C’è poco da dire su La cosa di John Carpenter, è il film horror/thriller/fantascienza definitivo che, come tanti altri film di culto di quel periodo, all’uscita non ebbe il successo sperato ma si rifece ampiamente in home video entrando giustamente nella storia della cinematografia mondiale. Secondo gli autori, il motivo del suo insuccesso al botteghino fu attribuibile alla concomitante uscita di quel mese: E.T. – L’extraterrestre. A mio modesto parere la vera ragione è che la gente non si merita njente!
L’edizione italiana a cura della C.D.C. (o della C.D.?) rispecchia la qualità di doppiaggio di quegli anni, regalandoci una versione del film che, dal punto di vista della recitazione, è equivalente all’originale e ben adattata, con dialoghi che non sono mai una semplice traslitterazione delle frasi originali, bensì risultano lievemente alterati pur preservandone fedelmente le intenzioni (nella maggior parte dei casi almeno). In breve, ci potete trovare tutto ciò che rientra nella definizione di (buon) “adattamento”, motivo per cui ero in dubbio se scrivere o meno un articolo in merito, ma ho pensato che fosse una buona scusa per rivedermi il film per la trecentesima volta, quindi…
Allora vediamo di tirare fuori qualcosa degno di nota. Questo è il mio compitino a casa sull’adattamento di La cosa, iniziamo con i pregi, ovvero i doppiatori.
I pregi degni di nota
Michele Gammino sul protagonista Kurt Russell ha un’infallibile voce da eroe e per fortuna non ricorda altre sue più celebri interpretazioni (Harrison Ford ad esempio), il segno di una grande professionalità ed esperienza, ma questo non ci sorprende visto che parliamo di Michele Gammino… negli anni ’80.
Questa fu la prima e ultima volta in cui Gammino doppiò Kurt Russell. In questo film lo trovo adeguato soprattutto per la voce “stanca” che dà a Russell, il cui personaggio (MacReady), durante lo svolgimento della trama, non dorme per più di due giorni.
NOTA PER I DOPPIATOMANI: Il doppiatore più frequente su Kurt Russell (almeno dagli anni ’90 in poi) è stato Francesco Pannofino, ma era Carlo Valli a doppiarlo in altri due film di Carpenter: 1997: Fuga da New York e Grosso guaio a Chinatown. Prima degli anni ’90 Russell non ha mai avuto un doppiatore che si potesse definire “fisso”.
Il resto del cast di doppiatori è altrettanto memorabile come spesso accadeva in quel periodo della storia del doppiaggio:
Renato Mori, la storica voce di Morgan Freeman ma anche di John Rhys-Davies, ovvero il Sallah di Indiana Jones e il nano Gimli del Signore degli Anelli o ancora, Robert Shaw, il Quint di Lo Squalo… tanti ne ha fatti; Mauro Gravina che forse ricorderete come Dan Aykroyd in Una poltrona per due; Sergio Rossi, la voce italiana più celebre del fu-Leslie Nielsen e anche dello Sean Connery più identico all’originale mai sentito (in The Rock! Cliccare per credere).
In questo film sentiamo anche la voce inconfondibile di Tonino Accolla (Homer Simpson, Eddie Murphy) che fa un ottimo lavoro sul personaggio di Windows sebbene debba lamentarmi di una scena (che non posso farvi vedere per non incappare in copyright su youtube) in cui -SPOILER!- la cosa gli morde la testa avvolgendola completamente e, mentre la tiene stretta tra le fauci, comincia a sbattere il corpo del povero Windows su e giù a ripetizione. In questa particolare scena penso che l’urlo di Accolla fosse troppo sguaiato e a bocca aperta per essere l’urlo uno che ha l’intera testa chiusa nella bocca di un mostro. Un piccolo momento che tira lo spettatore fuori dall’esperienza del film, seppur momentaneamente. Anche in lingua inglese l’urlo straziante della vittima si sente chiaramente, ma non raggiunge mai i livelli da “Eddie Murphy terrorizzato sulle montagne russe”.
Con questa specie di introduzione tra il complimento e la lamentela, come solo io sono solito fare, passiamo agli errori.
Le alterazioni degne di nota
Sei un lurido baro!
