sfruttato per un’operazione simile su Il ritorno dei morti viventi), e così ancora una volta siamo riusciti a dare un nome alle voci. Ecco dunque il cast di doppiaggio di Spiritika – se ha coraggio lo ridika! – per la prima volta sull’internet!

Sandro Acerbo: Jim (riconosciuto da Leo)
Serena Verdirosi
: Linda (riconosciuto da Finarolli)
Stefano Mondini: Brandon (riconosciuto da Finarolli, questo era arduo!)
Massimo Corizza: Lloyd (riconosciuto da L.)
Michele Gammino
: tenente Dewhurst (riconosciuto da Evit)
Anna Rita Pasanisi: la medium Zarabeth (F.)
Manlio De Angelis: ospite baffuto alla festa, la prima voce che sentiamo nel film (F.)
Francesco Pannofino: Roger, l’ospite alla festa seduto sul divano (L.)
Franca Dominici: la signora Moses, la padrona di casa (F.)
Vittorio De Angelis: il collega di cantiere di Jim che lo avverte di una telefonata (F.)
Alessandro Rossi: la voce di Malfeitor (F.)
Eleonora De Angelis: la nipote della padrona di casa (E.)

Rimangono ignoti per il momento: il prete che sposa i protagonisti (a 1h33m58s), l’ospite alla festa che dice “sì, ci sono stato anch’io” e l’altro ospite che subito dopo dice “dovevi vederla, era ubriaca fradiscia” (2m30s), la Dott.ssa Gelineau (a 1h2m39s e 1h14m35) e il giornalista che annuncia la morte della medium (54:34). I tempi segnalati si riferiscono ad una versione che gira su YouTube e finché dura il link la potete trovare qui. Legalmente potete vedere Spiritika in italiano su Amazon Prime e, in teoria, a breve dovrebbe tornare disponibile anche in DVD dopo anni di “fuori catalogo”.

Un sentito grazie al mio “gruppo di ascolto” di Doppiaggi italioti per l’identificazione di tutte queste voci.

Scena dell'accetta dal film Spiritika

AAAH! Ecco dov’era la mia accetta! Giusto in tempo per parlare del 2.

 

Spiritika 2 – Il gioco del Diavolo (Witchboard 2: The Devil’s Doorway)

Se Spiritika se la cava egregiamente con i suoi interpreti e con il suo adattamento italiano di cui c’è veramente ben poco da dire, è con Spiritika 2 – Il gioco del Diavolo (arrivato grazie a Medusa direttamente in VHS senza passare dal via cinema) che ci facciamo le grasse risate.

Witchboard 2 ouija board

Oh, sveglia! Sei l’attore in un film.

 

Trama e adattamento italiano

Ritorna ovviamente la tavoletta ouija e l’intrappolamento progressivo, anche qui di una ragazza innocente, Paige (Amy Dolenz), appena trasferitasi in un loft in città per fare l’artista bohemienne (ma non era anche la trama di un Amytiville o mi confondo? Dai che è lui! È Amityville: A New Generation…  pure dello stesso anno, 1993, quando a Los Angeles i loft te li tiravano dietro evidentemente). È in cima ad un armadio a muro del nuovo appartamento che Paige trova proprio la nostra amata tavoletta. tavola ouija da Spiritika 2Nessun legame con quella del precedente film anche se appaiono essere identiche. Ma dopotutto si ispira pur sempre ad un prodotto sfornato in serie in un impianto industriale del Massachusetts.

Se nel primo film capivamo dagli improperi fuori luogo che l’intrappolamento progressivo stava gradualmente trasformando la personalità di una ragazza latte-e-miele in quella di uno scaricatore di porto, nel corso del secondo film non abbiamo mai la sensazione che alcun cambiamento sia in atto, questo perché nel doppiaggio italiano la dolce e sorridente (ingenua quasi! cit.) Paige chiama PUTTANA chiunque! Anzi, per essere precisi, tutti i personaggi in Spiritika 2 dicono “puttana” gratuitamente a chicchessia, anche senza alcun intervento spiritico spiritiko… perché ovviamente si tratta della traduzione errata di “bitch” (stronza). Allora se una collega ti fa un dispetto nascondendoti il lavoro è subito “quella puttana!” e se il fantasma di una donna assassinata si impossessa del corpo di della tua amica, tu le dici “eri una puttana, e lo sei ancora“, anche se quella non era la sua professione da viva. Quanta misoginia interiorizzata! Spiritika 2, benvenuto nel mio catalogo di doppiaggi che odiano le donne!

