• Remake con titoli differenti… sempre più italioti


    Già parlai di “The Producers” che nella sua prima versione di Mel Brooks fu conosciuto nel nostro paese come “Per favore non toccate le vecchiette” e di come il remake del 2005 venne presentato al pubblico italiota con il titolo originale “The Producers“; per anni ignorai che fosse un remake di Per favore non toccate le vecchiette.
    Il caso non è né unico né tanto meno raro. Ecco alcuni simili esempi che mi vengono in mente…

    Remake con titoli italiani diversi

    Assault on Precinct 13 (1976 e remake nel 2005) ha come titoli italiani: Distretto 13: Le brigate della morte (1976) e Assault on Precinct 13 (2005)

    Per il remake dunque hanno lasciato il titolo originale. Vattelappesca che è un remake di Distretto 13 di John Carpenter! Poi i titoli in inglese non li riesco ad apprezzare quando sono inutili come in questo caso: “assault” si può capire senza conoscere l’inglese, ma “precinct” non è nel vocabolario dell’italiota qualunque.
    Breve riflessione sull’uso della parola “brigate” nel film del ’76 che sembra essere decisamente legata agli anni di piombo, non trovate?

    A Nightmare on Elm Street (1984, remake nel 2010) ha in italiano questi titoli: Nightmare – Dal profondo della notte (1984) e Nightmare (2010)

    Onestamente sono entrambi molto opinabili, già il primo era, diciamo, “ridotto” alla sola parola “Nightmare” con l’aggiunta di un sottotitolo, adesso, con il remake, il sottotitolo viene anche a mancare. Credo che data la fama di questa serie si poteva anche tornare al titolo originale o almeno lasciarlo con sottotitolo “dal profondo della notte”.

    Quando Tim Burton nel 2001 realizzò il remake de’ “Il pianeta delle scimmie” potevamo aspettarci che si chiamasse nuovamente (e semplicemente) “Il pianeta delle scimmie“? Avrebbe certamente avuto senso, ma sempre meglio fare una inutile ripetizione e distribuirlo come “Planet of the Apes – Il pianeta delle scimmie“. Similmente Cape Fear diventa nel ’62 Il promontorio della paura, e nel remake del ’91 Cape Fear – Il Promontorio della Paura.

    Assai sciocco poi (sempre rimanendo su Burton) che il suo Charlie and the Chocolate Factory sia diventato “La fabbrica di cioccolato”
    Considerando che Willy Wonka & the Chocolate Factory (1971) era diventato Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato, era lecito aspettarsi che Charlie & the Chocolate Factory (2005) diventasse un “Charlie e la fabbrica di cioccolato“, e invece è arrivato in Italia semplicemente come “La fabbrica di cioccolato“, che un po’ tradisce le intenzioni di Burton stesso nel volergli cambiare il protagonista del titolo, spostando l’attenzione da Willy Wonka a Charlie e, potenzialmente, può confondere con il titolo italiano del romanzo che dal 1988 è semplicemente “La fabbrica di cioccolato”.

    Che dire di The Italian Job, la cui versione del 1969 fu appropriatamente intitolata come “Un colpo all’italiana“, mentre il remake del 2003 mantiene senza scopo il titolo originale The Italian Job anche in Italia? Quando uscì ignoravo che fosse un remake di “Un colpo all’italiana”. Qualcosa di simile è successo con Ocean’s Eleven (1960) arrivato in Italia come Colpo grosso mentre il suo remake del 2001, sempre nello spirito di lasciare il titolo in inglese, arriva nelle sale italiane come Ocean’s Eleven. Sebbene possa apprezzare l’allontanarsi dal primo titolo italiano “Colpo grosso”, oggi veramente troppo generico, non sarebbe morto nessuno se il suo rifacimento degli anni 2000 fosse stato intitolato “Gli 11 di Ocean”.

    Altri titoli sono stati cambiati in maniera molto più discreta. The Blob è noto come Fluido mortale (1958) e Il fluido che uccide (1988). Il vecchio Scontro di titani (1981) nel 2005 è diventato Scontro tra Titani. L’originale è immutabilmente Clash of the Titans che personalmente avrei intitolato Lo scontro dei Titani, ma è solo mia opinione personale. Favoloso quello dell”81 con scene girate negli scavi di Paestum; ho ignorato volutamente il remake, mi vengono i brividi solo a pensare alla grafica CGI che possono aver usato.