“Caro Mac, stai cominciando a perdere.” dice MacReady a se stesso dopo la mossa di scacchi eseguita dal computer Chess Wizard. In realtà in lingua originale MacReady se la ride e dice “poor baby, you’re starting to lose, aren’t ya?” (ovvero: povera piccola, stai cominciando a perdere, eh?). Quel “poor baby” della frase originale di MacReady è rivolto al computer (che parla con voce femminile in entrambe le lingue), MacReady pensava di avere il computer in pugno, ma con la mossa successiva il computer fa scacco matto e vince. MacReady si arrabbia, chiama il computer “cheating bitch!” (cioè una stronza che bara) e versa il suo bicchiere di J&B nel computer facendolo esplodere.
Per colpa di quel fraintendimento sul “poor baby” rivolto al computer e non a se stesso, la dinamica in italiano è poco chiara perché prima ammette di stare perdendo con un sorriso stampato sulla faccia e subito dopo cambia espressione e si incazza quando poi perde per davvero.
Infine, “cheating bitch!” diventa “sei un lurido baro”, perdendo il femminile, forse perché “sei una lurida bara” non funzionava altrettanto bene e poteva essere frainteso, così si è puntato su “baro” (al maschile), con la scusa che si rivolge comunque ad un “computer” (maschile).
Il dottor “Cooper”
Iniziamo con le cose più banali: il dottor Copper che diventa dottor Cooper (letto “cuper”) in italiano. Perché? Boh. Sembrerebbe una di quelle scelte fatta perché “suona meglio”, come l’ispettore Callaghan al posto dell’originale Callahan. Non ci sconvolge l’esistenza di tale alterazione, né sorprende più di tanto vista l’epoca. Però sembra del tutto superflua, il cognome “copper” non sembra così inarrivabile alle orecchie italiane.
Blair, il razzo umano
Quando questi tre trovano il corpo bruciato di un tale Fuchs, Windows raccoglie un razzo segnalatore trovato a terra (anche noto come “bengala” in italiano) ed esclama “Flare! Maybe he tried to burn it“, ovvero “Un razzo (di segnalazione)! Forse (Fuchs) ha tentato di bruciare la cosa“. L’assenza di un chiaro soggetto in questa frase e la somiglianza di pronuncia tra Blair e flare sono quasi certamente alla base dell’errore (umano) in fase di traduzione, dove la frase si è trasformata in:
Blair! Forse voleva bruciare la cosa.
Quindi “flare” (razzo segnalatore, pronunciato “fler”) è stato scambiato per il nome del dottore, “Blair” (pronunciato “bler”), che in quel momento era rinchiuso in un capanno esterno al quale avevano appena fatto visita. Questa frase un po’ stramba implica che Blair possa essere la cosa, che si sia liberato e abbia aggredito Fuchs che nel tentativo di uccidere la cosa è finito per bruciarsi da solo.
Questa alterazione cambia veramente il significato della frase? Non molto. Da entrambe risulta che Fuchs abbia provato a bruciare la cosa finendo bruciato a sua volta, solo che nella frase italiana Blair viene accusato di essere la cosa, il che ci potrebbe anche stare visto il clima di sfiducia che già si respirava tra i membri del gruppo, ma ovviamente deriva solo da uno sciocco errore, quindi lo spettatore italiano potrebbe domandarsi come sia venuto in mente a Windows di chiamare in causa Blair di punto in bianco.
Poco male, l’errore viene arginato dalla frase successiva di MacReady (Kurt Russell) che propone una teoria più valida, così scartando quella di Windows completamente: Forse si è dato fuoco da solo prima che la cosa lo raggiungesse. Quindi che sia stato accusato Blair o meno di essere la cosa non ha conseguenze logiche nella trama per fortuna, dato che si trattava di una teoria buttata lì e subito scartata. Salvati in calcio d’angolo.
Un giretto in elicottero poco chiaro
Dicevo all’inizio dell’articolo che quasi tutti i dialoghi sono ben adattati, ovvero non ripropongono banali translitterazioni delle frasi originali bensì una loro versione spesso alterata affinché possano funzionare anche in lingua italiana, pur mantenendone il significato originale.
Se ho specificato quasi è solo per via di alcuni momenti dove questo lecito lavoro di adattamento non ha portato ad una migliore comprensione in italiano, bensì confonde un pochino lo spettatore. Apprezzo la creatività fin quando questa serve lo scopo di farci capire i dialoghi; quando questi però non sono chiari, vuol dire che in quel momento l’adattamento ha fallito nei suoi intenti.