Amy Dolenz in Witchboard 2

Quella che chiama tutte le donne “puttana”

Mi sa proprio che chi ha tradotto e adattato Spirtika 2 in italiano lo abbia fatto sotto l’influenza dello spirito di uno scaricatore di porto, solo che non ho idea di chi possa averlo evocato. Infatti, anche in questo caso, dell’azienda che ha doppiato il film e dei suoi interpreti vocali non sembrano esserci tracce scritte da nessuna parte.

Lo spirito che si è impossessato del traduttore o della traduttrice di Spiritika 2, oltre a chiamare tutte “puttane” al posto di “stronze” (e c’è una bella differenza!) ogni tanto si dimentica dei congiuntivi, che vengono a mancare e poi ricompaiono anche a distanza di pochi secondi l’uno dall’altro. Ad esempio scompare il congiuntivo da “volevo assicurarmi che tu stavi bene“, detto al citofono, per poi ricomparire al posto giusto nella stessa frase ripetuta dallo stesso personaggio appena 5 secondi dopo quando sale su in casa! Lo avrà ritrovato per le scale, il congiuntivo?

Vignetta sul doppiaggio italiano di Spiritika 2: sono gloria ho lasciato il congiuntivo in cucina accanto alla frutta

Prima di continuare con gli errori scemi di traduzione voglio ammettere qui ed ora che questo secondo film, scritto e diretto dallo stesso regista del primo Witchboard, non è poi così lontano in qualità e stile dal primo capitolo, se vi era piaciuto quello potreste apprezzare anche il secondo. Solo che intanto sono arrivati gli anni ’90 e quindi le capigliature sono meno epiche del precedente e anche il budget è ancora più risicato. Salta all’occhio però un uso virtuoso della cinepresa che si infila in spazi improbabili per gli anni ’90, come l’intelaiatura di una finestra o il parabrezza di un veicolo. Spazi in cui non ti aspetteresti possa passare una cinepresa dell’epoca. Piuttosto sorprendente per il 1993.

Tutto bello insomma (o, se non bello, accettabile) se non fosse per un doppiaggio che chiamarlo “da videocassetta” è fargli quasi un complimento. Gli interpreti vocali sono al più decenti, ma generalmente mediocri, e chiunque sia il doppiatore che dà la voce al personaggio di Russel è da codice penale, DA CO-DI-CE PE-NA-LE! (cit.) ed un bene che non conosca i loro nomi.
A giudicare da certi momenti in cui scappa un’apertura sbagliata sulle vocali, posso dire con una certa sicurezza che si tratti di un doppiaggio del nord Italia, di una delle tante ditte che doppiavano a prezzi concorrenziali per il mercato delle videocassette e alle quali si affidavano spesso distributori come 20th Century Fox. Perché spendere di più quando puoi spendere meno, no? Beh, magari per non sentire “Mitch ha trovato il tuo corpo, ora sta andando sul pÒsto“, con una bella “o” aperta, fonica.

tavola ouija lettera e

E-V-I-T… I-N-C-A-Z-Z-A-T-O

Ma fosse solo quello! L’adattamento dall’inglese all’italiano è dilettantesco.

– Da dove cominciamo?
– Lei ha detto Park Wood 217, significa qualcosa.
– Credi che troveremo un cartello con su scritto 217 con una grossa X che segna il posto?

Segna il posto? Che posto segna? X marks the spot è un’espressione di lingua inglese, nota nella cultura popolare, associata alla caccia al tesoro piratesca dove la X indica sempre il punto dove è nascosto il tesoro. È a tutti gli effetti un modo di dire, un idioma, e in quanto tale non è da tradurre alla lettera (regola base della traduzione da quando esiste la traduzione nella storia dell’umanità). Nel film Indiana Jones e l’ultima crociata, questa espressione diventa il fulcro di una gag dove a lezione il Professor Jones istruisce i suoi alunni sulla vera archeologia, dove la X non indica mai il punto dove scavare, salvo poi trovare l’accesso alle catacombe a Venezia proprio sotto una enorme X (il 10 in numeri romani) e si vede costretto ad esclamare “la X è il punto dove scavare“. Notare che in tutti questi casi viene chiarito cosa sia quel punto (spot), perché non essendo un idioma anche in italiano non ne possiamo dare per scontato il significato implicito. Chi ha adattato Indiana Jones (Roberto Rizzi, per la CDC, azienda seria) sapeva di non poterla tradurre direttamente in “la X segna il posto.” (il posto di che?), gli ignoranti invece si fermano alle traduzioni dirette e non scavano mai oltre. Piaciuta la battuta? “Scavano”? Vabbè.

