• Non tutti sanno che…


    Forse non tutti si sono accorti che… quel nome Liù Bosisio nei titoli di coda italiani dei Simpson è proprio lei, l’attrice che interpretò la prima (e unica) Pina in Fantozzi e nel Secondo Tragico Fantozzi. Lo so, era anche in Superfantozzi ma, lo ammetto sfacciatamente, non l’ho mai visto per intero e poco mi interessa. Gli unici film della serie che contano sono i primi due.
    Non solo Bosisio dà la voce a Marge Simpson (in maniera anche più espressiva dell’originale), alle sue sorelle gemelle e alla madre mi pare, ma è anche persona poliedrica: prima attrice di teatro, poi una parentesi di cinema (per altro con alcuni dei “maestri”) e ancora doppiatrice, scrittrice, artista… insomma quel personaggio in Fantozzi è solo la punta di un iceberg che certamente lei non sopporterà più di sentirselo nominare e non la biasimo. Per altro l’abbandono prima che la serie di Villaggio diventasse ridicola e dozzinale la rende ai miei occhi ancora più ammirevole.
    E’ grazie a persone così capaci che in Italia possiamo avere doppiaggi di classe che non hanno niente da invidiare alle voci originali. In questo caso mi permetto di dire, persino più brava di Julie Kavner, ecco, l’ho detto! Non riesco ad immaginare i mal di gola che si possano prendere a doppiare Marge Simpson.
    Una piccola curiosità riguardo al Superfantozzi che mi vanto di non aver mai visto per intero: nella prima parte del film ci sono delle scene ambientate nella preistoria, ebbene in una di queste potrete sentire un verso gutturale della Bosisio che è identico al “mmh!” delle sorelle di Marge. Eccetto che per questo raro spezzone è difficile altrimenti immaginare che la stessa attrice famosa per le prime pellicole di Paolo Villaggio sia la stessa che da la voce ad alcuni personaggi dei Simpson.
    Questo era un mio piccolissimo apprezzamento per Liù Bosisio. Per il resto vi consiglio di dare un’occhiata al suo sito web molto simpatico con tanto di menù “vocali” (non so come altro descriverli).
    Un mio affezionato saluto a lei. Spero che non se la prenda se ho usato una foto tratta da Fantozzi (1975).

  • TITOLI ITALIOTI (25^ puntata) – Horrore!

    È un po’ di tempo che non mi dedico ai titoli italioti, eh? Lo so, vi sono mancati. Ebbene ecco l’ennesimo appuntamento di questa rubrica e parliamo nuovamente di film dell’orrore, anzi, titoli dell’orrore!
    In realtà questi non sono tanto male, ma la battuta scontata era quasi d’obbligo.

    Body Bags (1993) ⇒ Body Bags – Corpi estranei

    Locandina italiana e inglese di Body Bags corpi estranei 1993 di John Carpenter
    Non ho mai capito bene perché lo abbiano distribuito in Italia con questo strano nome che preserva il titolo originale (per altro incomprensibile per chi non conosce l’inglese, cosa abbastanza comune nel ’93) e aggiunge un sottotitolo che c’entra poco con la trama: “corpi estranei”.

    Il film è un horror a tre episodi presentati dal regista John Carpenter nelle vesti di un “ospite” dell’obitorio, un po’ come lo scheletrino de’ I racconti della cripta. Il primo episodio di questa antologia è uno “Scream” ante litteram, il secondo parla di un miracoloso trattamento anti calvizie (che ovviamente sfocia nell’orrido) e il terzo ha Mark Hamill (ex-Luke Skywalker di Guerre stellari) che riceve un occhio nuovo dopo un incidente, l’inconveniente è che l’occhio trapiantato apparteneva a un assassino e così Mark Hamill comincia a vedere la realtà con gli occhi di un serial killer che si impossessa di lui. Insomma, se il “corpi estranei” potrebbe incastrare con il secondo e il terzo episodio, con il primo invece non c’entra una mazza. Evidentemente c’è stata la volontà di fare un doppio senso tra “corpi” inteso come oggetti (estranei) e “corpi” inteso come cadaveri… che lascia un po’ il tempo che trova.