Prendiamo questo discorso ad esempio [NOTA: per ogni battuta, la prima frase che riporto sarà quella del doppiaggio, la seconda frase (in inglese) sarà quella originale e tra parentesi trovate la mia traduzione della frase inglese laddove le due precedenti differiscano troppo]:
No, non possiamo far niente.
Nothing we can do about that.Ah, sì certo. Io faccio un giro.
Yes, there is. I wanna go up.
(e invece sì, io ci vado)Con questo tempo? – Bennings?
In this weather? – Bennings?Il vento potrebbe diventare un po’ ballerino
Winds are gonna let up a tad next couple of hours
(Il vento diminuirà un pochino nelle prossime due ore)Ballerino?
A tad?
(Un pochino?)Sì, insomma, potrebbe cambiare direzione. È meglio levarsi il pensiero comunque.
Can’t condone much myself, but it is a short haul
(Non consiglierei di andarci, ma (del resto) il tragitto è breve)Non si può mai sapere
An hour there, an hour back
(Un’ora ad andare, una a tornare)
Come appare evidente, la versione italiana ha tradotto molto più liberamente, cosa che è sempre apprezzabile tranne quando avviene a scapito della comprensione. Difatti trovo che le battute italiane in questa scena siano un po’ troppo criptiche rispetto alle originali e di non immediata comprensione. Il dottore che esordisce con un io faccio un giro, come se stesse per portare il cane a pisciare, mentre l’implicazione è che voglia andare in elicottero al campo norvegese (I wanna go up). Credo che il mio “io ci vado” (o “ci vado io”) sia già più comprensibile di un “io faccio un giro” ed è tanto breve quanto “I wanna go up”.
Non mi disturba quella del vento ballerino, sebbene sia esattamente l’opposto di quello che dicono in inglese (ovvero che il vento sarebbe migliorato un po’), ma mi perdo quando il meteorologo usa la frase è meglio levarsi il pensiero comunque, non si può mai sapere in sostituzione dell’originale (“il tragitto è breve, un’ora ad andare e una a tornare”). Non si può “mai sapere” cosa? Lo so che si ricollega ad una frase molto antecedente sulla possibile sorte degli scienziati al campo norvegese, ma insomma, il significato è intuibile ma non affatto immediato, specialmente ad una prima visione.
Parliamo comunque di un film dove vengono usati vocaboli come abbacinamento (magistrale traduzione di whiteout), quindi simili dettagli non intaccano di certo il mio godimento nel vedermi il film in italiano, ma sono degni di nota.
Anche la matematica va “adattata”!
Blair legge: “L’intera popolazione mondiale verrà contagiata a cominciare da 27 ore da dopo il primo contatto.”
Ma quali 27 ore?! L’ultima frase su schermo sarebbe dovuta essere: a cominciare da 27 MILA ore. In inglese, infatti, la virgola identifica le migliaia mentre il punto identifica i decimali! L’esatto opposto che in Italia, dove 1.000 è mille (in realtà il punto dovrebbe andare in alto ma spesso viene usato il normale punto per praticità) e dove 1,000 equivale a uno virgola zero zero zero. Sono convenzioni basilari che ciascun traduttore dovrebbe avere sempre ben presenti. Un altro sospetto che sarebbe dovuto venire al traduttore si doveva basare sul fatto che nessuno conta le ore considerando uno scarto millesimale, dovremmo sospettare che il computer potesse fare delle statistiche con una sensibilità dello +/-0,001 ore (ovvero +/-3,6 secondi)? …E che per puro caso il tempo stimato in ore equivalesse ad una cifra intera?
Nel film in inglese, la cosa avrebbe infettato l’intera popolazione mondiale in 27 mila ore, ovvero poco più di 3 anni. Una stima ben più realistica rispetto ad UN GIORNO E TRE ORE che è alquanto improbabile! Se avete visto il film saprete che in un giorno la cosa infetta sì e no 3 persone, al massimo!
I “residui spermatici” del dottor Blair?
C’è ancora un’attività in questi residui spermatici.
Ora, forse sono io ad essere malizioso ma in quella frase sento proprio le parole “residui spermatici”. Non è chiaro di quali residui spermatici parli. Ditemi che ho sentito male io. In inglese parla di residui bruciati o carbonizzati, letteralmente.