Witchboard 2 Russel

Russel che vuole sparare al suo doppiatore

E perché tradurre “assuming that” con “assumendo che” quando abbiamo una cornucopia di traduzioni italiane più valide? Ipotizzando che, supponendo che, partendo dal presupposto che, posto che… tre le prime che mi vengono in mente; dobbiamo proprio ipotizzare che lo abbia tradotto qualcuno con poca familiarità con la lingua inglese… ma anche con quella italiana.

Ovviamente con cotanta dimestichezza nella traduzione, non è una sorpresa trovare in questo film anche battute in un italiano irreale, cose come “tu devi avere una dannata pila di multe non pagate” (helloooo-o, doppiaggese?) oppure ancora “Lo stesso tipo di dannata relazione che avevo con mio padre“. Chi era il padre, uno stregone? Quando poi si parla del distintivo di un poliziotto qualcuno deve aver proprio capito fischi per fiaschi: “Venticinque zero cinque, giusto? Il tuo numero di targa. Volevo assicurarmi di averlo visto bene“. Ma in italiano la targa è quella automobilistica, non certo la traduzione di “badge number“, cioè il numero di distintivo.

Malfeitor aiutami tu!

Malfeitor spirito malefico del film Spiritika Witchboard

Anche in questo film torna lo stratagemma (l’unico veramente sensato) di leggere ad alta voce le parole che lo spirito detta in inglese attraverso la tavoletta per poi farle tradurre al volo in italiano per la nostra comprensione. Il livello di sfida linguistica però aumenta molto con questo secondo film e va ben oltre le capacità di chi già traduce “una X che segna il posto” e “numero di targa“.

La sfida è dovuta alla dislessia palese di cui soffre lo spirito in questo Spiritika 2 e quando detta parole attraverso la tavoletta ouija non ne azzecca mai una! Solo che, anche se le parole che vengono fuori durante la seduta spiritica non hanno uno spelling perfetto, lo spettatore italiano non ci fa caso perché vengono comunque tradotte dai protagonisti in un italiano corretto, e quando lo spirito detta parole incomprensibili, a noi spettatori italiani cominciano a sorgere seri dubbi. Com’è infatti che “riflecape” (parola inesistente che sembra composta di “rifle” e “cape” ) ci viene tradotta al volo come “minecatto“? Da dove viene fuori questa parola inventata?

Ciò che il fantasma voleva scrivere in realtà era FIREPLACE, cioè “camino”, o CAMINETTO, ma siccome lo spirito è dislessico è venuta fuori come RIFLECAPE, che la protagonista inizialmente pensa possa essere un nome o una parola di cui non conosce il significato. Ma se non lo capisce lei come può tradurlo al volo con una inesistente parola italiana (minecatto)… che per puro caso funzionerà perfettamente anche come anagramma? Boh.
Chiaramente una sfida linguistica che andava ben oltre le possibilità del traduttore/traduttrice di questo secondo capitolo di Spiritika – cominci a stare un po’ antipatika – e possiamo dire che non ci hanno provato nemmeno.

Questa scemenza del “riflecape” (o “minecatto”) sarà alla base dell’anagramma più telefonato della storia del cinema. Driiin driiin, Spiritika? Mi dika!