    Per la cronaca i “body bags” sono i sacchi di plastica usati per trasportare i cadaveri all’obitorio. Mi suggeriscono nei commenti che si traducono come “sacchi da cadavere” o anche “sacche per cadaveri”, ma evidentemente queste definizioni non hanno convinto il distributore italiano. Credo che “Body Bags – Sacchi da cadavere” o “Body Bags – Sacche per cadaveri” avrebbero potuto funzionare tranquillamente e sarebbe stato certamente più sensato di “corpi estranei”. [NdA: Grazie a Giuseppe Benincasa per la traduzione dei sacchi]

    Plan 9 from Outer Space (1959) ⇒ Piano 9 da un altro spazio

    Locandina di Plan 9 from outer space, in Italia intitolato Piano 9 da un altro spazioMi viene in mente il cosiddetto “oltrespazio” di cui si parlava in Ghostbusters. “Da un altro spazio”? Ma quanti spazi esistono? Per definizione è solo uno.
    E il titolo italiano non arriva neanche dagli anni ’50, il film in Italia è arrivato soltanto in VHS (sottotitolato) ma non è chiaro quando sia comparso questo titolo “Piano 9 da un altro spazio”, a stento possiamo considerarlo come una traduzione “ufficiale” perché, benché venga riportata in vari siti come Comingsoon e FilmTV, in realtà non sono riuscito a trovare altre tracce della sua esistenza (forse qualche trasmissione televisiva?). Il Mereghetti – Dizionario dei film 2000 lo riporta con il suo titolo originale. Quindi il dubbio resta… chi lo ha tradotto in quel modo?

    Riguardo al titolo stesso, ho il forte sospetto che abbiano tradotto “outer” come “altro”, il che sarebbe un’interpretazione per somiglianza, decisamente errata. Gli americani dicono spesso “outer space” che in realtà è traducibile semplicemente come “spazio” o, come andava di moda dire nella fantascienza tradotta, l’oltrespazio (probabilmente sott’intendendo “oltre lo spazio conosciuto”). Infatti, in inglese, quell’outer dà una valenza ancora più fantascientifica che indica un origine molto distante dalla Terra, ma in realtà non vuol dire niente di più del semplice spazio extraterrestre o al più extrasolare.

    Terror House (1972) ⇒ A cena con la signora omicidi

    Locandina del film A cena con la signora omicidi (1972) Un apprezzamento per questo titolo italiano, forse riuscito molto meglio del film stesso, che purtroppo non è all’altezza delle aspettative.

    No, non è il precursore di La signora ammazzatutti (Serial Mom, 1994), né il seguito di La signora omicidi (The Ladykillers, 1955), né è parente di La signora omicidi colpisce ancora (altro sequel apocrifo italiota, titolo originale Le diable est parmi nous, 1972). A cena con la signora omicidi è un film del 1972 conosciuto in America con molti titoli (e già questo è un pessimo segno): Terror HouseTerror at the Red Wolf Inn, The Folks ar the Red Wolf Inn, Terror on the Menu, Secrets Beyond the Door, Club Dead… e chi più ne ha! Da non confondere con Terror House che invece è il titolo americano per Quella villa in fondo al parco, film italiano del 1988 (uno di quelli con la casa di Psycho in copertina). Il paradosso? Al contrario dei tanti film con la casa di Psycho in copertina, questo film si svolge effettivamente in una casa gotica alla Psycho; altra curiosità, nel film La signora ammazzatutti si può scorgere la copertina VHS di questo A cena con la signora omicidi.

    La trama? La giovane e ingenua Regina riceve una lettera in cui le viene annunciata la vittoria di un concorso di bellezza alla quale non ha mai partecipato, in premio ci sono due settimane di vacanza in un luogo non specificato. Siccome è scema ci va senza pensarci. Si tratta della casa di una coppia di anziani (e il nipote “Baby John”) che preparano, a lei e alle altre ospiti, cene luculliane e sempre a base di carne. Il sospetto che può venire già dalla locandina è che in questa casa siano dediti al cannibalismo e i dialoghi italiani rendono bene le varie battute a doppio senso come “A me piace veder mangiare i giovani”, “è una ragazza deliziosa”, “Regina piace anche a me, è molto tenera”. Non aprite quella porta ne fa omaggio in più scene.

    Visto che il film tratta di cannibalismo, i titoli di coda sono nella forma di un simpatico menù: Ecco il menù quando si va A CENA CON LA SIGNORA OMICIDI“.

    Il doppiaggio è della S.A.S. – Società Attori Sincronizzati che traduce in italiano anche le canzoni che sentiamo cantare nel film (e sui titoli).

    Uscito in Italia nel 1974, il film nel mondo è pressoché sconosciuto, e non a caso. Il titolo italiano funziona molto meglio di tutti gli svariati titoli “originali”, indicando chiaramente una commedia nera. Un buon titolo sprecato su un film non particolarmente memorabile. Dal regista di Alice nel paese delle pornomeraviglie.