Lo stesso Blair, dopo, dirà questa serie di frasi
La preoccupazione del dottore è più umanitaria in lingua originale, dato che dice chiaramente che se una sola cellula di quella cosa riuscisse a scappare dal campo base, quell’essere potrebbe imitare qualsiasi cosa sulla faccia della Terra e sarebbe inarrestabile. In Italiano invece il dottore è palesemente alterato al pensiero di essere trasformato egli stesso nella cosa e il suo “non voglio essere trasformato in chissà che!” direi che non ha molto senso nel contesto di ciò che Blair ha visto fino a quel momento (sebbene sia interpretato in maniera magistrale dal doppiatore Renato Mori il cui “delirio” ha sempre una vena comica a mio parere). Difatti, in quel momento di pazzia, Blair sembra ancora più fuori di testa in italiano di quanto non lo sia già in inglese. Oppure Blair aveva semplicemente già visto il finale del film senza dircelo e parlava con cognizione di causa.
“Tiragli una bomba!” e altri brusii inventati in italiano
La scena forse più involontariamente comica in italiano è quella del divanetto (anche qui, ALLARME SPOILER!), quando Palmer si rivela essere la cosa e si libera dal divanetto dove era legato insieme agli altri, deformandosi mostruosamente. In inglese, i protagonisti legati accanto a lui si dimenano urlando frasi incomprensibili e ogni tanto si sente un “get me outta here!”, giustamente tradotto come “liberaci, Mac!” (e alternato a degli altrettanto ottimi “ma che cazzo fai, Mac? Liberaci!”).
In italiano la scena del divanetto è diventata inavvertitamente comica dal momento in cui si è deciso di rendere più chiare e ben udibili le lamentele, ricorrendo al più classico dei classici del doppiaggio italiano: inventarsi dialoghi di sottofondo altrimenti inesistenti!
Il risultato è questo: mentre in originale gli attori non dicono quasi niente di intelligibile oltre al sopramenzionato “get me outta here!”, in italiano i doppiatori si lanciano in una serie di commenti pleonastici, quasi in stile tutto il calcio minuto per minuto, dando a MacReady i più inutili suggerimenti che, tra l’altro, MacReady già era in procinto di mettere in atto e c’è in realtà così poco tempo tra il suggerimento e l’esecuzione che non può non venire il dubbio di stare ascoltando frasi inventate quasi sul momento e infilate malamente, ove possibile:
NON TI FERMARE! FINISCILO! FINISCILO! (mentre MacReady già si sta occupando di bruciare il mostro)
SPINGILO FUORI! (mentre il mostro già si avviava da solo all’uscita, per sfuggire al lanciafiamme)
FALLO SALTARE MAC, FALLO SALTARE! – DISTRUGGILO! – TIRAGLI UNA BOMBA! TIRAGLI UNA BOMBA! (e MacReady tira della dinamite al mostro)
(Se fosse stata una recensione video gli avrei messo subito la clip di Anna Longhi che esclama “seh, mettece pure ‘na bbomba”)
Nessuna di queste frasi è udibile in inglese! L’idea di far saltare il mostro con la dinamite è di MacReady stesso, non gli viene suggerita, ma la più clamorosa rimane quella di MacReady che non spinge fuori il mostro sotto suggerimento altrui, bensì era il mostro stesso ad essere già in procinto di uscire dall’edificio per mettersi in salvo.
Battute attribuite ai personaggi sbagliati nel doppiaggio italiano
Doppiare un film corale come questo può portare a errori come quelli che mi segnala l’utente ‘Mauro San’ in cui alcune battute della versione italiana sono pronunciate dai personaggi sbagliati. Ad esempio quando Bennings si trasforma nella “cosa”, sentiamo MacReady (doppiato da Michele Gammino) urlare “Windows! Stai lontano, Windows! / Indietro, state indietro!“, in realtà nella versione originale è Fuchs a dirlo. Dopotutto era proprio Fuchs ad aver capito il meccanismo di infezione della “cosa”. Non avrà aiutato il fatto che la scena si svolga al buio e quasi tutti i presenti sono di spalle o indossano un cappuccio.
Stessa cosa, ma meno giustificabile, avviene nella scena di Palmer che dice “Io non ci resto con Windows, non ci resto con lui. Vado con Childs.“. Risponde Windows (doppiato da Tonino Accolla) “vai all’inferno, Palmers! E chi ti dice che io ti voglia con me?“. In realtà la porzione “e chi ti dice che io ti voglia con me?” detta fuori campo è di Childs in originale, come ha senso che sia.