Verdone da Un sacco bello che dice Caminetto, non minecatto

 

Il cast di doppiatori di Spiritika 2

Laura Lenghi: Paige, la protagonista
Giuliano Santi
: Jonas, il padrone di casa
Stefania Romagnoli: Elaine, moglie di Jonas
Toni Orlandi: il sig. Morris, il negoziante esperto di occulto
Sergio Luzi (?): il primo netturbino

Per quanto scarna, se questa lista esiste è merito dell’orecchio di Francesco Finarolli, di cui dovrei fare un action figure targato Doppiaggi italioti, del nostro Leo che per qualche oscuro motivo conosce molto bene la voce di Toni Orlandi (di Leo da anni ho già il soggettone appeso alla parete, la sua faccia ritagliata e appiccicata sul poster di Rambo 2, tanto per rimanere in area Carlo Verdone), e di chi ha contribuito nei commenti, come ‘Alex’ che ha riconosciuto nella protagonista la voce di Laura Lenghi, e Giacomo che potrebbe aver identificato Sergio Luzi sul primo netturbino sul finale del film. Mancano all’appello la voce di Mitch, il fidanzato della protagonista, quella del fotografo Russel, del fantasma di Susan, della collega gelosa e il secondo netturbino sul finale. Sono difficili da identificare perché alcuni di questi (e non starò a dire quali), mi dispiace dirlo, sono davvero al limite dell’incapace. Ma dico io… ci sono tanti pomodori da raccogliere al sud, perché insistere proprio nella carriera di doppiatori?

Finché dura potete trovare il film su YouTube a questo link. Il DVD della Cecchi Gori è invece fuori catalogo da anni e per comprarne anche una copia usata dovreste dissanguarvi. Quindi per il momento non c’è modo di vederlo legalmente.

Copertina DVD di Spiritika 2Il titolo italiano: il gioco del Diavolo

Per finire, il sottotitolo italiano “il gioco del Diavolo”, così come quello originale (“The Devil’s Doorway”), fanno riferimento ad un Diavolo che in realtà non metterà mai piede nella trama. Lo spirito “possessore” (la conio io qui e ora) è quello di una donna morta, Susan, di cui non conosciamo le intenzioni ma siccome è un film di pauuuuva potete già immaginare che le sue intenzioni non siano benefiche. Per la titolazione di questo film, il Regno Unito si è buttato su un più generico ma forse più appropriato “il ritorno” (Witchboard 2: The Return). Il Diavolo con la D maiuscola sarà invece protagonista solo nel terzo film.

Spiritika 2 – Il gioco del Diavolo sarà anche l’ultimo capitolo a chiamarsi “Spiritika”, spavento non fai mika.

 

A letto con il demonio (Witchboard III: The Possession)

Diavolo in A letto con il demonio witchboard 3

LU DIAVOLO!

Witchboard III: The Possession (del 1995) arriva in Italia in VHS nel 1998 per mano della Fox in combutta con la Eagle, queste due aziende di certo non avranno voluto far alcuna pubblicità ai precedenti due “Spiritika” che invece erano in mano alla concorrenza Cecchi Gori-Berlusconi e così questo terzo capitolo viene spacciato come film a sé con il titolo A LETTO CON IL DEMONIO. Qualche pubblicitario con ancora in testa “A letto con il nemico” del 1991 deve essersi compiaciuto molto di questa scelta.
Anche le VHS però devono riportare il titolo originale da qualche parte sulla copertina e quindi l’acquirente italiano non si sarebbe poi accorto di quel numero romano in “Witchboard III” ? Presto fatto, togliamo il numero romano dalla copertina della videocassetta, et voilà:

VHS di A letto con il diavolo, titolo italiano di Witchboard 3 del 1995 e seguito di Spiritika

Il terzo film non viene penalizzato realmente da questa dipartita tutta italiana dalla trilogia Witchboard visto che comunque si distanzia sostanzialmente dai precedenti due capitoli, incluso il totale cambio di look della tavoletta ouija e anche della sua planchette accessoria (cioè quel puntatore di legno a forma di goccia con un foro al centro): adesso questi sono addirittura un qualche reperto maya! Seh, vabbè.
“A letto con il demonio” è effettivamente un titolo molto appropriato per la trama del film visto che il protagonista viene posseduto nientepopodimeno che da lu diavolo in persona, ma in tempi moderni forse è ora di far tornare questo Witchboard a casa con un nuovo titolo italiano, dai che viene facile… Spiritika 3: A letto col demonio. Perché separare le famiglie? Non è una cosa bella (cit.). Se mai esisterà un cofanetto di questa trilogia, dovrebbero rititolarlo così.