    Waxwork 2 – Lost in time (1992) ⇒ Waxwork 2 – Bentornati al museo delle cere

    Titoli di apertura di Waxwork 2 lost in time
    Il bello di questo film, seguito di Waxwork – Benvenuti al museo delle cere [dove il museo delle cere ESPLODEVA sul finale], è che non c’è nessun museo delle cere, quindi non si capisce bene perché in italiano ci sia un “bentornati”. Il film anzi è ben diverso dal primo e in qualche modo può ricordare alla lontana più L’armata delle tenebre che un generico horror ambientato in un museo delle cere (o forse è solo la presenza di Bruce Campbell che fa scattare questo collegamento). Non è neanche propriamente un horror, ma forse è meglio classificabile come appartenente al genere fantastico e persino alla commedia. Per anni è stato impossibile da reperire in italiano e ne ricordavo soltanto una visione in videocassetta registrata dalla TV negli anni ’90. Lo ricordo con più affetto del primo film.

    Bruce Campbell in Waxwork 2Secondo WikipediaIl film è conosciuto in Italia anche con i sottotitoli Scomparsi nel tempo, Illusione infernale e Persi nel tempo” (in realtà era il primo Waxwork ad avere anche il titolo di “Illusione infernale”, ma lo sappiamo che Wikipedia non è infallibile). È evidente che nominare il museo delle cere in questo secondo capitolo era un po’ illusorio per il pubblico e non mi sorprende che abbia avuto altri titoli alternativi. Sempre su Wikipedia è presente anche una critica italiana al film, segno che comunque non sono il solo al mondo ad averlo visto doppiato! Negli anni ’90 lo si poteva trovare a noleggio (e forse passava pure su Italia1), ma non sono assolutamente certo che sia mai stato pubblicato in home video.

    Maximum Overdrive (1986) ⇒ Brivido

    Locandina italiana di Brivido di Stephen King, in originale Maximum Overdrive
    La storia di questo film è tratta da un racconto breve di Stephen King chiamato in italiano “Camion” (“Trucks” in originale) e parla di una misteriosa forza aliena che muove qualsiasi macchina sulla terra (dal tostapane ai camion per l’appunto) con lo scopo di uccidere tutti gli esseri umani, così da consentire agli alieni di appropriarsi del pianeta. Nel film, i protagonisti si rifugiano in un autogrill e vengono assediati da tir assetati di sangue che non li lasciano andar via.

    Se non sbaglio, e potrei sbagliarmi poiché non sono una cima nell’argomento motori, il titolo in inglese fa riferimento appunto ai motori (l’overdrive dovrebbe essere un dispositivo legato al cambio delle marce). Se per me rimane un po’ di dubbio sul significato del titolo originale e sul perché abbiano deciso di intitolarlo così, è il titolo italiano che rimane quanto di mai più random potevano inventarsi… “Brivido“! Un titolo che volendo si adatta praticamente a qualsiasi film di genere horror e thriller! Non è neanche un film che dà poi tanti brividi a dir la verità, piuttosto è a metà tra l’avventura e l’horror ma di horror ha davvero poco (eccetto alcune scene truculente ma girate in maniera così esagerata da essere comiche per gli standard moderni); personalmente lo considero un film di avventura/thriller con un tocco di fantascienza. In italiano… Brivido, brr!
    Una piccola curiosità, in questo film recita Yeardley Smith, l’attrice che da la voce americana a Lisa Simpson.

    Termino l’articolo con qualcosa di più moderno che ho visto di recente in TV…

    P2 (2007) ⇒ -2 Livello del terrore

    Locandina di P2, in italiano -2 livello del terrore
    È ovvio che lasciare in italiano il titolo “P2” poteva far pensare ad un film sulla massoneria italiana e in ogni caso sarebbe stato poco indicativo, del resto anche in inglese è un titolo poco memorabile (come il film stesso). Oltre al cambio di “P2” in “-2”, anche l’aggiunta di un sottotitolo si rende necessaria e giustificata; difatti con la parola “livello” del sottotitolo si può capire oltre ogni ragionevole dubbio che quel “-2” non faccia parte di un’operazione matematica ma del piano “-2” (così come in Italia è indicato sulla pulsantiera degli ascensori). Quindi si tratta di un semplice ed efficace adattamento culturale, non c’è da urlare “bastaaaaaaaaaaaa!” in questo caso. Un buon titolo.