I titoli di testa italiani
I titoli di testa italiani sono visibili soltanto nella versione in formato VHS della CiC e ci danno un assaggio di come arrivò al cinema. Si possono osservare alcune stranezze. Prima di tutto un titolaccio ricostruito malamente. Invece di essere una ricostruzione dell’effetto anni ’50 in cui il titolo appare “bruciando” lo schermo, la scritta italiana è una cosa statica illuminata da due riflettori:
Vederlo animato è ancora peggio, ve lo assicuro. Secondo problema, il comparire del nome di John Carpenter due volte.
Ultimo problema è il cartello ANTARTICO, che vorrebbe essere una traduzione di ANTARTICA (nella versione originale) ma che dovrebbe invece essere tradotto ANTARTIDE. Curiosamente, la stessa regola non funziona per il Polo Sud (l’Artide), visto che “Artico” che è diventato un sinonimo ampiamente accettato di “Artide”.
Altre immagini dei titoli italiani le potete trovare nella rubrica Italian Credits sul sito fraterno Il zinefilo, da cui ho preso gentilmente queste immagini, fornite da un altro amico di recuperi italiani, il proprietario del canale “Johnny Cannuccia 666” che ha caricato i titoli di inizio su YouTube. E qui potrete vedere quell’orrendo titolo italiano in movimento. Brrr. Questo sì che fa paura.
La canzone alterata per l’home video
Sempre nella VHS italiana è possibile notare che la canzone con cui il cuoco Nauls infastidisce Bennings non è Superstition di Stevie Wonder, come mi fa notare con una segnalazione l’utente ‘Mauro San’. Ovviamente ho dovuto indagare e vi riassumo ciò che ho trovato: la canzone “alternativa” che sentiamo nella VHS italiana (ma anche nel Laserdisc americano) è One Chain Don’t Make No Prison dei Four Tops (del 1974), ma non si tratta di una versione cinematografica perduta, la versione cinematografica del film nel 1982 ha sempre avuto Superstition di Stevie Wonder, solo che la Universal non ottenne i diritti per usarla anche nella versione home video del film (i misteriosi meccanismi dei diritti sulle canzoni mi sono del tutto ignoti! Riporto solo ciò che ho trovato). Solo in edizioni successive la Universal riuscì a riottenere i diritti per l’uso di Superstition, quindi abbiamo avuto anche in Italia un periodo (che include solo la VHS) in cui la canzone era cambiata in quella dei Four Tops. All’arrivo del primo DVD Universal era già tornata ad essere Superstition.
Le battute più memorabili in lingua originale
Nauls, vuoi abbassare quel fracasso? Sto cercando di dormire, ho avuto una giornataccia.
Nauls, will you turn that crap down? I’m trying to get some sleep, I was shot today.
Mi ha sempre fatto sorridere la giustificazione originale di Bennings usata per la richiesta di abbassare il volume della musica (“oggi mi hanno sparato“); in italiano è altrettanto divertente (sulla carta) dato che chi ha ricevuto una pallottola sicuramente non avrà passato una bella giornata, ma a quel punto del film onestamente allo spettatore difficilmente tornerà in mente il fatto che chi sta parlando si era beccato una pallottola all’inizio del film, anche perché fa riferimento a una giornata dove gran parte di loro avevano rischiato la vita, quindi lo spettatore difficilmente farà il collegamento ad una prima visione. In inglese la battuta era molto più diretta: oggi mi hanno sparato!
L’unica giustificazione che voglio dare alla frase italiana è che il labiale di quella battuta è perfetto! Quindi non sono mai alterazioni totalmente ingiustificate.
Dopo la frase su come i compagni avessero organizzato un bel linciaggio per MacReady, quest’ultimo dice…
Vi dovrei togliere tutti di mezzo, figli di puttana.
I might just have to put an end to you on general principles, Nauls
(Dovrei farti fuori anche solo per principio, Nauls)
Ho sempre trovato divertente quel on general principles (per principio!). Inutile sottolineare come in originale si riferisse solo a Nauls e non a tutto il gruppo ma la battuta funziona lo stesso, era evidente che fossero tutti responsabili del tentato linciaggio, non soltanto Nauls che li aveva istigati per primo. Da quel punto di vista, la frase, trovo che funzioni meglio in italiano.
Porca puttana, ma come è possibile?