Witchboard 3 ouija board

Trama e adattamento italiano

L’introduzione del film parla subito di una “tavola della strega“, la traduzione diretta di “witchboard” (semmai delle streghe… al plurale, no?), perché si dice che “la tavola fosse usata dalle streghe“, insomma la stessa storia già sentita nel precedente capitolo. Qui in realtà la sparano anche più grossa: “lo o-uìgia esiste sin dai tempi di Pitagora“.
Seh, vabbè, dall’uomo di Similaun!

scena da Witchboard 3

fate partire la Unchained Melody di Ghost – Fantasma

La trama: Julie è una docente universitaria ed è l’unica che porta soldi a casa perché suo marito Brian è un “broke” broker, un broker finanziario rimasto senza lavoro che passa tutto il giorno in vestaglia, non si pettina, i colloqui gli vanno male, l’ufficio di collocamento non lo richiama nemmeno più… insomma vive come un trentenne italiano di oggi, solo che per i parametri anni ’90 Brian è in un momento molto brutto della propria vita. Il proprietario del palazzo in cui si sono appena trasferiti però lo invita nel suo appartamento dove, grazie a un’antica tavoletta ouija, gli dimostra che si possono sfruttare gli spiriti dell’aldilà per fare soldi in borsa. Oh, finalmente un’idea intelligente in tutta questa serie!

Vi chiederete: perché svelare ad uno sfigato il segreto del proprio successo? Perché il proprietario del palazzo è posseduto da LU DEMONIO!!! Ma lu demonio si è impossessato (spoiler eh) del corpo di un impotente (il suddetto proprietario) e non ha mai potuto generare un erede (i poteri del Diavolo non includono la fertilità maschile), quindi è ora di suicidarsi per passare nel corpo di Brian, che ha anche la moglie carina e in salute. Il vecchio dunque regala un anello merovingio a Brian e si getta con nonchalance giù dal balcone. È da questo momento che Brian ha libero accesso alla tavoletta che, come nella tradizione di questi film che copiano le dinamiche dell’Esorcista, inizialmente si dimostra di grande aiuto, così da portare Brian alla possessione. Al contrario dei precedenti però, questa possessione non avviene tramite “intrappolamento progressivo”, bensì Brian viene folgorato, il suo spirito attraversa l’occhio della planchette e da quel momento si ritrova intrappolato nel mondo degli specchi. Il corpo resuscitato invece è un nuovo Brian, più figo, che usa il gel per buttare i capelli all’indietro, che veste in pelle nera, mangia mele e fa ‘n sacco de sordi giocando in borsa. Ora vuole anche un figlio con Julie… LO FIGLIO DE LU DIMONIO! Mammamija!

Lo spirito del vero Brian cerca di avvertire Julie comparendo negli specchi di casa e berciando come un disperato ma lei non può vederlo né sentirlo, quindi il Brian intrappolato nella zona fantasma (se non è cit. questa non so cosa lo sia!) dovrà mettersi in contatto con lei attraverso la tavoletta ouija. Riuscirà Brian a salvarla dal lu demonio e riprendere possesso del proprio corpo???

tavola ouija con la planchette che indica il sì, dal film A letto con il demonio

Dei tre film, Witchboard III è quello che più facilmente svanisce dalla memoria, forse per una trama non freschissima, dal diavolo che vuole un figlio (da quando esiste questo tòpos? Dall’anno 1000 almeno!) all’idea di un doppelgänger, cioè il sosia malvagio che minaccia di sostituirsi al protagonista, in questo caso si tratta di una possessione ma il concetto è lo stesso. Witchboard III potrebbe ricordare qualcuno degli episodi più noiosi di X-Files che andava in onda in quegli stessi anni, sia per le tematiche sia per il look del film. Si fa guardare e si fa anche dimenticare, sopravvivendo nella sua mediocrità da produzione televisiva, ma la sua esistenza non offende. Se il link perdura, lo potete vedere su YouTube seguendo questo link.

devil in Witchboard 3

LU DIAVOLO IN CGI!