    Per allontanarsi dai blockbuster cito Funeral Party (2007 e remake nel 2010), il primo chiamato Funeral Party anche in Italia e il remake americano di soli 3 anni dopo diventa invece “Il funerale è servito“, sicuramente ad eco di “Signori, il delitto è servito“.

    Il fenomeno non è però relagato soltanto agli anni 2000. Già ci furono casi storici come Invasion of the Body Snatchers conosciuto nella versione del ’56 come L’invasione degli ultracorpi (lo so, un titolo che oggi potrebbe sembrare un po’ sciocco, ma che ha fatto storia) mentre il remake del ’78 diventò Terrore dallo spazio profondo (a che pro poi? Un titolo così generico andava bene anche per Alien)

    Infine, non mi piace citarlo perché non considero Scarface del 1983 come un remake vero e proprio dello Scarface del 1932 ad ogni modo è da segnalare che quello del ’32 è noto come “Lo sfregiato” e il nuovo è stato lasciato in inglese “Scarface“. In questo caso approvo la scelta, prima di tutto perché durante il film del 1983 si fa accenno alla cicatrice sul volto soltanto una volta (all’inizio del film) e quindi la comprensione della parola “scarface” non è di capitale importanza ai fini della trama (nessuno durante il film lo chiamerà mai “sfregiato”). In secondo luogo si parla di emigranti in America negli anni ’80 e ci si può aspettare in questo caso che gli italioti imparino un nuovo vocabolo inglese (solo uno) con il quale il nostro protagonista Tony Montana è stato soprannominato per via della sua cicatrice sul volto (così come accadde per Al Capone).

    Per ora la lista si ferma qui. Se ne avete altri in mente postateli pure, mi fa piacere leggere i vostri, chissà quanti me ne sono sfuggiti e quanti altri potrei aggiungerne.

    Segnalati da voi

    • Out-of-towners diventato Un provinciale a New York (1970) e poi Sperduti a Manhattan nel remake del 1999 con Steve Martin
  • Arancia Meccanica, fior fiore del doppiaggio

    Scena dal film Arancia Meccanica, i drughi sull'auto da corsa Durango 95
    Non credo esista opera scritta in inglese di più difficile traduzione di Arancia meccanica. Il solo fatto che la fruibilità del film (e del libro) sia eguale in italiano come in inglese è a dimostrazione delle elevatissime potenzialità presenti nel nostro paese. Posso in tutta franchezza dichiarare che Arancia meccanica è un vero rappresentante dell’eccellenza italiana nell’adattamento dei dialoghi, nella recitazione e nella traduzione. Già il libro offrì una sfida probabilmente unica nel suo genere, tradurre uno slang futuristico comprensibile solo per associazione di idee ed immagini mentali. L’adattamento italiano di concetti reconditi e di un dialogo intriso di neologismi frammisti a vocaboli dal russo e dal dialetto londinese “cockney” è semplicemente un’impresa senza pari; un tale sforzo lo si poteva soltanto sperare dai professionisti degli anni ’60 e ’70.

    Arancia meccanica, un doppiaggio molto karasciò

    Un esempio che voglio riportare è l’espressione “real horrorshow” tradotto come “molto karascov”. Entrambi le frasi (nella cultura inglese e italiana rispettivamente) portano alla mente lo stesso concetto, “qualcosa di molto piacevole” (se avessero lasciato horrorshow anche in italiano si avrebbe avuto l’effetto opposto, l’idea di qualcosa di negativo).

    L’espressione deriva dal nadsat, la lingua inventata dall’autore Anthony Burgess e usata dai personaggi del suo romanzo, contenente termini ed espressioni in parte inventate e in parte prese dal russo ma con grafie e pronunce inglesi. Così la parola russa khorosho (buono) diventa in inglese horrorshow e in italiano “karasciò”. In entrambi i casi si tratta di una storpiatura della stessa parola russa, tradurlo direttamente dall’inglese non avrebbe avuto senso e da questo punto di vista il dialoghista italiano (Roberto De Leonardis) ha lavorato molto meglio del traduttore del libro che aveva trasfromato horrorshow in cinebrivido, per quanto affascinante come parola di certo è molto lontana dal reale motivo dietro l’uso di horrorshow. Da questo semplice esempio si capisce che gli autori italiani (il trio Aragno all’edizione italiana, De Leonardis ai dialoghi e Maldesi alla direzione del doppiaggio) siano andati all’origine delle singole parole e non si siano fermati ad una semplice traduzione.