“You gotta be fucking kidding”, letteralmente “mi prendi per il culo”, ma in realtà difficilmente troverete una traduzione migliore di quella presente nella versione doppiata. Come bilingue devo ammettere che non c’è espressione idiomatica equivalente in lingua italiana che riporti in un solo colpo l’intero significato e la comicità implicita nella battuta in inglese. Difatti la traduzione che ne fecero nel 1982 è tecnicamente perfetta in questo senso: con la prima parte (porca puttana) viene espressa la sorpresa con l’ausilio di una parolaccia (in parallelo al “fucking” della battuta originale), con la seconda parte (ma come è possibile?) viene espressa l’incredulità di chi parla. Manca solo il fattore comico insito nella frase originale, per questo è nella lista delle battute più memorabili in inglese, non per altro. In italiano di meglio non si poteva ottenere.
LA BOMBA FINALE
Chi mi conosce lo sa che tengo sempre la parte migliore per ultima! Ebbene, quando MacReady chiede a Norris, il geologo, da quanto tempo fosse sepolta l’astronave ritrovata nei ghiacci dell’Antartide, Norris gli risponde:
Well, the backscatter effect‘s been bringin’ things up from way down around here for a long time.
Che tradurrò per il momento, in maniera piuttosto diretta, in questo modo: “Beh, per moltissimo tempo l’effetto di backscattering ha spinto verso la superficie cose sepolte molto in profondità”.
Con effetto “backscatter“ Norris si riferiva al termine, abbastanza generico, che in fisica descrive il comportamento delle onde (siano esse sonore, della luce, etc…) quando queste vengono riflesse o deviate. L’effetto di “backscattering” osservato nell’ottica per la luce si osserva anche in geologia per le onde sismiche, e sono proprio le onde sismiche a cui si riferisce Nauls quando sostiene che l’effetto di backscatter avrà spinto verso la superficie cose sepolte da tanto tempo nelle profondità del ghiaccio antartico.
Complice probabilmente la mancanza di internet e di Wikipedia nel 1982, nel doppiaggio italiano ci ritroviamo con questa curiosa (quanto incomprensibile) traduzione:
Beh, l’effetto di qualche esplosione atomica può aver spinto verso la superficie cose che erano sepolte lì da lunghissimo tempo.
Considerato che il film è ambientato in Antartide e che tale continente non ha mai visto esplosioni atomiche, mi domando come delle esplosioni atomiche possano aver riportato verso la superficie cose sepolte nel ghiaccio da migliaia di anni. Infatti non c’è neanche da domandarselo: erano gli anni ’80, mettevi una bomba atomica in un qualsiasi discorso e lo spettatore italiano avrebbe comunque annuito mentalmente.
L’ideale sarebbe stata una battuta così tradotta (ve la propongo in stile “traduzione anni ’80”):
Beh, l’effetto di scosse telluriche può aver spinto verso la superficie cose che erano sepolte lì da lunghissimo tempo.
Adesso la frase è chiara anche in italiano, no?
Conclusione
Concludo dicendo che un film del genere sarebbe difficile da doppiare oggi con lo stile di doppiaggio che va di moda adesso, ovvero dove gran parte delle voci si assomigliano e risultano quasi indistinguibili le une dalle altre: un po’ per la quantità di neo-doppiatori ben impostati ma dalle voci anonime, un po’ anche per colpa della scarsità di tempo destinato al doppiaggio che impedisce di familiarizzare con i personaggi del film e lavorare sulla voce, sull’interpretazione etc.
Molte scene chiave di questo film hanno personaggi imbacuccati nei giacconi da clima polare e, nonostante ciò, non si ha mai un dubbio su chi stia proferendo parola, perché ogni personaggio è caratterizzato in maniera molto diversa e tutti sono facilmente distinguibili l’uno dall’altro.
L’esempio di quello che verrebbe fuori oggigiorno su un film simile ce l’abbiamo e si chiama La cosa ma è del 2011, un film dove vi sfido a riconoscere quale personaggio stia parlando se non gli vedete muovere la bocca in primo piano.
Perdoniamogli dunque quel backscatter effect che diventa l’effetto di qualche esplosione atomica, un paio di frasi attribuite al personaggio sbagliato e quel flare scambiato per Blair. I dialoghi, se alterati, sono quasi sempre in favore di una maggiore naturalezza, un concetto che oggi giorno è difficile anche far capire a chi non ha orecchie per intendere.
Adesso andatevi a rivedere La cosa e, se non l’avete mai visto, recuperatelo. È un film perfetto.
E La cosa del 2011?