Cast di doppiaggio

Francesco Prando: Brian
Antonella Baldini: Julie
Barbara De Bortoli: Lisa, l’amica di Julie
Germano Longo(?): Francis, il proprietario
Romano Ghini: l’usuraio Sig. Finch [riconosciuto da Giacomo nei commenti]
Alberto Caneva: reporter in TV
Alberto Caneva: secondo paramedico / l’amico Hank al telefono (a 22:36) / l’annunciatore televisivo (a 25:50)[segnalati da Giacomo]
Alessandra Grado: Dora / paramedico donna / reporter in TV [segnalati da Giacomo]

Ancora una volta è Francesco Finarolli che ha aiutato nel riconoscimento di molti interpreti, con l’aggiunta delle buone orecchie di un lettore (‘Giacomo’ nei commenti). Rimangono dubbi su Francis che potrebbe non essere Germano Longo bensì Antonio Colonnello, secondo Giacomo.
Sempre secondo il lettore Giacomo dovrebbe essere di Alessandra Grado la voce della vedova Dora (nel film a circa 17 minuti), della donna paramedico che consola Julie (a 34:37 min) e anche della reporter in TV (a 26:02). Ignote le voci su altri brevissimi ruoli di poche parole come quelli della cronista Ginny Rogers (a 25:52), del tirapiedi del Sig. Finch, Ronald, e di uno dei due paramedici maschi, che è la stessa sentita su Ronald (e al momento sconosciuta).

Come nella tradizione di questa trilogia, ignoti sono il direttore, l’adattatore e l’azienda di doppiaggio (in base ai nomi potrebbe essere la Tecnosound o Cast Doppiaggio Srl) ma posso affermare con sicurezza che A letto con il demonio sia stato doppiato e adattato decisamente meglio di Spiritika 2. Rimane comunque un prodotto quasi televisivo nel quale non riconosco nessun interprete vocale (se non era per il Finarolli e per le altre gentili orecchie, boh!) ma neanche palesi errori di traduzione. L’unica nuova stramberia rimane la pronuncia di ouija che qui diventa ouìgia e oùgia, a volte al maschile e a volte al femminile… ma il capitolo veramente comico rimane comunque il secondo Spiritika – recensire questa trilogia è stata una fatika.

Tavola ouija con planchette che indica la parola bye

Ex-docente, blogger bilingue con il pallino per l'analisi degli adattamenti italiani e per la preservazione storica di film. Ora dialoghista per studi di doppiaggio.

24 Commenti

  • Lucius Etruscus

    27 Settembre 2020 alle 07:52

    Vorresti dirmi che quando un direttore del doppiaggio affronta dei seguiti non va a controllare le scelte fatte nei titoli precedenti??? Non posso crederci! 😀 😀 😀
    Scherzi a parte, proprio qualche mese fa ho affrontato la saga all’interno di una ricerca che poi è rimasta lì a dormire, e che ora devo assolutamente presentare, citandoti come demone evocatore 😛
    E’ incredibile come non abbia mai visto prima questi film, neanche “a spezzoni”. Nei Novanta documentari e speciali di cinema ne uscivano a secchiate, in TV, e in pratica moltissimi film prima li ho visti a pezzi e poi interi, mentre della saga di Spiritika conoscevo solo il poster del primo film. Consultando il mio archivio questi tre film li ho visti ad aprile: sono passati cinque mesi e non ne ho più alcun ricordo, pensa quanto mi hanno colpito…
    Ricordo solo l’inizio del primo, palesemente copiato dal maestro Richard Matheson del romanzo Io sono Helen Driscoll (1958), ma rubare dai maestri è sempre cosa buona e giusta: te ne accorgerai quando arriverai alla settima stagione di TNG, in cui un episodio copia di peso quel romanzo.
    Grazie per le citazioni e spero ti piacerà la ricerchina che mi appresto a pubblicare, stuzzicato dal demone Evit 😛

    Rispondi
    • Evit

      27 Settembre 2020 alle 08:37

      Se mi evocavi con una seduta spiritika ti avvertivo dell’arrivo di questo mostro (ho iniziato a scriverlo prima di ferragosto) e mentre navigavo nel mare di baggianate che circonda il gioco da tavolo Ouija pensavo proprio a te.

      Sono film così generici che fuggono dal cervello se aspetti troppo a scriverci qualcosa. Considera che il terzo l’ho rivisto due volte perché mentre scrivevo dei primi due intanto il terzo era già svanito (li avevo visti più o meno un giorno dopo l’altro). Sono film autodistruggenti, come le lettere dell’ispettore Gadget.

      Speravo proprio di stuzzicarti su questi titoli perché a loro modo sono veramente comici. Non vedo l’ora di leggere una tua spernacchiatura. Mi sarei dilungato volenti sulle trame assurde ma poi ho pensato che tanto ci avresti probabilmente pensato tu ?