    Titoli di coda di Arancia meccanica da VHS, in cui si legge Riccardo Aragno, dialoghi di Roberto De Leonardis, diretto da Mario Maldesi

    Dalla VHS di Arancia Meccanica, cartelli poi scomparsi dal DVD in poi

    Il “dolce su e giù” invece che “the old in-out in-out” (riferito al rapporto sessuale e inteso come abbreviazione di “the good old in-out”, cioè il buon vecchio su e giù) è un altro piccolissimo esempio. “Il vecchio dentro e fuori” non sarebbe stato altrettanto efficace in italiano, comprensibile forse ma non immediato come in-out è per la lingua inglese.

    Pochi in realtà sono gli adattamenti dello slang, la maggior parte dei termini (specie quelli russi) sono mantenuti tali e quali anche nel doppiaggio italiano. Tutto questo lo dobbiamo al grande Riccardo Aragno (1915-2003), curatore di tutti gli adattamenti italiani dei film di Kubrick, al dialoghista Roberto De Leonardis e agli attori di teatro, diretti da Mario Maldesi, che prestarono la loro voce per il doppiaggio del film.

    Malcom McDowel che ispeziona il vino prima di berlo, da una scena del film Arancia meccanica
    Quando voglio guardare Arancia Meccanica sono sempre indeciso se metterlo in inglese o in italiano. La scelta è a suo modo equivalente e alcune frasi sono addirittura più memorabili in italiano, cito ad esempio soltanto “SON BUONI ALMENO???” che chi ha visto il film ricorderà sicuramente (vedi immagine sopra) e in generale tutti i dialoghi del personaggio dello scrittore, doppiato da Silvio Spaccesi (già doppiatore di Yoda e del cieco in Frankenstein Junior, ma per me memorabile anche per il suo ruolo del mago imbroglione nel film Pacco, doppio pacco e contropaccotto).

    Un peccato però che i graffiti sui muri non abbiano (almeno nel mio DVD) la traduzione sottotitolata. Uno in particolare mi ha fatto sempre ridere: quello che recita “IF IT MOVES KISS IT” riferendosi al pene disegnato sulla figura di un anziano (ironia anglosassone da graffiti, ma forse anche tradotta non farebbe ridere gli italiani).

    Brigadieri inglesi?

    Dopo tanto elogi, non sarei me stesso se non avessi qualcosa da far notare. Una sciocchezza in realtà ma che mi fa sempre sorridere. Nel finale, quando la personalità politica viene a trovare il protagonista all’ospedale chiede all’agente di guardia di uscire un momento.

    Just wait outside for a moment, officer
    Per favore vuole aspettare fuori, brigadiere?

    La cosa che può far ridere oggi è l’uso della parola “brigadiere” invece di un più generico “agente”, cioè di una carica che suona assai poco britannica. Forse nel 1971 il ruolo del piantone in ospedale era riservato esclusivamente ai brigadieri? La scelta non è neanche giustificata dal labiale in quanto i personaggi sono ben lontani dalla cinepresa, quindi ci dev’essere una spiegazione che forse sfugge alle orecchie moderne. Una risposta ce la dà la voce relativa a “Brigadiere” su Wikipedia:

    Fino al 1992 il grado di brigadiere era in uso anche nel disciolto Corpo degli agenti di custodia (ora Corpo di polizia penitenziaria), e fino al 1981 era in uso nel Corpo delle guardie di pubblica sicurezza (ora Polizia di Stato); attualmente i due corpi civili usano la corrispondente qualifica di sovrintendente.

    Nel 1971 quindi “brigadiere” indicava esattamente il ruolo del personaggio a cui viene chiesto di uscire dalla stanza di ospedale dove piantonava Alex.

    Anche quello che poteva sembrare un piccolo errore della versione italiana si rivela invece essere l’ennesima riconferma della cura con la quale è stato adattato il film nella nostra lingua. Certo, sentito oggi quel “brigadiere” lascia un attimo interdetti ma se quest’unica battuta è invecchiata maluccio ma non è certo per colpa degli adattatori. Potrebbe quindi sembrare ma non si tratta di traduzione italiota, Arancia meccanica con il suo doppiaggio rimane un esempio di eccellenza.

    VOTO DOPPIAGGIO: 10 !

    Personaggio dello scrittore dal film Arancia meccanica, in preda a una crisi