      Il link a Amityville dovuto! Anzi menomale che li avevi già rivisitati tutti perché non riuscivo a ricordare bene se mi ero sognato di averlo visto quello del loft con l’artista. Anche il voglio un loft a Los Angeles, quando costerà mai l’affitto se se lo possono permettere degli artisti semi-disoccupati?

      Sembra che io debba rispolverare Matheson, non credo di ricordare la storia che citi e se mi devo preparare per TNG tanto vale fare un ripasso. (Ho finito oggi la seconda stagione!)

      Rispondi
      • Lucius Etruscus

        27 Settembre 2020 alle 08:43

        “Io sono Helen Driscoll” è altamente consigliato, perché così puoi gustarti la versione filmica con Kevin Bacon, “Echi mortali”, e renderti conto che forse “Ring” non è affatto un fenomeno nato in Giappone 😛
        E quando Deanne Troi vivrà il suo “stir of echoes”, capirai che è arrivato Brannon Braga alla direzione di Star Trek: il più citazionista dei citazionisti! Solo lui poteva creare la versione trekie del romanzo di Matheson e usare un attore di “Aliens” come cattivo: due citazioni con una botta sola ^_^
        Quando Brannon Braga è passato a “Star Trek Voyager” ha dedicato un episodio a copiare “La Mosca” di Cronenberg e un altro a rifare identica la discesa di RIpley nel nido alieno di Aliens, giusto per farti capire il livello di “citazionismo dai titoli giusti” che pervade l’autore ^_^

      • Alex_

        6 Ottobre 2020 alle 23:24

        Il doppiaggio è d’epoca, basta fare un confronto con Bayside School (voce di Lisa Turtle) che è dello stesso periodo e puoi verificare che è lei. Anche se è un doppiaggio molto piatto (pare un cartone animato doppiato male) non ci sono dubbi.

      • Evit

        6 Ottobre 2020 alle 23:31

        Mmmmmmh, non l’ho sentita in Bayside School ma in tutti i suoi altri ruoli anni 80 che ho ascoltato questi giorni non mi sembra proprio la stessa voce, non dico che sia da escludere ma ancora non mi convince completamente l’opzione Lenghi. Se poi hai una clip in particolare da mettere a confronto… Posso certamente sbagliare, dico solo che per il momento il riconoscimento non mi sembra ancora sufficientemente certo.

      • Alex_

        7 Ottobre 2020 alle 01:56

        Su youtube c’é un episodio di Arnold della stagione 8 (Bulimia) dove Dana Plato è doppiata da Laura Lenghi. Facendo un confronto con l’inizio di Spiritika 2 non ci sono dubbi, è la stessa voce. Anche se in Spiritika é un pelo più pulita (non mi ricordo se è caratterizzazione o alterazione dell’audio come in molti altri mux di mux di quel canale) io ci sento inequivocabilmente Laura Lenghi (magari sbaglio io, tutto è possibile).

  • Giacomo

    10 Ottobre 2020 alle 16:02

    La voce del primo netturbino (quello che raccoglie la tavoletta per terra) dovrebbe essere di Sergio Luzi, doppiatore di Ari Gold in “Entourage”. Ha tenuto un tono di voce più basso, ma l’ho riconosciuto quando ha detto “ho capito, non pensi che funzioni”.
    Ho sentito anche la voce del secondo netturbino in Entourage, ma sempre su personaggi di contorno, quindi non ci sono riferimenti sul sito di AntonioGenna (era la prima voce di Paul Herman e Bob Saget nella serie).

    Rispondi
  • Giacomo

    10 Ottobre 2020 alle 17:14

    Nessuno nome preciso per Spiritika 3.
    Posso dire che la segretaria del sig. Mallard (min. 5:05), la vedova Dora e la reporter dalla borsa hanno la stessa voce. La doppiatrice ha lavorato spesso nei Simpson, ma anche qui in ruoli di contorno.
    Anche Ronald ha la stessa voce di Leslie, che legge il meteo a 15.11, oltre che del secondo netturbino non identificato nel secondo film. Non ho capito chi sarebbe il segretario di Finch, e nemmeno dove sono i paramedici.
    Siete sicuri per “Germano Longo” su Francis?
    Mi era sembrato Antonio Colonnello, il mitico Fonzie, ascoltandolo.

    Rispondi
    • Evit

      11 Ottobre 2020 alle 19:09

      Ciao Giacomo, per “segretario di Finch” forse intendevo proprio Ronald che poi ho scritto diversamente senza cancellare la frase precedente. Ora dovrei riguardare onestamente, magari era una voce al telefono per 2 secondi. I paramedici invece sono a 34m25s.
      Su Francis chiedo alle mie orecchie

      Rispondi
  • Giacomo

    11 Ottobre 2020 alle 21:11

    Ascoltando i paramedici, direi che il primo, che grida “scarica”, ha sempre la voce di Ronald, il secondo quella di Alberto Caneva (almeno uno è già identificato), mentre la terza, che consola Julie, ancora la voce della vedova.
    Credo che Finch abbia la voce di Romano Ghini, doppiatore del comandante Lutz in “Beverly Hills Cop II”. Quando minaccia Brian con il coltello urla allo stesso modo.
    Sinceramente nessun altro personaggio mi dice qualcosa, tranne il reporter che annuncia la morte della medium nel primo film. Il suo doppiatore aveva un personaggio di contorno in “Will Hunting”, ma sono sicuro di averlo sentito anche in ruoli più rilevanti.

    Rispondi
    • Evit

      25 Ottobre 2020 alle 11:31

      Ding ding ding, sembrerebbe proprio Ghini, o almeno così conferma l’amico Finarolli. L’ho aggiunto alla lista, ti ringrazio. E concorda con te anche sulle due donne (la vedova e il paramedico donna) che hanno la stessa voce. Resta da capire chi cavolo sia ahah, per promemoria ho aggiunto anche questa informazione nell’articolo.
      Grazie Giacomo

      Rispondi
  • anonymous

    15 Ottobre 2020 alle 01:25

    Il prete nel primo film dovrebbe essere Giorgio Piazza.

    Di Kevin Tenney sono apprezzabili anche “La notte dei demoni” (tralasciando il pessimo doppiaggio che traduce ‘Halloween’ in ‘Carnevale’) e “Bad Pinocchio” (un piccolo gioiello da un periodo buio per il genere). Un altro ‘maestro minore’ dell’orrore sparito nel 21° secolo.

    Rispondi
  • Dario Spadaccini

    30 Ottobre 2020 alle 17:24

    Scusatemi, ma leggendo quello che sta scritto proprio sotto il file audio della pronuncia
    “parapsicologia: tavoletta di legno a rotelle che, posta su un cartone recante le lettere dell’alfabeto, era utilizzata in passato dagli spiritisti per ricevere i messaggi dell’aldilà”
    credo si possa evincere che la OUIJA non è il tabellone con le lettere ma il fregno de legno col buco attraverso il quale si leggono le lettere quando si ferma su una in particolare.
    In tutto l’articolo, invece, si lascia intendere e si dà per scontato che Luigia sia quasi più il tabellone, che volendo può essere utilizzato con un qualsiasi pezzo de legno o de plastica o de polistirolo espanso che abbia un buco abbastanza grande da circondare una e una sola lettera.
    E sottolineo che il polistirolo espanso, scorrendo sul tabellone, emetterebbe pure un suono terribilmente diabolico.

    Rispondi
    • Evit

      30 Ottobre 2020 alle 18:18

      Mi sa che l’hanno confusa con la “planchette”. È molto confusionaria quella voce del dizionario di pronuncia, prima ne parlano al maschile, poi al femminile. Secondo me hanno fatto un copia e incolla senza conoscere bene l’argomento. Questo non sorprende, visto che in Italia non è mai stato un oggetto conosciuto fino ad anni più recenti.

      “Il fregno de legno” AHAHAHAH

      Rispondi
  • Giacomo

    28 Novembre 2020 alle 13:11

    Finalmente un nuovo nome per il terzo film: le voci della vedova Dora, del paramedico donna e della reporter che commenta dal mercato dei cambi (26:02) appartengono ad ALESSANDRA GRADO, doppiatrice saltuaria di Maude Flanders e di Maria Bello in “Secret Window”.
    Anche le voci di Hank (22.36) e dell’annunciatore televisivo sono sempre di Alberto Caneva, decisamente due tuttofare.

    Rispondi

Rispondi